"Ogni giorno milioni di ragazze si trovano a dover imparare, a proprie spese, che non possono realizzare i propri sogni. Devono subire discriminazioni, a volte anche violente. Devono accettare anziché scegliere, devono obbedire anziché inventare. Solo perché sono donne. Questa situazione non solo risulta immorale ed ingiusta, ma rappresenta anche un atteggiamento miope..."Il nostro obiettivo in Italia è quello di investire, entro il 2026, almeno 7 miliardi di euro per la promozione dell’uguaglianza di genere"
Così il premier Mario Draghi, in un videomessaggio inviato al 'Women Political Leaders Summit 2021'.
Così il premier Mario Draghi, in un videomessaggio inviato al 'Women Political Leaders Summit 2021'.
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Libia, stuprate e ridotte a schiave del sesso da carcerieri in divisa, con i soldi di Roma
... “Sono rimaste in cinque. Tutte minorenni. Tutte somale. La loro età è nota alla polizia libica. Ma non è certo l’essere poco più che bambine a metterle al riparo dagli stupri dei guardiani foraggiati, equipaggiati e addestrati da Italia e Ue. Anche se ieri Bruxelles ha scaricato le responsabilità su Roma....Gli assalti
sessuali possono avvenire in qualsiasi momento della giornata. L’Associated Press è riuscita a mettersi in contatto con una di loro. Proteggere l’identità delle giovani è un obbligo. L’adolescente sta affrontando il rischio di ritorsioni pur di denunciare gli aguzzini. Ma per i poliziotti-stupratori non sarà difficile, con sole 5 minorenni, punirle indiscriminatamente.
«Una notte di aprile, verso mezzanotte, una ragazza chiese a una guardia di lasciarla andare in bagno. Quando ebbe finito, la guardia l'aggredì. Dopo averla palpeggiata la stuprò mentre lei piangeva. Poiché il poliziotto aveva sporcato il vestito della ragazzina, le ordinò di andare a lavarsi», si legge in un report di alcuni attivisti libici entrati in contatto con le piccole prigioniere. «Ero pietrificata, non sapevo cosa fare - ha raccontato la 16enne somala -. Succede ogni giorno. Se resisti, vieni picchiata e privata di tutto».
“La Libia è stato un inferno. Io sono maledetta, sono proprio maledetta”. Lo ripete più volte, Sabha, originaria della Costa D’Avorio. Dal settembre 2016 alll’aprile 2017 è stata in uno dei centri di detenzione di Sabha: “mi hanno preso e portato in prigione, volevano da me dei soldi. Sono stata lì sette mesi: mi hanno fatto di tutto. Ogni giorno ci prendevano e ci portavano da alcuni uomini per soddisfare le loro voglie. Mi hanno preso da davanti, da dietro, erano così violenti che dopo avevo difficoltà anche a sedermi. Mi filmavano mentre mi violentavano. Mi urinavano addosso. Un giorno mi hanno costretta ad avere un rapporto con un cane e loro mi hanno filmato. Sono maledetta.” La sua testimonianza, raccolta nel Cara di Mineo, fa parte del report La Fabbrica della Tortura, reso noto da Medici per i diritti umani (Medu)
Un recente rapporto pubblicato dall’agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, intitolato “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori“riferisce che donne e bambine, ma anche uomini e bambini, sono a rischio elevato di divenire vittime di stupri e violenza sessuale e di genere, in particolare presso check-point e aree di frontiera, e durante le traversate del deserto. Circa il 31% delle persone intervistate dal Mmc che hanno assistito o sono sopravvissute a episodi di violenza sessuale nel 2018 o nel 2019, hanno vissuto tali aggressioni in più di una località. I trafficanti risultano essere stati i primi responsabili di violenza sessuale in Africa settentrionale e orientale, come registrato nel 60% e nel 90% delle testimonianze relative a ciascuna rotta, mentre in Africa occidentale, i principali responsabili di aggressioni sono stati funzionari delle forze di sicurezza, militari o di polizia, avendo commesso un quarto degli abusi denunciati.
Torture, stupri, esseri umani venduti come schiavi, con una commistione criminale tra trafficanti di esseri umani, milizie che hanno il controllo del territorio e funzionari corrotti. Tutto questo è documentato in decine di rapporti. Supportato da inchieste dei più importanti media internazionali. Eppure a Roma, come a Bruxelles, si fa finta di niente. Cambiano i governi, i commissari europei, ma resta l’ossessione dell’”invasione” da fermare. Costi quel che costi. Una invasione “inesistente”, numeri alla mano, quella dei migranti. Eppure i respingimenti continuano. Eppure la guerra alle Ong prosegue, nonostante che al Viminale non ci sia più Salvini ma la più “soft”, nei toni, ma non nella determinazione a guerreggiare con le Ong salvavita ministra Lamorgese. Niente è stato fatto per fermare davvero questa mattanza di esseri umani.
E al Viminale non c’è più Matteo Salvini. E allora, presidente Draghi
fonte https://www.globalist.it/
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