31/12/13

Auguri per un nuovo anno di lotta... tutta la nostra vita deve cambiare!

Alle donne... operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe, giovani, studentesse, giovani, immigrate…

Auguri per un nuovo anno di lotta
 femminista proletaria rivoluzionaria

TUTTA LA NOSTRA VITA
 DEVE CAMBIARE


  Il pensiero rivolto al nuovo anno prende "due strade": da un lato è forte la rabbia e l'urlo di denuncia per quello che tutte le donne proletarie, disoccupate, lavoratrici, precarie, giovani lavoratrici e studentesse, immigrate… subiscono e continuano a subire da parte degli uomini che odiano le donne; continui stupri, violenze sessuali, uccisioni che non si sono mai fermate in questi mesi fino agli ultimi giorni; la continua impunità della giustizia istituzionale nei confronti di chi distrugge le vite di tante donne e di chi attacca quotidianamente con le politiche sessiste, le task force, le riforme che attaccano il lavoro (doppiamente per noi donne), che non agevolano l'emancipazione delle donne bensì la rendono un puntino sempre più lontano, politici e borghesia su cui noi donne non possiamo sperare e non possiamo creare castelli di sabbia ed illusioni.
Dall'altro lato, se ci voltiamo indietro vediamo la poderosa azione di tantissime donne che negli ultimi mesi sono scese in piazza dando vita a momenti di lotta, di gioia, di rabbia, di ribellione contro questa società che è la madre della condizione di doppio sfruttamento delle donne; arrivando fino al 25 novembre scorso. Lasciamo impresso nella mente, care tutte, che momento decisivo e storico per la storia del movimento delle donne in Italia (e non solo) è stato lo sciopero delle donneCentinaia di lavoratrici, operaie, precarie che hanno per la prima volta scioperato nei posti di lavoro; scuole in cui l'adesione allo sciopero sia delle maestre che del personale scolastico è stata significativa, centinaia di giovani studentesse delle scuole superiori e dell'università che hanno salutato con gioia e partecipato al grande evento, le tante compagne in lotta… a  Palermo e a Bologna  due partecipatissimi cortei hanno preso vita... Voltandoci indietro, quindi, con questo "bagaglio" ricchissimo di lavoro, assemblee, momenti di lotta, possiamo andare avanti e cominciare il 2014 cariche e con tanta voglia di fare, come sicuramente siamo tutte.
Se le notizie recenti di femminicidi da parte di mariti, fidanzati, parenti e non solo ci hanno turbate e fatte arrabbiare, dobbiamo trasformare questi sentimenti in consapevolezza che ciò che abbiamo grandiosamente portato a frutto (con lo sciopero delle donne in primis) non è stato che "l'assaggio" e che rappresenta una tappa di un percorso lungo, tortuoso, ma di lotta e forti azioni da parte delle donne per ciò che desideriamo e meritiamo... per spezzare le doppie catene che questa barbara società capitalista ci ha imposto!

Con tutte le nostre forze, dunque, organizziamo un 2014 di lotta e ribellione: se vogliamo che tutta la nostra vita cambi, tutta la società deve essere rivoltata!
Buon 2014 di lotta!        da Sabina

Auguro a tutte le donne che si presentano ad un colloquio di lavoro di essere giudicate in base al loro impegno e alla loro professionalità e di non essere discriminate per le proprie  condizioni matrimoniali o di maternità;
-Auguro a tutte le donne di non dovere avere più paura di indossare una gonna più corta o una maglietta meno accollata perchè un uomo si possa sentire autorizzato ad una molestia verbale o sessuale;
-Auguro a tutte le donne che ogni giorno accendono la tv di non sentire più continue notizie di donne uccise, stuprate, maltrattate;
-Auguro a tutte le donne di svegliarsi ogni mattina con un messaggio chiaro nella propria mente :" NON  CI AVRETE MAI COME VOLETE VOI!!!", proprio come tante giovani hanno urlato con forza durante il corteo per lo sciopero delle donne il 25 novembre a Palermo;
-Auguro a tutte le donne di unirsi insieme per combattere per i diritti che ci vengono negati giornalmente, di non arrendersi mai, di trasformare quelle piccole scintille sparse in tutto il paese in un incendio che travolga questo sistema... affinchè lo sciopero delle donne sia solo il preludio di una ribellione più grande, più forte, che ci unisca tutte...Perchè ribellarsi contro gli uomini che odiano le donne E' GIUSTO!!!;
-Auguro quindi a tutte le donne di mantenere sempre vivo l'ardore della lotta, della ribellione, affinchè si possano spezzare queste doppie catene simbolo di un'oppressione di genere oltre che di classe...."PERCHE' SOLO LA NOSTRA LOTTA, DELLE DONNE CONTRO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, CONTRO I PADRONI, LO STATO, IL GOVERNO, LE ISTITUZIONI CHE ODIANO LE DONNE, CHE NON CI DIFENDONO, CHE ATTACCANO LE NOSTRE CONDIZIONI DI VITA E CI OPPRIMONO ANCORA DI PIU', è L'UNICA STRADA PER IL NOSTRO FUTURO"
Auguroni a tutte per un nuovo grande anno di lotta!!!
da Francesca

Perchè noi siamo donne,e le DONNE sono ANIMA e FORZA!
Con l'augurio nel cuore che nel nuovo anno che verrà la scintilla del 25 Novembre 2013 possa diventare  fuoco ardente che brucia all'unanime grido che per ogni donna uccisa, stuprata  e offesa siamo tutte parte lesa!
 da Antonella

Cariche e motivate a proseguire il percorso della nostra lotta, non sarà facile.... ma con forza volontà determinazione e soprattutto unite riusciremo a spezzare completamente le catene. Adesso più che mai cambieremo la vita, non staremo zitte urleremo la nostra rabbia e la nostra voce verrà ascoltata anche dai sordi... 
da Maria

Auguri a tutte per un nuovo anno di lotta....
da Sally

Auguri a quelle donne che devono ogni giorno barcamenarsi tra il lavoro , la famiglia e la casa.....a tutte le donne che lavorano ore e ore con salari bassissimi ( commesse, cameriere,badanti,donne delle pulizie,collaboratrici domestiche ).....auguri alle studentesse ,alle operaie, alle impiegate .....auguri alle precarie ,le pensionate,le disoccupate  che non sanno dove sbattere la testa e vivono ogni giorno con il terrore di non potercela fare .....auguri alle immigrate,alle clandestine che vivono lontane dalla loro terra e dai propri cari cercando intorno ad esse qualcosa che sia familiare ....
auguri alle donne che subiscono violenza fisica ,mentre lavorano o camminano semplicemente per strada,a quelle donne che ancora oggi subiscono violenza  tra le mura domestiche e che per paura o pudore tacciono e che a causa di essa  muoiono  non solo nel corpo ma anche nell anima ... a tutte le donne che per colpa di uomini marci sono morte .. 
auguri a tutte le donne del mondo ... a tutte quelle donne determinate che lottano  dentro e fuori casa,  che continuano a donare sorrisi e nel frattempo organizzano la propria rabbia .....
da Giorgia  

L'entusiasmo, l'emozione, la forte rabbia espresse dalle donne che hanno partecipato allo sciopero delle donne e delle compagne che lo hanno organizzato… nonché i commenti gioiosi dopo… dimostrano che NON E' CHE L'INIZIO!
da Mimma

Lo sciopero delle donne una scintilla che scatenerà l'inferno
da Concetta


Dal 25 novembre 2013 una scintilla si è accesa alimentandosi della forza delle donne che hanno saputo mettere le proprie energie in campo per dare voce alle donne proletarie nel fuoco della rabbia  per le violenze che subiscono.
Per il 2014 vogliamo spianare autostrade dove le donne possano camminare a testa alta per spezzare le doppie catene che ci costringono alle condizioni di questo sistema capitalista e imperialista per il quale le donne devono essere solo una proprietà privata...
da Cettina

e dalle tante altre…!

******************************************************************************

Dal 6 luglio a Roma contro femminicidi, stupri, e violenza allo sciopero delle donne del 25 novembre al nuovo anno che sta entrando... una forte scintilla della doppia lotta di classe e di genere che deve necessariamente continuare per un  cambiamento rivoluzionario della vita della maggioranza delle donne.

Movimento femminista proletario rivoluzionario


puoi scaricare il calendario/manifesto 2014 da questo blog o richiederlo in firmato cartaceo a mfpr.naz@gmail.com

28/12/13

Per un nuovo anno di lotta...

... un calendario di lotte 


puoi scaricarlo per la stampa da qui


se non riesci perchè il file è molto pesante, puoi richiederlo a mfpr.naz@gmail.com

Martina Franca (TA) come Prato, sia per cinesi che italiani

Martina Franca (TA) come Prato. E non c'è alcuna differenza neanche tra operai immigrati e italiani

"Aziende senza le minime misure di sicurezza e cibi conservati male.


Carabinieri di Martina Franca e reparti del Nil e del Nas di Taranto hanno riscontrato in due aziende tessili gestiti da cinesi la violazione di alcune basilari norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (scala esterna priva di ringhiera e molto pericolosa), stanze adibite a dormitorio degli operai prive dell'impianto di riscaldamento e di corrente elettrica... uno stato di degrado e di sporcizia  della mensa aziendale, cibo destinato alla consumazione da parte degli operai, in pessimo stato di conservazione. Gli alimenti, consistenti in carne, frutta, riso, patate e verdure erano in parte riposte in due congelatori obsoleti e mal funzionanti, in parte addirittura lasciati direttamente sul pavimento.

Al termine del servizio, i due cittadini cinesi titolari delle manifatture, sono stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Taranto per violazione della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e produzione e detenzione di sostanze in cattivo stato di conservazione e sono state elevate contravvenzioni per un totale di circa 10.000 euro".

Ci voleva la morte di sette operai cinesi a Prato, per vedere che "Prato" è anche nella nostra provincia e non da ora. Con l'altra realtà, che a Martina Franca in queste condizioni di lavoro, ci sono non solo lavoratori cinesi, immigrati, ma tante ragazze, lavoratrici italiane che lavorano senza sicurezza, in locali piccoli, senza sufficiente aria, senza uscite di sicurezza col rischio che se scoppia un incendio succede come a Prato, o peggio ancora, come nelle ditte in Bangladesh, lavoratrici e lavoratori dipendenti di padroni italianissimi che mangiano tra mucchi di ovatta che entra nella bocca insieme al panino, nel naso, o mentre continuano a respirare sostanze tossiche.
Ora si chiede e si fanno blitz, ispezioni a senso unico, verso le ditte gestite da cinesi, ma si devono fare in tutti i laboratori tessili gestiti anche da padroni e padroncini italiani che da decenni sfruttano i lavoratori. Altrimenti è solo un'operazione oggettivamente per favorire alla fine le aziende italiane.
Nello stesso tempo queste ispezioni non si possono fermare alla ditta, ma devono colpire le pesanti responsabilità delle grandi aziende che a Prato come a Martina Franca fanno miliardi nel mondo con i "grandi marchi"; ma i loro vestiti, camicie, ecc. sono sporche di sudore e sangue e hanno l'odore della miseria dei lavoratori che con pochi soldi fanno capi venduti a migliaia di euro nelle vetrine.

SU QUESTO A GENNAIO CI MOBILITEREMO.

Le lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

27/12/13

Ancora FEMMINICIDI! Dal 6 luglio allo sciopero delle donne... la doppia lotta della maggioranza delle donne deve continuare

COLTELLA LA EX MOGLIE E SI SUICIDA. LEI È RICOVERATA IN OSPEDALE
Caserta, ferisce la moglie con 30 coltellate poi si toglie la vita lanciandosi dal balcone

Spara alla madre, a un’altra donna e ferisce figlio e marito di quest’ultima Duplice omicidio a Latina, preso killerRoberto Zanier fermato dopo la fuga: ha sparato alla madre e a una donna romena. L’ex guardia giurata ha tentato di uccidere ancora, ma la pistola si è poi inceppata

Uccisa dal marito che poi si suicida  Uccide la moglie e si spara con la pistola di lei, guardia giurata. Omicidio-suicidio a Loreto, piccola frazione di Oleggio, in provincia di Novara.

Cento coltellate alla moglie: il prof di religione insegnava a Castiglione L’ultimo incarico del trentanovenne era stato al tecnico commerciale Caduti della Direttissima

Omicidio a Custonaci, la vittima è una prostituta nigeriana - Prima di essere strangolata è stata picchiata di Redazione. Categoria: Cronaca 26 dicembre 201

********************************************************************************

Più di 128 femminicidi, più di 128 donne uccise, massacrate, la cui vita è stata spezzata da mariti, compagni, fidanzati, conviventi, ex...  all'interno della cosiddetta SACRA FAMIGLIA nel nostro "bel paese" solo nel 2013, un bollettino di guerra che continua in modo sempre più tragico, perchè di vera e propria guerra si tratta contro la maggioranza delle donne!

E proprio ieri 26 dicembre, in un servizio trasmesso dal Tg3 nazionale sull'ennesimo femminicidio la giornalista si sorprendeva!? sulla non riduzione dei femminicidi in Italia nonostante il decreto legislativo contro i femminicidi emanato dal Governo Letta/Alfano e nonostante le donne abbiano iniziato a scendere in piazza... come riportava la stessa.

Ma la "sorpresa" o le mancate risposte della giornalista della Rai dinnanzi ad  una barbarie sempre più drammatica quale quella dei femminicidi  deriva dal fatto che si vogliono chiudere gli occhi su quella che è una profonda BARBARIE SOCIALE,  che non può certamente essere eliminata con la riduzione del grave problema all'aumento della repressione, delle pene (che in diversi casi invece per gli assassini e stupratori dentro le aule dei tribunali borghesi rimangono irrisorie), riferendoci al decreto governativo che di fatto considera le donne ancora una volta meri oggetti deleganti soprattutto alle forze di polizia la soluzione della violenza subita.  Ma come si vede i femminicidi non diminuiscono comunque.


E' sì poi vero le donne hanno iniziato a scendere concretamente in piazza per protestare in diverse forme contro femminicidi e violenza ma anche qui la discriminante è se lo si fa  guardando solo alla superficie del problema, il solo aspetto culturale/educativo da dovere cambiare, e non alle cause profonde di esso legate a tutta la società in cui viviamo nel suo complesso, di cui femminicidi, stupri e violenza sono l'aspetto più becero e marcio, questa società capitalista che,  se la condizione delle donne  è da considerare  come una cartina di tornasole del grado di civiltà di una società,  deve essere cambiata sin dalle sue radici con una lotta che non può che essere a 360 gradi, che deve toccare tutti gli aspetti, sociale, culturale, ideologico, sessuale... e  in cui la maggioranza delle donne deve essere parte determinante con il protagonismo diretto, al di fuori della logica della delega  a questo Stato che è causa e non soluzione delle uccisioni e violenza contro le donne.

Dal 6 luglio a Roma contro femminicidi, stupri, e violenza allo sciopero delle donne del 25 novembre scorso che ha visto scendere in diverse città centinaia di donne lavoratrici, operaie, precarie, disoccupate, casalinghe, giovani, studentesse... è stata una forte scintilla di questa lotta che deve necessariamente continuare per un  cambiamento rivoluzionario della vita della maggioranza delle donne.

**********************************

Riportiamo stralci dell''opuscolo su "LE UCCISIONI DELLE DONNE, OGGI" delle compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario


Serve inquadrare il clima politico, ideologico, sociale in cui e per cui avvengono oggi le uccisioni delle donne, a dimostrazione del fatto che non si tratta affatto di casi isolati, da vedere in sé per sé, ma si tratta di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi e che può trovare come risposta soltanto una mobilitazione diretta delle donne.
Il fatto che le uccisioni delle donne stiano assumendo dimensioni allarmanti, una “guerra di bassa intensità” contro le donne, fa sì che la stessa giurisprudenza inizi a parlare di femminicidio.
Noi abbiamo usato il titolo di un libro per parlare del nuovo livello del rapporto uomo/donna. Gli “Uomini che odiano le donne” esprime -  sia pur nei limiti di un titolo di romanzo - questi rapporti nella fase del moderno fascismo.
Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista.
In questo senso le uccisioni non si potranno fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarli. Il moderno fascismo le alimenta a livello di massa: le uccisioni hanno la caratteristica di essere ripetitive, emulative – più se ne parla, più vengono prese ad esempio. La stampa, la televisione berlusconiana sono in questo uno strumento fondamentale: amplificano o minimizzano o nascondono, su alcune vicende costruiscono dei talk show osceni, su altre fanno calare il silenzio; in questo modo indirizzano e/o deviano l’attenzione, impongono idee, giudizi, con criteri di scelta/selezione spesso razzisti, di classe o che comunque rispondono all’utilizzo di tali uccisioni e violenze per rafforzare la politica, l’ideologia, i “valori” dominanti e nasconderne la cause sociali, lì dove invece i motivi di questa recrudescenza di uccisioni delle donne vanno visti sempre come espressione della condizione generale delle donne e della realtà sociale. Spesso si tende a motivare il femminicidio come vicenda privata, frutto della gelosia, o di un raptus di follia. Ma anche esaminando specifici episodi, vediamo che le singole persone che uccidono trovano l’humus adatto, favorevole, che in un certo senso li fa sentire legittimate, niente affatto in colpa, anzi, quasi autorizzate. Questo humus è il moderno fascismo e questo rende differente oggi la questione della violenza sulle donne ed in particolare le uccisioni.
Certo le uccisioni, le violenze ci sono state anche negli anni passati, il problema è perché oggi. Noi dobbiamo denunciare e lottare contro le caratteristiche attuali delle uccisioni, delle violenze sessuali, interne a: clima politico – humus sessista-razzista - reazione alle donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere legami oppressivi - ruolo della famiglia.
Oggi dobbiamo affrontare questa guerra, che ha questi terreni di combattimento.

Se prima le donne sopportavano in silenzio una violenza anche continua, oggi gli uomini non possono come prima contare su questo silenzio. Oggi le donne sopportano meno, rompono i rapporti, si ribellano, cacciano i fidanzati, i mariti ecc. “Tu devi essere mia, o sei mia o non sei”, questo è quanto ha detto un uomo prima di uccidere la sua ex fidanzata; è la rottura di questo concetto di possesso, di proprietà, che c’era anche prima ma che oggi, da parte delle donne viene messo in discussione, non viene accettato.
Queste uccisioni e violenze come reazione degli uomini alle donne che vogliono rompere i precedenti legami, la precedente vita sono delitti fascisti, perchè mossi da una concezione fascista di attacco ad ogni spinta di ribellione. Come fascista è spesso il clima generato di complicità diffusa pre e post uccisioni, in cui gli uomini vengono considerati perbene, e chi sa non parla e copre non solo perchè ha una concezione individualista, ma perchè ha la stessa concezione maschilista, fascista verso le donne.

L’altra questione che rende “nuovo” il femminicidio è il ruolo oggi della famiglia. La famiglia è stata sempre terreno di oppressione per la donna, di tomba dell’amore, di ghetto. Noi diciamo “in morte della famiglia” perché la maggior parte delle uccisioni avvengono nell’ambito familiare o di rapporti familiari. Che cos’è la famiglia? Perché la famiglia è morte? In termini sociali è la cellula della società, che esprime in sintesi processi, contraddizioni che avvengono poi nell’intera società. Il problema è che ora la famiglia, da un lato effettivamente è in crisi, non riesce più a conservare, ad essere un elemento di conservazione, nello stesso tempo viene iper-esaltata dalla Chiesa, dal governo, dallo Stato. Anche questo aspetto rende in un certo senso diversa, moderna la questione delle uccisioni delle donne.

Il governo, lo Stato usano strumentalmente le uccisioni delle donne per varare provvedimenti che non aiutano affatto le donne ma aumentano il clima di controllo e repressione. Sulla uccisione nel 2007 della donna di Roma Giovanna Reggiani, il governo di allora, di centrosinistra, pose le basi per il pacchetto sicurezza tanto voluto da leghisti e sindaci sceriffi di destra e di sinistra.
In quella occasione scrivemmo: “... Il clima securitario, le misure di sicurezza, da ordine pubblico già adottate dai sindaci in alcune città come Bologna, Firenze, la stessa Roma, che hanno come bersaglio principale gli immigrati, che mettono sotto controllo le città, desertificandole, sono in realtà il miglior humus delle violenze. C’è un rapporto diretto tra aumento delle misure di sicurezza e l’aumento degli stupri e delle uccisioni delle donne.”
Sia negli anni precedenti, sia più recentemente, ogni misura del governo contro le uccisioni, violenze ecc, in realtà non ha prodotto una diminuzione delle stesse ma, anzi, in un certo senso ha prodotto un effetto contrario, sia con le misure essenzialmente repressive, sia con quelle poche misure che potrebbero essere utili ma per come vengono gestite sono negative fino ad essere controproducenti. La legge sullo stalking della Carfagna, ad esempio. Ci sono decine e decine di denunce di donne, che però non sono mai state prese in considerazione, gli iter burocratici per cui si attivano le forze di polizia o la magistratura sono complessi e lunghi e l’intero apparato deputato ad applicare la legge se ne disinteressa; ma è soprattutto la concezione che guida i poliziotti, i carabinieri che fanno le indagini che è bacata in partenza, impregnata, e come non potrebbe esserlo, di una ideologia maschilista, machista, congenitamente distante/contraria alle donne, alla loro vita, e ai loro bisogni, ribellioni.

Affrontare la questione della violenza con le misure repressive, togliendo quegli elementi di socialità, di apertura e solidarietà che ci aiutano a combatterla, puntando invece alla chiusura, alla fascistizzazione della società, alla desertificazione delle città, favorisce la violenza. Nelle città hanno creato un deserto e alle 9 di sera non c’è più gente per strada, e poi si meravigliano che una donna che giri da sola in questa condizione è a rischio? Ma chi ha creato questa condizione?
Queste misure creano un clima oscurantista, sempre ideale per la coltivazione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione e quindi hanno un effetto opposto, di incoraggiamento delle violenze sessuali a tutti i livelli; creano città sotto controllo, invivibili, in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre le città si desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso soprattutto per le donne, perché impediscono, addirittura criminalizzandolo, il senso collettivo, sociale della città e dei problemi, spingendo a una concezione individualista, antisociale, compagna di strada della sopraffazione, di un’ideologia comunque reazionaria, razzista e fascista, che nei confronti delle donne si esprime sempre come maschilismo e violenza...

La violenza sulle donne non fa che proseguire la discriminazione, l’ingiustizia, il doppio  sfruttamento e oppressione di cui siamo vittime nella società capitalista.

Eva Gabrielsson, compagna dello scrittore Stieg Larsson de “Uomini che odiano le donne”, di fronte alla domanda di un giornalista che chiedeva quali sono le radici di questo odio contro le donne, ha risposto: “Come diceva Von Clausewitz, la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi. La stessa cosa avviene per la violenza sulle donne, che non fa altro che proseguire, su un diverso terreno, la discriminazione e l’ingiustizia delle quali siamo vittime nella nostra società. Per questo la violenza alle donne è una violenza a tutti i cittadini, non un fatto privato tra individui”.

Il padronato, il governo agiscono per ricacciare a casa le donne. Tante nel nostro paese in questi mesi sono state colpite sul piano dell’occupazione, lavoratrici licenziate, operaie messe in cassa integrazione, precarie sempre più precarizzate, disoccupate in lotta per il lavoro caricate dalla polizia e multate, donne super sfruttate fin quasi a condizioni di moderno schiavismo. Lo Stato direttamente con l’attacco alla scuola sta portando avanti il più grande licenziamento di massa in un settore a stragrande maggioranza femminile. Nello stesso tempo, con un discorso tanto ipocrita “sulla parità” quanto di primo passo di un attacco generalizzato, viene innalzata l’età pensionabile delle lavoratrici. Tutto ciò non ha fatto altro che peggiorare le già pesanti e discriminanti condizioni di lavoro e di salario delle donne, e l’Italia si posiziona tra gli ultimi paesi per tasso di occupazione delle donne.Vengono scaricate sulle donne i tagli e i peggioramenti ai servizi sociali, la gestione della crisi nella famiglia. E sono proprio le donne e i bambini a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente produttivista e  utilitarista che vi regna, con il ritorno delle morti per parto.
Mentre  riprende il bombardamento ideologico e attacco pratico da parte di governo e Vaticano contro la libertà di scelta delle donne, contro il loro diritto di decidere in tema di maternità; i recenti tentativi di bloccare nel nostro paese l’uso della pillola Ru486 costituiscono un nuovo attacco contro le donne ancora accusate di essere assassine, di praticare la violenza attraverso l’aborto.

Questa politica fatta da Stato, padroni, Governo, Chiesa contro le donne, per le donne ha come inevitabile conseguenza l’aumento dell’oppressione, del maschilismo fascista, della violenza sessuale contro le donne... 

Per le donne nessun passo in avanti è duraturo e definitivo senza rivoluzione e la rivoluzione nella rivoluzione.

Questa realtà dimostra che nella società borghese nessun passo in avanti delle donne è duraturo e definitivo che solo una lotta rivoluzionaria, in cui la ribellione e la lotta delle donne è una forza poderosa e imprescindibile; solo un nuovo potere proletario basato sui principi e la pratica per legge della piena emancipazione e liberazione delle donne, e sulla lotta ideologica e l’educazione di massa, può rendere definitive quelle conquiste. Per questo non basta instaurare un governo socialista, o pensare che la rivoluzione risolva dall’oggi al domani tutte le concezioni maschiliste. L’esperienza del movimento comunista ha dimostrato, e ha elaborato con la Rivoluzione culturale proletaria in Cina, che occorre la rivoluzione nella rivoluzione, un periodo in cui si combini la legge che impedisce che pratiche e concezioni maschiliste e imponga altre pratiche, e l’educazione, la convinzione a livello di massa.

Scrive Bebel su “L’emancipazione della donna” che la forma della famiglia esistente in un’epoca determinata non può essere disgiunta dalle condizioni sociali esistenti. Marx scrive che la famiglia contiene in sé in miniatura tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato. Engels dice che la famiglia monogamica fu la forma cellulare della società civile e in essa possiamo già studiare la natura degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si dispiegano con pienezza.

Nell’attuale condizione sociale in cui la borghesia può produrre solo distruzione, guerre con orrori che sono la negazione dell’umanità, in cui il sesso, fatto anche dalle iene ridens delle soldatesse americane, viene usato per perpetrare le più brutali torture ai prigionieri irakeni, in cui il governo, lo Stato sta marciando verso un moderno fascismo, un sistema sociale in cui le donne valgono meno di un embrione, in cui la scienza viene usata contro la scienza, non per far progredire l’umanità e quindi il benessere, la salute, ma per costruire mostruosità, la famiglia e i rapporti uomini/donne cambiano in rapporto e funzionalmente a questo moderno medioevo e nello stesso tempo ne contengono in embrione tutte le contraddizioni. In questo senso non si tratta di una famiglia “arretrata” rispetto ad una società avanzata, non si tratta di rapporti uomo/donna apparentemente inconcepibili rispetto ai progressi delle donne, come a volte viene detto; ma si tratta di una famiglia fino in fondo moderna, nel senso adeguata a quello che oggi è il sistema sociale capitalista esistente, e a cui serve.
Non è possibile lottare contro questa famiglia senza rovesciare questo sistema sociale che la produce e di cui se ne fa puntello. Questa lotta non ha niente a che fare (e anzi deve smascherare) con la politica del femminismo piccolo borghese che vuole liberarsi dalla famiglia in una logica tutta individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli uomini.
Nella famiglia, anche proletaria, gli uomini sono privilegiati rispetto alla condizione delle donne, ma quanto miseri sono questi privilegi! La famiglia è una catena ed è insopportabile anche per i proletari, per i giovani, che restano in famiglia scaricando il loro peso sulle donne, che spesso usano la famiglia, ma non vedono l’ora di scappare da questo carcere arrivando ad odiarla.

Questa lotta, se non può che essere fatta innanzitutto in prima persona dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali.
Per noi comuniste “in morte della famiglia” vuol dire fare della famiglia, invece che puntello del sistema capitalista e oggi della marcia verso il moderno fascismo, leva della ribellione delle donne per rovesciare il sistema.

Noi odiamo gli “Uomini che odiano le donne”

Noi abbiamo detto “noi odiamo gli “uomini che odiano le donne”. Queste parole le abbiamo prese dal romanzo di Stieg Larsson, che ha alcuni aspetti emblematici:
E’ ambientato in Svezia, una società in cui le donne hanno fatto delle conquiste, si sono emancipate e però lì, guarda caso, negli ultimi 2-3 anni sono usciti molti scrittori e scrittrici di gialli ambientati in Svezia, molti dei quali hanno al centro le donne: le donne violentate, le donne uccise ecc. (nella realtà e non solo nei romanzi). Sono dei libri che parlano di uccisioni moderne, di uccisioni che avvengono nelle società capitaliste più avanzate, non quelle più arretrate e che per questo smentiscono che le violenze oggi siano il frutto solo di una realtà sociale arretrata; che mostrano il marciume di un imperialismo arrivato alla frutta, che non può portare a nulla di progressivo, ma solo a un moderno medioevo.
La protagonista del romanzo, Lisbeth Salander, è una ribelle ad ogni tentativo di “normalizzazione”/considerata diversa per eccellenza, ha tentato di uccidere il padre quand’era ragazzina perché violentava la madre, ecc. Lisbeth è ribelle a ogni regola e questa ribellione è insopportabile per gli altri, soprattutto per gli uomini che la devono “domare”, fino a violentarla e tentare di ucciderla.
Ma chi sono questi uomini? Sono grandi manager di industria, fascisti, nazisti, che odiano le donne.
Lisbeth a un certo punto, a fronte dell’altro protagonista del libro, un giornalista che tenta anche di giustificare il violentatore/assassino, facendo un’analisi psicologica, esclama: “cazzate, questo odia le donne!”. “Cazzate!”, appunto, perchè dobbiamo respingere le interpretazioni/giustificazioni che spesso vengono fatte dopo uccisioni perchè servono solo a mettere un cappello sopra; diverso è raccogliere alcune di queste interpretazioni ma per mostrarne il loro carattere assolutamente sociale, comune  a migliaia di uomini e spiegabili solo con un’analisi sociale, di classe e di genere.

Questo romanzo, indipendentemente anche dalla volontà dello scrittore, aiuta a capire quello che stiamo dicendo. Oggi effettivamente c’è una sorta di “odio” verso le donne, come verso gli immigrati, verso gli omosessuali ecc. Questo odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono, è fascista. Questo odio fa alzare il tiro, mette in moto la violenza.


“Gli uomini che odiano le donne” esprime l’immagine del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più nulla di costruttivo, ma è solo distruzione. E proprio per questo deve essere distrutto. E LE DONNE HANNO DOPPIE RAGIONI PER FARLO! 


24/12/13

la barbarie dei CIE/CARA LAGER: a MINEO le donne immigrate costrette a prostituirsi

A fronte delle più che ipocrite parole di chi ci governa, dal presidente Napolitano, a Letta, ad Alfano, a Renzi... che solo dopo la denuncia di un migrante siriano nel CIE di Lampedusa sulle condizioni da bestie riservate ai migranti rinchiusi da mesi hanno "aperto gli occhi" e hanno gridato allo scandalo, all'orrore... CONTINUA AD EMERGERE L'IMMANE VERGOGNA DEI CIE/CARA IMPOSTI DAL MODERNO FASCISMO E RAZZISMO CHE AVANZA DELLA BORGHESIA AL POTERE, MODERNI LAGER CHE PER LE DONNE IMMIGRATE  SIGNIFICANO ANCHE DOPPIA, TRIPLA VIOLENZA...

CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTI I CIE/CARA LAGER
LIBERTA' PER TUTTI GLI IMMIGRATI
RIBELLARSE' GIUSTO E NECESSARIO!

*******************************************************


LA VERGOGNA AL CARA DI MINEO: “COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER CINQUE EURO” (Alessandra Ziniti)

cara-mineo-400x215

La denuncia di un operatore della Comunità di Sant’Egidio che lavora nel centro: “Il giro gestito da dipendenti della struttura con la complicità di alcuni migranti”
Cinque euro le somale, dieci le eritree, tredici le nigeriane. Il tariffario della prostituzione gira di bocca in bocca al centro richiedenti asilo, al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla “classifica” delle ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.
«Lo sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la direzione, si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro c’è un giro di prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a “beneficiarne” in tutti i sensi. Dentro e fuori, perché oltre che nelle stanze del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di clienti in strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal centro. È davvero una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate, umiliate per pochi spicciolie nessuno faccia niente».
Chi parla è uno degli operatori della Comunità di Sant’Egidio che al Cara di Mineo (4000 ospiti gestiti dal Consorzio calatino Terre di Accoglienza) lavora ormai da tempo, che con quelle ragazze (anche loro come tutti gli altri costrette a rimanere al centro per mesi e mesi in attesa dell’esito dell’istruttoria sulla richiesta di asilo) cerca di costruire un percorso di integrazione. «Noi di Sant’Egidio siamo dentro al fianco di questi migranti e li ospitiamo anche fuori nelle nostre sedi. Adesso stiamo preparando per loro il pranzo di Natale, sempre che non le facciano “lavorare” anche quel giorno…».
Raccontano che al Residence degli Aranci, nelle 400 villette a schiera di prefabbricato, ormai le ragazze “lavorino” ad ogni ora, incuranti di tutto, probabilmente costrette da una mini-organizzazione “mista”, formata da migranti delle etnie più violente, Mali, Ghana, Nigeria e da alcuni spregiudicati tra i circa 600 operatori del Cara. «È imbarazzante — racconta l’esponente di Sant’Egidio — per onesti padri di famiglia o per studenti universitari che vengono qui a lavorare vedersi quotidianamente “offrire” delle ragazze per pochi euro. E ancor di più ascoltare in diretta, attraverso le pareti di cartongesso dei prefabbricati, i rumori degli incontri. Ed è umiliante ascoltare al bar o in mensa le “imprese” di chi è appena andato con una o con l’altra, sempre più spesso ragazzine anche di 15 o 16 anni».
Già l’anno scorso, la Procura di Caltagirone aveva aperto un’inchiesta su un giro di prostituzione all’interno del Cara di Mineo dove, per altro, continuano ad avvenire un numero spropositato di aborti. «Ma nell’ultimo mese — dice l’operatore — questo orribile “mercato” di donne sembra essersi moltiplicato. E tra i miei “colleghi” c’è persino chi pretende da queste ragazze delle prestazioni sessuali gratis in cambio di un lavoro ad ore come domestica procuratole fuori da parenti o amici. D’altra parte, ormai da tempo il livello socio-culturale di chi lavora al centro ha raggiunto i suoi livelli minimi. I posti di lavoro al Cara sono diventati merce di scambio politica e si fanno contratti anche per sole 14 ore, con il risultato che qui entra anche chi non ha alcuna preparazione per assistere i richiedenti asilo».

Prostituzione ma non solo. Perché al Villaggio degli Aranci ci sarebbe anche chi lucra affittando stanze a migranti che non avrebbero diritto a starvi o a chi ha già ricevuto lo status di rifugiato e non ha dove andare. «Qui vige la legge del più forte. Tra i richiedenti asilo c’è chi, con la violenza, è in grado di dire ad un altro ospite: “Questa stanza mi serve, vai a cercarti un altro posto dove dormire”».

La Repubblica 24/12/2013

Il 70% di operaie cinesi subisce molestie sessuali

LA NOSTRA LOTTA E' INTERNAZIONALE!

(Tradotto dal China Labour Bulletin)

In base ad una indagine effettuata da un gruppo che si occupa di diritti sul lavoro nella città di Canton, il 70 per cento delle lavoratrici occupate nelle fabbriche di questa città  ha subito molestie sessuali. La questione è cosi grave che il 15 per cento di loro non ha avuto altra scelta se non quella di lasciare la propria occupazione per sfuggire al molestatore.
L'indagine, che riguarda un campione di 134 lavoratrici impiegate per lo piu' nella catena di montaggio, rivela che il 70 per cento di loro è stato soggetto a commenti offensivi, volgari battute o fischi e un 32 per cento a  contatti molesti. Un 25 per cento afferma di aver ricevuto telefonate o messaggi osceni e ad un 30 per cento sono state mostrate immagini a sfondo sessuale. Alcune donne sono state costrette a subire la vista di esibizioni oscene o a ricevere proposte indecenti da parti di altri lavoratori.

Circa il 40 per cento delle intervistate ha dichiarato di aver subito in silenzio mentre il 47 per cento ha affermato di aver attivamente opposto resistenza alle violenze. Comunque quasi tutte sono d'accordo nel dire che ne il proprio datore di lavoro ne il sindacato ne la federazione delle donne ne la polizia sarebbero in grado di fornire un aiuto efficace nell'affrontare il problema.
Otto intervistate, ad esempio, hanno affermato che: "Alla fabbrica non interesserebbe e alla polizia manca semplicemente il tempo per potersene occupare".

Più dei due terzi delle donne protagoniste dell'indagine hanno detto di provare disgusto e di detestare il proprio molestatore. Altri commenti includono frasi del tipo: "Voglio uccidere quell'uomo e toglierlo di mezzo". "Queste persone disgustose sono canaglie e psicopatici" e "Ho molta paura. Non riesco a dormire bene e continuo ad avere incubi. Voglio solo scappare".

Più della meta di queste donne afferma di voler ricevere un qualche tipo di formazione per poter contrastare le molestie sessuali e molte di loro richiedono una maggiore comprensione e consapevolezza del problema da parte della società nel suo complesso.

Il sondaggio del  Sunflower Women Workers Centre comprendeva anche un elenco delle misure legali volte a proteggere le donne dalle molestie sessuali ma chiaramente queste disposizioni sono inefficaci e scarsamente applicate.


L'indagine di quattro pagine, 广州女工性骚扰调研报告,è stata pubblicata il 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

21/12/13

Gravissimo attacco al diritto d'aborto in Spagna

Il governo di centrodestra guidato da Mariano Rajoy segretario del Paritido Popular ha riportato la legislazione spagnola indietro di quasi trent’anni approvando un disegno di legge che limita il diritto delle donne di abortire liberamente entro le 14 settimane di gravidanza.
Un giro di vite sull’aborto limitato da oggi ai casi di stupro o quando vi sia un pericolo per la salute psicofisica della madre, per tutti gli altri casi l’aborto torna illegale, come ha annunciato il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardon.
Il via libera alla nuova legge cancella quella varata nel 2010 dal governo di José Luis Zapatero che per approvare la riforma della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza aveva creato un ministero ad hoc, quello dell’uguaglianza guidato da Bibiana Aido, assieme ai dicasteri dell’uguaglianza e della salute per elaborare la più moderna riforma sull’aborto raccogliendo suggerimenti da un gruppo di esperti di livello europeo.
Il testo approvato oggi riporta tutto indietro di circa 30 anni, ossia alla normativa in vigore fino al 1985. Anzi, la nuova legge inasprisce addirittura la vecchia, che consentiva l’aborto anche in caso di malformazione del feto, con la nuova legge,invece, la malformazione del feto può consentire l'aborto solo nel caso in cui comporti un pericolo di vita per il bambino - questo, tra l'altro, deciso dopo i tagli degli aiuti ai disabili.

Questo attacco all'aborto, costringendo all'aborto clandestino o a farlo fuori dal paese, diventa inevitabilmente anche una discriminazione di classe, dato che le donne proletarie, le donne povere, le immigrate,le ragazze non avranno alcuna possibilità di fare l'aborto in un altro paese, o da medici a "peso d'oro". 

Con la nuova legge sull’aborto la condizione delle donne torna, quindi, indietro all’epoca della dittatura franchista.
E ancora una volta l'attacco pratico e ideologico alla vita delle donne, con l'attacco all'aborto come cuore della libertà di decidere e di scelta per le donne, diventa la cartina di tornasole di una politica reazionaria che punta a smantellare tutte le conquiste di lotta e a portare indietro tutte le masse popolari.

Contro questo attacco facciamo sentire forte anche dall'Italia la nostra voce, la nostra protesta. NON DEVE PASSARE!
Se passa in Spagna, la "globalizzazione" dei governi europei, il ruolo della Chiesa (e qui non ci sarebbe nessuna innovazione da parte di papa Francesco...), cercherebbe di estendere anche negli altri paesi questo ritorno all'indietro.

MFPR

17/12/13

17 Dicembre Giornata contro la violenza su Sex Workers

riceviamo e pubblichiamo:

COMUNICATO STAMPA
Vi aspettiamo martedì 17 dicembre alle ore 21 presso il Circolo Etnoblog di Riva Traiana 1/3, TRIESTE. 


In occasione del 17 dicembre -  Giornata Mondiale contro la Violenza alle/ai Sex Workers, il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus con il supporto dell'Associazione Interculturale Etnoblog lancia la campagna "Differenti Lavori - Uguali Diritti" all'interno del Progetto europeo Indoor, finanziato dal Programma Daphne (Commissione Europea - Dipartimento Giustizia e Interni) e che mira a supportare e rafforzare i/le lavoratori/trici del sesso.

La campagna, che verrà presentata contemporaneamente in nove città europee, vuole richiamare l'attenzione della società sulla necessità di riconoscere i diritti dei/lle sex workers in quanto lavoratori/trici a tutti gli effetti, come fattiva strategia per combattere lo stigma e la violenza che affrontano quotidianamente.

In conseguenza a politiche stigmatizzanti e di esclusione (ordinanze dei sindaci, applicazione di una legge sull'immigrazione criminalizzante che colpisce sia i lavoratori autonomi che chi è sfruttato o  trafficato) ed a una fuorviante e superficiale cronaca che fa propaganda a favore di chi vorrebbe rinchiudere nei bordelli chi esercita il lavoro sessuale senza riconoscerne diritti e libertà, si è creato un clima di ostracismo contro tutti i/le sex workers: donne di strada, transessuali, escort, massaggiatrici, gigolò e marchettari.
Un clima che è sfociato in aggressioni violente e razziste, giovani che sparano contro delle sex workers in strada (fatto successo qualche giorno fa a Verona), che violentano e uccidono anche negli appartamenti.
Crediamo che la società intera debba aiutare i/le sexworkers a superare lo stigma e a uscire da questo clima violento, attraverso l'evoluzione di uno sguardo diffidente e di pregiudizio a uno sguardo rispettoso e solidale.

Assieme alla campagna, il Comitato Diritti Civili delle Prostitute Onlus e l'Associazione Etnoblog hanno promosso un'ulteriore azione di sensibilizzazione che ha visto il manifesto elaborato dalla giovane artista Anna Nogaré comparire in tutta la città di Trieste.

Inoltre, il 17 dicembre alle ore 21, presso il Circolo Etnoblog di Riva Traiana 1/3 vi sarà lo spettacolo Magnificat, proposto dalla Compagnia Teatrale Goghi&Goghi di Trento.

Lo spettacolo porta il pubblico ad una profonda riflessione sulla situazione dei diritti della popolazione LGBT, calando i sei personaggi in un' Italia dove è appena stata approvata una legge che istituisce l'obbligo di indicare sui documenti il proprio orientamento sessuale, e che sottopone chi non è eterosessuale a continui divieti e limitazione, che termina con un viaggio senza ritorno verso Lampedusa.

Uno spettacolo che proponiamo il 17 dicembre perché racconta l'intersezione delle lotte, in un paese che equipara categorie minoritarie ad un'unica grande massa, di senza nome, di senza dignità. Un racconto ora divertente, ora nero, a tratti sguaiato, a tratti tragico; una sorta di lenta discesa agli inferi di uomini e donne spinti/e alle estreme conseguenze della catalogazione, in un tragico destino, che li accomuna a tutti i/le migranti, i/le rifugiati/e, le donne, e ovviamente anche i/le sex workers, che in questo paese non hanno nome, non hanno dignità, non hanno diritto di cittadinanza, ma solo un'etichetta, pesante come un macigno, di cui sembra impossibile disfarsi.
Vi invitiamo a guardare e divulgare la campagna sul sito http://www.indoors-project.eu/ 
e su  Facebook  www https://www.facebook.com/Indoorslllcampaign
Vi aspettiamo martedì 17 dicembre alle ore 21 presso il Circolo Etnoblog di Riva Traiana 1/3, TRIESTE.
 
Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus
Italia
tel. 0039 0434 551868
www.lucciole.org

16/12/13

UN IMPORTANTE OPUSCOLO AL SERVIZIO DELLO SCIOPERO DELLE DONNE



Parte prima - Analisi/Inchiesta
La realtà nuda e cruda del lavoro e non lavoro delle donne
Una utile (ma sprecata) inchiesta sulle operaie metalmeccaniche della Fiom
No alle politiche di conciliazione lavoro/famiglia

Parte seconda - La prassi di lotta delle donne
Lo sciopero delle donne
Dibattito sullo sciopero delle donne
Risposta ad alcune obiezioni/interventi
sullo sciopero delle donne

Parte terza - Esperienze di lotta/bilancio
Bilancio della rivolta delle lavoratrici delle pulizie a Taranto
Sulla lotta delle precarie Coop Sociali a Palermo








SI PUO' RICHIEDERE A: mfpr.naz@gmail.com

Nella Premessa dell'opuscolo è scritto:

"Questo opuscolo ha innanzitutto come scopo quello di rimettere al centro le donne proletarie, quelle più sfruttate e oppresse che non hanno una ma mille catene da spezzare, e che per questo quando lottano rappresentano tutti i bi/sogni di tutte le donne.
Lo facciamo attraverso un'analisi concreta delle condizioni concrete in cui vive la maggioranza delle donne nel nostro paese. E riprendendo e rileggendo una utile inchiesta fatta dalla Fiom tra migliaia di operaie, in particolare di grandi fabbriche; una denuncia viva, forte e generale che deve diventare un'arma di lotta.
Una parte dell'opuscolo riguarda le esperienze dirette di lotta tra e con le lavoratrici, precarie, che mostrano lo stretto intreccio tra condizione di classe e condizione di genere; intreccio che c'è nella realtà, ma che emerge forte nella coscienza delle stesse lavoratrici, disoccupate, se le lotte vengono dirette con questa linea e concezione.
Ma la parte principale di questo opuscolo è, per noi, sullo “sciopero delle donne”, perché è quella che deve trasformare una descrizione/analisi di dati, condizioni di lavoro e di vita in azione viva e dirompente.
Lo sciopero delle donne è oggi necessario per fare delle donne proletarie, della loro ribellione una forza poderosa della lotta contro l'attuale sistema capitalista; e perché queste donne che sono la maggioranza non possono andare alla coda dei movimenti di donne piccolo o medio borghesi, ma prendere la testa della lotta femminista proletaria rivoluzionaria, oggi sempre più necessaria.
8 marzo 2013".

Lo sciopero delle donne del 25 novembre ha dimostrato che il suo cuore, la parte più combattiva sono state le operaie delle fabbriche e le lavoratrici, dando piena conferma di quanto scrivevamo in questa premessa.

Ora, l'analisi rivoluzionaria della condizione delle operaie, lavoratrici contenuta nell'opuscolo ci dà più strumenti per andare avanti in questa storica battaglia.



14/12/13

La lotta delle donne delle pulizie a Varese

Una segnalazione del Coordinamento No Austerity:
 
La lotta delle donne delle pulizie a Varese Al cobas Cub

Le donne delle pulizie dei Co.bas di Madrid esprimono solidarietà alle donne in lotta a Varese

Le donne in lotta a Varese rispondono alle donne dei Cobas di Madrid

Inoltre segnalo: 

Presidio Jabil di Cassina de Pecchi, solidarietà ad Anna Lisa Minutillo donna in lotta attaccata pretestuosamente 
Per mandare la solidarietà ad Anna Lisa scrivere a info@coordinamentonoausterity.org 


Fabiana (No Austerity)

13/12/13

LAVORATRICI PULIZIE IN LOTTA

ieri a Roma il ministero/governo invece di ammettere di i aver fatto un appalto totalmente illegale, e  invece di annullarlo subito per fare contratti dignitosi
Ha dato solo due mesi di proroga pur di non prendere la decisione di fermare una gara d'appalto assolutamente vergognosa e pur di fermare una lotta
che invece cresce.
Migliaia di lavoratrici e lavoratori dal nord al sud, ,ma soprattutto dal sud e molto numerosi dalla Puglia, a Roma hanno assediato il MIUR.
il governo manda polizia, quella stessa polizia che di fronte ai fascioforconi si toglie il casco mentre ai lavoratori ieri ha caricato , provocando due
feriti uno di Napoli e uno di Brindisi.
La lotta continua ! in tutte le città vogliamo: salvaguardia di tutti i posti di lavoro nessuna riduzione di ore e i salario , a Taranto aumento delle ore e fine sospensioni estive
Anche a Taranto non dobbiamo aspettare questi due mesi per ritrovarci allo stesso punto.
13.12.13 Taranto

Fiorella Masci rsa Slai Cobas
per contatti n tel.3339199

12/12/13

Taranto - l'arte al servizio della lotta contro femminicidi e stupri

Ieri l’arte fotografica al servizio della lotta contro femminicidi e violenze sessuali contro le donne Dopo lo sciopero delle donne del 25 novembre e l’iniziativa in piazza Immacolata a Taranto,
ieri alla Biblioteca comunale la significativa e “dura” mostra della bravissima fotografa “Impact Pics”.
La stessa realizzazione delle foto della mostra è parte della battaglia delle donne, della loro ribellione, di voler dire “basta” a vivere da sole le violenza sessuali, di voler uscire dal ruolo di “vittima”; foto costruite con un lavoro collettivo, per sbattere in faccia “ai mostri” di questa società, agli “uomini che odiano le donne”, il grido forte delle donne.
Il prossimo anno vogliamo portare questa mostra nelle scuole, all’Università, insieme alle studentesse che hanno fatto a Taranto lo sciopero delle donne, e chiediamo l’appoggio delle insegnanti, delle artiste, intellettuali…
Chi sostiene che la battaglia contro femminicidi e stupri debba essere portata avanti soprattutto (o solo) sul campo culturale, che basti cambiare la cultura  - noi pensiamo invece che non basti affatto, perchè la violenza contro le donne è sistemica e che la battaglia vada fatta su tutti i campi strutturali e sovrastrutturali, a 360° – bene, ora si faccia avanti, dia un contributo; ora, dopo lo sciopero delle donne, si deve e si può passare dalle parole ai fatti.
Su questo ieri l’attrice di “Teatro del Mare” ha annunciato la preparazione di una nuova piece teatrale.
Le ragazze del gruppo “Infernal revolution” di Statte stanno preparando per il prossimo carnevale un carro contro i femminicidi e chiedono il nostro appoggio.  
Ieri sera, a conclusione della mostra vi è stato un momento di assemblea con la partecipazione soprattutto di tante lavoratrici, ma anche tante ragazze, con proiezione di foto delle lotte su tutti i terreni delle donne, delle tante mobilitazioni a Taranto, in tante città e a livello nazionale delle compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario, a cui sono seguiti video sullo sciopero delle donne del 25 novembre da Bologna, a L’Aquila a Palermo, ecc. Mentre è in preparazione il video fatto allo sciopero delle donne di Taranto.
Nell’assemblea è stato detto che dopo lo sciopero delle donne, che partito come una scintilla ha creato decine e decine di fuochi, in cui le “donne più accese” sono state sia a Taranto, sia a livello nazionale, le operaie, le lavoratrici e la fresca ribellione delle studentesse, dobbiamo dire “mai più”! Anche nella nostra città uccisioni, violenze contro le donne, come la doppia violenza che viene fatta nei processi, devono vedere la mobilitazione immediata, una risposta molto più forte delle donne – a partire dalla prossima udienza finale al processo contro gli stupratori di Carmela, la ragazzina di 13 anni stuprata dagli uomini e uccisa dallo Stato (presumibilmente a gennaio) e dall’impedire che il nuovo processo contro l’assassino di Ilaria di Statte lo faccia passare come “vittima”.
Ma, poichè i femminicidi e stupri sono la punta di iceberg più tragica e barbara dell’intera condizione di vita e di lavoro delle donne – che trova proprio nella nostra città uno spaccato esemplare con lavoratrici in condizioni umilianti di lavoro, con una disoccupazione delle donne e un impoverimento che offende la dignità delle donne e impedisce l’indipendenza delle donne, e, non ultima, con ragazze che per avere qualche euro, devono fare anche le belle statuine, essere guardate per il corpo, alle conferenze stampa del Sindaco – rilanciamo la lotta delle lavoratrici, delle disoccupate (che a Taranto sono state e sono in prima fila nelle rivolte per il lavoro, la casa, ecc.), alla luce della piattaforma dello sciopero delle donne, che intreccia le ragioni di classe e le ragioni di genere:
 - Lavoro per tutte le donne
- trasformazione a tempo indeterminato dei contratti precari
- NO a tagli delle ore e salari che offendono la nostra dignità
- Reddito garantito perchè la dipendenza economica non sia di ostacolo alla rottura di legami familiari
- Pari salario a pari lavoro
- Divieto di indagine su condizione matrimoniale, maternità, orientamento sessuale, per assunzioni o licenziamenti
- case per le donne capofamiglia o vittime di violenze in famiglia
- abbassamento dell’età pensionabile delle donne, come riconoscimento del doppio lavoro
- Diritto di cittadinanza e uguali diritti lavorativi, salariali e normativi per le donne immigrate
- Nessuna persecuzione delle prostitute, diritti di tutte ai servizi sociali e al reddito minimo garantito
- Difesa e ampliamento del diritto di aborto, abolizione dell’obiezione di coscienza e gratuità degli interventi e delle strutture, consultori laici gestiti e controllati da donne.
- Socializzazione/gratuità dei servizi domestici; asili, sanità, servizi di assistenza per anziani, ecc.

MFPR Taranto