31/01/24

Appello “Non userete le donne per giustificare il genocidio in Palestina” - Il MFPR firma e invita a firmare

L'MFPR (Movimento femminista proletario rivoluzionario) aderisce, firma e invita a firmare questo appello.

Nelle iniziative e manifestazioni del 23/24 febbraio e nelle mobilitazioni dell'8 marzo che dovunque sia portata 
la denuncia del genocidio dello Stato nazisionista di Israele, in cui donne e bambini, uccise, martoriate, affamate, sono la maggioranza; 
la solidarietà alla resistenza eroica del popolo palestinese; 
ma anche, e per noi centrale, la dura denuncia e azioni di lotta contro il governo Meloni complice di Israele/Netanyahu. 

Dopo l'appello seguono alcune locandine fatte nei mesi scorsi e portate nella grande manifestazione del 25 novembre e una breve ns nota rivolta soprattutto alle lavoratrici 

Appello

“Non userete le donne per giustificare il genocidio in Palestina”. 

di Donne de Borgata

Nelle scorse settimane a livello internazionale e nazionale sono state diffuse notizie e appelli che, utilizzando le donne come mezzo, sono volte a giustificare lo sterminio del popolo palestinese da parte di Israele.

Abbiamo pertanto deciso di controbattere a questa bieca strumentalizzazione, ribadendo il nostro supporto incondizionato alla resistenza palestinese, contro il genocidio in atto a Gaza.

Di seguito il testo dell’appello, per il quale chiediamo a tutte e tutti di firmare e di dargli massima diffusione. A seguire, le prime – più di cento – firme raccolte e le traduzioni in arabo, inglese, spagnolo e francese.


NON IN NOSTRO NOME

Non userete le donne per giustificare il genocidio in Palestina

Le donne da sempre sono un campo di battaglia: sono oggetti da campagna elettorale, mezzi da sfruttare nella società del profitto, strumenti nello scontro di civiltà per l’Occidente “libero e democratico”.

Per questo, quando la campagna mediatica e politica a difesa di Israele si è tinta di rosa non abbiamo provato nessuno stupore, solo rabbia.

Israele è dipinto come baluardo di democrazia e di salvaguardia dei diritti delle libere soggettività e delle donne in Medio Oriente contro l’avanzata dei barbari palestinesi e arabi, accusati dei peggiori crimini, finanche di “femminicidio di massa”.

Una narrazione mediaticamente forte e “facile” in un paese come il nostro, scosso dalla violenza di genere.

Una storiella, la loro, che utilizza le donne per giustificare il genocidio e la pluridecennale occupazione israeliana dei territori palestinesi.

Una retorica che ha il sapore della “antica” missione civilizzatrice bianca, oggi anche “femminista”, che opera una distinzione tra donne di serie A (le nostre, le occidentali, le bianche, le israeliane) e donne di serie B (le altre).

Per questo diciamo: non in nostro nome.

Come donne, uomini, libere soggettività, militanti, collettivi e organizzazioni, prendiamo parola per ribadire pubblicamente e a chiare lettere che:

  • siamo contro il colonialismo genocida di Israele e il suo regime di apartheid: crediamo nel diritto all’autodeterminazione e alla legittima resistenza anticoloniale del popolo palestinese, per una pace giusta;

  • siamo contro il pinkwashing e il femminismo bianco e coloniale: non può esistere liberazione femminile e di genere senza spezzare le catene del colonialismo, dell’imperialismo, del razzismo, delle guerre e dei suoi orrori;

  • siamo contro la strumentalizzazione degli eventi del 7 ottobre, delle donne e delle lotte contro la violenza di genere per giustificare lo sterminio del popolo palestinese da parte di Israele: non saremo libere e liberi fino a che non lo sarà anche il popolo palestinese!

Per aderire all’appello scrivere a donnedeborgata@gmail.com o in DM su Instagram e Facebook.

Firmatarie/i:

Donne de Borgata

Le attiviste e gli attivisti pro Palestina costretti a tacere perché censurati e posti sotto ricatto

Layla Khaled – Popular Front for the Liberation of Palestine

Meryem Abu Daqqa – Palestinian femminist activist

Nehaya Barqawi – Jordanian Women Association

Claudia De la Cruz – Party for Socialism and Liberation (USA)

Maya Issa – movimento studenti palestinesi

Assemblea Sororas di Torino

MES – Colectiva Feminista Menstrual Escuela Sorora – Colombia

Annalina Ferrante – Autrice

Tiziana Barilla – Giornalista

Enrica Majo – Giornalista

Coordinamenta Femminista e Lesbica

Collettivo Le Streghe di Roma

Comitato Palestina nel cuore

BDS Torino

Centro Culturale Handala Ali

Progetto Palestina

Plam – Plataforma Progressista Latinoamericana-Roma

Colectivo Jodete – Colombia

Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata

Marta Collot – Portavoce nazionale di Potere al Popolo!

Viola Carofalo – Ricercatrice e coordinatrice di Potere al Popolo!

Vijay Prashad – direttore di Tricontinental: Institute for Social Research

Bassam Saleh – Comunità palestinese di Roma e del Lazio

Comitato Pace e non più Guerra

ANTIFA!nzine

Red Star Press

All Reds Rugby di Roma

Radio Città Aperta

Chiara Colasurdo – Avvocata

Ilenia Rossini – Ricercatrice

Elisabetta Canitano – Ginecologa

Francesca Anna Perri – Medico

CSOA Corto Circuito di Roma

CSOA Macchia Rossa di Roma

Blanca Clemente

Francesca Duca

Sara Nardini – Psicosessuologa

Ana Boris

Anna Milada Grossi – Educatrice

Sabrina Cresci

Daniela Santini – ginecologa

Sofia Laconi

Valeria Bruno – pedagogista

Camilla Volpato – studentessa Unibo

Emidia Papi – USB

Paola Palmieri – USB

Rita Martufi – Direttrice del CESTES USB

Cinzia della Porta – USB

Comitato Pietralata Unita di Roma

Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista

OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa

RdC – Rete dei Comunisti

Michela Flores – USB

Francesca Pulice – USB

Stefania Ruggeri – USB

Micaela Marchi – Rappresentante d’istituto Liceo Argan di Roma

Sofia Cocullo – rappresentante d’istituto del Liceo Ripetta di Roma

Alida Baldari – rappresentante di consulta del Liceo Ripetta di Roma

Riabitiamo Mirafiori

Collettivo teoria e prassi

V Zona – APS – Roma

Circolo Arci Concetto Marchesi di Roma

Laboratorio Politico Iskra – Napoli

Alkemia Laboratori Multimediali

Maria Vittoria Molinari – Asia USB

Elena Casagrande – USB

Costanza Ciafrei – rappresentante di consulta del Liceo Cavour di Roma

Irene Napolitano – studentessa Liceo Giordano Bruno di Roma

Ludovica Proietti – rappresentante d’istituto Liceo Primo Levi di Roma

Federica Raffa – studentessa Liceo Aristotele
Eva Olivero – Rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, La Sapienza

Lorenza Masi – Rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, La Sapienza

Carlotta Olivieri – presidentessa della commissione Antifascismo e Memoria storica della Consulta Provinciale di Roma

Celeste Caporizzi – rappresentante d’istituto del Liceo Russel di Roma

Collettivo Piazzetta Rossa di Roma

Collettivo Levi Civita di Roma

Collettivo Argan di Roma

Collettivo Roberto Rossellini di Roma

Giorgio Cremaschi

Giuliano Granato – portavoce nazionale di Potere al Popolo!

Luciano Vasapollo – Professore universitario La Sapienza

José Nivoi – Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali

Soumaila Diawara

Francesco Dall’Aglio

Enrico Calamai – Diplomatico

Marco Santopadre – giornalista

Diego Reynoso – rappresentante d’istituto del Liceo Plauto di Roma

Sam Alicandro – rappresentante di consulta del Liceo Plauto di Roma

Rosa Maria Coppolino

Adelaide Rossi

Annamaria Bini

Marica Lava

Roberta Frabottaro

Maria Rita Antonini

Anna Organo

Silvia Marzoli

Sara Femiamo

Sara Longobardi

Caterina Ferraro

Anton Ilin – rappresentante di consulta del Liceo Plauto di Roma

Damiano Fusà – rappresentante d’istituto del Liceo Cavour di Roma

Riccardo Ciadini – rappresentante d’istituto dell’istituto Giordano Bruno di Roma

Enrico Alexitch

Iosè Maria Tarallo

David Angelelli

Massimo Maroni

Flavio Novara

Mirca Garuti

Leonardo Cusmai – Rappresentante degli studenti in Consiglio di Dipartimento e in Consiglio di Area Didattica di Filosofia, La Sapienza

Movimento Permanente Infermieri

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

NOTA E LOCANDINE

Stampa e TV, giornalisti servi di Israele e del governo imperialista italiano stanno schifosamente usando anche le donne per attaccare la giusta resistenza del popolo palestinese, di cui le donne palestinesi sono parte attiva, e per cui hanno mille ragioni per volere una Palestina libera dai neonazisti israeliani, dalla feroce loro oppressione, e dalla loro soldataglia che tante lacrime, prigioni, torture e lutti ha dato alle donne.

Dobbiamo denunciare anche chiaramente e senza alcuna ambiguità il governo Meloni pienamente complice del genocidio di Israele. Nella grande manifestazione del 25 novembre forte è stato il sostegno della resistenza del popolo palestinese e delle donne palestinesi, uno dei cuori pulsanti della lotta di questo popolo. Questo aspetto bello, solidale e forte ha fatto saltare i nervi alla borghesia al potere, che ha strillato dai Salvini alla Roccella che ha definito la manifestazione “troppo ideologica, politica... un’occasione persa”. 

Invece NO! Ci dispiace per voi, ma questa manifestazione è stata una grande occasione per la lotta delle donne in questo paese, in uno spirito internazionalista. A Roma giornalisti o televisioni più asservite al governo e di destra, hanno attaccato in modo strumentale la solidarietà alle donne palestinesi facendo domande tendenziose per criminalizzare di fatto chi apertamente e chiaramente esprimeva la solidarietà "senza se e senza ma"; alcuni li abbiamo letteralmente cacciati. Occorre schierarsi, prendere posizione in senso classista sfidando e lottando contro il governo e tutti i suoi apparati...



Voto storico in Francia: il diritto all’aborto entra nella Costituzione

La proposta di legge, presentata dalla sinistra radicale di La France Insoumise, è stata approvata con un’ampia maggioranza, il Parlamento francese ha votato a favore dell’inserimento nella Costituzione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). L’iter della legge, iniziato il 24 gennaio, oggi all’Assemblea Nazionale ha conseguito un ulteriore passo in avanti per ottenere l’iscrizione nella Costituzione della libertà della donna di ricorrere all’aborto. Sarà, da ultimo, il Consiglio di Versailles a decretarne la definitiva introduzione nella Costituzione, una modalità eccezionale riservata alle leggi costituzionali.

«È un voto storico. L’Assemblea nazionale parla al mondo, la Francia parla al mondo» ha dichiarato Mathilde Panot, capogruppo dei deputati Insoumis, dedicandolo alle donne negli Stati Uniti, Polonia e Ungheria. Prima del voto, Panot ha argomentato che si tratta di un testo per proteggere l’aborto e «premunirsi da una regressione» come accaduto di recente negli Stati Uniti e in qualche Paese europeo (come l’Italia, aggiungiamo noi).

L'Assemblea non ha mancato l'appuntamento con la storia. La storia è piena di diritti fondamentali, conquistati duramente, che tutti pensavano fossero stati definitivamente acquisiti e che, con stupore o indifferenza, sono stati spazzati via. Non c'è motivo di credere che il diritto all’aborto sia minacciato in Francia ma ciò nonostante si è voluto costituzionalizzare una libertà di scelta della donna. Il messaggio inviato dalla politica è "simbolico": la libertà di interrompere la gravidanza vuole essere tutelata e viene considerata essenziale dalla Repubblica francese.

Una proposta di legge più che necessaria in questi tempi turbolenti. Il diritto all'aborto è "messo in discussione" e noi in Italia lo sappiamo benissimo.

Nell’ultimo report di dicembre 2023 la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha segnalato in ben dodici punti le mancanze del nostro paese in materia di giustizia sessuale e riproduttiva in particolare rispetto al difficile accesso all'aborto nonostante la presenza di una legge (194/78) che ad oggi purtroppo risulta fortemente inattuale ed inefficace per l’alta percentuale di obiezione di coscienza da parte dei medici che al sud Italia arriva fino al 79%; per l'imposizione dell'obbligo di 7 giorni di riflessione se si sceglie di abortire; per lo smantellamento dei consultori; per il mancato accesso alla contraccezione; per la totale assenza di educazione sessuale nelle scuole.

Disincentivare la scelta di abortire, in tutti i modi e con tutti i mezzi, questa è l’ossessione dominante che è tangibile di fronte a proposte legislative oscene (cfr. ascoltare il battito cardiaco del feto prima di eseguire un’interruzione della gravidanza) o scelte amministrative ingiuste ed insensate. La Regione Piemonte, ad esempio, ha recentemente deliberato lo stanziamento di un fondo pari ad 1 milione di euro in favore di associazioni Pro-Vita ovvero in favore di associazioni e realtà antiabortiste. Ancora una volta ci troviamo ad assistere a un violento attacco all’autodeterminazione sui corpi e sulle scelte delle donne. Ancora una volta si è scelto di investire soldi pubblici per finanziare associazioni e realtà antiabortiste che sono entrate a pieno diritto nei luoghi della salute pubblica. Disincentivare la scelta di abortire a suon di finanziamenti è un violentissimo attacco alla nostra libertà di scelta. Soldi che potevano essere investiti per rifinanziare i consultori, per politiche di sostegno alla genitorialità, servizi per la prima infanzia e alle politiche di welfare ma che invece vengono investiti per limitare la libertà delle donne.

Né possiamo sottacere il convegno antiaborto promosso dalla Lega alla Camera qualche giorno fa e durante il quale si è proposto di modificare la 194: “ nemmeno in caso di stupro la donna è autorizzata ad uccidere il feto”. FOLLIA! Non si ha idea delle ripercussioni psicologiche che una donna vittima di stupro va ad incontrare, Non solo, se alla luce di tale stupro porta in grembo il frutto dell’atroce violenza subita, che vita può avere tale donna? Che vita potrà avere quel feto quando sarà nato? Non si tiene conto di tutte le pericolosità psicologiche che questi eventi abominevoli rischiano di causare. A che punto si può arrivare pur di limitare la libertà di scelta di una donna...

Ben venga dunque la lezione di libertà che arriva dalla Francia.

Giù le mani dai nostri corpi!

Antonietta Ricci – avvocata, Taranto

30/01/24

Libertà per Ilaria Salis contro la criminale montatura del regime fascio/nazionalista ungherese di Orban

Ilaria Salis portata in aula in catene ai piedi e alle mani 

la Farnesina solo ora, dopo quasi un anno in cui Ilaria è nelle carceri, convoca l'ambasciatore ungherese.

Neanche al governo fascista della Meloni, amica di Orban, fa specie che i nazisti possano manifestare liberamente e una antifascista stia in carcere in catene, tra topi e blatte

Ieri la prima udienza del processo per l'aggressione a due neonazisti, lo scorso febbraio nella capitale ungherese. Il procedimento è stato aggiornato al 24 maggio. TG3 Ilaria Salis

Legata per le mani e i piedi, tenuta per una catena e sorvegliata su una panca da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria che indossano il giubbotto antiproiettile e il passamontagna per non essere riconosciuti. È iniziato così in Ungheria il processo a Ilaria Salis, la maestra 39enne milanese, in carcere da febbraio 2023 a Budapest con l'accusa di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti nel corso delle manifestazioni per il “Giorno dell'onore”.

Immagini che hanno suscitato clamore facendo intervenire in prima persona anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie - ha detto il numero uno della Farnesina - della cittadina italiana detenuta in attesa di giudizio".

La Farnesina convoca l'ambasciatore ungherese

Il ministro Tajani ha dato disposizioni al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di convocare l'ambasciatore di Ungheria a Roma per un passo di protesta per le condizioni di detenzione della cittadina italiana Ilaria Salis. Parallelamente, domani l'ambasciatore d'Italia in Ungheria effettuerà un passo presso le autorità ungheresi.

Un funzionario dell'ambasciata d'Italia a Budapest ha partecipato alla prima udienza. La Procura ungherese ha ribadito la richiesta di condanna a 11 anni di carcere, ma Salis rischia una pena massima a 16 anni secondo il codice penale magiaro. Richiesta "eccessiva" afferma il padre della 39enne, Roberto Salis, alla tv ungherese Rtl. L'uomo è "preoccupato" per le condizioni di detenzione, descritte come disumane in alcune lettere inviate in Italia, e ha detto che sostiene la lotta antifascista della figlia. Salis in Tribunale ha preso la parola e si è dichiarata non colpevole - riferiscono i suoi avvocati italiani presenti in aula, Eugenio Losco Mauro Straini.

La donna ha contestato l'impossibilità di visionare le immagini delle telecamere di sorveglianza, su cui si basano le accuse, e la mancata traduzione degli atti, in inglese e in italiano, che le hanno impedito di conoscere appieno i reati di cui è chiamata a rispondere. Il processo è stato rinviato al prossimo 24 maggio. È stato chiesto l'esame delle persone offese, di un consulente antropometrico e un medico legale sulla natura “potenzialmente letale” delle lesioni provocate che hanno portato a una prognosi di 5 e 8 giorni per le vittime. Il giudice ungherese ha confermato, per ora, la custodia cautelare in carcere, ma non è escluso che i legali della donna presentino a breve una richiesta di domiciliari in attesa di sentenza.

La difesa contesta la natura stessa del reato - che non è il tentato omicidio e in Italia prevederebbe pene così lievi da non permettere misure di custodia in attesa di giudizio - e l'aggravante di aver agito “nell'ambito di un'associazione a delinquere” tedesca. Si tratterebbe della “Hammerband di Lipsia (banda del martello), organizzazione anarco-rivoluzionaria al centro di indagini della polizia teutonica, guidata dalla 28enne Lina Engel e il compagno Johann Guntermann, che avrebbe scelto Budapest per "attaccare e assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista" l'11 febbraio, giorno in cui si "celebra" la resistenza delle SS all'avanzata dell'Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale. Uno dei tedeschi coimputati di Salis ha ammesso di farne parte e si è dichiarato colpevole.

La vicenda ha dei riflessi anche sul destino del 23enne anarchico di Milano, Gabriele Marchesi, imputato assieme a Salis e per il quale l'Ungheria ha chiesto la consegna attraverso un mandato d'arresto d'europeo. Il 13 febbraio deciderà la Corte d'appello di Milano. La Procura generale di Milano ha chiesto di respingere l'estradizione per la sproporzione fra i fatti contestati e le pene e per la situazione delle carceri nel Paese dell'est Europa. Il governo di Viktor Orban ha tempo fino a martedì 30 gennaio per inviare al Ministero della Giustizia una relazione che sarà trasmessa ai giudici sulle condizioni detentive.

29/01/24

𝐔𝐬𝐚, 𝐢𝐥 𝐝𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞: 𝟔𝟓𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐫𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞

Mentre l’onda nera contro le donne dagli Usa si espande all’Europa, all’Italia con il governo fascio sessista Meloni/Lega che va sempre più all’attacco del diritto di aborto ideologicamente, politicamente e anche utilizzando eventi "culturali" per diffondere la schifosa e odiosa propaganda antiabortista, vedi il convegno promosso dalla Lega in Parlamento, con il silenzio/assenso della Meloni, contro l’aborto equiparato all’omicidio, contro le donne considerate delle assassine se ricorrono all'aborto e che non si devono permettere mai di scegliere liberamente della loro vita, neanche nei casi di stupro, facendo di fatto un grave incitamento ideologico alla violenza contro le donne.
Ribellarsi, lottare, organizzarsi come donne contro il moderno medioevo che ci vogliono imporre è urgente e necessario.
15 Febbraio Assemblea telematica nazionale... verso l'8 marzo e oltre (seguirà il link - per info mfpr.naz@gmail.com)

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𝐔𝐬𝐚, 𝐢𝐥 𝐝𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞: 𝟔𝟓𝐦𝐢𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐬𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐫𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐛𝐨𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞.
Sono quasi 65mila le donne rimaste incinte dopo uno stupro e che non hanno potuto abortire negli Stati Uniti, nell’ultimo anno e mezzo. E quasi un caso su due è in Texas.
I dati riguardano i quattordici Stati a guida REPUBBLICANA che hanno applicato le maggiori restrizioni all’interruzione di gravidanza, dopo la sentenza di due anni fa della Corte Suprema, che ha annullato il diritto federale all’aborto in vigore dal 1973.
Il numero emerge da una ricerca condotta dal Jama Internal Medicine, la più importante organizzazione medica negli Stati Uniti.
Ricercatrici e ricercatori hanno messo insieme la media di ogni anno delle gravidanze legate a stupri, le statistiche dei Centri federali medici, quelli dell’Ufficio di statistica del dipartimento della Giustizia e le interruzioni praticate legalmente in questi Stati: in media sono una decina al mese gli interventi in ospedale, una piccola percentuale rispetto all’emergenza sociale.
Le statistiche si riferiscono a un periodo che va dall’1 luglio 2022 all’1 gennaio 2024. Nei quattordici Stati che hanno INASPRITO le LEGGI sono stati registrati circa 520mila casi di STUPRO (!), di cui 64.565 hanno portato a una gravidanza. Di queste, 5.586 - il 9 per cento del totale - sono state registrate in Stati con restrizioni ma che prevedono il ricorso all’aborto in caso di stupro, e 58.979 - il 91 per cento - in Stati dove non è prevista alcuna eccezione.
Più di 26mila gravidanze frutto di violenza sono avvenute in TEXAS, uno degli STATI TALEBANI d’AMERICA, con il 45 per cento dei casi. Seguono MISSOURI, con 5.825 casi, e TENNESSEE, con 4.993, poi gli altri: ARKANSAS (4.655), OKLAHOMA (4.529), ALABAMA (4.130). Completano il quadro: Mississippi, Kentucky, South Dakota, Idaho, West Virginia, Indiana e North Dakota.
La statistica non indica quante gravidanze vengono portate a termine e quante vittime riescono ad abortire in uno Stato che ha leggi meno restrittive.
Secondo la ricerca, i divieti rendono impossibile per le vittime di violenze uscire dalla loro tragedia personale e voltare pagina. Dopo lo stupro, la maggior parte delle vittime è costretta a tenere anche il frutto di quella violenza. E questo avviene in un Paese che negli ultimi referendum statali si è SCHIERATO in difesa dei diritti delle donne (!) e con la maggioranza degli americani, compresi i repubblicani, che ritiene l’aborto “moralmente accettabile” (!).
Nonostante cinque dei quattordici Stati prevedano eccezioni, ci sono limitazioni che finiscono per rendere IMPOSSIBILE il ricorso all'intervento. La legge in quegli Stati prevede che la persona che ha subito una violenza e vuole abortire, denunci l’episodio nelle prime settimane, ma solo il ventuno per cento delle vittime si rivolge alla polizia.

La Repubblica 26 gennaio 2024

Ragazze, attente alla "iena ignorante"...

28/01/24

Tra Stati Generali della Natalità da preparare nelle scuole e Convegni della Lega contro l'Aborto il governo Meloni avvia un concreto attacco al diritto d'aborto, imponendo una identificazione donna/madredonne

Donne "macchine per la riproduzione", ruolo centrale delle donne nella famiglia, nella casa a fare e accudire figli per padroni e per la Patria.
Non è proprio questo governo, i suoi Ministri fascio/integralisti - che usano le Istituzioni come loro proprietà per propagandare neri messaggi e preparare provvedimenti da "moderno medioevo" - che aizzano a considerare le donne, le loro scelte, la loro vita meno che niente e se si ribellano possono essere anche uccise?
NON LO PERMETTIAMO! 
Il 25 novembre eravamo a Roma 500mila, l'8 marzo saremo tante di più in ogni città, posto di lavoro, scuola!
per preparare l'8 marzo, giovedì 15 febbraio ore 17 assemblea nazionale telematica
Dalla stampa
Donna = figli - Il ministro dell'Istruzione ha inviato una circolare agli istituti per l'evento di maggio: «Gli studenti potranno diventare protagonisti attraverso riflessioni relative a una tematica che interessa il loro avvenire: “Esserci, più figli, più futuro”»
Luciana Cimino
Fare figli per la patria: una vecchia idea tornata in auge negli ultimi anni nelle destre mondiali. E molto cara anche al governo Meloni, tanto che il ministro dell’Istruzione (e merito), Giuseppe Valditara, ha inviato giovedì scorso una circolare a tutte le scuole in cui chiede, a nome della Fondazione per la Natalità, la «partecipazione attiva» delle classi agli Stati Generali Della Natalità di maggio 2024.
«L’edizione dello scorso anno era fondata sul binomio donna-madre, utile solo a dare spazio in contesti istituzionali a pro life e antiabortisti» spiega Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli Studenti Medi (Rsm). In effetti l’edizione dello scorso anno è nota alle cronache... per la gaffe rivelatoria di Lollobrigida che aveva parlato di «tutela dell’etnia italiana»...
La circolare per le scuole era stata mandata fin dalla prima edizione, 3 anni fa, quando ministro all’Istruzione dell’esecutivo Draghi era Patrizio Bianchi. Ora ha il supporto di tutto il governo che proprio lì, lo scorso anno, annunciò «un intervento shock contro la denatalità». Che ancora non si è visto, mentre è evidente lo sdegno degli studenti...

Attacco al diritto d'Aborto: il convegno promosso dalla Lega a Montecitorio e’ “l’ennesimo tentativo di normalizzare l’antiabortismo nel nostro paese”
Martedì 23 gennaio, nella sala conferenze della Camera dei Deputati, si è tenuto il convegno antiabortista organizzato dal Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli e promosso dalla Lega. Durante l’evento si sono susseguite dichiarazioni pesantissime, inerenti la moralità e la liceità della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Un attacco frontale all’autodeterminazione di donne e soggettività gestanti che ha sollevato numerose polemiche, sia per il luogo da cui è partito, sia per il contenuto degli interventi. Tra questi, quello di Maria Alessandra Varone, ricercatrice di Filosofia all’Università di Roma Tre, secondo la quale l’aborto non sarebbe un diritto accettabile nemmeno nei casi più tragici, come quelli di stupro.
...si tratta di un “pericoloso precedente”, ma non di una novità.
“Dalle dichiarazioni della ministra Roccella (“l’aborto è un diritto… purtroppo”) alle proposte di legge sul riconoscimento giuridico del feto da parte di Gasparri, fino ad arrivare alle ultime mozioni della Lega in Lombardia sulla possibilità di riconoscere il doppio omicidio nel caso un femminicidio coinvolga una donna incinta, passando per la proposta di legge di iniziativa popolare sull’ascolto del battito fetale... L’attacco al diritto all’IVG è uno schiaffo non solo alle centinaia di migliaia di persone che nel 1981 votarono per confermare la legge 194, ma anche alla salute di tuttə”.

Grande giornata ieri per la Palestina rompendo i divieti - Tante ragazze palestinesi, italiane hanno gridato la loro rabbia e determinazione ad andare fino in fondo


Su Aljazeera il video sulle cariche a Milano alla grande manifestazione per la Palestina

27/01/24

Mattarella, sempre più reazionario e ipocrita, usa il "giorno della memoria" per attaccare la resistenza del popolo palestinese

Dal blog proletari comunisti

Un discorso che è un oggettivo sprone verso Prefetture, Questure a vietare, per non "strumentalizzare" il giorno della memoria, le legittime manifestazioni di sabato pro Palestina, ormai tenute a Milano e in tante città da diversi mesi nelle giornate del sabato,

Ma, mentre agli antifascisti, ai proletari, giovani, donne che da sempre hanno lottato e lottano contro il fascismo/nazismo al fianco di tutti i popoli, ieri, come oggi, è impedito di denunciare, lottare contro il nuovo sterminio/genocidio in atto in Palestina da parte dello Stato nazisionista di Israele, che è arrivato a massacrare circa 26 mila masse palestinesi, di cui la maggioranza sono donne e bambini e punta a sterminare un intero popolo, usando l'ignobile arma della fame, della sete, della morte lenta per mancanza di medicinali, attrezzature mediche, ecc. ecc.;

mentre si vuole cancellare in questa giornata il "grido" dei giovani, donne, comunità palestinesi in Italia;
il reazionario Mattarella, invece, usa eccome questa giornata per mettere insieme strumentalmente e nella più oscena falsità storica e attuale, l'orrore del nazismo e la resistenza di un popolo, palestinese, attraverso la sua attuale organizzazione maggioritaria, indicando questa resistenza di un popolo schiacciato, cacciato, ucciso da 75 anni come "l'immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah"; MALEDETTO INGANNATORE! 
Ora più che mai sono queste celebrazioni ipocrite, fatte fianco a fianco con i fascisti di ieri e di oggi al governo e nelle massime istituzioni - dalla Meloni a La Russa, ecc. - che stringono le mani insanguinate di Netanyahu, che sono una vergogna e un'offesa per i milioni di morti della Shoah.

In Palestina vi una resistenza eroica contro un nuovo nazismo rappresentato dallo Stato di Israele/Netanyahu - nazismo che come ieri attraverso la "superiorità della razza ariana", voleva imporre il suo dominio nel mondo, oggi Israele, attraverso l'imposizione di uno stato in cui si è cittadini solo se si è di religione ebraica, sta perpetrando un genocidio per imporre il suo dominio economico, politico, in tutta la zona. La replica degli orrori contro donne, bambini, giovani, civili la sta portando Israele! Nessuno può nascondere le immagini dei bombardamenti/massacri in atto, anche quando la popolazione cerca di prendere del cibo, acqua, medicine, come i neonati morti per mancanza di elettricità, le donne che devono partorire per terra, i medici impediti a salvare vite umane, e tanto altro. 

Mattarella si pone in netto contrasto con  la denuncia/processo ai crimini di Israele della Corte di Giustizia dell'Aja. Questo è un fatto! che dimostra come siano Mattarella, il governo Meloni, le prefetture a porsi dalla parte dei nuovi nazisti, a cancellare la memoria del fascismo/nazismo, che invece è ben impressa in tutti coloro che ieri come oggi lottano perchè "mai più nazismo"! 

23/01/24

La violenza contro le donne ha la sua fonte nella condizione generale delle donne 2 - Vietato abortire...


ABORTO PARAGONATO AD UNA SCELTA DI OMICIDIO

Abortire a Messina resta un diritto ma non è facile esercitarlo. La città conta 3 strutture ospedaliere e circa 53 specialisti ma solo il Policlinico universitario Martino effettua l’Interruzione volontaria di gravidanza. Il nodo locale di Non una di meno denuncia: «L’ospedale ha stipulato una convenzione con un centro di aiuto alla vita che utilizzare alcuni spazi come uffici. Una persona di questa associazione chiama chi deve fare l’Ivg, avendo quindi il numero di prenotazione, per fare un colloquio, da lui definito “psicologico” e “obbligatorio”». "il colloquio non è psicologico perché la persona che lo tiene non è iscritto al relativo albo. Si tratta invece di un componente del Centro aiuto alla vita di Messina con la qualifica di architetto».

Racconta Nudm: «Il 13 giugno abbiamo accompagnato una signora straniera che aveva bisogno di qualcuno che le facesse da interprete... Il suddetto “dottore” ha cercato in tutti i modi di dissuadere la signora dall’interruzione di gravidanza banalizzando e minimizzando quanto raccontato dalla donna e pronunciando frasi come “sento i tuoi bambini, so che vogliono abbracciare la loro mamma” e “non uccidere i tuoi bambini”... Il 29 giugno e 18 luglio scorsi abbiamo accompagnato altre donne, tutte le volte questa persona ha insistito che il colloquio con lui fosse obbligatorio per legge. Grazie alle informazioni personali che ha sulle prenotate, sembra che ti chiami per la visita... In nessun caso, quindi, può trattarsi di un colloquio in cui la persone viene colpevolizzata della propria scelta, paragonando detta scelta a un omicidio. È un diritto della donna rifiutarsi di parlare con questa persona». Sul sito dell’associazione pro vita messinese si legge: «A seguito di uno studio sulle cause che inducono una coppia ad abortire il proprio figlio... Sostanzialmente si è capito che la cultura della violenza e dell’aggressività, che porta a sopprimere il proprio figlio»...


CONSULTORI CHIUSI O CON PERSONALE INSUFFICIENTE

Figli dei movimenti femministi, poi sottratti con fatica al mondo cattolico e a una casta medica prettamente maschile, in quasi 50 anni di storia i consultori familiari si sono affermati come presidi sanitari e sociali, essenziali per il benessere dell’individuo, donne e adolescenti al primo posto. Da anni però, denunciano le attiviste, sono diventati le vittime sacrificali dei tagli al welfare, piegate da investimenti sempre più risicati e marginalizzate nelle riorganizzazioni della sanità territoriale. 

L’ultimo censimento ufficiale risale 2019, quando se ne contavano 1800, circa il 60% in meno dello standard minimo previsto per legge. Ma già dal 2007 si registrava un calo costante, che ha fatto che sì che in dodici anni almeno 300 andassero persi. Tanti continuano ancora a chiudere... Altri subiscono una lenta erosione: «In alcuni casi vengono chiusi “temporaneamente” per lavori per non essere più riaperti...

Succede a Roma, ad esempio, dove Valentina scopre a poche settimane dal parto che l’indirizzo per la sua visita di controllo è cambiato. Sul consultorio di largo delle Sette Chiese, nel cuore del quartiere Garbatella, il primo settembre è comparso un cartello: dal giorno stesso sarebbero stati mantenuti solo i servizi di vaccinazione pediatrica e lo Spazio mamma per le gravidanze. «Ma così non è più un centro per donne»...

L’intero Municipio conta però circa 130mila persone e «servirebbero almeno sei consultori per rispettare il rapporto previsto per legge di uno ogni 20mila abitanti»

A rischio in tutta Italia

Anche nel quartiere popolare di San Giacomo a Trieste c’è un consultorio storico destinato a scomparire. Dei quattro presenti in città, il progetto è di averne due in tutto, nonostante la popolazione di 200mila abitanti ne renderebbe necessari almeno dieci e la riduzione isolerebbe diversi quartieri...

Come accade in tutta Italia, il personale medico e gli operatori che vanno in pensione non vengono sostituiti. Motivo per cui nei sette consultori presenti nell’area della Locride a Reggio Calabria — tutti a rischio chiusura due anni fa — lavorano otto operatrici in totale.

La mancanza di personale è anche la ragione che rende impossibile prenotare una visita nell’unico consultorio di Senigallia, ridotto al minimo delle prestazioni. «C’è una sola ginecologa da due anni, che riesce a seguire a malapena le gravidanze»...