Nadia Lioce è stata assolta al processo per “disturbo del
riposo o delle occupazioni delle persone”, perché “il fatto non sussiste”. Il “fatto”
sarebbe il disturbo che avrebbe potuto arrecare alle altre detenute con la sua
battitura, se non fosse stata completamente segregata.
Che si tratti quindi di un reato impossibile, emerge chiaramente
dalle dichiarazioni
spontanee di Nadia al processo, e dalle arringhe delle sue avvocate, Carla
Serra e Caterina Calia, che di seguito pubblichiamo.
Che questa segregazione sia stata, in occasione di questo
processo, presumibilmente inasprita, ce lo fa sapere Nadia, che al contrario
delle altre volte, non ha udito alcun rumore durante il presidio del 28
settembre fuori dal carcere.
Il
divieto di “ascoltare”, di parlare, di comunicare sussiste ancora e così le
ragioni della nostra campagna.
Buona lettura:
Nadia Lioce
Preferisco
farle queste dichiarazioni, perché comunque qualcosa avrei da dire. Dubito che
possano intralciare il dibattimento, perché penso anche che da un punto di
vista contenutistico, quello che è successo nelle 6 volte per cui sono stata
denunciata, in cui io ho effettuato la battitura, perché io non ho mai negato
di averla effettuata, anzi ho portato, a dimostrazione del fatto che questa
battitura non è stata fatta soltanto in quelle 6 volte, ma in altre 40 e più
volte, anche tutte le notifiche di sanzioni disciplinari che ho avuto.
Le
questioni nascono da, o sono collegabili a sottrazione di materiale cartaceo
dalla mia cella, quello che è stato il motivo di questa protesta. Io ho fatto
una protesta prolungata per 6 mesi per sottrazione di materiale cartaceo dalla
mia cella, che includeva anche atti giudiziari - che però, agli occhi della polizia
penitenziaria, erano esclusivamente pensiero mio, dal momento che erano
presentati in occasione di processi da parte mia o da parte dei miei compagni
in altri processi - e quindi non scevri di quella tutela di cui comunque godono
gli atti giudiziari detenuti in cella, e che, nel momento in cui invece mi
furono restituiti, motivarono l'interruzione della protesta, perché questa qui
era una protesta chiaramente contro il personale penitenziario e comunque chi
aveva comandato loro di farlo, e che non aveva più motivo di esistere nel
momento in cui mi era stato restituito.
Che
cosa c'è dietro tutto quello che è successo?
Il
motivo della denuncia è il presunto disturbo del sonno, della quiete degli
altri detenuti. Questo disturbo è un disturbo che a me non è stato testimoniato
nel fatto. Certo, io non è che posso dire che qualcuno non possa essersi
lamentato in privato con qualcuno, ma certamente non lo ha fatto in pubblico,
perché se lo avesse fatto, certamente non avrei interrotto la protesta, ma
l'avrei organizzata diversamente. (continua a leggere)
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