30/04/23

Manifestazione nazionale dei migranti del 28 a Roma - Report a cura di MFPR-AQ

Questa manifestazione, di oltre 4mila persone, ha visto una ricchezza e complessità di interventi difficilmente restituibili.


Innanzitutto il corteo, 
folto e combattivo, non era per niente scontato.


L'appuntamento era alle 14 in Piazza dell'Esquilino, per una mobilitazione nazionale contro il decreto Cutro, il razzismo e la guerra, per 
casa, lavoro, salute, diritti e documenti per tutte e tutti. Ma sono state la determinazione e la rabbia che migliaia di lavoratrici e lavoratori immigrati, dal sud al nord, hanno portato nel

Una lettera della Commissione Femminile di Rivoluzione Comunista e la risposta del MFPR


29/04/2023 21.18, rivoluzionec@libero.it ha scritto:
Al  MFPR nazionale

E p.c.  MFPR Milano

Vi inviamo in allegato, per vostra conoscenza, la nostra presa di posizione dell’8 aprile u.s. sulla bocciatura da parte della Commissione Politiche Europee del Senato della proposta di riconoscimento automatico del certificato emesso dagli altri paesi membri dell’UE (proposta di regolamento della CE) dei figli di coppie omogenitoriali, e sulla gestazione per altri.

Dobbiamo però rilevare, con vivo disappunto, che nel documento postato sul vostro sito il 23 marzo scorso, intitolato “La maternita' surrogata? Prima di tutto il nostro NO alla Roccella, FdI, Meloni”, si legge, nel 1° punto laddove criticate la presa di posizione del Pungolo Rosso/Si cobas: “Gratta gratta dietro queste posizioni politiche del Si.cobas/Cuneo rosso compare sempre il "bordighismo", che anche durante il fascismo/nazismo in nome di posizioni di "principio" non fece nulla per combatterlo”.

Questa vostra affermazione, propria della mistificazione calunniatoria togliattiana, rivela un’ignoranza piena della storia del comunismo rivoluzionario in Italia dal 1921 al 1945, ed è inaccettabile e offensiva per noi comunisti/e... (e indicano poi alcuni loro articoli e documenti pubblicati nel 2021 nel centenario della scissione di Livorno e fondazione del P.C. d’It. ndr).

                        La Commissione Femminile di Rivoluzione Comunista.

La nostra risposta 

Compagne,
ci dispiace, ma confermiamo in pieno la nostra critica al bordighismo, che è molto ma molto più profonda di quelle poche frasi (che di seguito riportiamo).
Noi siamo con Gramsci e con la lunga battaglia che fece contro Bordiga sia dopo il 21 sia dal carcere. E purtroppo questa tendenza che ostacolò e ostacola sia la costruzione di un partito comunista agente nel fuoco della lotta di classe in stretto rapporto con le masse, sia di una linea e pratica politica che diriga i proletari e le masse nello scontro concreto, è presente anche oggi e noi la consideriamo un freno per lo sviluppo del lavoro rivoluzionario anche oggi. Questo al di la' delle singole compagne e compagni che rispettiamo.

(dall'articolo del Mfpr):


"Non si può prendere posizione contro la maternità surrogata senza schierarsi e lottare prima di tutto contro questa crociata da moderno medioevo, che è contro le donne, prima di tutto.

(oggi, vuol dire contrastare, combattere la proposta di legge, anche in parlamento votando contro. Su questo non ci può essere ambiguita'. Per questo, per esempio, la posizione presa dal Si.cobas, che riprende quella di 'Cuneo rosso', apparentemente sembra giusta ma in realta' è sbagliata, offre, che lo voglia o no, il destro in questa fase di attacco al governo fascista della Meloni. 
Scrive il Si.cobas: "...ferma restando l’opposizione alle discriminazioni che una certa destra vorrebbe introdurre ai loro danni(simili a quelle che un tempo colpivano i “figli naturali”, nati fuori dal matrimonio)... resta altrettanto fermo che la pratica dell’utero in affitto è una pratica da criticare e respingere senza se e senza ma in quanto, oltre ad esprimere una visione distorta della genitorialità, ha un carattere mercantile e colonialista".

Non "senza se e senza ma"; le proletarie e i proletari d'avanguardia, i sindacati classisti, i rivoluzionari, i comunisti devono agire e prendere posizione non in astratto per "mettersi la coscienza a posto", ma rispetto alla battaglia concreta da fare ora per respingere oggi il moderno fascismo, integralismo patriarcale in tutte le sue espressioni; le proletarie d'avanguardia, ecc. comprendono chi è il nemico principale e la lotta oggi principale da fare. Se questi compagni stessero in parlamento voterebbero come la Roccella e i peggiori parlamentari della destra? Chi aiuterebbero in questo modo? Non certo le donne, le donne più sfruttate e oppresse, per cui dopo la legge sulla "maternita' surrogata" avrebbero la legge contro il diritto d'aborto, la legge contro il divorzio, ecc. e quindi si troverebbero ad essere ricacciate indietro di più di 50 anni. Gratta gratta dietro queste posizioni politiche del Si.cobas/Cuneo rosso compare sempre il "bordighismo", che anche durante il fascismo/nazismo in nome di posizioni di "principio" non fece nulla per combatterlo)"

27/04/23

1 Maggio in Francia! Una rappresentanza delle lavoratrici Mfpr sara' a Parigi: "Uccidiamo il capitalismo!"


Ogni tanto una buona notizia, annullata l'assoluzione di 2 stupratori al raduno degli alpini a L'Aquila

Tutto da rifare nella vicenda giudiziaria sulla presunta violenza sessuale ai danni di una minore nel corso dell’Adunata nazionale degli alpini nel 2015 all’Aquila. La Corte di Cassazione ha annullato il verdetto assolutorio per i due imputati: rinviati gli atti presso la Corte d’Appello di Perugia per un nuovo processo nei confronti degli imputati Danilo Ceci, l'alpino oggi 35enne, e il venditore ambulante Semir Belhaj, coetaneo. I due sono accusati di violenza sessuale di gruppo ed erano stati condannati in primo grado a 4 anni di reclusione ciascuno.
L’annullamento nonostante la richiesta del sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione di dichiarare l’inammissibilità degli appelli. Nel suo ricorso, il Pg Paolella aveva rimarcato come “la sentenza d’Appello dedica pochissimo spazio all’esito delle analisi scientifiche sul maglione della minore: tre tracce alle quali hanno contribuito i due imputati e la ragazza stessa. Nel caso in esame è stato particolarmente grave ed evidente il tipo di travisamento della prova perché l’errore sulla prova scientifica ha poi gravemente inficiato il ragionamento probatorio che risulta disancorato dalla realtà processuale”. Sempre nel ricorso lo stesso Pg Paolella ha evidenziato, consulenze alla mano, come “la ragazza presenta gravi ed indiscutibili segni rivelatori di abuso sessuale”. Per Paolella la Corte non ha tenuto conto della testimonianza della mamma della giovane. Sempre secondo il Pg, “la Corte ha eliminato dalla piattaforma probatoria in un processo per stupro di gruppo, la drammatica storia clinica della stessa che prima dei fatti era un’adolescente studiosa e solare sia pure con qualche disagio e insicurezza tipicamente adolescenziali e dopo la violenza sessuale subita, si è spenta tanto che solo dopo un anno di indicibili sofferenze psichiche la ragazza inizierà a svelare lo sconvolgimento.

Chi più di noi ha bisogno della teoria? Ma una teoria agente e critica verso il femminismo borghese

Per affermare il movimento femminista proletario rivoluzionario, occorre la pratica, una linea agente, ma occorre anche la teoria, al servizio della pratica, occorre separare non solo praticamente ma soprattutto teoricamente il femminismo proletario rivoluzionario dal femminismo piccolo e anche medio borghese. 
Chi più di noi ha bisogno delle teoria? Perchè ci vogliono fregare tutti, e ci fregano non solo sulla pratica ma soprattutto con le parole, con gli scritti. Alcune teorie sono grossolane, cioè sono facili da smontare, ad esempio quelle più apertamente fasciste, sessiste, integraliste, altre invece sono sottili, sofisticate, e bisogna anche noi attrezzarci. Perchè queste teorie ostacolano, fanno da freno a scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione.
Allora bisogna liberarcene facendo chiarezza. E’ necessario capire più a fondo: perché vi sono quelle linee, qual’è la politica generale che le sostiene, qual’è la concezione che le guida, e ancora, di quali classi sono espressione quelle concezioni?
Ma il nostro lavoro teorico, di formazione rivoluzionaria non è un esercizio intellettualista, culturalista ma è parte della lotta rivoluzionaria, secondo il principio “pratica-teoria-pratica più avanzata e strumentata”; va nella direzione di dare nelle mani, armare le menti e la voce delle donne; combattere sul campo le influenze nefaste delle teorie del femminismo piccolo borghese.

Questo è il senso dell’opuscolo fatto su alcune delle posizioni della teorica accademica femminista Silvia Federici, che tratta in termini critici le posizioni antimarxiste di questa importante femminista. 
Le trattiamo perchè queste posizioni, espresse anche da altre femministe intellettuali, hanno trovato molto spazio e influenza nel movimento femminista sia a livello nazionale che internazionale.
Con questo scritto abbiamo cercato di mettere in discussione varie sfaccettature delle teorie e posizioni politiche della Federici, dato che non su un solo terreno tali teorie sono sbagliate, ma c'è un filo unico che lega vari terreni, e che fa di esse una organica posizione antimarxista - che è pure andata peggiorando negli anni.
La Federici è tra le teoriche che hanno influenzato e continuano ad influenzare il pensiero femminista occidentale e – in particolare in Italia – il movimento “Non una di meno”.
Il tema centrale che affronta la Federici, e su cui c’è stato e c’è tuttora molto dibattito nel movimento delle donne, e su cui hanno scritto teoriche, filosofe, è quello del lavoro di riproduzione della donna, del lavoro domestico. Questo tema è importante perchè ha a che fare con l’analisi di fondo del ruolo e condizione delle donne nel sistema capitalista e delle sue implicazioni nella lotta di liberazione delle donne. 
La stragrande maggioranza delle donne svolge lavoro domestico, che lavori fuori casa o sia disoccupata. Il carico di cura della famiglia, dei figli, del marito, dei genitori anziani è sulle spalle delle donne. Questa attività che apparentemente sembra privata, in realtà ha un fondamentale ruolo sociale nel sistema capitalista, per la riproduzione/conservazione della forza-lavoro (compresa la nascita di nuove braccia produttive) perché torni ad essere sfruttata il giorno dopo dal padrone. 
Ma in che senso il lavoro domestico è parte della produzione capitalista? Qual’è il suo valore?
La Federici sul lavoro domestico, e ponendo la centralita’ della lotta per il “salario al lavoro domestico” vedendolo come terreno strategico della lotta rivoluzionaria, porta avanti una posizione non classista, non rivoluzionaria, con un uso distorto delle posizioni di Marx ed Engels, non solo su questo campo, ma anche su altri, per esempio sulla questione ambientale.
Per Federici, Marx da un lato non avrebbe voluto considerare la condizione delle donne o ne avrebbe fatto analisi limitate e carenti, dall’altro avrebbe dato una rappresentazione positiva del capitale e della grande industria. 
Questo non è affatto vero e abbiamo cominciato a fare una critica a queste posizioni. 
Marx in svariati passaggi affronta senza alcun moralismo come il marciante sviluppo del processo di produzione capitalista stravolga e sconvolga le vite, i ruoli, i tempi, le concezioni dei proletari in generale e delle donne proletarie. 
Marx ed Engels fanno un analisi scientifica, storica del capitale, della grande industria, che inevitabilmente pone le basi - nella contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e della produzione sociale e appropriazione privata di questa produzione - per il superamento del modo di produzione capitalista e per il socialismo, costruendo (suo malgrado...) i propri "becchini": la classe operaia.
Nella critica tutta moralista e antistorica che invece fa la Federici, in particolare sull’industria, approda in realta’ a una posizione che mantiene la condizione attuale delle donne. 
Federici vuole lasciare "le donne a casa" – sia pur pagate per il loro lavoro domestico - e le masse dei paesi del terzo mondo a rimanere in rapporti di lavoro feudali e incapaci di godere di ciò che lo sviluppo delle forze produttive ha storicamente consegnato come possibilità in atto all’umanità; lì dove invece le donne lottano in ogni città, paese per poter lavorare all’esterno delle case e contro le discriminazioni lavorative, salariali, di condizioni di lavoro, ecc.; e le masse dei paesi del terzo mondo lottano contro la povertà, i gioghi terribili di oppressione feudali.
Federici parla delle donne ma sembra che non conosca affatto le donne, sicuramente non le donne proletarie; per questo non può capire che nella determinazione delle donne in queste lotte c’è un carico ideologico, perché per esse il lavoro fuori casa significa, questo sì, indipendenza economica, liberarsi oggettivamente almeno di una parte del lavoro domestico, come della loro fissazione a farlo bene; ma significa anche socializzazione, unità con le altre donne, significa uscire dalle case. Significa lottare per la propria emancipazione, porre le condizioni per la rivoluzione socialista che rovesci questo sistema di doppio sfruttamento e doppia/tripla oppressione per le donne! 
L’intento di questa analisi critica delle posizioni della Federici non è chiaramente “personale”, ma è parte della necessaria formazione rivoluzionaria delle donne, per “armare” teoricamente le donne proletarie, le rivoluzionarie, renderle autonome da influenze teoriche piccolo-borghesi che a lungo andare hanno l’effetto di frenare/deviare la loro lotta che invece deve essere doppiamente rivoluzionaria, spezzare tutte le catene, pratiche, di vita e mentali, e, nello stesso tempo, rompere quella divisione (che è di classe) tra donne proletarie che lottano e donne femministe piccolo borghesi che “pensano”.

26/04/23

Nasce il podcast: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI/OPERAIE - fate girare

Lo trovi su Spotify a questo link:

oppure cercando su Spotify: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI

Fai girare il messaggio e questo link a tutti quelli che possono essere interessati.
Clicca sul tasto [segui] su Spotify e sul tasto con il simbolo della campanella [🔔] se lo ascolti dal cellulare per non perdere le prossime puntate.
Buon ascolto!

"Oggi gli operai non hanno gli strumenti teorici per analizzare la societa' in cui vivono, la fabbrica in cui lavorano e questo impedisce loro di individuare obiettivi e forme organizzative per combattere i nemici di classe. L'arma fondamentale resta la ripresa aggiornata dello studio degli scritti di Marx. Questo podcast si prefigge con l'aiuto del professore G. A. Di Marco (gia' docente dell'Universita' Federico II di Napoli) di fornire attraverso una serie di lezioni una guida per questo studio. A cura di rossoperaio".

24/04/23

25 aprile: messaggio al governo da donne proletarie, migranti, ragazze...

10 anni fa il crollo del Rana Plaza: lo sfruttamento dell'imperialismo e dei padroni locali non è cambiato; la lotta delle operaie SI

Il manifesto fatto nel da Mfpr

https://www.repubblica.it/esteri/2023/04/21/news/bangladesh_rana_
plaza_fast_fashion_diritti_lavoratori-396886339/
 
BANGLADESH: VETRINE SPORCHE DI SANGUE...

La stragrande maggioranza erano donne, in quel maledetto fabbricato in cui lavoravano, nelle 5 fabbriche di abbigliamento esistenti e in condizione da moderno schiavismo 3.122 lavoratori. Migliaia di operaie che producono 3 milioni di vestiti, jeans, camicie all'anno, a 28 euro al mese, salario che neanche viene pagato tutti i mesi, con un orario di lavoro che arriva a 18 ore al giorno "a ridosso della consegna".

La rabbia e la lotta degli operai, delle operaie, dei giovani è esplosa subito in tante fabbriche di Dacca - non fermata certo dalla risposta del governo, complice di questa strage, che ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma contro operai, parenti degli stessi morti nel crollo.
"...da molte delle migliaia di fabbriche tessili a rischio che sono il cuore dell'economia del Bangladesh sono partiti cortei oceanici di operai: hanno sfilato davanti alla sede della Confederazione delle industrie tessili, ritenute le principali responsabili dei mancati controlli di sicurezza... la folla infuriata, con decine di feriti e assalti a colpi di bastone contro auto e camion che non rispettavano il giorno di lutto nazionale..." (La Repubblica).

Ma non è una strage del "terzo mondo", per cui le coscienze democratiche dei paesi del "primo mondo" possono mettersi la coscienza a posto e "indignarsi".
E' una programmata strage dei paesi più "avanzati" dell'occidente imperialista! Queste morti ricadono sulle spalle dei ricchi proprietari dei più grandi imperi industriali, degli Usa, dell'Europa, dell'Italia, tra cui Benetton! che, in una catena di appalti e subappalti per tagliare al massimo il costo del lavoro, in una nera catena di padroni e padroncini sciacalli assetati di avere le briciole dei profitti delle grandi Marche, arrivano nei paesi come il Bangladesh (2° esportatore al mondo di tessile).
Profitti fatti spingendo le operaie, più di 3 milioni in tutto il Bangladesh su 4 milioni di lavoratori, a lavorare fino allo sfinimento, ad andare a lavorare anche se c'è un evidente pericolo per la loro sicurezza - "... il giorno prima del crollo sulle pareti del Plaza erano apparse crepe minacciose e il palazzinaro Rana (legato al partito di governo) si era fatto intervistare: "nessun pericolo". I manager avevano diffuso messaggi più discreti: "venite a lavorare, tutto a posto", aveva fatto sapere il capo di Sofura, aggiungendo una minaccia più grande di una crepa: "Altrimenti vi lasciamo a casa e vi scordate gli arretrati".... l'edificio (di 8 piani) era omologato per cinque piani (gli altri tre abusivi)...". (Corriere della Sera).
I grandi capitalisti nostrani non si sporcano le mani! "Non spetta a noi occuparcene" hanno dichiarato la gran parte delle industrie mondiali. Loro lasciano fare agli schiavisti locali di rovinare, fino alla morte, vite giovanissime. A novembre scorso 112 operaie erano bruciate vive, producevano golf e calzoncini. Ai capitalisti interessano gli utili miliardari, puliti (oltre 20 miliardi di dollari di fatturato).

E quegli abiti, sporchi di sudore e sangue, pagati a otto centesimi in Bangladedsh, arrivano poi nelle nostre vetrine luccicanti, attraenti, spesso costosi.
Finchè il capitalismo con la sua sete di profitti continua a sopravvivere è un inferno per i proletari - con le donne e i ragazzi più sfruttati, oppressi, violentati - per i popoli, per l'umanità!
Per questo è vitale per i proletari, le donne, i popoli rovesciare il capitalismo con la rivoluzione proletaria.

Un Filo rosso sangue tessuto a macchina

"C'è un filo rosso, un filo tes­suto a mac­china, che dalle rovine di Dacca, in Ban­gla­desh, si dipana in tutta l’Asia: dalla Tur­chia a Ovest all’Indonesia a Est. Un filo rosso che passa dalla Cina (primo pro­dut­tore mon­diale del tes­sile con un fat­tu­rato di 115 miliardi di dol­lari), dai quar­tieri di molte città indiane o dalle peri­fe­rie dei cen­tri cambogiani.
Pro­prio la Cam­bo­gia, non meno che in Ban­gla­desh, la vicenda del Rana Plaza — ma anche i tanti inci­denti nelle fab­bri­che spesso prive delle ele­men­tari norme di sicu­rezza – ha dato la stura a una pro­te­sta che riven­dica da mesi un sala­rio decente. Diversi mani­fe­stanti sono stati uccisi da una dura repres­sione dei moti sin­da­cali che, dal 24 dicem­bre scorso, chie­dono un aumento del sala­rio minimo da 80 dol­lari a 160.
In Ban­gla­desh invece, forse il Paese più con­ve­niente per i mar­chi che hanno deciso di inve­stire qui pre­fe­ren­dolo per­sino alla Cina e all’India (13 mld di fat­tu­rato), la richie­sta di ade­gua­mento sala­riale si è fer­mata a ottanta dol­lari. Le lotte inne­scate l’anno scorso hanno fatto siglare un par­ziale aumento al governo, ma da qui a farlo rispet­tare ce ne corre.
Gli inve­sti­tori stra­nieri sono con­ti­nua­mente in cerca di nuove strade dove pagare meno, otte­nere qua­lità, non dover fare i conti col sin­da­cato, poter trat­tare con governi com­pia­centi. La Cam­bo­gia è una di que­ste nuove fron­tiere ma anche il Viet­nam: Paesi meno cari dell’Indonesia (15,5 mld di fat­tu­rato) che vanta però una mano­do­pera spe­cia­liz­zata in un Paese dove ormai la dit­ta­tura tren­ten­nale di Suharto è un ricordo, dove il tes­sile ha una lunga sto­ria e si fa anche molta for­ma­zione e quindi la qua­lità del pro­dotto – oltre che il poli­ti­cally cor­rect — è garan­tita, pur se costa di più per unità di pro­dotto. Se Hanoi e Phnom Penh sono le capi­tali più get­to­nate, una parte impor­tante della delo­ca­liz­za­zione del tes­sile resta ancora in India e Paki­stan per la capa­cità, tra l’altro, di garan­tire sistemi indu­striali di con­fe­zione e di spe­di­zione. Poco importa se anche qui la catena di inci­denti è lunga e le con­di­zioni di lavoro spesso bestiali; situa­zioni dove si sfrutta una mano­do­pera – per lo più fem­mi­nile e spesso mino­rile — reclu­tata nelle cam­pa­gne dove c’è fame di lavoro e riluce il fascino della moder­nità urbana.
Comun­que, per capire come va il mer­cato biso­gna guar­dare i dati dell’export tes­sile: al primo posto c’è la Cina (159,6 mln di dol­lari), il Ban­gla­desh è al terzo (oltre 19 mln), al sesto, set­timo e ottavo rispet­ti­va­mente Tur­chia, Viet­nam e India (circa 14 mln), al 13mo l’Indonesia (7,5). Chi com­pra? Ai primi posti gli Stati uniti, seguiti da Giap­pone, Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Fran­cia, Hong Kong, Ita­lia, e Spagna". (Da Il Manifesto)

23/04/23

Riprendere gli insegnamenti della Resistenza antifascista come guida all'azione, per le donne doppiamente necessario. Viva il 25 aprile

Un contributo dal lavoro di documentazione, ricerca sulle donne nella Resistenza antifascista a cura delle compagne del mfpr 

Una mattina mi son svegliata e ho trovato l’invasor… LA RESISTENZA L'HA MOSTRATO: PER LE DONNE NON C'E' LIBERAZIONE SENZA RIVOLUZIONE 
Serve, quindi, inquadrare brevemente, per comprendere l’enorme contributo che le donne diedero alla lotta contro il fascismo, come il regime fascista abbia intrecciato la difesa degli interessi della borghesia con l’impianto ideologico dell’inferiorità delle donne, la centralità della famiglia e il ruolo, in essa delle donne, di mere riproduttrici della razza italica (si veda anche il dossier Donne fascismo Resistenza a cura del mfpr). Le donne della Resistenza portano un forte vento di ribellione contro l’odiosa oppressione subita durante il fascismo e istanze di un mondo migliore, contro le discriminazioni, vita misera dal punto di vista economico e sociale, negazione di accesso alla cultura, orizzonti angusti in cui sprecare le proprie vite. Naturalmente, il fascismo organizzò anche il consenso femminile. Inizialmente “attrae” il femminismo democratico con l’accoglimento delle istanze del diritto di voto alle donne e del divorzio: con le leggi speciali successive viene definitivamente smentito; sarà soprattutto con l’ Unione delle massaie rurali, prima, e della Sezione Operaie e Lavoratrici a Domicilio poi, che il regime “irreggimenta” le grandi masse femminili, ma, soprattutto, sarà l’opera del femminismo cattolico con la mistica della “missione materna” a dare al fascismo un pieno sostegno assumendo un ruolo attivo di diffusione degli “ideali fascisti” . “L’ organizzazione”, l’indottrinamento dei giovani, invece, avviene attraverso la scuola. Queste brevi note basterebbero già da sole a far comprendere la necessità, oggi, di riprendere gli insegnamenti che ci vengono dalla Resistenza: gli attacchi ai diritti al lavoro e sul lavoro non hanno precedenti; gli attacchi al diritto d’aborto non si sono mai fermati; la centralità della famiglia viene tutti i giorni evocata e il suo ruolo di ammortizzatore sociale è un fatto materiale, “normale”, ancora una volta, soprattutto in tempi di crisi. Queste brevi note basterebbero già da sole a far comprendere la necessità, oggi, di riprendere gli insegnamenti che ci vengono dalla Resistenza: gli attacchi ai diritti al lavoro e sul lavoro non hanno precedenti; gli attacchi al diritto d’aborto non si sono mai fermati; la centralità della famiglia viene tutti i giorni evocata e il suo ruolo di ammortizzatore sociale è un fatto materiale, “normale”, ancora una volta, soprattutto in tempi di crisi. Il fascismo viene inevitabilmente riconosciuto come responsabile del disastro verso cui sempre più rapidamente stava precipitando un intero paese.

22/04/23

"Quale femminismo, oggi?" Un movimento femminista proletario rivoluzionario

Dall'intervento fatto all'assemblea delle compagne del Comitato di lotta Viterbo del 15 aprile.

La questione “quale femminismo oggi?” è importante. Noi diciamo, non da oggi ma a maggior ragione oggi in cui “la borghesia veste donna”, si traveste da donna per dimostrare, alla faccia della dura realta’ in cui la maggioranza delle donne vive, che la condizione delle donne invece va avanti, e questo sarebbe dimostrato con la peggiore figura attualmente delle donne, la Meloni fascista, che ciò che serve è un movimento femminista proletario rivoluzionario. Questa è la risposta che diamo alla domanda “quale femminismo, oggi?”

Ognuna di queste parole: movimento, femminista, proletario, rivoluzionario, è importante.

Quando diciamo: movimento, è perchè il femminismo è prima di tutto lotta, ribellione allo stato di cose esistente; il femminismo non è separabile dalla lotta, si è sviluppato cosi’ nella storia, in momenti decisivi attraverso appunto un movimento, spesso molto grande, di lotta; cosi’ è stato anche in Italia negli anni ‘70. Questo vuol dire che chi parla di femminismo ma non organizza le donne, le lotte su ogni terreno di sfruttamento, oppressione, di violenza sessuale, una lotta quasi quotidiana, non è “femminista”. D’altra parte è solo nelle lotte che le donne prendono coscienza che la propria condizione non è ineluttabile, eterna, “biologica”, nelle lotte si uniscono e vedono che attraverso l’unione è possibile cambiare questa condizione.
Per questo parlare di “movimento” non è solo una parola, ma si deve riempire di organizzazione e di lotte delle donne.

Ma deve essere un movimento femminista. E su questo dobbiamo fare un po' di chiarezza. “Femminista” nel senso che raccoglie tutte le espressione di ribellione delle donne su tutti gli aspetti di oppressione, sfruttamento, violenza sessuale e in tutti gli ambiti. Quando i borghesi attaccano (per loro in senso dispregiativo) come “femminista” ogni manifestazione di ribellione, di protesta delle donne, di controtendenza, di denuncia della propria condizione di oppressione senz’altro, allora “siamo tutte femministe”.

Le rivoluzionarie, le comuniste non sono su una montagna, devono raccogliere ogni forma di ribellione al sistema capitalista esistente; ogni forma di ribellione verso sfruttamento, oppressione, femminicidi, stupri, dovunque avvengano. In questo senso diciamo che proprio le donne proletarie devono essere “più femministe delle femministe”, perchè è interesse nostro, della maggioranza delle donne sviluppare, far avanzare la ribellione delle donne su ogni aspetto di oppressione.

Femminismo significa rivendicare l’imprescindibilita’ del protagonismo delle donne, della loro marcia in più. Poi torneremo su questa questione della “marcia in più”.

Il problema non è solo di lotta. Tutti lottano, i proletari lottano, anche se in questo periodo dovrebbero lottare molto di più, gli uomini lottano, però il problema che noi riteniamo assolutamente necessario è che nella lotta le donne siano protagoniste, siano anche dirigenti nel movimento proletario, anticapitalista.

In questo senso dire il capitalismo sfrutta sia le donne che gli uomini (benchè anche su questo non è la stessa cosa, anche se la radice è uguale), dire che abbiamo interessi comuni, di classe a lottare contro questo sistema sociale, questo è vero, però come avviene questo, cosa è necessario perchè le donne siano effettivamente protagoniste di questa lotta? Noi diciamo che è necessario un’organizzazione delle donne, specifica delle donne, uso una parola che anche a noi non piace molto, la parola “separate”; un’organizzazione che permetta quelle condizioni pratiche, ideologiche in cui le donne possano riconoscere la loro condizione, non individuale ma collettiva, frutto di questa societa' capitalista, e quindi sentirsi forti. E in questo portare nel movimento proletario più generale una ricchezza, quella marcia in più, di cui parlavamo prima.

Questo è necessario sicuramente all’esterno. Le donne senza una propria organizzazione, le lavoratrici senza una propria organizzazione come proletarie donne – una parentesi: noi stiamo intervenendo anche alla Stellantis Mirafiori di Torino, e in una di questi interventi alla fabbrica un’operaia diceva: ah, finalmente, sono contenta che si parli e si voglia lottare sia sui problemi che abbiamo in fabbrica ma sia su tutti i problemi che abbiamo come donne, perchè le donne hanno una condizione costante di sfruttamento, oppressione sia dentro la fabbrica, dove sono discriminate anche rispetto ai loro stessi compagni di lavoro, sia, in maniera molto più evidente, fuori dalla fabbrica, in casa, nella societa’ -, non possono pesare realmente nella lotta di classe.

Ma, diciamo che è assolutamente necessaria un’organizzazione specifica delle donne nei sindacati di base, anche nei sindacati classisti e combattivi, dove senza che le lavoratrici affrontino e portino l’insieme della loro condizione, e del loro protagonismo positivo in termini di ricchezza, vediamo, compagne, quello che succede: nelle assemblee anche di questi sindacati sono pochissime le lavoratrici che prendono in mano le assemblee, che intervengono, che decidono sulle varie questioni. E' necessaria un'organizzazione delle compagne è nelle organizzazioni rivoluzionarie, nei partiti comunisti. Non è un caso che li’ dove ci sono state, in Perù, in Nepal, o dove ci sono tuttora delle guerre popolari, in primis in India, e si tratta di guerre popolari dirette da partiti comunisti marxisti leninisti maoisti, bene, la’ ci sono state e ci sono le più ampie, attive, anche all’interno delle organizzazioni comunisti, organizzazioni delle donne.


Su questo, diceva una compagna comunista del Nepal, quando c’era la guerra popolare in corso: “Noi dobbiamo criticare le femministe piccolo borghesi che, dato il loro retroterra di classe, sono più sensibili alla rivendicazione dei diritti di sesso che a quelli di classe, arrivando inevitabilmente al riformismo, o, nella versione moderna, al femminismo post modernista.
Ma aggiungeva, e aggiungiamo anche noi, nello stesso tempo, bisogna stare attenti a che la questione delle donne non venga posposta a causa di un eccesso di zelo nell'applicazione della contraddizione di classe – non una sottovalutazione della contraddizione di classe ma un “eccesso di zelo” - questo porterebbe ad un settarismo di “sinistra” verso l’intero movimento femminista.

Entrambe le tendenze estreme devono essere fermate, rendendo le donne di origini piccolo borghesi più coscienti che la contraddizione determinante è quella di classe, e quelle delle classi proletarie ad essere più sensibili alla questione di genere...”.

Faccio su questo un esempio. Chi ci conosce sa bene che noi abbiamo sempre criticato dall’inizio l’assunzione in Nudm del “Transfemminismo”, per cui non ci si dice più “femministe” ma transfemministe, e questa cosa si sta molto estendendo, e noi abbiano detto perchè è sbagliato perchè oscura la condizione e la lotta come donne, in quanto donne; però ora c’è questa campagna oscena, reazionaria che utilizza patriarcalismo e modernita’, che parla di togliere i figli alle coppie omosessuali; e rispetto a questo noi abbiamo detto: “siamo tutte transessuali, siamo tutte gay, siamo tutte lesbiche”; perchè di fronte ad un attacco della borghesia, di questo governo fascista, le proletarie,come dicevamo prima, devono essere in questo caso “più femministe delle femministe” raccogliendo tutti gli elementi di ribellione a questi attacchi che sono ideologici, politici ma anche pratici.

Tornando al discorso: quale femminismo serve, serve non un generico “femminismo” ma un femminismo proletario. Perchè non si tratta di una specificita’ femminile come astratto problema di genere, ma di un femminismo espressione della maggioranza delle donne che sono proletarie, lavoratrici, precarie di oggi e di domani, che sono oppresse dentro e fuori la famiglia, donne che non hanno nulla da difendere ma hanno doppie catene da spezzare. Un femminismo che non ha da migliorare questo sistema capitalista, o, come dice Nudm da perseguire una “trasformazione radicale del sistema produttivo capitalista”, ma da rovesciare questo sistema; un femminismo che afferma l'incompatibilità, inconciliabilità delle donne con ogni aspetto, economico, politico, sociale, culturale, ideologico di questo sistema e lotta perchè “tutta la vita deve cambiare”. Un femminismo proletario perchè questo sistema sociale capitalista è di classe, questo Stato è di classe, questo Governo, questi partiti parlamentari sono di classe, la loro politica si fonda sulla lotta di classe quotidiana, perchè il maschilismo, il clericalismo, il fascismo sono espressione di una classe capitalista, imbarbarita e putrefatta. E' soprattutto tra le proletarie che si pone l'emergenza di fondere la lotta di classe con la lotta di genere.

Questo femminismo deve combattere ogni forma di interclassismo. Noi non siamo affatto partigiane delle donne che scalano il potere in questo sistema; anzi la storia e la realta’ ci dimostra che spesso le donne al potere sono “più realiste del re” in senso negativo.

E questo vale sicuramente oggi per le donne al potere che portano avanti gli interessi espliciti del capitale, dell’imperialismo; e quindi sostengono la guerra, lo scarico della crisi sui proletari e le masse popolari. Ma noi l’abbiamo detto anche per la Schlein. Noi dobbiamo attaccare queste donne che vogliono dare una veste nuova ad un riformismo vecchio, e in un certo senso essere anche più pericolose delle fasciste perchè mascherano, dietro il discorso di "diritti sociali", che poi diventano diritti sociali essenzialmente per la piccola borghesia, la condizione della maggioranza delle donne che va sempre peggiorando.

Questo movimento femminista proletario non può che essere rivoluzionario: non c’è liberazione senza rivoluzione e la lotta delle donne possiamo dire che è la lotta più inconciliabile anche ora con qualsiasi aspetto del riformismo, anche quello apparentemente radicale; perchè la condizione delle donne è di un attacco a 360 gradi, di oppressione senz’altro e qui torniamo al discorso di "uomini/donne, tutti siamo sfruttati, oppressi". Certo, ma per le condizioni storiche, economiche, su cui ora non possiamo soffermarci, l’oppressione verso le donne è come se sintetizza tutte le oppressioni, verso tutte le masse popolari. Per questo parliamo di oppressione senz’altro, senza specificazioni, perchè è totale, è una violenza “sistemica” di questa società capitalista, che non può essere riformata ma rovesciata con un processo rivoluzionario, in cui le donne – dall'inizio - siano l'anima e la forza più generalista, più coerente, più radicale di una rivoluzione che vada a fondo, una rivoluzione nella rivoluzione, che sconvolga e trasformi la terra e il cielo. Allora per questo, la lotta delle donne, il protagonismo delle donne nella lotta in ogni momento è complessivo.

Guardate, noi organizziamo quasi ogni giorno le lotte delle lavoratrici, operaie, si tratta di lotte sindacali sulle condizioni di lavoro, salariali, ecc., cosi’ come organizziamo le lotte degli operai, delle Acciaierie, dell’appalto; ma c’è una differenza. Per la condizione che subiscono, le donne portano nella lotta l’insieme della loro condizione; partono dalla condizione che vivono sul posto di lavoro, ma poi inevitabilmente parlano della loro vita in famiglia, della questione dei figli, dei problemi col marito, sessuali. Per questo alle proletarie non basta ottenere un risultato dalla lotta, che comunque è poca cosa rispetto all’odio verso tutto quello che subiscono, rispetto al fatto che tutta la vita deve cambiare. Allora non ci si può fermare anche se si sono ottenuti alcuni risultati. Questo deve essere riconosciuto anche dai lavoratori maschi, anche dalle organizzazioni sindacali combattive e di classe, anche dalle organizzazioni rivoluzionarie, comuniste.

Non ce la siamo inventati noi, è una condizione storica e attuale delle donne, di attacco a 360 gradi e quindi di necessita’ di una lotta a 360 gradi. Per questo: non c’è liberazione senza rivoluzione, ma non c’è rivoluzione senza liberazione delle donne.

Le donne essendo le prime ad essere state soggiogate nella storia dell'umanità, saranno le ultime ad essere liberate, da qui la loro spinta a portare la rivoluzione a forme più alte, dalla rivoluzione socialista ad una rivoluzione nella rivoluzione. Perchè il veicolo della trasformazione dalla terra al cielo della società sono principalmente le donne. Per questo coloro che vogliono mantenere lo status quo cercano sempre di bloccare questo veicolo.

Questo lo stanno verificando anche negli altri paesi, nei paesi in cui ci sono le rivolte, nei paesi in cui ci sono le guerre popolari, in cui non è possibile una rivoluzione che tocchi la terra e il cielo, che tocchi tutte le questioni (dalla scuola alla sanita’, ecc.), se non c’è una rivoluzione nella rivoluzione, che tocchi le questioni sovrastrutturali, che trasformi le idee patriarcali.

Noi abbiamo detto in varie occasioni, in particolare a fronte di femminicidi, stupri: “Noi odiamo gli uomini che odiano le donne”. Purtroppo le violenze sessuali non sono patrimonio solo dei borghesi, sono frutto di concezioni, pratiche che sono presenti anche tra i proletari. E ci sono anche tra i compagni – diceva il Partito Comunista dell’India maoista che decine e decine di atteggiamenti, concezioni maschiliste erano presenti anche tra i compagni comunisti, che pur morivano per la lotta. 

Lo stesso Lenin, nel suo famoso discorso con Clara Zetkin diceva ad un certo punto parlando della sottovalutazione da parte dei compagni della donna e del suo lavoro: "Disgraziatamente si può ancora dire di molti compagni: "Gratta un comunista e troverai un filisteo!". Evidentemente do­vete grattare il punto sensibile: la loro concezione della donna".

Quindi, è prima di tutto dalla condizione oggettiva che nasce la “marcia in più”. Non è un valore morale, è un’analisi scientifica.

Questa coscienza che le donne hanno una marcia in più spiega il perchè noi diciamo che la battaglia delle donne non è un’appendice della lotta di classe ma è parte della lotta di classe, del movimento proletario rivoluzionario, e porta una visione radicale. 

La condizione di doppio sfruttamento e di doppia oppressione delle donne è un fattore decisivo dello svelamento di questo sistema sociale; e nello stesso tempo fa della ribellione delle donne una forza poderosa della rivoluzione per la distruzione di tutte le catene vecchie e moderne della societa’ capitalista.

21/04/23

Sul movimento femminista in Spagna. Ascolta l'intervista

L'intervista è stata fatta dal MFPR a una femminista di base spagnola, Pilar Álvarez Martínez, attivista da molti anni in diversi collettivi, lavora nell'ambito culturale, storico; e ad un professore universitario di antropologia, Alessandro Forina, italiano, che vive da più di 10 anni a Madrid, specialista in materia di femminismo, rifugio e migrazioni forzose. Attivista nella difesa dei diritti umani delle persone rifugiate e migranti.

Questa intervista raccoglie analisi e valutazioni del movimento femminista "storico", pertanto molto critico verso il movimento femminista "moderno", espressione in particolare del movimento queer; è nostra intenzione nel prossimo futuro sentire direttamente anche voci di questo femminismo "moderno", per avere una conoscenza più completa. 
 

MAURIZIO MARRONE, GIU' LE MANI DALLA LEGGE 194


Il Piemonte è una delle quattordici regioni il cui Governo locale è finito nelle adunche mani della destra radicale e fascista: dal 2014 la Giunta è guidata da Alberto Cirio, un industriale forzitaliota, mentre a farla da padrone è la formazione fascista meloniana; nelle vesti di assessore alle Politiche Sociali c’è Maurizio Marrone, già protagonista, nel 2009, dell’irruzione notturna – attuata con alcui suoi amichetti di partito – all’interno dei locali del centro sociale Murazzi, imbrattati da scritte inneggianti la dittatura del ventennio.

Costui non perde occasione per ostentare le sue indegne convinzioni: in questi giorni lui e gli altri componenti dell’esecutivo locale hanno deciso di sovvenzionare, con ben un milione di Euro, Vita Nascente, un fondo destinato a convincere le donne, intenzionate ad interrompere una gravidanza indesiderata, a non abortire in cambio di una somma di denaro.

E’ del tutto evidente che il provvedimento licenziato dalla Giunta regionale piemontese è soltanto un tassello dell’attacco al diritto di aborto: questo anche perché il destinatario della sovvenzione è legato a formazioni dichiaratamente antiabortiste quali i Centri di aiuto alla vita-Movimento per la Vita di Ivrea, Pinerolo, Moncalieri, Rivoli, Savigliano, Cuneo, Asti, Biella, Verbania, Chivasso, Mirafiori nord, il Movimento per la Vita di Torino, e Promozione Vita.

Bosio (Al), 21 aprile 2023
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova     

20/04/23

"Meno migranti più figli" "Lavoro alle donne contro i migranti"... NON IN NOSTRO NOME!

Giorgia Meloni: "Prima lavoro femminile e incentivi alla natalita'... poi il tema immigrazione".
Non vi permettete di attaccare, respingere i migranti, le migranti usando noi donne; non vi permettete di mettere in contrapposizione il lavoro delle donne e i diritti dei migranti! 
Non vi permettete di usare le donne, i nostri corpi, come macchine per la riproduzione per la "tenuta del nostro (vostro) sistema economico e sociale", NOI vogliamo che il vostro barbaro sistema di sfruttamento, oppressione, negazione dei diritti, razzista, sessista, vada in malora, e vogliamo rovesciarlo!
Questo governo Meloni mostra sempre più la sua natura fascista. L'avevamo detto fin da subito: usera' per questo migranti e donne.
Siamo non alla "sostituzione etnica" ma alla "pulizia" etnica, condita da razzismo, populismo reazionario, nazionalismo.
Siamo ai premi per fare figli di mussoliniana memoria, condita con il "made in Italy", perchè questi bambini siano bianchi, italiani, futuri produttori per il capitale e futuri corpi per la guerra imperialista.   
Si usa la demagogia e l'ipocrisia sulla questione del lavoro alle donne, solo per attaccare il lavoro (schiavista), l'accoglienza dei migranti e delle migranti; ma in realta' si vuole che le donne facciano più figli, si pesano le donne per quanti figli fanno: ne fai uno, non basta, se ne fai almeno due ti "azzero le tasse" (dice il porco Giorgetti). 
Improvvisamente siamo diventate una "grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile", mentre questo governo, come i precedenti, permette che chi lavora venga licenziata, chi ha un lavoro stabile diventi precaria, che i padroni possano discriminare nelle assunzioni, nel salario, nelle condizioni di lavoro; mentre scarica taglio dei servizi sociali, della sanita', assistenza familiare tutto sulle donne; ma ora, peggio dei precedenti il governo Meloni, e i suoi orrendi ministri, messi li' per parentela o per spartizione di poltrone, condisce tutto questo con una propaganda nazionalista: affermare il "marchio Italia".
NON IN NOSTRO NOME! Diciamolo forte il 25 aprile! 
Noi donne ci uniremo ancora più strettamente ai migranti, alle lavoratrici migranti per farvi la "guerra". 

Liberare Jj4


Jj4 l'orsa al centro delle polemiche di distrazione di massa del governo, colpevole di aver ucciso un runner che correva nel bosco.
L'orsa e le femmine animali se vengono spaventate, cercano di difendere i loro cuccioli, ma nel Trentino dove viveva l'orsa è diventata subito caccia "all'assassina"; il governatore fascioleghista Fugatti per coprire le inadempienze al progetto finanziato dall'Unione, Life Ursus, per preservare una piccola popolazione di orsi nel territorio trentino.
In Italia risulta l'unico caso di morte causato da orsi, mentre i cacciatori hanno causato oltre 300 morti e un centinaio di feriti umani negli ultimi anni sia di cacciatori stessi che di chi non c'entrava niente, ma lo stesso accanimento nel braccare i colpevoli di queste morti non si è mai visto.

A frequentare i boschi si deve avere più paura di incontrare l'uomo e non gli animali, che hanno tutto il diritto di vivere nel loro ambiente, soggetti a costante pressione ed invasione da parte dell'uomo la cui devastazione per interessi economici, di sfruttamento dei territori è diventata una emergenza.
Altro che “orso assassino”: il capitalismo ha prodotto una razza assassina, che secondo qualsiasi legislazione che parificasse l’ecocidio ai crimini contro l’umanità, meriterebbe la "condanna a morte" senza appello.  

Nel mondo circa ventimila orsi sono “allevati” per mungere la loro bile mediante ferite permanenti, tenuti  in schifose gabbie. Ma in questo sistema è chi combatte per un ambiente vivibile per animali e uomini che diventa il "criminale" da perseguire.  

NO all'uccisione di JJ4! 

Liberare JJ4! 

Fiorella Mfpr Taranto

19/04/23

Formazione Marxista il link per venerdì 21 aprile

La Formazione Marxista, conoscere per trasformare. 
Per i lavoratori e le lavoratrici,
per avere un punto di vista autonomo nello scontro di classe, 
che rovesci il capitalismo 
verso una nuova società senza sfruttamento

Formazione Marxista, terza lezione ore 17.30 venerdì 21 aprile, in presenza alla sede Slai Cobas di Dalmine, con il prof  Di Marco.

E' possibile seguire la lezione on line a questo link:

https://meet.google.com/bgy-eaae-tzs

18/04/23

25 aprile: donne contro il moderno fascismo

Contro il moderno fascismo facciamo sentire forte il nostro grido, lotta in questo 25 aprile, contro Meloni, i suoi ministri fascisti, integralisti, sessisti, razzisti, guerrafondai.

Meloni, che usa il fatto di essere donna/madre come una patacca, ci fa ribrezzo. Si tratta di una serva che cerca spazio in ogni consesso internazionale, che fa la piazzista degli interessi dei grandi padroni italiani nel Nord Africa, Tunisia, in Egitto, in Medio oriente, in India, ecc; in cambio del blocco/respingimento dei migranti, donne, bambini, che a centinaia muoiono in mare o li si vuole rimandare nei lager delle torture, stupri. Come la più squallida dei mercanti, la Meloni offre/fornisce sempre più armi per la guerra imperialista in Ucraina che sta uccidendo soprattutto donne e bambini; mentre toglie soldi alla scuola, alla sanita’, ai servizi sociali, scaricando sulle donne il lavoro di cura, assistenza, il carovita.

Si azzarda a parlare di tematiche presenti tra le donne Lgbt+ senza capirne niente, ma solo per affermare di fatto che chi sei lo decide Dio ed è indiscutibile. La Min. Roccella, esponenti di FdI, affermano che le coppie gay, lesbiche, "non possono spacciare i bambini per propri figli", si vieta la trascrizione all'anagrafe dei figli delle famiglie omogenitoriali, per arrivare tra un pò a togliere loro i figli.

Si assiste ad una sorta di film dell'orrore, che ricorda i peggiori regimi che toglievano i figli ai genitori. Che fine, infatti, farebbero i bambini delle coppie omosessuali se non possono essere i loro figli, se non possono essere registrati? Li vogliono far diventare desaparecidos?
E gia' Cirielli FdI vice ministro degli Esteri ha proposto di togliere i figli alle madri detenute

Mentre riprende la campagna per fare figli più figli per il capitale e per la patria, perchè le donne valgono, vengono “pesate” principalmente sulla base dei figli che fanno. Ma, sia chiaro, questi figli devono essere rigidamente frutto di coppie eterosessuali, con padre maschio e madre donna, bianchi e italiani... 

E dietro questa campagna riappare l’onda nera dell’attacco al diritto d’aborto. Viene cosi’ alimentato l’humus/clima maschilista che a livello di massa si trasforma inevitabilmente anche in violenza sessuale/femminicidi contro tante donne, la cui libertà di scelta, di decidere è messa sotto attacco.

Tutto questo è fascismo. L'ideologia che l'accompagna è fascismo. 

Per questo oggi, come ieri, noi donne in prima fila per una nuova Resistenza!

16/04/23

Formazione marxista, terza lezione 21 aprile, collegarsi e far girare

Marx ha dimostrato che il rapporto lavoro salariato e capitale, sfruttamento/profitti, operai/padroni non è eterno, non è una maledizione inevitabile, e che spetta proprio agli operai farsi i “becchini” del sistema capitalista ed essere il motore collettivo della nuova Storia, della società senza classi, il comunismo.

'La classe operaia possiede un elemento di successo: il numero; ma il numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è guidato dalla COSCENZA' Karl Marx

Ci stiamo preparando alla terza lezione di questo ciclo della Formazione Marxista, che in presenza nella sede dello Slai Cobas di Dalmine, in via Marconi 1, alle ore 17.30, lezione che sarà possibile seguire on line collegandosi al link che verrà pubblicato a breve.

Terza lezione: il denaro come rapporto sociale in forma di cosa

prima lezione: merce denaro capitale plusvalore salario

seconda lezione: il processo di produzione e riproduzione del capitale

«Riconoscere i prodotti come prodotti suoi e giudicare la separazione dalle condizioni della sua realizzazione come separazione indebita e forzata – è una coscienza enorme che è essa stessa un prodotto del modo di produzione basato sul capitale, e al tempo stesso il Knell to its doom [il rintocco funebre del suo giudizio finale], al pari della coscienza dello schiavo di non poter più essere proprietà di un terzo, la sua coscienza di essere una persona, la coscienza che la schiavitù ormai continua a vegetare soltanto come un’esistenza artificiosa e non può più continuare ad essere la base della produzione».

Dai Lineamenti Fondamentali della Critica dell’Economia Politica 1857/1858