17/11/23

Greta Thunberg: “Non può esserci giustizia climatica senza solidarietà internazionale con gli oppressi”

Da "pungolo rosso"
NO CLIMATE JUSTICE ON OCCUPIED LAND!

“Come movimento per la giustizia climatica, dobbiamo ascoltare le voci di coloro che sono oppressi e di coloro che lottano per la libertà e la giustizia. Non può esserci giustizia climatica senza solidarietà internazionale!”
Sono le parole pronunciate da Greta Thunberg, in riferimento alla condizione del popolo palestinese, a una manifestazione per la giustizia climatica, tenutasi ad Amsterdam. L’attivista ecologista, quindi, ha invitato una donna palestinese e una donna afghana a raccontare le loro esperienze dal palco.
Nonostante la presa di posizione di Greta Thunberg abbia trovato il supporto della gran parte degli oltre 70.000 manifestanti presenti, a qualcuno non è andata giù. Un esponente di un partito ecologista, eletto nel parlamento olandese, ha provato a zittirla, rubandole il microfono, subito allontanato da tre quattro donne determinate a toglierselo dai piedi. Similmente l’intervento della militante palestinese, circa la distruzione e il genocidio in atto a Gaza, ha subito un tentativo di censura.
La risposta della folla e della stessa Thunberg è stato un coro, compatto e determinato – “No climate justice on occupied land!”. Nessuna giustizia climatica [è possibile] sulle terre occupate!” – tra lo sventolio delle bandiere palestinesi. Delitto, orrendo delitto!, si sono messi a strepitare i Grunen tedeschi, la componente più bellicista del sempre più bellicista governo Scholz: per questi neo-fascisti, il vero ambientalismo è quello di Netanyahu, che sta “ripulendo” la terra di Palestina dai palestinesi.
Che qualche bonzo riformista (ci sono anche i riformisti climatici – più che mai senza riforme, in questo caso, notatelo, un deputato) provi a impedire ogni forma di critica dell’esistente, percepita come un inaccettabile oltraggio e pericolo per i privilegi borghesi occidentali e bianchi, non ci sorprende. Quel che ci interessa sottolineare è che le componenti più autentiche dei movimenti ambientalisti cominciano a rendersi conto che la vera causa della devastazione ambientale e degli sconvolgimenti climatici è la stessa causa alla base delle guerre di rapina che il Nord del mondo sta conducendo contro il “Sud Globale“. E, ancora, la medesima causa alla base del genocidio che Israele, stato colonialista di apartheid, avamposto dell’occidente nel mondo arabo, sta conducendo contro le popolazioni palestinesi: il capitalismo.
I settori più autentici e radicali dell’ambientalismo stanno individuando, cioè, le connessioni tra i diversi aspetti – ecologico, economico, politico, bellico, sanitario, etc. – della crisi strutturale che il modo di produzione capitalistico sta attraversando e, finalmente, stanno prendendo posizione. Benvenuti! Chi sa che qualcuno/a ne voglia raccogliere l’esempio in Italia dove, nonostante i disastri ambientali a ripetizione ormai, anche questo movimento langue e tace sui crimini sionisti e occidentali in Palestina.

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