04/12/13

Protesta delle donne detenute nel carcere delle Vallette

TUTT@ LIBER@!


Stralci di una lettera dalle Vallette.
04/11/2013
(…)Mi trovo tutt’oggi ancora ai Nuovi Giunti. Sono stata trasferita il 22 luglio. Io come altre detenute, siamo al livello di non ritorno dalla quasi pazzia. In teoria nei Nuovi Giunti puoi starci massimo 15 giorni.
Dopo svariati mesi da una petizione siamo riuscite a ottenere uno sgabello per cella, poter fare l’aria a uno stesso orario, e non come pecore da pascolo, o tappa-buchi quando le altre sezioni non scendono. Questo era un disagio non da poco. Una mattina alle 9, il giorno dopo alle 11 come veniva comodo a loro e quell’ora d’aria diventava una corsa per poter essere pronte all’improvviso. Questa situazione è da sempre insostenibile. Due ore d’aria e ventidue chiuse senza la possibilità di fare un’attività ricreativa. C’è una bellissima palestra inagibile. Abbiamo ottenuto di poter usufruire della doccia dalle 9 alle 11, orario in cui devi essere già pronta per la così sospirata ora d’aria. Alle 11 passa il vitto. Bene noi al nostro ritorno dall’aria alle 12 abbiamo nei piatti qualcosa di commestibile, di cui non si capisce la fattispecie, messa a giacere per un’ora fino al nostro ritorno in cella. Prima cosa non mi sembra molto corretto e igienico che io debba avere il vitto per un’ora dentro la cella senza neppur vedere cosa mi ci si mette dentro. Io personalmente ho un piccolo aiuto dall’esterno e vado avanti da più di tre mesi a yogurt e frutta. Ma chi non ha la possibilità di fare quel minimo di spesa si fa coraggio chiude gli occhi e butta giù. Le mie compagne mangiano degli alimenti con corpi estranei all’interno!
Poi c’è il lusso della doccia dalle 13 alle 15. Alle 15 bisogna essere pronte per l’aria. Quindi in una sezione dove ora siamo 25 ma spesso si è 50 con 2 docce funzionanti e un lavabo bisogna fare coincidere tutto. Voglio puntualizzare che nelle celle non c’è proprio la predisposizione per l’acqua calda a differenza delle docce dove c’è un termostato per la temperatura a piacimento loro. Quello che potrebbe essere un piccolo ritaglio di relax diventa una vera e propria tortura per molte, direi quasi tutte. La temperatura priva di calore rende insostenibile il nostro livello di stabilità. Io personalmente faccio comunque la doccia seppur con la speranza che non mi si geli il cervello. Ma le mie compagne sono tutte comunque di un’età sulla cinquantina anche oltre puoi capire il loro disagio e impossibilità di lavarsi dignitosamente: si prendono a secchiate a vicenda prendendo l’acqua dal lavabo della doccia che è per lo meno tiepida. Potrebbero chiamarsi problematiche sorvolabili invece queste condizioni imposte rendono la nostra permanenza e sopravvivenza insostenibili a un minimo tenore dignitoso. Ho deciso di scrivere questa parte di lettera di sfogo perché vedo crollare la stabilità delle compagne sotto ai miei occhi! E mi sto quasi sentendo impotente a poter solo tendergli la mano.

Ci sono detenute che andrebbero spostate in centri che possano aiutarle e non essere imbottite di terapia per non disturbare la quiete delle lavoranti “agenti-assistenti” con il continuo urlo straziante per il loro malessere psicologico con “invalidità al 100% neurologica”. Sono già state in diverse strutture OPG ma ora giacciono qui nei Nuovi Giunti. Io non mi permetto di chiudere la bocca a nessuno. Così per non sentire queste urla assordanti ho praticamente un  trapianto di cuffie alle orecchie.
Ho preso realmente coscienza che bisogna fare uscire al di fuori da queste mura la realtà vera, cruda delle carceri italiane. Perché lottando sole facciamo solo numero. Così da questa sera a un mese ognuna di noi farà da passaparola per fare girare la voce nelle carceri italiane. Il 4|12 alle ore 16 faremo una battitura. Nel giro di un mese credo che il passaparola sarà arrivato in tutte le carcere e chi ha la possibilità di mandarci giornalisti al di fuori di queste strutture da degrado, aiuterà a fare uscire oltre queste infinite sbarre il nostro grido di aiuto. Se una persona lotta da sola, resta solo un sogno, quando si lotta assieme la realtà cambia. Qualcuno dovrà pure darci ascolto!
Siamo ancora prive di un contatto con il mondo esterno, prive di tv che potrebbe aiutare a distogliere la mente dai nostri pensieri. La posta potrebbe essere un po’ di zucchero per i nostri cuori ma anche lì abbiamo il lusso che ci venga consegnata “dal martedì al venerdì”, forse non avendo contatti con il mondo esterno non siamo a conoscenza che le poste italiane ora lavorano solo quei giorni. Ma non credo sia così. Dopo un mese dal mio trasferimento a questo penitenziario nuova disposizione: tutta la posta deve essere registrata al computer “quando ne hanno tempo”. Altrimenti come oggi seppur lunedì la posta vista da altre detenute non c’è stata consegnata. In prima sezione hanno fatto la battitura, noi nuovi giunti all’aria ci mettiamo sul piede di guerra: minacciamo di non risalire dall’aria. Così per azzittirci la nostra dignitosa ispettrice ci viene a dire che stanno registrando la posta. A chiacchiere: niente posta. Io personalmente una raccomandata l’ho firmata dopo 9 giorni dal suo arrivo!
Non veniamo rifornite di niente: generi di prima necessità per l’igiene persona e quant’altro. Solo al nostro arrivo un rotolo di carta igienica, due piatti e due posate di plastica, uno spazzolino e un dentifricio con saponetta. Poi dopo aver dormito senza lenzuola coperte e cuscino se sei fortunato entro un paio di giorni dal tuo arrivo puoi ottenerle e poi niente più. E, mi ripeto, chi non ha un piccolo aiuto dall’esterno economico è privo di tutto. Non viene rifornito neppure dalla carta igienica. Ma per fortuna c’è la domenica di mezzo. Ci viene data gentilmente in regalo Famiglia Cristiana e molti giornali. E molte hanno trovato rimedio a scopo carta.
Scrivo terra-terra sdrammatizzando ma siamo nel tunnel degli orrori. Prendendo atto di ciò che è accaduto il 31 ottobre ora do il libero sfogo. Abbiamo sollecitato più volte le assistenti di sezione di tenere sotto osservazione una nostra compagna da giorni in uno stato confusionale e, preoccupate per questa visibile instabilità, abbiamo solo richiesto che venisse applicato il loro ruolo: controllarci. Bene se questo fosse stato fatto con i tempi giusti oggi non ci si troverebbe in questa condizione. Bene siamo scese all’aria alle 15  e al nostro ritorno dopo più di un’ora che eravamo rientrate notiamo un’allarmante via vai di assistenti nella cella di questa nostra compagna. L’hanno trovata priva di sensi con entrambe le braccia tagliate da ferite importanti tanto da procurarsi la sutura di 19 punti al braccio sinistro e 24 al quella destro. Ovviamente mentre era in infermeria viene fatto il cambio cella per essere poi piantonata. “Ovviamente”. Tutto ciò poteva essere evitato ascoltando le sue ragioni. Non volevano consegnarle la spesa della sua con ciellina uscita liberamente, che aveva fatto tanto di domandina per lasciare la sua spesa a lei. Domandina vista da vari assistenti e poi credo cestinata. Questa è stata la goccia che ha interrotto quel filo sottile della sua stabilità già offuscata. Anche qui sarebbe bastato ascoltare e controllare prima che succedesse l’accaduto. Malgrado piantonata, la stessa notte per la seconda volta ci è andata troppo vicina: si stava soffocando con la sua maglia, e per ritardare l’accesso alla sua cella di piantonamento ha tirato su la branda facendola incastrare nelle sbarre del blindo. Allora tiriamo fuori la realtà, la verità. Non credo che bisogna aspettare che uno sia sottoterra. Questo va ben oltre. Ieri è andata bene, se così si può dire, facciamo qualcosa. Aiutateci. Aiutiamo queste donne, figlie, madri.
Per finire in bellezza la stessa notte una compagna si sente male. Soffre di gastrite nervosa. Mi dirai che non è una patologia così allarmante, sì se solo non soffrisse di problemi cardiocircolatori. Ha già avuto un arresto cardiaco provocato da questi attacchi. Continuano a farle flebo e punture di “Contramal” per alleviare il suo dolore. Ma in sostanza con i problemi che ha aggrava solo le sue condizioni. Portandola tra le mie braccia di peso sino in infermeria è passata più di  un’ora e mezza per fare intervenire la guardia medica.
Bene. Io sono allibita da tutto ciò. Ma non smetterò di combattere per me e le mie compagne, il nostro grido di dolore è assordante ma non ci sente nessuno. La guardasigilli Cancellieri si sta muovendo per noi? Per la popolazione carceraria? Ma deve aiutare noi tutte, detenute dal degrado.
Un grido di aiuto e un affettuoso saluto le detenute seconda sezione Nuovi Giunti.
                                                                                                                                                                       M.
Seguono le firme di 22 detenute


3) L’appello diffuso delle detenute dei Nuovi Giunti del carcere delle Vallette per denunciare le condizioni ignobili in cui si trovano costrette dietro le sbarre ha ottenuto una discreta eco fuori dal carcere. Tanto che oggi, tra dirette radiofoniche sul tema (su Radio Blackout a Torino, ma anche su Radio Onda Rossa a Roma, Radio Citta Fujiko a Bologna e Radio Onde Furlane ad Udine) e comunicati di sostegno, un discreto gruppo di solidali si presenta davanti al femminile a dar manforte all’annunciata battitura. Così, nonostante una nutrita presenza di sbirri preavvisati della situazione, anche all’esterno si batte sui pali e si fa baccano per una buona mezz’ora. Dopo poco gli stessi solidali si presentano, in barba a digossini e sbirraglia varia, anche davanti alle celle del maschile, dove i detenuti hanno aderito alla protesta. La reazione dei reclusi è forte e rumorosa, tanto da scaldare il clima e i cuori. Si salutano Niccolò ed altri amici che sono dentro, esplodono botti, risuonano urla ed insulti verso i secondini. Una giornata in cui si è aperta qualche breccia, perché non si richiuda dovremo dare tutti del nostro meglio. Le stesse detenute, a quanto pare impazienti di dare un po’ di sfogo alla propria rabbia, avevano inoltre fatto una battitura di uguale durata anche ieri mentre i detenuti del carcere di Tolmezzo, dal canto loro, accolgono l’invito e battono anche loro, dalle 16, in contemporanea a Torino.

fonte: macerie 4 dicembre 2013


***

«Il cibo scadente lo mangia l’assistente!»: riprendendo lo slogan coniato poco più di una settimana fa dai reclusi del blocco B delle Vallette, una ventina di solidali con i prigionieri in lotta ha fatto irruzione questa mattina nella sede di Ecosol, la cooperativa sociale che gestisce le cucine del carcere torinese. Megafono, volantini e striscione per chiedere conto della pessima qualità del cibo fornito ai reclusi e per dare un’eco ulteriore (dopo le battiture fuori dalle gabbie e le dirette radiofoniche dell’altroieri) alle proteste di queste settimane nelle sezioni maschile e femminile dei Nuovi Giunti delle Vallette.
Non è certo un caso che la Ecosol sia parte integrante della Kairos di Mauro Maurino, il consorzio immischiato fino al collo nel grande affare della gestione dei Cie. Chi ha la vocazione per il business umanitario è un esperto innanzitutto di mascherature ideologiche e giochi di parole; e così, come Maurino e compagnia coprivano sistematicamente le violenze della polizia a Gradisca sostenendo poi di stare nei Cie soltanto per fornire servizi alla persona a uomini rinchiusi -, la Ecosol nelle cucine delle Vallette prepara ogni giorno pasti scadenti per i prigionieri ma poi vanta in pubblico ricerca e selezione attenta delle materie prime, frutta e verdura fresca di stagione, prodotti locali a filiera corta quando i prigionieri rimangono ai fornelli e a mangiare sono invece gli invitati ai banchetti delle aziende per le quali fa catering con il servizio dal nome offensivo di “LiberaMensa”.
L’unica risposta data ai dimostranti da una dipendente di Ecosol, questa mattina, è stata indicativa di un’inveterata abitudine alla menzogna: «alle Vallette, da quando ci siamo noi, si mangia molto meglio». Le denunce dei reclusi uscite in queste settimane sono abbastanza crude in proposito e poi vi basterà parlare con qualunque frequentatore abituale delle Vallette (e ce ne sono parecchi sia tra chi legge questo blog che tra chi ci scrive sopra) per scoprire che là dentro il cibo sia sempre stato una merda, sia prima che dopo l’ingresso di Ecosol nel 2005.
Dopo un po’ di discorsi al balcone, e dopo aver portato a Mauro Maurino il saluto dei reclusi di Bari Palese che con la rivolta del 6 dicembre causeranno qualche ammanco di cassa per Kairòs-Connecting People, i manifestanti si sono spostati a volantinare al mercato e si sono poi dileguati prima dell’arrivo della polizia.

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