31/10/23

Appello pervenuto al MFPR: Continuiamo a mobilitarci per fermare il genocidio di Gaza. Se non ora quando?

Da BDS Movement <info@bdsmovement.net>

Gentile Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario,
Tre settimane dopo l’inizio della guerra genocida di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata, le mobilitazioni globali contrarie ad essa e a sostegno dei diritti dei palestinesi hanno cambiato radicalmente l’opinione pubblica internazionale. Manifestazioni di massa e iniziative di solidarietà da parte di sindacati, artisti, studenti, accademici e persone comuni di coscienza hanno esercitato una pressione popolare per influenzare la politica internazionale.
Di conseguenza, la maggior parte dell’umanità ha votato il 27 ottobre all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 121-14, contro l’asse USA-Israele, nonostante il bullismo, le intimidazioni e la propaganda disumanizzante anti-palestinese, e per una “tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata”. .” Questo è stato un voto contro il genocidio e contro l’egemonia neocoloniale statunitense-occidentale, così come è stato anche un voto a favore della giustizia e della responsabilità.
Anche se molto è stato ottenuto grazie ai nostri sforzi, la guerra genocida di Israele continua a Gaza, dove oltre 8.306 palestinesi, tra cui almeno 3.457 bambini, sono stati assassinati. Nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, si sono intensificati la pulizia etnica, gli attacchi violenti da parte di coloni fascisti armati e la repressione draconiana. Almeno 120 palestinesi sono stati assassinati, migliaia sono stati arrestati e numerose comunità stanno subendo la pulizia etnica. Ora è il momento di intensificare le nostre mobilitazioni!

30/10/23

La nostra lotta deve fare un salto di qualità - Dall'introduzione dell'Assemblea Donne/Lavoratrici del 12 ottobre

Abbiamo deciso di fare questa nuova Assemblea telematica e in presenza, per mantenere quel filo che abbiamo costruito nei mesi addietro e ha visto delle tappe scandite dalle precedenti assemblee, che sono state momenti di confronto, di analisi delle fasi che viviamo, di ragionamento, di esperienze di lotta, ponendo forte la necessità che abbiamo di unirci come lavoratrici, come compagne, come donne, precarie, disoccupate, come migranti, per mettere in campo quelle azioni necessarie per contrastare tutti gli attacchi che subiamo ogni giorno, non solo sul posto di lavoro, ma in generale in tutta la nostra vita come lavoratrici, come donne. 
La nostra lotta anche se parte dalle battaglie quotidiane si inserisce in una logica più ampia che è proprio della società in cui viviamo, la società capitalistica, fondata sulla doppia oppressione della maggioranza delle donne. Una società che non può che essere combattuta a 360 °, rovesciata se aspiriamo a una vera liberazione sociale delle donne e in generale dell'umanità. 
Oggi siamo di fronte ad una fase anche diversa rispetto a quando abbiamo cominciato. Nel nostro paese abbiamo il governo Meloni. Esso è sicuramente anche in continuità con i governi precedenti, ma rappresenta un salto nell'attacco che viene sferrato. Ce lo fanno vedere i fatti che stanno succedendo. 
Per questo abbiamo ancora più la necessità di prendere la parola e di dire le parole giuste in questa fase a cui deve corrisponde anche un salto nella nostra lotta.  
Oggi gli attacchi alle condizioni di lavoro, salariali, di vita, ai nostri diritti, anche basilari, sono più amplificati con questo governo. Il governo nell'attacco al lavoro colpisce maggiormente le donne. Ha fatto un decreto lavoro che ha sancito la precarietà permanente, il rischio costante della disoccupazione; ha dato mano libera ai padroni per essere sempre più liberi di sfruttare, di prendere o cacciare come meglio è utile ai loro profitti e al taglio dei costi sul lavoro. Questo governo ha cancellato il reddito di cittadinanza e in questo tantissime donne sono state colpite, portate in una condizione di sempre più miseria e dipendenza. Per questo governo le donne hanno un peso e hanno un valore se fanno figli. Non è che il discorso della denatalità i governi precedenti non lo facessero però con questo governo è diventato una questione ideologica. Questo martellamento quotidiano del discorso del ruolo riproduttivo è al servizio da un lato dei padroni e dall'altro della guerra imperialista. 
La Meloni va in Polonia e va a fare l'incontro con Orban in nome di "Dio, patria e famiglia", rivendicando pienamente di essere una donna, di essere una cristiana e di essere una madre. Ma questo rivendicare ogni minuto questa concezione ideologica è fascismo, nel senso che il moderno Medioevo deve diventare una normalità per le donne. 
Alla campagna per la natalità seguono provvedimenti. E quindi la finanziaria con delle misure in cui tutto deve essere finalizzato al fatto di fare figli. Misure che sono veramente poi oscene dal punto di vista economico, elemosine di memoria mussoliniana. 
Dietro a questa concezione, c'è naturalmente l'attacco, ideologico in primis, per ora, al diritto d'aborto e quindi alla libertà di scelta delle donne.  
Tutto questo si inserisce poi in un quadro di un paese in cui come abbiamo visto in questi mesi è aumentata la violenza sessuale contro le donne, con l'aumento dei femminicidi, una guerra di bassa intensità contro le donne, che ogni giorno diventa più pesante; e a cui questo governo risponde da un lato con un'ipocrisia allucinante, perché i primi istigatori dall'alto della violenza sulle donne sono proprio loro, la Meloni che parla di donne che non hanno la testa sulle spalle, con l'idiota corollario dell'ex suo compagno Giambruno che dice: se la ragazza si ubriaca è chiaro che poi incontra il lupo stupratore. Per non parlare di La Russa che difende il figlio stupratore, per non parlare di tutti gli altri, come il Min, Lollobrigida, la reazionaria Min. Roccella, che spargono dall'alto questo humus fascio/sessista, che poi inevitabilmente influenza a livello di massa e quindi diventano veramente tanti gli uomini che odiano le donne. 
Dall'altra il governo risponde con il varo di leggi, come il "codice rosso", che non risolveranno assolutamente la questione delle violenze, dei femminicidi; mentre più concretamente si accentua l'aspetto repressivo, della irregimentazione sociale, dell'aumento delle forze dell'ordine, polizia, carabinieri. Ma nonostante tutte le denunce le donne continuano a essere uccise lo stesso. 
Abbiamo visto la questione di Caivano. Questa operazione di propaganda, spot pubblicitaria, è stata solo all'insegna della repressione, per non risolvere poi realmente nessun problema. 
E questo perché questo governo vuole avanzare rapido nella marcia a cui tende potenzialmente la borghesia dominante, quella di un moderno regime, di un moderno fascismo. 
Quindi noi siamo in questa fase sicuramente e non possiamo, non vogliamo starcene con le mani in mano. Abbiamo già in questi anni lottato, abbiamo fatto tante cose, ma è chiaro che dobbiamo ora tornare a prendere con più forza la parola e impossessarci anche delle parole giuste da portare alle altre donne per mettere in campo quelle azioni che sono necessarie.
L' Assemblea donne/lavoratrici è al servizio di tutto questo. Non ci dobbiamo preoccupare se non siamo tante. Certo, i numeri contano. Però conta anche la qualità di ciò che si fa e il messaggio efficace che si può portare con un'azione di avanguardia.
Solo un esempio. L'anno scorso alla manifestazione del 25 novembre a Roma, proposta da Non una di meno, noi eravamo un piccolo gruppo rappresentato dalle lavoratrici, dalle precarie che quotidianamente sono in lotta, in sciopero, in piazza, ad assediare le istituzioni. Certo, se le lavoratrici si organizzano insieme a noi siamo molto più contente, ma noi vogliamo rappresentare anche tutte quelle che lottano. Se le operaie della Electrolux lottano - recentemente un'operaia non solo si è infortunata, ma è stata pure punita dall'azienda perché ha rallentato la produzione ed era "colpa sua" l'infortunio perché non aveva saputo usare bene il macchinario. Per fortuna questo però ha prodotto poi uno sciopero nella fabbrica - pur se non è organizzata con noi, noi dobbiamo diventare  la voce anche di queste operaie, di queste lotte. 
A Roma eravamo un piccolo gruppo, ma come piccolo gruppo, portando una parola d'ordine giusta:  "Meloni fascista noi donne ti faremo la guerra", siamo riuscite d incidere. C'è stato il tentativo repressivo della polizia, ma siamo riuscite a creare solidarietà attorno a noi; siamo andate sui giornali che scrivevano con terrore: "le femministe degli anni '70 ritornano", e tutti si sono pronunciati da La Russa alla Santanchè, eccetera, eccetera. Questo per dire comunque a volte  anche i piccoli numeri possono incidere.
Noi dobbiamo essere coraggiose da un lato e incoraggiare dall'altro. E quello che ci deve anche incoraggiare il fatto che le lavoratrici non si fermano. Quest'estate tante lavoratrici si sono mosse. dalle operaie di Melfi alle operaie della Beretta che hanno ripreso la lotta, alle operaie di Mirafiori, alle lavoratrici di Taranto degli asili, alle lavoratrici di Palermo. Ma anche le immigrate nelle campagne, per non parlare delle migranti e dei migranti che hanno protestato a Lampedusa o in alcuni centri - Cpr che sono delle prigioni di fatto - in cui sono anche tante donne rinchiuse. 
Tutto questo ci deve dare forza, perché in realtà non siamo sole.  

29/10/23

Drammatico appello da Gaza, 29 ottobre 2023

Una corrispondenza di Giuditta Brattini, la cooperante italiana dell’Associazione “Gazzella” che è ancora presente nella Striscia.

28/10/23

Dalla grandissima manifestazione di Roma










Video da Gaza di stanotte


APPELLO DA GAZA! Tutti alla manifestazione di Roma - manifestare ovunque contro il genocidio di stampo nazista dello stato di Israele

Appello mondiale 

per l’organizzazione di sit-in fino alla fine della guerra genocida contro Gaza, l’accesso 
incondizionato all’aiuto umanitario, la prevenzione degli sfollamenti forzati, e la fine 
del blocco.

La Rete mondiale dei rifugiati e degli sfollati palestinesi (GPRN), la Coalizione Adalah - 
la Coalizione Palestinese per i Diritti Economici e Sociali, la Rete Palestinese delle Arti 
dello Spettacolo, la Coalizione Palestinese delle Persone con Disabilità, il Movimento 
della gioventù Palestinese e il Centro Risorse BADIL lanciano un appello alla società 
civile internazionale:

Organizzazioni, movimenti e sindacati solidali con la Palestina, uomini e donne di 
coscienza e coloro che credono e sostengono i diritti umani, la dignità e la giustizia,
a mobilitarsi e organizzare sit-in a lungo termine davanti ai palazzi e alle istituzioni dei 
loro governi, creando così una presenza permanente per porre fine alla guerra 
genocida contro Gaza. 

27/10/23

Non si tratta di suicidio ma di "femminicidio" - «Mi hanno violentata, non posso sopportarlo».

Così in una lettera alla famiglia ha scritto la studentessa francese, Julie, che si è tolta la vita nella casa in cui viveva a Lecce dove era in Erasmus da settembre, dicendo anche «è difficile rimanere soli» e «sopportare quello che è accaduto»; «Penso che è arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà»; «Non ce l'ho con nessuno perché mi avete tanto amata ma non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo». 

Inoltre è stato trovato un certificato medico rilasciato dal pronto soccorso in cui, pochi giorni prima del suicidio, la ragazza si sarebbe recata affermando di aver subito una violenza sessuale. I medici, a quanto si apprende, avrebbero rilevato abusi, termine che verrebbe usato nel certificato... abusi, stando a quanto riferito dalle studentesse agli investigatori, sarebbero avvenuti nella casa in cui viveva la 21enne e in cui è stato trovato il suo corpo.

Ora è indagato per violenza sessuale e istigazione al suicidio un ragazzo di 19 anni indagato, conosciuto tra i locali della movida leccese il 18 ottobre. 

26/10/23

Palestina - Dove sta l'"orrore"

Da Nonunadimeno - FERMARE ORA IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE. Palestina Libera

Ott 26
COMUNICATO DI NON UNA DI MENO
    A un certo punto, io e la mia famiglia eravamo sedutx a pranzare quando c'è stato un violento bombardamento e la polvere e le pietre hanno riempito la casa, tuttx correvano e non sapevano dove. Poi è stata bombardata la casa accanto a noi e sono stati bombardati i suoi abitanti. All'improvviso, tuttx gridavano aiuto da sotto le macerie. Qui ho perso la comunicazione con la mia famiglia e con tuttx noi. Un luogo e uno stato di terrore e panico. Cosa stava succedendo? Poi abbiamo deciso di lasciare la nostra casa. Tuttx correvano per le strade e nessunx sapeva dove stavamo andando. Tuttx noi eravamo in uno stato di confusione."
 Messaggio di Randa, una compagna palestinese che si trova ora a Gaza

Ci siamo presx un pò di tempo per riflettere su quello che succede in Israele e Palestina in questi ultimi giorni e tentare di dare una lettura da una prospettiva transfemminista. La nostra riflessione si è nutrita dell’attraversamento delle piazze per la Palestina organizzate in tutta Italia, che sono stati momenti bellissimi e potenti.
Non siamo per niente stupitx da quello che succede in Israele e Palestina in questi ultimi giorni: crediamo non si possa esserlo perché vorrebbe dire non riconoscere il peso di più di 75 anni di politica israeliana di occupazione e devastazione dei territori palestinesi e le conseguenze di 16 anni di assedio militare e blocco totale della Striscia di Gaza. Le fondamenta su cui si basa lo Stato israeliano sono quelle del nazionalismo religioso e del colonialismo d'insediamento, che utilizza lo strumento dell'apartheid per mantenere dentro e fuori dai confini un'intera parte della popolazione sotto controllo privandola di diritti umani, civili e politici. Questa occupazione predatoria e sanguinaria continua a causare morti con il totale supporto dell'imperialismo occidentale, complice dei massacri perpetrati e di tutte le successive occupazioni, espulsioni ed espropri dei territori palestinesi, che hanno relegato una popolazione a vivere in una prigione a cielo aperto nonostante le ripetute denunce di violazioni del diritto internazionale.
L'arresto di Mariam Abou Daqqa a Marsiglia e le incredibili censure e la criminalizzazione che colpiscono chi esprime una prospettiva non allineata alla narrazione perversa del governo Netanyahu e dei suoi sostenitori occidentali  dimostrano quanto le cosiddette democrazie siano disposte a ricorrere a strategie repressive per difendere i propri interessi economici.  In questo quadro l'Italia non si è mai sottratta dall'esprimere vicinanza politica ed economica ad Israele,  e tutt'oggi continua ad alimentare il conflitto inviando armi attraverso le basi militari italiane. Sui media mainstream la narrazione non fa altro che diffondere una visione distorta della realtà in cui si dipinge Israele come stato oppresso e attaccato, silenziando l'opposizione interna. Questo è l’apice di una strategia di propaganda che da anni cerca di normalizzare le relazioni del nostro paese con lo stato d'Israele: uno stato fascista, imperialista, razzista e colonizzatore. Sottolineare costantemente il diritto alla difesa di Israele e accettare invece che milioni di persone vengano costrette a vivere in condizioni disumane è ipocrita, serve a nascondere gli accordi e le relazioni mai interrotte con un governo razzista e coloniale.
Vogliamo poter dire che siamo dalla parte del popolo palestinese, sottraendoci a questa stringente dicotomia “o con Israele o con Hamas”, perchè crediamo che sia pericoloso e funzionale alla narrazione propagandistica occidentale. Questa narrazione semplicistica depoliticizza situazioni complesse che vengono sistematicamente strumentalizzate per giustificare crimini, genocidi, espropri, occupazioni militari. Al momento attuale lo stato coloniale e fascista d’Israele sta approfittando dell'attacco portato avanti dalle forze di Hamas per eliminare completamente la popolazione di Gaza e questo non possiamo permetterlo. Questa strategia è coerente con una "logica dell'eliminazione"e di pulizia etnica che mira alla sostituzione di una popolazione nativa e autoctona con quella dei coloni. Questo è avvenuto nel 1948, la Nakba, con più di 800.000 persone palestinesi cacciate dalle proprie abitazioni e sta avvenendo nuovamente con la richiesta di Israele di spostare civili a sud della striscia di Gaza, una Nakba continua.
La Striscia di Gaza, separata dalla Cisgiordania, e i territori del 48' (i territori della Palestina storica occupati da Israele nel 1948), è nei fatti una realtà completamente isolata e segregata ed è diventata praticamente inaccessibile anche a personale diplomatico, giornalistx e compagnx stranier*. Anche grazie alle testimonianze e ai racconti delle compagnx in Palestina, sappiamo che le donne e le persone LGBTQIA+ palestinesi lottano contro una triplice oppressione, di classe, di genere e coloniale, in una situazione estrema stratificatasi nella violenza e nel dolore di un'occupazione militare permanente. Sappiamo anche che le stesse forze politiche palestinesi non sostengono le lotte delle donne e delle persone LGBTQIA+ e che il patriarcato esiste in Palestina come nel resto del mondo. Rifiutiamo però che si strumentalizzi questo per giustificare una diffusione dell'islamofobia che sta dilagando in tutto l'occidente. Seppur non siamo nella posizione di giudicare una situazione complessa che, come abbiamo sempre detto e continueremo a dire è conseguenza diretta ed esclusiva dell'occupazione coloniale dello stato di Israele, riconosciamo come il colonialismo sia la principale fonte del patriarcato interno. Sarà il popolo palestinese a decidere sul proprio futuro e scegliere da chi difendersi e come autodeterminarsi, in una Palestina libera che tuttx ci auguriamo di vedere presto. Siamo convinte che non possa esistere una Palestina Libera senza la libertà delle donne e persone LGBTIAQ+ ma sappiamo anche che non potrà esistere libertà per le donne e persone LGBTQIA+ senza una Palestina libera dall'occupazione israeliana.
Siamo per la fine immediata dell'attacco israeliano e la liberazione degli ostaggi e prigionerx politicx palestinesi nelle carceri israeliane e con tutte le donne, le persone LGBT+ e i soggetti che quotidianamente combattono e si organizzano contro la violenza patriarcale e nazionalista.
Siamo per il boicottaggio delle merci di provenienza israeliana.
Da 8 anni costruiamo il corteo nazionale del 25 novembre contro la violenza patriarcale come uno spazio libero e aperto a chiunque lotti per la propria autodeterminazione. Uno spazio a disposizione quindi delle donne e delle persone LGBTQIAK+ della Palestina e di ogni altra parte del mondo, in lotta contro ogni oppressione. E diamo a tuttx appuntamento il 28 ottobre a Roma per il grande corteo per la Palestina, dove saremo al fianco dellx compagnx palestinesi. Le compagne* del movimento femminista palestinese Tal'at, che siginifica, "noi usciamo" declinato al femminile plurale in arabo, nel 2019 gridavano in tutta la Palestina storica che non può esserci una Palestina libera se le donne palestinesi non saranno finalmente libere (Donne libere in una Palestina libera_ وطن حر نساء حرة).
Patriarcato e colonialismo sono due facce della stessa medaglia.
Fermiamo la pulizia etnica e il genocidio del popolo palestinese!

PALESTINA LIBERA. FREE PALESTINE.

22/10/23

L'Assemblea Donne/Lavoratrici tenutasi il 12 ottobre presentata da Radio Blackout Frittura mista - Radio fabbrica - Ascolta l'intervista

Il terzo argomento della puntata è stato il lancio di un’assemblea nazionale, per il quale abbiamo ospitato ai nostri microfoni Margherita del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario; ecco un estratto dal testo di invito all’assemblea:

[..] Quanto sta accadendo*- attacchi alle condizioni di lavoro, salariali, di vita, ai diritti delle donne lavoratrici, sempre più discriminate, offese dai padroni e soprattutto dal loro attuale governo fascista Meloni; la cancellazione del reddito di cittadinanza che porta migliaia di donne proletarie ad una grave miseria e alla disperazione; l’aumento dei femminicidi, gli stupri di branco a cui la Meloni, dopo le sue vacanze con parenti al seguito in alberghi di lusso pagati con i soldi pubblici, e con marito che dice che “le donne violentate se la sono cercata…”, risponde con una ignobile visita lampo a Caivano a promettere favole mentre la concretezza sarà più polizia, per quartieri non ripuliti dalla malavita e dall’estremo degrado ma pieni di forze dell’ordine; le offese verso le donne violentate da parte di La Russa; i prossimi provvedimenti sulla natalità che, come macabra ironia sulla “bella famiglia” che uccide, e come controrisposta alla necessità di libertà, diritti delle donne, alle difficoltà a crescere bambini, vogliono imporre, con le buone o con le cattive, che ogni donna faccia più figli, mentre appare dietro inevitabile l’attacco al diritto d’aborto -*rende necessario che le donne prendano loro la parola, perchè ad ogni parola delle donne corrisponda la loro lotta contro il governo, i padroni, gli uomini che odiano le donne. [..]

Buon ascolto

Audio Player

[download]

21/10/23

Messaggio del Mfpr alle donne palestinesi, alle manifestazioni in corso oggi - Dall'Assemblea Donne/Lavoratrici del 12/10

Il nostro cuore, la nostra mente anche oggi è rivolta al popolo palestinese che sta dando una giusta risposta contro il terrorismo di Israele che ha nei suoi piani da tantissimi anni di fatto lo sterminio del popolo palestinese. 
Ci uniamo a uno dei cuori di questo popolo che sono le donne, le ragazze che in Palestina, nella maggiorparte dei paesi arabi, nei paesi imperialisti occidentali, nel nostro paese, stanno animando con forza, sono in prima fila nelle grandi manifestazioni. 
Le donne, che spesso vengono dipinte solo come vittime, in realtà non sono solo vittime, ma sono anche parte determinante di una resistenza coraggiosissima, determinata che da tantissimi anni questo popolo porta avanti. 
Rigettiamo al mittente, condanniamo l'uso strumentale, schifoso che viene fatto da stampa e TV allineate ad Israele, all'imperialismo, al governo Meloni, delle donne per attaccare la giusta lotta armata del popolo palestinese, di cui le donne palestinesi sono parte attiva, come nelle precedenti resistenze, e per cui hanno mille ragioni per volere una Palestina libera dai nazisti israeliani, dalla feroce oppressione di Israele, e dalla sua soldataglia che tante lacrime, prigioni, torture e lutti ha dato alle donne. Vogliono disperatamente far credere che Israele, che è il massacratore - basti pensare alle parole che nei giorni scorsi ha pronunciato il ministro della Difesa israeliano definendo i palestinesi "animali umani" da annientare, un popolo a cui si sta togliendo tutto, perfino l'acqua da bere - sarebbe uno "stato democratico", facendo passare un messaggio per cui Israele sarebbe la vittima piuttosto che il regime genocida e nazisionista.

L'attacco del 7 ottobre è stato veramente un colpo inferto allo stato di Israele. Un colpo che ha sorpreso non solo Israele ma anche gli Stati Uniti, tutti gli stati imperialisti occidentali, compresa l'Italia. Questo deve far pensare a quella che è la forza delle masse popolari quando mettono in campo giuste lotte; questa forza sta dando a tutti i popoli oppressi un messaggio positivo di coraggio, fiducia, nonostante la tragedia.

Donne contro la guerra imperialista

Richiedete l'opuscolo: "DONNE CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA" - Interventi dall'Assemblea Donne/Lavoratrici - Invio in Pdf. Per richiederlo: WA 3519575628 - e mail: mfpr.naz@gmail.com
La guerra Ucraina quali ricadute e quale ruolo delle donne - Contro il nostro governo imperialista - La guerra interna contro le donne

Legge di bilancio 2 - Sgravi contributivi se hai tre figli... "per il contributo dato al paese" - Mussolini col premio per le madri prolifiche docet




Da Sole 24ore
Una platea di oltre 117mila lavoratrici con tre figli (di cui uno minore), grazie alla nuova decontribuzione voluta dal governo Meloni, beneficeranno da gennaio del taglio dei contributi a loro carico. 
La misura, illustrata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti dopo l’approvazione, lunedì scorso, della legge di Bilancio in Cdm, prevede che la quota dell’esonero sia pari all’intera quota dei contributi a carico delle lavoratrici stesse, per un anno se hanno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo e permanente per quelle che hanno tre figli fino ai 18 anni del più piccolo. L’intervento avrà probabilmente un “cap” (su cui stanno ragionando gli esperti dell’Economia) perché dovrà essere calibrato tenendo soprattutto conto della riduzione del cuneo (che si applica a tutti i lavoratori, e ovviamente lavoratrici, fino a 35mila euro di reddito) e di altre agevolazioni in corso onde evitare possibili effetti distorsivi.
Ma la misura è fortemente spinta dal governo: in primo luogo perché realizza un vero (e concreto) passo avanti sul fronte della conciliazione vita-lavoro (le donne con figli possono fare le mamme e lavorare con qualche beneficio in più); ma anche, come ripetuto sia dalla premier Meloni sia dallo stesso ministro Giorgetti, perché è un “grazie” che lo Stato riserva a queste lavoratrici che fanno figli per il loro contributo dato al Paese per contrastare la denatalità che ci attanaglia (con effetti pesanti sul lavoro).
L’aliquota contributiva a carico della lavoratrici dipendenti è oggi pari a 9,19%; per le lavoratrici dipendenti agricole si scende a 8,84%.

Legge di bilancio 1 - Dietro il fascista incitamento alle donne a fare più figli, anche il bluff degli asili nido gratis - Da Il fatto quotidiano

Tra gli annunci che si erano conquistati più titoli c’è stato quello sugli “
asili nido gratis dal secondo figlio”: è “il nostro obiettivo”, aveva detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni presentando il pacchetto natalità da 1 miliardo prima di lasciare la conferenza stampa (senza rispondere a domande) Non solo: “Prevediamo che le madri con due figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore. Ovviamente con dei limiti: per le madri con due figli, finché il secondo figlio ha 10 anni, per le madri con tre o più figli, fino a quando il figlio più piccolo ha 18 anni”. A quel punto le donne con due bambini piccoli si sono convinte che nei prossimi anni avrebbero ricevuto una boccata d’ossigeno provvidenziale: posto al nido garantito e pure gratuito e più soldi in busta paga grazie alla decontribuzione. In serata la doccia fredda: il comunicato del ministero dell’Economia ha chiarito che lo sgravio contributivo, nel loro caso, sarà solo per un anno: è permanente solo dal terzo figlio in poi. Non solo: passato l’orario dei Tg serali, fonti di maggioranza hanno fatto sapere che “il bonus asili nido in manovra viene rafforzato, con un aumento di oltre 150 milioni di euro, ma l’asilo non è gratis dal secondo figlio”. Il bonus, utilizzabile anche per pagare le rette dei nidi privati, al momento ha un valore massimo di 3mila euro all’anno (272 euro al mese) nel caso l’Isee sia sotto i 25mila euro che scendono a 2.500 (227 euro al mese) tra 25mila e 40mila euro di Isee. A Milano, dai 27mila euro di Isee in su la quota mensile è di 502 euro.

17/10/23

Francia, arrestata l’attivista palestinese Mariam Abou Daqqa


Mariam Abu Daqqa, 72 anni, attivista e femminista palestinese, presidente dell’Associazione “Palestinian Development Women Studies Associations” (PDWSA) e dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), è stata arrestata questo lunedì, 16 ottobre, intorno alle 6:30 mentre si recava alla stazione ferroviaria di Marsiglia per raggiungere Tolosa, dove avrebbe dovuto tenere una conferenza sulla condizione delle donne a Gaza. “Intorno alle 7 del mattino eravamo appena saliti in macchina quando la polizia ci ha fermato”, spiega Pierre Stambul, portavoce dell’Unione Ebraica Francese per la Pace (UJFP) che l’ha ospitata durante il suo tour di manifestazioni nella regione di Marsiglia. La militante palestinese era attesa a Tolosa per la conferenza, con molti altri incontri programmati in altre città francesi fino alla sua partenza prevista per l’11 novembre.

Membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) – partito marxista inserito nell’elenco dell’Unione Europea, di Israele e degli Stati Uniti come una delle entità soggette a specifiche misure restrittive nella “lotta al terrorismo” – e da sempre molto critica verso il collaborazionismo dell’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Abu Mazen, Mariam Abu Daqqa ha ricevuto un ordine di espulsione con la minaccia di essere rispedita a Gaza. Il suo visto, regolarmente rilasciato a fine settembre dal consolato francese a Gerusalemme, è stato annullato. Ora si trova agli arresti domiciliari in un albergo di Marsiglia.

“Non capisco di cosa mi accusano – confida Mariam Abu Daqqa -. Ho sempre avuto un’ottima visione della democrazia francese e oggi è lei che vuole zittirmi. Ho appena perso 29 membri della mia famiglia nei bombardamenti israeliani su Gaza. La mia casa è stata distrutta. Ma il discorso che faccio non attacca nessuno. Sono venuto per denunciare l’occupazione della Palestina e le sue conseguenze sulla vita quotidiana dei palestinesi”.

Le autorità francesi motivano la loro decisione con due documenti consegnati all’attivista. Uno firmato dal ministro degli Interni, l’altro dal prefetto di Bouches-du-Rhône, “Considerato che l’arrivo di Mariam Abudaqa è tuttora annunciato in diverse manifestazioni previste sul territorio nazionale (…), che nel contesto del sovradimensionato attacco di Hamas (…) e dei violenti scontri ancora in corso tra lo Stato di Israele e Hamas , la partecipazione della signora Abu Daqqa a questi eventi e i suoi interventi rischia di alimentare tensioni, odio e violenza tra le comunità e di creare gravi disturbi all’ordine pubblico”.

Mariam Abu Daqqa è in Francia dall’inizio di ottobre. Ha già tenuto diverse conferenze a Parigi, Lione, Marsiglia, Metz… Nessuna ha provocato simili problemi.

Il ministro dell’Interno francese precisa, inoltre, di aver preso la sua decisione “in considerazione dell’appello lanciato da Hamas per “un giorno di rabbia” venerdì 13 ottobre 2023 volto ad attaccare israeliani ed ebrei, e dell’attacco terroristico commesso lo stesso (giorno) all’interno del liceo Gambetta ad ‘Arras”.

La legittima espressione del popolo palestinese che lotta per la propria liberazione nazionale non ha nulla a che fare con il fanatismo religioso e il terrorismo islamico. Assimilando gli attacchi di Hamas in Israele a quello di Mohammed M. ad Arras e l’azione militante di un membro del FPLP, movimento marxista palestinese molto lontano ideologicamente dai gruppi islamisti, il ministro degli Interni, non si accontenta di mettere la museruola a Mariam Abu Daqqa, ma semina deliberatamente confusione. Un gioco pericoloso che potrebbe rivelarsi controproducente.

“Cerchiamo un avvocato che possa ribaltare questa sorprendente decisione, – spiega Pierre Stambul – Come possiamo immaginare il rimpatrio forzato di una persona a Gaza quando vediamo la violenza che si scatena lì in questo momento?” Considerati i numerosi divieti di manifestazioni a sostegno del popolo palestinese, una tale decisione sarebbe infatti incomprensibile.

La logica della guerra sta creando, in tutta Europa, un clima da caccia alle streghe, un neo-maccarthismo che minaccia la libertà di espressione e di manifestazione criminalizzando le opinioni non allineate al coro guerrafondaio occidentale.

Da InfoPal, di Lorenzo Poli