30/10/19

Dal Rojava le combattenti curde contro il fascio patriarcato!


(dal blog proletari comunisti)
Stiamo crescendo ancora una volta contro l'ordine fascista a dominanza maschile - 
Dal Rojava!

Nell’interesse della Rivoluzione del Rojava, della rivoluzione delle donne nel Rojava, che fiorisce nelle nostre mani, continuiamo a far crescere la rivolta e costruire una nuova vita.

La Repubblica turca fascista, attaccando la rivoluzione e il nuovo ordine sociale, sta disperdendo le popolazioni del Rojava con la forza, allontanandole dalle loro terre e vuole metterle in ginocchio con i massacri. Cerca di distruggere le conquiste delle donne nel Rojava e di giustificare la violenza contro le donne.
L'ultimo esempio di questo è stato visto quando la guerriera del YPJ, Çiçek Kobane, è stata catturata perché ferita in uno scontro con bande turche nel villaggio di Mishra, Eyn Jesus, il 21 ottobre. Le donne che sono state rapite dalle bande dell'ISIS e vendute come schiave non hanno accettato il destino che si prospettava loro e hanno cercato di ricreare la vita con le loro armi.

I tentativi di invadere il Rojava significano in realtà la resurrezione del dominio maschile con tutti i suoi strumenti reazionari. Per questo motivo, questo attacco al Rojava è un attacco alle donne nel Medio Oriente e in tutto il mondo, in particolare le donne del Rojava.
Difendiamo la vita e costruiamo il nostro futuro con le nostre proprie mani!

Come Unione delle donne comuniste del TKP-ML, parliamo dal Rojava. Noi, donne che siamo nella resistenza dal primo giorno dell'occupazione, continueremo ad essere la voce delle donne contro l'invasione del Rojava.
Lo stato turco occupante genocida e le sue bande stanno attaccando l'esistenza delle donne con la mentalità dell’ISIS. Sappiamo che questo attacco era anche espressione della paura che hanno delle donne che stanno facendo la resistenza.
La manifestazione di questa mentalità reazionaria patriarcale ci ha dimostrato ancora una volta che l'esercito della mentalità reazionaria fascista ha attaccato le donne nella loro sessualità ad ogni occasione.

Ci impegniamo a sollevare lo slogan "Biji Berxwedana Rojava" di Çiçek Kobane che risuona ovunque contro l'intero patriarcato fascista che diffonde paura nelle popolazioni e cerca di sottomettere le donne; e ci impegniamo a difendere fino in fondo la rivoluzione delle donne in Rojava.

Viva la solidarietà femminile!
Jin Jiyan Azadi!

Unione Donne Comuniste TKP-ML
26 ottobre 2019

28/10/19

NELLO SCIOPERO DEL 25 OTTOBRE LA FORZA DELLE DONNE!


PARLANO LE DONNE DELLA WHIRLPOOL: SIAMO GUERRIERE - Video di Potere al popolo


Perdere il posto di lavoro è come perdere la dignità e l’indipendenza per me che sono donna”
“Combattere e non arrendersi: la forza delle donne non finisce mai, siamo forti, molto più forti degli uomini”
"Sto pensando a noi, a noi che ogni giorno abbiamo affrontato il duro lavoro della catena di montaggio, che non ci siamo mai tirate indietro, che abbiamo dedicato più tempo al lavoro che ai nostri figli, a noi che un problema di una diventava un problema di tutte.
Penso a tutti i sacrifici fatti e a questo ben servito che ci è stato dato...
Non è possibile, non può finire così, se abbiamo un altro briciolo di forza dobbiamo continuare a combattere per difendere i nostri diritti.
Perchè? Perchè siamo donne, la dura realtà che stiamo vivendo oggi ci ha fatto guerriere e non possiamo mollare"
(Maria Rosaria operaia della Whirlpool Napoli)
Da Potere al popolo - Le abbiamo conosciute in questi mesi, le donne lavoratrici della Whirlpool, in lotta insieme ai loro compagni, colleghi, amici, da più di 140 giorni in presidio allo stabilimento di Napoli.
Le abbiamo chiesto di raccontarsi, di dirci cosa significa per loro, donne, combattere per il posto di lavoro davanti al ricatto di una potente multinazionale, cosa significherebbe perdere, cosa comporta il far parte di una battaglia mentre ci si divide tra la fabbrica e la casa, i figli.
Loro sono sempre in prima fila. Si chiamano "guerriere", e hanno ragione

GUARDA IL VIDEO
https://www.facebook.com/poterealpopolo.org/videos/2531460217091622/

27/10/19

LA MATTANZA DELLE DONNE - IL TRAGICO " BOLLETTINO" DI OTTOBRE


LA MATTANZA DELLE DONNE - IL TRAGICO "BOLLETTINO" DI OTTOBRE

SALGONO A SEI LE DONNE UCCISE IN QUESTO MESE DI OTTOBRE, DOPO LA MORTE DELLA GIOVANE DI ADRIA (RO) STRANGOLATA DAL MARITO L’8 OTTOBRE SCORSO

Oltre 3.100 le donne uccise dal 2000 ad oggi

LA FAMIGLIA FA PIU’ VITTIME DELLA MAFIA!


Il 17 ottobre scorso, dopo nove giorni di coma, è morta Giulia Lazzari, 23 anni, strangolata dal marito, che aveva deciso di lasciare a causa della gelosia morbosa, estremamente soffocante di costui, che avrebbe voluto segregarla in casa.
La povera Giulia, che lascia una bambina di quattro anni, è la sesta donna ammazzata dall’inizio di questo mese di ottobre. Le altre cinque uccisioni, sempre per mano di mariti o fidanzati, si sono consumate nelle città di Como, Brescia, Bergamo, Teramo, Foggia.

Come si può ben vedere, teatro di tutto questo orrore è ancora una volta la “sacra famiglia”, tanto che a lanciare l’allarme è anche il presidente dell’AMI (Avvocati Matrimonialisti Italiani), Gian Ettore Gassani, che sottolinea come sistematicamente ogni due/tre giorni venga massacrata una donna all’interno del focolare domestico, e che “la famiglia uccide più della mafia”.

In tal senso, il Censis rende noto che sono state 120 le donne ammazzate nel 2018, e che nel 79,2 dei casi si tratta di femminicidi familiari. Inoltre fa rilevare che, malgrado vi sia stato un calo del numero di omicidi commessi in Italia, l’incidenza delle donne uccise è cresciuta attestandosi nel 2018 al 37,6%, mentre nel 2017 era del 34,8%.
Altresì l’Eures rimarca il fatto che, più di un terzo delle vittime di femminicidi di coppia in passato ha subito ripetuti maltrattamenti, e che nel 42,9% dei casi tali violenze erano state regolarmente denunciate dalle donne, senza però, avere ricevuto la necessaria protezione.

A questa strage infinita, divenuta da tempo una tragica normalità, si aggiungono le violenze di ogni genere - dai maltrattamenti in famiglia allo stalking, dalle molestie alla violenza sessuale - anch’esse in aumento grazie all’humus sempre più maschilista, sessista e misogino che permea ed avvelena ogni ambito: familiare, lavorativo, sociale. Humus alimentato dal sistema e dai suoi governi moderno fascisti, oltreché dalla Chiesa, che santificano il focolare domestico e il ruolo subalterno in esso delle donne.

Donne che si vogliono ricacciare nel Medioevo, come dimostrano le politiche portate avanti dai vari governi borghesi di turno, e ancor più dall’ex governo “NERO” Lega/M5S, a trazione Lega/Salvini, di estremo attacco all’insieme dei diritti dell’altra metà del cielo, a cominciare dal diritto d’aborto, al lavoro e al diritto di famiglia - Ddl Pillon, non eliminato ma solo congelato da questo governo PD/M5S.

Tutto questo deve togliere alle donne ogni illusione su un possibile cambiamento/miglioramento delle loro condizioni, della loro esistenza all’interno di questo sistema che è alla base della barbarie soprattutto contro l’universo femminile.
Pertanto si pone oggi più che mai la necessità, principalmente per le proletarie, le più sfruttate e oppresse, di rovesciare i governi borghesi, di qualunque colore essi siano, e di abbattere con la violenza rivoluzionaria che l’impresa di classe, di genere e umana richiede, questa società di merda!

MA QUALI RIFORME, MA QUALI ELEZIONI
PER UNA VERA LA LIBERAZIONE SERVE LA RIVOLUZIONE!

Lavoratrici SLAI Cobas ed MFPR Policlinico-Palermo 26.10.2019

La violenza fascista dei carabinieri sulle donne cilene



Il sito in lingua spagnola Diario Digital Femenino ha raccolto la
testimonianza di Sumargui Vergara, una sociologa cilena che sta
testimoniando che la polizia cilena, impegnata in questi giorni nella
repressione della protesta civile che ha messo a ferro e fuoco il paese,
si sarebbe macchiata di crimini orribili tra cui anche la violenza
sessuale delle donne detenute.

"Stanno succedendo molte cose" ha detto Vergara, "le donne detenute
hanno dichiarato di essere state violentate. Ma non ci sono registri,
non possono difendersi perché è tutto irregolare. Con la scusa del
coprifuoco arrestano chiunque, a qualsiasi ora".

Come già confermato da altre fonti, il governo cileno sta facendo di
tutto per non far trapelare le immagini delle violenze contro la
popolazione civile: "La tv mostra solo i saccheggi nei supermercati, sta
succedendo molto di più. È una campagna di terrore. Ma stiamo cercando
di diffondere queste informazioni via Internet" ha detto Vergara.


RIPRENDIAMO LA MOBILITAZIONE PER NADIA LIOCE



No al 41 bis per Nadia Lioce - un'intervista alle avvocate Caterina Calia e Carla Serra
Riprendiamo la lotta per la difesa delle condizioni di vita di Nadia Lioce
MFPR

Da adnkronos

Difensore Lioce: "Questione è 41 bis, non i permessi premio"

di Assunta Cassiano
La pronuncia della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto assoluto per gli "ergastolani ostativi" di accedere a permessi premio "è sicuramente positiva perché consente a persone 'sepolte vive’, spesso da oltre trenta anni, di poter ricominciare a pensare ad un futuro fuori dalle mura di un carcere, persone a cui finora è stata negata ogni possibilità". A dirlo all'Adnkronos l'avvocato Caterina Calia, difensore insieme all’avvocato Carla Serra di Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi e del sovrintendente della Polizia Emanuele Petri, che sta scontando l'ergastolo in regime di 41 bis.
Per Lioce, spiega il suo difensore, "oggi non è di primaria importanza la questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova".
"Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni - dice - rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso, così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L'unica ragione per cui è 'murata viva' è la 'ragion di stato' che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti".
"Al di là del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva  della Lioce - conclude l'avvocato Serra -, va sottolineata la positività e l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno decidere  caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base del solo titolo di reato

26/10/19

Kongreya Star: Çiçek Kobanê deve essere immediatamente liberata!

Kongreya Star: Çiçek Kobanê deve essere immediatamente liberata!
La confederazione di donne Kongreya Star ha condannato con forza la cattura della combattente YPJ Çiçek Kobanê e chiede la sua immediata liberazione. Nei video diffusi dai suoi sequestratori islamisti viene annunciata la sua esecuzione.Il Coordinamento Rojava della confederazione di donne curda Kongreya Star si è rivolta all’opinione pubblica con una dichiarazione sulla cattura della combattente delle YPJ Çiçek Kobanê da parte di islamisti in Siria del nord. Si presume che la combattente nel villaggio di Mişrefa presso Ain Issa, il 21 ottobre ferita, sia caduta nella prigionia della milizia jihadista Ahrar al-Sham / Battaglione Darat Izza (Dar Taizzah) che al fianco del partner NATO Turchia e del suo cosiddetto „Esercito Nazionale Siriano“ prende parte all’invasione del Rojava in violazione del legalità internazionale. Nei social media sono comparti video della cattura di Çiçek Kobanê nei quali viene annunciata l’esecuzione della combattente. Il Kongreya Star chiede un’immediata presa di posizione del governo turco.
Nella dichiarazione si afferma: „È noto che la guerra di occupazione dello Stato turco e delle sue milizie è rivolta contro tutti i popoli della Siria del nord e dell’est. Nonostante il cessate il fuoco deciso, continuano gli attacchi. Insieme a questi violenti attacchi, in nome della „Operazione Fonte di Pace“ vengono commessi crimini di guerra rivolti contro civili e bambini. Inoltre lo Stato turco nei suoi brutali attacchi usa armi chimiche come il fosforo, commette crimini contro l’umanità e viola qualsiasi norma del diritto internazionale. I crimini di guerra dello Stato turco e dei suoi alleati rappresentano una seria minaccia per l’intera umanità.
Attualmente la combattente YPJ Çiçek Kobanê, ferita a una gamba, si trova nella prigionia di milizie legate alla Turchia. Questo dato di fatto rappresenta una grande minaccia per la sua vita e la violazione dei suoi diritti umani. Che in Rojava vengono commesse violazioni dei diritti umani e crimini di guerra da parte di alleati islamisti della Turchia, si è saputo anche recentemente con lo scempio fatto del cadavere della combattente YPJ Amara Rênas e l’esecuzione della segretaria generale del Partito del Futuro della Siria, Hevrîn Xelef.
Per questo tutte le forze internazionali e l’opinione pubblica mondiale devono fermare al più presto la guerra condotta da Erdoğan e dalle sue milizie e prendere tutte le misure necessarie per chiarire i crimini di guerra commessi. La combattente YPJ Çiçek Kobanê deve essere immediatamente liberate dalle bande brutali. Come Kongreya Star facciamo appello a prendere tutte le misure necessarie per impedire queste azioni sporche e crudeli. Il governo Erdoğan deve pronunciarsi sulla situazione di Çiçek Kobanê. Perché nei video che sono stati ripresi e diffusi dai suoi sequestratori, gli jihadisti annunciano di giustiziare Çiçek Kobanê.
Come Kongreya Star condanniamo gli attacchi disumani dello Stato turco e delle sue milizie nel modo più duro e invitiamo la popolazione a continuare la resistenza per la difesa della propria dignità.“
Fonte: ANF

YPJ: Il vilipendio di cadavere è una prassi barbarica


Truppe ausiliarie jihadiste del partner Nato Turchia in Siria del nord hanno mutilato e filmato in modo degradante il cadavere di una combattente. Le YPJ parlano di una prassi barbarica e condannano nel modo più duro il crimine di guerra. Nota della Redazione di Rete Kurdistan Italia: Per scelta non pubblichiamo su questa pagina né link per accedere al video né foto che circolano in rete. Ci associamo alla condanna di questa barbarie e non intendiamo in alcun modo contribuire a dare visibilità a questo orrendo e barbarico crimine. Da martedì nei social media circola un video della guerra di aggressione della Turchia in Siria del nord. Nel video, mercenari jihadisti che prendono parte come truppe ausiliarie del partner della Nato all’invasione del Rojava abusano del cadavere di una combattente delle YPJ. Secondo quanto comunicato dalle Unità di Difesa delle Donne si tratta della combattente Amara, la cui unità è stata attaccata il 21 ottobre 2019 nella località Çelbê (Jalba) sul fronte di Kobanê/Ain Issa nonostante la tregua. Le riprese video – fatte da uno dei partecipanti – mostrano il cadavere della combattente per terra, gravemente mutilato, e intorno a lei diversi islamisti. Il gruppo di jihadisti gioisce del cadavere gridando ripetutamente „Allahu Akbar“. Il comando generale delle YPJ ha condannato duramente il vilipendio del cadavere della sua combattente e confrontato l’orrore con pratiche dell’organizzazione terroristica „Stato Islamico“ (IS). In una dichiarazione si afferma: „La sera del 21 ottobre le nostre combattenti nel villaggio di Çelbê nell’ambito del loro diritto all’autodifesa, tenevano le loro posizioni sul fronte. Lo Stato turco e le sue bande le hanno attaccare con armi pesanti, nonostante la tregua concordata. Sulla base del loro diritto all’autodifesa le nostre combattenti hanno risposto all’esercito turco e alle sue bande. La nostra compagna Amara e un gruppo di compagn* hanno opposto resistenza fino all’ultimo momento. Il barbarico maltrattamento del suo corpo da parte di queste bande si è servito degli stessi metodi dello Stato Islamico. Con spirito di abnegazione le nostre combattenti sono insorte nella ‚resistenza per la dignità’ contro le bande di occupanti dello Stato turco a Serêkaniyê, Gire Spî e oltre. La rabbia e l’odio di queste bande è un risultato della resistenza delle nostre combattenti. Lo Stato turco e le sue bande commettono grandi crudeltà contro le donne combattenti per cancellare le antiche culture che le donne rappresentano. Queste bande, che sono legate allo Stato turco e che hanno trattato brutalmente la nostra compagna Amara, mostrano l’entità del fascismo della Turchia. Ieri è stata Barîn in Efrîn, oggi sono Hevrîn e Amara. Queste azioni sporche e immorali sono un risultato della politica sulla Siria dei Trump e Putin. Per questa ragione chiamiamo tutte le donne, tutti i movimenti delle donne e le organizzazioni per i diritti umani a prendere posizione contro l’invasione dello Stato turco. In passato donne in tutto il mondo hanno mostrato sostegno per la lotta delle YPJ contro le bande di IS. Le donne ovunque hanno visto la lotta delle YPJ come la loro lotta. Oggi, a fronte di questi brutali attacchi, è richiesto lo stesso sostegno. Invitiamo la comunità internazionale e tutte le associazioni per i diritti umani a prendere posizione contro coloro i quali ora scrivono sulla propria bandiera la sistematica cancellazione delle donne. Questa barbarie non diminuirà mai la forza di volontà e determinazione per il nostro impegno per il diritto all’autodifesa. Per essere all’altezza di Barîn, Hevrîn e Amara, siamo pronte a fare qualsiasi lavoro o sacrificio ora si renda necessario. Ancora una volta promettiamo di proteggere nello spirito di autodifesa tutte le donne, così come tutti i valori sociali che hanno trovato espressione nella rivoluzione nel nordest della Siria.“ I dati della combattente YPJ caduta sono i seguenti: Nome: AMARA RÊNAS Nome alla nascita: AZİZE CELAL Nome della madre: NEZAHAT Nome del padre: EZÎZ Luogo e data del martirio: 21.10.2019 / KOBANÊ

Alcune note sull'assemblea nazionale di Nudm di Napoli


La denuncia della non “discontinuità” delle politiche di questo governo dal precedente c’è, ma la volontà di risposta è ancora insufficiente e le forme di mobilitazione, di scontro verso i Palazzi – anche per la manifestazione del 23 - sono marginali. E soprattutto non si denuncia la continuazione del fascio-populismo, razzismo, sessismo, ma semplicemente il fatto che questo governo “non sia all’altezza delle questioni strutturali e radicali che noi poniamo”. 
Va meglio sulla questione della denuncia, mobilitazione contro femminicidi, violenze sessuali verso Tribunali, sedi di giornali, iniziative nei quartieri dove sono avvenuti femminicidi, sull’autonomia su questo dagli avvicendamenti di forze di governo. Ma resta nell’ombra, al massimo enunciata ma non resa piano di lotta, la politica del governo, Stato sull’attacco/peggioramento della condizione delle lavoratrici, delle migranti, sul peggioramento dei servizi sociali, caro-vita, natalità, ecc. E soprattutto le lotte delle donne proletarie, delle lavoratrici migranti (che pur ci sono) non hanno spazio, non esistono nell’”agenda” di mobilitazione. 
Vedremo cosa significa nella pratica di mobilitazione passare – come viene scritto nel comunicato finale - dalla “marea” alla “rivolta”, “non vogliamo più difenderci... siamo pronte ad attaccare, e ad alzare il livello di rivendicazione e di conflitto”. L’Mfpr, come sempre, è pronta ad appoggiare e unirsi a tutto ciò che va nel senso giusto e in cui forme e contenuti/obiettivi siano corrispondenti ad elevare la lotta contro Stato, governi, sistema del capitale, uomini che odiano le donne (in primis Salvini e le sue bestie), ma smascherando le illusioni della piccola borghesia di poter in questo modo “rompere e distruggere gli argini del patriarcato”, e che usa un linguaggio estremista ma per rivendicare alla fine solo riforme (oggi sempre più impossibili e devianti).

Si è accentuata nella filosofia generale e nello spazio agli interventi la questione trans LGTBQIPA+, Noi che siamo d'accordo con tutte le denunce, a mobilitarci contro ogni discriminazione di genere, non vogliamo, però, che via via questa accentuazione metta in ombra la centralità della battaglia delle donne, femminista (senza altri aggettivi).
Più interventi questa volta hanno messo l’accento sulla denuncia del sessismo nei movimenti, ma questo ancora non porta ad una lotta aperta nei movimenti ma piuttosto a rivendicare un’autonomia dalle realtà antagoniste (che, per fortuna, il più delle volte non si concretizza nel separarsi dalle realtà importanti di lotta). 

Sulla questione internazionale non si parla mai di imperialismo (per quanto riguarda il capitalismo si parla sempre di neoliberismo, cioè di una politica del sistema del capitale non del capitalismo in sè), all’antimperialismo si sostituisce l’’anticolonialismo (una sorta di “imperialismo buono”). 
Sulla questione Curda-Rojava si è espressa in vari interventi una forte solidarietà, importante il corteo che c'è stato al termine del 1° giorno, ed è prevista la partecipazione alla manifestazione nazionale del 1° novembre. 
C'è da dire che nel comunicato finale si coglie ciò che va in sintonia con la propria visione della lotta non violenta (vedi come è stato interpretato il termine curdo Tolhildan” (vendetta) nel comunicato dell’assemblea).

L'Mfpr di Taranto ha denunciato le condizioni di sfruttamento e oppressione delle lavoratrici - a Taranto vivono con salari miseri, in particolare le lavoratrici delle pulizie che lottano per aumento delle ore, attualmente fanno 1,50 ore al giorno. Sulla condizione delle migranti ha parlato del nostro intervento alla Felandina e delle condizioni inumane in cui sono costrette a vivere. Quindi ha parlato della lotta che deve partire dalle lavoratrici, una lotta che non solo il genere ma é la classe che fa la differenza, le donne proletarie subiscono sfruttamento, discriminazioni salariali, sono le prime a essere ricacciate in casa. In questo sistema capitalista sono le prime che non hanno accesso a diritti fondamentali come l'aborto mentre quelle che hanno i soldi se lo possono pagare. 
Contro la strage del femminicidio ha detto che bisogna andare nei tribunali per sostenere le donne vittime di violenze, far sentire la nostra voce il nostro dissenso senza paura. 
Ha denunciato che questo governo verso le lavoratrici, tutte le donne, le migranti non si discosta dal precedente, il decreto sicurezza c'è ancora e l'attacco fascio patriarcale ai nostri diritti continua, anche per questo governo le donne devono soprattutto fare figli.

Nell'assemblea l'Mfpr ha iniziato a diffondere il 1° Quaderno degli Atti del seminario estivo teorico. Per il 23 novembre sarà pronto il quaderno completo degli atti e ne faremo un'ampia diffusione nella manifestazione.
MFPR

No al 41 bis per Nadia Lioce - un'intervista alle avvocate Caterina Calia e Carla Serra

Da adnkronos

Difensore Lioce: "Questione è 41 bis, non i permessi premio"

di Assunta Cassiano
La pronuncia della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto assoluto per gli "ergastolani ostativi" di accedere a permessi premio "è sicuramente positiva perché consente a persone 'sepolte vive’, spesso da oltre trenta anni, di poter ricominciare a pensare ad un futuro fuori dalle mura di un carcere, persone a cui finora è stata negata ogni possibilità". A dirlo all'Adnkronos l'avvocato Caterina Calia, difensore insieme all’avvocato Carla Serra di Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D’Antona e Marco Biagi e del sovrintendente della Polizia Emanuele Petri, che sta scontando l'ergastolo in regime di 41 bis.
 

Per Lioce, spiega il suo difensore, "oggi non è di primaria importanza la questione dei permessi premio, che non credo richiederebbe, quanto invece le condizioni estreme di detenzione in cui si trova".

"Il regime del 41 bis cui è sottoposta da 15 anni - dice - rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Nel suo caso, così come per gli altri prigionieri politici, tale regime viene applicato nonostante manchi il presupposto principale individuato dalla norma, ovvero la possibilità di contatti con l’organizzazione di appartenenza, che non dà segni di vitalità da almeno 17 anni fa. L'unica ragione per cui è 'murata viva' è la 'ragion di stato' che individua in lei e negli altri prigionieri politici i nemici interni assoluti".
"Al di là del fatto che in questo momento la pronuncia della Corte Costituzionale non ha alcuna diretta ricaduta sulla situazione detentiva  della Lioce - conclude l'avvocato Serra -, va sottolineata la positività e l’importanza della stessa in quanto finalmente pone un limite alle preclusioni e agli automatismi di legge, rimettendo al centro le persone e il ruolo valutativo dei magistrati di sorveglianza che potranno decidere  caso per caso se ci sono le condizioni di accesso ai benefici, anche per quei detenuti che finora ne erano esclusi sulla base del solo titolo di reato".

25/10/19

A Palermo lavoratrici e precarie aprono la giornata di sciopero con la solidarietà internazionalista alle donne combattenti curde


La giornata di sciopero generale di oggi 25 ottobre si è aperta a Palermo con la solidarietà internazionalista  delle lavoratrici e precarie Slai Cobas sc e Mfpr alle donne combattenti curde e al popolo curdo. Tante donne curde in prima linea stanno combattendo e resistendo contro il regime massacratore feudal fascista Turco/Erdogan, sostenuto dall'imperialismo Usa, Russia, Europa compreso l'Italia, il cui governo Conte attuale, PD/M5S, non ritira i soldati italiani che si trovano al confine siriano per proteggere lo spazio aereo di Ankara, aumenta le risorse per le spese militari e la guerra imperialista, promette 7 miliardi in più alla Nato, di cui la Turchia fa parte.


Un grande applauso solidale è stato mandato virtualmente alle sorelle curde dopo la lettura al megafono del messaggio del Mfpr.
Come donne lavoratrici, donne precarie  aderenti al Movimento femminista proletario rivoluzionario mandiamo una caloroso saluto alle sorelle curde che combattono eroicamente a fronte della feroce aggressione delle truppe turche sostenute dall’imperialismo.  Vogliono fermare la lotta di liberazione del popolo curdo. Vogliono fermare la lotta di emancipazione delle donne curde, esempio in tutta l’area dominata da regimi feudali e capitalisti che schiacciano le donne e le consegnano alle barbare mani della violenza e della nera oppressione patriarcale.
Lanciamo a tutto il movimento delle donne un mese di solidarietà con le combattenti della resistenza curda. Sosteniamo la lotta rivoluzionaria per la costruzione di Stati di Nuova Democrazia liberati dall’oppressione imperialista e feudale.
Sosteniamo la rivoluzione nella rivoluzione che è in corso in tutta l’area.
Nessun massacro, nessun tallone di ferro dell’imperialismo e dei regimi reazionari, turco, siriano e di tutta l’area, può f

24/10/19

Messaggio del MFPR alle lavoratrici in sciopero il 25 ottobre

Il Movimento femminista proletario rivoluzionario saluta tutte le
operaie, le lavoratrici, italiane e immigrate, che domani scendono in
sciopero contro il governo, per denunciare e lottare con forza contro le
condizioni di lavoro, contro discriminazioni, attacco alle condizioni di
vita, contro padroni e governo che peggiorano le nostre vite e per noi
donne aumentano tutti i fattori di oppressione.
Scediamo in lotta per la nostra dignità, con orgoglio e sempre in prima
fila, quando c'è da combattere. Perchè per noi donne ogni attacco è
doppio, ogni licenziamento, ogni riduzione del salario, ogni diritto in
meno sul lavoro si traduce in più subordinazione in generale, in una
sistema in cui il governo ha dato via libera e legittimità al più becero
e brutale maschilismo. L'unica cosa che questo governo ci dice: è fai
più figli! Ma proprio per questo doppio e generale attacco noi siamo più
combattenti!

Nessuno ci può e ci deve fermare!
Movimento femminista proletario rivoluzionario
24.10.19

ESCE IL PRIMO QUADERNO DEL MFPR CON GLI ATTI DELL' IMPORTANTE SEMINARIO TEORICO ESTIVO - per richiederlo: mfpr.naz@gmail.com



SEMPRE PIÙ AL FIANCO DELLE COMBATTENTI CURDE - CON AMORE E SINCERITÀ RIVOLUZIONARIA


Il gravissimo accordo tra imperialismo russo e il massacratore fascista Erdogan, sostenuto dall'imperialismo Usa, UE, Italia, per le combattenti, le donne curde, vuol dire voler fermare la lotta di emancipazione delle donne curde, esempio in tutta l’area dominata da regimi feudali e capitalisti che schiacciano le donne e le consegnano alle barbare mani della violenza e della nera oppressione patriarcale.
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario lancia a tutto il movimento delle donne un mese di solidarietà con le combattenti della resistenza curda. 

Sosteniamo la lotta rivoluzionaria per la costruzione di Stati di Nuova Democrazia liberati dall’oppressione imperialista e feudale. Sosteniamo la rivoluzione nella rivoluzione delle donne in tutta l’area.
Nessun massacro, nessun tallone di ferro dell’imperialismo e dei regimi reazionari, turco, siriano e di tutta l’area, deve fermare la marcia rivoluzionaria delle donne che si è aperta a Kobane.


Nello stesso tempo apriamo un franco approfondimento su splendori e limiti ideologici, strategici della linea che ha guidato e guida questa importante lotta rivoluzionaria di liberazione.

Richiedere l'opuscolo a mfpr.naz@gmail.com

Cile: denunciati abusi e minacce di stupro da parte della polizia alle donne detenute





INTERNACIONAL

Chile: denuncian abusos y amenaza de violaciones contra las mujeres detenidas

Organismos de derechos humanos, organizaciones feministas y que defienden los derechos de las mujeres denuncian violencia y abusos sexuales contra mujeres detenidas en medio de la represión en Chile.
@rompe_teclas
Martes 22 de octubre | 21:49


En los últimos días se conocieron varias denuncias de organismos de derechos humanos y organizaciones feministas de golpes, abusos y amenaza de violaciones contra mujeres que participan de las protestas y los cacerolazos. Las fuerzas represivas chilenas aplican un método que no es desconocido para las mujeres en América latina.
En medio de detenciones y verdaderas cacerías de participantes en las protestas, se conocieron casos de abuso sexual de parte las Fuerzas Especiales chilenas, Carabineros y militares. En el marco del estado de excepción y el toque de queda en varias ciudades, se multiplican las denuncias de violencia con especial saña contra las mujeres.
Muchas de las denuncias durante las detenciones están relacionadas con malos tratos, golpes, torturas y vejaciones sexuales, entre otras violaciones a los derechos individuales. La situación de las mujeres que participan de las protestas es señalada con preocupación por organizaciones como la Red Chilena Contra la Violencia hacia las mujeres. Silvana del Valle, abogada de esa organización, señala la trayectoria que tiene en Chile y América latina la violencia político-sexual.
Una de las denuncias que se conoció dice que, “las chicas que han sido detenidas fueron todas desnudadas delante de hombres, no de mujeres como dice la ley que debiera ser. Han sido todas tocadas en sus genitales, los pechos; a varias les han metido o la punta del fusil o la culata, en la vagina y les han dicho si quieren que se las violen por el culo, las han tratado a todas de putas; que las van a violar y después las van a matar, muchas de esas chicas aún no regresan a sus casas” (palabras de una psicóloga de Santiago de Chile que no hizo público su nombre). La incertidumbre y el desconocimiento del destino de muchas personas detenidas, que según varios medios ascienden a 2 mil, también juega como un arma de disciplinamiento.
Una mujer detenida denunció haber sido puesta boca abajo sobre la basura y que un miembro del Ejército la amenazó con dispararle si se movía, la tocó con el fusil y dijo que iba a “penetrarla con el arma”. La denuncia fue recogida por el Instituto Nacional de Derechos Humanos (INDH), que presentó múltiples medidas legales con respecto a las condiciones y lugares de detención.
Otra denuncia que se conoció fue la de Pamela Maldonado detenida junto a su padre en Santiago. Denunció que rumbo a la comisaría un carabinero amenazó con agredirla sexualmente. “¡A ver si te gusta por el culo!”, le dijo cuando la trasladaban.
Esta no es la primera vez que las fuerzas represivas chilenas son señaladas por abusos y violencia sexual. Durante las protestas estudiantiles de los últimos años, hubo muchas denuncias contra las fuerzas especiales de Carabineros por levantarles la pollera a las estudiantes secundarias. Estudiantes que fueron detenidas durante las protestas confirmaron también que les tocaban los genitales, las desnudaban y los insultos más comunes eran aquellos relacionados con su sexualidad (“Putas de mierda”, “Lesbianas”, entre otros).

La violencia sexual como arma del terrorismo de Estado

En nuestro continente, son conocidas las torturas perpetradas por las Fuerzas Armadas contra las mujeres: abusos y violaciones fueron moneda corriente en las dictaduras militares latinoamericanas. El “disciplinamiento de género” fue una parte importante de la violencia estatal contra las mujeres. Durante el juicio contra el genocida Miguel Osvaldo Etchecolatz en Argentina, la abogada Myriam Bregman (querellante de esas y otras causas contra crímenes de lesa humanidad y diputada del Frente de Izquierda) señaló que “la violencia sexual implementada como parte del terrorismo de Estado” debía ser reconocida como parte del accionar de las Fuerzas Armadas.
También durante los gobiernos “democráticos”, las violaciones y abusos fueron un arma utilizada por las fuerzas represivas. Uno de los casos más conocidos de las últimas décadas fue la represión de San Salvador Atenco (México) en 2006, cuando el expresidente Enrique Peña Nieto era gobernador del Estado de México. Entonces, las autoridades emprendieron una represión salvaje contra el pueblo de San Salvador Atenco, que defendía sus tierras. Como parte de esa represión hubo denuncias de mujeres vejadas, humilladas y violadas por efectivos policiales.
Las violaciones perpetradas por las miembros de las fuerzas represivas hizo que el mensaje de castigo y disciplinamiento fuera explícito física y políticamente. La violencia no cesó con las violaciones sino que continuó en el silenciamiento de sus denuncias.
Si hay un caso paradigmático es el de las tropas de la Misión de Naciones Unidas para la Estabilización de Haití (Minustah), blanco de denuncias de violaciones, abusos y redes de prostitución de mujeres y niñas. Muchos de los efectivos de las fuerzas represivas de Chile, así como de Brasil, Uruguay, Argentina, Bolivia, Ecuador, Guatemala, Paraguay y Perú, fueron formados en esa fuerza especial. En Haití, efectivos de las tropas de paz fueron señalados por 225 mujeres en denuncias por abuso y explotación sexual; un tercio de ellas son menores de 18 años.
Según un informe de Naciones Unidas, entre 2008 y 2013 se realizaron 480 denuncias de explotación y abuso sexuales, de las cuales una tercera parte involucra a niñas y niños. Las misiones en la República Democrática del Congo, Liberia, Haití y Sudán del Sur concentran la mayor cantidad de denuncias. En 2014 se sumaron 51 denuncias de explotación y abusos sexuales contra las fuerzas de paz de la ONU.
Casi la mitad de las denuncias contra soldados estaban vinculadas con relaciones sexuales con menores de edad y 15%, con violaciones y agresiones sexuales.
Los abusos actuales de las fuerzas represivas confirman que la violencia sexual sigue siendo una arma utilizada contra las mujeres en marcos represivos. La movilización feminista y contra la violencia machista dejó al desnudo la complicidad necesaria del Estado en la reproducción de una larga cadena de violencias patriarcales. A la negativa de derechos y el sostenimiento de prejuicios se suma la violencia sexual perpetrada por las fuerzas represivas que confirma, una vez más, que el Estado es responsable.

20/10/19

Ci riguarda tutte, si riapre la campagna di solidarietà a L'Aquila con le 3 femministe condannate per diffamazione dell'avvocato del militare stupratore


Sostegno alle combattenti curde - presidio a L'Aquila, dal report del MFPR Aq




Si è svolto stasera a L’Aquila, con la partecipazione di almeno 300 persone, un presidio in solidarietà con la resistenza curda. L’intervento dell’attivista curdo, Erol Aydemir, ha ben spiegato e denunciato le responsabilità dei paesi imperialisti, come l’Italia, nel soffocare la rivoluzione del Rojava, e ha ribadito il ruolo centrale e motore delle donne nella rivoluzione. Un intervento tutto da ascoltare, ripreso in diretta su questo link:
https://www.facebook.com/3e32LAquila/videos/2347920765319793/
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario era presente con un cartello in cui si sintetizzava, sostanzialmente, l’intervento del compagno curdo, e che ha ricevuto numerosi segni di interesse e approvazione.
Molto applauditi anche il comunicato di solidarietà dello Slai Cobas s. c. e del MFPR, che al termine della manifestazione ha ricevuto il sentito e commosso ringraziamento di un esponente della comunità curda locale.

In calce si riportano entrambi i comunicati.

Un compagno anarchico ha fatto notare come anche a L'Aquila si progettano i droni per reprimere la resistenza curda e non solo, ha detto che a Chieti c'è stato un grosso corteo per la resistenza curda, contro le fabbriche di morte, e ha proposto un incontro regionale per attivarsi anche a L'Aquila su questo fronte.

(Thales Alenia Space, a soli 4 anni dal terremoto, ha ricostruito il nuovo stabilimento per i profitti delle lobby delle armi, mentre le case per i terremotati ancora devono essere ricostruite e la Regione ha varato una legge razzista e fascista, a firma Meloni, per togliere la casa popolare agli immigrati e a chi offende polizia e tricolore.)

***

Comunicati letti dal MFPR-AQ:

Il Movimento femminista proletario rivoluzionario manda il suo caloroso saluto alle sorelle curde che combattono eroicamente a fronte della feroce aggressione delle truppe turche sostenute dall’imperialismo.
Vogliono fermare la lotta di liberazione del popolo curdo. Vogliono fermare la lotta di emancipazione delle donne curde, esempio in tutta l’area dominata da regimi feudali e capitalisti che schiacciano le donne e le consegnano alle barbare mani della violenza e della nera oppressione patriarcale.

Lanciamo a tutto il movimento delle donne un mese di solidarietà con le combattenti della resistenza curda.
Sosteniamo la lotta rivoluzionaria per la costruzione di Stati di Nuova Democrazia liberati dall’oppressione imperialista e feudale.
Sosteniamo la rivoluzione nella rivoluzione che è in corso in tutta l’area.

Nessun massacro, nessun tallone di ferro dell’imperialismo e dei regimi reazionari, turco, siriano e di tutta l’area, può fermare la marcia rivoluzionaria delle donne che si è aperta a Kobane.



mfprnaz@gmail.com


Lo Slai cobas per il sindacato di classe


esprime il massimo sostegno alla resistenza curda vittima di un'aggressione fascista e genocida ad opera del regime turco di Erdogan.
condanna il sostegno complice dell’imperialismo Usa, l’ipocrisia dei governi imperialisti europei e la doppia faccia del governo imperialista italiano che parla di fermare l’invio di armi ma sono anche armi italiane già in possesso del regime turco che utilizza per  massacri, devastazioni che colpiscono la popolazione civile e provocano la fuga di grandi masse della popolazione curda.

Lo Slai cobas sc invita e sostiene ogni sforzo materiale in appoggio alla resistenza curda e al popolo curdo e rivendica la massima solidarietà e accoglienza per i migranti provenienti da quell’area, cancellando ogni legge, a partire dai decreti sicurezza, che ne ostacoli l’ingresso, la permanenza, la libertà di circolazione, la concessione dello status di rifugiati.

Lo Slai cobas sc invita tutte le organizzazioni sindacali di classe, di base e di massa ad unirsi in questa battaglia. a inserire questo punto nelle piattaforme di lotta dei lavoratori. a organizzare forme specifiche di mobilitazione

Viva la solidarietà internazionale e internazionalista!

SLAI COBAS per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
19.10.19

Qui la notizia ANSA: