30/06/15

Incontro a Palermo con la Comandante Nessrin Abdalla - YPJ Unità di difesa delle donne a Kobane

Ieri pomeriggio una delegazione di compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario ha partecipato all’incontro che si è tenuto presso la  sede del Comune di Palermo, Real Fonderia alla Cala, con una delegazione del Cantone di Kobane, in particolare con Anwar Muslem (Co-Presidente del Cantone di Kobane nel Rojava) e Nessrin Abdalla - Comandante YPJ Unità di difesa delle donne.

Un incontro dal taglio istituzionale con primi interventi di saluto tra cui quello del Capogruppo SEL Commissione Esteri Camera dei Deputati che ha informato di avere chiesto al governo il sostegno al percorso di resistenza di Kobane/Rojawa, “…un governo che deve mettere in campo un’azione di tipo diplomatico con la Turchia…” (ma dalle sue parole non esce alcuna denuncia sul ruolo complice della Turchia con Isis per non parlare dell'imperialismo italiano)  e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo, che ha annunciato il prossimo gemellaggio della città di Palermo con Kobane.
Con la traduzione di un portavoce dell'Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia UIKI-ONLUS, ha quindi ha preso la parola Anwar Muslem a nome del PYD (Partito Unione Democratico) che  ha ringraziato per i vari incontri, anche istituzionali, che hanno tenuto in diverse città tra cui Roma, dove sono stati ricevuti in parlamento. Ha quindi fatto un breve quadro della situazione a Kobane dove la resistenza continua contro l’Isis la cui ferocia e azione distruttiva è molto forte… se Kobane resiste e ferma Isis questo è punto fermo anche per i popoli dell’Europa… si spera in un cambiamento di posizione della Turchia di cui denuncia il ruolo di aiuto all’Isis… il governo turco impedisce anche l’informazione fuori da Kobane con arresti dei giornalisti che ci vanno… la Turchia deve appoggiare il progetto di Kobane e i governi della Nato devono intervenire in merito… con l’inverno prossimo il popolo curdo ha bisogno di aiuti concreti per la ricostruzione…


E’ seguito poi l’intervento di Nessrin Abdalla - Comandante YPJ Unità di difesa delle donne,  intercalato da diversi applausi. Dopo i saluti dalla rivoluzione popolare in Rojawa Nessrin ha sottolineato che la forza dell’esercito in guerra è quella di essere popolare, i regimi esistenti nel medioriente non fanno gli interessi dei popoli che devono costruire la loro autodifesa… le donne sono parte determinante della rivoluzione  e senza di esse è impossibile vincere… per difendere l’autonomia democratica/confederalismo democratico c’è bisogno di un’autodifesa organizzata, da anni il popolo curdo vive senza identità politica, culturale. L’Isis è una grande minaccia per un vero e proprio genocidio occorre una forza grande da contrapporre… la nostra non è solo una lotta militare ma anche ideologica per la parità uomo-donna affinchè tutta la società possa lottare contro il fascismo, non è solo una lotta per creare truppe militari ma per l’autodifesa popolare generale… e  in base a questo si è deciso di creare un esercito di donne… abbiamo combattuto con armi semplici, anche personali ma occorre un potenziamento, chiediamo al governo italiano un aiuto militare per potenziare le armi a difesa del nostro popolo, nel recente attacco di Isis più di 200 civili sono stati uccisi… ma noi chiediamo appoggio e solidarietà prima ai popoli e poi alle istituzioni e fino ad oggi sul piano internazionale non abbiamo ricevuto alcun aiuto... la comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità su questa questione dell’Isis e di Kobane/Rojawa…



Non essendoci possibilità di  intervenire o fare domande perché dopo questo intervento  gli organizzatori hanno chiuso l’assemblea, siamo allora andate da Nessrin Abdalla e dopo averla salutata a nome di tutte le compagne e donne del Mfpr e avere espresso la piena solidarietà alle compagne e donne curde combattenti e a tutto il popolo in lotta le abbiamo dato la mozione del 20° anniversario del Mfpr  per la libertà della compagne turche e curde represse e arrestate in Europa e a sostegno delle nostre sorelle curde che lottano a Kobane/Rojawa. Nessrim ha preso la mozione sorridendo ed esprimendo apprezzamento… ci siamo quindi salutate con un forte abbraccio.



Movimento femminista proletario rivoluzionario
di seguito la mozione consegnata

Dal seminario del 20° anniversario del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Palermo 6 giugno 2015 -
MOZIONE PER LA LIBERTA' DELLE COMPAGNE TURCHE

L'assemblea del 20° anniversario del Mfpr ha approvato con un forte applauso, l'appello che segue, aggiungendo la solidarietà e la denuncia dei successivi arresti in Turchia di compagni del DHF (Federazione dei diritti democratici) perchè considerati membri del Partito Comunista Maoista (MKP), e inviando un forte rosso saluto alle compagne martiri della grande guerra popolare che si svolge in India, con in prima linea le donne.
Il Movimento femminista proletario rivoluzionario denuncia con forza l'arresto delle compagne dell'Associazione “Donna Nuova” e di Atik e si mobilita per la loro immediata liberazione.
Il 7 e 8 febbraio una nostra delegazione ha incontrato queste compagne, in occasione del 13° congresso dell’organizzazione di lavoratrici turche e curde in Germania “Yeni Kadin”. Con loro abbiamo condiviso esperienze e la necessità di unire le forze per allargare e consolidare la battaglia delle donne, con al centro la condizione delle donne proletarie, delle lavoratrici.
Con questo spirito di unità esprimiamo la massima solidarietà alle compagne di Donna Nuova e ai compagni di Atik, e invitiamo tutte le donne, le lavoratrici, le ragazze ribelli a esprimere una ferma condanna di questo attacco repressivo
In particolare ci rivolgiamo alle donne che in questi mesi si sono mobilitate al fianco delle combattenti curde, perchè si mobilitino oggi contro lo stesso nemico che imprigiona le militanti turche in Europa: gli Stati imperialisti europei e lo Stato turco!
E' una battaglia importante perchè questo attacco repressivo è un attacco a tutte le donne che lottano, combattono contro questo sistema imperialista, barbaro e oppressivo, e vuole colpire in particolare un settore importante in prima fila in questa battaglia, dalle piazze della Turchia, a Kobane, alle cittadelle europee.
Queste donne per il regime turco e gli Stati imperialisti sono “pericolose” perchè indicano a tutte le donne la strada rivoluzionaria per la liberazione.


L'assemblea del 20° anniversario del MFPR – Palermo 6 giugno 2015
mfpr.naz@gmail.com – blog femminismorivoluzionario

Solidarietà alle operaie della Yoox

Voci delle lavoratrici in lotta alla Mr.Job/Yoox - sciopero del 13/06/2014


Pur in ritardo, da parte delle lavoratrici del Movimento femminista proletario rivoluzionario tutta la nostra solidarietà.
Mandateci notizie della vostra lotta, che noi le propaganderemo. E' una battaglia importante e di esempio per tutte le lavoratrici, perchè mette in luce il doppio schifoso attacco portato avanti dai padroni alle donne, sia di sfruttamento, attacco alle condizioni di lavoro, sia di oppressione, ricatti sessuali; ma soprattutto perchè mostra che le donne lavoratrici portano avanti una doppia lotta.
Stiamo preparando per l'autunno un nuovo sciopero delle donne che trova le sue ragioni e la sua forza proprio in questo intreccio di lotta di classe e lotta di genere.
 
UN FORTE AUGURIO!
Le lavoratrici del MFPR - mfpr.naz@gmail.com

29/06/15

IL SEMINARIO DEL 20° DEL MFPR OGGI ARRIVA ALLE OPERAIE DELLA SATA DI MELFI



VOLANTINAGGIO ALLE PORTINERIE DELLA FCA-SATA DELLE LAVORATRICI DEL MFPR DI TARANTO - ACCOLTO MOLTO BENE DALLE OPERAIE


Dal seminario del 20° anniversario del
Movimento femminista proletario rivoluzionario
Palermo - 6 giugno 2015, dove è stata letta la lettera "le "fortunate" operaie di Melfi


Lettera/saluto e iniziativa:
Alle operaie della Sata Melfi

 

Il vostro racconto/denuncia viva di quanto succede alla Sata di Melfi ha fortemente emozionato le tante lavoratrici, operaie, disoccupate, ragazze presenti al seminario, suscitando sentimenti di rabbia, di solidarietà e di ancora più determinazione della necessità della lotta delle donne, soprattutto delle lavoratrici.
Ma nello stesso tempo, dalle vostre forti parole, abbiamo visto che proprio le operaie possono essere il “tallone d’Achille” di Marchionne. Questo padrone che violenta le vostre vite per i suoi profitti, che non attacca solo le condizioni di lavoro, ma i vostri corpi, le vostre famiglie, i vostri affetti, i vostri sogni, questo padrone che appare forte, imbattibile, è però anche “un gigante dai piedi di argilla”, che può “crollare” se gli operai si ribellano e lottano. E in questo voi operaie che subite doppi attacchi, come lavoratrici e come donne, potete essere la parte più determinata, più combattiva.
Noi in questi anni siamo venute a Melfi. Abbiamo fatto una bella inchiesta parlando direttamente con voi operaie davanti ai cancelli della Sata; essa già mostrava che gli effetti del sistema Marchionne per le donne sono doppiamente pesanti e generali, con danni sia fisici che psichici, sia dentro che portati fuori la fabbrica; una importante inchiesta perchè volevamo e vogliamo che siano le operaie a parlare e ad imporre il punto di vista delle donne; l’abbiamo fatta conoscere a livello nazionale con opuscoli, materiali.

Nell’8 marzo del 2011 siamo state ugualmente alla Sata, per dire a padroni e a governo: “PROVATE VOI A STARE ALLA CATENA...”.

Nel novembre 2013 abbiamo lanciato e realizzato lo “sciopero delle donne”. Uno sciopero nuovo, storico in Italia, che ha visto una grande partecipazione, circa 20 mila lavoratrici, dalle fabbriche, ai servizi, alle scuole, ecc. con una piattaforma che ha intrecciato ragioni e bi/sogni di classe e di genere; questo sciopero delle donne è stato anche una novità, una rottura di concezioni sbagliate, maschiliste - presenti anche nel movimento sindacale e tra i nostri compagni operai.

Voi nel vostro racconto/denuncia dite: “... Quando si avvicina la pausa c'è il conto alla rovescia dei minuti... e ci chiediamo cosa riusciamo a fare: andiamo al bagno, fumiamo o mangiamo qualcosa?... I primi dieci giorni consecutivi di lavoro sono stati devastanti, avevamo i polsi, i polpastrelli e e tutti i muscoli indolenziti. I due giorni di riposo li avremmo dedicati alle faccende di casa, in teoria, ma la stanchezza era tanta e non siamo riuscite a fare tutto... e qualche capo, sempre più spiritoso, ha suggerito di mettere “un aiuto in casa”. Magari che si occupi anche dei nostri affetti? No grazie!
Seguire i bambini e aiutarli nei compiti è un’altra impresa: durante il turno di pomeriggio non riusciamo quasi a vederli, mentre con i turni di mattina e notte cerchiamo di recuperare e di dare il massimo. A volte tentiamo di colmare l’assenza facendo loro dei regali, oppure siamo eccessivamente tolleranti, altre volte invece ci si arrabbia per poco o niente a causa del nervosismo e della stanchezza. Sono molti i casi di coniugi che si sono separati e lavorano in squadre diverse per far sì che uno dei due sia a casa in assenza dell’altro, ma con la nuova turnazione ci ritroviamo a fare anche due turni diversi nella stessa settimana...”.
Cosa c'è di più chiaro! Le donne sono colpite, non solo in alcuni aspetti della loro vita, ma a 360° gradi! Abbiamo non una ma mille catene da spezzare. E per questo abbiamo doppie, tante ragioni per lottare, alla Fca come in tutti i posti di lavoro, contro chi ci nega diritti, salute, la stessa vita.
L’ASSEMBLEA HA DECISO DI LANCIARE UN NUOVO, SECONDO SCIOPERO DELLE DONNE. Che la scintilla del 2013 cominci ad alimentare un incendio.
Un nuovo sciopero delle donne, in cui la condizione di voi operaie di Melfi, la vostra forte denuncia sia al centro, sia un riferimento e un esempio della necessità che le donne operaie siano in prima fila contro i padroni e il governo fascisti e maschilisti.

In preparazione di questo sciopero, l’assemblea ha deciso di organizzare una delegazione alla Sata di Melfi per costruire insieme a voi una nuova piattaforma per lo sciopero delle donne. 


Un forte saluto! Dall'assemblea del 20° anniversario del MFPR – Palermo – 6 giugno 2015
mfpr.naz@gmail.com – blog femminismorivoluzionario

Bologna: le operaie Yoox/MrJob rilanciano la battaglia!


Nuovo sciopero alla Mr.Job di Bologna che lavora in appalto per la Yoox, nei magazzini dell'interporto felsineo.

Questa mattina una cinquantina di lavoratrici e lavoratori organizzati nel sindacato SiCobas hanno optato per uno sciopero di 4 ore, nella forma del presidio mobile e del volantinaggio alle altre lavoratrici e lavoratori.
Un presidio molto vivace e determinato che ha visto il sostegno da parte di altri facchini in lotta e da militanti del Laboratorio Crash!, presidio che dalle 7:30 di questa mattina con bandiere del SiCobas, striscioni e cartelli su cui erano scritte a chiare lettere le parole d'ordine della mobilitazione, come "full-time per tutti subito" o"aumento dei livelli per tutti", ha improvvisato piccoli cortei intorno ai 2 magazzini, blocco 4.2 e CD1 in appalto a Mr.Job, ribadendo con cori e slogan la rabbia di chi da anni subisce ricatti, sfrutamento e molestie.

L'iniziativa di questa mattina ha avuto una importanza determinante nello smascherare i tentativi da parte di Mr.Job ed Yoox nel ripulirsi l'immagine dopo l'allontanamento dagli appalti dell'interporto, dell'ex-responsabile di Mr.Job Federico Gatti, che si era macchiato negli anni precedenti di infami ricatti sessuali e molestie a danno delle lavoratrici,costrette a subire tutto ciò oltre il regime di sfruttamento della cooperativa.
Ed è proprio questo sfruttamento che Mr.Job e Yoox provano tutt'ora a salvaguardare, scaricando di fatto il loro ex-responsabile, ed addossando le colpe alla "mela marcia" di turno, quando invece dentro Yoox e la cooperativa erano noti i soprusi dell'ex-responsabile, tollerati ed avvalati dagli altri responsabili di entrambe le aziende.

Lo sciopero di questa mattina ha avuto proprio la determinazione di smascherare questa operazione di "ripulitura", svelando nuovamente le reali condizioni di lavoro che tutt'ora vedono ritmi sempre più accelerati di produzione, l'aumento selettivo e discrezionale di livello solo per alcune lavoratrici e non in base alla effettiva professionalità o anzianità maturata, la non applicazione al 100% del CCNL, la non regolarizzazione delle ore lavorate passando da un contratto Part-Time ad uno Full-time, il quale rispecchierebbe il monte ore reale salvaguardando il salario del lavoratore.

Un regime di sfruttamento e ricatto dunque, non abusi portati avanti da una singola "mela marcia", che sempre più stride con un immagine fashion&luxury per un modello di impreditorialità giovane e di successo, che Yoox si ritaglia come un abito da spendersi nel circuito finanziario e nell'appoggio politico dei liberal del PD, con in testa il premier Matteo Renzi e l'establishment di potere Bolognese del partito di governo, che subito si sono entusiasmati, facendo di fatto da sponsor alla fusione di tre giorni fa di Yoox con The Net-a-Porter Group, leader globale indipendente nel luxury fashion e-commerce, fusione che ieri ha fatto schizzare il titolo a piazza affari del +30,7%!
 
Ma a quanto pare più si sale in vetta nel mercato finanziario e più si rarefanno diritti, dignità e reddito dei lavoratori, Che però nel caso delle operaie Yoox non si arrendono ed anzi puntano dritti il dito contro il sistema di sfruttamento del gigante dell'e-commerce, a suon di scioperi e picchetti...fino alla vittoria!

27/06/15

Alle lavoratrici in lotta di Auchan

Solidarietà alla lotta delle lavoratrici e lavoratori Auchan. NO ai licenziamenti! Dopo aver sfruttato, l'azienda non può buttare via i lavoratori!

L'azienda vuole tagliare il costo del lavoro per aumentare i suoi utili; inoltre, come Teleperformance, usa la mannaia dei licenziamenti per far passare anche peggioramento dei contratti, tagli ai salari e alle ore di lavoro, attacco ai diritti per tutti.
I suoi utili l'Auchan li ha fatti sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, imponendo in tutti questi anni alla maggioranza contratti ultraprecari e pretendendo la massima flessibilità in termini di turni, orari di lavoro. In questo le donne, che sono la maggioranza dei lavoratori, sono state le più penalizzate e ricattate, anche con attacchi al diritto di maternità.
Ora vuole buttare in mezzo alla strada 50 lavoratori, questo non lo può fare!

Dire, come fa l'Auchan, che i licenziamenti sono dovuti anche alla pressione delle aziende concorrenti e quindi chiamare il governo ad intervenire contro queste aziende, in particolare supermercati gestiti dai cinesi, è falso e si vuole solo giustificare l'attacco ai posti di lavoro e si vuole usare i lavoratori nella lotta di concorrenza tra padroni, deviando la protesta e dividendo i lavoratori. Questa grande azienda non sta affatto in crisi.

In questo settore, in cui la maggioranza sono donne, non è in gioco solo il posto di lavoro e il reddito - che già è tantissimo - per le donne togliere il lavoro significa togliere una condizione importante per la propria indipendenza economica, perchè per le donne il lavoro è anche emancipazione. Senza lavoro e reddito vuol dire tornare a casa, veder peggiorare una condizione generale di discriminazione, di oppressione.
A questo doppio attacco, le lavoratrici non hanno altra strada che rispondere con una doppia ribellione e lotta, dall'Auchan, a Teleperformance, alle lavoratrici sempre precarie e con contratti vergognosi delle pulizie, appalti pubblici, alle disoccupate, ecc.
Noi, con altre lavoratrici di altre città, stiamo organizzando per l'autunno un secondo “SCIOPERO DELLE DONNE”.

Noi pensiamo che nella situazione grave di Taranto sul problema del lavoro e mancanza di lavoro, occorra unire le lotte in un fronte comune, per costruire uno sciopero generale cittadino, che sia una rivolta in città, per cominciare ad invertire la rotta!

Le lavoratrici, disoccupate Slai cobas per il sindacato di classe
e del Movimento femminista proletario rivoluzionario

Taranto v. Rintone, 22 slaicobasta@gmail.commfpr.naz@gmail.com - 3475301704
TA. 29.6.15

25/06/15

Dall'inferno del carcere di Pozzuoli, dove alle detenute che non hanno i soldi non viene data neanche la carta igienica!

Dal carcere femminile di Pozzuoli (Napoli)


Sono una detenuta di Pozzuoli e vi scrivo anche da parte di tutte le detenute di questo carcere, anche se nessuno di noi può firmare, se no subito ci puniscono e non ci pensano su una volta a metterci in isolamento, che è una stanza che puoi fare solo i bisogni personali e non stare a contatto con nessuno.

Per prima cosa vogliamo che voi sappiate che tutte le lettere che vi mandiamo gli assistenti non ve le fanno arrivare per paura che noi vi scriviamo come siamo trattate qua dentro, e anche quando venite qua fuori non ci consentono di parlare né con voi né con i nostri familiari, nemmeno per salutarli, se no subito fanno abuso di potere incominciando a metterci i rapporti. Si perché in questo “inferno” che noi viviamo, andiamo avanti solo con le minacce dei rapporti, anche per una sigaretta, che è l'ultima cosa che ci è rimasta qua dentro, in questo inferno che è così facile ad entrare, ma così difficile ad uscire. Vogliamo informarvi che viviamo in una stanza in cui siamo degradate e costrette a vivere piene di umidità. La mattina dobbiamo alzare i materassi perché sono bagnati di umidità e quando viene qualcuno da fuori gli fanno vedere solo la terza sezione che è un po' meglio, mica li portano alla prima e alla seconda, dove è molto peggio della terza. In ogni stanza viviamo in 10 persone e devi fare la fila per andare in bagno e svegliarti presto per farti una doccia prima che l'acqua calda va via; lo shampo lo possiamo fare solo una volta a settimana, quindi adesso è quasi estate e ci possiamo anche arrangiare, ma pensate quando viene l'inverno quello che dobbiamo subire. Tanto che l'inverno, tante volte, talmente che fa freddo che ci alziamo solo per mangiare.

Andiamo avanti. Il vitto è un vero schifo ed è anche insufficiente. Tante volte pensiamo che è meglio mangiare alla Caritas che qua dentro. Chi ha soldi per comprarsi qualcosa da mangiare e cucinarlo stesso noi detenuti mangiamo, ma chi non fa colloqui o non ha soldi può solo fare la fame. I prezzi qui da noi anche sono un abuso di potere. Paghiamo tutto, non di più, ma addirittura il doppio. Anche le cose di prima necessità, come la carta igienica. Si, perché qui nemmeno quella ci danno: se hai i soldi ne puoi fare uso, altrimenti non so cosa dovremmo fare. E qui ce ne sono tante a cui mancano i soldi, anche per questo. E a noi con i prezzi che paghiamo qua dentro, i nostri familiari per mantenerci, anche loro, cosa devono fare? Forse fra poco penso che dovranno pure loro fare reati come noi per metterci i soldi sul libretto. Che spesso e volentieri ci vediamo segnati sul libretto anche soldi che noi non abbiamo speso, ed è inutile anche chiedere spiegazioni, se no subito ci minacciano con il solito rapporto che hanno sempre a portata di mano. Certo c'è qualche assistente che è più umano verso di noi, ma per il resto ci trattano proprio da detenute come fossimo dei mostri viventi.

Lavoratrici in lotta per il lavoro a Taranto


Uniti lavoratori Pasquinelli della selezione della differenziata che lottano per salvaguardare lavoro e salute, Disoccupati Organizzati che lottano per l'occupazione nella raccolta differenziata e ciclo rifiuti, e le lavoratrici della Teoma che nel cambio appalto lottano perchè non vengano peggiorate le condizioni di lavoro già misere.



All'inizio della mattinata, lavoratori Pasquinelli e DO si sono concentrati presso la Direzione dell'Amiu; dove sono state denunciate con forza le condizioni incivili di lavoro, in cui i lavoratori vengono mandati anche a fari altri lavori, pulire tutta la zona attorno alla Pasquinelli, operando con le mani, piegati sotto il sole per 6 ore, a raccogliere cartacce sporche e altri rifiuti.


Da lì poi lavoratori e disoccupati hanno fatto un vivace, colorato corteo in città vecchia con macchine, biciclette, con bandiere, cartelli di denuncia, brevi comizi volanti, che ha attraversato tutta città vecchia, arrivando a piazza Castello, dove si sono incontrati con decine e decine di lavoratrici della Teoma


In piazza Castello vi è stato un lungo presidio, con comizi, interventi ai mass media, che ha permesso anche di conoscere e cementare l'unità delle lavoratrici, lavoratori, disoccupati; tutti uniti dalla politica sciagurata del Comune, il cui Sindaco o sta a Roma (come ieri) o scrive solo lettere e non fa alcun intervento per cambiare la grave situazione del lavoro di Taranto, per migliorare i servizi pubblici, fare di questi una risorsa occupazionale; ma anche uniti dalla volontà di portare avanti una lotta che si faccia sentire


Con le tantissime lavoratrici e disoccupate presenti e le più determinate a lottare, è stato fortemente denunciata l'ipocrisia di personaggi istituzionali che al massimo due volte all'anno si ricordano delle "povere donne" e dei loro diritti negati, ma poi negano uno dei principali diritti per la loro indipendenza ed emancipazione: il lavoro, un reddito vero, e contribuiscono invece ampiamente alla condizione di discriminazione, di oppressione delle donne


In tarda mattinata vi è stato l'incontro per le lavoratrici della Teoma con l'assessore al patrimonio e il dirigente. Questi si sono subito affrettati a smentire le notizie dei giorni precedenti di taglio delle ore e a dare garanzia che nessuna condizione lavorativa verrà peggiorata.
Sarà stata l'aria della manifestazione...


24/06/15

E' USCITO IL QUADERNO: "UNA MARCIA IN PIU'..."!! - LA MARCIA DELLE DONNE! - DAL SEMINARIO DEL MFPR

La copertina del Quaderno
Per richiederlo: mfpr.naz@gmail.com

Nell'odierna società imperialista le donne, sia nel campo delle lotte sia nell'impegno personale e delle idee hanno una “marcia in più”, mostrano ogni giorno che sono sempre di più una forza poderosa per la rivoluzione

Hablan las acciònes”

Parlano le azioni, condotte dal Movimento femminista proletario rivoluzionario in questi 20 anni.

I fogli, raccolti in questo “Quaderno”, usciti dal 1995 al 2015, testimoniano il lungo, complesso e ricco lavoro che l'Mfpr ha portato e porta avanti a 360° sull'insieme della condizione delle donne, a livello nazionale e anche internazionale.

Questi fogli non sono pertanto solo carta, ma ognuno, ogni articolo contenuto in essi parla delle lotte, delle iniziative, delle mobilitazioni; e attraverso le azioni, i fatti, parlano della linea, della ideologia, della teoria del Mfpr.

Per questo, nel 20° anniversario abbiamo voluto restituirli tutti insieme alle donne che lottano, alle compagne, alle rivoluzionarie, alle comuniste.

Questi fogli parlano delle donne, della loro condizione di oppressione in ogni ambito della vita; parlano soprattutto delle donne proletarie, della maggioranza delle donne che subiscono doppio sfruttamento e doppia oppressione di classe e di genere e che non hanno una ma mille catene da spezzare, dalle catene fatte di continue discriminazioni pratiche, ma anche ideologiche, culturali; alle catene “dorate” di falsa e ipocrita emancipazione borghese; alle nere e mortifere catene sessuali, e alla permanente sistemica oppressione maschilista, patriarcale in ogni ambito, fino alla violenza sessuale.

Ma soprattutto parlano della ribellione delle donne, della forza, della rottura dei ruoli imposti da questa società borghese, comprese le rotture delle relazioni uomo-donna, familiari; parlano della trasformazione delle donne quando lottano insieme, della trasformazione che portano/impongono anche all'esterno, nelle relazioni di classe e nei rapporti di genere.

Questi fogli parlano del percorso storico, difficile ma entusiasmante delle donne perchè “tutta la vita deve cambiare”, per la rivoluzione proletaria e socialista in cui le donne siano una forza poderosa per una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi la terra e il cielo. E in questo, i fogli parlano anche della battaglia delle donne per non delegare ma essere protagoniste centrali e determinanti della costruzione di un partito comunista di tipo nuovo, che faccia tesoro delle lezioni positive ma anche negative degli altri partiti e organizzazioni comuniste rivoluzionarie sia storiche che attuali.

I fogli parlano di un percorso interno alla storia gloriosa delle donne, le più numerose, le più rivoluzionarie, le più combattenti sia nella lotta nei paesi oppressi dall'imperialismo che nelle cittadelle imperialiste - dalla Comune di Parigi alla rivoluzione d'Ottobre, dalla rivoluzione popolare cinese e la Grande rivoluzione culturale proletaria alla Resistenza antifascista in Italia, ai nostri anni '70, fino al ruolo nuovo e in prima fila oggi nelle guerre popolari, dall'India, alla Turchia/Kurdistan...

Questi fogli mostrano, con l'azione e le parole, l'arma nuova, originale del femminismo proletario rivoluzionario, e nel loro insieme dicono più di tante spiegazioni il perchè del nome che ci siamo date, cosa significa ogni parola: movimento, femminista, proletario, rivoluzionario.

Questi fogli mostrano la concezione e l'analisi strategica del mfpr: le donne sono le masse.
Proprio perchè la condizione delle donne racchiude tutti e ogni aspetto della condizione di vita, di lavoro, della condizione umana, sessuale dei vari settori delle masse, l'insieme della condizione di sfruttamento e di oppressione, parlare delle donne è parlare delle masse. Per questo le donne, soprattutto proletarie, portano oggettivamente e quando lottano anche soggettivamente, una critica generale al sistema del capitale, in tutti i suoi aspetti, un'esigenza di trasformazione radicale.

Questo carattere di massa delle donne è la base della “marcia in più” che hanno le donne rivoluzionarie, “marcia in più” che nelle lotte, nell'organizzazione emerge forte e chiara in ogni aspetto: sia pratico, sia ideologico, sia politico.

Questi fogli sono cominciati ad uscire in una grande manifestazione nazionale delle donne in difesa del diritto d'aborto per il diritto all'autodeterminazione, e sono nati con il simbolo di Chiang Ching, che durante la Rivoluzione culturale proletaria affermò con forza, lottando duramente contro il peso della tradizione patriarcale, cosa significa: scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione e della costruzione di una nuova società, e dimostrando che è possibile.
Chiang Ching è testimonianza del chiaro riferimento rivoluzionario interno al movimento comunista marxista leninista maoista che ha assunto fin dall'inizio l'Mfpr.

Questi fogli terminano in questo Quaderno con lo storico sciopero delle donne che intreccia lotta di classe elotta di genere e con le mobilitazioni internazionaliste del Mfpr; a segnalare i due terreni più importanti, più strategici, su cui sarà concentrato il lavoro del Mfpr anche in futuro.

Alcuni di questi fogli, soprattutto i primi, sono stampati in maniera grezza, così com'erano all'epoca. Su questo ci scusiamo per una certa difficoltà di lettura, ma anche con la forma stanno a testimoniare il loro carattere di fogli militanti, usciti nel fuoco delle lotte e del lavoro quotidiano delle compagne del Mfpr.

Contro l’ arroganza di Renzi e la sua “buona scuola” lavoratrici e lavoratori ancora in piazza.

24 giugno, breve cronaca da Milano


In piazza della Scala un presidio organizzato da Retescuole e Non uno di meno ha inaugurato una tre giorni di lotta-che non si è mai fermata- a Milano in concomitanza con la “discussione” in Senato e la fiducia al DDL posta dal governo.


E’ stato  denunciato come questo governo vergognosamente sta utilizzando i precari della scuola per demolire definitivamente la scuola della Costituzione, attaccare i diritti dei lavoratori e degli studenti. Parla di assunzioni, ma si tratta di un diritto che deve essere riconosciuto.


Il decreto deve essere ritirato. Il presidio, oltre che dagli interventi dal microfono, è stato animato da due cortei nella piazza e un breve blocco del traffico: “Le nostre scuole non sono aziende, via Renzi e i compagni di merende”, ma anche con balli, ma, sopratutto, con le note di “Bella ciao”, cantata da tutti e le lavoratrici e i lavoratori della scuola stanno veramente portando avanti una resistenza ad oltranza.
Che non si fermerà certo neanche se il Ddl dovesse passare la fiducia domani in Senato. Domani ancora in piazza Scala!


Le farneticazioni al family day sul femminicidio

Il moderno fascismo genera i suoi mostri. Contro l' attacco ai nostri diritti, alla nostra autodeterminazione, contro il moderno fascismo spezziamo le nostre catene!

Il femminicidio spiegato al family day: colpa delle donne che non amano più il marito

Kiko Arguello, iniziatore del cammino neocatecumenale, è stato un applauditissimo dei relatore del family day di sabato scorso. La Nuova Bussola Quotidiana lo indica come uno fra i principali responsabili della manifestazione e, dato che parla solo se ha una croce al suo fianco, sul palco di piazza San Giovanni ne è stata collocata una alta due metri.
Da quel pulpito ha parlato di minacce alle famiglie, di guerre al gender, di demoni e draghi, di strappi fra il papa e i vescovi (che però hanno definito quelle parole come «strumentali e non veritiere»). Ma ha anche presentato curiose teorie che riguardano il femminicidio.

L'uomo ha introdotto il tema asserendo che «dicono che questa violenza sia dovuta alla dualità maschio-femmina, ma non è così». A suo dire la motivazione «è che l'uomo sperimenta di non essere più amato dalla sua donna, sente un dolore profondo, e cade in un buio nero che gli fa provare la voglia di uccidere».
Ovviamente, giusto per non farsi mancare nulla, nella sua spiegazione Arguello punta il dito contro un'ipotetica moglie pronta a lascia il marito per andare con un'altra donna. E dato che «tutti abbiamo bisogno di essere amati» e che «la verità è che nessuno può vivere senza amore», ne consegue che «un ateo» che non ha il conforto della fede può uccidere moglie e figli per far capire «il danno che mi ha fatto, la sofferenza che ho».

Dal palco ha affermato:

Ci sono tanti casi di questo tipo, dicono che questa violenza di genere sia causata dalla dualità maschio-femmina, ma per noi non è così. Quest'uomo per noi ha ucciso le bambine per un'altra ragione. Se quest'uomo è ateo, secolarizzato, non va messa nessuno gli conferisce l'essere come persona, ha solo una moglie che gli dà un ruolo: «Tu sei mio marito» e così lui si nutre dell'amore della moglie.
Ma se la moglie lo abbandona e se ne va con un'altra donna quest'uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora questo richiama l'inferno. Quest'uomo sente una morte dentro così profonda che il primo moto è ucciderla. Il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico, siderale e orribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: «Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto? La sofferenza che ho?». Uccide i bambini. Perché l'inferno esiste. I sociologi non sono cristiani e non conoscono l'antropologia cristiana. Il problema è che non possiamo vivere senza essere amati prima dalla nostra famiglia, poi dagli amici a scuola, poi dalla fidanzata e infine da nostra moglie.

Curioso è come si parli di un'ipotetica lesbica nonostante l'iniziale riferimento al caso di Matthias Schepp (la cui moglie non è scappata con un'altra donna, ndr) anche se in un mondo senza omofobia quella donna si sarebbe potuta sposare con un'altra donna e sarebbe potuta essere felice dato che l'ipotetico matrimonio con un uomo sarebbe spiegabile solo attraverso l'imposizione cultura difesa proprio da quella piazza.

Clicca qui per ascoltare il discorso.

(da Gayburg) 

23/06/15

Shireen al-‘Eesawy, prigioniera politica palestinese, in sciopero della fame a oltranza. Sosteniamo la lotta de* prigionier* politic* palestinesi! RIBELLARSI E' GIUSTO!


L’avvocata palestinese Shireen al-‘Eesawy, di Gerusalemme occupata, tenuta in isolamento nella prigione israeliana Ramla, ha annunciato, martedì, uno sciopero della fame ad oltranza.

La Radio Detenuti Palestinesi ha affermato che al-‘Eesawy chiede che le venga riconosciuto il suo diritto alle visite familiari, in aggiunta alla garanzia di accesso ai suoi vestiti e i suoi oggetti personali, incluso un materasso dove dormire, al posto del materasso fino di gomma che le è stato fornito.

Al-‘Eesawy chiede anche che le sia permesso l’uso di certi apparecchi elettronici come radio, TV e ventilatore, dovuto al caldo eccessivo, oltre a chiedere la riapertura del suo conto mensa, che era stato chiuso da Israele dopo che lei era stata trasferita in isolamento.

L’Autorità carceraria israeliana ha trasferito l’avvocata dalla prigione HaSharon all’isolamento nella prigione Neve Tirtza, sotto l’accusa di “incitare altri detenuti contro i soldati nella prigione”.

Al-‘Eesawy è stata rapita in 3 giugno 2014; è sorella dei detenuti Samer e Midhat al-‘Eesawy.

A marzo, Addameer ha pubblicato una dichiarazione, in occasione della Giornata internazionale delle Donne, in cui notava che “in diretta violazione della legge internazionale, le donne palestinesi in Cisgiordania e Striscia di Gaza sono generalmente detenute in prigioni fuori dai Territori occupati, prevalentemente a HaSharon. In tutto il processo di detenzione, dal momento dell’arresto fino al rilascio, queste donne sono soggette a trattamenti disumani e degradanti, torture e abusi psicologici”.
Esse sono soggetti a maltrattamenti per mano delle forze israeliane, compresa violenza di genere, aggressioni fisiche e verbali, ispezioni corporali degradanti usate come misure punitive”.
 
fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it" 

Le donne palestinesi chiedono libertà e pratica dello sport


Siamo giovani donne palestinesi nate in questa terra e nutrite da essa. Sosteniamo la libertà e lo sport. Dichiariamo che lo spazio pubblico non è di proprietà esclusiva di nessuno, è di proprietà di tutti noi. Siamo a Tira, Baqa al-Gharbiyye, Al-Naqab, Kafr Qara, Jaffa, Nazareth, Taybeh e in tutte le altre città e cittadine, abbiamo una posizione chiara sulla questione che va al di là di ogni dubbio; noi palestinesi, uomini e donne, continueremo la nostra lotta per la libertà, un aspetto fondamentale delle nostre aspirazioni di liberazione nazionale che mirano a liberare sia gli umani, sia la terra.
Pertanto, annunciamo la nostra ferma opposizione a ogni forma di oppressione, dominazione, intimidazioni e minaccia, indipendentemente da chi sia l'oppressore. I tentativi di escludere le donne dalla sfera pubblica sotto le deboli scuse delle tradizioni o delle cosiddette credenze, infatti, hannp il solo scopo di diffamare e screditare il diritto delle donne di controllare il proprio corpo, mentre in realtà le donne sono una parte fondamentale della vita di ogni amante dello sviluppo della società e del progresso.
Ogni donna ha il diritto di partecipare alla vita politica, come ad ogni forma di arte, sport e a tutte le altre attività cui sceglie di prendere parte. Questi diritti sono concessi alle donne nel quadro della libertà di espressione e di opinione, al di là di qualsiasi forma di paura o di censura.
Ultimamente stiamo assistendo ad un aumento della violenza e delle intimidazioni da parte di un pugno di estremisti che si oppongono alla libertà personale e a tutte le forme di democrazia e che lavorano per escludere le donne dalla sfera pubblica e dalle posizioni di potere. Questi estremisti hanno usato minacce, diverse forme di molestia e di terrore, la potenza di fuoco e la forza bruta. L'ultimo di questi tentativi è stato l'assalto a una donna di Tira,  in una flagrante violazione dei suoi diritti fondamentali, solo perché stava organizzando una maratona femminile nella città in cui è cresciuta. E' stata aggredita nella propria città, che si suppone essere il porto sicuro per lei e le donne della città.
Questa maratona è stata già annullata due volte dal Comune di Tira. La prima volta quando il Comune cedette alle minacce di una minoranza estremista e la seconda in acquiescenza e abdicazione di responsabilità.
Siamo estremamente preoccupati per questo incidente e per la pericolosa escalation di violenza; non resteremo in silenzio nè lo lasceremo passare inosservato. Abbiamo lavorato senza sosta da quando ha avuto luogo l'assalto e siamo riusciti in questi ultimi giorni a stabilire un contatto con diversi parlamentari, leader sociali, attiviste femministe e giovani. Molti hanno risposto alla nostra chiamata e hanno organizzato una manifestazione lo scorso 8 maggio alla quale hanno partecipato oltre 100 uomini, donne e bambini, la maggior parte dei quali giovani. Siamo rimasti a testa alta di fronte al Comune di Tira. Le donne e gli uomini con orgoglio si sono presentati uno ad uno per inviare i loro messaggi: "la violenza e l'intimidazione non ci spaventeranno!", "la voce delle donne nel sostenere la libertà sarà più forte di tutti i fucili", "tutti i tentativi di imporre opinioni con la forza e la violenza non passeranno inosservati. Noi, le donne, siamo una rivoluzione e non una vergogna ", "la maggioranza silenziosa dovrebbe agire e far udire la propria voce prima che sia troppo tardi, non dobbiamo nascondere la testa sotto la sabbia come struzzi o come se vivessimo in un giungla senza legge", " Dio non cambia una nazione se questa non inizia a cambiare se stessa", "questa non è la società palestinese che vogliamo".
Pertanto, annunciamo che stiamo organizzando una maratona il cui calendario sarà pubblicato a breve. Facciamo appello a tutti gli uomini e donne di ogni età e provenienza sociale affinché si uniscano e partecipino. E 'solo con una forte volontà che possiamo scrivere il nostro futuro.
 
Ricordate: la lotta per l'emancipazione delle donne è parte integrante delle nostre aspirazioni di liberazione nazionale!
(da Palestina Rossa)

22/06/15

Family Day... ma non doveva essere "apartitico e aconfessionale"??? Contro il moderno medioevo la nostra doppia ribellione!

Scrivevamo in occasione del family day del 2012 "... Coloro che esaltano la famiglia "tradizionale"poi ogni giorno ammazzano quella famiglia... oggi in piazza preti, politici di destra, centro, ma anche di centro-sinistra, gente ricca, fascisti che gridano alla "difesa della famiglia"... Questi signori esaltano la famiglia ma sono proprio loro che fanno provvedimenti, attacchi ogni giorno, quanto sono ipocriti! Di quale bellezza della famiglia parlano? la loro famiglia? fatta di inganni, tradimenti, pagati a peso d'oro, di "separati in case di lusso" perchè i politici devono dare un'immagine di persone per bene, di prostitute e prostituti di lusso e legalizzati che riempiono le televisioni... oggi ha sfilato una parte della "feccia" della società..."



Sabato scorso, 20 giugno 2015, a Roma hanno sfilato liberamente con i beceri partiti da Ncd a FdI, FI e  i movimenti cattolici ultra-integralisti anche i TOPI DI FOGNA di FN! ma non doveva essere un "family day" apartitico e aconfessionale... come hanno dichiarato gli organizzatori sulla stampa borghese???






Contro il moderno medioevo e la doppia oppressione 
tutta la nostra doppia ribellione!





Movimento femminista proletario rivoluzionario






21/06/15

Napoli, quel 21 giugno del 1975 quando i fascisti ammazzarono la compagna Iolanda

“Il 17 giugno del 1975 faceva un gran caldo a Napoli. Faceva caldo anche se era sera ma l’aria non ne voleva sapere di rinfrescare. Era il giorno in cui si ultimava lo spoglio delle schede elettorali e per la prima volta a vinceva un sindaco del Partito Comunista. C’era grande euforia in città, la gente cominciava a scendere in strada per festeggiare. In poco tempo il centro storico si riempì di auto e il traffico si fece intenso. Tra quelle auto c’era anche una 500 guidata da una ragazza di vent’anni. Bellissima. Iolanda si chiamava, abitava a Porta Nolana, era la figlia del cuoco di Mimì alla ferrovia. Uscita per andare a telefonare al suo ragazzo, si ritrovò imbottigliata nel traffico a Via Foria. Non poteva sapere che, nascosto dietro le scalinate di Via Tenore, un gruppo di fascisti aveva deciso di dare una lezione a chi osasse festeggiare la vittoria del Pci. Al civico 169 c’era infatti (e purtroppo c’è ancora) la sezione “Berta” dei fascisti di Michele Florino, che in quelle elezioni venne eletto consigliere comunale e che in negli anni a venire siederà in senato per diverse legislature. Da quel portone uscirono i fascisti per lanciare una molotov nella 500 di Iolanda. La ragazza uscì dall’auto in fiamme gridando e implorando aiuto. Alcuni passanti la accompagnarono all’ospedale, agli incurabili. Di lì sarà trasferita al centro grandi ustioni a Roma. Urla. Urla di un dolore immenso perché ha ustioni di terzo grado su tutto il corpo. Eppure resta lucida e sveglia per tutti i quattro giorni di un’agonia straziante. Morirà il 21 giugno.
A preparare e a partecipare all’agguato furono in molti. Ma ad assumersi la responsabilità furono in tre: Umberto Fiore, Giuseppe Torsi e Bruno Torsi. Vennero condannati a delle pene irrisorie per un omicidio, al termine delle quali alcuni di loro diverranno terroristi dei Nar. Michele Florino, ovviamente, fu assolto. Lui, il capo della sezione, il primo fascista, era a casa a mangiare la pizza. D’altronde anche quando il pentito Giuliano lo accuserà, molti anni più tardi di essere il mandante di un triplice omicidio, verrà assolto. Non si condanna un senatore della repubblica per omicidio.
I funerali di Iolanda si svolsero il 24 giugno. Tremila persone le resero omaggio, sfilando silenziosi dietro la bara e poi dirigendosi in corteo verso Via Foria. Ad attenderli, uno spiegamento di forze dell’ordine enorme, disposto a difesa della sezione Berta. I fascisti, evidentemente per nulla pentiti di quanto fatto quattro giorni prima, esposero uno striscione recante la scritta “Solo dio può fermare la volontà fascista, gli uomini e le cose no”. E’ questa la provocazione di fronte al dolore della famiglia, dei compagni e di una città intera che si stringe attorno a Iolanda e alza la testa. Combatte il corteo contro la polizia, a lungo. La polizia carica brutalmente anche chi cerca solo di porre una corona di fiori nel luogo in cui Iolanda è stata uccisa.
Quest’anno dunque, non ricorrono soltanto i 70 anni della liberazione dal fascismo. Ricorrono anche i 40 anni dall’omicidio di Iolanda Palladino, uccisa a Via Foria dai fascisti della “Berta”, la sezione di Michele Florino. Quella sezione oggi è ancora lì, ed è sempre di Michele Florino. Oggi è la sede di Casapound un gruppuscolo di estrema destra, capeggiato da Emmanuela (neanche a dirlo) Florino…
Tale padre tale figlia, insomma. Oggi, casapound ha stretto un patto elettorale con la Lega Lombarda di Salvini. Per qualche poltrona i fascisiti della sezione Berta non ci hanno pensato due volte ad allearsi con chi da sempre ci chiama “terroni” e “colerosi”. Così come non ha avuto alcuna remora Emmanuela Florino ad attaccare pubblicamente la madre di Ciro Esposito, accusandola di lucrare sulla morte del figlio. Questa gente non ha nulla a che fare con Napoli e deve andarsene subito. Non li vogliamo più nelle nostre strade e nei nostri quartieri.
Hanno ucciso Iolanda e pensano di potersi ripresentare in giro offrendo qualche chilo di pasta qua e là. Quello che non sanno è che l’orgoglio non si lascia comprare dalla loro elemosina. L’orgoglio di una città che non può dimenticare una propria figlia così barbaramente uccisa. Sì perché mentre Florino si gode la sua pensione d’oro da senatore della repubblica, Iolanda è stata completamente dimenticata dalle istituzioni.
Spetta a noi ricordarla e fare in modo che la sua morte non sia stata vana.
Napoli, rialza la testa. Ricorda i tuoi figli, combatti il fascismo.”

(fonte ANPI Catania)

20/06/15

19 giugno - da Milano a Palermo, solidarietà proletaria e internazionalista!

https://femminismoproletariorivoluzionario.files.wordpress.com/2015/07/19-giugno-srp.pdf

Contro le nuove crociate contro le donne "scatenare la furia delle donne come arma poderosa della rivoluzione!"

Family day a Roma: dicono di essere laici, ma sono catto-fascisti, sessisti e razzisti! Dicono di voler "difendere i nostri figli" ma non gli importa se questi figli non potranno mangiare, non avranno un futuro!
L'equivalenza è semplice, quasi scontata, ma è meglio ribadirla:

"Difendiamo i nostri figli" = "Difendiamo le nostre donne" = "Difendiamo la nostra razza"

(da Repubblica) La sfida del Family day: in piazza senza la Chiesa per fermare le unioni civili

ROMA - Hanno due nemici: le unioni civili del governo Renzi e la "teoria del gender" nelle scuole italiane. Scenderanno in piazza con striscioni, stendardi, musica e preghiere ma senza le insegne della Chiesa o i simboli di partito. Anzi con posizioni distinte e frastagliate, tra vescovi in prima linea e chi invece come Comunione e Liberazione sarà questa volta il grande assente. Se dunque qualcuno vorrà portare una croce, o un sacro arazzo, lo farà a titolo personale, come simbolo intimo del proprio cammino.

Un "family day" apartitico e aconfessionale dicono gli organizzatori, il cui slogan sarà: "Difendiamo i nostri figli".

Dopo anni di silenzio, a piazza San Giovanni sfilerà l'intero mondo pro-life italiano, adesso nuovamente aggregato da un battaglia tutta politica. Un pulviscolo di movimenti, dai neocatecumenali al neonato gruppo teocon dei "parlamentari della famiglia" da "Manif pour tous" alle "Sentinelle", dagli Evangelici al "Movimento per la vita", sigle diverse ma unite nel voler affossare, senza rimpianti, il disegno di legge sulle unioni gay in discussione al Senato. "Saremo trecentomila", dice con ottimismo spericolato Massimo Gandolfini, neurochirurgo di fama e portavoce del comitato "Difendiamo i nostri figli", sperando di emulare seppure in difetto la piazza del 2007, quando veramente il "family day" riuscì a fermare i "Dico", ossia il primo abbozzo di unioni civili allora firmato da Rosy Bindi.

19 giugno - Da Milano a Palermo, a L'Aquila, la lotta delle donne per il soccorso rosso proletario

Contro la repressione antiproletaria e antipopolare, per la libertà di tutt* compagn* prigionier* nelle carceri imperialiste!


Milano - dall'università ai quartieri, dai posti di lavoro a chi lotta contro Expo, per dire ORA E SEMPRE 19 GIUGNO "DIA DE LA HEROCIDAD"


L'Aquila - striscioni e attacchinaggio davanti e vicino al carcere delle Costarelle, dove da 10 anni è rinchiusa e sottoposta a un duro regime di 41 bis, la prigioniera politica Nadia Lioce

Palermo - sit-in a Piazza Verdi, con denuncia, controinformazione, ampio volantinaggio:

NO A QUESTO STATO CHE SCARCERA I MAFIOSI, LASCIA IMPUNITI I PADRONI ASSASSINI, POLITICI CORROTTI, STUPRATORI, ASSASSINI DI DONNE E REPRIME LE DONNE CHE SI RIBELLANO E LOTTANO!
 
LIBERTA' PER TUTTI I COMPAGNI E LE COMPAGNE PRIGIONIERI NELLE CARCERI IMPERIALISTE!
 
LA REPRESSIONE NON FERMA, MA ALIMENTA LA LOTTA!

La repressione di questo stato di polizia contro le lotte operaie
Disoccupati organizzati processati, lavoratori della scuola denunciati, studenti caricati...
Le lotte sociali, dalla NO TAV al No MUOS... non si processano!
Contro la repressione razzista e moderno fascista di stato ribellarsi è giusto!
NO alla “tortura bianca” su Nadia Lioce, unica donna, prigioniera politica, ancora rinchiusa e sottoposta a un duro regime di 41bis!
Libertà per tutti i compagni prigionieri nelle carceri imperialiste!
Per la libertà delle compagne turche!
Ora e sempre 19 giugno, "DIA DE LA HEROCIDAD"!