30/06/21

Dal 16 giugno Natascia Savio è in sciopero della fame contro il trasferimento al carcere di S.M. Capua Vetere. Solidarietà e mobilitazione

"Lucidamente consapevole della strategia punitiva che sta ponendo in essere il DAP nei miei confronti, e contemporaneamente offuscata di rabbia e disgusto, ho deciso che, se non ho mezzi per interpormi concretamente alle loro logiche vendicative, ho perlomeno la possibilità di non lasciarglielo fare con la mia collaborazione. Alla notizia del mio ritorno a S. Maria, alle h. 18.00 del 16.06.21, ho immediatamente comunicato l’inizio di uno sciopero della fame a tempo indeterminato. So che queste decisioni non competono alla direzione del carcere, ma io in questo posto di merda non intendo più mangiare un boccone"

Con queste parole il 16 giugno, alla notizia del nuovo trasferimento nel carcere di S. Maria Capua Vetere, Natascia ha intrapreso uno sciopero della fame a tempo indeterminato.

Natascia si trova in carcere da oltre due anni, accusata assieme ad altri due compagni, Beppe (anche lui imprigionato da oltre due anni) e Robert, dell'invio di buste esplosive all'ex direttore del DAP, Santi Consolo, e a due pm torinesi particolarmente dediti all’accanimento giudiziario nei confronti di compagne e compagni, Rinaudo e Sparagna.

Dal giorno del suo arresto, Natascia non ha mai subito passivamente le angherie dei suoi carcerieri: trasferimenti punitivi in luoghi improbabili e lontani dai propri affetti e dal proprio avvocato, impossibilità di comunicare in maniera adeguata con il proprio legale per riuscire a costruire una qualunque difesa processuale, processi in videoconferenza, censura e trattenimenti arbitrari sulla corrispondenza, strette sui colloqui e sull’ora d’aria, sulla musica, sui libri.

Stanno tentando in ogni modo di fiaccare la forza e la determinazione di Natascia, e nel contempo di lanciare un monito per chiunque decida di porsi di traverso con corpo, testa e cuore alle loro decisioni. Il suo trasferimento nel carcere di S. Maria Capua Vetere è solo l’ultimo degli stratagemmi vendicativi messi in atto dal DAP. Lo stesso carcere noto alle cronache per i brutali pestaggi e per le torture subite e testimoniate da diversi prigionieri e che ebbero luogo nell’aprile del 2020, a freddo e dopo una protesta nata in piena emergenza sanitaria per chiedere tamponi e pretendere le distanze sociali rese impossibili dal sovraffollamento carcerario. Lo stesso carcere che in questi giorni è noto alle cronache per la notizia di 52 misure cautelari emesse nei confronti di altrettante guardie penitenziarie proprio per quegli stessi fatti. (segue video dei pestaggi)


Natascia ha deciso di usare il suo corpo per non subire passivamente la lunga sequela di azioni infami che il DAP e la direzione del carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno deciso di adottare nei suoi confronti, e che proseguono incessantemente da quasi 4 mesi.

La corte d’assise di Genova ha deciso che il processo per l’op. Prometeo non può rallentare neppure di fronte ad un leso diritto alla difesa: the show must go on.

Venerdì 2 luglio, h: 8,30 vi sarà un presidio di solidarietà davanti al tribunale di Genova e Domenica 4 luglio ore 14, sotto il carcere di Santa Maria Capua Vetere, in solidarietà con la compagna anarchica Natascia in sciopero della fame 
e con tutti i detenuti e le detenute di quell'infame galera.

Segue testo di Nat sullo sciopero della fame

Nuova strage di donne in mare. Le stragi imperialiste non sono una fatalità, ma il frutto marcio di questa società, che mentre ciancia di "uguaglianza di genere" finanzia il respingimento delle nostre sorelle migranti nei lagher libici e si appresta a fare altrettanto sulla rotta balcanica sul "modello Turchia"

Migranti, la strage delle donne: deserto di soccorsi nel Mediterraneo centrale

L'Ue punta tutto sui guardacoste libici, mentre le navi delle ong sono quasi tutte ferme per controlli e quarantene


Aumenta la conta dei morti nel Mediterraneo centrale, ma la rotta migratoria più letale del mondo resta un deserto senza soccorsi. Le navi delle ong sono quasi tutte ferme per procedimenti amministrativi e obblighi di quarantena. L’Unione europea si guarda bene dall’impegnarsi in operazioni di pattugliamento in acque internazionali. Quasi tutto il “lavoro sporco” è demandato alla Guardia costiera libica, che però nel caso dell’ultimo naufragio c’entra poco, perché il barchino affondato a sole 5 miglia da Lampedusa era partito dalla Tunisia e non dalla Libia, da cui in migliaia cercano di fuggire per essere ricacciati indietro. Storie di abusi, privazioni, viaggi impossibili che si consumano nell’indifferenza di un’Europa più che mai smaniosa d’estate e leggerezza, da anni abituata all’idea che il Mare nostrum sia, per altri, cimitero.

A Lampedusa l’ennesima tragedia suscita la rabbia del sindaco Totò Martello. “Non si vuole prendere coscienza di quello che succede nel Mediterraneo, non vale a nulla la solidarietà che, adesso, ci arriverà. Perché la solidarietà deve essere vera e concreta”. Sul molo Favarolo sono stati portati i cadaveri di sette donne, tra cui una incinta, ma i dispersi sono almeno nove, soprattutto bambini. L’imbarcazione era partita da Sfax, in Tunisia, con a bordo una sessantina di persone; tra le nazionalità segnalate Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea e altre. Le donne ivoriane che arrivano dalla Tunisia, in particolare, sono spesso vittime di tratta sia a scopo sessuale sia a scopo di sfruttamento domestico, una doppia vulnerabilità che le accomuna alle nigeriane che giungono dalla Libia.

Quello che le organizzazioni competenti lamentano da tempo è l’assenza di un sistema di soccorso in acque internazionali, che assieme alla mancanza di vie legali per entrare in Ue rende il Mediterraneo un campo aperto per i trafficanti di esseri umani.

È per sopperire a questo vuoto che sono scese in mare le navi delle ong, il cui lavoro è però continuamente bloccato da fermi amministrativi o rallentato da misure anti-Covid. La Geo Barents, la nave con cui Medici Senza Frontiere è tornata in mare a metà maggio, si trova attualmente al porto di Augusta, con l’equipaggio in quarantena dal 19 giugno; oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno. La Sea Watch 3 è in cantiere a Burriana, in Spagna, sotto fermo amministrativo del governo italiano che ha autorizzato il viaggio di sola andata. La Open Arms, partita da Pozzallo dopo una nuova ispezione il 25 giugno, è ora diretta in Spagna per cantiere. Sea Watch è in fermo amministrativo, così come Sea Eye 4. Mediterranea è in cantiere a Chioggia, mentre l’Aita Mari ha fatto ritorno in Spagna, senza aver fatto la quarantena. La Ocean Viking è partita domenica sera dal porto di Marsiglia: “i team a bordo – fa sapere la ong - stanno attualmente svolgendo una serie di esercitazioni prima di raggiungere il Mediterraneo centrale. Una volta arrivata nella zona delle operazioni sarà – purtroppo – l’unica nave di soccorso civile presente nell’area”.

Da huffingtonpost

29/06/21

A quasi 2 mesi dal femminicidio padronale di Luana D'Orazio, arrivati a Prato i codici decifrati dalla Karl Meyer, la casa costruttrice del macchinario: relazione a metà luglio

Sono arrivati a Prato dalla Germania i codici decifrati dalla Karl Meyer, la casa costruttrice dell'orditoio killer che ha stritolato e ucciso Luana D'Orazio, operaia di 22 anni e mamma di un bambino di 5, morta il 3 maggio scorso nella ditta tessile "Orditura Luana" di Oste di Montemurlo (Prato). Si tratta dei codici della memoria interna della macchina (una sorta di scatola nera) che sono stati prelevati dai tecnici del dipartimento di prevenzione dell'Asl durante la perizia disposta dalla procura di Prato per chiarire le circostanze in cui la giovane operaia è morta. Lo scrive oggi "La Nazione".

La dinamica, a quasi due mesi dall'incidente, resta avvolta nel mistero in attesa che il consulente della procura, l'ingegner Carlo Gini, depositi la sua relazione entro la metà di luglio.

I codici dovranno essere messi in relazione con le prove tecniche che i periti, non solo della procura ma anche delle difese e della parte civile, hanno eseguito all’interno dell'azienda di via Garigliano a Montemurlo. In particolare devono dire due cose fondamentali: a che punto della lavorazione era arrivata Luana prima di finire stritolata dentro gli ingranaggi e a che velocità stava girando il macchinario. Due informazioni utili a stabilire se la morte della ragazza poteva essere evitata.

Il consulente della procura ha evidenziato - attraverso le prove tecniche - una doppia manomissione all’orditoio della giovane: la realizzazione di un bypass elettrico che permetteva alla macchina di girare ad alta velocità con il cancello di protezione alzato e al pulsante di avvio che permetteva di mettere in moto l'orditoio anche in assenza del dispositivo di sicurezza (la saracinesca) abbassato. Possibile che Luana si sia avvicinata troppo alla macchina mentre questa girava? Oppure la ragazza si è avvicinata per sistemare qualcosa e l’orditoio è partito all’improvviso? Ma come ha fatto a mettersi in moto se il pulsante di avvio si trova vicino al cancello di protezione, troppo lontano perché l’operaia lo abbia premuto per sbaglio? Interrogativi che solo la perizia potrà sciogliere in modo plausibile.

Quello che appare dai primi riscontri è che il macchinario viaggiava ad alta velocità. Quando i periti hanno riavviato la macchina per la prima volta dopo l’incidente mortale facendogli finire il ciclo interrotto, l'orditoio ha girato subito ad alta velocità come se si trovasse in fase avanzata di lavorazione. Se così fosse, la manomissione della saracinesca avrà un ruolo fondamentale nell’ipotesi accusatoria.

I tre indagati, la titolare Luana Coppini e il marito Daniele Faggi (ritenuto gestore di fatto della ditta) e il tecnico manutentore Mario Cusimano, sono accusati di omicidio colposo e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Cusimano, nel frattempo, ha cambiato avvocato affidando la difesa a Melissa Stefanacci.

28/06/21

Un'altra donna uccisa sul lavoro, ma lo chiamano incidente

Milano, colf cade dalla scala mentre lava i vetri: morta dopo volo dal quinto piano

Tragico incidente sul lavoro a Milano. Una 35enne di origini filippine, che stava pulendo i vetri dell’appartamento in cui lavorava, è morta dopo essere caduta dal quinto piano. L’incidente è accaduto venerdì 25 giugno, ma la notizia è stata diffusa solo oggi, La donna, collaboratrice domestica presso una famiglia che vive in corso Concordia, in centro a Milano, è scivolata dalla scala che stava utilizzando per pulire i vetri, ed è caduta fuori dalla finestra che dà sul cortile interno. È morta sul colpo dopo un volo di 15 metri. In casa in quel momento non c’era nessuno. A chiamare i carabinieri sono stati i vicini di casa. La 35enne, non sposata, era regolare sul territorio italiano e residente a Milano da alcuni anni.

Per appurare se vi siano responsabilità nella morte della 35enne, la pm Francesca Crupi ha aperto un’indagine per omicidio colposo a carico di ignoti. Stando a quanto emerso finora, la donna avrebbe rivolto la scala verso il vuoto per pulire la parte esterna del vetro della finestra, quando sarebbe scivolata e caduta nel cortile interno del palazzo. L’indagine è condotta dai carabinieri.

E a questo punto una domanda sorge legittima, anzi più d'una: ma la scala era a norma? E come se l'è procurata la lavoratrice? "Chi chiederà a chi" chiarezza e giustizia per la sua morte? Domande che rimarranno senza risposta, tanto più che era una donna, tanto più che era immigrata, tanto più che era single, tanto più che lavorava come collaboratrice domestica presso una famiglia italiana, tanto più che l'indagine è contro ignoti, tanto più che è morta sul lavoro, ma lo chiamano incidente, tanto più che la donna, oltre a non avere un nome, non ha neanche un numero sulle statistiche dell'INAIL (o forse sì, visto che la notizia della sua morte è stata data solo oggi).

L'INAIL però sa che la caduta è la prima causa di infortunio per le lavoratrici, che l'incidenza degli infortuni tra le lavoratrici è  particolarmente elevata nel settore dei servizi domestici e familiari e che le denunce di infortuni occorsi a lavoratrici straniere sono solo il 13,1% del totale delle donne infortunate.

Il 16 giugno scorso si è tenuta la “Giornata internazionale delle lavoratrici e lavoratori domestici”, in occasione del decimo anniversario dell’adozione della Convenzione OIL n. 189 che sancisce il diritto di questa categoria di lavoratrici, ad essere riconosciute come prestatrici di servizi essenziali.

Ma questo "diritto", ipocritamente sancito nella carta  da governi dei padroni e sindacati collusi non ha salvato e non poteva salvare la vita alla lavoratrice, perché per i padroni, qualsiasi essi siano, la sicurezza sul lavoro è un costo e la tanto decantata uguaglianza dei diritti di lavoratrici e lavoratori non è che un ipocrita menzogna delle democrazie borghesi, per le quali la vita di lavoratrici e lavoratori, delle donne proletarie, è sì uguale, perché non vale nulla!

E allora di quali diritti stiamo parlando?

In questo sistema capitalistico sono le donne, le lavoratrici proletarie che in prima fila devono porre fine a questa guerra di classe, a questa guerra di uomini, stati, governi, sindacati, padroni che odiano le donne! Ci vuole l'unione e la ribellione collettiva e organizzata delle donne proletarie a questo sistema sociale perché tutta la nostra vita deve cambiare!

 


Messina - Costretta a subire continui abusi sessuali, obbligata all'accattonaggio e ridotta in schiavitù, non solo da suo marito, ma dalla stessa giustizia borghese


Dalla stampa:

Un uomo di 57 anni è stato arrestato a Messina perché ritenuto responsabile dei reati di riduzione in schiavitù, violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni personali ai danni della moglie. Il 57enne costringeva la donna e i figli a vivere in una situazione di degrado, caratterizzata da insulti e minacce, spesso anche di morte. Alla vittima erano stati sottratti i documenti di identità ed era stata chiusa a chiave in casa.

A epiteti di ogni tipo, seguivano gravi atti di violenza fisica e psichica, quali sputi, calci, schiaffi e percosse con bastoni o altri oggetti contundenti, spesso subiti dalla donna alla presenza dei figli minori e persino quando era in stato di gravidanza.

Le indagini hanno registrato un'escalation di orrori e vessazioni caratterizzata da numerosi episodi in cui la donna era costretta a subire atti sessuali e obbligata all'accattonaggio. Alla vittima erano stati persino sottratti i documenti di identità ed era stata chiusa a chiave in casa e impedito ogni tipo di spostamento.

L'uomo, già sottoposto agli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico per il reato di maltrattamenti in famiglia, acclarate le ben più gravi condotte a suo carico, è stato trasferito nel carcere di Castelvetrano.

Ridotta in schiavitù dal marito col quale era costretta a convivere da questa giustizia borghese quindi. Che ora sia in carcere è sicuramente una boccata di ossigeno per questa donna, ma non ci basta.

Oltre 53 femminicidi al giorno in Italia dall'inizio dell'anno, uno ogni 3 giorni!

Oltre 12 stupri al giorno se si pensa che la maggior parte delle violenze sessuali non vengono denunciate e che la maggior parte di quelle che vengono denunciate vengono archiviate (2 su 3)!

Si tratta di una vera e propria guerra di bassa intensità contro le donne: fatta di morti/assassinii, di ferite, di cicatrici che non vanno mai via.

Una guerra che aumenta parallelamente al peggioramento delle condizioni generali strutturali e sovrastrutturali di vita delle donne, allo scarico sulle donne del peso opprimente e mortifero della famiglia, alla crisi capitalista, accompagnata dagli effetti della pandemia scaricati e doppiamente terribili per le donne.

Ma soprattutto una guerra che cresce in proporzione diretta all'aumento dell'humus moderno fascista, che viene sparso in tutti i modi e dovunque da questo sistema sociale, politico, dai mass media.

Un humus che alimenta pratiche, concezioni, bassi istinti patriarcalisti, che sono fino in fondo moderni, frutto del sistema capitalista/imperialista, del suo stadio putrescente. 

Donne ridotte in schiavitù quindi non solo "per colpa di un uomo", come riporta l'ANSA, donne ridotte in schiavitù da questo barbaro sistema capitalistico e patriarcalista, che usa le donne come macchine da riproduzione, che vuole figli solo per sfruttarli, che fa della famiglia moderna il puntello della moderna schiavitù domestica, in cui le donne, come scriveva Lenin, "sono soffocate dal lavoro più meschino, più umiliante, più duro, più degradante, più improduttivo... che le relega nell’ambito ristretto della casa e della famiglia, che non può, neanche in minima misura, contribuire allo sviluppo della donna.”

Per questo non c'è riforma legislativa che regga, né misura repressiva che possa arginare questo odio verso le donne! Perché questa giustizia borghese è fatta dagli stessi governi che giudicano niente la vita delle donne e reprimono la loro libertà, la loro ribellione.

Serve la ribellione delle donne, serve l'unità, l'organizzazione delle donne, la lotta/l'ODIO irriducibile delle donne contro gli uomini che odiano le donne, contro lo Stato, il governo, la polizia, i padroni che odiano le donne. 

MFPR


27/06/21

On line la registrazione del 2° incontro della formazione rivoluzionaria delle donne; seguirà il 2° quaderno con tutti gli interventi

E' on line la registrazione del secondo incontro della formazione rivoluzionaria della donne, quello del 24 giugno, ed è in preparazione il 2° quaderno con gli interventi dell'incontro.
Questo il link per riascoltare la registrazione:

La becera falsità di Draghi che parla di "promozione dell’uguaglianza di genere" per le donne mentre anche questo governo continua ad essere lo sporco mandante delle atroci violenze che le donne subiscono in Libia


"Ogni giorno milioni di ragazze si trovano a dover imparare, a proprie spese, che non possono realizzare i propri sogni. Devono subire discriminazioni, a volte anche violente. Devono accettare anziché scegliere, devono obbedire anziché inventare. Solo perché sono donne. Questa situazione non solo risulta immorale ed ingiusta, ma rappresenta anche un atteggiamento miope..."Il nostro obiettivo in Italia è quello di investire, entro il 2026, almeno 7 miliardi di euro per la promozione dell’uguaglianza di genere"

Così il premier Mario Draghi, in un videomessaggio inviato al 'Women Political Leaders Summit 2021'.

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Libia, stuprate e ridotte a schiave del sesso da carcerieri in divisa, con i soldi di Roma

Libia

... “Sono rimaste in cinque. Tutte minorenni. Tutte somale. La loro età è nota alla polizia libica. Ma non è certo l’essere poco più che bambine a metterle al riparo dagli stupri dei guardiani foraggiati, equipaggiati e addestrati da Italia e Ue. Anche se ieri Bruxelles ha scaricato le responsabilità su Roma....Gli assalti
sessuali possono avvenire in qualsiasi momento della giornata. L’Associated Press è riuscita a mettersi in contatto con una di loro. Proteggere l’identità delle giovani è un obbligo. L’adolescente sta affrontando il rischio di ritorsioni pur di denunciare gli aguzzini. Ma per i poliziotti-stupratori non sarà difficile, con sole 5 minorenni, punirle indiscriminatamente.

«Una notte di aprile, verso mezzanotte, una ragazza chiese a una guardia di lasciarla andare in bagno. Quando ebbe finito, la guardia l'aggredì. Dopo averla palpeggiata la stuprò mentre lei piangeva. Poiché il poliziotto aveva sporcato il vestito della ragazzina, le ordinò di andare a lavarsi», si legge in un report di alcuni attivisti libici entrati in contatto con le piccole prigioniere. «Ero pietrificata, non sapevo cosa fare - ha raccontato la 16enne somala -. Succede ogni giorno. Se resisti, vieni picchiata e privata di tutto».

“La Libia è stato un inferno. Io sono maledetta, sono proprio maledetta”. Lo ripete più volte, Sabha, originaria della Costa D’Avorio. Dal settembre 2016 alll’aprile 2017 è stata in uno dei centri di detenzione di Sabha: “mi hanno preso e portato in prigione, volevano da me dei soldi. Sono stata lì sette mesi: mi hanno fatto di tutto. Ogni giorno ci prendevano e ci portavano da alcuni uomini per soddisfare le loro voglie. Mi hanno preso da davanti, da dietro, erano così violenti che dopo avevo difficoltà anche a sedermi. Mi filmavano mentre mi violentavano. Mi urinavano addosso. Un giorno mi hanno costretta ad avere un rapporto con un cane e loro mi hanno filmato. Sono maledetta.” La sua testimonianza, raccolta nel Cara di Mineo, fa parte del report La Fabbrica della Tortura, reso noto da Medici per i diritti umani (Medu)

Un recente rapporto pubblicato dall’agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, intitolato “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori“riferisce che donne e bambine, ma anche uomini e bambini, sono a rischio elevato di divenire vittime di stupri e violenza sessuale e di genere, in particolare presso check-point e aree di frontiera, e durante le traversate del deserto. Circa il 31% delle persone intervistate dal Mmc che hanno assistito o sono sopravvissute a episodi di violenza sessuale nel 2018 o nel 2019, hanno vissuto tali aggressioni in più di una località. I trafficanti risultano essere stati i primi responsabili di violenza sessuale in Africa settentrionale e orientale, come registrato nel 60% e nel 90% delle testimonianze relative a ciascuna rotta, mentre in Africa occidentale, i principali responsabili di aggressioni sono stati funzionari delle forze di sicurezza, militari o di polizia, avendo commesso un quarto degli abusi denunciati.

Torture, stupri, esseri umani venduti come schiavi, con una commistione criminale tra trafficanti di esseri umani, milizie che hanno il controllo del territorio e funzionari corrotti. Tutto questo è documentato in decine di rapporti. Supportato da inchieste dei più importanti media internazionali. Eppure a Roma, come a Bruxelles, si fa finta di niente. Cambiano i governi, i commissari europei, ma resta l’ossessione dell’”invasione” da fermare. Costi quel che costi. Una invasione “inesistente”, numeri alla mano, quella dei migranti. Eppure i respingimenti continuano. Eppure la guerra alle Ong prosegue, nonostante che al Viminale non ci sia più Salvini ma la più “soft”, nei toni, ma non nella determinazione a guerreggiare con le Ong salvavita ministra Lamorgese. Niente è stato fatto per fermare davvero questa mattanza di esseri umani.

E al Viminale non c’è più Matteo Salvini. E allora, presidente Draghi


fonte https://www.globalist.it/

Nella 2° Formazione Rivoluzionaria delle donne avanza il fronte teorico come comprensione e combattimento

Comprensione e approfondimento della nostra scienza e combattimento verso altre teorie non proletarie e non rivoluzionarie hanno visto nel 2° incontro nazionale telematico del 24 giugno di Formazione rivoluzionaria delle donne un passo avanti attraverso le relazioni e interventi intorno alla questione "produzione e riproduzione".
Nella premessa si è ritornati sul carattere diverso di questi incontri di formazione non fatti per "acculturare" ma per "armarci" della teoria proletaria rivoluzionaria, per essere autonome e combattenti contro il pensiero della borghesia ma anche contro le influenze di teorie devianti del femminismo borghese, e che per questo essa è rivolta essenzialmente alle lavoratrici, alle donne proletarie, alle ragazze, compagne di lotte.

Sul tema centrale: la riproduzione della Forza-lavoro, il lavoro domestico nel sistema capitalista si sono cominciati a porre dei punti di analisi, delle discriminanti, riprendendo l'analisi di Marx, Engels. 
Qui vi è stato l'importante contributo portato dalla filosofa marxista Carla Filosa, che ha anche collocato il ruolo della riproduzione nella fase attuale di crisi/pandemia e le conseguenze per le donne. 

La questione è complessa, non era possibile esaurirla in un incontro, ma in sintesi gli interventi si sono trovati uniti nell'affermare che per il modo di produzione capitalista la riproduzione della Forza-lavoro, il lavoro domestico è necessario ma non è produttivo perchè per il capitale non produce plusvalore/profitto. Questa chiarezza è importante per la lotta di liberazione rivoluzionaria delle donne, se essa deve avere come centrale il "riconoscimento" del lavoro domestico o il rovesciamento del sistema basato su profitto, sfruttamento e oppressione.   

Sono seguiti altri interventi che hanno sottolineato alcuni aspetti critici delle teorie del femminismo sulla "riproduzione", in particolare utilizzando un testo della comunista maoista indiana, Anuradha Ghandy "Tendenze filosofiche nel movimento femminista"; e delle posizioni nel movimento NUDM sia nazionale che internazionale, prendendo a riferimento il "manifesto sullo sciopero essenziale" uscito in occasion e dell'8 marzo. 

Altri interventi hanno ripreso la lucida denuncia fatta da Lenin del peso schiacciante per le donne del lavoro domestico. 
Si è tornati sulla questione patriarcato, patriarcalismo usato dalla borghesia e che però invade tanti ambiti anche di movimenti di lotta, sindacale.

L'incontro ha posto le premesse per approfondire sia con ulteriori interventi scritti - da inviare a mfpr.naz@gmail.com - sia con approcci critici verso le altre posizioni/teorie - per esempio, alcune compagne hanno già cominciato a "mettere le mani" sulle teorizzazioni di Silvia Federici.

E' già disponibile su questo blog l'intera registrazione della serata del 24 giugno.
Stiamo lavorando per tradurre questa registrazione in un secondo Quaderno cartaceo della Formazione Rivoluzionaria delle Donna (FRD).

A settembre riprenderemo gli incontri telematici di FRD, a partire probabilmente da una approfondimento delle lezioni nel socialismo della battaglia delle donne per condurre concretamente una rivoluzione nella rivoluzione, con le prime importanti esperienze, sul fronte della produzione, dell'abolizione del lavoro domestico, sul fronte culturale, educativo, ecc.  

Infine, siamo impegnate a realizzare un'assemblea Donne/Lavoratrici in presenza verso il 28/29 agosto in una città del sud - ma di questo parleremo meglio più avanti.

26/06/21

Le giuste lotte non si processano! Precarie e precari Assistenti di Palermo in lotta

Rinviato al 15 dicembre il processo penale contro 25 Assistenti igienico personale specializzati di Palermo, processati per interruzione di pubblica gara.

Allora i precari più che giustamente protestarono contro quella gara che metteva sul piatto illegittimamente 70 tagli ai posti di lavoro degli Assistenti che la Città Metropolitana di Palermo voleva fare arrogandosi il diritto illegale di sostituire gli Assistenti con i collaboratori scolastici statali.

La lotta degli Assistenti palermitani si è rivelata più che giusta perchè i tagli non furono fatti in quanto il bando di gara fu poi modificato grazie a questa lotta e protesta, così tutti gli Assistenti in quell'anno scolastico sono rientrati al lavoro nelle scuole.
Ma i palazzi del potere borghese che non hanno alcuno scrupolo ad attaccare lavoratori, lavoratrici e diritti basilari si sono voluti vendicare e hanno denunciato gli Assistenti dello Slai, gli unici come sempre a lottare per tutti, che sono stati rinviati a giudizio.

Bene! Per noi questo processo fa parte anche della lotta che portiamo avanti da anni, lottare in difesa del nostro lavoro, che oggi ci è stato di nuovo illegalmente scippato dai veri delinquenti che stanno dentro i palazzi del potere, e in difesa dei diritti degli studenti disabili NON E' REATO! e COMBATTEREMO senza paura perchè siamo nel giusto!


"Di certo gli Assistenti dello Slai Cobas sc resistono e lottano forse altri si sono arresi senza nemmeno cominciare, la lotta è sacrificio e dura prova di resistenza" ha detto una delle nostre combattive precarie ... PER NOI LA LOTTA CONTINUA!

Precarie e Precari Assistenti igienico-personale Slai Cobas sc Palermo

La sanità in regime capitalistico - Una lettera in ricordo di un'amica e una denuncia in ricordo di ex eroi

Pubblichiamo di seguito una lettera di Giuseppe Palatrasio per la sua amica Roberta.
La lettera descrive purtroppo una situazione che ora, a un anno dalla pandemia, è andata anche peggiorando. Ora, negli ospedali, nelle rsa e nelle cliniche private non si può neanche entrare a trovare amici, familiari e pazienti, per dar loro un aiuto affettivo, un sostegno psicologico, per vedere realmente come stanno. Hanno riaperto ristoranti e locali, ma non gli ospedali. Il personale rimasto, ora finalmente in ferie, non viene integrato con personale specializzato assunto con contratti stabili. Quei pochi, precari e precarie, per lo più somministrati per fronteggiare l'emergenza sanitaria, sono stati ributtati in mezzo a una strada, mentre invece ciellini e provita entrano tranquillamente, nella sanità pubblica e privata, come parassiti legalizzati, come sanguisughe della libertà di scelta delle donne.

Ciao Roberta oggi sono tre anni da quando hai perso la tua battaglia con il tumore più bastardo che ci sia. Verrebbe da dire - un po' retorici – che “sembra passato un secolo” ma la verità è che non passa giorno che io e le persone che ti hanno amato non sentano la tua mancanza e che non pensino che nel mondo si sia irrimediabilmente aperto un vuoto, che l'allegria non abbia più con chi conversare.
Tu hai affrontato la malattia in modo esemplare; anche in quello esempio di altruismo e positività per tutti, non hai permesso che oltre al cancro anche la disperazione, il risentimento e l'invidia ti mangiassero. Il tuo sorriso è stato l'ultimo ad andarsene e la tua risata risuonerà nell'aria ancora a lungo, chi ti ha conosciuta sa di cosa parlo.
Purtroppo però per noi persone normali risentimento e rabbia non si cancellano così facilmente. Il 26 giugno di un anno fa – in occasione del secondo anniversario della tua morte - ho scritto qualcosa che era pieno di questi sentimenti. Pensavo di pubblicarlo su FB ma poi per pudore o per scarsa convinzione non l'ho fatto. Mi sembrava che mettere anche la morte della mia amica “in politica” non fosse sufficientemente rispettoso. A distanza di un anno quello che ho scritto, mi sembra purtroppo ancora valido e dopo un anno in più di Covid, non sono più così convinto che la politica non c'entri. Stavolta lo condivido, senza farmi troppe domande e scusandomi in anticipo con chi eventualmente possa sentirsi offeso
Ciao Robi che il cielo ti sia lieve
26 giugno 2020
Due anni fa Roberta ci ha lasciato, due anni fa ho perso la mia migliore amica, quasi più di una sorella, compagna di viaggio e di sogni insieme al comune amico Antonio.
Roberta è morta per un tumore... se il 26 giugno dell'anno scorso prevaleva in me ancora l'incredulità, la tristezza e il desiderio di mantenere intatto il ricordo allegro, positivo, spensierato della mia amica... oggi prevale la rabbia, una gran rabbia e mi spiace non poter condividere qui pensieri e emozioni più rassicuranti.
Sarà per questo lungo periodo di lockdown che abbiamo vissuto (chissà Robi come l'avrebbe vissuto, probabilmente con tanta ironia e... qualche fuga clandestina), sarà l'esperienza di misurarsi con tanta forza con la paura della morte propria e dei propri cari, sarà lo tristezza di assistere alla tragedia delle tante morti avvenute intorno a noi, sarà anche la costernazione di assistere allo spettacolo quotidiano di quanta inefficienza e indifferenza mostra chi amministra la salute pubblica lombarda nei confronti di chi si ammala e verso il dolore dei familiari… insomma con lo scoppio della pandemia mi è sembrato di assistere su larga scala a quello che Roberta - e con lei la sua famiglia, il suo fidanzato, le sue amiche e amici - ha vissuto sulla sua pelle. La domanda che spesso mi sono fatto in questi mesi durante l'emergenza Covid - tutte queste morti erano evitabili? Me l’ero già fatta precedentemente due anni fa quando Roberta ha perso definitivamente la sua battaglia. La sua morte era evitabile?
Tutti siamo destinati alla morte e anche le persone giovani, con tanta voglia di vivere e piene di energia, di amicizia e di amore da dare possono ammalarsi e morire... fa parte del destino naturale dell'uomo. Tuttavia Roberta aveva 47 anni, secondo i protocolli medici non poteva ammalarsi di cancro al colon, le statistiche dicono che aveva bassissime probabilità essendo under 50. Probabilmente a livello scientifico è vero (anche se negli ultimi due anni altri due miei amici under 50 sono morti di tumore) ma questi protocolli (emanati nel 2013 dalla allora Ministra della Salute Beatrice Lorenzin nei Governi di centrosinistra di Letta e Renzi e recepiti immediatamente dalla Regione Lombardia governata da anni dal centrodestra) sono serviti per ridurre la spesa pubblica nella Sanità – fissazione di tutti i governi neoliberisti occidentali -e per limitare di tantissimo la libertà di azione dei medici di base (sulla base di un ferreo sistema di premialità e punizioni) nel fare check up e prevenzione e nel prescrivere esami diagnostici approfonditi di malattie gravi anche a chi non ha l’ “età giusta” per ammalarsi.
Può capitare quindi che - anche in presenza di sintomi gravi e rivelatori – il tuo medico di base – se sufficientemente pavido nei confronti dello Stato e delle conseguenze economiche ed amministrative a cui può andare in conto se lavora in maniera “non conforme” o se sufficientemente complice con le direttive ministeriali (per convinzione ideologica o per interesse personale) – ti dica di aspettare, ti liquidi con diagnosi rassicuranti da rivedere tra un paio di mesi, ti dia qualche farmaco comune per alleviare i sintomi più gravi e ti faccia sentire un pezzo di ipocondriaco i cui problemi principali sono l'ansia, l'eccesso di fantasia e la scarsa tolleranza al dolore. E tu paziente... impari ad avere pazienza... a convivere con i sintomi fin quando non si aggravano, ad aspettare quasi come si fosse in presenza di una gravidanza e non di un male che potrebbe crescerti dentro.
Roberta ha dovuto aspettare mesi per farsi riconoscere l’evidenza grave del suo cancro (visto che l’età... non l’aveva) e quindi farsi finalmente prescrivere un esame decisivo dal suo (spaventato o complice?) medico di base. Tuttavia nonostante la prescrizione (senza l'indicazione di “urgenza”), ha dovuto aspettare altri 3 mesi (dopo anni di tagli di medici e ospedali, il Sistema sanitario pubblico lombardo non è più così “per tutti e veloce” come una volta) per sottoporsi finalmente all'esame diagnostico e avere la prova dell'origine dei suoi disturbi. Sono così trascorsi 6 mesi e con un tumore si sa sono tanti, possono far la differenza in certi casi tra la vita e la morte… nel suo caso l’esame ha mostrato a uno stadio avanzato quello che già 6 mesi prima i sintomi ancora non così gravi potevano però far sospettare, a patto che si fossero fatti gli esami giusti malgrado età, protocolli, liste d'attesa ed esigenze di risparmio. Insomma nel suo caso non si è voluto applicare il principio di precauzione… com’è successo in questi tre mesi a molti ammalati Covid.
La sua morte era evitabile?
Poi Roberta è stata ricoverata e operata all’Ospedale San Raffaele, un grande ospedale privato (ma che incassa tanti rimborsi statali e regionali) costruito da Comunione e Liberazione perla della famosa Efficienza Sanitaria Lombarda,. Lì vanno a farsi curare Berlusconi e i calciatori del Milan, lì lavorano dei luminari della medicina, lì respiri il fatto che la Salute oltre ad essere un'esigenza per tutti e anche un gran bell'affare per pochi. Lì io ho avuto l’impressione – nelle innumerevoli visite fatte a Roberta - che se sei una persona normale vieni operato da medici “normali”, ti assistono degli specializzandi in medicina (anche in oncologia), i posti letto sono sempre pochi e puoi facilmente finire in stanze condivise con altri pazienti anche se, secondo protocollo, dovresti stare in isolamento per evitare infezioni. Inoltre essendo un ospedale privato, il principio che lo governa è lo stesso di qualsiasi azienda privata cioè la triade “efficienza, economicità e rapidità”. Sarà per questo che Roberta è stata operata in endoscopia (sistema più rapido, con poco impiego di personale ma con minor possibilità di intervenire in presenza di complicazioni durante l’intervento) nonostante per quel tipo di intervento sia considerata di gran lunga preferibile dalla comunità scientifica, la modalità tradizionale (che allunga i tempi di operazione e di degenza , richiede un impiego maggiore di personale e un chirurgo esperto ma che è più sicura nell'evitare effetti indesiderati)? La risposta è sì e non lo dico io, lo ha detto a Roberta un altro medico, un vero luminare, di un altro ospedale ma purtroppo quando l’operazione era già bella che fatta. E dopo solo un mese se ne sono viste le conseguenze
La sua morte era evitabile?
Non è successo anche durante questa epidemia che in Lombardia sono stati fatti interventi sbagliati – basati solo sull’emergenza, che diventa a volte fretta e superficialità - perchè negli ospedali pubblici manca personale, posti letto e strumenti? Quante vite si potevano salvare?
Ritardi nella diagnosi + operazione “inopportuna” a quel punto probabilmente la “diagnosi sfavorevole” era per Roberta definitiva. Ma almeno avrebbe potuto passare quel che le restava da vivere con meno sofferenza e più dignità? La mia impressione che anche allo stadio terminale il nostro sistema sanitario (pubblico e privato) non ha i mezzi e la volontà per garantire una qualità della vita sufficiente a noi cittadini. Tante piccole trascuratezze (l'Ospedale San Raffaele che di fatto non l'assiste più), piccoli errori, sentirsi trattati come un numero e non come una persona, a quello stadio della malattia dover sempre ricorrere a ospedali sovraffollati, spersonalizzanti, spesso non adeguatamente igienizzati, senza stanze e personale sufficienti per tutti, perchè per i malati oncologici (ma per tutti noi) mancano ambulatori più piccoli disseminati nei quartieri, l'assistenza domiciliare è garantita solo dal privato e allo stadio terminale, i sempre meno medici di base (il 60% è andato o sta andando in pensione e la maggior parte non viene sostituito) hanno ormai così tanti pazienti da non riuscire a seguirne decentemente nessuno.
I suoi ultimi mesi di vita erano migliorabili?
Tanti medici generici o specialisti, da qualche anno a questa parte, mi sembrano più motivati a non far spendere soldi all'Amministrazione pubblica (come fossero dei ragionieri qualsiasi) che a prevenire malattie, salvare vite, alleviare sofferenze, mettendo questo al di sopra di tutto, soprattutto se nel tuo studio o nel tuo reparto arrivano pazienti giovani che avrebbero ancora tanto da vivere e da dare.
Molti medici e scienziati di buona volontà, invece, durante il lockdown suggerivano contro il Covid altri metodi basati più sull’assistenza domiciliare, sull’intervento tempestivo al comparire dei primi sintomi e su una visione d’insieme e multilivello della malattia. Insomma su un’altra organizzazione del sistema sanitario e su un diverso approccio alle malattie, che non vuole ottenere risultati tutti e subito e non basato solo sull’emergenza e sul sintomo. Sono rimasti inascoltati.
Quante migliaia di morti erano evitabili?
Giuseppe Palatrasio


Da una denuncia all'AGI

Come stanno i soccorritori del 118? Il racconto di un milanese

Mille euro al mese di stipendio per turni anche di più di dieci ore, nessuna postazione dove lavarsi, mangiare, andare in bagno. "Credevo che la piccola notorietà raggiunta come eroi ci avrebbe aiutato a farci trattare come veri lavoratori, ma così non è stato”. “Ciao, sono un soccorritore milanese e volevo farvi sapere che stiamo male”. Comincia così il post su Facebook diventato virale di Francesco Nucera, 42 anni, da 19 dipendente di un’associazione che si occupa del primo soccorso ai cittadini. Contattato dall’AGI, spiega di averlo scritto “per far conoscere la realtà di chi, un anno fa in pieno Covid, veniva considerato indispensabile, ma oggi si trova nelle condizioni di prima, se non peggio. Credevo che la piccola notorietà raggiunta come eroi ci avrebbe aiutato a star meglio, a farci trattare da veri lavoratori, ma così non è stato”. "1.000 euro al mese, non bevo perché la pipì è un lusso"
Nucera, che è anche delegato sindacale, si riferisce alle condizioni di stipendio, la media è di mille euro, ma anche al modo di lavorare che non prevede postazioni fisse, né luoghi per cambiarsi o ristorarsi. Un ‘on the road' incessante che rende tutto molto faticoso, a volte ai limiti della resistenza, come testimoniano le condivisioni dei colleghi al suo post. Fa l’esempio di una giornata tipo: “Turno di 13 ore, sveglia alle 5 e poi via fino alle 19. Sempre che dalla Centrale non arrivi un servizio all’ultimo minuto. Ultimamente sento il peso del caldo. Forse per colpa dei camici che uso per il Covid, o più semplicemente perché sto invecchiando. Non ho un tetto che mi permetta di schivare l'afa e neppure un bagno per sciacquare la faccia. Devo scegliere se tenere l'ambulanza accesa per avere l'aria condizionata o morire di caldo. Vorrei rispettare l'ambiente, e spegnere il motore, ma fa troppo caldo: le ascelle pezzano, il sudore scivola lungo la schiena e bagna la polo dell'associazione. Devo tirare sera e non ho modo di cambiarla. Quindi: 'scusa natura, ma io ho bisogno dell'aria condizionata'" "Non bevo da inizio turno - prosegue - fare la pipì è un lusso che non posso permettermi. Non ho voglia di farmi dieci caffé al giorno per 'scroccare' il bagno al bar e non ho nemmeno voglia di spendere più di dieci euro per farlo. I due caffé giornalieri li prendo alle macchinette, decisamente più adatto alle tasche di chi fa questo mestiere. Solo due caffé al giorno perché è il limite che mi permette la gastrite. Negli anni ci sono rimasto male, pare che ingoiare il cibo a orari improponibili, spesso in piedi, non sia il massimo per il nostro apparato digerente. Ma d'altronde noi la pausa pranzo non l'abbiamo. Le persone non smettono di star male a mezzogiorno e nessuno ha mai pensato di trovare una soluzione. E poi, i vestiti: non possiamo avere una lavanderia come qualsiasi lavoratore normale? Laviamo le divise a casa, anche quando sono sporche di sangue e molto altro.”. "L'ambulanza ora si chiama anche per la febbre"
A Milano, spiega Nucera, “le Odv (organizzazioni di volontariato della Croce Rossa) hanno a disposizione delle piazze, in alcune non c’è nemmeno un parcheggio per noi e stiamo in seconda fila. Sarebbe bello che ci dessero delle strutture dove stare, mangiare, rinfrescarci, ma nell’attesa si potrebbero studiare delle soluzioni, per esempio metterci a disposizione delle Asl, almeno per il bagno”. Nei suoi 19 anni di servizio ha visto le condizioni di lavoro peggiorare. “Questo perché prima c’era l’educazione a chiamare le ambulanze solo se necessario, ora, in base alle nuove leggi, anche chi sta male in ufficio o a scuola ci chiama e, in generale, come dimostrato dal Covid, la sanità lombarda è incentrata sugli ospedali. Così anche solo per una febbre fanno intervenire noi”. "Stiamo cercando di dialogare con Areu, l’Agenzia regionale per l’emergenza - conclude - anche se i nostri datori di lavoro sono le Odv. Non so cosa riusciremo a ottenere. In fondo, anche quando ci consideravano eroi, in cuor nostro sapevamo di non contare nulla”.

Un abbraccio resistente al compagno Ernesto, che al fianco della compagna Margherita, non ha mai smesso di lottare contro sfruttatori e oppressori della classe operaia, contro la repressione, per la rivoluzione nella rivoluzione delle donne proletarie. MFPR

Da Lavoratrici e Lavoratori Slai Cobas sc Palermo/Sicilia

Compagno Dirigente Ernesto resisti e lotta... PIU' FORTE di prima ti aspettiamo per continuare a lottare contro padroni e borghesia sfruttatori e oppressori della classe operaia e proletaria

***

Il compagno di Taranto, dirigente nazionale di proletari comunisti e coordinatore provinciale dello Slai cobas, nella giornata di ieri ha avuto un infarto, ha subito un intervento serio e ora è in terapia intensiva.

Il compagno come sempre, come ogni giorno, anche ieri era pienamente impegnato nella sua attività militante, in particolare nella lotta in corso contro i licenziamenti e repressione, a sostegno dei lavoratori colpiti; una battaglia che vive con intensità ideologica, e fisica, senza risparmiarsi.

Così è stato anche ieri.

Tornerà presto al suo posto di lotta su tutti i fronti

proletari comunisti

slai cobas per il sindacato di classe

Dal G20 di Catania la voce e le immagini delle lavoratrici e delle studentesse in lotta

Da Palermo/Sicilia, le lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe

La Regione Sicilia con la complicità del MIUR/governo nazionale ha tolto il lavoro a 2.400 precari, di cui la maggioranza donne, Assistenti igienico-personale specializzati verso gli studenti disabili delle scuole.
E OGGI, PROPRIO IN SICILIA, I RAPPRESENTANTI DEL G20, COMPRESO IL GOVERNO DRAGHI, VENGONO A PARLARE DI LAVORO E SCUOLA!!! LAVORO E SCUOLA PER CHI???
DOPO UN ANNO INTERO dal lockdown continua la gravissima INTERRUZIONE del servizio di assistenza igienico-personale specializzato a danno pesantissimo degli studenti disabili di tutta la Sicilia; molti studenti non hanno frequentato neanche un giorno in presenza nell’a.s. 2020/2021 o se sono andati a scuola o non sono stati assistiti come è loro diritto o i genitori sono stati costretti ad andare a fare quello che avrebbero fatto gli assistenti specializzati se presenti, che dopo quasi 20 anni di lavoro sono stato buttati fuori dalle scuole dai palazzi del potere.


Un vero e proprio scempio di massa e la gravissima responsabilità è della Regione di Scavone/Musumeci innanzi tutto e poi di tutti i Sindaci delle Città Metropolitane per le scuole superiori e dei Comuni per le scuole di primo grado, con il beneplacito del MIUR/Governo nazionale che non ha alzato un dito per bloccare questa situazione di attacco pesantissimo a studenti disabili e lavoratrici/lavoratori.


E’ chiaro che per chi ci governa, in una scuola che deve essere al servizio del Capitale, delle esigenze dei padroni di Confindustria, che deve sfornare nuove braccia da sfruttare per il loro ”mercato”=profitto, gli studenti disabili non possono rientrare in questi piani così lavoratori e lavoratrici dei servizi scolastici per i padroni sono solo spese superflue, alla faccia di tutte le leggi vigenti della borghesia al potere, a partire dalla Costituzione che diventa solo carta straccia mentre si calpestano diritti basilari, e all’interno di un disegno di privatizzazione della scuola pubblica e di tagli alle risorse, le spese superflue si devono eliminare… via i servizi di assistenza per gli studenti disabili che la legge definisce “ OBBLIGATORI ED ESSENZIALI” e per cui non ci devono affatto essere vincoli di bilancio, via il lavoro a tantissimi assistenti che dall’oggi al domani, approfittando anche della pandemia, si sono ritrovati in mezzo ad una strada.


Una vera e propria CONGIURA contro i ragazzi disabili e le loro famiglie, e le migliaia di lavoratrici lavoratori di questo settore, contro cui i precari e le precarie ma anche famiglie stanno lottando e resistendo con grande coraggio e determinazione da più di un anno ormai, subendo anche repressione come le precarie e i precari di Palermo, oggi sotto processo, il loro reato? AVERE LOTTATO CONTRO LICENZIAMENTI ILLEGITTIMI E PER DIFENDERE LAVORO E DIRITTI.


NOI NON CI STIAMO! L’IPOCRISIA BECERA DEI POTENTI BORGHESI DEL MONDO CHE OGGI VORREBBERO DISCUTERE DI “SOLUZIONI” PER IL LAVORO E LA SCUOLA LA RIMANDIAMO AL MITTENTE! Voi siete governi che riservate per i vostri interessi di classe a noi lavoratori, studenti, masse popolari solo attacchi sul lavoro, precarietà, disoccupazione, miseria, carovita, repressione, voi togliete i soldi al lavoro e alla scuola per spenderli per le spese militari e per la guerra imperialista…
NOI NON CI FERMEREMO PERCHE’ LA NOSTRA LOTTA È PIU’ CHE GIUSTA E NECESSARIA. Il posto di lavoro e diritti basilari non si toccano!

Da Napoli contro il G20 su istruzione e lavoro, insieme a tante compagne e compagni da tutta Italia:

24/06/21

La marcia in più della formazione rivoluzionaria delle donne compie oggi un altro passo

Per la II Formazione rivoluzionaria delle donne su

"Produzione/riproduzione"

Giovedì, 24 giugno dalle 17 alle 20
link per partecipare:

La stragrande maggioranza delle donne svolge lavoro domestico, che lavori fuori casa o sia disoccupata. Il carico della cura della famiglia, dei figli, del marito è sulle spalle delle donne.
Questa attività che apparentemente sembra privata, in realtà ha un fondamentale ruolo sociale per la riproduzione/conservazione della forza lavoro (compresa la nascita di nuove braccia produttive) perchè torni ad essere sfruttata ogni giorno dal padrone.
In che senso però la riproduzione è parte della produzione capitalista; qual'è il suo valore?
Senza la lotta rivoluzionaria per l'abbattimento del sistema capitalista ci può essere liberazione dal lavoro domestico?
E' possibile che una nuova società metta fine alla riproduzione come fonte di oppressione per le donne?

Al fianco della nuova combattente, Lucia Marzocca, moglie di Adil


"Mio marito era un combattente ed è rimasto in Italia solo per aiutare i suoi colleghi. Non si può morire in questo modo... 
Mio marito ha sempre dovuto combattere, fin dal primo giorno che ha messo piede in Italia...".
Ora, dice Lucia, combatterà lei perchè giustizia venga fatta contro l'assassinio di Adil.
Noi sosteniamo la sua forza, la sua determinazione perchè chi ha ucciso paghi - è un bruttissimo segnale che dopo tre giorni chi guidava il camion sia stato mandato agli arresti domiciliari nella sua casa; mentre - come ha detto Lucia - Adil tornerà nella sua casa, dai suoi figli ma in una bara.
Ma vogliamo che anche la polizia paghi; sempre presente in forza e pronta a caricare i lavoratori, come è successo in tanti altri presidi, cosa ha fatto per impedire che Adil venisse schiacciato.
Vogliamo che paghi il governo, lo Stato che alla richiesta di lavoro, di diritti dei lavoratori risponde mandando polizia, carabinieri, arrestando, denunciando, con i fogli di via, come a Piacenza - e c'è voluta la morte di Adil per avere un incontro al Ministero.
Lucia ci dice che le lacrime si devono trasformare in lotta, in una lotta che metta fine a questa società di sfruttamento e morte.

Nei lager libici stupri e violenze aumentano, Draghi e Ue corresponsabili!

dal quotidiano Avvenire: 

Ragazzine somale abusate da mesi, dopo la cattura in mare: due hanno tentato il suicidio. L'Onu conferma: violenza inconcepibile, siano subito rilasciate e protette. Accuse a Italia e Ue

Dalla denuncia di MSF che, a seguito di ripetuti episodi di violenza contro migranti e rifugiati, ha sospeso le sue attività nei centri di detenzione di Al-Mabani e Abu Salim a Tripoli: “Non possiamo continuare a lavorare in luoghi dove le persone sono costrette a fare i turni per sedersi perché vivono in quattro per metro quadro, dove il cibo e l’acqua disponibile non è sufficiente, dove la violenza è sistematica e non risparmia nessuno"

Ma la Commissione Ue propone di rifinanziare la Turchia con 3 miliardi fino al 2024 e sta lavorando ad un accordo analogo con Libia e Tunisia

Questi sono i risultati delle loro politiche: 14.388 persone riportate nei lager, 686 ammazzate (11891 respinti in tutto il 2020, 14388 fino al 19 giugno 2021).

L'imperialismo italiano finanzia i torturatori/stupratori libici! 


da Avvenire: Libia, l'inferno delle minorenni stuprate dalla polizia

avvenire

Nello Scavo martedì 22 giugno 2021

Ragazzine somale abusate da mesi, dopo la cattura in mare: due hanno tentato il suicidio. L'Onu conferma: violenza inconcepibile, siano subito rilasciate e protette. Accuse a Itala e Ue

Sono rimaste in cinque. Tutte minorenni. Tutte somale. La loro età è nota alla polizia libica. Ma non è

21/06/21

NON IN NOSTRO NOME! Contro l'ipocrisia dei G20 della borghesia al potere la nostra ribellione!


NON IN NOSTRO NOME!
Gli ipocriti rappresentanti dei governi borghesi, compreso il governo italiano, che si riuniscono a Catania il 22 giugno per il loro G20 su lavoro e istruzione non discuteranno nè decideranno affatto per gli interessi delle lavoratrici, delle donne proletarie SFRUTTATE E OPPRESSE OGNI GIORNO SEMPRE PIU' PESANTEMENTE E ANCOR DI PIU' NELLA PANDEMIA.

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1) "Nel 2014 i leader del G20 riuniti a Brisbane si sono impegnati a ridurre del 25% la disparità di genere nei tassi di partecipazione al mercato del lavoro entro il 2025, con l’obiettivo di inserire 100 milioni di donne nel mercato del lavoro, aumentare la crescita globale, ridurre la povertà e la disuguaglianza1 , nonché contrastare la contrazione della forza lavoro nei Paesi caratterizzati dall’invecchiamento demografico2 . Nel definire la propria agenda, l’Italia ha tenuto conto degli ulteriori sforzi compiuti dai Paesi del G20 per raggiungere la piena parità tra i due sessi nella società e nell’economia..." (dal documento del G20 sulle donne "Più posti di lavoro, migliori condizioni e parità di retribuzione per le donne: intensificare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di Brisbane")

Secondo il Global Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum  l'impatto della pandemia COVID-19 continua a farsi sentire, la chiusura del divario di genere globale è aumentata di una generazione da 99,5 anni a 135,6 anniL'organizzazione, che riunisce l'élite globale nella svizzera Davos ogni anno, aveva scoperto nel suo precedente rapporto, pubblicato nel dicembre 2019 proprio prima della pandemia, che la parità di genere in una serie di settori sarebbe stata raggiunta entro 99,5 anni. Ma il rapporto di quest'anno mostra che il mondo non è sulla buona strada per colmare il divario di genere per altri 135,6 anni. "Un'altra generazione di donne dovrà aspettare la parità di genere"
Quali sarebbero gli ulteriori sforzi compiuti dai Paesi del G20 per raggiungere la piena parità tra i due sessi nella società e nell’economia..." di cui avrebbe tenuto conto il governo italiano??? 
Se guardiamo proprio all'Italia, a febbraio 2020,  l’ISTAT ha pubblicato i dati riferiti al dicembre 2020 su persone occupate, disoccupate e inattive. In numeri assoluti si parla di 101mila persone occupate in meno nell’ultimo mese del 2020 rispetto a novembre: di queste, 99mila sono donne!!! 

2) "Nel 2018, in Argentina, i leader e i Ministri del Lavoro e dell’Occupazione hanno riconosciuto l’importanza della parità di genere per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile e si sono impegnati a promuovere sia l’accesso delle donne ai ruoli di leadership nei processi decisionali, sia la loro partecipazione all’economia digitale e ai settori legati alle discipline STEM..." (dal documento del G20 sulle donne)
Accesso delle donne nei ruoli di leadership??? Quali donne, quelle delle classi borghesi, più ricche!? mentre le donne proletarie, le donne delle masse povere versano in una pesantissima condizione di miseria e disoccupazione, in Argentina nel primo trimestre del 2020 il tasso di disoccupazione è salito dal 10,4 al 15,5 per cento. Ad avere più difficoltà in questo periodo particolare, aggiunge lo studio della Uca, sono le donne e i giovani. Nel primo trimestre dell’anno in corso, il tasso di disoccupazione delle donne è stato dello 0,8 per cento più alto rispetto alla media generale. Per gli uomini, invece, uno 0,7 per cento al di sotto.

3) "... Più recentemente, i Ministri del Lavoro del G20 hanno convenuto che le donne sono state colpite in modo sproporzionato dalla pandemia di Covid-19, riconoscendo il loro ruolo di potenziale motore della ripresa economica dopo la crisi COVID" (dal documento del G20 sulle donne)
Il ruolo produttivo/riproduttivo  delle donne in questa società capitalista e imperialista è sempre al centro dell'ideologia dominante borghese con tutte le conseguenze pratiche in termini di politiche finalizzate al potenziamento della conciliazione lavoro/famiglia, volte a perpetuare, mantenere, conservare questo ruolo per le donne che non deve essere messo in discussione ma che appunto per i padroni del mondo è potenzialità per la LORO ripresa economica, per i loro interessi di classe
"Pertanto, una delle priorità politiche durante la ripresa sarà riprendere, con elementi migliorativi, la strada dell’incremento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro..."  mentre la realtà dei fatti è che milioni di donne, operaie, precarie, migranti nel mondo nella lunga fase di profonda crisi economica, amplificata dalla pandemia, sono state escluse da padroni e governi al loro servizio dal loro "mercato del lavoro",  le prime ad essere licenziate, iper precarizzate, discriminate, ricacciate a casa, quella casa in cui in tante vengono uccise. 

4) "... Al contempo, occorre creare un ambiente più favorevole alla promozione e all’espansione dell’iniziativa imprenditoriale femminile, anche garantendo la parità di accesso alla consulenza professionale e al credito per start-up e imprese." (dal documento del G20 sulle donne)
Il lavoro per le donne ricche, le donne della propria classe, a queso mira la borghesia al potere "promozione e all’espansione dell’iniziativa imprenditoriale femminile", per continuare a saziarsi di profitto ma solo sulla pelle e sul sangue delle operaie e degli operai a suon di più sfruttamento, produttività, flessibilità, senza sicurezza  perchè è il profitto che comanda in questa società capitalista!
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Continueremo a lottare contro il vostro sistema del Capitale che fa della doppia oppressione della maggioranza delle donne una sua base e che per questo non può essere riformato ma solo rovesciato!

TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE DAVVERO CAMBIARE!

Lavoratrici Slai Cobas sc e Mfpr