29/11/15

"A casa non mi servi più"

Storie di ordinaria violenza sulle donne

 

Operata al seno per tumore, il marito la insulta: “Non sei più una donna”
Sessantenne cuneese era a processo per maltrattamenti psicologici, il giudice lo ha assolto 

BARBARA MORRA
CUNEO

“Chi ti ha fatto questo intervento di ricostruzione? Un veterinario avrebbe fatto meglio”. Questa frase, insieme ad altre manifestazioni di disprezzo, è stata paragonata a un maltrattamento psicologico. L’ha detta un marito sessantenne cuneese alla moglie appena uscita dalla terapia per la cura di un tumore al seno.
La donna subì una mastectomia e, successivamente, affrontò la ricostruzione con la plastica al seno. Ha denunciato il marito per maltrattamenti e un avvocato l’ha affiancata nella costituzione di parte civile nel processo che ne è derivato. 
Il tribunale di Cuneo ha pronunciato una sentenza di assoluzione. I motivi del proscioglimento saranno più chiari con il deposito delle motivazioni. 

La coppia era sposata da vent’anni con due figlie. All’epoca dei fatti portati a giudizio la più piccola aveva 14 anni. 
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a un anno e 4 mesi. “Il rapporto era stato normale fino all’intervento di mastectomia - ha detto in requisitoria -. Lei faceva la moglie che accudiva e non aveva bisogno di essere accudita. Quando le parti si sono ribaltate a lui non è più andata bene”. 

Il legale di parte civile: “Disse anche alla sorella di lei che la moglie, dopo l’intervento, non era più una donna. Certo, l’operazione di ricostruzione non è stata evidentemente come quella fatta ad Angelina Jolie”. E ancora: “Dopo la malattia lei è diventata per il marito un parassita, insisteva perchè andasse a lavorare perchè in casa non gli serviva più”. 

Alla fine del rapporto di coppia (ora sono legalmente separati) lui ebbe una relazione extraconiugale. L’avvocato: “Le chiedeva di preparargli la borsa per trascorrere il week end con l’amante e la domenica sera le portava i panni da lavare”. 

Il difensore del marito ha dato un’altra versione: “La frase del veterinario e le altre, seppur moralmente sbagliate vanno inserite in un contesto generale di crisi di coppia. Il casus belli è stata la scoperta da parte di lei della relazione extraconiugale, il resto lo ha fatto la mancanza di un accordo sui soldi necessari al mantenimento”. 

La 'marcia in più' del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

La 'marcia in più' del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - documentata dall'importante raccolta dei fogli di massa


Nell'odierna società imperialista le donne, sia nel campo delle lotte sia nell'impegno personale e delle idee hanno una “marcia in più”, mostrano ogni giorno che sono sempre di più una forza poderosa per la rivoluzione

Hablan las acciònes”

Parlano le azioni, condotte dal Movimento femminista proletario rivoluzionario in questi 20 anni.

I fogli, raccolti in questo “Quaderno”, usciti dal 1995 al 2015, testimoniano il lungo, complesso e ricco lavoro che l'Mfpr ha portato e porta avanti a 360° sull'insieme della condizione delle donne, a livello nazionale e anche internazionale.

Questi fogli non sono, pertanto, solo carta, ma ognuno, ogni articolo contenuto in essi parla delle lotte, delle iniziative, delle mobilitazioni; e attraverso le azioni, i fatti, parlano della linea, della ideologia, della teoria del Mfpr.

Per questo, nel 20° anniversario abbiamo voluto restituirli tutti insieme alle donne che lottano, alle compagne, alle rivoluzionarie, alle comuniste.

Questi fogli parlano delle donne, della loro condizione di oppressione in ogni ambito della vita; parlano soprattutto delle donne proletarie, della maggioranza delle donne che subiscono doppio sfruttamento e doppia oppressione di classe e di genere e che non hanno una ma mille catene da spezzare; dalle catene fatte di continue discriminazioni pratiche, ma anche ideologiche, culturali, alle catene “dorate” di falsa e ipocrita emancipazione borghese, dalle catene di doppio sfruttamento sul lavoro e in casa, alle oppressive e spesso mortifere catene familiari, alla permanente sistemica violenza sessuale maschilista, patriarcale, fino ai femminicidi.

Ma soprattutto parlano della ribellione delle donne, della forza, della rottura dei ruoli imposti da questa società borghese, comprese le rotture delle relazioni uomo-donna, familiari; parlano della trasformazione delle donne quando lottano insieme, della trasformazione che portano/impongono anche all'esterno, nelle relazioni di classe, negli stessi movimenti proletari e sociali.

Questi fogli parlano del percorso storico, difficile ma entusiasmante delle donne perchè “tutta la vita deve cambiare”, per la rivoluzione proletaria e socialista in cui le donne siano una forza poderosa per una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi la terra e il cielo. E in questo, i fogli parlano anche della battaglia delle donne per non delegare ma essere protagoniste centrali e determinanti della costruzione di un partito comunista di tipo nuovo, che faccia tesoro delle lezioni positive ma anche negative degli altri partiti e organizzazioni comuniste rivoluzionarie sia storiche che attuali.

I fogli parlano di un percorso interno alla storia gloriosa delle donne, le più numerose, le più combattenti nella lotta rivoluzionaria sia nei paesi oppressi dall'imperialismo che nelle cittadelle imperialiste - dalla Comune di Parigi alla rivoluzione d'Ottobre, dalla rivoluzione popolare cinese e la Grande rivoluzione culturale proletaria alla Resistenza antifascista in Italia, ai nostri anni '70, fino al ruolo nuovo e in prima fila oggi nelle guerre popolari, dall'India, alla Turchia/Kurdistan...

Questi fogli mostrano, con l'azione e le parole, l'arma nuova, originale del femminismo proletario rivoluzionario, e nel loro insieme dicono più di tante spiegazioni il perchè del nome che ci siamo date, cosa significa ogni parola: movimento, femminista, proletario, rivoluzionario.

Questi fogli mostrano la concezione e l'analisi strategica del mfpr: le donne sono le masse.
Proprio perchè la condizione delle donne racchiude tutti e ogni aspetto della condizione di vita, di lavoro, della condizione umana, sessuale dei vari settori delle masse, l'insieme della condizione di sfruttamento e di oppressione, parlare delle donne è parlare delle masse. Per questo le donne, soprattutto proletarie, portano oggettivamente e quando lottano anche soggettivamente, una critica generale al sistema del capitale, in tutti i suoi aspetti, un'esigenza di trasformazione radicale.

Questo carattere di massa delle donne è la base della “marcia in più” che hanno le donne rivoluzionarie, “marcia in più” che nelle lotte, nell'organizzazione emerge forte e chiara in ogni aspetto: sia pratico, sia ideologico, sia politico.

Questi fogli sono cominciati ad uscire in una grande manifestazione nazionale delle donne in difesa del diritto d'aborto per il diritto all'autodeterminazione, e sono nati con il simbolo di Chiang Ching che durante la Rivoluzione culturale proletaria affermò con forza, lottando duramente contro il peso della tradizione patriarcale, cosa significa: scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione e della costruzione di una nuova società. E dimostrando che è possibile!
Chiang Ching è testimonianza del chiaro riferimento rivoluzionario interno al movimento comunista marxista leninista maoista che ha assunto fin dall'inizio l'Mfpr.

Questi fogli terminano in questo Quaderno con lo storico sciopero delle donne che intreccia lotta di classe e lotta di genere e con le mobilitazioni internazionaliste del Mfpr; a segnalare i due terreni più importanti, più strategici, su cui sarà concentrato il lavoro del Mfpr anche in futuro.

Alcuni di questi fogli, soprattutto i primi, sono stampati in maniera grezza, così com'erano all'epoca. Su questo ci scusiamo per una certa difficoltà di lettura, ma anche con la forma stanno a testimoniare il loro carattere di fogli militanti, usciti nel fuoco delle lotte e del lavoro quotidiano delle compagne del Mfpr.


6 giugno 2015

25 novembre in Palestina, Le donne di Massafer-Yatta protestano


25 novembre, At-Tuwani - Dopo che l'esercito israeliano ha chiuso l'accesso alla città di Yatta, isolando di fatto l'area della Massafer-Yatta, le donne palestinesi chiedono la partecipazione ad azioni condivise di solidarietà e supporto con lo scopo di riaprire la strada (video di Operazione Colomba).


Turchia, 25 novembre : "RESISTIAMO ALLA VIOLENZA DELLO STATO MASCHILISTA!"

Da Nouvelle Turquie
Les Femmes : « Nous résistons à la violence d’Etat masculine ! »

Le 25 Novembre était la Journée Internationale contre les Violences faites aux Femmes. A cette occasion de nombreuses mobilisations ont eu lieu à travers toute la Turquie. Dans un pays où le nombre de femmes tuées par leurs maris, pour les 7 premiers mois de l’année 2015, s’élevait déjà à 154, les femmes s’organisent sur tous les plans pour résister.

 

Istanbul : A l’appel de la Plateforme du 25 Novembre, des centaines de femmes se sont retrouvées Place Taksim aux cris de « Nous résistons à la violence d’Etat masculine ! Nous défendons notre droit à vivre ! ».
Les femmes, parmi lesquelles se trouvaient les militantes du Yeni Demokrat Kadın (YDK), ont défilé du Tunnel de Taksim au Lycée Galatasaray ont scandant : « Nous ne nous taisons pas, Nous n’avons pas peur, nous ne nous soumettons pas », « l’homme frappe, l’Etat le défend », « Les occupants de Nusaybin sont les meurtriers d’Özgecan », « Mille saluts aux femmes qui résistent au Kurdistan », « Que les violeurs aient peur de nous », « L’autodéfense est un droit », « Nous ne voulons pas d’un amour qui tue ».
« Notre corps n’est pas un terrain de guerre pour l’Etat »
Elles ont porté des banderoles dénonçant les violences de l’Etat masculin, le harcèlement et le soutien apporté par le système judiciaire masculin aux violeurs et aux meurtriers de femmes.
Place Galatasaray, des déclarations ont été faites, au nom de la Plateforme du 25 Novembre, en kurde, par Hunav Altun (HDP) et en turc, par Nergiz Şen.
« Nous sommes Nevin, Çilem, Yasemin. Nous sommes Ekin Wan ! »
Nergiz Şen commençant son discours en déclarant : « Nous sommes dans les rues pour défendre nos vies face aux violences masculines ! », a poursuivi en soulignant qu’en Turquie 5 femmes sont massacrées chaque jour et que les décisions des procès ne font que légitimer ces assassinats. Rappelant les femmes tuées, Şen déclare : « Nous sommes Nevin, Çilem, Yasemin. Nous sommes Ekin Wan. Nous sommes celles qui ont utilisé leur droit d’autodéfense ».
Elle a continué en annonçant qu’après le départ des Forces Spéciales des villes sous occupations au Kurdistan, des messages sexistes et criminels ont été découverts sur les murs. Elle a fini par dire : « Contre les violences des hommes et de l’Etat nous allons continuer à occuper les rues et à lutter ! »
Suite aux déclarations, un appel a été fait pour se rendre au procès de Yasemin Çakal qui se tiendra le mardi 1er Décembre à la 13e Cour Pénale de Bakırköy. Le 10 Juillet 2014, Yasemin Çakal avait dû tuer son mari pour se protéger des violences systématiques et quotidiennes dont elle était victime. Elle est à présent en prisons avec son enfant. Dans le procès à venir le procureur demande une condamnation à vie.
Pour terminer, les militantes du Yeni Demokrat Kadın (YDK) ont lancé des slogans attirant l’attention sur les 12 jours d’occupation subie par les habitant-e-s de Nusaybin (Kurdistan de Turquie) « Un Massacre a Lieu à Nusaybin ! ».
La manifestation s’est terminée dans les danses et les slogans.

27/11/15

Milano 28 novembre: non corteo ma presidio in Piazza Duomo dalle 17

Per chi voleva venire alla manifestazione a Milano, a fianco delle donne curde contro  la violenza alle donne :
la questura, dopo lunga trattativa, ha autorizzato solo un presidio in piazza duomo.

Partecipiamo comunque tutte, numerose.
facciamo girare l'avviso a tutte le m-list e mettiamolo nei siti, grazie
a domani


La guerra ideologica contro le donne del regime fascista turco di Erdogan, degno alleato di ISIS, della NATO e dell'Europa

Turchia - Erdogan: uguaglianza tra uomini e donne è contro natura

"Non si possono mettere gli uomini e le donne nella stessa posizione. E' contro la natura, perché la loro natura è differente". Ne è convinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha partecipato a un evento sui diritti e sulle libertà delle donne, a Istanbul. Secondo Erdogan, si deve parlare di "equivalenza" fra uomini e donne e non di "uguaglianza", una precisazione che rischia di sollevare un'ondata di polemiche tra attivisti e associazioni per i diritti delle donne.
"A volte - ha detto il presidente, in un evento organizzato dall'Associazione Donne e Democrazia (Kadem) - le donne rivendicano uguaglianza tra uomini e donne. Ma il modo corretto di porre la questione è 'uguaglianza tra gli uomini' e 'uguaglianza tra le donne'". "L'uguaglianza - ha continuato Erdogan, fondatore e a lungo leader del partito islamico Akp al governo in Turchia - trasforma la vittima in carnefice e viceversa. Quello di cui le donne hanno bisogno è di essere equivalenti, non uguali".
Parlando poi delle differenze tra i due sessi, il presidente turco ha aggiunto che "nel mondo del lavoro non si possono imporre le stesse condizioni a una donna incinta e a un uomo". Negli ultimi anni, Erdogan ha più volte chiesto alle donne turche di fare almeno tre figli e ha definito l'aborto come un "omicidio", chiedendo di cambiare le leggi che le permettono

Una ricercatrice palestinese risponde all'Ambasciata di Israele

Samar Batrawi è ricercatrice presso l’Università King’s College di Londra. Di recente, ha scritto degli articoli che trattavano, in particolare, i movimenti e gruppi violenti che operano, in Siria e in Irak.
Interessata alle sue ricerche sullo Stato Islamico, l’Ambasciata di Israele, a Londra, l’ha invitata, questa settimana, per una “discussione”. Ecco la sua risposta.

Desidero dire, senza equivoci e nel modo più chiaro, che io rifiuto ogni associazione o collaborazione con l’Ambasciata di Israele, a Londra, per due distinte ragioni.

Innanzitutto, io sono la nipote di Mahmoud e Fatima Batrawi, due Palestinesi di Isdrud, che sono stati deportati, forzatamente, quando lo Stato che voi rappresentate è stato creato. Entrambi sono sepolti, in un cimitero della Cisgiordania, sormontato dalla colonia illegale di Psagot, legittimata dal governo dello Stato che voi rappresentate. La mia famiglia è una delle molte famiglie palestinesi che sono sopravvissute e cresciute contro ogni previsione, contribuendo alle società in cui vivono. Sono medici, insegnanti, avvocati, giornalisti, scrittori e accademici. E’ sulle spalle di questi eccezionali esseri umani che io, Palestinese che ha vissuto sotto la brutale rioccupazione di parti della Cisgiordania, durante la Seconda Intifada, sto. Voi siete, come ha detto, chiaramente, uno dei vostri cittadini più coscienziosi, “i loro occupanti, i loro torturatori, i loro carcerieri, i ladri della loro terra e della loro acqua, quelli che li esiliano, i demolitori delle loro case, quelli che bloccano i loro orizzonti.”.E’ sotto l’occupazione dello Stato di Israele che mio padre deve vivere, ogni giorno; è il suo assedio di Gaza che la mia famiglia ha sopportato, troppo a lungo; è il suo Governo criminale che ha diviso la mia famiglia in due, per più di dieci anni. E’ il “diritto all’autodifesa di Israele” che disturba il mio sonno, ogni notte, quando mi chiedo se mi sveglierò con la notizia che un dei miei cari è stato ucciso come “danno collaterale”, in una delle vostre operazioni, astutamente orchestrate. E’ l’odore del gas lacrimogeno, sparato dalle “forze di difesa” che sento, nei miei incubi, un ricordo infantile condiviso da molte generazioni di Palestinesi.

In secondo luogo, l’articolo che ho scritto sull’apparente appropriazione della questione palestinese da parte dello Stato Islamico non implicava un interesse condiviso tra Israeliani e Palestinesi, come tutti quelli che lo hanno letto, in modo critico, avranno capito. Voi rappresentate l’occupante e io rappresento l’occupato. Non è una posizione politica ma, piuttosto, la realtà della mia vita, quella che lo Stato di Israele mi ha imposta. Nessun supposto interesse comune può prevalere su questo fatto fondamentale. I soli temi da discutere sono i Diritti Umani di base dei Palestinesi che vivono sotto occupazione e in esilio. E lo Stato che voi rappresentate ha ben chiarito di essere disinteressato a questa questione.

Due brevi commenti finali.

Che cosa rappresenta per voi il 3 novembre? In questo giorno di 59 anni fa, le forze israeliane hanno massacrato centinaia di Palestinesi, a Khan Younis. Mia nonna era una giovane mamma, all’epoca, mio padre aveva pochi mesi. Lei lo teneva in grembo, nascosto sotto il vestito, con la paura che le forze israeliane lo potessero trovare e portarglielo via. Sono morte tra le 275 e 415 persone, quel giorno, ma la mia famiglia è sopravvissuta per raccontare la storia. Questo rappresenta per me il 3 novembre.

Infine, come cittadina palestinese, titolare di una carta di identità della Cisgiordania, non posso mettere piede, in Israele, a meno che non ottenga un permesso. Per questo, non posso essere utile ma trovo divertente il fatto che l’Ambasciata di Israele vorrebbe organizzare un incontro con me perché, anche se accettassi questa offerta, avrei paura di essere picchiata e imprigionata dalle vostre guardie per infiltrazione.

Trovo vergognoso che vi rivolgiate a me, in queste circostanze. E’ probabile che io debba osservare gli ordini del vostro Stato, ancora per molti anni, ma questa è una di quelle rare, bellissime occasioni, in cui posso dire al mio occupante, al mio torturatore, al mio carceriere, al ladro della mia terra, a quello che mi esilia, al demolitore della mia casa, a quello che blocca il mio orizzonte.

No.

Cordialmente,

Samar Batrawi

PhD Candidate and GraduateTeaching Assistant

Department of War Studies

King’s College London

26/11/15

Bagagli per un viaggio di donne in lotta

NEI GIORNI 11 E 12 DICEMBRE: ALLA FIAT DI MELFI, A NAPOLI, A ROMA!

VENERDI' 11 DICEMBRE
Lavoratrici rappresentanti delle precarie in lotta delle cooperative di Palermo, operaie e disoccupate di Taranto, lavoratrici della scuola in lotta di Milano, lavoratrici del commercio de L'Aquila, saremo alle portinerie della FIAT SATA DI MELFI.

Andiamo per portare direttamente la nostra solidarietà alla battaglia che le operaie stanno facendo sulla questione tute e a sostenere la denuncia sul peggioramento delle condizioni di lavoro, pause, ecc. con i loro pesantissimi effetti sulle donne; ma anche ad affermare che oggi proprio la Sata dimostra che le operaie alla Fiat possono essere il "tallone di Achille" di Marchionne e un esempio e incoraggiamento per tutte le lavoratrici. In questo senso ciò che succede a Melfi ha un valore nazionale, e deve avere un valore nazionale, perchè parla di dignità delle lavoratrici, perchè è costruita con il protagonismo diretto delle operaie, superando una visione di delega verso le direzioni delle OO.SS. che soprattutto sulle donne sono spesso il problema e non la soluzione.
Andiamo per parlare e preparare insieme un nuovo "sciopero delle donne" che abbia il cuore
tra le operaie delle fabbriche e le lavoratrici più sfruttate, oppresse, discriminate; uno sciopero costruito dal basso con le lavoratrici, facendo insieme una piattaforma (attraverso anche un'inchiesta tra le operaie) e costruendo una rete tra i vari posti di lavoro e città.
Incontreremo le operaie che stanno portando avanti la battaglia sulle tute e altro.

In serata dell'11 dicembre saremo a
NAPOLI. Andremo, verso le 19, all’ex Opg occupato "Je sò pazzo", per visitarlo e conoscere questa importante e nuova esperienza.
Da parte nostra portaremo l'informazione diretta e il clima dalla Sata di Melfi e parlaremo dello sciopero delle donne, il primo e quello in costruzione - sappiamo che le compagne e i compagni di Je sò pazzo stanno avviando un lavoro verso lavoratrici ultraprecarie dei servizi, ristorazione, ecc. - 
e del
nostro lavoro, delle lotte di lavoratrici, disoccupate che stiamo facendo.
Portare direttamente  la solidarietà delle lavoratrici alla studentessa vigliaccamente ferita e molestata dalla feccia di Casa Pound.
 
SABATO 12 DICEMBRE
Saremo a  ROMA per la celebrazione/festa del 20° anniversario del Mfpr, per incontrare lavoratrici, e in particolare le compagne con cui nel 2013 organizzammo la campagna nazionale preparatoria dello sciopero delle donne (dai presidi del luglio sotto i ministeri, all'assemblea e corteo nelle manifestazioni nazionali del 18 e 19 ottobre).
A Roma l'assemblea aperta dalle ore 16 si terrà nel contesto dell’inaugurazione di una nuova libreria dell'usato e d'occasione  "Metropolis" in via Renato Simoni, 65 (vicino alla stazione Tiburtina) dove vi sarà la musica del cantastorie Federico Berti (BO) e buffet.
A Melfi, a Napoli, a Roma, chiediamo a tutte le compagne, le associazioni, collettivi di donne, le lavoratrici e donne in lotta, che possono - soprattutto quelle che sono nelle zone del nostro viaggio - di venire, di fare insieme questo "viaggio", per il nuovo sciopero delle donne.
per info: sommosprol@gmail.com - mfpr.naz@gmail.com - 3475301704
Nell'attesa di incontrarci, forti saluti rossi!
Le lavoratrici del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Mfpr solidale e combattivo con le prigioniere politiche rivoluzionarie

Come Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario abbiamo aderito al soccorso rosso proletario e lanciato un appello a tutte le compagne e donne proletarie a mobilitarsi per la fine della tortura bianca su Nadia Lioce. Nel seminario del 6 giugno a Palermo, l'assemblea del 20° anniversario del MFPR ha espresso solidarietà alla prigioniera politica, con l'impegno a mobilitarsi per porre fine alla sua attuale detenzione.
Da oltre 10 anni Nadia Lioce è sottoposta a un regime di "carcere duro, più duro degli altri": il carcere di L'Aquila in 41 bis, dove "le detenute sono trattate peggio dei boss mafiosi" e le condizioni di isolamento già gravi, riservate ai prigionieri politici, sono state per lei ulteriormente inasprite da oltre un anno, con la misura dell'isolamento disciplinare.
Particolarmente odioso e inaccettabile, già sotto il profilo costituzionale, è il limite imposto dal dipartimento di amministazione penitenziaria alla lettura/cultura per chi è sottoposto a un regime di 41 bis, come è avvenuto per Nadia Lioce, contro le stesse sentenze della magistratura.
Su questo è stata avviata la campagna "pagine contro la tortura", ma ciò che a noi, come compagne, donne proletarie, comuniste rivoluzionarie preme è denunciare con forza alle masse proletarie l'aspetto controrivoluzionario dell'applicazione del regime del 41 bis a Nadia Lioce e agli altri prigionieri rivoluzionari. Quello punitivo, disumano e degradante è innegabile, lo si è visto con la morte da Stato di Diana Blefari e noi non vogliamo ricordare queste donne, le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte solo dopo morte o solo per il passato, ma guardando in prospettiva verso il futuro.
Queste donne, al di là di scelte di lotta alla fine perdenti poiché non basate sulla mobilitazione delle masse nella guerra di popolo contro questo sistema capitalista, hanno avuto il merito di riaffermare, dopo gli anni della Resistenza, contro una visione delle donne “pacifiche e non violente”, la necessità della lotta rivoluzionaria in cui le donne siano in prima fila per mettere fine all'unica vera violenza, quella reazionaria dello Stato borghese, fascista e maschilista.
Con l'applicazione del 41 bis ai comunisti rivoluzionari è proprio l'emergenza della necessità della lotta rivoluzionaria che si vuole colpire.
Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è certo un mistero per chi ci governa ed è la naturale conseguenza delle politiche da macelleria sociale, attuate con la complicità di sindacati venduti.
Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è neanche più un mistero per le stesse masse proletarie, sempre più a fare i conti con la repressione quando si battono per il diritto al lavoro, alla casa, alla salute.
Quello che forse è ancora un mistero per il proletariato è il nesso tra "lotta alla mafia", come la chiama lo Stato, e lotta alla classe proletaria, così come disciplinata dall'estensione, nel 2002, dell'applicazione del 41 bis ai prigionieri rivoluzionari.
Capire questo nesso non è facile, soprattutto se si fa della campagna contro il 41 bis una pura questione di civiltà, perché al di là delle approssimazioni giustizialiste che anche i proletari sono portati a fare, il 41 bis viene percepito dalle masse come una forma di protezione dei cittadini dalla mafia.

Ma il dubbio ci aiuta a dirimere ogni confusione:
Se la funzione del 41 bis è "ostacolare le comunicazioni dei detenuti con le organizzazioni criminali operanti all'esterno e interrompere i flussi comunicativi che rappresentano la linfa vitale delle organizzazioni criminali", perché accanirsi sui prigionieri politici se la loro organizzazione non esiste più? Quale "organizzazione criminale operante all'esterno" teme oggi lo Stato? Può "Il Capitale" o il "Manifesto del Partito Comunista" rappresentare "la linfa vitale" di una non più esistente "organizzazione criminale"?

Evidentemente sì ed è tutto qui il carattere oscurantista e controrivoluzionario dell'estensione del regime del 41 bis ai prigionieri e alle prigioniere politiche rivoluzionare. E' in quello spettro che si aggira per l'Europa "l'organizzazione criminale" da colpire ed è in quei 'Proletari di tutti i paesi, unitevi!' la "linfa vitale dell'organizzazione criminale" e uccidendo la conoscenza, la solidarietà di genere e di classe vogliono sterilizzare l'idea stessa di rivoluzione.Per questo noi donne del mfpr siamo contro ogni discorso interclassista. “Le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…” (Mariategui).
E diciamo che contro la violenza reazionaria, sessista, di morte, noi siamo per la violenza rivoluzionaria. Noi siamo, e lo vogliamo sempre più, legate a filo rosso con le partigiane, consideriamo parte della nostra storia anche le combattenti della lotta armata degli anni 70, noi siamo con le compagne maoiste della guerra popolare in India, come con le combattenti curde di Rojava, con le Palestinesi che danno la propria vita per mettere fine alla violenza del carcere eterno di Israele, ecc. Noi siamo con le ragazze delle tante banlieues sparse nei nostri paesi imperialisti che si ribellano contro la tripla oppressione, e non trovano ancora la risposta rivoluzionaria che dica: SI, è giusto ribellarsi!  Come diceva Marx, la violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia, è il bello non è il brutto, perché tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a tutto il brutto, allo sfruttamento, agli stupri, alle uccisioni, a tutte le forme di violenza sessuale, agli orrori, all’oppressione infinita, alle guerre... E noi, come donne, abbiamo doppie ragioni per ribellarci!
Per tutto questo saremo in marcia a dicembre, per preparare il nuovo sciopero delle donne e portare le esperienze più significative di questi 20 anni di lotta del mfpr.

25/11/15

VIOLENZA CONTRO LE DONNE: VIA I SEPOLCRI IPOCRITI IMBIANCATI! VIOLENZA RIVOLUZIONARIA DELLE DONNE!

Femminicidi, stupri, violenze quotidiane contro le donne sono sempre più in aumento in tutto il mondo e il nostro paese può "onorarsi" di essere tra i primi posti tra i paesi imperialisti di questa guerra di bassa intensità contro le donne.

Questo aumento delle violenze sessuali è inevitabile, andando di pari passo con l'intensificazione delle discriminazioni, degli attacchi alla condizione di vita della maggioranza delle donne, e in particolare delle donne più sfruttate e oppresse.

Per questo l'mfpr in Italia, in legame con le donne combattenti delle guerre popolari, delle lotte di liberazione, con le donne in lotta sia nelle cittadelle imperialiste come nei paesi del Terzo Mondo, lavora ogni giorno per porre fine alle "ipocrite" celebrazioni borghesi di questa giornata, ponendo fine a questo sistema sociale che genera ogni giorno violenza contro le donne.

Noi combattiamo le vulgate correnti su "violenze sessuali" legate solo ad un retaggio di patriarcalismo, di cui questa società "si deve liberare". Oggi, i femminicidi e gli stupri sono  interni e frutto del moderno fascismo, dello stadio di putrefazione dell'imperialismo nella sua fase di crisi, dell'humus odierno di “uomini che odiano le donne”.

Noi siamo per la “morte della famiglia”, perchè questa famiglia nel moderno medioevo è sempre più il cuore dell'oppressione e spesso della morte delle donne.

Noi siamo, sempre, ma particolarmente in questa giornata in cui sentiremo anche chi ci opprime denunciare la "violenza e oppressione delle donne", contro ogni discorso interclassista, ogni discorso di donne generico; “le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…” (Mariategui).
Le donne che stanno nei Governi borghesi, le donne oggi "servette" del Governo Renzi, le padrone, le donne intellettuali borghesi, ecc. che vogliono al massimo liberarsi di forme di disugualianze e discriminazioni ma solo perchè esse facciano meglio le padrone, o le cape di Stato e di governo; tutte queste non c’entrano niente con la maggioranza delle donne.

Ma diciamo anche che contro la violenza reazionaria, sessista, di morte, noi siamo per la violenza rivoluzionaria. Noi siamo, e lo vogliamo sempre più, legate a filo rosso con le partigiane, consideriamo parte della nostra storia anche le combattenti della lotta armata degli anni 70, noi siamo con le compagne maoiste della guerra popolare in India, come con le combattenti curde di Rojava, con le Palestinesi che danno la propria vita per mettere fine alla violenza del carcere eterno di Israele, ecc.
Noi siamo con le ragazze delle tante banlieues sparse nei nostri paesi imperialisti che si ribellano contro la tripla oppressione, e non trovano ancora la risposta rivoluzionaria che dica: SI, è giusto ribellarsi! 
Come diceva Marx, la violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia, è il bello non è il brutto, perché tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a tutto il brutto, allo sfruttamento, agli stupri, alle uccisioni, a tutte le forme di violenza sessuale, agli orrori, all’oppressione infinita, alle guerre... E' inutile che ci state a dire: No, le donne sono contro la violenza, altrimenti fanno come i maschi... Ma quale maschi, siamo più violente noi! Dobbiamo essere più rivoluzionarie, perché abbiamo una doppia ragione per farlo.


MFPR

lavoratrici e precarie a Palermo oggi 25 novembre...


CONTRO QUESTO SISTEMA SOCIALE CAPITALISTICO CAUSA DELLA DOPPIA OPPRESSIONE E DELLA DOPPIA VIOLENZA CONTRO LA MAGGIORANZA DELLE DONNE... FEMMINICIDI, STUPRI, DISCRIMNAZIONI, MOLESTIE SESSUALI...


ORGANIZZARSI NELLA LOTTA PER ROVESCIARLO E' GIUSTO E NECESSARIO!


Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne siamo in piazza perchè siamo donne impegnate quotidianamente nella lotta in una fase in cui il governo Renzi e i padroni ci attaccano ancora più pesantemente

Siamo in piazza perchè siamo una parte delle tantissime donne colpite sul piano economico/lavorativo ma ogni giorno che passa è sempre più chiaro ed evidente come l’attacco alle nostre condizioni di vita sia ben più largo: dalle operaie della Fiat di Melfi attaccate dal fascismo padronale di Marchionne alle braccianti, moderne schiave nei campi, dalle precarie, alle disoccupate alle tante donne migranti più sfruttate... è l'intero sistema sociale che ci vuole doppiamente oppresse, subordinate, discriminate.
Un sistema che ci vuole far tornare indietro, che prima ci sfrutta e poi nella crisi ci ricaccia a casa, che ci reprime se lottiamo giustamente in difesa del lavoro, contro la precarietà, la disoccupazione e ci vuole rinchiudere in famiglia per scaricarci tutto il peso del lavoro di cura ma anche per controllare la nostra vita, soffocando ogni nostra esigenza e bi/sogno di autodeterminazione... un sistema - governo, padroni, Chiesa - che considera “sacra” una famiglia che per tante donne diviene invece luogo di oppressione, di violenza fino agli odiosi femminicidi quando una donna prova a rompere quelle catene che la tengono legata ad una condizione che non vuole più subire.
Non basta sperare che oppressione, discriminazioni, molestie sui posti di lavoro, stupri, femminicidi finiscano, perchè questa società capitalista pone come una delle sue basi per la sua esistenza la doppia oppressione, di classe e di genere, della maggiornza delle donne la cui manifestazione più barbara è la violenza...


ORGANIZZARSI NELLA LOTTA RIVOLUZIONARIA PER TRASFORMARE DAVVERO LA NOSTRA VITA ROVESCIANDO QUESTO SISTEMA NON E' SOLO GIUSTO MA NECESSARIO!



MFPR PALERMO

Chi ha più interesse alla teoria rivoluzionaria sono le donne!

Vogliamo iniziare su questo blog uno studio teorico Marxista a cadenza mensile.

Per far conoscere a tutte le donne come l'analisi materialistico storico dialettica di Marx - Engels abbia dimostrato come la condizione della donna di oppressione non è sempre esistita, non e' immutabile, che l'oppressione della donna all'interno della famiglia e della società è conseguente allo sviluppo economico sociale che ha portato alla proprietà privata, allo Stato e al modo di produzione capitalistico, base per l'oppressione delle donne e la sua subalternità sociale e familiare.
Con questo studio vogliamo che le donne, in particolare le donne proletarie a a cui è principalmente diretta questa formazione, facciano proprie queste teorie per combattere chi ci propone teorie borghesi, che si presentano anche sofisticate, ma che ci vogliono far credere che la nostra condizione subalterna è solo da contrattare con questo sistema sociale, da moderno medioevo, e non da combattere ribellandosi ad esso, o ne fanno solo una questione di trasformazione di idee, tentando di impedire una prassi rivoluzionaria. 
Senza elaborazione teorica, anche se lottiamo ogni giorno, inevitabilmente ci facciamo guidare dalle teorie borghesi che vogliono al massimo indorare le nostre doppie catene. E anche questa è una subdola violenza!

In questo senso senso chi ha più interesse a studiare Marx, Engels, ecc. sono le donne! perchè senza teoria non c'è rivoluzione, e senza rivoluzione non c'è liberazione.
Le donne comuniste rivoluzionarie come Rosa Luxemburg e la partigiana Teresa Noce, e tante altre che non sapevano ne leggere e ne scrivere sono diventate delle teoriche, questo vuol dire che per noi donne in lotta sfidare anche il campo delle idee, della teoria può essere la regola non l'eccezione, perché le nostre idee non restano “idee”, sono armi. 

Inizieremo questa Formazione Rivoluzionaria delle donne dal nuovo anno, e partiremo dal fondamentale testo di Engels "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato".

24/11/15

Contro la violenza di padroni, governo, uomini, Stato imperialista contro le donne

unirsi al Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario!

TARANTO - 25 NOVEMBRE - GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE - ORE 18 INCONTRO PUBBLICO PRESSO LA SEDE SLAI COBAS SC

Contro il Moderno Medioevo e la doppia oppressione, donne in lotta per la rivoluzione!
La furia delle donne dobbiamo scatenare, tutta la vita deve cambiare!

Dal 20° anniversario alla prossima marcia a dicembre - tra le operaie della Fiat di Melfi, a Napoli, a Roma - del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

LE LAVORATRICI, DISOCCUPATE ORGANIZZATE MFPR – TARANTO
INFO. 3475301704 – mfpr.naz@gmail.com

23/11/15

Comunicato di solidarietà alle studentesse e agli studenti aggrediti dallo squadrismo dei neo-fascisti

SOLIDARIETA’ ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI AGGREDITI DALLO SQUADRISMO DEI NEO-FASCISTI

Il Coordinamento Lavoratori Contro La Buona Scuola di Torino – che riunisce lavoratrici e lavoratori della scuola, docenti e ATA, in lotta da febbraio scorso contro la famigerata Legge 107 -  condanna le vili aggressioni a danno di alcune studentesse e studenti, avvenute negli ultimi giorni a Napoli, Torino e Roma, compiute da militanti di organizzazioni dichiaratamente neo-fasciste.
Particolarmente grave è l’aggressione, anche di natura sessista, ad opera di militanti di Casa Pound, perpetrata a Napoli contro una giovane studentessa di 17 anni che, oltre ad essere minacciata e ferita con un coltello da un uomo di più di 40 anni, è stata dallo stesso oggetto di molestie sessuali, verbali e fisiche.
Tali aggressioni sono avvenute nelle forme dell’agguato alle spalle e al buio, del branco contro pochi (addirittura di un branco di maschi adulti, armati, contro una giovane donna), modalità tipiche dei gruppi “neri” illegali. Le aggressioni sono state rivolte, così come a Torino, anche a Napoli e a Roma, a studenti attivi o vicini a collettivi studenteschi che da mesi si battono contro gli effetti nefasti della Legge 107, La Buona Scuola, e contro le politiche del Governo Renzi (Università, Jobs act, tagli alla Sanità, diritto alla casa, antirazzismo, antifascismo ecc.), e che lo scorso venerdì 13 novembre hanno partecipato alle grosse manifestazioni studentesche nelle principali città italiane. E’ palese il carattere intimidatorio e squadrista di queste aggressioni, compiute da Casa Pound, Fuan e Forza Nuova, contro chi lotta apertamente nelle piazze, alla luce del sole, con le armi della partecipazione, della solidarietà, dell’impegno, per costruire una società migliore, e difende il costituzionale diritto di critica, la libertà di espressione, il pluralismo, e il rispetto delle regole democratiche. I gruppi “neri”, colpendo i nostri giovani studenti, rivelano ancora una volta la loro funzione di cani da guardia del sistema, dello status quo, di una legge rifiutata dal 99% del mondo della scuola, e di tutte le leggi antidemocratiche e classiste dell’attuale Governo e dei precedenti.
La nostra massima solidarietà va alle studentesse e agli studenti oggetto di violenza.
Non possiamo, però, fare a meno di notare che, se negli ultimi giorni, in branco e al buio, i vigliacchi “neri” hanno aggredito i nostri studenti, per intimidire e avvisare chiunque altro in futuro possa pensare di scendere in piazza o impegnarsi contro leggi ingiuste e per un cambiamento culturale e politico, venerdì 13 novembre nelle piazze di Napoli e Milano poliziotti armati e corazzati, per le stesse ragioni, hanno picchiato selvaggiamente altri studenti disarmati e a volto scoperto, colpendo con i manganelli anche alcuni nostri colleghi. Un clima di regime e un humus autoritario si fa strada nel nostro Paese e questi episodi lo dimostrano più di mille analisi. Contro questo clima, per il diritto di critica, la libertà di espressione, il dritto allo studio per tutte e per tutti e per una scuola pubblica, laica, antirazzista, antifascista e non classista -il contrario del modello di scuola disegnato da Renzi e dalla Legge 107- noi lottiamo e continueremo a lottare, al fianco dei nostri studenti.

Coordinamento Contro La Buona Scuola Torino
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"Sei brutta, mi rovini la giornata", e arriva pure il licenziamento

I soprusi per le donne che lavorano non finiscono mai, e la razza dei padroni è sempre più schifosa. Contro la doppia oppressione dobbiamo lottare!

"Sei brutta, non voglio vederti, mi rovini la giornata". E' la storia di una donna friulana-operaia specializzata, vessata dal titolare dell'azienda per ragioni estetiche. Al culmine, si legge sul sito della Provincia di Udine, è arrivato il licenziamento attraverso l'escamotage della soppressione del posto di lavoro.
La signora ha denunciato tutto al punto Sos Antimobbing della Provincia e l'equipe, che comprende vari esperti (psicologo, avvocato, medico del lavoro, medico legale, psichiatra) e offre supporto gratuito a lavoratori e lavoratrici vittime di molestie sul lavoro, ha intrapreso un percorso che ha portato ad avviare una causa civile per l'impugnazione del licenziamento.
Ma questo è solo uno dei casi affrontati negli ultimi mesi dallo sportello: le difficoltà per le donne, in termini di discriminazioni e vessazioni sui luoghi di lavoro, sono molte. Non si tratta di violenze fisiche ma di discriminazioni di genere messe in atto con diverse azioni vessatorie.
L'avvocato Teresa Dennetta, nel corso del convegno 'Il posto di lavoro: opportunità o soprusi?' organizzato dalla Provincia di Udine e dalla Commissione provinciale pari opportunità presieduta da Maura Pontoni in occasione della 'Giornata internazionale contro la violenza sulle donne', ha raccontato anche altre storie. Come quella di una donna che per aver rifiutato le attenzioni di un collega, in un contesto prettamente maschile, si è vista ostacolata nell'attività lavorativa attraverso volute alterazioni nella comunicazione delle consegne, situazione che l'ha portata all'emarginazione da parte anche degli altri colleghi.
"Riceviamo con frequenza - ha aggiunto Dennetta - anche segnalazioni di pacche sul sedere alle lavoratrici da parte del datore di lavoro".

21/11/15

400 minorenni nelle carceri israeliane

IERI GIORNATA DEL FANCIULLO. PER I BAMBINI PALESTINESI MALTRATTAMENTI, ABUSI, TORTURE FISICHE E PSICOLOGICHE
La Società del Prigioniero palestinese ha reso noto venerdì che circa 400 bambini palestinesi tra gli 11 e i 17 anni sono attualmente imprigionati nelle carceri israeliane. 11 sono detenuti senza imputazioni e processo, cioè, sono prigionieri amministrativi. La Società ha aggiunto che diversi minorenni, incarcerati dall’inizio del mese di ottobre, erano stati colpiti da proiettili letali dalle forze israeliane mentre erano in stato di fermo. Circa 700 bambini sono stati arrestati dall’inizio di ottobre – soprattutto a Hebron e nel distretto di Gerusalemme – molti dei quali sono stati poi rilasciati a condizioni particolari, come il pagamento di una cauzione o gli arresti domiciliari. I minorenni palestinesi in Cisgiordania sono processati con il sistema giudiziario militare, un sistema che, secondo i gruppi per i diritti umani, non garantisce un equo trattamento processuale e maltratta i Palestinesi. Il numero di minorenni palestinesi detenuti è quasi raddoppiato tra settembre e ottobre di quest’anno, secondo una ricerca condotta da Addameer. I minorenni nelle carceri israeliane sotto soggetti ad abusi, maltrattamenti e torture fisiche e psicologiche.

© Agenzia stampa Infopal

25 novembre, contro la doppia violenza


Da Tavolo4

25 novembre: giornata di lotta
contro la violenza di genere e di classe che colpisce le donne

La data del 25 novembre vuole ricordare delle donne resistenti: le sorelle Mirabal, donne che sono state seviziate e violentate perché ribelli contro un sistema oppressore. La motivazione della ferocia usata da quel potere asservito agli USA, è stata tutta politica.
Oggi come ieri, infatti, la violenza che si scatena contro le donne, ritenute soggetto / oggetto debole dalla propaganda mediatica che impera da secoli, tocca i nervi scoperti degli affetti e della sfera privata ma la sua essenza è squisitamente politica.

E’ la politica borghese che vuole le donne soggetto debole, oggetto da compravendere e mercificare anche a costo del gesto estremo / eclatante che, proprio nei paradigmi sociali di oggi, rileva solo come fatto di cronaca, senza che vengano indagate le cause vere, sociali, economiche e valoriali, di tali violenze.
In un sistema in crisi strutturale, il prezzo viene sempre pagato dalle classi più deboli: ex classe operaia, piccola borghesia ormai proletarizzata, vaste sacche di sottoproletariato consolidate in situazioni di emarginazione sociale e culturale.
E le donne di queste fasce sociali vivono le condizioni peggiori: doppiamente sfruttate perché in difficoltà sociale ed economica, prive di indipendenza perché espulse dal mondo del lavoro e disoccupate e di autonomia individuale,  perché tornate vittime di una concezione patriarcale che si ripresenta prepotentemente come concezione valoriale dominate, mai contrastata da una sottocultura condivisa ed alimentata nel tempo e che oggi fa tabula rasa di ogni espressione dialettica.
Le donne delle classi dominanti, per contro, possono permettersi una dialettica forte ed emancipata e fanno quindi “corsa a se’”, strombazzando però a nome di tutte di diritti civili, parità di genere, quote rosa, cultura delle differenze di cui sono le sole a beneficiare e a dispetto di ogni normativa.
Della serie: se sei ricca puoi permetterti tutto, compreso stare al riparo dalla violenza o, se del caso, contrastarla, se sei povera subisci tutto e senza pietà ma hai l’illusione che la demagogia farcita di parità di genere,  possa riguardare anche te.
Le donne del Partito Comunista ribadiscono come si debba lottare per i diritti di tutte e non per i  privilegi di poche.
Sono ii diritti sociali a conformare e rendere migliore una società, non i "casi" sbandierati come proposta politica (peraltro mai realizzata!),  per esempio, dalla falsa sinistra demagogica, che oggi in Italia, è al tempo stesso maggioranza e minoranza / consenso e dissenso organizzato. Tali bandiere propagandiste, senza anima e senza cuore, sono sventolate al solo scopo di confondere e distrarre l’attenzione dalla lotta, purtroppo in difesa, che le classi popolari stanno faticosamente portando avanti in un clima di enorme difficoltà, per mantenerla nel solco del consociativismo sociale e del più bieco appiattimento.
La violenza contro le donne, dunque, è oggi violenza fisica, stupro, riaffacciarsi di un medioevo mai sopito riverniciato da analfabetismo culturale di ritorno, licenziamento, precariato eterno,  sfruttamento classista al quadrato, ovvero costrizione al doppio lavoro gratuito (nei lavori di cura in famiglia) e sottopagato (fuori casa, per sopravvivere). Il tutto  orchestrato da una deriva politica ancorata ad un saldo  principio: attaccare i soggetti più deboli della società, classi popolari sempre più vaste che oggi stentano a riconoscersi come tali e, in modo più feroce, le donne delle classi subalterne e dei vasti ceti in via di proletarizzazione.
Così come la coscienza di classe rende possibile la lotta consapevole degli sfruttati contro gli sfruttatori, solo la capacità delle donne delle classi popolari di contrastare la doppia violenza di classe e di genere, renderà autenticamente possibile un modo più giusto per tutti e tutte.
Il mondo dove i principi di parità di genere nel rispetto delle differenze, autodeterminazione ed indipendenza non saranno affidati  alla casualità di politiche più o meno progressiste e dal valore alterno (sempre per i ricchi e mai per i poveri, diritti civili si (solo per chi può) / diritti sociali mai più) ha un solo nome ed è quello ispirato al modello di società socialista / comunista.
Tutto ciò non è retorica ma l’unica vera possibilità organizzata di contrastare l'attuale modello violento ed ingiusto di società: una società governata dai dettami del capitalismo,  violento e cattivo sempre e con tutti ma di più con le donne.

Monica Perugini
responsabile nazionale donne comuniste
Partito Comunista