Lettera aperta
Cara lavoratrice della scuola,
Per
anni hanno creato una contrapposizione tra chi è diversamente sfruttato: insegnanti
di ruolo contro precari, maestre diplomate magistrali contro maestre SFP,
docenti abilitati contro docenti non abilitati.
In
realtà condividiamo la medesima condizione, in particolare condividiamo la
condizione femminile che ci impone un doppio sfruttamento nei posti di lavoro,
nella famiglia e nella società tutta: il nostro precariato si esprime in tutte
le dimensioni della vita e lo sfruttamento si concretizza in salari più bassi;
licenziamenti diffusi; femminicidi; violenze sessuali; lavoro di cura (casa,
anziani..) ; innalzamento dell’età pensionistica; lavoro riproduttivo; attacchi
alla194 e ddl Pillon: molestie perpetrate ideologicamente e materialmente.
Veniamo accusate, come lavoratrici del Sud di impegnarci troppo poco, di
allargare la schiera di lavoratori fannulloni. Questo attacco strumentale al
tentativo di regionalizzazione dell’istruzione in base al PIL regionale mostra
come si consideri normale che la condizione delle donne e delle giovani donne
meridionali debba continuare ad essere peggiorata; veniamo accusate di
esercitare un diritto alla maternità che verrà abolito costringendoci al lavoro
sino al nono mese di gravidanza.
Ci
chiamano cattive maestre perché abbiamo difeso con la lotta la nostra dignità e
quei diritti che pretendiamo vengano estesi a tutte le lavoratrici, dentro e
fuori la scuola. Ci chiamano cattive maestre perché tutti i giorni ricordiamo
alle nostre studentesse e ai nostri studenti che la battaglia per la libertà di
genere e classe va combattuta a partire dalle nostre scuole, abbattendo
frontiere mentali e fisiche e contrastando la didattica delle competenze con la
formazione del pensiero e della coscienza critica.
Dobbiamo
tornare a fare conoscenza, a riconoscere e smascherare il patriarcato insito
nella nostra lingua, nei nostri testi scolastici, nel modello competitivo che
ci spinge a ricercare una misera remunerazione individuale legata alla scuola
del “progettificio”.
Ci
chiamano cattive maestre e hanno ragione! Perché rifiutiamo la logica della
scuola azienda, perché siamo convinte che i diritti scippati si possono
riconquistare solo con la solidarietà tra donne e la lotta radicale come quella
portata avanti da uno dei settori più combattivi delle maestre.
Per
questo ci appelliamo a tutte le lavoratrici della scuola, alle precarie e in
particolare alle insegnanti di terza fascia: costruiamo dal basso
un’opposizione concreta contro le scelte politiche di un governo razzista e
sessista che oltre ad aver aumentato la precarietà con il decreto” dignità”
continua a far proselitismo con false promesse e pericolose prospettive.
8 MARZO SCIOPERO GENERALE DELLE DONNE
Lavoratrici della scuola autorganizzate
Lavoratrici dello Slai cobas per il
sindacato di classe
Movimento Femminista proletario
Rivoluzionario
PIATTAFORMA SCIOPERO DELLE DONNE 2019
► Lavoro per tutte le donne
► Divieto di
indagine sulla condizione matrimoniale, di maternità, di orientamento
sessuale, nelle assunzioni o licenziamenti.
► Trasformazione
a tempo indeterminato dei contratti precari sia nel settore privato che
pubblico, scuola, sanità ecc. NO al Decreto dignità del governo
che sancisce migliaia di licenziamenti
► Pari salario
per pari lavoro - contro discriminazioni salariali, legate allo stato
familiare, di maternità, di razza
► Aumento delle
pause nelle fabbriche, nei campi e in tutti i luoghi di lavoro
► Riduzione dei
ritmi e dei carichi di lavoro, come difesa anche della nostra salute -
Riposo sabato e domenica o 2 gg consecutivi nelle aziende
a turnazione continua - Turni che non aggravino la condizione delle
donne
► Condizioni di
lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici) a tutela della
salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità delle lavoratrici,
richiesta agli Enti ispettivi di una verifica generale, sotto
il nostro controllo!
► Assemblee
sindacali in più rispetto a quelle stabilite, autogestite dalle lavoratrici, per affrontare i problemi specifici
► Salario
garantito per tutte le donne - NO al Reddito di cittadinanza discriminatorio e
vessatorio
► Nei passaggi
di appalti o ditte, automaticità del passaggio delle lavoratrici con
conservazione dei diritti acquisiti – nei rapporti part time, orari non al
di sotto di 30 ore settimanali
► Abbassamento
dell’età pensionabile delle donne, come riconoscimento del doppio lavoro
► NO al
caporalato in agricoltura. Trasporto gratuito verso e dalle campagne -
Passaggio da salario a cottimo al salario orario contrattuale - parità
salariale con gli uomini
► Socializzazione
e gratuità dei servizi domestici essenziali, asili, servizi di assistenza
per anziani, ecc, aumento dei nidi e scuole per l’infanzia e vicino
ai luoghi di lavoro
► Diritto di
residenza, cittadinanza, casa, reddito per tutte le migranti, uguali
diritti lavorativi, salariali e normativi per le immigrate che lavorano -
NO al Decreto Sicurezza anti costituzionale e disumano,
► NO alla
detenzione nei centri, luoghi di violenze e stupri
► Allontanamento
dai luoghi di lavoro per tutti coloro – capi, padroni, ecc. - responsabili
di molestie, ricatti, violenze sessuali, atteggiamenti discriminatori,
tutela delle lavoratrici denuncianti - Interventi immediati contro i
denunciati per violenze, stalking, maltrattamenti. Divieto di permanenza
in casa, di familiari o conviventi violenti - Procedura d’urgenza nei
processi per stupro e femminicidi e accettazione delle parti civili di
organizzazioni di donne, con patrocinio gratuito per le donne
► Nessuna
persecuzione delle prostitute, diritti di tutte ai servizi sociali e al
salario garantito
► Difesa e
ampliamento del diritto di aborto, della libertà di scelta delle donne
sulla maternità; per l’aborto libero gratuito assistito.
Abolizione dell’obiezione di coscienza. Interventi di interruzione
di gravidanza in tutte le strutture pubbliche
► Consultori
laici gestiti e controllati dalle donne
► Accesso
gratuito per le donne ai servizi sanitari
► Difesa del
divorzio e affido - NO al Ddl Pillon
► Abolizione
nella pubblicità, nei giornali, nelle Tv, nei testi scolastici, ecc. di ogni
contenuto offensivo, discriminatorio, fascista, sessista, razzista, contro
le donne