30/06/18

Centinaia di donne arrestate a Washington,per avere più che giustamente manifestato contro le politiche razziste di Trump

 Con altre centinaia di donne è stata arrestata anche l'attrice Susan Sarandon per aver partecipato ad una manifestazione contro le politiche sull’immigrazione dell’amministrazione Trump. Non è certo la prima volta che l’attrice prende posizioni così nette sulle questioni sociali e contro le violazioni dei diritti, ma stavolta la situazione è letteralmente precipitata. 
La manifestazione era contro la famosa “tolleranza zero” sull’immigrazione e la decisione di separare i bambini messicani dalle loro famiglie nei centri di detenzione e smistamento degli immigrati. 


Poi il tweet in cui racconta la disavventura: “Arrestata. Rimango forte. Continuo a lottare  Questa manifestazione è stata una azione potente, bella, con centinaia di donne che chiedono la riunificazione delle famiglie separate dalla politica immorale”. Ma la manifestazione era illegale, probabilmente le donne coinvolte non avevano ricevuto l’autorizzazione. Da qui l’arresto.

29/06/18

Solidarietà alle compagne di Madrid

Riceviamo dalle compagne di Amazora e pubblichiamo
 
Ciao a tutte,
diamo tutta la nostra solidarietà alle compagne di Madrid che venerdì scorso,
dopo la sentenza di libertà sotto cauzione dei 5 stupratori di "La Manada" 
(il branco - così si autodefinivano), hanno deciso di occupare piazza Puerta del 
Sol, nel cuore capitalistico della capitale spagnola.

Sappiamo che la giustizia patriarcale difende e protegge i suoi figli stupratori, 
ma sappiamo anche che solo la rabbia e la forza femminista può combatterla, 
come lo stanno facendo le compagne in Spagna.

Hanno deciso di rimanere in piazza:
- fino a che non ci siano più femminicidi, stupri, maltrattamenti, derisioni contro 
le donne per strada, in casa, nei carceri e cie, nei posti di lavoro, nelle feste, ecc
- fino a che il reato per abuso venga sostituito per quello di stupro, 
- fino a che non venga più ammesso il linguaggio sessista dei difensori degli stupratori. 
Occupano la piazza anche in solidarietà con le donne marocchine che raccolgono le 
fragole in Huelva (400 di loro hanno denunciato le violenze subite dai caporali e 100 di loro sono
state licenziate e deportate!).
A Siviglia sono stati girati a tutte gli indirizzi degli stupratori (i 5 abitano lì) ed è
partita una campagna di boicottaggio contro i negozi, bar, supermercati che permetteranno
che gli stupratori entrino nei loro locali.
Anche in questo caso, come a L'Aquila, uno degli stupratori, Alfonso Jesus Cabezuelo
è un militare come Francesco Tuccia, a cui lo stato ha continuato a pagargli lo
stipendio durante le indagini e il processo! Tra i 5 c'è anche una guardia civil, Antonio 
Manuel Guerrero, che ha fatto dei video dello stupro (come nel caso dello stupro
di Parma) e poi ha rubato il telefono della sopravvissuta per lasciarla ulteriormente
sola e senza la possibilità di chiedere aiuto! Lotteremo contro di loro e contro chi li
forma e protegge fino a che scompaiano dalla faccia della terra!

Tutte insieme e solidali vinceremo questa guerra ed ogni stupratore individuato
non vivrà in pace, sarà perseguitato!

Brasile - migliaia di donne in piazza per il diritto all'aborto legale


MIGLIAIA DI DONNE IN PIAZZA!
 
Dopo l' Argentina anche il Brasile viene invaso dalla marea femminista che reclama il diritto all'aborto legale e sicuro. In uno dei paesi con il più alto tasso di disuguaglianze economiche e sociali negare l'accesso all'aborto equivale a condannare a morte migliaia di donne povere, nere e faveladas, perché tanto chi ha i soldi può tranquillamente pagare fior di medici per abortire illegalmente. Sono le donne che non se lo possono permettere che si vedono costrette a ricorrere a mezzi di fortuna rischiando la loro vita.

27/06/18

Alla manifestazione di Parigi del 23 giugno per Georges Ibrahim Abdallah, al fianco di tutti i prigionieri e le prigioniere rivoluzionare nel mondo, con Nadia Lioce.



Aisha, 8 anni, contro l'Italia - su Terre Libere l'importante dossier

Lampedusa. Aisha, 8 anni, contro l’Italia

di Antonello Mangano
In pochi giorni Aisha è svenuta per la fame e la sete in una barca alla deriva partita da Sfax; ha visto un balordo provare a stuprare la madre davanti ai suoi occhi; ha subito un colpo all’addome durante una violenta carica della polizia italiana. Vive in uno stato di paura costante che la porta a perdere i sensi. Adesso è il tempo del risarcimento. In questi giorni il suo caso arriva a Strasburgo presso la Corte europea dei diritti umani. Da un lato una bambina tunisina di otto anni e la madre. Dall’altro​,​ il governo italiano.
“Eravamo in 40 su una barca e ci siamo persi”, racconta la madre. “Abbiamo incontrato un peschereccio. Gli abbiamo chiesto di riportarci in Tunisia. I pescatori hanno rifiutato”. Tre giorni senza mangiare e bere. Poi una luce in lontananza e altre nove ore per arrivare alla salvezza, cioè l’isola di Lampedusa. Sono le due di notte del 15 febbraio. Aisha sviene e viene portata via in ambulanza.
Squallido e trasandato
La famiglia vuole chiedere asilo. Ma non può. “Per tutto il tempo della permanenza non hanno ricevuto alcun documento attestante la ricezione della domanda di protezione”, dice Giulia Crescini, legale della famiglia.

Una donna e una bambina di otto anni sono sicuramente figure vulnerabili. Invece rimangono nell’hotspot. Insieme a tutti gli altri. Il “Garante nazionale dei diritti delle persone detenute” – una istituzione dello Stato – parla di un luogo “squallido e trasandato”. Ci sono poliziotti e cani lupo sciolti nel cortile, materassi di gommapiuma sporchi. L’acqua calda? Un’ora al giorno. E di notte nei bagni non c’è neanche quella fredda. Al mattino i liquami si accumulano nei bagni, “a pochi metri dalla stanza dei materassi”. Senza porte tra dormitori e gabinetti.

Tutti vogliono andare via. Alcuni per farlo ricorrono a mezzi estremi. Uno si cuce le braccia col filo spinato, un altro ingoia una lametta. Nel centro si parla ancora di W. Si è suicidato un mese prima. Trattenuto per due mesi, aveva ricevuto l’ordine surreale di lasciare l’Italia. Era affetto da disagio psichico, aveva bisogno di farmaci non disponibili sull’isola. Avrebbe meritato una protezione umanitaria.
Si può discutere di tutto, ma di certo non è un luogo adatto a una bambina che porta ancora i segni della traversata in mare. Invece madre e figlia dormono in un corridoio. Insieme agli uomini. Una notte, Aisha vede qualcuno che si avvicina alla madre. La molesta, poi prova a violentarla. Solo le urla della donna richiamano il compagno, che impedisce l’abuso. Non ci sono poliziotti. Aisha cade in preda a un attacco di panico. Sviene. Per due ore rimane priva di sensi.
L’incendio
“Un poliziotto spingeva e picchiava con il manganello chi era in fila per prendere il pasto, senza motivo”. Un gruppo, stanco, chiede di andare via. “Mentre questi parlavano con la sicurezza, tre migranti rimangono indietro e danno fuoco a una stanza”, raccontano gli attivisti della campagna “Lasciatecientrare”.
L’8 marzo tutto precipita. “Si è creato panico diffuso e gli addetti alla sicurezza hanno tenuto i manganelli in mano, contribuendo a diffondere ancor più panico tra la gente che ha iniziato a correre da tutte le parti, mentre la polizia, in assetto antisommossa, ha iniziato violente cariche. Alcuni sono riusciti ad uscire dal cancello principale, altri sono usciti da un buco presente nella recinzione. Altri ancora sono rimasti bloccati e schiacciati all’ingresso”.
“Le autorità di polizia hanno risposto con la forza picchiando indiscriminatamente uomini, donne, bambini”, denuncia Crescini. Un colpo di manganello raggiunge Aisha all’addome. La bambina finisce al pronto soccorso. Sul lettino, urla disperata. “Me lo dai questo video?”, dice qualcuno non identificato a chi sta riprendendo la scena.
Intanto le fiamme hanno definitivamente peggiorato le condizioni del centro rendendolo inagibile. Ma per Aisha e la famiglia c’è ancora una settimana da passare nel centro semi-incenerito.
Il morso
“Io sono stato picchiato tante volte dalla polizia e dagli altri maggiorenni. Anche un cane della polizia mi ha morso e i poliziotti ridevano mentre mi mordeva e non facevano nulla”. Ahmed è un minore intervistato dagli attivisti di Cidl, Asgi e Indiewatch, le associazioni che hanno prodotto un dossier su quello che è successo a Lampedusa in questi mesi.
“Sono quotidiani i pestaggi degli ospiti, le perquisizioni arbitrarie e le minacce”, dicono i legali. La storia è sempre la stessa da anni. Lampedusa è una pentola a pressione. Se si usa il centro come hub per le espulsioni, con trattenimenti a tempo indeterminato. Prima o poi esplode. I migranti dovrebbero rimanere al massimo 48 ore. Ma ci sono trattenimenti di mesi. È “reclusione senza reato”. E da quando è diventato un hotspot, secondo il modello europeo, tutto è peggiorato.
Gente che non ha diritto
Quando arrivano a Lampedusa, i tunisini non possono chiedere asilo, come vuole il diritto internazionale. Al massimo possono “manifestarne la volontà”. Compilare il modello C3 è praticamente impossibile. Vengono considerati “migranti economici”, gente da rispedire a casa. L’asilo ai tunisini romperebbe l’unica catena di montaggio che funziona, insieme a quella con l’Egitto. La catena delle espulsioni, di cui ogni governo ha voglia di vantarsi.
Sono i vecchi accordi stipulati con Ben Alì e Mubarak. Trattati non come dittatori sanguinari, ma interlocutori alla testa di paesi sicuri. Paesi in cui rispedire chiunque, in base alla nazionalità, senza considerare la storia individuale, senza ascoltare cosa ha da dire. Il caso di Aisha è esemplare. La madre si separa dal marito – situazione problematica in Tunisia – ha un nuovo compagno e vuole dare alla figlia un futuro migliore,. Denuncia l’ex marito per violenze e parte per l’Italia. Pensava di affrontare soltanto il mare, non una fortezza.
Chiuso-aperto
“Mi hanno dato un libretto dove c’erano scritti i miei diritti, ma secondo me è una barzelletta, perché te li fanno vedere, ma se chiedi i diritti ti picchiano”, dice ancora un tunisino. Nell’isola, in vista della stagione estiva, si alzano voci allarmate. I “clandestini” allontanano i turisti. Secondo “La Stampa”, ci sarebbe un patto per non allarmare Lampedusa alla vigilia della stagione turistica: i migranti sono stati “scoraggiati” a girare per le strade.
È un dibattito che si trascina sempre uguale da anni. Anche lo status “aperto/chiuso” è una costante. Il 13 marzo scorso il ministero dell’Interno aveva annunciato un “progressivo e veloce svuotamento” in vista dei lavori di ristrutturazione. Ma al prossimo sbarco, Lampedusa rischia di riproporre la solita galleria degli orrori. Perché non è e non sarà mai un’isola-prigione.
Le testimonianze sono state raccolte dalle associazioni Asgi, CILD, Indiewatch, Lasciatecientrare. I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità dei migranti.
Questo articolo è stato pubblicato da TerreLibere.org il 27 maggio 2018

Lavoro nero e molestie sessuali sul lavoro, ecco cos'è Enzo Albertini, presidente di "Napoli sotterranea", invitato a parlare a Taranto e respinto dalle compagne del MFPR



Lavoro nero e molestie sessuali: un modello per Taranto?

Inviatoci da Je sò pazzo-ex Opg di Napoli

LETTERA APERTA A LIVIANO

Enzo Albertini non deve essere invitato, non deve parlare!

Lettera aperta al consigliere regionale Gianni Liviano,
Ai mass media di Taranto

Ti inviamo questa nota informativa con video mandataci dall'Ex Opg di Napoli.
Ti chiediamo di revocare l'invito per domani nell'incontro "Taranto - Connessioni : Napoli sotterranea con gli ipogei, Puglia con Matera 2019" al presidente di "Napoli sotterranea", Enzo Albertini, accusato di sfruttamento del lavoro nero e anche di violenze e molestie sessuali.

Le lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe

L'INFORMAZIONE INVIATACI DALL'EX OPG
lavoro nero e molestie sessuali nella "Napoli sotterranea":
Questo è il modello che si vuole esportare a Taranto?
Liviano domani alle ore 18.30 nell’auditorium dell’ex Ospedale Vecchio in via Ss. Annunziata a Taranto invita a parlare uno che sfrutta il lavoro nero e che adesso è accusato di violenze e molestie sessuali proprio sul posto di lavoro!
Infatti, sarà ospite di questo secondo appuntamento, anche Enzo Albertini, presidente di “Napoli sotterranea”
http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=26452:taranto-connessioni-napoli-sotterranea-con-gli-ipogei-puglia-con-matera-2019&Itemid=650

CHI E' ENZO ALBERTINI?
Abbiamo fatto uscire questo video in cui una ex lavoratrice racconta, il capo di imputazione è violeza sessuale e molestie sessuali con l'aggravante del rapporto di lavoro:
https://www.facebook.com/exopgjesopazzo/videos/1475557059217619/

E oggi siamo andati al processo:

AGGIORNAMENTO DAL PROCESSO DI GRAZIA!

Stamattina avrebbe dovuto avere luogo la prima udienza preliminare nei confronti di Vincenzo Albertini, Presidente di Napoli Sotterranea, per violenza e molestie nei confronti di una ex lavoratrice.
Purtroppo nemmeno questa volta l'udienza c'è stata (è la terza volta che viene rinviata!) perché i difensori del patron di Napoli Sotterranea hanno aderito all'astensione dalle udienze indetta dalle Camere Penali per il 25-26 e 27 giugno.
Quindi udienza rinviata al 3 luglio!

Né noi né Grazia ci faremo abbattere da questi intoppi ed ostacoli, non ci fermeremo né la lasceremo mai sola: aspetteremo con determinazione e convinzione il 3 luglio e andremo avanti!

E sorridiamo, perché è un altro modo per mostrare i denti.

#MAIPIU' Violenze sul lavoro!

21/06/18

!9 giugno, giorno dell'eroismo - Ora e sempre con i prigionieri politici rivoluzionari e comunisti nel mondo, ora e sempre con Nadia Lioce!

In occasione del 19 giugno, dia de la Heroicidad, MFPR e Soccorso Rosso Proletario rilanciano la campagna per la difesa delle condizioni di vita dei prigionieri rivoluzionari e in particolare per Nadia Lioce, unica donna, prigioniera politica, ancora in regime di 41 bis.
Dal marzo al settembre 2015 Nadia ha messo in atto una serie di battiture per protestare contro le continue vessazioni cui è sottoposta in regime di carcere duro. Per questa protesta si sta svolgendo un processo contro di lei a L'Aquila e il 28 settembre è prevista la prossima udienza, in vista della quale rilanciamo a livello di massa la campagna "Pagine contro la tortura".


Riproponiamo inoltre la lettura di 2 importanti opuscoli, a cura del MFPR:


Il 19 giugno del 1986, nelle carceri peruviane del Fronton, Lurigancho e Callao, centinaia di prigionieri politici e di guerra del Partito Comunista del Perù in rivolta contro i piani di trasferimento e concentramento portati avanti dal regime peruviano furono massacrati dalle forze armate peruviane.
Truppe d'assalto di tutte e tre le armi con armamento e mezzi da guerra assaltarono le carceri, bombardarono dall'alto i padiglioni in cui si erano asserragliati i prigionieri in rivolta, falciarono con mitraglia e granate i prigionieri.

In 300 morirono dopo aver rifiutato ogni falsa proposta di accordo, consapevoli del costo che il nemico gli avrebbe fatto pagare per la loro fermezza. Scelsero di dare la vita per il loro popolo, il partito e la rivoluzione, resistendo e combattendo fino all'ultimo, come poterono, con le armi rudimentali che erno riusciti a costruirsi in cella.

Da allora il Partito Comunista del Perù ha chiamato il 19 giugno “Giorno dell'eroismo” e, a livello internazionale, si è andata affermando la tradizione di rivivere in questa giornata la memoria di quella battaglia e sacrificio eroici in unità coi prigionieri che lottano oggi per trasformare le galere dell'imperialismo in “luminose trincee di combattimento”.

E, cioè, non solo trincee di resistenza contro la toruta, l'isolamento e annientamento dei rivoluzionari ad opera degli aguzzini al servizio degli imperialisti, ma avamposti di lotta contro gli stati dell'imperialismo per la rivoluzione proletaria, parte della lotta di classe, fusa e non separata da esse.

Il “Giorno dell' Eroismo” non è la denuncia di uno dei più efferati crimini contro i rivoluzionari prigionieri da rinnovare nella solidarietà con chi ancor oggi vive la prigionia politica, ma la memoria di una vittoria morale, politica e militare che i comunisti in Perù conquistarono sul campo, incarnando il principio per cui, quale che sia il costo da pagare, i comunisti non smettono di combattare e di colpire come possono il nemico.

Anche nelle carceri dei paesi imperialisti la borghesia coltiva lo stesso spirito e illusione di “soluzione finale” contro i prigionieri rivoluzionari che muove la mano genocida dei regimi servi dell'imperialismo nei paesi oppressi. L'inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici con l'applicazione del 41 bis in Italia, -con il caso esemplare per cui stiamo lottando quello di Nadia Lioce -la dispersione dei prigionieri, l'allontanamento dalle loro famiglie sono parte delle tecniche di annientamento psicofisico, teso a piegare e cancellare l'identità rivoluzionaria dei detenuti.

Il 19 giugno è sempre stata anche una giornata di lotta contro la repressione politica e sociale. Le carceri dell'imperialismo annientano e uccidono tutti i giorni proletari e immigrati che riempiono penitenziari e CIE, dove sono realtà quotidiana condizioni di detenzione subumane, sovraffollamento inverosimile, abusi, suicidi.

Infine, le migliaia di procedimenti giudiziari, montature, arresti, multe e condanne che colpiscono i protagonisti di lotte sociali e oppositori politici rendono la repressione e la prigionia politica un fenomeno dalle dimensioni di massa.

Viva il 19 giugno, Giorno dell' Eroismo!
Viva la lotta internazionale dei prigionieri politici e di guerra!
Libertà per tutti i compagni arrestati!

soccorso rosso proletario italia
giugno 2018

20/06/18

Presidio al USR di Torino contro il licenziamento di Lavinia Flavia Cassaro - Lavinia: "E' una punizione ingiusta..." - La vergognosa comunicazione di licenziamento del MIUR



Dal blog Potere al Popolo - Torino - 19.6.18

Siamo sotto l'USR per contestare l'assurdo licenziamento di Flavia: un licenziamento assolutamente politico, totalmente slegato da questioni lavorative.
Flavia è una maestra che è stata licenziata perché ha partecipato a un corteo antifascista: un evento della vita personale che nulla ha a che fare con la sua condotta in aula!
Questi i tempi che ci si pongono di fronte: che si tratti di vita o di lavoro, stai a testa bassa e rispetta il pensiero dominante!
Noi non pensiamo debba essere questo il modello educativo da trasmettere ai ragazzi, e sicuramente non è questa la società che vogliamo!
Solidali con Flavia! Quel giorno in piazza, contro quegli infami di casapound, c'eravamo tutti!

LE DICHIARAZIONI DI FLAVIA:

Dalla sua memoria difensiva
"E' una punizione ingiusta rispetto all'errore che ho commesso, non dico che non devo pagare, ho fatto una sciocchezza, ma il licenziamento è davvero eccessivo".
Così Flavia Lavinia Cassaro, la maestra licenziata per avere insultato i poliziotti durante la manifestazione antifascista dello scorso febbraio, organizzata contro il comizio tenuto a Torino del leader di Casapound Simone Di Stefano. Nei giorni scorsi il Ministero dell'Istruzione ha notificato all'insegnante il licenziamento "in tronco"... In sostanza, la maestra, pur manifestando fuori dall'orario di lavoro, avrebbe leso "consapevolmente e volontariamente" l'immagine della scuola."Dal punto di vista penale - spiega l'insegnante - la Procura di Torino mi indaga per oltraggio a pubblico ufficiale, ma molti continuano a scrivere che sono accusata anche di istigazione a delinquere. E' tutto falso. Perdere il lavoro a 40 anni - continua - non è semplice, anche dal punto di vista economico sono preoccupata".

STRALCI DELLA NOTIFICA DEL LICENZIAMENTO  

Questo licenziamento è la cosa più grave e preoccupante.

Che ci siano sempre più denunce, processi e anche peggio, arresti, dopo una manifestazione, purtroppo sta rientrando in una "normalità", che tutti i compagni che lottano stanno sperimentando sulla propria pelle.

Ma questo provvedimento del licenziamento e soprattutto le motivazioni sono un segnale preoccupante, perché ricordano molto i tempi del fascismo, in cui un lavoratore per il fatto che era antifascista e manifestava le sue idee, anche fuori dal lavoro, veniva cacciato dal suo posto di lavoro, e perché sono un avvisaglia per tutti.
Chi pensa di fare le "pulci" alle parole di Lavinia, quantomeno non ragiona - se passa questo licenziamento, prima o poi "tocca a te".


Le motivazioni del licenziamento sono di fatto una difesa delle forze dell'ordine, della polizia - verso cui non è possibile neanche esprimere un giudizio; fermo restando che si fa un processo politico-ideologico alle idee, nascondendo i fatti: che nella manifestazione del 22 febbraio (e non solo!) la polizia era a difesa dei fascisti, e per questo caricò la manifestazione antifascista.


Secondo, il Miur si arroga il diritto di farsi interprete di un presunto "allarme" addirittura in tutta la comunità scolastica a livello nazionale. Quando? Dove?

 
Terzo, si afferma nei fatti che il "rapporto fiduciario" tra un dipendente e l'Amministrazione di appartenenza" si deve basare sull'essere succubi all'amministrazione, ai suoi valori, e affermando di fatto che tra questi valori c'è la difesa dei fascisti.


Quarto, si fa un legame tra i fatti del 22 febbraio e la funzione di educatrice di Flavia (legame che in uno Stato che almeno applicasse i principi della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista/antinazista, dovrebbe essere nota di merito), ma della sua funzione negativa come educatrice non si cita neanche un contenuto.



PER TUTTO QUESTO, BLOCCARE IL LICENZIAMENTO DI LAVINIA E' UNA BATTAGLIA DI TUTTE NOI

18/06/18

Apriamo i porti - La mobilitazione lanciata a Roma da NUDM


Da dinamopress

Nella mobilitazione lanciata a Roma da Non Una di Meno, il presidio si è mosso in corteo da Castro Pretorio fino alla sede del Ministero dei Trasporti dove il corteo è stato spintonato dalle forze dell’ordine per impedirne lo spostamento.
La piazza ha ribadito il completo rifiuto nei confronti del razzismo di Stato, inaugurato dal precedente governo e dal Ministro Minniti e oggi radicalizzato dall’alleanza Lega-Cinque Stelle. Gli interventi si sono concentrati sulla necessità di proseguire una mobilitazione capace di comporre le istanze delle donne, dei migranti e degli sfruttati contro le politiche razziste che le vorrebbero dividere e contrapporre.

 

Da FB, per Lavinia Flavia Cassaro.

L'ho conosciuta Lavinia, quella cattiva maestra, eravamo insieme alla CAROVANA 15 SETTEMBRE 2015, come osservatori internazionali, a portare gli aiuti umanitari a Kobane. Ho conosciuto l'umanità di Lavinia, l'ho vista giocare con quei bambini sopravvissuti alla guerra, in quei campi profughi che abbiamo visitato nel Kurdistan turco, ai confini con la Siria.
Questa maestra così vivace, allegra, piena di vita che difende i diritti di ogni persona sulla terra, il diritto di vivere che spetta ad ogni bambino ma che viene tolto grazie alle atrocità dei potenti. La potete vedere in questa foto la cattiva maestra, gioca con quei bambini che così piccoli hanno visto solo bombe e distruzione invece di giocare con una palla o con una bambola.
Occhi innocenti che nel sorriso di Lavinia hanno dimenticato le bombe del capitalismo, dell'indifferenza, della cattiveria, le bombe di una società che si definisce civile. E dov'è la civiltà quando si è indifferenti alla morte?
La colpa di Lavinia è quella di essersi difesa con parole di rabbia contro un sistema violento per il quale non interessa neppure l'esistenza di vite umane? Certo, meglio i massacri legalizzati che uno sfogo di chi difende l'umanità. Meglio colpevolizzare Lavinia che è una persona scomoda che non obbedisce al sistema. In questa società bisogna essere pecore per andare avanti e per avere rispetto perché se non obbedisci, sei un terrorista, sei un facinoroso, sei un violento, sei...
Certo, colpevolizzare è facile come lo è far parte di un sistema corrotto senza neppure rendersene conto, un sistema che ha ridotto questo mondo in un cesso sotto tutti i punti di vista, l'indifferenza e la partecipazione al sistema, di chi non vuol vedere oltre il palmo del proprio naso e non vuol sentire oltre quello che gli viene violentemente inculcato.
Allora scusate se le nostre coscienze sono troppo sveglie e sensibili, scusate se Lavinia per difenderci e difendersi dalla violenza, ha esasperatamente urlato contro chi applica violenza. Scusate se stiamo cercando di rendere questo mondo vivibile, mettendoci la faccia e rischiando ogni volta. Scusate... continuate tranquillamente a dormire e a credere nelle favole sporche di sangue, noi siamo svegli e difenderemo anche voi da ogni scempio... Scusate, vi chiedo solo di guardare ancora la foto di una ribelle che ama e difende la vita !

17/06/18

In ricordo di Iolanda Palladino, uccisa dalla violenza e dal terrore fascista.



Napoli 17 giugno 1975 

Per la prima volta, il Partito Comunista vince le elezioni amministrative. Per tutta la città i cittadini scendono in strada a festeggiare, creando numerosi ingorghi e cortei di auto. A via Foria una ragazza, Iolanda Palladino, sta tornando a casa con la sua 500 dopo avera raggiunto una cabina telefonica per chiamare il suo fidanzato.
Intanto un gruppo di fascisti esce dalla “Berta”, sede prima del Msi ed ora di Casapound. I fascisti raggiungono la manifestazione e si appostano sulle scalinate di via Michele Tenore, da lì lanceranno una bottiglia  molotov  sulla 500 di Iolanda, che aveva il tettuccio aperto. La ragazza scende dall'auto quando le fiamme l'hanno già ricoperta e trasformata in una torcia  umana. Quando alcuni passanti la soccorrono e la portano in ospedale,  Iolanda è completamente ustionata. Dopo essere stata trasferita al  centro ustioni di Roma, muore il 21 giugno dopo una lunga agonia, in cui  rimane sempre cosciente.

I tre attentatori Umberto Fiore, Giuseppe Torsi e Bruno Torsi vengono arrestati dopo una breve latitanza e condannati a pene non superiori ai 6 anni. Successivamente entreranno nel gruppo terrorista dei Nar.
Il 24 a Napoli nella basilica si svolgono i funerali di Iolanda. Vi partecipano migliaia di persone, tra cui moltissimi operai dell'Alfasud e tanti antifascisti napoletani, che durante il funerale e durante il  trasporto al cimitero salutano Iolanda con cori antifascisti e corone di  fiori.
Durante il percorso del corteo funebre verso il cimitero, alcune  migliaia di antifascisti, si dirigono prima in via San Giovanni e poi in  via Foria, dove c'è la sede missina a cui appartengono gli assassini di  Iolanda.
In via San Giovanni, viene divelta e danneggiata un'insegna  dell'Msi, poi in via Foria il corteo viene caricato duramente dalla  polizia.  
Il segretario della sede degli assassini era allora Michele Florino; oggi quella sede di assassini e razzisti non è più del MSI bensì di casapound, ma il nome della segretaria è sempre lo stesso. Emmanuela Florino è la  degna figlia di suo padre. Una tradizione di razzismo, infamia e  vigliaccheria che si tramanda da generazioni.

In occasione dei funerali di Iolanda, Michele Florino e i gli altri fascisti infangarono la memoria di Iolanda esponendo uno striscione provocatorio che recitava “Solo Dio può fermare la volontà fascista, gli uomini e le cose no”. La polizia caricò duramente il corteo che rimosse quello scempio. Proprio come allora, anche oggi i fascisti di casapound hanno dimostrato di non avere alcun rispetto per vita. Mentre era in corso l’iniziativa in ricordo di Iolanda, hanno fatto capolino dalla loro sede e, sempre nascosti dietro i cordoni della celere, hanno cominciato a intonare cori vergognosi.

Già due anni fa apponemmo una targa dedicata alla memoria di Iolanda ma i fascisti di casapound la hanno rimossa, dimostrando il loro disprezzo  per la vita e l'umanità.
Possono rimuovere tutte le targhe ma non potranno mai cancellare la memoria e il desiderio di giustizia che vive dentro ognun* di noi.

Una nuova Resistenza attraversa le nostre strade.
Una resistenza che porta nel cuore il nome di Iolanda Palladino.

Da Mensa occupata, 26 aprile 2018

Solidarietà dalle lavoratrici delle pulizie scuole statali a Lavinia Flavia Cassaro: la tua lotta é anche la nostra!

NOI LAVORATRICI PULIZIE DELLE SCUOLE STATALI DI TARANTO
ESPRIMIAMO TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' A LAVINIA FLAVIA CASSERI,
INSEGNANTE ANTIFASCISTA DI TORINO, CONTRO L'INGIUSTO E INGIUSTIFICATO LICENZIAMENTO!
IL LICENZIAMENTO DI LAVINIA DEVE ESSERE RITIRATO!

Lavinia Flavia Casseri, l'insegnante antifascista, in una manifestazione ha espresso la sua rabbia contro la polizia che proteggeva i fascisti di Forza nuova, e invece caricava violentemente giovani, donne e lavoratori che in piazza numerosi protestavano a Torino in difesa dei valori antifascisti e antirazzisti della Resistenza e della nostra Costituzione

Lavinia è stata licenziata per essere antifascista, per aver difeso i  valori che nelle nostre scuole dovrebbero essere materia di insegnamento, cardini della nostra Costituzione.

Noi lavoratrici e i lavoratori impiegati nelle scuole statali ormai da più di 20 anni, sfruttati, malpagati, in balia delle decisioni di Governo-Miur, di appalti in cui agiscono corruzione e interessi vari, sappiamo benissimo cosa vuol dire protestare e vedere calpestati i propri diritti.
Per questo non possiamo che essere al fianco di Lavinia e lottare insieme per il rietro nel suo posto di lavoro.

SEGUONO FIRME (che si stanno continuando a raccogliere)

Solidarietà alla moglie e alla figlia di Assane Diallo, ucciso con 12 colpi di pistola. Sappiamo chi è Stato



Dalla Stampa:



Senegalese ucciso in un agguato nel Milanese

Una vera e propria esecuzione a Corsico: Assane Diallo di 54 anni è stato freddato con 12 proiettili



Di Monica Serra

Ha i contorni di una esecuzione, ma potrebbe avere anche sfondo razzista, l’omicidio avvenuto ieri sera a Corsico, alle porte di Milano. Assane Diallo, senegalese di 54 anni, sposato e con una figlia di 11, è stato ucciso con dodici colpi di pistola: sei alla testa, quattro al petto e alcuni alle braccia. Molti sparati da distanza ravvicinata, quando la vittima era già a terra. L’uomo aveva piccoli precedenti, alcuni di oltre vent’anni fa per aver speso di denaro falso. Lavorava nel settore della security, anche come buttafuori in alcuni locali. I carabinieri di Corsico sono a caccia, ma la moglie della vittima ha raccontato agli inquirenti di una lite avvenuta la sera precedente con un uomo che aveva aggredito il marito insultandolo per il colore della pelle. 



La lite si sarebbe verificata vicino a un chiosco del quartiere popolare Tessera di Cesano Boscone dove viveva il 54enne. «Gli diceva sono il nipote di Mussolini, era pieno di tatuaggi. Lo ha seguito fino a casa e lo ha aggredito. Quando è tornato aveva le ginocchia ferite. Noi volevamo scappare da questo paese razzista, ora lo hanno ammazzato», ha detto la donna arrivata sul luogo dell’omicidio insieme alla figlia undicenne. Gli investigatori però sono molto cauti sul movente razziale, e avrebbero già imboccato una pista precisa che porta dritta al mondo dello spaccio.

La zona di Corsico, peraltro, è da sempre considerata un’area a forte presenza di clan della criminalità organizzata calabrese. Negli ultimi trent’anni sono stati moltissimi gli arresti di uomini legati alla ‘ndrangheta e in particolare alla cosca Barbaro-Papalia di Platì (Reggio Calabria).

Assane Diallo è stato colpito alle 22,54 di sabato all’angolo tra via Curiel e via delle Querce, in un piccolo parco che si trova sul retro del bar «Erica», gestito da cinesi. Una zona dove non ci sono telecamere. I carabinieri non hanno trovato testimoni diretti del delitto, nonostante sulla zona si affaccino diversi stabili di case popolari. L’allarme è stato lanciato da un passante ma quando sono arrivati i soccorsi per l’uomo non c’era più niente da fare. Chi ha ucciso il 54enne, gli ha svuotato addosso l’intero caricatore di una pistola semiautomatica 9 per 21 millimetri. 

Siamo tutte con Lavinia - dalle Lavoratrici SLAI Cobas sc –Policlinico Palermo




IL LICENZIAMENTO DI LAVINIA E’ UN CHIARO
E MERO ATTO POLITICO DEL FASCISMO CHE AVANZA!

OGGI HA COLPITO LAVINIA, DOMANI POTRA’ COLPIRE OGNI ALTRA LAVORATRICE O  LAVORATORE DEL PUBBLICO IMPIEGO CHE DISSENTE DALL’AZIENDA, DAL  GOVERNO E DA QUESTO STATO DI COSE.
NEL PRIVATO HA GIA’ COLPITO ACUNI OPERAI DELLA FIAT DI NAPOLI

Non vi sono dubbi che  il licenziamento di Lavinia Flavia Cassaro sia un chiaro atto politico, che denota l’avanzare sempre più del fascismo di stampo mussoliniano, teso a reprimere l’antifascismo militante, così come pure ogni dissenso, ribellione, lotta  ed opposizione di classe.

La fascistizzazione delle istituzioni ne  è un’ovvia conseguenza, ed ecco che, così come ha fatto l’ufficio scolastico regionale di Torino ( su imput dell’ex  presidente del Consiglio Matteo Renzi, che durante una trasmissione di Matrix disse che Lavinia andasse licenziata su due piedi), si arriva finanche a licenziare un’ottima insegnante, sol perché durante una manifestazione antifascista contro CasaPound che stava tenendo un comizio elettorale, ha legittimamente espresso la propria opinione contro la polizia che aveva appena caricato pesantemente il corteo, in difesa della melma fascista.

Non è servito neanche che  l’Associazione dei Giuristi Democratici intervenisse con un comunicato chiedendo la sospensione del provvedimento disciplinare  rimarcando che “il lavoratore non vende più se stesso ma solo le attività indicate nel contratto e nell’orario di lavoro previsto, restando irrilevante la sua vita extra –lavorativa”. 

Si tratta di un fatto gravissimo, senza precedenti dalla nascita della Repubblica, come sono stati costretti a riconoscere anche alcuni giornali. Essere licenziati per le proprie opinioni politiche, espresse, tra l’altro, fuori dal proprio luogo di lavoro e, quindi, NON nell’esercizio delle proprie funzioni, viola oltre che  lo Statuto dei Lavoratori, anche la stessa Costituzione. Altro che solo una “sanzione sproporzionata”!

E l’altra aberrante cosa che dà  il segno dei tempi… è che mentre si criminalizza e licenzia Lavinia per “reato di opinione”, si alimenta e difende il rigurgito fascista, lasciandone impuniti gli innumerevoli crimini fino ad oggi commessi. Così come sono stati lasciati impuniti chi, come Lega, FN e CasaPound hanno di fatto legittimato la tentata strage di Macerata.

Il licenziamento di Lavinia è un caso eclatante ed inaccettabile, che si aggiunge a quello dei cinque operai della Fiat di Napoli licenziati per avere inscenato, dopo il suicidio di un loro collega ed il trasferimento forzato di altri operai,  l’impiccagione di Marchionne tramite un  fantoccio. Licenziati per avere espresso liberamente la propria rabbia ed opinione rispetto al massacro sistematico delle proprie condizioni di lavoro e della propria stessa vita, sempre più sacrificata sull’altare dei profitti padronali, tanto che sono oltre mille che ogni anno ci lasciano la pelle o rimangono invalidi.

Per questo sistema si  deve essere, come si suole dire, “cornuti e mazziati”, altrimenti, se si osa ribellarsi,  si finisce in galera. Se questo non è fascismo!

La tendenza al fascismo, come la storia ci insegna, è organica all’imperialismo e si manifesta ancora più  in tempi di crisi per il capitale,  come adesso, portando ad un inasprimento soprattutto della repressione delle lotte sociali e di classe.

Ma a tutto c’è un limite e la repressione non fa altro che alimentare la ribellione!
Rispedire con ogni mezzo possibile al mittente il licenziamento di Lavinia così come pure quello degli operai della Fiat di Napoli è una necessità storica di classe, che ci tocca tutte e tutti. 

Siamo tutte e tutti antifascisti, siamo tutte e tutti Lavinia!

Lavoratrici SLAI Cobas sc –Policlinico Palermo