TUTT@ LIBER@!
Stralci di una lettera dalle Vallette.
04/11/2013
(…)Mi trovo
tutt’oggi ancora ai Nuovi Giunti. Sono stata trasferita il 22 luglio. Io
come altre detenute, siamo al livello di non ritorno dalla quasi
pazzia. In teoria nei Nuovi Giunti puoi starci massimo 15 giorni.
Dopo
svariati mesi da una petizione siamo riuscite a ottenere uno sgabello
per cella, poter fare l’aria a uno stesso orario, e non come pecore da
pascolo, o tappa-buchi quando le altre sezioni non scendono. Questo era
un disagio non da poco. Una mattina alle 9, il giorno dopo alle 11 come
veniva comodo a loro e quell’ora d’aria diventava una corsa per poter
essere pronte all’improvviso. Questa situazione è da sempre
insostenibile. Due ore d’aria e ventidue chiuse senza la possibilità di
fare un’attività ricreativa. C’è una bellissima palestra inagibile.
Abbiamo ottenuto di poter usufruire della doccia dalle 9 alle 11, orario
in cui devi essere già pronta per la così sospirata ora d’aria. Alle 11
passa il vitto. Bene noi al nostro ritorno dall’aria alle 12 abbiamo
nei piatti qualcosa di commestibile, di cui non si capisce la
fattispecie, messa a giacere per un’ora fino al nostro ritorno in cella.
Prima cosa non mi sembra molto corretto e igienico che io debba avere
il vitto per un’ora dentro la cella senza neppur vedere cosa mi ci si
mette dentro. Io personalmente ho un piccolo aiuto dall’esterno e vado
avanti da più di tre mesi a yogurt e frutta. Ma chi non ha la
possibilità di fare quel minimo di spesa si fa coraggio chiude gli occhi
e butta giù. Le mie compagne mangiano degli alimenti con corpi estranei
all’interno!
Poi c’è il
lusso della doccia dalle 13 alle 15. Alle 15 bisogna essere pronte per
l’aria. Quindi in una sezione dove ora siamo 25 ma spesso si è 50 con 2
docce funzionanti e un lavabo bisogna fare coincidere tutto. Voglio
puntualizzare che nelle celle non c’è proprio la predisposizione per
l’acqua calda a differenza delle docce dove c’è un termostato per la
temperatura a piacimento loro. Quello che potrebbe essere un piccolo
ritaglio di relax diventa una vera e propria tortura per molte, direi
quasi tutte. La temperatura priva di calore rende insostenibile il
nostro livello di stabilità. Io personalmente faccio comunque la doccia
seppur con la speranza che non mi si geli il cervello. Ma le mie
compagne sono tutte comunque di un’età sulla cinquantina anche oltre
puoi capire il loro disagio e impossibilità di lavarsi dignitosamente:
si prendono a secchiate a vicenda prendendo l’acqua dal lavabo della
doccia che è per lo meno tiepida. Potrebbero chiamarsi problematiche
sorvolabili invece queste condizioni imposte rendono la nostra
permanenza e sopravvivenza insostenibili a un minimo tenore dignitoso.
Ho deciso di scrivere questa parte di lettera di sfogo perché vedo
crollare la stabilità delle compagne sotto ai miei occhi! E mi sto quasi
sentendo impotente a poter solo tendergli la mano.
Ci sono
detenute che andrebbero spostate in centri che possano aiutarle e non
essere imbottite di terapia per non disturbare la quiete delle lavoranti
“agenti-assistenti” con il continuo urlo straziante per il loro
malessere psicologico con “invalidità al 100% neurologica”. Sono già
state in diverse strutture OPG ma ora giacciono qui nei Nuovi Giunti. Io
non mi permetto di chiudere la bocca a nessuno. Così per non sentire
queste urla assordanti ho praticamente un trapianto di cuffie alle
orecchie.
Ho preso
realmente coscienza che bisogna fare uscire al di fuori da queste mura
la realtà vera, cruda delle carceri italiane. Perché lottando sole
facciamo solo numero. Così da questa sera a un mese ognuna di noi farà
da passaparola per fare girare la voce nelle carceri italiane. Il 4|12 alle ore 16 faremo una battitura.
Nel giro di un mese credo che il passaparola sarà arrivato in tutte le
carcere e chi ha la possibilità di mandarci giornalisti al di fuori di
queste strutture da degrado, aiuterà a fare uscire oltre queste infinite
sbarre il nostro grido di aiuto. Se una persona lotta da sola, resta
solo un sogno, quando si lotta assieme la realtà cambia. Qualcuno dovrà
pure darci ascolto!
Siamo ancora
prive di un contatto con il mondo esterno, prive di tv che potrebbe
aiutare a distogliere la mente dai nostri pensieri. La posta potrebbe
essere un po’ di zucchero per i nostri cuori ma anche lì abbiamo il
lusso che ci venga consegnata “dal martedì al venerdì”, forse non avendo
contatti con il mondo esterno non siamo a conoscenza che le poste
italiane ora lavorano solo quei giorni. Ma non credo sia così. Dopo un
mese dal mio trasferimento a questo penitenziario nuova disposizione:
tutta la posta deve essere registrata al computer “quando ne hanno
tempo”. Altrimenti come oggi seppur lunedì la posta vista da altre
detenute non c’è stata consegnata. In prima sezione hanno fatto la
battitura, noi nuovi giunti all’aria ci mettiamo sul piede di guerra:
minacciamo di non risalire dall’aria. Così per azzittirci la nostra
dignitosa ispettrice ci viene a dire che stanno registrando la posta. A
chiacchiere: niente posta. Io personalmente una raccomandata l’ho
firmata dopo 9 giorni dal suo arrivo!
Non veniamo
rifornite di niente: generi di prima necessità per l’igiene persona e
quant’altro. Solo al nostro arrivo un rotolo di carta igienica, due
piatti e due posate di plastica, uno spazzolino e un dentifricio con
saponetta. Poi dopo aver dormito senza lenzuola coperte e cuscino se sei
fortunato entro un paio di giorni dal tuo arrivo puoi ottenerle e poi
niente più. E, mi ripeto, chi non ha un piccolo aiuto dall’esterno
economico è privo di tutto. Non viene rifornito neppure dalla carta
igienica. Ma per fortuna c’è la domenica di mezzo. Ci viene data
gentilmente in regalo Famiglia Cristiana e molti giornali. E molte hanno
trovato rimedio a scopo carta.
Scrivo
terra-terra sdrammatizzando ma siamo nel tunnel degli orrori. Prendendo
atto di ciò che è accaduto il 31 ottobre ora do il libero sfogo. Abbiamo
sollecitato più volte le assistenti di sezione di tenere sotto
osservazione una nostra compagna da giorni in uno stato confusionale e,
preoccupate per questa visibile instabilità, abbiamo solo richiesto che
venisse applicato il loro ruolo: controllarci. Bene se questo fosse
stato fatto con i tempi giusti oggi non ci si troverebbe in questa
condizione. Bene siamo scese all’aria alle 15 e al nostro ritorno dopo
più di un’ora che eravamo rientrate notiamo un’allarmante via vai di
assistenti nella cella di questa nostra compagna. L’hanno trovata priva
di sensi con entrambe le braccia tagliate da ferite importanti tanto da
procurarsi la sutura di 19 punti al braccio sinistro e 24 al quella
destro. Ovviamente mentre era in infermeria viene fatto il cambio cella
per essere poi piantonata. “Ovviamente”. Tutto ciò poteva essere evitato
ascoltando le sue ragioni. Non volevano consegnarle la spesa della sua
con ciellina uscita liberamente, che aveva fatto tanto di domandina per
lasciare la sua spesa a lei. Domandina vista da vari assistenti e poi
credo cestinata. Questa è stata la goccia che ha interrotto quel filo
sottile della sua stabilità già offuscata. Anche qui sarebbe bastato
ascoltare e controllare prima che succedesse l’accaduto. Malgrado
piantonata, la stessa notte per la seconda volta ci è andata troppo
vicina: si stava soffocando con la sua maglia, e per ritardare l’accesso
alla sua cella di piantonamento ha tirato su la branda facendola
incastrare nelle sbarre del blindo. Allora tiriamo fuori la realtà, la
verità. Non credo che bisogna aspettare che uno sia sottoterra. Questo
va ben oltre. Ieri è andata bene, se così si può dire, facciamo
qualcosa. Aiutateci. Aiutiamo queste donne, figlie, madri.
Per finire
in bellezza la stessa notte una compagna si sente male. Soffre di
gastrite nervosa. Mi dirai che non è una patologia così allarmante, sì
se solo non soffrisse di problemi cardiocircolatori. Ha già avuto un
arresto cardiaco provocato da questi attacchi. Continuano a farle flebo e
punture di “Contramal” per alleviare il suo dolore. Ma in sostanza con i
problemi che ha aggrava solo le sue condizioni. Portandola tra le mie
braccia di peso sino in infermeria è passata più di un’ora e mezza per
fare intervenire la guardia medica.
Bene. Io
sono allibita da tutto ciò. Ma non smetterò di combattere per me e le
mie compagne, il nostro grido di dolore è assordante ma non ci sente
nessuno. La guardasigilli Cancellieri si sta muovendo per noi? Per la
popolazione carceraria? Ma deve aiutare noi tutte, detenute dal degrado.
Un grido di aiuto e un affettuoso saluto le detenute seconda sezione Nuovi Giunti.
M.
Seguono le firme di 22 detenute
3) L’appello diffuso delle detenute dei Nuovi Giunti del carcere delle Vallette per
denunciare le condizioni ignobili in cui si trovano costrette dietro le
sbarre ha ottenuto una discreta eco fuori dal carcere. Tanto che oggi,
tra dirette radiofoniche sul tema (su Radio Blackout a Torino, ma anche su Radio Onda Rossa a
Roma, Radio Citta Fujiko a Bologna e Radio Onde Furlane ad Udine) e
comunicati di sostegno, un discreto gruppo di solidali si presenta
davanti al femminile a dar manforte all’annunciata battitura.
Così, nonostante una nutrita presenza di sbirri preavvisati della
situazione, anche all’esterno si batte sui pali e si fa baccano per una
buona mezz’ora. Dopo poco gli stessi solidali si presentano, in barba a
digossini e sbirraglia varia, anche davanti alle celle del maschile,
dove i detenuti hanno aderito alla protesta. La reazione dei reclusi è
forte e rumorosa, tanto da scaldare il clima e i cuori. Si salutano Niccolò ed
altri amici che sono dentro, esplodono botti, risuonano urla ed insulti
verso i secondini. Una giornata in cui si è aperta qualche breccia,
perché non si richiuda dovremo dare tutti del nostro meglio. Le stesse
detenute, a quanto pare impazienti di dare un po’ di sfogo alla propria
rabbia, avevano inoltre fatto una battitura di uguale durata anche ieri mentre i detenuti del carcere di Tolmezzo, dal canto loro, accolgono l’invito e battono anche loro, dalle 16, in contemporanea a Torino.
fonte: macerie 4 dicembre 2013
***
«Il cibo scadente lo mangia l’assistente!»:
riprendendo lo slogan coniato poco più di una settimana fa dai reclusi
del blocco B delle Vallette, una ventina di solidali con i prigionieri
in lotta ha fatto irruzione questa mattina nella sede di Ecosol,
la cooperativa sociale che gestisce le cucine del carcere torinese.
Megafono, volantini e striscione per chiedere conto della pessima
qualità del cibo fornito ai reclusi e per dare un’eco ulteriore (dopo le
battiture fuori dalle gabbie e le dirette radiofoniche dell’altroieri)
alle proteste di queste settimane nelle sezioni maschile e femminile dei Nuovi Giunti delle Vallette.
Non è certo un caso che la Ecosol sia parte integrante della Kairos di Mauro Maurino, il consorzio immischiato fino al collo nel grande affare della gestione dei Cie.
Chi ha la vocazione per il business umanitario è un esperto
innanzitutto di mascherature ideologiche e giochi di parole; e così,
come Maurino e compagnia coprivano sistematicamente le violenze della
polizia a Gradisca sostenendo poi di stare nei Cie soltanto per fornire servizi alla persona a uomini rinchiusi -, la Ecosol nelle cucine delle Vallette prepara ogni giorno pasti scadenti per i prigionieri ma poi vanta in pubblico ricerca e selezione attenta delle materie prime, frutta e verdura fresca di stagione, prodotti locali a filiera corta quando i prigionieri rimangono ai fornelli e a mangiare sono invece gli invitati ai banchetti delle aziende per le quali fa catering con il servizio dal nome offensivo di “LiberaMensa”.
L’unica
risposta data ai dimostranti da una dipendente di Ecosol, questa
mattina, è stata indicativa di un’inveterata abitudine alla menzogna: «alle Vallette, da quando ci siamo noi, si mangia molto meglio».
Le denunce dei reclusi uscite in queste settimane sono abbastanza crude
in proposito e poi vi basterà parlare con qualunque frequentatore
abituale delle Vallette (e ce ne sono parecchi sia tra chi legge questo
blog che tra chi ci scrive sopra) per scoprire che là dentro il cibo sia sempre stato una merda, sia prima che dopo l’ingresso di Ecosol nel 2005.
Dopo un po’
di discorsi al balcone, e dopo aver portato a Mauro Maurino il saluto
dei reclusi di Bari Palese che con la rivolta del 6 dicembre causeranno
qualche ammanco di cassa per Kairòs-Connecting People, i manifestanti si
sono spostati a volantinare al mercato e si sono poi dileguati prima
dell’arrivo della polizia.
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