28/02/21
Mobilitazione ancora a Milano verso l'8 marzo/sciopero donne
27/02/21
Avanti verso l'8 marzo... iniziative a Palermo
Verso l'8 marzo - Alziamo la testa! Appello alle lavoratrici
Alle donne, lavoratrici
non si può
stare ferme e zitte quando la dignità delle lavoratrici viene messa
sotto i piedi, le condizioni di lavoro e di vita gridano alla
vergogna; perchè anche ogni oppressione individuale, familiare è
frutto soprattutto di questo sistema sociale, di come ci costringe a
vivere, E tutto questo non si può affrontare e risolvere da sole.
Alziamo la testa, non basta lamentarci! La nostra condizione sta peggiorando in generale, sul lavoro e in casa, la pandemia la stanno scaricando soprattutto su di noi: le prime ad essere licenziate, a perdere anche un lavoro misero e precario, scaricano su di noi ancora di più assistenza, cura dei familiari, rinchiuse in casa rischiamo di morire più per mano di uomini che per il covid, ecc.
A chi pensa che bastino le lotte sindacali che in alcuni posti di lavoro già facciamo, diciamo che per cambiare ogni aspetto della nostra vita occorre di più; occorre una lotta generale, più grande e unitaria delle donne, occorre una rivoluzione per rovesciare tutti quelli che ci sfruttano, ci opprimono, ci fanno violenza, ci uccidono; una rivoluzione in cui noi donne abbiamo doppio interesse e vogliamo portare una marcia in più per trasformare la terra e il cielo.
Noi respingiamo come un'offesa ipocrita chi dal governo, dalle tv, giornali parlerà delle donne, mentre ci tolgono i diritti, ci tolgono l'aria.
Siamo orgogliose di scioperare, di scendere in piazza nella loro giornata dell'8 marzo, e chiamiamo tutte a lottare, per noi, per il futuro dei nostri figli.
Nuovo attacco allo sciopero delle donne!
La motivazione, per non aver rispettato gli "intervalli tra sciopero generale e scioperi di ambito e livelli diversi, precedentemente proclamati", è inaccettabile. Quanti mesi prima dovremmo dichiarare sciopero?
La realtà è un attacco al diritto di sciopero, che colpisce per la terza volta proprio lo sciopero delle donne.
Un attacco che vuole sempre più restringere questo diritto fondamentale di sciopero per tutti i lavoratori e lavoratrici, per cui al massimo gli scioperi devono essere innocui, tali che non debbano produrre fastidio a nessuno.
Per la scuola poi questo divieto diventa assurdo e una sorta di presa in giro: da un lato il governo sta chiudendo le scuole quando e come vuole anche dopo pochissimi giorni da aperture (senza mai affrontare e risolvere i veri problemi della sicurezza per le scuole); dall'altro la CGS scrive che fare due sciopero a distanza anche di una settimana costituirebbe una "non accettabile incidenza sulla continuità del servizio". Ma stiamo su "scherzi a parte"?
Chiamiamo il Si.cobas, le altre realtà sindacali di base che hanno indetto lo sciopero dell'8 marzo a respingere questo attacco, a scrivere anch'essi alla CGS.
Ma soprattutto invitiamo le lavoratrici della scuola a scendere in sciopero l'8 marzo, anche chi sta a casa a non fare nella giornata dell'8 marzo alcuna attività di DID, Smart working - scrivendo sui computer: io sono in sciopero!
27.2.21
Mobilitazione a Taranto per l'8 marzo - sciopero delle donne
LUNEDI' - Assemblea sul posto di lavoro con le lavoratrici pulizie dell'Amat
MARTEDI' - Incontri/assemblee con lavoratrici asili e lavoratrici pulizie appalti comunali - conferenza stampa su attacco al diritto di sciopero delle donne e presentazione iniziative per l'8 marzo
MERCOLEDI' - diffusione volantino al mercato di Talsano (dove vi sono tante lavoratrici agricole, che sul lavoro sono state contagiate dal covid) - affissione locandine
GIOVEDI' - affissione di striscioni, locandine in varie punti: ospedale, appalto ArcelorMittal, carcere, Tamburi, Paolo VI, scuole, ecc. accompagnato da volantinaggi
SABATO - volantinaggi a Ipercoop, Auchan - volantinaggio mercato dei Tamburi
LUNEDI' - Sciopero delle donne!
MARTEDI' 9 FEBBRAIO - ore 18 nella sede Slai cobas sc film sulle lotte delle donne
PREPAREREMO UN VIDEO NAZIONALE DEL MFPR
Viva l'8 marzo! proletario, rosso, rivoluzionario
25/02/21
A tutte le donne, a tutte le mamme - Dall'appello per l'8 marzo di Atika lavoratrice immigrata della logistica nell'assemblea lavoratrici e lavoratori combattivi
24/02/21
La piattaforma delle donne alle lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta... Verso l'8 Marzo/sciopero delle donne
23/02/21
CHE LO SCIOPERO DELLE DONNE ENTRI ANCHE NELLE NERE GALERE!
Lettera aperta alle donne, proletarie, immigrate, compagne detenute
Siamo donne, lavoratrici, immigrate che anche in questo periodo pandemico non abbiamo mai smesso di lottare per i nostri diritti, contro il doppio sfruttamento e doppia/tripla oppressione, per un mondo migliore.
In
un‘istituzione classista e patriarcalista come
il carcere la pandemia ha inasprito di molto le condizioni già dure delle donne
detenute; ma da Pozzuoli a Rebibbia, da Latina a Vigevano, da Torino a Trieste
ecc. avete fatto emergere con le denunce e la cruda evidenza dei fatti, con la
lotta e la solidarietà, unita alle proteste fuori dal carcere, che è giusto e
necessario ribellarsi!
Isolate nel sovraffollamento, distanziate dagli affetti,
alle proletarie detenute anche l’accesso a servizi e beni primari è precluso,
compresa l’assistenza legale e un vitto decente.
La mancanza di informazione sulla situazione sanitaria
all‘interno del carcere si unisce alla mancanza di comunicazione con l’esterno.
Non si contano i rigetti o gli arresti delle pratiche per le misure
alternative, anche per le detenute che per legge ne avrebbero diritto.
L‘assistenza sanitaria e psicologica è inadeguata o inesistente, attività e
percorsi formativi all’interno assenti e così pure un effettivo reinserimento
lavorativo e abitativo all’esterno. Le strutture in cui le detenute sono
costrette a vivere sono per lo più fatiscenti, carenti di servizi igienici, e
l‘acqua calda è un miraggio, come pure, spesso, il rispetto delle regole sulle
ore d’aria, e di apertura. A causa della totale assenza di socialità e di
attività al di fuori della cella, le detenute passano la maggior parte del
tempo rinchiuse, e il consumo della cosiddetta “terapia psichiatrica’’ è
aumentato.
Molte donne sono entrate nelle carceri proprio durante il lockdown, quando con la pandemia in corso, queste andavano svuotate!
Raccogliendo
le vostre denunce e richieste, diciamo:
-
libertà, svuotare le carceri, accesso a misure alternative per le
donne/proletarie detenute, come tutela del diritto alla salute, anti covid,
alla genitorialità, e come difesa dalle violenze, abusi sessuali in carcere che
colpiscono soprattutto immigrate, soggettività trans, ecc.
- nessuna repressione, riconoscimento del diritto delle donne all'autodifesa per aver reagito alla violenza maschile. Per loro il diritto all’autodifesa, sancito invece per legge a tutela della proprietà privata, non è contemplato. E alla violenza subita fuori si aggiunge la violenza del carcere, e non poche volte dei suoi uomini in divisa.
Come donne/lavoratrici combattive noi vorremmo che in questo 8 marzo, a un anno dalla strage di stato nelle carceri, in questa giornata in cui tante donne scenderanno in Italia e in tanti paesi in sciopero contro padroni, governo, Stato, sistema capitalista patriarcale, uomini che odiano le donne, anche la voce delle donne nelle carceri si faccia sentire forte e unita, per dire insieme: tutta la vita deve cambiare!
Che lo sciopero delle donne entri e “illumini” le nere galere, in tutte le forme possibili e creative da voi decise!
Un forte abbraccio solidale dalle donne/lavoratrici combattive
Lo sciopero delle donne si estende
La battaglia fatta quest'anno - nonostante e in risposta di lotta alla crisi/pandemia e al peggioramento su tutti i fronti che padroni e governo hanno scaricato su di noi - dalle lavoratrici, dalle operaie che non si sono mai fermate; le assemblee nazionali on line Donne/Lavoratrici, la giornata d'azione del 15 gennaio sulla piattaforma delle donne e il ruolo combattivo delle lavoratrici nello sciopero generale del 29 gennaio, porta in questo 8 marzo due avanzamenti:
- le donne lavoratrici sono effettivamente in prima fila, l'avanguardia di uno sciopero delle donne vero, di tutte le donne ovunque e doppiamente sfruttate e oppresse, dando il segno di radicalità di una lotta contro tutte le nere/marce facce di questo sistema capitalista/patriarcalista - dai licenziamenti ai femminicidi... - una lotta perchè tutta la vita deve cambiare;
- queste donne hanno affermato/chiamato il movimento dei lavoratori perchè comprendesse la centralità della condizione delle donne che raccoglie tutte le oppressioni, e l'importanza strategica della lotta delle donne che porta una ricchezza, una marcia in più all'intera lotta proletaria - e per la prima volta in questo 8 marzo scenderanno in sciopero, ufficialmente, anche i lavoratori, come è stato deciso nell'Assemblea lavoratrici e lavoratori combattivi e nell'assemblea del Patto d'azione del 20 e 21 febbraio.
Lo sciopero delle donne quindi viene riconosciuto, assunto e si estende!
Non perchè i sindacati confederali lo fanno proprio e lo indicono (cosa che puntualmente anche quest'anno non faranno), ma perchè le donne proletarie "impongono" la loro realtà, invadono le realtà sindacali di base e di lotta con la loro voce autonoma, la loro azione, la loro piattaforma e i lavoratori combattivi rispondono. E avanza la coscienza di classe generale.
VIVA L'8 MARZO!
L'otto marzo riprendiamoci le piazze, Contro femminicidi-violenze nessuna più sola SCIOPERIAMO ! TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE.
Alle donne anche a seguito di migliaia di denunce, non resta che pagarsi il funerale. Con la giustizia fascio patriarcale si corre il rischio di essere gettate in una fossa:
GENOVA - "Clara aveva già pagato il suo funerale perchè sapeva che sarebbe
successo questo. E' stato un
omicidio annunciato".
Lo hanno detto con gli
occhi pieni di lacrime le tre commesse di un negozio di abbigliamento adiacente a quello della donna uccisa
dall'ex compagno: "L'aveva minacciata in tutte le maniere, aveva già fatto
migliaia di denunce, più che denunciatre questa donna non poteva fare, di sera
si chiudeva dentro per fare la cassa, lui ieri, lo abbiamo visto tutti, è
passato più volte, si è seduto in fono e ha aspettato il momento giusto per
entrare e poi ha fatto quello che ha fatto"
Anche Piero, il
titolare del bar davanti al
negozio teatro dell'omicidio, è commosso nel ricordare Clara: "Se penso
che due o tre giorni fa lei è venuta per prendersi un caffè e mi aveva detto,
"sai Piero sono stata a Staglieno a prendermi un posto, mi faccio
cremare".
Un'altra collega
davanti al muro di fiori e mimose deposte sulla porta del negozio di pantofole racconta: "Clara
era una persona gentile con una pazienza infinita anche nei confronti di questa
persona"
21/02/21
Si chiamava Isabella Piazza e questo stato infame l'ha uccisa a 37 anni dopo averla violentata una vita in galera
Verso l'8 marzo internazionalista - donne indiane in India e in Italia
La lotta delle lavoratrici degli hotel in Francia - una corrispondenza in via di traduzione
La grève des femmes de chambre dans les hôtels : un mouvement exemplaire de lutte des femmes prolétaires !
Cette grève a été vécue comme un affront tant par la direction de l’hôtel que par les riches clients. Habituellement, ces femmes sont invisibles, les bourgeois, qui n’ont à leur égard que du mépris, attendent d’elles qu’elle fassent le ménage rapidement et pour un salaire de misère. En se mettant en grève, en tenant tous les jours des piquets de grève devant l’hôtel, c’est à dire dans un quartier de Paris où, pour la bourgeoisie, les prolétaires n’ont rien à faire, si ce n’est travailler à son service, ces femmes lui ont montré que tout se paye, et que là où il y a oppression, il y a résistance. Par leur lutte, ces femmes ont notamment obtenu l’inscription dans leur contrat de travail avec la STN la prise en charge à 100% de leur abonnement aux transports en commun ainsi que le versement d’un 13ème mois de salaire.
Cette grève héroïque des femmes de chambre de l’hôtel Hyatt de Paris-Vendôme, comme celle du Holiday Inn de Porte de Clichy, ont donné des idées aux travailleuses d’autres hôtels. Ainsi, en novembre 2018, les femmes de chambre de l’hôtel Marriott à Marseille ont fait trois journées de grève pour revendiquer un 13ème mois et le payement effectif des heures supplémentaires avec une majoration. Soutenues par le syndicat CNT-SO, chaque matin pendant trois jours, ces femmes se réunissaient sous les fenêtres de l’hôtel pour un concert de casseroles, réveillant ainsi les riches clients de l’établissement. Technique très efficace, puisque le 15 novembre, après seulement trois jours de grève, elles ont obtenu gain de cause.
Il n’y a pas que dans les luxueux hôtels Marriott et Hyatt que les femmes de chambre sont entrées en lutte. Le 21 mai 2019, les femmes de chambre des hôtels Campanile et Première Classe du Pont-de-Suresne, en banlieue parisienne, se sont également mises en grève. Elles revendiquaient notamment des augmentations de salaire, le passage de certains temps partiels à temps plein et la requalification de CDD en CDI. Après 32 jours de grève, ces femmes ont obtenu gain de cause : passage à temps plein pour plusieurs travailleuses à temps partiel, augmentation de salaires pour les femmes à temps plein, embauche en CDI pour deux femmes qui étaient en CDD et requalification en gouvernante d’une femme inapte au poste de femme de chambre. Comme à l’hôtel Hyatt de Paris, ces femmes ont montré que tout s’obtient par la lutte, et qu’il faut oser lutter et oser vaincre, comme le disait le Président Mao Zedong.
Bien sûr, parfois, ces femmes en lutte n’obtiennent pas gain de cause. Ça a été le cas notamment en 2019 à l’hôtel NH Collection de Marseille. Après 167 jours de grève contre la société Elior, sous-traitant de l’hôtel NH Collection, les femmes de chambre ont mis fin à leur grève, sans que leur direction cède à leur revendications. Mais ce n’est pas le principal, car ces femmes, par leur lutte, se sont organisées, ont montré à leurs patrons qu’elles étaient prêtes à lutter pour leurs droits et ont tenu pendant de longs mois. Elles ont relevé la tête face à l’exploitation quotidienne, face aux conditions de travail difficiles, face au mépris de la bourgeoisie, face aux salaires qui permettent à peine de survivre. Par leur lutte, et bien qu’elles n’aient pas obtenu gain de cause, elles ont montré l’exemple à tous les travailleurs.
Aujourd’hui, la lutte des femmes de chambre n’est pas terminée, puisqu’à l’hôtel Ibis Batignolles, dans le 17ème arrondissement de Paris, les femmes de chambre sont encore en grève, et ce après 18 mois d’un mouvement qui a commencé en juillet 2019 et qui est d’ores et déjà la plus longue grève de l’histoire de l’hôtellerie en France. Dans cet hôtel, 19 femmes et un homme luttent donc depuis plus d’un an et demi pour mettre fin à la sous-traitance, qui rime pour elles avec maltraitance. Ces femmes souhaitent en effet être recrutées directement par l’hôtel Ibis, propriété du groupe Accor, et non travailler pour la société STN, à qui Ibis sous-traite le nettoyage.
Après ces très longs mois de grève, ces femmes ne lâchent pas. Elles continuent à tenir très régulièrement des piquets de grève devant l’hôtel, elles organisent des évènements pour financer leur caisse de grève, et elles participent à toutes les manifestations, aux côtés de travailleurs d’autres secteurs en lutte. Dans un reportage du média Reporterre, une d’elles dit qu’elle ne veut pas rentrer chez elle et dire à ses enfants qu’elle a abandonné. Ces femmes montrent donc qu’elles sont déterminées à lutter jusqu’au bout. Dans ce même reportage, nous voyons d’ailleurs qu’elles ont une grande conscience de leur appartenance au prolétariat, puisqu’une d’entre elles affirme haut et fort que la fortune de Sébastien Bazin, patron du groupe Accor, est bâtie sur leur travail.
Cette grève a également été l’occasion d’une intense lutte des lignes entre ces femmes, organisées au sein de la CGT HPE (hôtels de prestige et économique), et des bureaucrates opportunistes, notamment membres de l’Union Départementale CGT de Paris, mais aussi de représentants syndicaux de la CGT propreté de l’hôtel Ibis Batignolles. Au début de la grève, la direction de l’hôtel s’est en effet appuyée sur le syndicat CGT propreté de l’hôtel (un syndicat distinct de la CGT HPE) pour tenter de convaincre une à une les femmes de chambre que la grève ne servait à rien, et que si elles continuaient, elles allaient se faire licencier. Les représentants de la CGT propreté ont même appelé les maris des femmes de chambre, afin qu’ils convainquent leurs épouses de cesser la grève. Du côté de l’UD CGT de Paris, cela n’est pas mieux, et des bureaucrates haut placés dans le syndicat ont fait circuler pendant des mois des rumeurs selon lesquelles les femmes de chambre ne souhaitaient pas réellement faire grève mais étaient instrumentalisées par Tiziri Kandi, membre très active de la CGT HPE.
Ce n’est pas nouveau, et cela montre la division très importante qui existe entre la base de la CGT, composée de travailleurs souvent déterminés à lutter, et les instances de direction de ce syndicat, notamment les Unions Départementales, mais aussi la Confédération, et la direction de certaines Fédérations, instances trop souvent composées de bureaucrates qui réfléchissent et agissent comme des politiciens opportunistes, et non comme des syndicalistes désireux de mener la lutte des classes du côté des travailleurs. Il faut donc absolument briser ce discours mensonger selon lequel il existerait une unité de la CGT. Cette unité n’existe pas, et elle ne pourra pas exister tant que des opportunistes utiliseront la CGT pour servir leurs propres intérêts, elle ne pourra donc pas exister tant que les centaines de milliers de travailleurs syndiqués ne se seront pas organisés pour mener la lutte des lignes au sein du syndicat, et pour dégager les bureaucrates opportunistes qui se construisent une carrière au détriment des intérêts des travailleurs. Il s’agit là encore et toujours d’une question de direction : partout où ils agissent, les révolutionnaires doivent être capables de prendre la direction des luttes, et donc bien souvent des syndicats, afin de retirer cette direction des mains des opportunistes.
Aujourd’hui, à l’hôtel Ibis Batignolles, les femmes de chambre ont remporté cette lutte des lignes contre l’UD CGT de Paris et le syndicat CGT propreté de l’hôtel, puisqu’après un an et demi de mobilisations, malgré les intimidations, les mensonges, les pressions, les rumeurs, elles sont toujours là, déterminées à lutter pour leurs conditions de vie et de travail.
Ces nombreuses grèves dans des hôtels nous montrent que quand les femmes prolétaires se mettent en lutte, rien ne peut les arrêter. Ces grèves, qui sont menées très majoritairement par des femmes immigrées, originaires d’Afrique sub-saharienne, nous montrent également que la lutte des femmes fait partie de la lutte des classes, mais aussi que les personnes originaires de pays dominés par l’impérialisme français sont prêtes à lutter, que ce soit sur le territoire de ces pays comme sur le territoire de l’État français. En effet, si ces emplois précaires, difficiles et mal payés sont réalisés très majoritairement par des femmes immigrées, ce n’est pas un hasard : les capitalistes, qui rendent des pays entiers invivables par les guerres et le pillage des ressources, sur-exploitent violemment les populations originaires de ces pays quand celles-ci émigrent en direction du territoire des puissances impérialistes. Ainsi, la violence de l’impérialisme touche le prolétariat dans les pays dominés, mais également le prolétariat faisant partie de la diaspora de ces pays.
À l’approche du 8 mars, journée internationale de lutte des femmes prolétaires, les femmes de chambre qui relèvent la tête face aux humiliations, face aux bas salaires, face au mépris, face aux difficiles conditions de travail, face parfois aux agressions sexuelles de la part de clients bourgeois, sont un exemple à suivre pour toutes les femmes prolétaires !
19/02/21
Resoconto sulle battiture alla sezione femminile del carcere di Trieste
Perchè di fronte all’emergenza serve la vaccinazione ed è la borghesia e il suo Stato che nella gestione dei vaccini fa figli e figliastri.
E se l'obbiettore è un magistrato di sorveglianza? Un motivo in più perché questo 8 marzo entri prepotentemente nelle carceri!
Contro i femminicidi non basta il lutto, pagherete caro, pagherete tutto
- Sharon Barni, bambina di 18 mesi, sarebbe stata maltrattata e violentata dal compagno della madre che viveva in casa con lei: Gabriel Robert Marincat;
- Victoria Osagie, 34 anni, è stata uccisa dal marito Moses Ewere Osagie;
- Roberta Siragusa, 17 anni, sarebbe stata uccisa dal compagno, Pietro Morreale;
- Teodora Casasanta, 39 anni, e il figlio Ludovico, 5 anni, sono stati uccisi dal marito e padre Alexandro Vito Riccio;
- Sonia Di Maggio, 29 anni, uccisa dal suo ex, Salvatore Carfora;
- Piera Napoli, 32 anni, uccisa dal marito, Salvatore Baglione;
- Luljeta Heshta, 47 anni, uccisa dal compagno, Alfred Kipe;
- Lidia Peschechera, 49 anni, uccisa dal suo ex convivente Alessio Nigro
Lidia Peschechera, 49 anni, è stata trovata morta durante il pomeriggio del 17 febbraio 2021 all'interno della sua abitazione in zona Ticinello a Pavia. La donna, presidente dell'associazione no profit Pets in the City, era conosciuta in città come attivista animalista, antifascista e sostenitrice dei diritti LGBT.
L'allarme era stato lanciato dall'ex marito che non riusciva più a mettersi in contatto con lei. Sul posto le forze dell'ordine avevano rinvenuto la porta dell'appartamento chiusa a chiave. Si era reso dunque necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco che sono dovuti entrare dalla finestra.
Il cadavere era adagiato nella vasca da bagno, vestito ma coperto con un asciugamano, e presentava varie ferite ed ecchimosi. Segni che non avevano escluso l'ipotesi dell'omicidio. Secondo un primo esame del corpo senza vita effettuato dal medico legale, la vittima era deceduta alcuni giorni prima del ritrovamento.
Nelle ore seguenti, durante la notte, i Carabinieri avevano sottoposto a fermo un sospettato: Alessio Nigro, 28 anni, ex convivente della donna. L'indiziato nel corso dell'interrogatorio in caserma ha confessato di aver strangolato la vittima il precedente 12 febbraio. Secondo le ricostruzioni, il giovane dopo il delitto sarebbe rimasto nell'appartamento per circa tre giorni, poi si è allontanato dall'abitazione. La sera del 17 febbraio era stato rintracciato dai militari a Milano.
La signora Peschechera aveva un matrimonio terminato alle spalle. Negli ultimi tempi aveva intrapreso con Nigro una nuova relazione sentimentale. Il ventottenne, senza fissa dimora, si definiva un clochard e aveva problemi legati alla dipendenza dall'alcol. La donna si era offerta di aiutarlo, ospitandolo anche in casa, ma l'individuo non aveva fornito segnali di ripresa, anzi, in un'occasione lei aveva anche dovuto chiamare la Polizia per sedare una lite, al termine della quale non se l'era sentita di denunciare.
Successivamente però la stessa aveva confidato al giovane l'intenzione di volerlo mandare fuori dall'abitazione a causa dei suoi comportamenti violenti, sfociati poi nell'omicidio. Dopo averla uccisa, Nigro avrebbe tentato di depistare le indagini inviando dal telefono della donna falsi messaggi al datore di lavoro per non allarmarlo della sua assenza. Una volta lasciata la casa, avrebbe anche prelevato del denaro dal conto bancario della vittima e venduto il cellulare in uso alla quarantanovenne.
Il reo confesso è stato condotto in carcere a disposizione dell'Autorità Giudiziaria con l'accusa di omicidio volontario aggravato, in attesa dell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari.
Verso l'8 marzo - riempiamo i muri delle città!
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
delegate donne sui posti di lavoro
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE
TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE