30/11/23

Sabato 2 dicembre a Taranto - Ancora sulla marea di donne e ragazze alla manifestazione di Roma e ancora sul perchè 'siamo tutte palestinesi'

Torniamo in piazza a Taranto sabato per continuare il messaggio della manifestazione di Roma

sabato 2 dicembre ore 19-20,30 piazza Immacolata

promuovono e invitano tutte a partecipare

#iostoconlapalestina

movimento femminista proletario rivoluzionario Taranto

lavoratrici Slaicobas per il sindacato di classe Taranto

info/contatti adesioni  347/5301704 wattsapp 3519575628 

500 mila donne in piazza a Roma contro femminicidi e oppressione delle donne - grande in essa la solidarietà alle donne palestinesi oggetto dell'invasione, occupazione massacri e genocidio a Gaza 

Questa solidarietà è stata oggetto di attacchi da parte del governo e dei suoi mass media che hanno preso ad bersaglio la manifestazione delle donne e le donne del movimento femminista proletario rivoluzionario nelle cui file vi erano le rappresentanti di Taranto alla manifestazione di Roma 

29/11/23

Femminismi e lotta di classe - Riceviamo e volentieri pubblichiamo - Un testo, uscito anche su 'Eco internazionale', molto attuale e necessario

Femminismi e lotta di classe: un ponte internazionale tra passato e presente

di Alice Castiglione

Nel corso della storia, molte donne hanno combattuto per i loro diritti e per l’uguaglianza, segnando pietre miliari nel movimento femminista.

Da Emmeline Pankhurst a Rosa Luxemburg fino alle donne partigiane, le loro lotte hanno dato vita a una prospettiva di femminismo di lotta di classe. Esploriamo il filo rosso che connette queste battaglie e scopriamo contro chi lottano le donne Mapuche in Cile e le donne maoiste in India.

Le donne rivoluzionarie del passato: un contesto storico-economico

All’inizio del XX secolo, sia in Europa che nel Regno Unito, le donne si trovavano a lottare contro una serie di ingiustizie e discriminazioni. L’era dell’industrializzazione aveva portato a una crescita economica senza precedenti, ma il progresso era spesso a spese dei lavoratori, tra cui molte donne sfruttate e pagate ingiustamente.

Emmeline Pankhurst (e poi anche le figlie), leader del movimento suffragista britannico, fu una delle prime a riconoscere che ottenere il diritto di voto per le donne richiedeva una lotta di classe contro un sistema patriarcale e capitalistico.

Rosa Luxemburg, teorica marxista e rivoluzionaria polacca, si batteva per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sottolineando come l’oppressione di classe e quella di genere fossero strettamente collegate. Entrambe compresero che la liberazione delle donne sarebbe stata possibile solo attraverso una trasformazione radicale del sistema socio-economico.

Le donne partigiane e le lotte femministe: continuità e connessioni

Durante la Seconda Guerra Mondiale, le donne partigiane in Europa dimostrarono ancora una volta che il femminismo e la lotta di classe sono strettamente collegati. Queste donne si unirono alla Resistenza per combattere l’oppressione fascista e per affermare la propria dignità e autonomia. Il loro coraggio e la loro determinazione sfidarono non solo le forze dell’occupazione, ma anche gli stereotipi di genere che avrebbero potuto relegarle al ruolo di spettatrici passive della storia.

Per comprendere meglio il ruolo cruciale delle donne partigiane, consiglio la lettura del libro Resistance, Repression, and Gender Politics in Occupied Europe di Claire Duchen e Irene Bandhauer-Schoffmann. Oltre a questo, un’altra lettura estremamente interessante é La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi. Questi testi offrono una prospettiva dettagliata sull’impatto delle donne nella resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale e come la lotta di classe e di genere si siano intrecciate in quel periodo.

Il popolo Mapuche, originario della zona del Rio Negro (zona inserita in quelle che internazionalmente vengono riconosciute Cile centrale/meridionale e Argentina del sud), ha una lunga storia di resistenza e di difesa delle sue terre e risorse naturali. Basti pensare che possono vantare 300 anni di resistenza contro i Conquistadores (1500-1800) e guardando piú indietro vediamo la resistenza contro gli Incas che tentavano di assoggettarli per conquistare i loro territori.

Tuttavia, negli ultimi decenni, il governo cileno e le aziende multinazionali hanno promosso progetti di sfruttamento delle risorse che minacciano l’equilibrio ambientale e la sopravvivenza della comunità Mapuche. L’espansione dell’industria forestale ha portato alla deforestazione di vaste aree di foresta nativa, mettendo a rischio la biodiversità e i mezzi di sussistenza delle comunità indigene.

In questa lotta, le donne Mapuche si sono rivelate forze guida e motrici della resistenza attraverso il Movimiento de Mujeres Indigenas por el Buen Vivir, un movimento iniziato formalmente nel 2015 a cui partecipano donne di 36 regioni indigene che si riconoscono in posizioni anti-patriarcali, anti-colonialiste, anti-capitaliste e anti-razziste. Sono state protagoniste di mobilitazioni, manifestazioni e proteste, oltre ad azioni più radicali volte a proteggere la loro terra e le loro comunità.

È giusto sottolineare che la loro politica è fortemente influenzata dalla forte tradizione spirituale che lega questi popoli a Madre Terra. Queste donne affrontano una duplice oppressione: quella di genere e quella derivante dalla loro identità indigena. Ogni giorno, queste donne affrontano l’ingiusta etichetta di “terroriste” a causa della loro visione del mondo e della loro autonomia rispetto alle intenzioni distruttive del capitalismo, cancro che tenta di espandersi promettendo ricchezza ma che porta solo distruzione di luoghi, natura e popoli.

Tuttavia, per loro, il territorio è intrinsecamente collegato alle forze ancestrali che le accompagnano costantemente, e proteggerlo diventa un imperativo fondamentale. Indipendentemente dalle circostanze, non possono abbandonare quel luogo, poiché rappresenta la base della loro indipendenza e spiritualità. Per questo continuano a combattere con tenacia e spirito di solidarietà per difendere la propria cultura e l’ambiente.

Nonostante le posizioni antimarxiste che si allontanano dal seminato (in questo podcast se ne parla ampiamente), il libro Caliban e la strega di Silvia Federici offre una prospettiva utile per comprendere il legame tra femminismo, colonialismo e lotta per la terra. Federici analizza come la caccia alle streghe nell’Europa medievale sia stata parte di un processo di oppressione delle donne e delle comunità indigene. L’autrice mette in luce come il controllo sulle donne e sulle terre abbia costituito una base fondamentale per l’accumulazione del capitale e il dominio coloniale.

Un parallelo significativo con la lotta delle donne Mapuche può essere trovato nelle donne maoiste in India. Queste donne si battono contro un sistema di caste oppressivo e il governo indiano per ottenere giustizia sociale e uguaglianza economica. La lotta maoista in India è una delle lotte armate più lunghe e sanguinose della storia contemporanea, e le donne hanno svolto un ruolo cruciale in questo movimento di resistenza.

Le donne maoiste in India affrontano la discriminazione di genere all’interno delle proprie comunità, ma lottano anche contro le disuguaglianze strutturali create dal sistema di caste. Questo sistema gerarchico ha mantenuto milioni di persone nella povertà e nella discriminazione per secoli. Le donne maoiste, attraverso la guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell'India (Maoista) cercano di abbattere le barriere sociali ed economiche che opprimono le comunità indigene e rurali.

La lotta di queste donne va oltre la richiesta di diritti di genere, poiché comprende la necessità di sfidare il sistema socio-economico che perpetua disuguaglianze e sfruttamento. Questa prospettiva di femminismo di lotta di classe si fonda sulla comprensione delle intersezioni tra oppressione di genere, oppressione di classe e oppressione coloniale.

In sintesi, sia le donne Mapuche che le donne maoiste in India stanno conducendo lotte coraggiose e determinate per difendere la propria cultura, le proprie comunità e l’ambiente. Queste battaglie vanno oltre la richiesta di diritti delle donne, affrontando le radici strutturali delle disuguaglianze sociali ed economiche. Esse incarnano una prospettiva di femminismo di lotta di classe, che mette in evidenza il legame tra patriarcato, capitalismo e oppressione coloniale. La loro lotta continua ad ispirare le donne in tutto il mondo a unirsi e combattere per una società più giusta, equa e inclusiva per tutte e tutti.

Per esplorare ulteriormente le sfide delle donne maoiste in India, è fondamentale leggere The Burning Forest: India’s War in Bastar di Nandini Sundar, un’analisi approfondita del conflitto e della lotta delle donne nelle zone maoiste. Inoltre, i saggi raccolti in Essays on Gender, Violence, and Resistance: Understanding Maoist Struggles in India di Anuradha Ghandy offrono un’ottima prospettiva sulla lotta di queste donne e sulle loro idee politiche.

Arundhati Roy, nell’opera Walking with the Comrades, ci offre invece un resoconto in prima persona delle sue esperienze con le donne maoiste in India e delle disuguaglianze socio-economiche che affrontano. Questi testi ci aiutano a comprendere le sfide e la determinazione delle donne maoiste e il loro impegno per un cambiamento sociale radicale.

Il nesso profondo tra femminismo e lotta di classe

Sia le donne partigiane ai tempi della guerra in Europa che le donne maoiste in India ci mostrano che il femminismo e la lotta di classe sono interconnessi in profondità. Queste lotte non si limitano alle questioni di genere, ma affrontano le radici dell’oppressione e delle disuguaglianze. Combattono sistemi di potere patriarcali e capitalistici che hanno sfruttato e oppresso le donne e le persone vulnerabili per secoli.

Per una comprensione più completa del nesso tra femminismo e lotta di classe, il libro Caliban e la strega di Silvia Federici è un’opera fondamentale. In esso, l’autrice analizza come il sistema capitalistico abbia sfruttato il lavoro e il corpo delle donne, demonizzando le figure femminili e utilizzando la violenza contro di loro per affermare il suo dominio (vedi su questo nota del mfpr)

Le donne partigiane, le donne maoiste in India e altre donne che hanno lottato e continuano a lottare per l’emancipazione e l’uguaglianza ci insegnano che il femminismo di lotta di classe è un movimento che abbraccia la complessità delle disuguaglianze e delle oppressioni. Queste donne di ieri e di oggi ci ricordano che il femminismo non può essere isolato dalle lotte più ampie contro il sistema capitalista, l’oppressione di classe e dei corpi, il colonialismo e le diverse forme di fascismo che si sono evolute nei diversi Paesi (e conseguentemente diversi contesti culturali).

L’intersezione tra femminismo e lotta di classe ci mostra che la lotta per l’emancipazione delle donne non può prescindere dalla lotta per la giustizia sociale ed economica. Questa prospettiva ci spinge a unire le nostre voci e le nostre lotte, combattendo per una società più giusta ed equa, in cui tutte le persone possano godere di dignità e uguaglianza. Solo affrontando le ingiustizie in modo sistemico e solidale possiamo sperare di costruire un futuro migliore.

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Nota del mfpr: La Silvia Federici negli anni si è allontanata da una analisi marxista della condizione delle donne, anzi ha fortemente criticato Marx ed Engels; quindi la Federici si è allontanata dalla lotta di classe e dal legame "femminismo/lotta di classe". Su questa involuzione invitiamo a leggere l'opuscolo edito dal Mfpr "Per una critica alle posizioni antimarxiste dell'accademica Silvia Federici".

28/11/23

Una prima valutazione della grande manifestazione del 25 novembre a Roma

E’ stata effettivamente una manifestazione enorme. I numeri dati da Non Una Di Meno sono reali, perché si è vista una manifestazione che non è stata solo un corteo, sia pur lungo e grandissimo, ma è stata una “invasione” delle strade di Roma, anche sui marciapiedi erano tantissime le persone che di fatto partecipavano al corteo, non si poteva proprio camminare lungo il suo percorso.

È stata una manifestazione che ha mostrato una presa di coscienza collettiva, e ha mostrato nello stesso tempo una verità: che questa possibilità di presa di coscienza – che chiaramente noi vogliamo che sia estesa a tante, tante altre persone, in particolare alle proletarie, ai proletari, alle masse popolari – che questo "moto sociale", può essere frutto solo della lotta, e questo, sabato, si è ulteriormente confermato.

Le parole, l'educazione, certo, ma solo se sono interne alla lotta. E' la lotta che trasforma le coscienze, è la lotta che rende pratica un'affermazione: senza la mobilitazione, in questo caso diretta delle donne, di tante donne, non può iniziare a cambiare nulla. Chiaramente è una lotta che per noi deve significare lotta rivoluzionaria, deve significare lotta per rovesciare questo sistema, perché senza rovesciare questo sistema niente effettivamente può cambiare.

Ciò che è stata questa manifestazione si capisce anche dalla stampa, dai giornali e dalle televisioni che riportano dichiarazioni di ministri di questo governo. In particolare ci sono state reazioni isteriche da parte soprattutto di Salvini, come gli "sconforti" della ministra Roccella che ha detto che sarebbe stata persa un'occasione. E invece è stata proprio una grande occasione che il 25 si è espressa.

I giornali, non solo quelli di destra che chiaramente sono apertamente, in maniera spudorata al servizio del governo fascista, al servizio dei suoi neri ministri, ma anche la stampa borghese, con giornali come la Stampa, il Tempo e altre testate, hanno scritto che in realtà la mobilitazione - che c'è stata anche in altre città ma chiaramente è questa di Roma più importante -, questa manifestazione è andata ben oltre le preoccupazioni del governo, le preoccupazioni dei suoi ministri e di tutto il loro entourage.

Ma vediamo in particolare su cosa i giornali, dando voce a Salvini e ad altri esponenti politici, concentrano la loro rabbia e cosa li preoccupa soprattutto?

Possiamo sintetizzarle in tre questioni, tre questioni che tra l'altro sono loro che mettono insieme, che mettono sullo stesso piano, e questo dà il segno effettivo di come e per cosa ha inciso questa manifestazione sul governo.

Tre questioni, dicevamo:

uno, il blitz, la forte giusta protesta che c'è stata a Roma contro il movimento Pro vita. Qui lo scontro è stato essenzialmente contro la polizia. La polizia che ha dimostrato - chiaramente nessuno di noi, né le femministe ecc. pensa che la polizia ora sia dalla parte delle donne, assolutamente no! - che sta sempre e solo dalla parte dei reazionari. Si è vista la polizia difendere i reazionari/fascisti "Pro vita", manganellando, fermando, ferendo alcune femministe, alcune donne che protestavano. Il 25 novembre è venuta in scena anche in questo blitz l'oscena ipocrisia sulla polizia portata avanti dal governo, dagli spot televisivi, quando in realtà, la polizia non può che dare solo repressione, manganellate, arresti, per cercare di impedire con la repressione che la lotta vada oltre una manifestazione pacifica, grande.

La seconda questione - che chiaramente non gli è andata proprio giù - è la solidarietà verso la Palestina, verso la resistenza del popolo palestinese. I giornali se la prendono con alcuni passaggi del comunicato di Non Una Di Meno che dice che siamo con la Palestina e denuncia l'azione dello Stato di Israele, della colonizzazione ecc..; ma gli attacchi sono stati fatti soprattutto verso il cartello e le locandine, i manifesti, gli slogan che il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha portato e gridato a Roma, in cui dicevamo “siamo tutte palestinesi e siamo con la resistenza del popolo palestinese e con le donne che trasformano il loro dolore, il sangue, le loro lacrime in armi”, perché questo è giusto, perché questo è necessario contro un Israele genocida, un Israele neonazista. Questi cartelli, gli slogan che lo stesso Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha fatto: “Israele, criminale/Palestina immortale”, hanno fatto gridare allo scandalo. Sono venuti - non sappiamo se spontaneamente o mandati - anche dei pseudo intervistatori a chiedere: “ma sì, va bene le donne palestinesi, ma ci sono gli stupri subiti dalle donne israeliane, e voi che cosa dite? “ A un certo punto dalle compagne dell'MFPR sono stati giustamente cacciati questi pseudo giornalisti.

Il terzo aspetto che racchiude tutto il livore da parte del governo, della sua stampa e dei padroni, sono chiaramente gli attacchi al governo Meloni. Su questo sono stati gli interventi, lo striscione, i cartelli portati dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario che sono stati attaccati dalla stampa e sono stati stigmatizzati. In essi avevamo denunciato che questi femminicidi, gli stupri sono fatti da uomini che odiano le donne, ma in realtà sono preparati dal governo e dallo Stato. In altri cartelli e interventi avevamo detto che “bisogna scatenare la furia delle donne contro questo governo, perché si rovesci il governo Meloni e questo Stato”. Ma questa verità non si può assolutamente dire!

Diceva Mao Tse Tung: quanto il nemico ti attacca, vuol dire che sei nel giusto, vuol dire che quello l'ha colpito.

Per concludere, vogliamo anche accennare a un'altra questione. Dopo l'assassinio di Giulia, la Meloni ha cercato di usare un'altra tattica, cioè di usare la manifestazione del 25 novembre delle donne per frenare in realtà la lotta, per riprendersi tutte le forti denunce, la rabbia e cercare di deviarle. Questo è stato fatto con una campagna demagogica, ipocrita e veramente odiosa, fatta da tutti usando le televisioni. A un certo punto è sembrato che eravamo diventate una sorta di spot pubblicitario per Mediaset. Così siamo arrivate a questa ventilata unità, cercata in maniera forte dalla segretaria del PD, unità tra governo e opposizione.

Noi abbiamo detto NO, voi non ci incantate! E in un manifesto, che è stato sottolineato anche dalla stampa, veniva denunciata questa unità sui nostri corpi: “non il nostro nome” abbiamo detto.

Questa unità con chi ogni giorno ci toglie anche i minimi diritti con il suo moderno Medioevo, noi non la vogliamo! Noi respingiamo, smascheriamo questa unità, questa campagna che sarebbe per difendere le donne contro i femminicidi e gli stupri e invece cerca di impedire l'effettiva lotta delle donne, l'effettivo "incendio" che le donne devono fare/hanno bisogno di fare; una campagna che vuole inglobare il movimento delle donne.

Ecco, questo non succederà! E speriamo che la grande mobilitazione vasta che c'è stata il 25 novembre continui anche in tutti questi altri giorni.

"Unica soluzione Rivoluzione"... - L'intervento di una compagna del Mfpr a Roma, durante una intervista al Circo Massimo il 25 novembre


Siamo qui oggi in piazza perché c'è l'assoluta necessità di mobilitarci contro quella che è ormai una vera e propria emergenza sociale, una vera guerra di bassa intensità contro la maggioranza delle donne in questo paese. E quindi abbiamo ritenuto giusto essere in questa manifestazione promossa da Non Una Di Meno. Oggi è qui a Roma dalla Sicilia per unirmi con le altre compagne perché non possiamo assolutamente accettare che si rimanga in silenzio, come ha preteso di dire il governo attraverso il ministro Valditara.

Noi invece raccogliamo con forza l'appello che ha fatto anche Elena, la sorella di. Giulia: non serve il silenzio, serve gridare, serve fare rumore. E serve anche lottare a 360 °, perché i femminicidi, la violenza sulle donne sono sicuramente uno dei prodotti più orrendi di questa società capitalista in cui noi viviamo, ed è chiaro che non possiamo illuderci che le cose possano cambiare anche ottenendo dei risultati - ci vogliono pure le battaglie quotidiane per i centri antiviolenza, per i servizi gratuiti per le donne, per l'indipendenza economica delle donne, è chiaro che queste battaglie ogni giorno si devono fare, e in questo senso cerchiamo anche di organizzare le lavoratrici - però non ci possiamo fermare a questo, dobbiamo andare alla radice, e la radice è la società in cui viviamo; mettendo in campo una lotta che noi riteniamo sia quella rivoluzionaria per rovesciare questa società e aspirare a una nuova società, Se non lottiamo per questo, i femminicidi continueranno, continuerà la violenza sulle donne.

In questa fase tra l'altro abbiamo un governo fascio-sessista, impregnato di personaggi fascisti che difendono gli stupratori, alla La Russa maniera, che dicono che "ce la siamo cercata noi", che comunque considera le donne solo buone per fare figli, vedi la Meloni con tutta la campagna ideologica e pratica sulla questione delle nascite, mentre ci colpiscono ogni giorno sempre di più sul lavoro, rendendoci sempre più precarie e disoccupate, quindi togliendoci anche quella minima base che potrebbe essere l’indipendenza economica, e questo governo ha fatto anche un salto di qualità in questo senso.

Le leggi come il "Codice rosso", che sono leggi improntate solo su più repressione, vittimizzazione delle donne, le rigettiamo al mittente. Ma rigettiamo pure al mittente la richiesta vergognosa, elemosinante di una come la Schlein che chiede alla Meloni: per la violenza, uniamoci e troviamo una soluzione. Ma finiamola! non sono queste le soluzioni che possono risolvere il problema!

Quindi, è chiaro l'unica soluzione è la Rivoluzione! E bisogna lavorare in tal senso. Non è facile, è un lavoro di lunga durata, però ci proveremo.

Oggi vogliamo anche dedicare questa manifestazione alle donne palestinesi, e a tutte le donne che nel mondo subiscono violenza, dalle donne iraniane alle donne indiane. Però, in questo momento che c'è questo attacco gravissimo alla Palestina, siamo qui per dire chiaramente che noi siamo al fianco delle donne palestinesi e della resistenza del popolo palestinese e che la solidarietà reale che possiamo dare a queste donne è quella di combattere il nostro governo che invece è complice del genocidio del popolo palestinese.

Domanda di una intervistatrice: Senti, prima ci parlavi che vi state occupando anche di mobilitare ad esempio le lavoratrici, in questo periodo ci sono numerose manifestazioni, a partire da quelle del sindacalismo di base, della Cgil, mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese. Che cosa state facendo nello specifico per far sì che le donne diventino protagoniste, appunto della mobilitazione?

Nelle diverse città in cui siamo, organizziamo alcuni settori di lavoratrici. Per esempio io vengo da Palermo e in particolare mettiamo sul campo delle battaglie con le precarie delle cooperative sociali che si occupano di servizi in appalto nelle scuole; a Taranto abbiamo le operaie dell'appalto ex Ilva, le precarie degli asili nido, le operaie di un'altra fabbrica, Tessitura Mottola, che proprio in questi giorni stanno lottando insieme ai loro colleghi e loro sono in prima linea e stanno bloccando praticamente i cancelli della fabbrica per non far uscire le macchine, perché il padrone vuole portarle via, vuole licenziare tutti, e stanno facendo questa battaglia forte. I nuovi padroni che vogliono subentrare dicono che hanno intenzione di assumere solo i maschi e non le operaie donne, e quindi entra sempre il discorso della discriminazione, della doppia oppressione nelle vicende legate alle lavoratrici. E così le operaie del salumificio Beretta a Trezzo, in provincia di Bergamo, che stanno lottando contro condizioni allucinanti in fabbrica, soprattutto di non-sicurezza sul lavoro.

Con le lavoratrici della scuola sosteniamo le battaglie sindacali che fanno, però il lavoro che facciamo è di cercare di spingere queste lavoratrici anche a guardare oltre la mera “lotta sindacale”, che poi è necessaria, perché cerchiamo di fare capire loro che anche se conquisti un piccolo risultato poi domani il padrone se lo ripiglia con tutti gli interessi. Quindi da un lato sosteniamo le battaglie sindacali che fanno, dall'altro lato siamo riuscite a coinvolgerle anche in iniziative che non sono prettamente sindacali, vedi oggi portare alcune qui a questa manifestazione. Quindi cerchiamo di fare questo lavoro, perchè vanno bene le battaglie immediate però se non le inseriamo in una prospettiva più ampia di lotta che miri a lottare contro l'intero sistema, non ce la facciamo.

Domanda dell'intervistatrice: Mi dicevi che bisogna combattere, cercare di cacciare questo governo perché nonostante si celi dietro la faccia della prima donna premier, sta attuando misure antipopolari e contro le donne… il fatto che sia donna la Meloni, non dovrebbe essere dalla parte delle donne?

Donna non significa classe, Meloni è della classe borghese, quindi non può essere sicuramente dalla nostra parte. Essere donna non significa che siamo tutti uguali, assolutamente. Meloni fa parte di una classe, porta avanti gli interessi di una classe che ha il potere, sicuramente non porta avanti i nostri interessi. Per non parlare di come sta rispondendo alla questione della violenza contro le donne: questo Codice rosso è offensivo nei confronti delle donne, è solo aumento delle pene, se loro pensano di risolvere il problema della violenza e dei femminicidi con il Codice rosso - con tutto il rispetto per Giulia e per tutte le donne che sono morte - ci sarebbe veramente da ridere: è solo più pene, più carcere. Abbiamo visto che ci sono tante donne che hanno fatto denunce ma i femminicidi succedono lo stesso, gli stupratori si mettono in carcere e dopo poco escono. Quindi questo aumento della repressione da un lato non serve a frenare uccisioni e stupri, dall'altro vuole vittimizzare le donne.

Domanda dell'intervistatrice: In questa piazza ci sono tanti obiettivi che vengono portati su striscioni, su cartelli, secondo te quali sono le più importanti e qual è il governo per cui bisogna lottare affinché appunto le attui?

Partiamo da un fatto: noi diciamo che ogni governo dei padroni va combattuto, quindi non c'è un governo amico nei confronti dei proletari, delle proletarie. È chiaro però che non diciamo che i governi sono tutti uguali. Il governo Meloni, per esempio, dire che è solo in continuità col governo precedente di Draghi per noi non è corretto, nel senso che se da un punto di vista economico magari questo governo ha continuato alcune misure che avrebbe fatto anche Draghi, vedi il reddito di cittadinanza, ecc, però dall'altro lato questo governo ha fatto un salto di qualità proprio in termini che noi diciamo di moderno fascismo, cioè nel senso che ideologicamente, politicamente, ha fatto un salto di qualità nel restringere ancora di più gli spazi democratici, nel rendere sempre di più tutto quanto in senso reazionario, vedi la legge sul premierato, ecc ecc... Questo governo della Meloni dice che dobbiamo fare figli e che le donne danno un contributo sociale solo se fanno figli, figli che non devono essere messi al mondo per una nostra libertà di scelta, ma per fornire braccia nuove da sfruttare per i padroni o corpi da buttare nelle guerre per la patria, questo governo avanza nell'ideologia di Dio/Patria/Famiglia, messa ora in forme moderne.

La Meloni è una che si dice donna cristiana e madre e noi ci chiediamo: e tutti i bambini morti in mare? Se l'avessi davanti glielo direi. Morti in mare, gente che scappa dai paesi oppressi, dove ci sono le guerre, la miseria, grande repressione.

Quindi in questo momento è chiaro che noi dobbiamo combattere questo governo sotto ogni aspetto, per cacciarlo.

Come battaglie immediate che in questo momento possiamo ritenere importanti anche per le stesse lavoratrici, c'è sicuramente la difesa del lavoro, ma anche la questione del salario minimo, che non è posta alla maniera del Pd, Ci sono tantissime lavoratrici che sono veramente sottopagate, supersfruttate, quindi in questo momento per noi, a parte la difesa del lavoro, una delle lotte importanti è quella per il salario, perché al di là della guerra che comunque ha inciso sull'abbassamento dei salari, è chiaro che siamo in un sistema capitalistico dove i padroni ancora di più accentuano quelle leggi che ci sono alla base per fare sempre più più profitto e dare sempre meno agli operai.

Però è chiaro che ogni battaglia immediata, se non la inseriamo in quell’ottica di lunga durata, diventa poi una battaglia riformista che non ci porta a niente. Infatti anche nei confronti di Non Una di Meno: noi partecipiamo alle manifestazioni di Non Una di Meno, sicuramente valorizziamo ciò che è giusto, però non condividiamo quando Non Una di Meno sfocia in una logica riformista. Perché non può bastare, naturalmente.

Sui corpi delle donne fascismo e opposizione trovano la loro unità

Sul Ddl Roccella, fatto dopo il femminicidio di Giulia, ma di fatto un'estensione delle norme sul "Codice rosso", non spendiamo altre parole, le avevamo già dette tempo fa, riportando anche i giudizi di operatori della giustizia che dicono e dimostrano quanto quelle norme siano inutili, impotenti a frenare la violenza sessuale, femminicidi, stupri delle donne.
Quello che c'è di "nuovo" è l'appello della Schlein alla Meloni: "...nei mesi scorsi e anche negli ultimi giorni mi sono rivolta a Giorgia Meloni: almeno sul contrasto a questa mattanza lasciamo da parte l'aspro scontro politico tra maggioranza e opposizione...".
Quindi sui nostri corpi, non c'è neanche quella minima opposizione - fatta dal Pd su altri temi - ad un governo fascista che ha posto all'OdG nella sua agenda l'attacco ai diritti, alle condizioni di vita e di lavoro delle donne in ogni campo, sul lavoro, sulla natalità, sulle immigrate, sulle donne incinta nelle carceri, sul salario minimo e reddito di cittadinanza, ecc. ecc.; condizioni che, insieme ad una oscena campagna ideologica che alimenta a fronte di femminicidi e stupri la concezione "te la sei cercata" e risponde solo con più polizia e norme securitarie, costituiscono l'humus migliore per alimentare, giustificare l'odio di miseri uomini contro le donne.
Questo appello della Schlein è grave perchè nasconde questa realtà che sta prima e starà dopo il 25 novembre e accompagna la tattica ipocrita/demagogica messa in campo dal governo Meloni, dopo il femminicidio di Giulia, di appropriazione della giornata del 25 novembre - le donne, le terribili violenze sessuali che subiscono, le loro morti sono diventate quasi uno spot pubblicitario nelle Tv, in particolare nelle reti mediaset - allo scopo di svuotarla della sua forza di inevitabile scontro con Stato, governo, sistema capitalista, di soffocare, deviare la lotta delle donne. Meloni e Schlein si uniscono nel dire che la questione delle violenze contro le donne "non è politica"... Quindi sulle donne si può fare tutto, decidere provvedimenti che sono sicuramente politici, ma farli passare per non politici, per sociali...
Un vero e proprio inganno che va respinto. 

27/11/23

Massima solidarietà a Maya Issa, aggredita al corteo del 25 novembre a Roma per aver esposto la bandiera palestinese

Diverse giornaliste o sedicenti tali hanno pesantemente provocato sin dall'inizio le compagne che portavano bandiere palestinesi o cartelli in solidarietà con le donne palestinesi.
Maya Issa, presidente del movimento studenti palestinesi, è stata anche aggredita fisicamente perché portava la bandiera palestinese.
Una donna mi si è avvicinata e mi ha detto di togliere la bandiera perché il corteo è contro la violenza sulle donne e non per la Palestina e che ci sono donne stuprate da Hamas. Poi quando le ho detto di no, me l'ha strappata dalle mani, dandomi due calci e urlando 'terroristi'".
Sì, perché se porti la bandiera palestinese sei probabilmente un’immigrata che deve “tornare al suo paese”; sicuramente sei una terrorista, e quindi se ti aggrediscono “te la sei cercata”.
La stessa Roccella, ministra per la famiglia sovranista, la natalità ariana e le impari opportunità, ha definito “grave” la ‘presenza’ della “questione palestinese” nel corteo promosso da NUDM nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Troppa partigianeria politica” ha detto.
Ebbene sì, siamo partigiane, e non ci faremo imbrogliare da ex femministe e/o femministe borghesi e piccolo borghesi che dall’alto dei loro privilegi pretendono di insegnare alle donne cosa debbano dire, pensare o fare. Noi siamo con le nostre sorelle che in tutto il mondo lottano contro l’oppressione.
W la resistenza palestinese, W la resistenza di tutti i popoli oppressi con le donne in prima fila.
MFPR

La parola a Maya:


La solidarietà di Non Una Di Meno a Maya Issa

Il 25 novembre durante la manifestazione di Roma, la portavoce del Movimento studenti palestinesi è stata aggredita all’ inizio del corteo. Durante i primi momenti della manifestazione Maya Issa, che era stata da noi invitata a fare un intervento dal camion mentre veniva srotolata una grande bandiera palestinese, si è allontanata dal Circo Massimo per tentare di fare una telefonata, ma mentre camminava una donna presente in strada l’ha insultata e aggredita fisicamente in quanto palestinese. Per questo Maya Issa non è riuscita a raggiungere il camion principale dal quale sarebbe dovuta intervenire all’ inizio del corteo, ma è riuscita solo in seguito a parlare dal secondo camion. Maya ha raccontato cosa le era successo per strada anche durante il suo intervento al microfono e ha immediatamente ricevuto la nostra solidarietà e il nostro abbraccio di sorellanza.

La liberazione della Palestina dall’occupazione e dal sistema di apartheid israeliano erano parte delle rivendicazioni del corteo, così come la fine del genocidio e la richiesta del cessate il fuoco.

Tutta la nostra solidarietà a Maya, a chiunque abbia portato le bandiere palestinesi al corteo e a chi lotta per la Palestina libera.

Non c’è liberazione transfemminista sotto occupazione!


25 novembre - I giornali al servizio del governo fascista attaccano soprattutto cartelli e slogan del Mfpr e la protesta alla sede pro vita

Non gli sono andati giù: la solidarietà alla Palestina e gli slogan contro Israele, gli attacchi al governo Meloni, l'attacco contro la polizia nel blitz a Pro Vita, ma anche la denuncia dell'unità Meloni-Schlein.

Bene. Vuol dire che questi obiettivi della lotta li preoccupano, e questa lotta dobbiamo sempre più perseguire.

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Dei fogliacci: Il Giornale, LaVerità, Il Fatto riportiamo solo alcuni titoli che dicono tutto


7 Colli Salvini: al corteo violenza e intolleranza contro Israele e governo

"Avrebbe dovuto essere una manifestazione contro la violenza sulle donne, ma si è trasformata in tutt’altro. Cartelli e slogan contro il legittimo governo italiano, bandiere palestinesi, un assalto contro il Movimento Pro Vita. Manifestazione strumentalizzata dalle sinistre oppure ideata e organizzata proprio in questa chiave di intolleranza? Il fatto che non ci siano stati cortei per analoghe uccisioni e violenze contro donne perpetrate da immigrati, ci fa pensare che si tratti di una bieca manovra ideologica. “Contro il governo Meloni fascista scateniamo la furia delle donne, serve un movimento femminista proletario rivoluzionario“. E’ uno dei cartelli esposti al Circo Massimo di Roma durante la manifestazione di Non una di Meno che ha sfilato per le vie della Capitale...
...Salvini: Una manifestazione anti-governativa e pro palestinese...
...E su un altro con la foto della premier Giorgia Meloni e della segretaria del Pd Elly Schlein la scritta: “Unità sui nostri corpi? Non in nostro nome”. E ancora: “Per Giulia, per tutte le donne uccise estendiamo rumore e rivolta femminicidi/stupri fatti da uomini che odiano le donne ma preparati da governo e Stato”. Come volevasi dimostrare. Quanto ai numeri al lotto dati dalla sinistra sul numero dei partecipanti, attendiamo i dati della questura..."

Il secolo d'Italia - La piazza fucsia in preda all’antifascismo. Insulti alla Meloni e bottiglie contro la sede di Pro Vita

"La furia delle donne contro il governo Meloni
Contro il governo Meloni fascista scateniamo la furia delle donne, serve un movimento femminista proletario rivoluzionario”. È l’emblematico cartello esposto al Circo Massimo poco prima della partenza. Su un altro campeggia la foto della premier Giorgia Meloni e della segretaria del Pd Elly Schlein la scritta “Unità sui nostri corpi? Non in nostro nome”. E ancora: “Per Giulia, per tutte le donne uccise estendiamo rumore e rivolta femminicidi/stupri fatti da uomini che odiano le donne ma preparati da governo e Stato”.

Adnkronos - 25 novembre, "500mila al corteo a Roma". Striscione e fumogeni davanti a Pro Vita

"...Tra i tanti slogan, "siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce". Tantissimi i cartelli, tra cui "questa rabbia ci protegge", "se non abbiamo le stesse paure è perché non abbiamo gli stessi diritti". E ancora: "Uomini indignatevi come noi, con noi, per tutti noi, bruciamo tutto...
...E, ancora: "Contro il governo Meloni fascista scateniamo la furia delle donne, serve un movimento femminista proletario rivoluzionario". Su un altro con la foto della premier Giorgia Meloni e della segretaria del Pd Elly Schlein la scritta: "Unità sui nostri corpi? Non in nostro nome". E ancora: "Per Giulia, per tutte le donne uccise estendiamo rumore e rivolta femminicidi/stupri fatti da uomini che odiano le donne ma preparati da governo e Stato". In mezzo ai tanti cartelli anche bandiere palestinesi...

Il Tempo: Circo Massimo, le femministe gelano Schlein: "Inaccettabile". Insulti a Meloni
"...Un grande evento di massa, ha visto cori e insulti contro la premier Giorgia Meloni e attacchi a Israele. Come era scontato, dopo aver visto il manifesto dell'associazione Non una di meno. "Meloni fascista complice sionista", "Israele criminale, Palestina immortale": questi alcuni degli slogan urlati dalle attiviste del "Movimento femminista proletario rivoluzionario" sabato 25 novembre al Circo Massimo citati dal Corriere della Sera...
...nel femminismo militante, Schlein non fa breccia: "Unità sui nostri corpi? Non nel nostro nome", recita uno striscione al Circo Massimo che ritrae  Schlein e Meloni che si danno la mano. "Così Schlein legittima la Meloni, legittima un Governo fasciosessista, all’insegna di Dio, patria, famiglia. Da questo punto di vista l’operato di Schlein è inaccettabile", spiega a LaPresse Donatella, attivista del Movimento femminista proletario rivoluzionario, contraria alla convergenza tra maggioranza e opposizione sul contrasto alla violenza..."

La Stampa - Violenza donne: attiviste, no unità con Meloni, operato Schlein inaccettabile
"Unità sui nostri corpi? Non nel nostro nome". Così recita uno striscione al Circo Massimo che ritrae Elly Schlein e Giorgia Meloni che si danno la mano. "Così Schlein legittima la Meloni, legittima un Governo fascio-sessista, all'insegna di Dio, patria, famiglia. "Da questo punto di vista l'operato di Schlein è inaccettabile", spiega Donatella, attivista del Movimento femminista proletario rivoluzionario, che regge in mano il cartellone. "Noi non vogliamo unità con chi ogni giorni ci toglie anche i minimi diritti con il suo modello Medioevo", aggiunge un'altra militante...
..."Meloni fascista complice sionista". E ancora "Israele criminale, Palestina immortale". Questi alcuni dei cori scanditi al Circo Massimo dalle attiviste del Movimento femminista proletario rivoluzionario, nel corso della manifestazione contro la violenza sulle donne.

Da “UFFPOST Contro Meloni e Israele, gelo con Schlein
..."Questi femminicidi sono preparati dal governo Meloni". Dal megafono di Margherita da Taranto la cifra della piazza femminista del circo Massimo. Tra le militanti anche il Movimento femminista rivoluzionario. Critiche sia nei confronti del governo che del Pd. Non ci deve essere nessuna forma di collaborazione. "Non in nostro nome questo abbraccio tra Meloni e Schlein. Schlein legittima un governo improntato sull'ideologia fasciosessista 'Dio patria e famiglia' in versione moderna'" dice Donatella. "Meloni fascista complice sionista". E ancora "Israele criminale, Palestina immortale". Questi sono solo alcuni dei cori scanditi al Circo Massimo dalle attiviste del Movimento femminista proletario rivoluzionario.

Foto e video della grande manifestazione a Roma del 25 novembre - Comunicato di Nudm




























Il comunicato di NUDM

La marea al Circo Massimo era straripante e incontenibile. In questo 25 novembre, che da otto anni politicizziamo e rendiamo precipitazione delle nostre mobilitazioni quotidiane, abbiamo portato tutto ciò che vogliamo, per una trasformazione radicale della nostra società, impregnata di violenza e cultura dello stupro.

Abbiamo ribadito che siamo al fianco del popolo palestinese. Non ci sono margini di ambiguità in questa storia di colonialismo, razzismo e violenza, tesa a cancellare il territorio palestinese e, soprattutto, il suo popolo.

Abbiamo urlato contro Valditara e il progetto sull’educazione all’affettività: crediamo davvero 30 ore settimanali extracurricolari possano essere sufficienti per contrastare la violenza di genere?

Abbiamo denunciato la vittimizzazione secondaria che la narrazione giornalistica esercita su chi subisce violenza.

Abbiamo invaso il Colosseo. Perché non ci stanno facendo uno sgarbo, ci stanno uccidendo. Ogni giorno. E il governo Meloni ha prodotto un contrasto solo formale e sensazionalistico alla violenza, inasprendo le pene, strumentalizzando gli stupri di Palermo e Caivano, militarizzando il linguaggio e i territori considerati “problematici” a causa della povertà e della marginalità sociale, evidenziando ed accrescendo un antimeridionalismo sempre più feroce e discriminatorio. Il governo tace invece sulle misure reali per il contrasto alla violenza, come il reddito di autodeterminazione, l’allargamento dei criteri di assegnazione per le case popolari e, più in generale, le garanzie per il diritto all’abitare, sottraendo fondi ai servizi e al welfare svincolati dalla famiglia, e centrati sulla libertà di scelta.

Abbiamo sanzionato la sede di ProVita&Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta. Sui nostri corpi scegliamo noi! In Italia l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato.

Qui, la polizia, che in questi giorni ha dato spettacolo con post e dichiarazioni in supporto alle donne e contro la violenza di genere, ha picchiato le manifestanti, una delle quali è ancora in ospedale per accertamenti.

Abbiamo gridato forte fino a perdere la voce, abbiamo ballato per sfogare la nostra rabbia. Abbiamo camminato insieme, in cinquecentomila. Sì, eravamo oltre mezzo milione a Roma.

se domani non torno, distruggi tutto.

Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

NON UNA DI MENO

Speciale sulla grande manifestazione delle donne a Roma del 25 novembre - Da ORE 12 - Controinformazione rossoperaia

26/11/23

Domani trovate note, foto, video, interventi sulla enorme manifestazione delle donne a Roma di ieri, 25 novembre

Intanto vi invitiamo a leggere i post del blog pubblicati da fine ottobre al 25 novembre