31/12/19

Siamo tutte Nicoletta!


Siamo tutte Nicoletta, il suo coraggio e la sua determinazione sono davvero un grande esempio di lotta per tutte e tutti da seguire! NICOLETTA SUBITO LIBERA!
Lavoratrici precarie Coop Sociali in lotta a Palermo

ARRESTO DI NICOLETTA DOSIO: HANNO SOLLEVATO UNA PIETRA CHE GLI RICADRA' SUI PIEDI



L'arresto di Nicoletta Dosio già si sta rivelando una "pietra che gli ricadrà pesantemente sui piedi"! L'hanno voluta arrestare in questi giorni di fine anno illudendosi forse che non ci sarebbe stata immediata mobilitazione. E, invece, già da ieri sera e oggi in Val Susa, a Torino e in decine e decine di città, dal nord al sud stiamo scendendo in piazza, assediando questure, tribunali, prefetture, ecc.

Siamo vicini col cuore, con la mente a Nicoletta, dovunque possiamo, mobilitiamoci! NIcoletta è tutte noi. E' le donne che lottano irriducibilmente, senza paura e resistono ad una magistratura, uno Stato di polizia brutale, marcio, incivile, di "giustizieri" al servizio degli interessi del capitale e della grande speculazione, dei distruttori di territori.
Anche questo assurdo arresto mostra la giustezza di rovesciare questo Stato borghese che mette in galera chi lotta per i diritti, la giustizia, la dignità, la vita delle popolazioni e lascia non solo in libertà ma a decidere in parlamento e nei governi sulle nostre vite chi ruba miliardi, chi lascia morire in mare i migranti, come i rappresentanti dei padroni che ogni giorno compiono atti criminali per i loro profitti, ecc.

Ribadiamo che Nicoletta ha fatto benissimo a disobbedire ai divieti della magistratura, a violare le sue assurde sentenze. Le "regole" di questo Stato e della Polizia è giusto romperle! Non abbiamo nulla da cui difenderci, ma abbiamo da attaccare sempre di più, dimostrando l'abisso che esiste tra la grandezza delle lotta per la libertà, per i diritti delle popolazioni e la miseria, il fascismo di questo Stato, di questi governi.

La battaglia NoTav e le donne, compagne della NoTav, con la loro determinatezza, coraggio, forza non possono essere arrestate.
LIBERTA' SUBITO PER NICOLETTA DOSIO!

MFPR
31 dicembre 2019

30/12/19

Nicoletta Dosio libera subito, la No Tav non si arresta!


È stata arrestata Nicoletta Dosio, la professoressa No tav di 73 anni condannata a un anno di carcere dal tribunale di Torino perché accusata insieme a altri attivisti di aver aperto le sbarre dei un casello autostradale durante una manifestazione di protesta. È stata prelevata da casa sua dai carabinieri dopo la revoca della sospensiva delle misure di carcerazione.

Mobilitiamoci tutte e subito, il suo arresto è davvero un avvertimento per tutt*




Di seguito un'intervista di Nicoletta del novembre scorso


Dosio, lei andrà in carcere. È intimorita da questa prospettiva?

No, non lo sono. Ci sono dei passaggi che devono essere affrontati quando si porta avanti con coerenza una lotta come quella contro il Tav. Una lotta in cui noi abbiamo ragione, come per altro messo nero su bianco, numeri alla mano, perfino dallo stesso Stato solo pochi mesi fa. Il nodo morale delle minoranze che hanno ragione ma a cui viene imposta una realtà assurda rimane, intatto.

Ha la possibilità di chiedere pene alternative: lo farà?

Non lo farò e qualcuno, un giorno, verrà a prendermi per portarmi in carcere. Sono pronta, ci penso da molto tempo, è un prospettiva che nel tempo è entrata a far parte della mia vita.

Perché fa questo? Lei ha settantatré anni.

Voglio cercare di mettere il dito nella piaga, e ancora una volta dare visibilità a questa ingiustizia che perseguita chi lotta per il diritto di tutti. Inutile fare i neo ambientalisti che accolgono le richieste dei giovani quando si devono recuperare voti e poi, nella realtà, giustificare e avallare una devastazione perfino priva di senso economico. Questo mio gesto è contro i sepolcri imbiancati: per mettere in luce questo e riportare l’attenzione pubblica, che mi pare si stia adattando, agli orrori nei confronti di chi lotta, io andrò in carcere. Il dovere che io sento è di non genuflettermi: di non chiedere sconti o scuse. Per dignità e libertà. Sono convinta che quel mondo buono che ancora esiste intorno a me lo troverò anche in carcere, dove incontrerò gli ultimi degli ultimi. Farò esperienze che mi serviranno, sebbene io sia una donna anziana.

Chi la sostiene in questo momento?

Percepisco sulla mia pelle un grande calore e una grande vicinanza. Che poi è la stessa che provano i numerosi condannati di questa triste storia. Grande solidarietà e partecipazione di chi lotta da trenta anni e non si arrende. Uguaglianza, libertà, solidarietà. Il movimento No Tav non solo non è morto ma reagisce a una serie di provvedimenti restrittivi che stanno arrivando a diluvio sulla valle di Susa, sopratutto verso la parte attiva. Segno che si va verso un veloce allargamento dei cantieri. Solo ieri, altre due condanne. So di avere con me il sostegno delle mie sorelle e dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle sue mani la memoria del passato, l’indignazione per la precarietà presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Se andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla guerra, « mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane».

27/12/19

In Cile le donne in prima linea, mentre la lotta generale continua in diverse forme

Chile. Las mujeres de la primera línea de combate no dan tregua a la violencia de los carabineros

sotto video sulla Lotta Generale che continua
Dicen que es la manera para “hacerse escuchar” y de “proteger a los que luchan”. Son estudiantes, jóvenes, profesionales que llevan semanas manifestándose y que comentaron a El Desconcierto sus razones para estar en la “primera línea”: que el gobierno haga cambios estructurales que terminen con la desigualdad.

La marcha convocada este lunes por organizaciones feministas Contra la Violencia Hacia las Mujeres fue dispersada por Carabineros en varios puntos del recorrido que estaba trazado. El punto inicial se fijó en Plaza Italia, hoy denominada Plaza de La Dignidad. Sin embargo, se instalaron vallas papales antes de llegar a La Moneda, impidiendo el paso de las manifestantes hasta el punto de cierre, en Los Héroes. También, frente al Centro Cultural GAM había gran contingente policial que lanzó lacrimógenas y gas pimienta. Pero nada de eso evitó que la protesta siguiera adelante. “Nos matan y nos violan. No más impunidad”; “Piñera, tu agenda policial viola, tortura y mata”; “A tu violencia, respondemos con resistencia”, se leía en las pancartas que coparon las calles.
En medio de esto, entrevistamos a varias mujeres que se encontraban en la llamada “primera línea”. Mientras picaban parte del cemento de la vereda para luego tirar piedras, entregaron sus distintas impresiones sobre lo que significa para ellas estar en esta posición que ven de combate, de autodefensa. Algunas se protegían con escudos y latones para evitar que les llegaran balines o perdigones. Esto, porque, pese a que suspendieron su uso, se sigue permitiendo en casos “excepcionales” y autoridades sanitarias han reconocido casos de personas baleadas posterior a esta orden de Carabineros.

Las jóvenes pidieron total reserva de identidad al entregar sus testimonios. Una de ellas, de hecho, comentó que era asistente social, que trabajaba en Gendarmería y que todos los días veía las precarias condiciones de las personas privadas de libertad. La razón para estar ahí, dijo, era terminar con esa desigualdad cotidiana que observaba.
Todas llevan semanas manifestándose y aseguraron que este lunes, en una protesta contra todas las violencias, con mayor razón tomarían esta posición. Así lo comentó una estudiante de odontología de la Universidad de Los Andes, de 23 años. “Estar acá es ser parte del pueblo y de apoyar a la gente, de cubrirla. No somos delincuentes. Yo soy mamá, tengo un hijo de 4 años. Pero vengo igual, sabiendo que puedo volver sin un ojo. Sigo dándole duro porque aquí no se trata de que los hombres saquen la cara por nosotras”, expresó. Hace unos días le llegó un perdigón en la pierna y dijo que carabineros la ha golpeado, que la han arrastrado por el piso. Aun así, picó piedras y se fue a posicionar con su escudo que decía: “Las balas que nos tiraron van a volver”.
La esquina de la Alameda, a la altura de la calle Ramón Corvalán, también ha sido un punto donde se instalan las y los manifestantes en “primera línea”. Una joven encapuchada de San Bernardo, de 24 años, está con su hermano que devuelve las lacrimógenas que lanzan, desde unos metros más allá, los carabineros.
Al preguntarle la razón de estar ahí, responde: “Tuve a mi hijo a los 16 años. Nunca le ha faltado nada. Pero en este país es difícil todo. La gente alega y dice que esto es delincuencia. Pero estamos aquí para que se termine esto desde sus orígenes, para que no haya más niños que tengan que entrar al Sename, por un sueldo más digno, para que la gente tenga mejores condiciones para criar a sus hijos. Al final, la delincuencia la generan los propios gobiernos”, relata.


 
“Aquí el trabajo es cooperativo”, dicen dos mujeres donde están sacando piedras. Más allá, aunque no están con escudos, pero sí con máscaras y lentes, tres estudiantes de El Bosque dicen que “es importante que estén las mujeres aquí, dando cara, para que no se siga reprimiendo. Menos al género femenino”. Una de ellas muestra su pierna porque le había llegado directamente una lacrimógena. Dos de ellas estudian psicología en la Universidad Autónoma.
Hay mujeres que prefieren no entregar su testimonio. Pero hacen una descripción rápida, sobre todo, enfatizando en lo “adrenalínico” y en que “hay que estar preparada para todo”. Una joven de 19 años, de la zona norte de Santiago, cree que es una manera de “proteger a los que luchan”. “El Estado es sinvergüenza (…) Ha sido brígido igual; hay que tener precauciones y saber sus posiciones. Si vai a tirar piedras la primera vez, bueno, ahí vai aprendiendo todo no más”, comenta.


Y a esto agrega: “Dicen que la violencia no se responde con más violencia, pero, lamentablemente, en esta situación es lo que hay que hacer porque es la única manera con la que nos pueden escuchar”, enfatiza.
Durante los pocos minutos en los que se pudo hablar con ellas, todas plantearon que esta es una manera de resistir en colectivo, para buscar cambios de fondo que terminen con la profunda desigualdad del país.





22/12/19

NO AL DECRETO TAGLIA POSTI DI LAVORO E ORE ALLE LAVORATRICI E LAVORATORI PULIZIA SCUOLE STATALI



A gennaio scendiamo in lotta!

Il 19 dicembre il decreto legge, per cui dal primo marzo 11.263 dei lavoratori degli appalti pulizie scuole statali dislocati in tutte le province italiane passeranno alle dipendenze dello Stato con la qualifica di ATA, é passato con il voto di fiducia. Ma gli 11.263 posti previsti non bastano per tutti i lavoratori che sono in realtà 16.000, di cui la stragrande maggioranza sono donne.
Questo porterà come primo effetto ad esuberi anche dell'80%, soprattutto nelle province del sud che sono doppiamente penalizzate essendo concentrati qui la maggioranza delle lavoratrici e lavoratori.
A questo si aggiunge una riduzione di ore e di salario, portando l'orario da 24, e alcuni da 36 ore settimanali, a 18 ore settimanali! Tanto al governo dei poveracci che dovranno campare con 500 euro al mese non gliene frega niente, l'importante sarebbe, dicono, che i lavoratori saranno internalizzati e dovranno godere di questa opportunità... Poi se 5000 lavoratori rimarranno fuori o a pochissime ore è di secondaria importanza.
Il decreto pone requisiti capestro e assurdi per dividere i lavoratori in serie A (si fa per dire...) e serie B, vale a dire coloro che non hanno 10 anni di anzianità, che sono privi del titolo di studio o che hanno carichi pendenti, restano fuori!
Basta vedere quello che succederebbe a Taranto, dove non ci fanno mancare niente in fatto di miseria, disoccupazione, precarietà, tra esuberi operai ex Ilva, lavoratrici degli appalti comunali che devono barcamenarsi  per campare con pochissime ore e pochissimo salario. Le centinaia di lavoratrici e lavoratori delle pulizie delle scuole statali che avevano sperato in un miglioramento si ritroveranno invece una parte buttati in mezzo alla strada, essendo i posti per la provincia e la città di Taranto solo 420 e perché molti non rientrano nei requisiti capestro, o a 18 ore settimanali a fronte di lavoratori che con le ditte ne facevamo anche il doppio.
La maggioranza siamo donne, e spesso da sole con figli da mantenere perché disoccupati. Questo vorrà dire per noi doppio attacco, ributtarci a casa!
Questo non lo permetteremo!
Nel 2007 quando il governo tagliando i fondi aveva posto aut aut: o tagli dei posti o riduzione dell'orario giornaliero a sole 2 ore. Allora ci ribellammo con una lotta dura e prolungate per settimane, in massa bloccammo la città; e solo questa rivolta ci permise di respingere i licenziamenti e ottenere una cigs in deroga che copriva al 100% le ore in meno.
Adesso scendere subito in lotta per cambiare il decreto ammazza precari é di nuovo indispensabile!
Invitiamo tutte le lavoratrici di Taranto e provincia a partecipare a un'assemblea che si terrà il 9 gennaio ore 18 presso Slai cobas per il sindacato di classe, per organizzarci e far sentire forte la nostra rabbia.
Facciamo appello alle lavoratrici di ogni città a collegarci, per scendere in lotta insieme a livello nazionale.

Fiorella Masci
3339199075

lavoratrice pulizia
Taranto

Oggi anche a Taranto il flash mob contro la violenza di genere e i troppi femminicidi

Flash mob anche a Taranto contro la violenza di genere. Stasera in piazza Immacolata, sull’onda partita del Cile ..

20/12/19

Un nuovo quaderno del MFPR che apra un nuovo anno di prassi e teoria rivoluzionaria delle donne

https://femminismoproletariorivoluzionario.files.wordpress.com/2019/12/frd-a.-kollontaj.pdf

"Un violador en tu camino" a Milano e a L'Aquila

Mercoledì sera Non una di meno Milano si è riunita in via Canova sotto il consolato turco, mettendo in scena "Un violador en tu camino" in solidarietà alle donne arrestate in Turchia. La protesta nasce dagli arresti di domenica scorsa, giorno in cui in Turchia sette giovani sono state arrestate proprio durante "l'esibizione" -  che si era ripetuta in tante altre città in giro per il Globo - e adesso rischiando due anni di reclusione per "insulto al presidente".

 

Ieri, giovedì, a L’Aquila, la protesta è stata portata per le vie del centro. Dalla flash mob “Un violador en tu camino” ai Quattro Cantoni, oltre un centinaio di donne si sono dirette, con un corteo improvvisato, in piazza Regina Margherita, in solidarietà con le donne cilene e contro la doppia violenza sulle donne nei tribunali.





La performance si è svolta per la prima volta a Santiago del Cile il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, per denunciare le violenze della polizia contro le donne. “Un violador en tu camino” è stata scritta dal collettivo Las Tesis prima delle rivolte cilene, sulla base dei testi di Rita Segato, e pone al centro dell’atto performativo l’idea che la violenza contro le donne non sia una questione morale o individuale, ma sistemica. La coreografia è stata poi riadatta per denunciare le violenze subite dalle donne da parte delle forze dell’ordine cilene durante la recente rivolta. Infatti, ci si abbassa con le mani sulla testa così come è stato ordinato a tante durante gli arresti per strada. La performance è stata ripetuta in tantissime piazze nel mondo, da Santiago del Cile a Oslo, dai terittori Mapuche a Beirut, da Città del Messico a Roma. “Un violador en tu camino” mostra come il femminismo sia parte integrante delle rivolte che stanno esplodendo in tutto il mondo, a partire dalle piazze cilene.

18/12/19

L' inno femminista cileno" lo stupratore sei tu" cantato dalle donne al parlamento turco

 

TURCHIA - L'inno femminista cileno "lo stupratore sei tu" irrompe nel parlamento turco

L'inno contro le aggressioni cilene "Uno stupratore sulla tua strada" ha fatto irruzione nel parlamento turco sabato grazie a un gruppo di deputati dell'opposizione secolare.

Un modo per rendere omaggio alle vittime della violenza contro le donne e protestare contro la detenzione di sette manifestanti in una massiccia mobilitazione avvenuta la scorsa settimana a Istanbul.

La canzone del collettivo "The Thesis" sta per diventare un motto planetario.

Sebbene il governo turco abbia approvato una legge specifica sette anni fa, le organizzazioni femministe denunciano il fallimento nella sua applicazione.

L'anno scorso 281 donne sono morte per mano dei loro partner o ex-partner in Turchia, secondo i dati ufficiali, una cifra che vari gruppi raccolgono per un totale di 440.


L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) indica che il 38% delle donne in Turchia soffre o subisce violenze per tutta la vita dai propri partner.

07/12/19

Violenze e femminicidi é ora di dire basta! La furia delle donne dobbiamo scatenare!

 Taranto, un 25enne tarantino domiciliato a Statte che, non accettando la fine di una breve relazione sentimentale, aveva trascinato la ex compagna in un tunnel di violenze fisiche e psicologiche che avrebbero potuto sfociare in un tragico epilogo.

Infatti, la notte del 23 novembre scorso l’uomo aveva costretto la giovane a salire sulla sua autovettura, minacciandola e conducendola in aperta campagna dove, dopo averla percossa, tentava di soffocarla fino a farle perdere i sensi, fanno sapere i carabinieri. La ragazza riusciva tuttavia a fuggire alla furia del suo aguzzino approfittando di un suo momento di distrazione, venendo soccorsa da un familiare. Dopo esser ricorsa a cure mediche presso il SS. Annunziata, denunciava il suo aggressore ai Carabinieri. Stamani, l’uomo è stato arrestato. Adesso è in carcere.

06/12/19

RICHIEDI GLI ATTI DEL SEMINARIO A mfpr.naz@gmail.com



Pensiamo che questo opuscolo esca al momento giusto, per rispondere ad un’esigenza di approfondimento, dibattito su linee, concezioni, analisi, prassi nel movimento femminista e delle donne piùin generale, che evidentemente c’è. 
Invitiamo quindi a richiedercelo - scrivendo a: mfpr.naz@gmail.com, e invitiamo anche a diffondere, affiggere nelle realtà in cui sono presenti donne, sia realtà lavorative, sia scuole, università, realtà sociali di lotta, la locandina dell'opuscolo.
Vorremmo, se è possibile, presentarlo direttamente nelle città, perchè, appunto, sia occasione di dibattito e confronto aperto - anche critico -, per avanzare insieme.
Un forte saluto rosso a tutte
MFPR

02/12/19

Nuovo orribile stupro e uccisione di una donna in India - Grandi proteste! la polizia protegge gli assassini dalla furia delle donne... solo la guerra popolare vendica le donne uccise!

India: 4 uomini stuprano, uccidono e bruciano il corpo di una ragazza di 27 anni



Quattro uomini sono stati arrestati in India con l’accusa di aver stuprato in gruppo una giovane veterinaria di ventisette anni e di averla uccisa, prima di bruciarne il corpo. Un delitto che ha scatenato la rabbia popolare, con centinaia di persone che si sono radunate fuori da una stazione di polizia dove sono stati rinchiusi i presunti assassini.
Un delitto che va ad aggiungersi ai tantissimi altri casi di stupro in India. La polizia indiana ha dovuto chiedere rinforzi per tenere sotto controllo la folla e altre proteste si sono diffuse anche in altre città del Paese. Secondo la polizia la giovane, che era una veterinaria, era stata rapita mercoledì notte dopo aver lasciato il suo scooter vicino a un casello: i quattro le avrebbero sgonfiato una gomma e poi si sarebbero offerti di aiutarla. Lei, impaurita, aveva chiamato la sorella minore per avvertirla che aveva problemi a una gomma ma che quattro uomini si erano offerti di aggiustarla. Ma la giovane non è più tornata a casa e il giorno dopo, giovedì mattina, sono stati trovati solo i resti del suo corpo bruciato. La sorella aveva chiamato la polizia ma questa per tutta risposta le aveva detto di non preoccuparsi per il ritardo, tanto forse si era trattenuta con un uomo...

“Quella giovane è morta, altre sono morte, ogni 20 minuti c'è uno stupro in India", ha sottolineato una donna che ha tentato di inscenare una manifestazione di protesta davanti al Parlamento di New Delhi. "Non voglio morire e non posso essere una spettatrice di nessun'altra violenza sessuale. Sono stanca di vedere simili casi uno dopo l'altro", ha aggiunto. I dati diffusi dal governo sono drammatici: nel 2017 sono stati registrati oltre 32000 casi di stupro, 92 al giorno; ma secondo gli esperti potrebbero essere molti di più dato che molte violenze non vengono denunciate.