30/03/23

TARANTO: PULIZIE E AUSILIARIATO NEGLI ASILI COMUNALI - UN ALTRO PASSO AVANTI GRAZIE ALLA LOTTA DELLE LAVORATRICI, MA SIAMO ANCORA SOTTO LA SOGLIA DI DIGNITÀ: LA MOBILITAZIONE CONTINUA

Si è svolto ieri lo sciopero delle lavoratrici delle pulizie e ausiliariato degli asili comunali di Taranto proclamato dallo SLAI Cobas e Usb, con una buona partecipazione in tutti gli asili, che ha fronteggiato e impedito l'azione antisciopero della Ditta nelle precettazioni dei servizi minimi essenziali. Cosi come il pressante intervento da parte del Comune per impedire che vi fosse il presidio delle lavoratrici, che invece c'è stato, confermando che questa lotta da "fastidio", incide e sta trovando consenso anche da parte dei genitori dei bambini.

Questi scioperi stanno dando molto fastidio anche e soprattutto ai sindacati confederali, che stanno facendo il "diavolo a quattro", per ostacolarli, diffondendo notizie false tra le loro iscritte, avendo però come risultato che ieri anche lavoratrici iscritte ai sindacati confederali hanno aderito allo sciopero. E lo sciopero ancora una volta è pienamente riuscito.

Grazie a questi scioperi e iniziative in ogni asilo, ieri il Comune ha fatto, durante il presidio, l'incontro con una delegazione delle lavoratrici e dei sindacati di base, alla presenza di 2 assessori e consiglieri comunali.

E il peso della lotta si è visto. Il Comune dopo che nei giorni scorsi aveva risposto un No ultimativo alle nostre richieste, affermando che "non c'era un euro, avevano raschiato il fondo del barile" e quindi non potevano assolutamente aumentare l'orario di lavoro, ieri nel confronto hanno dovuto fare qualche passo in avanti nella direzione degli orari di lavoro e del reddito della lavoratrici che da troppi anni vivono una condizione di precarietà, fatta di poche ore di lavoro, bassi salari e periodiche sospensioni dell'attività lavorativa senza retribuzione, pur garantendo un servizio essenziale per l'intera comunità.

In particolare, l'amministrazione comunale e la direzione competente hanno comunicato di utilizzare tutte le ultime risorse economiche destinabili all'appalto in questione (175mila euro) per un incremento di 3 ore di lavoro settimanali pro capite, a partire dal prossimo anno educativo (settembre 2023), di redistribuire tra le lavoratrici in forza le ore di lavoro derivanti dall'eventuale collocamento in pensione del personale e di verificare la possibilità di impiegare le lavoratrici anche nelle eventuali attività aggiuntive derivanti dalla realizzazioni di progetti finanziati.

Nello stesso tempo hanno confermato la volonta’ di andare avanti nel progetto di internalizzazione, deliberato dal Consiglio comunale, a fine appalto in corso, con aumento effettivo di ore e salario.

Si tratta di un altro piccolo miglioramento nella condizione di tutte le lavoratrici (dopo il riconoscimento del parametro dell'ausiliariato, la riduzione dei periodi di sospensione dell'attivita' lavorativa, il pagamento delle ore di sostituzione del personale assente e una iniziale, ma ancora molto iniziale, azione di controllo delle modalita' in cui la ditta costringe a lavorare mettendo a rischio la salute delle lavoratrici); un passo avanti conquistato con la lotta e la determinazione delle lavoratrici, organizzate nei sindacati combattivi dello Slai Cobas e Usb; ma ancora insufficiente per sostenere di aver raggiunto la soglia della dignità lavorativa e fermare la mobilitazione. Sull’immediato i sindacati Usb e Slai cobas hanno chiesto che si vada in realta’ da settembre ad un incremento di 6 ore settimanali (1 ora in più al giorno)

Registriamo inoltre ancora il completo disinteresse della società appaltatrice, Servizi Integrati srl, di fronte alle legittime rivendicazioni delle sue dipendenti, imprigionate da anni in un lavoro povero, faticoso e svolto per giunta senza le attrezzature previste dal capitolato d'appalto. Un'azienda che, al di là degli annunci, si rende ancora indisponibile ad avviare qualunque vera trattativa per il riconoscimento di concreti miglioramenti salariali e delle condizioni di sicurezza.

Per queste ragioni, le lavoratrici non intendono retrocedere di un solo passo e a breve renderemo note le prossime iniziative di lotta.

Lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe e Usb Lavoro privato

28/03/23

Il testo della seconda "lezione" della Formazione marxista di base tenuta dal Prof. Di Marco il 17 marzo da Palermo

Prima di entrare nel merito di questa seconda “lezione”, voglio fare una breve sintesi della prima “lezione” tenutasi il 6 febbraio a Taranto.

Noi ci stiamo occupando delle categorie dell'economia politica perché l'opera di Marx, a cui Marx ha dedicato la maggior parte del tempo della sua vita, era una critica di questa scienza. L'economia politica è una scienza che si occupa della ricchezza, la ricchezza delle nazioni: è una scienza molto moderna, nell'antichità, dicemmo la volta scorsa, non c'era una scienza di questo genere. Perché? Perché non erano interessati gli antichi alla ricchezza come tale, cioè alla produzione della ricchezza come tale, perché loro dicevano che la produzione è al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio della produzione, quindi la ricchezza, la produzione, agricola prevalentemente, serve per creare il buon cittadino, fare il buon cittadino. Nella società moderna, invece, è l'uomo al servizio della produzione, infatti uno dei grandi economisti moderni, Ricardo, dice lo scopo è la produzione per la produzione. Allora, come si presenta nell'età moderna la produzione per la produzione? Come un asservimento totale dell'individuo alla produzione. E l'uomo è assoggettato alla produzione come se l’uomo fosse dominato da un fato a lui estraneo, anche se poi se lo sono creati gli individui stessi. E, dice Marx, il lavoratore più lavora per produrre questa ricchezza e più diventa povero, E’ uno svuotamento. Dice Marx è come nella religione, tutto quello che metti in Dio, in questo ente di immaginazione, lo togli all’uomo. Quindi questa produzione per la produzione si presenta come un totale svuotamento, e allora ci sembra che quel mondo antico di un tempo sia stato più pieno; ma questo “svuotamento” crea poi le condizioni per il pieno sviluppo di tutte le capacità umane, è come se “recuperassimo il mondo antico”, ma sulla base delle condizioni che ha creato questa fase, scusate, fatemi dire la parolaccia, di merda, che attraversiamo. Questo mondo moderno ti spezza, ti separa, poi recuperi questo momento elevato, ma sulla base delle condizioni, vedremo quali, che creano questo passaggio.

L’altra volta noi ci fermammo precisamente qua, e cioè che la ricchezza odierna si presenta come uno svuotamento totale dell'uomo, degli individui, del lavoratore: più produci ricchezza, più ti affatichi e più ti impoverisci. Allora ci sembra che il mondo antico sia più elevato, ma, dice Marx, una volta che hai soppresso la forma moderna capitalistica, mo’ vediamo che significa, della ricchezza, cos'è altro la ricchezza se non questo pieno sviluppo dell'uomo, dove l'uomo non rimane mai qualcosa di divenuto, ossificato, ma è nel movimento assoluto del divenire, si trasforma sempre, ma non nella maniera feroce con cui si trasforma oggi. Perché? Perché questa trasformazione, questo movimento va a vantaggio di pochissimi, i quali rappresentano la ricchezza di tutta quanta la società, invece dobbiamo arrivare a una fase in cui ognuno di noi rappresenta la ricchezza di tutta quanta la società, cioè non c'è più l'antitesi tra individuo e società ma, dice Marx, la più grande povertà diventa la più grande ricchezza, perché la povertà lì sarà il bisogno dell'altro uomo, e quindi è la più grande ricchezza, questa volta positiva, cioè avere bisogno dell'altro uomo, ma non un bisogno che significa necessità: o fatichi più del necessario o non mangi, perché gli uomini avranno le risorse per potersi sottrarre a questa necessità del lavoro, e  a quel punto il bisogno è un bisogno positivo, è come se dicessi: ho bisogno di arte, ho bisogno di cose più elevate...

Adesso dobbiamo entrare nel nostro tema, perché adesso noi restiamo collocati in questa seconda fase, e quindi dobbiamo capire questa seconda fase, questo e il problema.

Allora, per descrivere questa seconda fase io ho scelto un testo di un conservatore dei tempi di Engels, si chiamava Thomas Carlyle, che aveva scritto un libro Passato e presente. Engels recensì questo libro,

27/03/23

Respinta la richiesta dei domiciliari per Alfredo Cospito, ma la lotta continua fino all'ultimo respiro. Proponiamo un'intervista dell'MFPR a Carla Serra e Maria Luna, avvocate di Nadia Lioce

“… E poi noi cosa chiediamo? Che venga rispettato il diritto – che non è il nostro, è il loro – e che venga rispettata la Costituzione. Quando tu chiedi queste cose non puoi ricattare nessuno, chiedi che vengano applicate le leggi e ci fan passare come quelli che ricattano. Cosa ricattiamo? Siamo ricattati casomai! Noi fino all’ultimo, fino a che Alfredo respira, lotteremo per evitare che muoia. Se Alfredo morirà la gente deve capire di chi è la responsabilità e deve capire quanto è orribile quello che sta succedendo” (Lello Valitutti, 25 Marzo 2023)

Respinta la richiesta di differimento della pena (domiciliari) per le condizioni di salute ad Alfredo Cospito, ormai in sciopero della fame da 159 giorni.

Il collegio presieduto dal giudice Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, ha inoltre rigettato la richiesta della procura generale milanese di collocare Cospito “in maniera stabile” nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo. Anche la Sorveglianza di Sassari ha respinto i domiciliari.

Nel provvedimento  lungo 8 pagine, si fa anche riferimento alla “strumentalità” dello sciopero della fame che “è assolutamente certa e ha dato corso alle patologie oggi presenti“. “Dagli atti risulta che la condizione clinica del detenuto è diretta conseguenza dello sciopero della fame che egli sta portando avanti fin dall’ottobre 2022“, si legge nel provvedimento firmato da Giovanna Di Rosa, presidente della Sorveglianza, e dalla giudice Ornella Anedda.

Il 41bis è tortura, è violenza della stessa natura umana, che sopprime il più elementare diritto, quello della parola, di esplicazione di un pensiero, è come tornare alla preistoria, quando ancora gli uomini non conoscevano la parola. Oltre questa aberrazione contro l’umanità, la sua applicazione ai detenuti politici rivoluzionari ha sempre più un valore verso l’esterno, di cui si vuole impedire anche la manifestazione del pensiero antagonista, del dissenso. Il timore dello Stato borghese, ora come ora, non è tanto del collegamento dei detenuti con le manifestazioni esterne e di un loro presunto ruolo di “incitatori” della lotta sociale e politica, assolutamente dimostrato non vero e non “necessario” – l’acutizzarsi della lotta di classe va per conto suo, ha ben altri “istigatori”, come la Francia per esempio sta dimostrando in questi giorni – ma piuttosto l’inverso: il collegamento dell’esterno con l’interno.

Pubblichiamo a tal proposito un’intervista a Carla Serra e Maria Luna, avvocate di Nadia Lioce, dal 2005 in 41 bis nel carcere di L’Aquila:

L’Aquila, 17/03/2023

Mfpr

Alfredo Cospito dal 20 ottobre è in sciopero della fame contro il regime di 41 bis, a cui è stato assegnato dal maggio scorso. Ma non è la prima volta che un prigioniero rivoluzionario viene sottoposto al regime di 41 bis, né è la prima volta che un prigioniero anarchico viene di fatto detenuto in condizioni di segregazione molto simili, se non sovrapponibili, a questo regime. Nel 2019 le anarchiche Anna e Silvia vennero trasferite nell’allora sezione AS2 del carcere dell’Aquila, la cosiddetta “sezione gialla”, adibita fino al 2012 a 41bis femminile, del quale mantenne pressoché tutte le restrizioni, aggravate dal carattere particolarmente angusto delle celle. Anche allora ci fu una lotta, innescata dallo sciopero della fame delle prigioniere anarchiche, che si allargò in altre carceri e vide coinvolto lo stesso Cospito. Una lotta che fu ripresa, attraverso battiture delle sbarre, dalle detenute e dai detenuti in 41 bis nel carcere dell’Aquila e rilanciata da Nadia Lioce con un comunicato di solidarietà. Ci furono numerosi presidi e iniziative di solidarietà in città e al carcere e alla fine quella sezione fu chiusa. Ad oggi però ci sono 12 o 13 donne al 41 bis nel carcere dell’Aquila. Tra loro la prigioniera comunista Nadia Lioce. Quali sono oggi le condizioni che si vivono nella sezione femminile del 41 bis del carcere aquilano?

Avv. Serra

Per quel che possiamo constatare, che ci viene riferito dalla nostra assistita, Nadia Lioce, possiamo rilevare come le condizioni, che sono più che altro ormai note, sono di totale isolamento, soprattutto per quel che riguarda la nostra assistita. Come tutte, lei ha soltanto un’ora d’aria e un’ora di socialità.

Mfpr

Puoi ricordare un po’ come sono stabiliti i gruppi di socialità? Chi stabilisce i gruppi di socialità?

Avv. Serra

I gruppi di socialità assolutamente non vengono decisi dal detenuto ma vengono decisi dal DAP, ossia dall’amministrazione, dal Ministero, che decide appunto di porre il detenuto in un gruppo di socialità – in genere i gruppi sono da tre o da 4, ma a L’Aquila adesso sono da due nella sezione femminile – che preveda che gli altri detenuti siano di diversa provenienza, l’organizzazione deve essere di diversa provenienza rispetto a quella dell’altro detenuto. Per dirla in breve non possono avere socialità due detenute che appartengono entrambe ad un’organizzazione di tipo mafioso o camorristico, quindi non vengono assolutamente decise dal detenuto o dalla detenuta.

Poi ovviamente ci sono tutte le restrizioni che conosciamo benissimo, fino appunto al divieto di parola, se non alle detenute che appartengono allo stesso gruppo di socialità, perché con le altre tu non puoi assolutamente avere nessun tipo di contatto, neanche un saluto. Ed è per questa ragione che si fece anche il processo che vide Nadia Lioce imputata nel 2017, in cui praticamente le si contestava di aver recato disturbo alle altre detenute perché faceva una battitura con una bottiglietta di acqua, e per cui sostenemmo che lei non avrebbe comunque neanche potuto sapere se stesse arrecando o meno disturbo, proprio perché non ci si poteva parlare, non solo, non si poteva in alcun modo neanche dirsi “mi dai fastidio”, “cosa stai facendo?”.

Diciamo che poi proprio quel processo fu l’occasione per far conoscere all’esterno le condizioni in cui si trova un detenuto o una detenuta in 41 bis, che non tutti conoscono, e che riguarda proprio un’afflizione della persona in tutto il suo esplicarsi, anche nella parola, non solo come impossibilità di spostarsi, di avere contatti con l’esterno, tanto che per la Lioce noi continuamente facciamo dei reclami sulla corrispondenza, perché le viene trattenuta quasi tutta la corrispondenza con l’esterno.

Avv. Luna

In particolare, sul trattenimento della corrispondenza, molti reclami sono stati accolti proprio perché la magistratura, e quindi l’autorità giudiziaria, ha rilevato e verificato che si trattava di lettere, di comunicazioni, totalmente prive di un contenuto o di un significato che anche solo lambisse la soglia della pericolosità, quindi dei collegamenti con l’esterno pericolosi, unico elemento che a rigore, almeno proprio a mente della legge, dovrebbe giustificare e legittimare il trattenimento e quindi la compressione di questo diritto costituzionalmente garantito.

In moltissimi casi, non perché lo avessimo sostenuto noi, o meglio, non solo perché lo avevamo sostenuto noi, ma perché lo ha constatato l’autorità giudiziaria, il trattenimento è risultato completamente sganciato da qualunque pericolosità, da qualunque contenuto di pericolosità concreta ed effettiva. E dunque, venuto meno questo presupposto, restava solo la parte vessatoria, afflittiva, che è quella che resta di molte di queste restrizioni, sulle quali i magistrati sono stati chiamati, sono stati sollecitati ad intervenire, proprio perché si ripristinasse anche il senso di queste norme, perché è evidente che se viene meno il requisito della pericolosità, per come è inteso, evidentemente resta solo la parte afflittiva della restrizione, e siccome va ad incidere sui diritti soggettivi, su prerogative della persona, come il pensiero, la sua libertà di manifestarlo, la parola, è evidente che la compressione si pone molto al limite con i diritti costituzionali, anzi, a nostro avviso, fuori dai diritti costituzionali.

Avv. Serra

Sì e infatti ormai dopo 16 anni, constatiamo come in tutti i decreti di proroga del regime di 41 bis, si ripetano pedissequamente le stesse motivazioni, che toccano aspetti che nulla rilevano sul piano della pericolosità del soggetto. Come dire, lo si proroga indipendentemente da una qualche motivazione, da un qualche aspetto di messaggio che possa essere veicolato all’esterno, proprio in assenza totale di una pericolosità concreta. Dal che rileviamo come nonostante siano trascorsi 16 anni dalla sua prima applicazione, il decreto viene prorogato ogni due anni, di fatto in forma automatica, ma è chiaro che così facendo verrà prorogato per sempre, perché le motivazioni arrivano appunto a toccare aspetti che nulla rilevano, tipo la solidarietà esterna al soggetto che è detenuto in 41 bis, oppure il fatto che, pur essendo stato accertato che non esiste l’organizzazione di appartenenza all’esterno, (non essendoci elementi concreti, attuali di tale esistenza), si sostiene che, siccome vi sono dei problemi sociali, dei conflitti sociali, e quindi potrebbe rinascere la lotta armata, ciò legittimerebbe sempre l’applicazione della proroga del 41 bis. Ecco, questo è un aspetto che non ha nessun aggancio con le norme di riferimento, però purtroppo dobbiamo assistere ogni due anni alla proroga motivata in questo modo.

Mfpr

In un’intervista al Fatto Quotidiano della collega Calia si parlava infatti di motivazioni sganciate da qualsiasi presupposto di legge, motivazioni di questo tipo: Vanno valutate con la massima prudenza le temporanee eclissi del fenomeno brigatista che suggeriscono di non escludere la possibilità di una ripresa della lotta armata nel medio/lungo periodo, anche in considerazione di un panorama complessivo di scontri sociali, di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”.

Avv. Luna

Questo non c’entra niente con la ratio della norma

Avv. Serra

Infatti, che è quella appunto di evitare i collegamenti con l’organizzazione di appartenenza, però, nel caso appunto della Lioce, ma anche di tutti gli altri detenuti in 41 bis appartenenti a quella organizzazione, non ci sono elementi, almeno non ne indicano, da cui inferire che esista attualmente l’organizzazione, quindi quali sarebbero questi messaggi da veicolare?

Avv. Luna

E dunque quali sono questi pericoli tali da giustificare un complesso di restrizioni così gravi?

Mfpr

Tra i motivi di proroga del 41 bis, si citano, nei decreti ministeriali, anche le iniziative, i presidi di solidarietà, contro il 41 bis, ma è dal 2019 che non si fanno più presidi al carcere dell’Aquila. Eppure in un articolo del corriere della sera di un anno fa si legge che “i tre brigatisti superstiti hanno compiuto o stanno per compiere 19 anni di detenzione, e nonostante da tempo l’organizzazione non dia più segni di vita, sono tutti e tre ancora al «41 bis»”. Poi si aggiunge: “«l’attuale contesto sociopolitico, caratterizzato da forti tensioni, induce a ritenere concreto il pericolo di una ripresa di possibili azioni violente di natura eversiva». Tra i segnali di rischio ci sono anche i saluti a Nadia Lioce inviati con un documento pubblico da un sedicente Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario”. Si trattava di una lettera aperta, pubblica, di saluti di fine anno, che tra l’altro lei ha ricevuto.

Avv. Luna

In un nostro reclamo contro la proroga del 41bis, noi abbiamo censurato il fatto che si ponesse a sostegno della proroga, proprio l’esistenza di movimenti di solidarietà, quindi il presidio a L’Aquila e in generale il movimento di solidarietà contro il 41 bis. Lo abbiamo censurato come modalità argomentativa. Cioè ritenevamo e riteniamo che un regime detentivo quale quello del 41 bis non possa essere usato come deterrente per la formazione o manifestazione di un pensiero antagonista, non istituzionale, antistatale, quale che sia. E nell’ordinanza che decise quel reclamo, anche l’allora magistrato relatore scrisse nella sua motivazione, che pure prorogò, scrisse che quel riferimento al dissenso, ad utilizzare il regime di 41 bis su Nadia Lioce come strumento deterrente contro le formazioni di dissenso, di pensiero del dissenso, fosse quantomeno inopportuno. Dunque c’è evidentemente un profilo che non ha una veste giuridica, non può avere una veste giuridica di questo tipo, non può usarsi un regime detentivo così afflittivo come strumento di deterrenza rispetto al pensiero all’esterno, alla manifestazione del dissenso all’esterno. E’ evidente che c’è una distorsione, che avevamo rilevato noi e che aveva rilevato anche il magistrato, ma questo non è bastato ovviamente.

Mfpr

Questo continuano a farlo, anche adesso con gli anarchici

Avv. Serra

Esatto. Ne abbiamo un esempio lampante di come si è strumentalizzato appunto tutto questo movimento, proprio per giustificare l’applicazione di questo regime detentivo, nonostante per gli anarchici si sappia che l’ideale è completamente differente rispetto a quello di un’organizzazione, di un livello verticistico.

Mfpr

Si dice che l’art. 41 bis sia nato sulla scia delle stragi mafiose del ‘92, in realtà esso è stato introdotto nell’ordinamento penitenziario dalla legge Gozzini nell’86, per prevenire situazioni di rivolta, esclusivamente interne al carcere. Dopo la strage di Capaci ad esso fu aggiunto un secondo comma, per prevenire situazioni di rischio esterne al carcere, impedendo il passaggio di comunicazioni tra i destinatari della misura con le loro organizzazioni di appartenenza all’esterno. Ma chi ha attraversato le lotte degli anni ‘70 conosce bene tutta la legislazione speciale che si è sviluppata in quegli anni, passando per le carceri speciali e trovando il suo culmine nell’articolo 90. Dopo l’articolo 90 si è arrivati alla vera e propria tortura contro i prigionieri politici, tortura che è stata praticata dai primi anni ‘80 fino all’86 ed è tutto documentato. Poiché non era accettabile per uno “Stato di diritto” che si torturasse fisicamente delle persone, l’uso della tortura ha subito un’evoluzione, si è passati alla tortura bianca, e il 41 bis racchiude tutto questo.

Applicato prima ai mafiosi o presunti tali, perché in gran parte sono del sud, poi sui prigionieri delle BR-PCC, ora agli anarchici, si allarga sempre di più il bacino dei destinatari di questa misura, magari perché ritenuti socialmente pericolosi anche se non hanno effettivamente commesso determinati reati ma in quanto potenzialmente potrebbero commetterne.

Avv. Serra

Purtroppo sì, la deriva è questa, il pericolo di una deriva ancora maggiore. E quindi cerchiamo di far sì, soprattutto, che più persone, anche non del settore, conoscano le condizioni, in modo che ci si renda conto, quando si parla di applicazione del 41 bis, quali siano realmente le condizioni e se è giusto che in uno Stato che assume di essere democratico e di diritto vi siano queste forme esasperate di condizioni di vita del detenuto, condizioni inumane, afflittive ingiustificatamente. Ecco, per questo si parla di tortura.

Sciopero il 29 delle lavoratrici degli asili di Taranto. Dalle lavoratrici ai genitori dei bambini


Questa mattina volantinaggio ai genitori agli asili  

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Genitori, chiediamo la vostra attenzione e solidarieta’

Siamo lavoratrici/tori delle pulizie e ausiliariato che badiamo ai vostri figli da 30 anni, alla loro igiene e salute, e ci dedichiamo a questo lavoro in maniera etico/professionale, perchè siamo anche noi madri e padri. Senza il nostro lavoro i vostri bambini non avrebbero un ambiente pulito.

Nonostante questo, il nostro lavoro da parte di Ditta e Comune non viene considerato. Ci costringono a fare tutti i servizi in pochissime ore, 3 al giorno, (prima del covid addirittura in 1 ora e 50 min al giorno); inoltre in questi ultimi anni il carico di lavoro è aumentato, per l’aggiunta di varie mansioni di ausiliariato, per i protocolli covid (che continuano), per l’incremento del numero di bambini. Nelle pochissime ore dobbiamo lavorare in affanno, con conseguenze anche sulla nostra salute.

Il nostro salario da troppi anni è al di sotto del minimo vitale (tutte/i noi abbiamo famiglia), e ora si è ridotto ancora di più per il carovita, aumenti di bollette, benzina, ecc. Alle nostre richieste non vi è stata finora alcuna risposta.

Nello stesso tempo, non ci vengono fornite le attrezzature e i materiali necessari per la pulizia, nonostante sia previsto dal capitolato d’appalto del Comune a cui continuamente abbiamo rivolto segnalazioni, senza però effettivi risultati; costringendoci a spaccarci la schiena per garantire comunque l’igiene.

PER QUESTO IL 29 MARZO SIAMO IN SCIOPERO, e se non ci saranno risposte saremo costretti a continuare

Noi chiediamo la vostra attenzione e solidarieta’.

Capite bene che ogni miglioramento della nostra condizione va a vantaggio anche del miglioramento del nostro lavoro verso i vostri bambini.

VI INVITIAMO A VENIRE MERCOLEDI’ 29/3 A P.ZZA CASTELLO PER CONFRONTARCI.
NOI STAREMO LI’ DALLE ORE 9.


Lavoratrici e lavoratori pulizie/ausiliariato degli asili comunali

WA 3806940091

25/03/23

Il femminismo in Spagna anticipa l'Italia? Alcune iniziali riflessioni


A Madrid, come l'anno scorso, ci sono state due manifestazioni contrapposte: una cosiddetta del "femminismo classico", in cui è prevalente la posizione riformista classica; l'altra del femminismo, chiamiamolo "moderno", che attrae molte ragazze, e che porta alle estreme conseguenze posizioni presenti anche in Nudm in Italia.
Le posizioni presenti in questo femminismo "moderno" sono importanti da conoscere e da approfondire per la critica/lotta. Esse, molto in sintesi, sono sostenitrici in politica di un femminismo liberale, ma è soprattutto sul fronte ideologico che sono pericolose, esasperando il transfemminismo, il genere, l'individualismo: tutti (sia donne che uomini) possono definirsi femministi/donne (anche solo nel pensiero), celebrano la differenza, l'identita'; tutto va bene se è espressione di soggettivita', dalla prostituzione alla pornografia (quest'ultime posizioni non sono proprio nuove, noi le abbiamo attaccate quando si sono presentate in America), ecc.
Questa tendenza è pericolosa perchè diventa compagna di strada, accompagnamento del moderno fascismo (soprattutto nell'esaltare l'individuo, l'identita'), utilizzata dal moderno fascismo, appunto per presentarsi "moderno".
La Spagna in un certo senso anticipa l'Italia e mostra dove possono portare le posizioni presenti in Nudm.
Per questo è bene conoscerle, anche per approfondire la nostra analisi critica di Nudm, le cui posizioni non sono solo o prevalentemente riformiste (certo, lo sono soprattutto nelle piattaforme e negli sbocchi della lotta; come d'altra parte lo è anche per gli obiettivi del femminismo spagnolo), ma oggi sono pericolose e vanno attaccate appunto per il loro farsi, consapevolmente o inconsapevolmente, compagne di strada del moderno fascismo; per cui, come sta succedendo in Spagna, le forze di "sinistra" ideologicamente sono sulla stessa lunghezza d'onda.
Mentre i comunisti marxistileninisti non sono assolutamente in grado di contrastare questa situazione.
La Spagna dimostra ancora di più come c'è bisogno anche li' di un movimento femminista proletario rivoluzionario, l'unica barriera al "moderno femminismo".
Come c'è bisogno dei comunisti marxisti leninisti maoisti, in grado di combattere sia il riformismo "classico", sia il post modernismo fascisteggiante.
MFPR
Su queste posizioni riprendiamo un paragrafo su "POST-MODERNISMO E FEMMINISMO" dell'opuscolo della comunista Anuradha Ghandy "Tendenze filosofiche nel movimento feminista".
E a seguire una nota da compagni di Madrid.

Da Anuradha Ghandy
"Le critiche rivolte alle femministe dalle donne non bianche hanno portato una sezione di femministe a muoversi nella direzione del multiculturalismo e del postmodernismo. Partendo dalla scrittrice esistenzialista Simone de Beauvoir, ritengono che la donna sia “l’altro” (contrario alla cultura dominante, ad esempio dalit, adivasi, donne, ecc.). Le femministe postmoderniste stanno glorificando la posizione “dell’Altro” perché dovrebbe dare spunti alla cultura dominante di cui non fa parte. Le donne possono quindi essere critiche verso le norme, i valori e le pratiche imposte a tutti dalla cultura dominante. Credono che gli studi dovrebbero essere orientati dai valori di coloro che sono stati studiati, i subalterni, che sono stati dominati. Il postmodernismo è stato popolare tra gli accademici. Credono che non esista alcuna categoria fissa, in questo caso, donna. Il sé è frammentato da varie identità: sesso, classe, casta, comunità etnica, razza. Queste varie identità hanno un valore in se stesse. Quindi questa diventa una forma di relativismo culturale.
Quindi, ad esempio, in realtà non esiste una categoria di sole donne. La donna può essere una delle identità del sé, ce ne sono anche altre. Ci sarà una donna dalit, una prostituta dalit, una donna di casta superiore e cose del genere. Poiché ogni identità ha un valore in sé, non viene dato alcun significato ai valori verso i quali tutti possono lottare. Considerato in questo modo non c’è spazio per trovare un terreno comune per l’attività politica collettiva. La donna concetto, ha contribuito a riunire le donne e ad agire collettivamente. Ma questo tipo di politica dell’identità divide più di quanto unisce. L’unità è sulla base più stretta.
I postmodernisti celebrano la differenza e l’identità e criticano il marxismo per concentrarsi su una “totalità” - la classe. Il postmodernismo inoltre non crede che la lingua (almeno le lingue occidentali) rifletta la realtà. Credono che le identità siano “costruite” attraverso il “discorso”. Quindi, nella loro posizione, il linguaggio costruisce la realtà. Perciò molti di loro si sono concentrati sulla “decostruzione” del linguaggio, con un effetto che lascia una persona senza niente - non esiste una realtà materiale di cui possiamo essere certi. Questa è una forma di soggettivismo estremo. Le femministe postmoderniste si sono concentrate sulla psicologia e sul linguaggio. Il postmodernismo, in accordo con il famoso filosofo francese Foucault, è contro ciò che chiamano “rapporti di potere”. Ma questo concetto di potere è diffuso e non è chiaramente definito. Chi esercita il potere? Secondo Foucault è solo a livello locale, quindi la resistenza al potere non può che essere locale. Non è questa la base del funzionamento delle ONG che unisce le persone contro il potere corrotto locale e apporta aggiustamenti alla potenza di cui sopra, ai governi centrali e statali? In effetti, il postmodernismo è estremamente divisivo perché promuove la frammentazione tra le persone e attribuisce un’importanza relativa alle identità senza alcun quadro teorico per comprendere le ragioni storiche della formazione dell’identità e collegare le varie identità. Quindi possiamo avere un raduno di ONG come il World Social Forum dove tutti celebrano la loro identità - donne, prostitute, gay, lesbiche, tribali, dalits ecc. ecc., Ma non c’è alcuna teoria che li porti ad una comprensione generale, una strategia comune. Ogni gruppo resisterà ai propri oppressori, poiché li percepisce. [come tali n.d.t.] Con una tale argomentazione, logicamente, non può esserci organizzazione, nella migliore delle ipotesi può essere un’organizzazione spontanea a livello locale e coalizioni temporanee. Sostenere un’organizzazione secondo la loro posizione significa riprodurre il potere - gerarchia, oppressione. Essenzialmente lasciano all’individuo la resistenza per se stesso, e sono contro la resistenza organizzata e la resistenza armata.
Carole Stabile, una femminista marxista, ha detto bene: “Il pregiudizio anti-organizzativo è parte integrante del pacchetto post-modernista. Organizzare le coalizioni più provvisorie e spontanee è, per teorici sociali e femministi postmodernisti, riprodurre l’oppressione, le gerarchie e le forme di dominio intrattabile. Il fatto che il capitalismo sia estremamente organizzato fa poca differenza, perché ci si oppone a una forma di potere diffuso e polivalente. Né, come ha sottolineato Joreen più di due decenni fa, sembra importare che la mancanza di struttura produca le proprie forme di tirannia. Così, al posto di qualsiasi politica organizzata, la teoria sociale postmodernista ci offre variazioni sul pluralismo, sull’individualismo, sull’agire individualizzato e, in definitiva, su soluzioni individualizzate che non hanno mai - e non saranno mai in grado di risolvere problemi strutturali “. (1997)
Non sorprende che per i postmodernisti, il capitalismo, l’imperialismo, ecc. non significhi nulla più di una forma di potere in più. Mentre il postmodernismo nella sua forma sviluppata non può essere trovato in una società semi-coloniale come l’India, tuttavia molte femministe borghesi ne sono state influenzate. La loro veemente critica delle organizzazioni rivoluzionarie e revisioniste sulla base della burocrazia e della gerarchia riflette anche l’influenza del postmodernismo negli ultimi tempi."
Da compagni di Madrid
"Sull’ assolutizzazione delle identità individuali (anch’esse per altro mai fisse ma percepite appunto “fluide” da ogni punto di vista persino da quello meramente biologico) negli ultimi anni è entrato come coltello nel burro il neoliberismo: i suoi pensatori (per lo più made in USA e finanziati massicciamente da Partiti e organi federali), le sue organizzazioni locali (che fanno entrismo nei gruppi e movimenti femministi) e le sue ideologhe (tutte donne e appartenenti a classi sociali alte). Sono loro ora spesso ad egemonizzare i movimenti, dettare la linea e imporre agenda e rivendicazioni politiche, se non direttamente, alle spalle. Tutto in realtà allo scopo di deligittimare e criminalizzare il femminismo storico e le pensatrici e attiviste femministe, per svuotare da dentro quel movimento planetario, e infine per tornare a un neopatriarcato neoliberista opportunamente modernizzato affinché le donne - soprattutto le giovani generazioni- lo accettino senza più protestare e addirittura lo appoggino per non riconoscerlo come tale.
Come ottengono questo? Sarebbe da analizzare punto per punto, tutto serve al neoliberismo: il rapporto con i maschi, la prostituzione, la pornografia, l’ideologia queer (snaturata rispetto ai suoi esordi), le teorie transgender, il transumanesimo, il successo degli studi decoloniali, la strumentalizzazione delle rivendicazioni della comunità gay e transessuali, i nuovi costumi sessuali delle giovani generazioni, il pervertimento del pensiero di pensatori classici come Simone de Bouvoir, Zigmund Baumann, Noam Chomsky, l’appropriazione - come in altri campi (in questo il capitalismo è maestro) - di linguaggi, pratiche e stili di vita di sinistra (in primis le stesse parole “femminista” e “patriarcato”, oppure l’uso della piazza e dei social, oppure l’anti-moralismo, oppure la protezione delle “minoranze” e l’appello ai diritti umani). Ovviamente gli scopi sono sempre gli stessi: riportare la condizione della donna indietro, riaffermare la “naturalità” del libero mercato, della proprietà privata e della concorrenza, riorganizzare lo Stato e l’economia sulla base di maggiore dirigismo autoritario e controllo ideologico e disattivare qualsiasi possibilità di presa di coscienza e di unione degli sfruttati. E delle sfruttate.
La cosa più preoccupante è che sviluppatori di questo “femminismo” neoliberista non sono solo le Destre, i Conservatori o i Fascisti ma anche - è a volte più efficacemente - le Sinistre riformiste: Podemos in Spagna, forse la Schlein domani. Consapevolmente o no ma il risultato è lo stesso. La madre-cristiana-donna Meloni può infiammare le militanti di Vox ma difficilmente sono etichette in cui si riconoscono la maggioranza delle giovani donne europee. Ma una transfemminista democratica, lesbica e impegnata nei diritti civili individuali di tutte le nuove identità può arrivare al cuore e alle menti di chi poi scende in piazza l’8 marzo. Come ci arrivano le leader donne di Podemos che hanno qui fatto approvare la c.d. “legge-trans”. In Spagna i gruppi queer attaccano fisicamente, minacciano e ridicolizzano fisicamente i gruppi femministi e le donne che sollevano dubbi su questo presunto nuovo femminismo".

In India lo Stato spia con i droni le donne mentre fanno il bagno. Facciamo appello in Italia a denunciare dovunque questa violazione

I nuovi mostri - Non c'è limite alla barbarie fascista/sessista. Ma questo pone che non ci deve essere neanche limite alla lotta delle donne

FdI: carcere per i genitori gay

Cirielli FdI vice ministro degli Esteri: togliere i figli alle madri detenute
Carceri, Cirielli: "Se una madre è detenuta, le si tolga la patria potestà... Se una madre viene condannata e finisce in carcere le si deve togliere la patria potestà, visto che se si va in carcere vuol dire che si è commesso un reato grave punibile con almeno cinque anni... considero ancora più ingiusto lasciare la patria potestà a madri degeneri..."
Le critiche sono arrivate anche da Alessandro Zan: "Fratelli d’Italia continua ad accanirsi contro i bambini. Oggi Cirielli vuole togliere la patria potestà alle madri detenute. Quindi una donna che sbaglia, oltre la pena, deve perdere i figli, rendendo di fatto un bambino orfano della madre. Siamo alla follia".


L’Uganda mostra il futuro dell’Italia, in tempi di governi fascisti, razzisti e sessisti

Il parlamento ugandese ha approvato a tempo di record una nuova legge che stabilisce che “il solo fatto di identificarsi come appartenente alla comunità Lgbt+ è illegale. I cosiddetti “atti di omosessualità aggravata” sono puniti con la pena di morte, e i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso con il carcere a vita.

La marcia all’indietro del governo Meloni, in atto in questi giorni, con la canea, non certo solo di parole, contro i figli di gay e lesbiche, è in Uganda che vuole arrivare, ed è chiaramente una delle ragioni fondanti per cui la lotta contro questo governo, questo Stato e questo sistema non ha soluzioni: reazione o rivoluzione, barbarie o liberazione.

Afghanistan: vietano le scuole alle ragazze; perchè le donne, insieme ai giovani e ai proletari, sono l'unica forza contro la barbarie del regime talebano


E’ calato il silenzio mondiale sulla situazione in Afghanistan. L’imperialismo in altre faccende affaccendato è ben lieto di consegnare il paese alla dittatura reazionaria talebana, sapendo che questa è divenuta ormai inoffensiva e animale da colpire del sistema imperialista, e invece offensiva con le mani lorde verso il proprio stesso popolo che naturalmente, data l’ideologia feudal islamica, verso le donne.

Nei giorni scorsi si sono riaperte le scuole dopo la pausa invernale e vige il bando per cui le studentesse adolescenti devono rimanere a casa. Il diritto all’istruzione è loro negato.

Il regime afferma trionfante: “L’autarchia è la via maestra. Il popolo è con noi”.

E di fronte a qualche preoccupazione di altri regimi islamici, la risposta è, con incredibile faccia tosta: “L’accesso non è una questione religiosa ma nazionale”.

Le donne afghane e le ragazze dentro questa oppressione maturano la coscienza della loro ribellione e costituiscono anche oggi, sia pure nel silenzio mondiale e nelle condizioni difficili in cui operano, la prima linea dell’opposizione al regime.

A loro arriva il grande esempio della ribellione delle donne iraniane che da mesi ha minato e messo in crisi l’odiosa dittatura reazionaria della borghesia e della finanza del petrolio e del latifondismo. Per schiacciare la rivolta delle donne in Iran il regime ha usato tutti i mezzi, le impiccagioni, le torture anche sessuali, lo scatenamento della peste nera dell’integralismo islamico che ha scoperchiato la fogna di gruppi che sono arrivati fino all’avvelenamento di massa delle studentesse.

I crimini contro l’umanità dei regimi reazionari integralisti islamico sono parte del dominio del sistema imperialista. Senza rovesciare l’imperialismo non si rovescerà. Ma in ogni paese il regime reazionario è il primo nemico. Nessuno ci venga a tediare e ad insultare le masse popolari che questi regimi sarebbero parte della contraddizione tra imperialismo e popoli e nazioni oppresse, come se fossimo a 50/100 anni fa, come se non ne avessimo visto di tutti i colori.

Le donne, i giovani, i proletari e la loro rivoluzione anti feudale e anti imperialista sono l’unica forza materiale che cerca e trova la strada della guerra di popolo e tramite essa e i suoi passaggi della rivoluzione socialista che possa mettere fine alla barbarie imperialista e ad ogni barbarie che fanno parte del suo mondo.

24/03/23

"Pena di morte per chi abortisce". Non siamo in Iran o in Afghanistan, ma nel cuore dell'imperialismo occidentale


Dopo che, nel giugno 2022, la Corte suprema degli Usa aveva cancellato le protezioni federali che tutelavano il diritto all’aborto, riportando indietro la giurisprudenza in materia di quasi mezzo secolo, le assemblee legislative di 13 stati hanno approvato leggi per vietare o ridurre l’accesso all’interruzione di gravidanza.

Nello stato del South Carolina, dove già l’aborto è punito con una condanna fino a due anni di carcere e una multa fino a 1000 dollari, c’è chi ancora non è soddisfatto.

All’esame della Commissione giustizia della Camera dei rappresentanti c’è la proposta di legge del repubblicano Rob Harris: pena di morte per chi abortisce, come per l’omicidio.

Secondo il testo di Harris, il feto – definito come qualsiasi stadio di sviluppo della persona a partire dalla fecondazione – deve essere tutelato, seppure non ancora nato, dalle leggi dello stato al pari di tutte le altre persone.

Il ragionamento di Harris è dunque questo: il feto è vita, la vita va protetta, chi vi attenta mortalmente va punito con la pena prevista dalla legge. Ossia, la pena capitale.

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla


Riceviamo e diamo massima diffusione alla dichiarazione del compagno anarchico Alfredo Cospito durante l’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla tenutasi il 14 marzo. Ricordiamo che (come si è appreso un paio di giorni dopo) il tribunale del riesame di Perugia ha annullato, per la seconda volta, l’ordinanza di misure cautelari contro Alfredo e gli altri cinque compagni accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo in relazione alla pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo” e di altri articoli e interventi. L’indagine Sibilla (per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto otto arresti in carcere per 270 bis c. p. e 414 c. p. con l’aggravante terroristica, successivamente mutati in sei misure cautelari, tra cui un mandato d’arresto in carcere per Alfredo) è uno dei due “pilastri”, assieme al processo Scripta Manent, su cui si basa il provvedimento di detenzione in 41 bis per il compagno. 

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:

“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019

Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.

Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.

Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.

Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.

Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.

Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.

Viva la vita, abbasso la morte.


Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]


Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).

PDF: Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

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