28/02/21

Mobilitazione ancora a Milano verso l'8 marzo/sciopero donne


A Milano volantinaggio al mercato all'aperto settimanale in zona via Padova/viale Monza la settimana scorsa. Le donne che si sono fermate hanno espresso forte disagio e preoccupazione per la mancanza di lavoro e lo spettro della perdita di un tetto sotto cui vivere.
In una città che ha un grandissimo numero di alloggi vuoti i prezzi degli affitti sono veramente proibitivi e, nelle settimane scorse, si sono verificati diversi sgomberi di case occupate in una fase in cui alla emergenza sanitaria e a quella economico-sociale non si danno le risposte necessarie.

Questa settimana partecipazione solidale al presidio delle lavoratrici dell'Hotel Gallia in lotta davanti all'assessorato al turismo del comune di Milano e diffusione sullo sciopero dell'8 marzo. le
lavoratrici erano parecchie, hanno fatto la delegazione all'assessorato, queste lavoratrici, pur nella difficoltà della volantinaggio al mercato settimanale all'aperto in zona S. Siro in cui alcune donne hanno denunciato la preoccupazione per la perdita del posto di lavoro e altre, invece, hanno messo in evidenza il degrado che avanza, con la pandemia, nel quartiere.

Volantinaggio verso settori di lavoratrici che continuerà la prossima settimana. Infine affissione di uno striscione in zona di via dei Transiti e locandine

27/02/21

L'intervento di una compagna Mfpr di Milano al presidio alla Regione contro il massacro alla sanità... verso lo sciopero dell'8 marzo

Avanti verso l'8 marzo... iniziative a Palermo


Lunedì 22 febbraio assemblea con le precarie in lotta delle Coop Sociali che hanno condiviso tutte le ragioni dello sciopero delle donne e si sono organizzate per portare la piattaforma delle donne ad altre lavoratrici/precarie

Giovedì 25 febbraio volantinaggio della piattaforma/appello dello sciopero donne al sit-in delle precarie dello spettacolo per il lavoro a Piazza Verdi 

Lunedì 1 marzo conferenza stampa sulla mobilitazione per lo sciopero delle donne
Assemblea telematica a livello regionale di pomeriggio

Martedì, Mercoledì e Giovedì 2, 3 e 4 marzo volantinaggi e attacchinaggio della piattaforma/appello e striscioni, in scuole, ospedali, poste, supermercati, call center, centro storico, pressi carcere... dalle lavoratrici ad altre lavoratrici, donne contro ogni sfruttamento e oppressione... tutta la vita deve cambiare!

Venerdì 5 marzo intervento tra gli operai dei cantieri navali con una squadra di lavoratrici - sottoscrizione della piattaforma e invito a sostenere lo sciopero delle donne

Sabato 6 marzo volantinaggio mercato in quartieri popolari

Lunedì 8 marzo IN SCIOPERO! Manifestazione a Piazza Indipendenza (palazzo Regione) dalle ore 10,30.

Verso l'8 marzo - Alziamo la testa! Appello alle lavoratrici

Alle donne, lavoratrici

non si può stare ferme e zitte quando la dignità delle lavoratrici viene messa sotto i piedi, le condizioni di lavoro e di vita gridano alla vergogna; perchè anche ogni oppressione individuale, familiare è frutto soprattutto di questo sistema sociale, di come ci costringe a vivere, E tutto questo non si può affrontare e risolvere da sole.

Alziamo la testa, non basta lamentarci! La nostra condizione sta peggiorando in generale, sul lavoro e in casa, la pandemia la stanno scaricando soprattutto su di noi: le prime ad essere licenziate, a perdere anche un lavoro misero e precario, scaricano su di noi ancora di più assistenza, cura dei familiari, rinchiuse in casa rischiamo di morire più per mano di uomini che per il covid, ecc.

A chi pensa che bastino le lotte sindacali che in alcuni posti di lavoro già facciamo, diciamo che per cambiare ogni aspetto della nostra vita occorre di più; occorre una lotta generale, più grande e unitaria delle donne, occorre una rivoluzione per rovesciare tutti quelli che ci sfruttano, ci opprimono, ci fanno violenza, ci uccidono; una rivoluzione in cui noi donne abbiamo doppio interesse e vogliamo portare una marcia in più per trasformare la terra e il cielo. 

Noi respingiamo come un'offesa ipocrita chi dal governo, dalle tv, giornali parlerà delle donne, mentre ci tolgono i diritti, ci tolgono l'aria.

Siamo orgogliose di scioperare, di scendere in piazza nella loro giornata dell'8 marzo, e chiamiamo tutte a lottare, per noi, per il futuro dei nostri figli.

Nuovo attacco allo sciopero delle donne!

La Commissione Garanzia Sciopero ha trasmesso allo Slai cobas per il sindacato di classe la nota (vedi foto sotto), in cui chiede, pena sanzioni, di escludere dall'indizione dello Sciopero dell'8 marzo una serie di categorie, ma tra tutte la più grave è la richiesta di escludere tutto il "Settore scuola" - insegnanti, personale Ata, dove vi sono tantissime donne che sempre negli anni scorsi hanno costituito la maggioranza nel settore pubblico delle lavoratrici in sciopero.
La motivazione, per non aver rispettato gli "intervalli tra sciopero generale e scioperi di ambito e livelli diversi, precedentemente proclamati", è inaccettabile. Quanti mesi prima dovremmo dichiarare sciopero?
La realtà è un attacco al diritto di sciopero, che colpisce per la terza volta proprio lo sciopero delle donne.
Alle donne borghesi - che si lamentano indignate di essere discriminate - dei partiti del parlamento e governo borghesi qualche posto nel sottoscala del potere; alle lavoratrici neanche il diritto a lottare contro le pesantissime condizioni di lavoro e di vita, contro il permanente doppio sfruttamento e oppressione. 
Un attacco che vuole sempre più restringere questo diritto fondamentale di sciopero per tutti i lavoratori e lavoratrici, per cui al massimo gli scioperi devono essere innocui, tali che non debbano produrre fastidio a nessuno.
Per la scuola poi questo divieto diventa assurdo e una sorta di presa in giro: da un lato il governo sta chiudendo le scuole quando e come vuole anche dopo pochissimi giorni da aperture (senza mai affrontare e risolvere i veri problemi della sicurezza per le scuole); dall'altro la CGS scrive che fare due sciopero a distanza anche di una settimana costituirebbe una "non accettabile incidenza sulla continuità del servizio". Ma stiamo su "scherzi a parte"?
Chiamiamo il Si.cobas, le altre realtà sindacali di base che hanno indetto lo sciopero dell'8 marzo a respingere questo attacco, a scrivere anch'essi alla CGS.
Ma soprattutto invitiamo le lavoratrici della scuola a scendere in sciopero l'8 marzo, anche chi sta a casa a non fare nella giornata dell'8 marzo alcuna attività di DID, Smart working - scrivendo sui computer: io sono in sciopero!

Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
27.2.21

Mobilitazione a Taranto per l'8 marzo - sciopero delle donne


LUNEDI' - Assemblea sul posto di lavoro con le lavoratrici pulizie dell'Amat

MARTEDI' - Incontri/assemblee con lavoratrici asili e lavoratrici pulizie appalti comunali - conferenza stampa su attacco al diritto di sciopero delle donne e presentazione iniziative per l'8 marzo

MERCOLEDI' - diffusione volantino al mercato di Talsano (dove vi sono tante lavoratrici agricole, che sul lavoro sono state contagiate dal covid) - affissione locandine

GIOVEDI' - affissione di striscioni, locandine in varie punti: ospedale, appalto ArcelorMittal, carcere, Tamburi, Paolo VI, scuole, ecc. accompagnato da volantinaggi

SABATO - volantinaggi a Ipercoop, Auchan - volantinaggio mercato dei Tamburi

LUNEDI' - Sciopero delle donne!
Iniziativa all'appalto ArcelorMittal ore 6
Manifestazione a piazza della Vittoria ore 9,30

MARTEDI' 9 FEBBRAIO - ore 18 nella sede Slai cobas sc film sulle lotte delle donne

PREPAREREMO UN VIDEO NAZIONALE DEL MFPR

Viva l'8 marzo! proletario, rosso, rivoluzionario

25/02/21

A tutte le donne, a tutte le mamme - Dall'appello per l'8 marzo di Atika lavoratrice immigrata della logistica nell'assemblea lavoratrici e lavoratori combattivi

L’8 marzo è un giorno importante per tutti le mamme e tutte le donne. Chiedo veramente che ci sia una presenza totale di tutte le donne che sono state messe sotto pressione dalla pandemia e dai padroni e dai loro problemi familiari.
Io parlo come delegata di una logistica dove siamo metà donne e metà uomini e dove c'è la pressione del padrone che dice che dobbiamo essere disponibili, dare la disponibilità sul posto di lavoro, lavorare quanto i maschi anche se non prendiamo il salario dei maschi ma facciamo il lavoro come loro, come gli uomini, abbiamo la produttività a livello maschile e questo è già uno sfruttamento rispetto al genere femminile.
Il giorno 8 deve essere un urlo di sofferenza di tutte le mamme, le mamme lavoratrici, le mamme vedove, le mamme che sono divorziate. Di tutte le mamme che hanno tutto sulle loro spalle, le spese, i bambini, la scuola e il padrone che le sta sfruttando, le mette sotto pressione ogni giorno.
Io esprimo la mia solidarietà a tutte le mamme che lavorano. Alle mamme che lavorano nel settore alberghiero, nel lavoro domestico, a quelle che sono senza salario, che soffrono questi problemi.
Aggiungo anche quelle donne che fanno prostituzione in strada e sono obbligate da una mafia maschile a fare questo lavoro sporco... a Binasco, una donna albanese che è stata accoltellata dal marito che la obbligava a fare la prostituta e quando si è rifiutata l'ha ammazzata. 
L'8 marzo, dobbiamo parlare di tutti i tipi di violenze sulle mamme che lavorano, sulle  casalinghe, su ogni tipo di donne.

24/02/21

La piattaforma delle donne alle lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta... Verso l'8 Marzo/sciopero delle donne

Palermo
Assemblea Lunedì delle precarie Assistenti igienico-personale quasi ogni giorno in piazza che hanno condiviso tutte le ragioni  dello sciopero delle donne dell'8 marzo e che si stanno anche organizzando  per portare la piattaforma delle donne e l'appello/invito dello sciopero ad altre
lavoratrici/precarie/donne
In solidarietà con le lavoratrici e lavoratori precari dello spettacolo al sit-in a Piazza Massimo contro precarietà e disoccupazione, per la regolarizzazione del lavoro... abbiamo portato la piattaforma delle donne/lavoratrici/volantino sciopero dell'8 marzo. 

23/02/21

CHE LO SCIOPERO DELLE DONNE ENTRI ANCHE NELLE NERE GALERE!

Lettera aperta alle donne, proletarie, immigrate, compagne detenute

Siamo donne, lavoratrici, immigrate che anche in questo periodo pandemico non abbiamo mai smesso di lottare per i nostri diritti, contro il doppio sfruttamento e doppia/tripla oppressione, per un mondo migliore.

In un‘istituzione classista e patriarcalista come il carcere la pandemia ha inasprito di molto le condizioni già dure delle donne detenute; ma da Pozzuoli a Rebibbia, da Latina a Vigevano, da Torino a Trieste ecc. avete fatto emergere con le denunce e la cruda evidenza dei fatti, con la lotta e la solidarietà, unita alle proteste fuori dal carcere, che è giusto e necessario ribellarsi!

Isolate nel sovraffollamento, distanziate dagli affetti, alle proletarie detenute anche l’accesso a servizi e beni primari è precluso, compresa l’assistenza legale e un vitto decente.

La mancanza di informazione sulla situazione sanitaria all‘interno del carcere si unisce alla mancanza di comunicazione con l’esterno. Non si contano i rigetti o gli arresti delle pratiche per le misure alternative, anche per le detenute che per legge ne avrebbero diritto. L‘assistenza sanitaria e psicologica è inadeguata o inesistente, attività e percorsi formativi all’interno assenti e così pure un effettivo reinserimento lavorativo e abitativo all’esterno. Le strutture in cui le detenute sono costrette a vivere sono per lo più fatiscenti, carenti di servizi igienici, e l‘acqua calda è un miraggio, come pure, spesso, il rispetto delle regole sulle ore d’aria, e di apertura. A causa della totale assenza di socialità e di attività al di fuori della cella, le detenute passano la maggior parte del tempo rinchiuse, e il consumo della cosiddetta “terapia psichiatrica’’ è aumentato.

Molte donne sono entrate nelle carceri proprio durante il lockdown, quando con la pandemia in corso, queste andavano svuotate!

Raccogliendo le vostre denunce e richieste, diciamo:

- libertà, svuotare le carceri, accesso a misure alternative per le donne/proletarie detenute, come tutela del diritto alla salute, anti covid, alla genitorialità, e come difesa dalle violenze, abusi sessuali in carcere che colpiscono soprattutto immigrate, soggettività trans, ecc.

- nessuna repressione, riconoscimento del diritto delle donne all'autodifesa per aver reagito alla violenza maschile. Per loro il diritto all’autodifesa, sancito invece per legge a tutela della proprietà privata, non è contemplato. E alla violenza subita fuori si aggiunge la violenza del carcere, e non poche volte dei suoi uomini in divisa.

Come donne/lavoratrici combattive noi vorremmo che in questo 8 marzo, a un anno dalla strage di stato nelle carceri, in questa giornata in cui tante donne scenderanno in Italia e in tanti paesi in sciopero contro padroni, governo, Stato, sistema capitalista patriarcale, uomini che odiano le donne, anche la voce delle donne nelle carceri si faccia sentire forte e unita, per dire insieme: tutta la vita deve cambiare!

Che lo sciopero delle donne entri e “illumini” le nere galere, in tutte le forme possibili e creative da voi decise!

Un forte abbraccio solidale dalle donne/lavoratrici combattive

La condizione di doppia violenza delle donne nelle carceri... Ma, aspettate l'8 marzo...

 

Lo sciopero delle donne si estende


La battaglia fatta quest'anno - nonostante e in risposta di lotta alla crisi/pandemia e al peggioramento su tutti i fronti che padroni e governo hanno scaricato su di noi - dalle lavoratrici, dalle operaie che non si sono mai fermate; le assemblee nazionali on line Donne/Lavoratrici, la giornata d'azione del 15 gennaio sulla piattaforma delle donne e il ruolo combattivo delle lavoratrici nello sciopero generale del 29 gennaio, porta in questo 8 marzo due avanzamenti:
- le donne lavoratrici sono effettivamente in prima fila, l'avanguardia di uno sciopero delle donne vero, di tutte le donne ovunque e doppiamente sfruttate e oppresse, dando il segno di radicalità di una lotta contro tutte le nere/marce facce di questo sistema capitalista/patriarcalista - dai licenziamenti ai femminicidi... - una lotta perchè tutta la vita deve cambiare;
- queste donne hanno affermato/chiamato il movimento dei lavoratori perchè comprendesse la centralità della condizione delle donne che raccoglie tutte le oppressioni, e l'importanza strategica della lotta delle donne che porta una ricchezza, una marcia in più all'intera lotta proletaria - e per la prima volta in questo 8 marzo scenderanno in sciopero, ufficialmente, anche i lavoratori, come è stato deciso nell'Assemblea lavoratrici e lavoratori combattivi e nell'assemblea del Patto d'azione del 20 e 21 febbraio.
Lo sciopero delle donne quindi viene riconosciuto, assunto e si estende!
Non perchè i sindacati confederali lo fanno proprio e lo indicono (cosa che puntualmente anche quest'anno non faranno), ma perchè le donne proletarie "impongono" la loro realtà, invadono le realtà sindacali di base e di lotta con la loro voce autonoma, la loro azione, la loro piattaforma e i lavoratori combattivi rispondono. E avanza la coscienza di classe generale.

AVANTI VERSO LO SCIOPERO DELLE DONNE!
VIVA L'8 MARZO!      

L'otto marzo riprendiamoci le piazze, Contro femminicidi-violenze nessuna più sola SCIOPERIAMO ! TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE.

Alle donne anche a seguito di migliaia di denunce, non resta che pagarsi il funerale. Con la giustizia fascio patriarcale si corre il rischio di essere gettate in una fossa:

GENOVA - "Clara aveva già pagato il suo funerale perchè sapeva che sarebbe successo questo. E' stato un omicidio annunciato".

Lo hanno detto con gli occhi pieni di lacrime le tre commesse di un negozio di abbigliamento adiacente a quello della donna uccisa dall'ex compagno: "L'aveva minacciata in tutte le maniere, aveva già fatto migliaia di denunce, più che denunciatre questa donna non poteva fare, di sera si chiudeva dentro per fare la cassa, lui ieri, lo abbiamo visto tutti, è passato più volte, si è seduto in fono e ha aspettato il momento giusto per entrare e poi ha fatto quello che ha fatto"

Anche Piero, il titolare del bar davanti al negozio teatro dell'omicidio, è commosso nel ricordare Clara: "Se penso che due o tre giorni fa lei è venuta per prendersi un caffè e mi aveva detto, "sai Piero sono stata a Staglieno a prendermi un posto, mi faccio cremare".

Un'altra collega davanti al muro di fiori e mimose deposte sulla porta del negozio di pantofole racconta: "Clara era una persona gentile con una pazienza infinita anche nei confronti di questa persona"


21/02/21

Si chiamava Isabella Piazza e questo stato infame l'ha uccisa a 37 anni dopo averla violentata una vita in galera

Isabella Piazza è morta il 15 febbraio nel carcere psichiatrico di Pozzuoli in circostanze ancora da accertare.
Isabella Piazza aveva 37 anni, era arrivata nel carcere di Pozzuoli da Bologna nell'aprile scorso, quindi in pieno lokdown, e doveva scontare una pena fino al 2026 per furto e reati minori. Era alla settima carcerazione e sin dall'età di 18 anni era stata sottoposta a diversi Tso per le difficili condizioni della sua salute mentale.
Isabella aveva solo bisogno di aiuto, stava male psicologicamente e lo stato l'ha fatta morire in una cella con 7 persone senza offrirle una possibilità di riabilitazione per il suo stato psico-fisico.
Donne come lei in carcere ce ne sono tante. Sono povere e quasi tutte hanno subito violenze da parte degli uomini, ma tutte da parte dello stato.
In carcere non esistono percorsi di fuoriuscita dalla violenza perché è esso stesso violenza. E in questo 8 marzo non possiamo non lottare per la fuoriuscita di tutte dalla violenza, anche quella del carcere

Verso l'8 marzo internazionalista - donne indiane in India e in Italia

Dal Blog Proletari comunisti


Gli agricoltori di diversi stati del nord dell'India stanno protestando contro le nuove legislazioni agricole del governo di Modi. Tra loro ci sono centinaia di migliaia di donne che non solo partecipano alla protesta, ma la guidano anche dal fronte. Nel video sopra, di The Quint, l'intervista a  queste donne leader per capire il loro ruolo nell'agitazione.



Sotto donne indiane manifestano a Brescia nel quadro della grande mobilitazione solidale organizzata dallo Slai cobas per il sindacato di classe Bergamo e Brescia



La lotta delle lavoratrici degli hotel in Francia - una corrispondenza in via di traduzione

La grève des femmes de chambre dans les hôtels : un mouvement exemplaire de lutte des femmes prolétaires !



Depuis 2017, les grèves de femmes de chambre se sont multipliées dans les grands hôtels un peu partout en France. Alors que les grèves sont habituellement rares dans ce secteur d’activité, ces trois dernières années, des centaines de travailleuses, pour la plupart immigrées, ont osé relever la tête et affronter directement les patrons des hôtels qui les exploitent.

Tout a commencé en octobre 2017, quand les femmes de chambre de l’hôtel Holiday Inn de Porte de Clichy se sont mises en grève suite à la mutation arbitraire de deux d’entre elles. Pendant plus de trois mois, elles ont tenu des piquets de grève tous les jours, jusqu’à obtenir une prime de panier repas et une hausse de salaires. Bien sûr, il y avait déjà eu des grèves de femmes de chambre dans le passé, mais celle-ci, par sa durée (111 jours !) et son intensité, a marqué le début d’un mouvement dans de nombreux hôtels. Alors, un an plus tard, quand les femmes de chambre de l’hôtel de luxe Hyatt à Paris se sont mises massivement en grève, pour revendiquer de meilleurs salaires et de meilleures conditions de travail, mais aussi pour contester le régime de sous-traitance auquel elles sont soumises, d’anciennes grévistes du Holiday Inn de Porte de Clichy sont naturellement venues les soutenir et leur dire « si nous avons pu gagner, vous le pouvez aussi ! ». Cette grève à l’hôtel Hyatt de Paris, tout proche de la place Vendôme, est tout simplement historique. Elle s’est déroulée dans les quartiers les plus riches de la capitale, sur le parvis d’un hôtel où des bourgeois payent plus de 1500€ la nuit. Les grévistes, majoritaires parmi les femmes de chambre, employées par la société de nettoyage STN à qui Hyatt délègue la gestion du ménage, ont fait grève pendant 87 jours, malgré les pressions de la direction de l’hôtel, les interventions quasi-quotidiennes de la police pour les déloger du piquet de grève et l’agression très violente de deux grévistes par des agents de sécurité de l’hôtel. Pour autant, ces femmes n’étaient pas seules, car une bonne partie du personnel de l’hôtel, notamment les réceptionnistes, étaient solidaires de leur lutte. Chaque jour, ces femmes venaient tenir un piquet de grève de 10h à 15h, et malgré la très importante perte de salaire, les femmes de chambre étaient encore 41 à faire grève au bout de 87 jours, sur les 58 en grève au début du mouvement.

Cette grève a été vécue comme un affront tant par la direction de l’hôtel que par les riches clients. Habituellement, ces femmes sont invisibles, les bourgeois, qui n’ont à leur égard que du mépris, attendent d’elles qu’elle fassent le ménage rapidement et pour un salaire de misère. En se mettant en grève, en tenant tous les jours des piquets de grève devant l’hôtel, c’est à dire dans un quartier de Paris où, pour la bourgeoisie, les prolétaires n’ont rien à faire, si ce n’est travailler à son service, ces femmes lui ont montré que tout se paye, et que là où il y a oppression, il y a résistance. Par leur lutte, ces femmes ont notamment obtenu l’inscription dans leur contrat de travail avec la STN la prise en charge à 100% de leur abonnement aux transports en commun ainsi que le versement d’un 13ème mois de salaire.

Cette grève héroïque des femmes de chambre de l’hôtel Hyatt de Paris-Vendôme, comme celle du Holiday Inn de Porte de Clichy, ont donné des idées aux travailleuses d’autres hôtels. Ainsi, en novembre 2018, les femmes de chambre de l’hôtel Marriott à Marseille ont fait trois journées de grève pour revendiquer un 13ème mois et le payement effectif des heures supplémentaires avec une majoration. Soutenues par le syndicat CNT-SO, chaque matin pendant trois jours, ces femmes se réunissaient sous les fenêtres de l’hôtel pour un concert de casseroles, réveillant ainsi les riches clients de l’établissement. Technique très efficace, puisque le 15 novembre, après seulement trois jours de grève, elles ont obtenu gain de cause.

Il n’y a pas que dans les luxueux hôtels Marriott et Hyatt que les femmes de chambre sont entrées en lutte. Le 21 mai 2019, les femmes de chambre des hôtels Campanile et Première Classe du Pont-de-Suresne, en banlieue parisienne, se sont également mises en grève. Elles revendiquaient notamment des augmentations de salaire, le passage de certains temps partiels à temps plein et la requalification de CDD en CDI. Après 32 jours de grève, ces femmes ont obtenu gain de cause : passage à temps plein pour plusieurs travailleuses à temps partiel, augmentation de salaires pour les femmes à temps plein, embauche en CDI pour deux femmes qui étaient en CDD et requalification en gouvernante d’une femme inapte au poste de femme de chambre. Comme à l’hôtel Hyatt de Paris, ces femmes ont montré que tout s’obtient par la lutte, et qu’il faut oser lutter et oser vaincre, comme le disait le Président Mao Zedong.

Bien sûr, parfois, ces femmes en lutte n’obtiennent pas gain de cause. Ça a été le cas notamment en 2019 à l’hôtel NH Collection de Marseille. Après 167 jours de grève contre la société Elior, sous-traitant de l’hôtel NH Collection, les femmes de chambre ont mis fin à leur grève, sans que leur direction cède à leur revendications. Mais ce n’est pas le principal, car ces femmes, par leur lutte, se sont organisées, ont montré à leurs patrons qu’elles étaient prêtes à lutter pour leurs droits et ont tenu pendant de longs mois. Elles ont relevé la tête face à l’exploitation quotidienne, face aux conditions de travail difficiles, face au mépris de la bourgeoisie, face aux salaires qui permettent à peine de survivre. Par leur lutte, et bien qu’elles n’aient pas obtenu gain de cause, elles ont montré l’exemple à tous les travailleurs.

Aujourd’hui, la lutte des femmes de chambre n’est pas terminée, puisqu’à l’hôtel Ibis Batignolles, dans le 17ème arrondissement de Paris, les femmes de chambre sont encore en grève, et ce après 18 mois d’un mouvement qui a commencé en juillet 2019 et qui est d’ores et déjà la plus longue grève de l’histoire de l’hôtellerie en France. Dans cet hôtel, 19 femmes et un homme luttent donc depuis plus d’un an et demi pour mettre fin à la sous-traitance, qui rime pour elles avec maltraitance. Ces femmes souhaitent en effet être recrutées directement par l’hôtel Ibis, propriété du groupe Accor, et non travailler pour la société STN, à qui Ibis sous-traite le nettoyage.

Après ces très longs mois de grève, ces femmes ne lâchent pas. Elles continuent à tenir très régulièrement des piquets de grève devant l’hôtel, elles organisent des évènements pour financer leur caisse de grève, et elles participent à toutes les manifestations, aux côtés de travailleurs d’autres secteurs en lutte. Dans un reportage du média Reporterre, une d’elles dit qu’elle ne veut pas rentrer chez elle et dire à ses enfants qu’elle a abandonné. Ces femmes montrent donc qu’elles sont déterminées à lutter jusqu’au bout. Dans ce même reportage, nous voyons d’ailleurs qu’elles ont une grande conscience de leur appartenance au prolétariat, puisqu’une d’entre elles affirme haut et fort que la fortune de Sébastien Bazin, patron du groupe Accor, est bâtie sur leur travail.

Cette grève a également été l’occasion d’une intense lutte des lignes entre ces femmes, organisées au sein de la CGT HPE (hôtels de prestige et économique), et des bureaucrates opportunistes, notamment membres de l’Union Départementale CGT de Paris, mais aussi de représentants syndicaux de la CGT propreté de l’hôtel Ibis Batignolles. Au début de la grève, la direction de l’hôtel s’est en effet appuyée sur le syndicat CGT propreté de l’hôtel (un syndicat distinct de la CGT HPE) pour tenter de convaincre une à une les femmes de chambre que la grève ne servait à rien, et que si elles continuaient, elles allaient se faire licencier. Les représentants de la CGT propreté ont même appelé les maris des femmes de chambre, afin qu’ils convainquent leurs épouses de cesser la grève. Du côté de l’UD CGT de Paris, cela n’est pas mieux, et des bureaucrates haut placés dans le syndicat ont fait circuler pendant des mois des rumeurs selon lesquelles les femmes de chambre ne souhaitaient pas réellement faire grève mais étaient instrumentalisées par Tiziri Kandi, membre très active de la CGT HPE.

Ce n’est pas nouveau, et cela montre la division très importante qui existe entre la base de la CGT, composée de travailleurs souvent déterminés à lutter, et les instances de direction de ce syndicat, notamment les Unions Départementales, mais aussi la Confédération, et la direction de certaines Fédérations, instances trop souvent composées de bureaucrates qui réfléchissent et agissent comme des politiciens opportunistes, et non comme des syndicalistes désireux de mener la lutte des classes du côté des travailleurs. Il faut donc absolument briser ce discours mensonger selon lequel il existerait une unité de la CGT. Cette unité n’existe pas, et elle ne pourra pas exister tant que des opportunistes utiliseront la CGT pour servir leurs propres intérêts, elle ne pourra donc pas exister tant que les centaines de milliers de travailleurs syndiqués ne se seront pas organisés pour mener la lutte des lignes au sein du syndicat, et pour dégager les bureaucrates opportunistes qui se construisent une carrière au détriment des intérêts des travailleurs. Il s’agit là encore et toujours d’une question de direction : partout où ils agissent, les révolutionnaires doivent être capables de prendre la direction des luttes, et donc bien souvent des syndicats, afin de retirer cette direction des mains des opportunistes.

Aujourd’hui, à l’hôtel Ibis Batignolles, les femmes de chambre ont remporté cette lutte des lignes contre l’UD CGT de Paris et le syndicat CGT propreté de l’hôtel, puisqu’après un an et demi de mobilisations, malgré les intimidations, les mensonges, les pressions, les rumeurs, elles sont toujours là, déterminées à lutter pour leurs conditions de vie et de travail.

Ces nombreuses grèves dans des hôtels nous montrent que quand les femmes prolétaires se mettent en lutte, rien ne peut les arrêter. Ces grèves, qui sont menées très majoritairement par des femmes immigrées, originaires d’Afrique sub-saharienne, nous montrent également que la lutte des femmes fait partie de la lutte des classes, mais aussi que les personnes originaires de pays dominés par l’impérialisme français sont prêtes à lutter, que ce soit sur le territoire de ces pays comme sur le territoire de l’État français. En effet, si ces emplois précaires, difficiles et mal payés sont réalisés très majoritairement par des femmes immigrées, ce n’est pas un hasard : les capitalistes, qui rendent des pays entiers invivables par les guerres et le pillage des ressources, sur-exploitent violemment les populations originaires de ces pays quand celles-ci émigrent en direction du territoire des puissances impérialistes. Ainsi, la violence de l’impérialisme touche le prolétariat dans les pays dominés, mais également le prolétariat faisant partie de la diaspora de ces pays.

À l’approche du 8 mars, journée internationale de lutte des femmes prolétaires, les femmes de chambre qui relèvent la tête face aux humiliations, face aux bas salaires, face au mépris, face aux difficiles conditions de travail, face parfois aux agressions sexuelles de la part de clients bourgeois, sont un exemple à suivre pour toutes les femmes prolétaires !

19/02/21

Resoconto sulle battiture alla sezione femminile del carcere di Trieste

Nel riportare questo resoconto di lotta – Mfpr esprime chiaramente il suo dissenso rispetto all’ultima parola d’ordine che dice "NO vaccini..." –  noi siamo per la vaccinazione per tutti gratuita e obbligatoria. 
Perchè di fronte all’emergenza serve la vaccinazione ed è la borghesia e il suo Stato che nella gestione dei vaccini fa figli e figliastri.
*****
Dal resoconto di Assemblea contro carcere e repressione 

Lunedì 15 febbraio si è svolta la seconda battitura delle detenute del carcere di Trieste. Sia il 1 febbraio che lunedì 15 sotto al carcere si sono trovate una trentina di persone, per supportare anche loro con pentole e altre cose, alla battitura sotto il carcere. In entrambe le occasioni il dispositivo di polizia era folto, e c’era la presenza – come richiesto dalle detenute – dei giornalisti. 
Alle detenute è stato comunicato che in tanti fuori sono andati sotto le carceri a comunicare la loro proposta, che sono state fatte dirette radio e che la città è stata riempita di manifesti riguardo la loro lotta.

Una cosa interessante da dire è che sul giornale locale Il Piccolo del 2 febbraio nel tentativo di screditare alcune richieste delle detenute, c’era scritto, riguardo alla questione vaccinale, che probabilmente le detenute non avevano ben capito visto che molte di loro sono straniere e quindi non in grado di comprendere il problema, accennando anche che dentro al carcere forse è mancata la giusta comunicazione sul piano vaccinale. Sta di fatto che il giorno della seconda battitura ci è pervenuta un lettera di una detenuta in cui spiega che le donne lì presenti sanno tutte l’italiano, e che ribadiscono i loro punti di rivendicazione e che anzi ne aggiungono altri. 

Riportiamo qui le rivendicazioni  delle detenute, scritte il 9 Febbraio, in cui dicono inoltre di aver ricevuto dei rapporti disciplinari per i cori e le grida che avevano accompagnato la loro prima battitura, così come fanno notare un trasferimento senza preavviso e non motivato di una detenuta, dal carcere triestino a quello veneziano,  tre giorni dopo la battitura del 1 Febbraio: 

-Indulto 
-Domiciliari o messa alla prova per chi ha scontato 1/3 della pena 
-Più ore di apertura delle celle, invece che le 17.45 posticipare la chiusura alle 19.30 
-Controllo del vitto (il cibo è crudo, immangiabile) 
-Apertura giornaliera della biblioteca, non solo quando hanno voglia loro, cioè 1 giorno a settimana (se va bene) 
-Corsi, corsi e corsi, qui non c’è né neanche uno, non c’è lavoro, non ci stiamo riabilitando ma stiamo peggiorando 
-Sert ed educatori almeno una volta a settimana, invece di passare una volta al mese come succede ora, rallentando così tutti i processi 
-Riabilitazioni dal GOAP-Centro antiviolenza di Trieste per le donne violentate 
-No vaccini ma più sanità e controlli medici 

E se l'obbiettore è un magistrato di sorveglianza? Un motivo in più perché questo 8 marzo entri prepotentemente nelle carceri!


Dalla stampa, 
di Patrizia Maciocchi

Censura per il magistrato obiettore di coscienza che nega alla detenuta il permesso per interrompere la gravidanza
Per la toga la richiesta non rientrava tra le indispensabili esigenze di vita previste dall’ordinamento penitenziario per lasciare la detenzione domiciliare

Non rispetta la dignità della persona e viene meno ai suoi doveri di imparzialità e correttezza il magistrato di sorveglianza che nega alla donna ai domiciliari il permesso per andare in ospedale e interrompere una gravidanza indesiderata. Una richiesta che, secondo la toga incolpata, non aveva i presupposti di legge per essere accolta. Per l’accusa un’interpretazione dell’ordinamento penitenziario strumentale, tesa solo a impedire un intervento contrario ai principi religiosi del magistrato. Tanto è vero che il magistrato aveva chiesto di rimettere il fascicolo ad un’altra sezione, per obiezione di coscienza, quando la detenuta aveva riproposto la domanda.

Nessuna limitazione a causa della detenzione

La Cassazione (sentenza 3780) conferma la decisione del Consiglio superiore della magistratura, che aveva censurato la condotta del magistrato che, oltre a screditare l’istituzione giudiziaria, aveva anche danneggiato la donna. La signora era stata, infatti, costretta a rivolgersi ad un avvocato accollandosi le spese, riproporre la domanda e rimandare l’intervento, eseguendolo proprio a ridosso della scadenza, con l’ulteriore disagio psicologico che la scelta in sé già comporta. Per la Cassazione la toga, sostenendo che non c’erano i presupposti per accogliere la richiesta aveva, di fatto, escluso che l’interruzione di gravidanza potesse rientrare tra le indispensabili esigenze di vita che consentono di lasciare “a tempo” i domiciliari o il carcere. Sia i probi viri sia la Cassazione chiariscono che la nozione di indispensabili esigenze di vita non va, evidentemente, intesa solo in senso materiale ed economico, ma letta come una tutela dei diritti fondamentali della persona. Tra questi è compresa la libertà di scelta e di autodeterminazione della donna di interrompere volontariamente la gravidanza quando ci sono i presupposti dettati dalla legge 194/1978, a tutela della sua salute fisica e psichica. Il Pubblico ministero nelle sue conclusioni scritte sottolinea che la scelta di ricorrere all’aborto, è «un diritto personalissimo che non tollera limitazioni a causa dello stato di detenzione».

La salute psico fisica della donna

Questo in un ambito in cui, per l’ordinamento, ha un peso la salute psico-fisica della gestante e la sua particolare condizione. Il provvedimento, immotivato, ha lasciato dunque la destinataria nell’incertezza anche sulle ragioni del no. Nessun provvedimento disciplinare invece per l’atto con il quale il magistrato rimetteva il fascicolo alla sezione per ragioni di coscienza, in vista della reiterazione della domanda. L’incolpato riteneva, infatti, che il diritto all’obiezione dovesse essere riconosciuto anche ai magistrati. E comunque i tempi erano stretti per sollevare una questione di legittimità costituzionale. Per il Csm come per la Cassazione, era improprio il riferimento all’obiezione di coscienza, ma l’iniziativa andava considerata come una richiesta di astensione. E dunque non censurabile.

Contro i femminicidi non basta il lutto, pagherete caro, pagherete tutto

8 femminicidi dall'inizio dell'anno, tutti per mano di mariti, fidanzati, patrigni o ex conviventi. La scusa è sempre quella, la "gelosia", la fine della "relazione". In realtà a scatenarli è la ribellione delle donne alla violenza e all'oppressione,che se manifestata da sole o delegata alle istituzioni e alla polizia, in assenza di un clima attivo di solidarietà/unità che deve esserci tra le donne, porta a questi risultati:
  • Sharon Barni, bambina di 18 mesi, sarebbe stata maltrattata e violentata dal compagno della madre che viveva in casa con lei: Gabriel Robert Marincat;
  • Victoria Osagie, 34 anni, è stata uccisa dal marito Moses Ewere Osagie;
  • Roberta Siragusa, 17 anni, sarebbe stata uccisa dal compagno, Pietro Morreale;
  • Teodora Casasanta, 39 anni, e il figlio Ludovico, 5 anni, sono stati uccisi dal marito e padre Alexandro Vito Riccio;
  • Sonia Di Maggio, 29 anni, uccisa dal suo ex, Salvatore Carfora;
  • Piera Napoli, 32 anni, uccisa dal marito, Salvatore Baglione;
  • Luljeta Heshta, 47 anni, uccisa dal compagno, Alfred Kipe;
  • Lidia Peschechera, 49 anni, uccisa dal suo ex convivente Alessio Nigro
Ma se il fattore scatenante dei femminicidi è la paura di perdere una donna perché la si considera "proprietà privata", oggetto funzionale al mantenimento del potere maschile nel sistema famiglia, perché si fa tanta fatica a comprendere, anche da parte del movimento femminista, che è proprio la "proprietà privata" il cardine dell'oppressione e la violenza sulle donne?
La "famiglia", così come il carcere, è lo specchio della società. In questo sistema sociale capitalista essa è fondata sulla proprietà privata, sul furto alla collettività di vite, tempi, bellezza, desideri.
E' questo sistema sociale la causa principale dei femminicidi, con la profonda e continua azione pratica, politica, ideologica, culturale che pone le donne in una condizione di dipendenza, oppressione, discriminazione, negando loro il diritto a decidere della propria vita.
La pandemia poi ha ulteriormente inasprito le disuguaglianze sociali e non poteva essere diversamente. Il peso dell’emergenza, scaricato sulle famiglie, ha schiacciato in particolare le donne. Oltre all'isolamento e difficoltà di accesso a servizi e beni primari - solo a dicembre su 101.000 lavoratori che hanno perso il lavoro, 99.000 sono donne - sulle donne è scaricato il peso dell'assistenza sanitaria e familiare. "Chiuse in casa" con il loro assassino, sulle donne è stato scaricato il peso di questo sistema capitalista sessista, di doppio, triplo sfruttamento e oppressione.
Sono quindi le donne che hanno doppio, triplo interesse ad abbatterlo
Ma per sviluppare la lotta necessaria delle donne contro questo sistema, serve denunciare la realtà, la natura attuale di questo sistema sociale. Sempre il sistema capitalista ha usato in tutte le fasi, in ogni politica, il patriarcalismo, ma attardarsi sul "patriarcato" impedisce di fatto di vedere il "moderno fascismo" con cui si alimenta e si rinnova oggi l'oppressione e la violenza contro le donne, che permea la famiglia, i suoi reazionari "valori"; e che, quindi, non di cambiamenti si tratta, ma di lotta fino in fondo a 360°, perché il fascismo non si distrugge con le parole e le "politiche di sinistra" ma con la lotta rivoluzionaria armata (come la nostra stessa esperienza ci ha insegnato).
Questo fascismo avanza oggi sempre più, sembra che riporti indietro ma in realtà va avanti, acquista potere in ogni ambito, istituzionale, politico, ideologico. E soprattutto sulle donne si mostra che al di là delle collocazioni politiche non c'è differenza, se non formale, tra una ex Ministra di Italia viva che rimarcava il calo delle nascite e un Salvini che faceva e rifarà il 'family day'. 

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Lidia Peschechera
, 49 anni, è stata trovata morta durante il pomeriggio del 17 febbraio 2021 all'interno della sua abitazione in zona Ticinello a Pavia. La donna, presidente dell'associazione no profit Pets in the City, era conosciuta in città come attivista animalista, antifascista e sostenitrice dei diritti LGBT.‍

L'allarme era stato lanciato dall'ex marito che non riusciva più a mettersi in contatto con lei. Sul posto le forze dell'ordine avevano rinvenuto la porta dell'appartamento chiusa a chiave. Si era reso dunque necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco che sono dovuti entrare dalla finestra.

Il cadavere era adagiato nella vasca da bagno, vestito ma coperto con un asciugamano, e presentava varie ferite ed ecchimosi. Segni che non avevano escluso l'ipotesi dell'omicidio.‍ Secondo un primo esame del corpo senza vita effettuato dal medico legale, la vittima era deceduta alcuni giorni prima del ritrovamento.

Nelle ore seguenti, durante la notte, i Carabinieri avevano sottoposto a fermo un sospettato: Alessio Nigro, 28 anni, ex convivente della donna. L'indiziato nel corso dell'interrogatorio in caserma ha confessato di aver strangolato la vittima il precedente 12 febbraio. Secondo le ricostruzioni, il giovane dopo il delitto sarebbe rimasto nell'appartamento per circa tre giorni, poi si è allontanato dall'abitazione. La sera del 17 febbraio era stato rintracciato dai militari a Milano.‍

La signora Peschechera aveva un matrimonio terminato alle spalle. Negli ultimi tempi aveva intrapreso con Nigro una nuova relazione sentimentale. Il ventottenne, senza fissa dimora, si definiva un clochard e aveva problemi legati alla dipendenza dall'alcol. La donna si era offerta di aiutarlo, ospitandolo anche in casa, ma l'individuo non aveva fornito segnali di ripresa, anzi, in un'occasione lei aveva anche dovuto chiamare la Polizia per sedare una lite, al termine della quale non se l'era sentita di denunciare.

Successivamente però la stessa aveva confidato al giovane l'intenzione di volerlo mandare fuori dall'abitazione a causa dei suoi comportamenti violenti, sfociati poi nell'omicidio. Dopo averla uccisa, Nigro avrebbe tentato di depistare le indagini inviando dal telefono della donna falsi messaggi al datore di lavoro per non allarmarlo della sua assenza. Una volta lasciata la casa, avrebbe anche prelevato del denaro dal conto bancario della vittima e venduto il cellulare in uso alla quarantanovenne.‍

Il reo confesso è stato condotto in carcere a disposizione dell'Autorità Giudiziaria con l'accusa di omicidio volontario aggravato, in attesa dell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari.

Verso l'8 marzo - riempiamo i muri delle città!

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Donne di ogni colore: stessi diritti/stessa lotta
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Contro femminicidi-violenze nessuna più sola
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