24/06/12

le donne dell'MFPR fanno paura agli stupratori. Bene!

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario fa paura agli stupratori. Questo è bene!

Questi che riportiamo sono i titoli apparsi in grande evidenza su tutti i giornali il giorno dopo il 22 giugno in cui è proseguito il processo contro i 3 stupratori maggiorenni (uno tarantino Massimo Carnevale di 46 anni e due siciliani Filippo Landro di 27 anni e Salvatore Costanzo di 26 anni) di Carmela e durante il quale vi è stato il presidio del Mfpr al Tribunale di Taranto:

“Clima troppo acceso si sposti il processo – gli imputati contestano i cartelloni appesi all’esterno del tribunale in occasione della celebrazione del processo”;

“Suicida dopo lo stupro, l’imputato: “ho paura di essere linciato”;

“Ho paura, spostate il processo – la clamorosa richiesta ai giudici di uno degli imputati. Deciderà la Cassazione”;

“Violenza su Carmela, giudici ricusati – battaglia in aula”;

“uno degli uomini accusati di aver abusato di Carmela si sente minacciato”; ecc.

E le dichiarazioni contenute negli articoli sono ancora più esplicite da parte dello stupratore tarantino, Carnevale:

“Ho paura per la mia incolumità fisica. Ricevo minacce attraverso un blog e il giorno dell’udienza raggiungo il Tribunale camuffato perché temo di essere linciato. Questo processo non può svolgersi a Taranto”. E l’avvocato, Maurizio Besio, di questo stupratore ha presentato istanza per celebrare il processo in altra città!

Si lamenta che “sussistono gravi situazioni locali tali da turbare il regolare e sereno svolgimento del processo e la mia libera determinazione nella partecipazione allo stesso”; della “campagna mediatica organizzata dal padre di Carmela, attraverso alcuni blog; che “davanti al Tribunale si raduna un’agguerrita folla di manifestanti che non solo espone cartelli ingiuriosi nei miei confronti e degli altri imputati firmati dal Movimento femminista proletario rivoluzionario, ma soprattutto mi impedisce di raggiungere il tribunale liberamente costringendomi addirittura a celare le mie vere sembianze per timore di essere riconosciuto e quindi aggredito”.

Ebbene sì, noi vogliamo che gli stupratori abbiano paura della lotta delle donne!

Carnevale e gli altri due non hanno avuto nessuna remora nel novembre 2006 a violentare in due occasioni Carmela, che allora aveva 13 anni!, attirandola con una scusa all’interno di un camper e approfittando di una sua situazione psicologica difficile.

Ora pretendono “un clima sereno”, la salvaguardia della loro “libertà”…

Ma se lo scordino! E la Magistratura non si facesse complice, dopo che di fatto in tutti questi anni ha anch’essa offeso Carmela non arrivando ancora ad una condanna di uno stupratore!

Dopo l’udienza del 22 giugno durante la quale sono stati sentiti 4 testimoni, di cui, però, un medico che aveva visitato Carmela dopo lo stupro e due ispettori di polizia, hanno fatto dichiarazioni vergognose: dal “non ricordo” dei poliziotti, al “escludo segni di rapporti sessuali violenti” del ginecologo che all’epoca aveva fatto a Carmela una visita superficialissima, senza eseguire gli esami microscopici; il prossimo processo sarà il 21 settembre. Sarebbe giusto e necessario che non solo le compagne, le lavoratrici, disoccupate del Mfpr ci fossero, come sempre, e più di prima, ma altre compagne, altre donne si unissero. Vogliamo la condanna degli stupratori e attraverso questa lo smascheramento di istituzioni e magistratura; ma vogliamo anche, ebbene sì, che la mobilitazione delle donne non sia solo una testimonianza ma una realtà “pericolosa”!

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario – mfpr@libero.it

I diritti e l’autodeterminazione delle donne non si toccano

Riceviamo dalle lavoratrici del policlinico palermo

Finalmente una buona notizia per le donne dopo tante aberranti sentenze

La corte costituzionale boccia il ricorso del giudice tutelare di Spoleto

Il diritto d’aborto non si tocca!

Facendo leva sul pronunciamento dell’ottobre 2011 della corte europea sull’embrione, definito da questa come “soggetto da tutelarsi in maniera assoluta”, Il giudice tutelare di Spoleto, in merito ad una sedicenne che aveva intenzione di interrompere la gravidanza senza avvertire i propri genitori, ha messo in discussione la legittimità costituzionale dell’art. 4 della legge 194.

Ma Il suo dovere era solo quello di verificare l’adeguata maturità della minore e non di certo di decidere sulla possibilità di aborto, e così gli è andata male.

Purtroppo periodicamente ci riprovano ad affossare la legge sull’I.V.G., soprattutto in tempi come questi, da MODERNO MEDIOEVO, dove si respira un clima politico, ideologico e sociale che alimenta il maschilismo, oltreché la violenza più brutale, l’odio e l’uccisione delle “femmine”; dove riprendono alla grande le CROCIATE contro l’insieme dei diritti e l’autodeterminazione delle donne.

Il ritorno dell’oscurantista marcia per la vita e la campagna della CHIESA per la salvaguardia dell’embrione, lanciata a livello europeo, i convegni mondiali di quest’ultima sulla famiglia (si veda quello recente di Milano), il cui fine è quello di rimandare a casa le donne, di assoggettarle maggiormente,di renderle REMISSIVE, di continuare a cucire loro addosso il ruolo di mogli, serve, crocerossine, incubatrici ed “ammortizzatori sociali”, ne sono un chiaro esempio.

Così come lo è la scellerata politica governativa portata avanti anche dalla “ministra coccodrillo” FORNERO, che il primo regalo che ha fatto alle donne è stato quello di allungarne l’età pensionabile e quello di farle licenziare ancora più facilmente (attacco art. 18 e al pubblico impiego).

Di recente anche l’ISTAT è stata costretta ad ammettere che la vita delle donne è nettamente peggiorata, di fatto sono le più disoccupate, le sottopagate, le sottoimpiegate, le più precarie, le più sfruttate, dentro e fuori casa. In tal senso una statistica mondiale dell’ONU afferma che le donne italiane sono quelle che lavorano di più al mondo.

I diritti e l’autodeterminazione delle donne non si toccano

Li difenderemo con la lotta!

Lavoratrici SLAI COBAS per il sindacato di classe- Policlinico Palermo

21/06/12

stupro e morte di Carmela: continua a Taranto la lotta delle donne mfpr

Il 22 giugno saremo, come da anni in ogni processo contro gli stupratori di Carmela, al Tribunale di Taranto.
Non ci possono fermare certo nè le pressioni degli avvocati dei tre stupratori che vogliono lo spostamento del processo in altra sede per incompatibilità ambientale, a causa - come hanno detto - delle"manifestazioni di protesta del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario davanti al Tribunale"; nè le non tanto velate minacce degli stupratori e dei loro familiari a nostre compagne, con riferimenti a"macchine e porte che possono bruciare".
Chi vuole il silenzio, vuole che non si faccia in realtà nessun processo evuole violentare e uccidere per l'ennesima volta Carmela.Ma la protesta, la denuncia forte, l'iniziativa continua ad ogni udienza del MFPR, l'instacabile battaglia del padre di Carmela che nelle scorsesettimane ha fatto anche un presidio sotto il Ministero della (in)Giustizia a Roma, ottenendo un incontro e purtroppo solo promesse,lo sta impedendo!
Ma ciò che è anche inaccettabile e vergognoso è che in questa battaglia anche le donne istituzionali o di "movimento" che si riempiono la bocca, che fanno convegni sulla violenza contro le donne, non ci sono!
In una situazione in cui troppe donne nella nostra provincia vengono violentate, uccise, ultima, una donna di Laterza, noi dobbiamo fare del processo di Carmela un simbolo di lotta contro la violenza maschile, la doppia violenza da parte delle Istituzioni e di questo sistema sociale,contro l'oltraggio di una magistratura complice.
QUESTO LO DOBBIAMO FARE PER CARMELA E PER TUTTE LE DONNE!
Movimento Femminista Proletario RivoluzionarioTaranto- mfpr@libero.it

20/06/12

194: GIU' LE MANI DALLA LIBERTA' DI SCELTA DELLE DONNE


Aborto: Consulta, ricorso inammissibile la legge 194 non si tocca

20 Giugno 2012 - 17:44

(ASCA) - Roma, 20 giu - Nella seduta odierna della Camera di Consiglio la Corte costituzionale ha dichiarato ''manifestamente inammissibile'', la questione di legittimita' costituzionale dell'art. 4 della legge 22 maggio 1978, n. 194, sollevata dal Giudice Tutelare del Tribunale di Spoleto. Lo rende noto la Consulta.

*****

AGI Aborto: il 20 giugno Consulta esamina Legge 194

(AGI) - Roma, 7 giu. - E' stata fissata al 20 giugno prossimo la camera di consiglio in cui la Corte Costituzionale esaminera' l'atto con cui il giudice tutelare di Spoleto ha sollevato questione di legittimita' relativo alla interruzione di gravidanza di una minorenne. Il giudice di Spoleto ha infatti sollevato una questione di legittimita' dell'articolo 4 della legge 194/1978, inerente l'interruzione della gravidanza nei primi novanta giorni dal concepimento, e la facolta' della gestante che accusi circostanze comportanti un "serio pericolo" per la sua salute fisica o psichica: secondo il giudice, tale norma viola in particolare, gli articoli 2, (diritti inviolabili dell'uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell'embrione, in quanto uomo in fieri. Il caso e' stato sollevato nell'ambito di un procedimento, riguardante una minorenne - nata nel 1995 - che aveva manifestato la volonta' di sottoporsi a un aborto senza coinvolgere i genitori, e per questo si era rivolta a un consultorio familiare accompagnata dal fidanzato, anch'egli minorenne. La ragazza aveva espresso "con determinazione" di voler abortire non ritenendosi in grado di crescere un figlio, ne' disposta ad affrontare un evento che per lei rappresenterebbe "uno stravolgimento esistenziale". Il giudice di Spoleto ha presentato ricorso alla Consulta citando anche una sentenza della Corte di Giustizia europea relativa alla nozione di "embrione umano". Il giudice relatore della causa sara' Mario Rosario Morelli.

18/06/12

Al fianco di Marinella. al fianco delle donne che denunciano e si ribellano agli stupri

Si terrà domani un'altra udienza per lo stupro di gruppo di Montalto.

Sappiamo bene qual è stato il clima che, sin dal primo giorno dopo la denuncia dello stupro di gruppo il 31 marzo del 2007 di Marinella, allora quindicenne, ha visto quasi un intero paese schierarsi pubblicamente al fianco dei “bravi ragazzi” “accusati ingiustamente” “se l'è voluta pure lei”, dopo la gogna a cui è stata sottoposta, il sindaco che aveva offerto dei soldi-40.000 euro di soldi pubblici- per la difesa degli otto “bravi ragazzi”, tra i quali un suo nipote, affidati in un primo momento alla messa in prova; gli avvocati, da parte loro, hanno tentato in tutti i modi di far slittare il processo, compreso il ricorso al legittimo impedimento, i tempi del processo si sono, quindi, prolungati.

“Stupro di Montalto, per i testimoni non fu violenza, così i titoli di alcuni giornali locali, all'indomani dell'udienza del 30 maggio. «Nessuno dei testi ha parlato di violenza – ha riferito l’avvocato Giorgio Bernardi, difensore di uno degli imputati -. Il quadro di abusi che sembrava emergere inizialmente non è stato quindi confermato. Per lo meno non dall’udienza e dalle deposizioni di oggi».

Organizziamo iniziative di solidarietà visibili, al fianco di Marinella.

Sappiamo bene come l'iniziativa a Montalto il 29 novembre 2009, seppure in poche, abbia contribuito a contrastare l'humus maschilista, le istituzioni che la legittimano, la criminalizzazione di Marinella. Sappiamo bene come questo clima non sia mai venuto del tutto meno e, probabilmente, le dichiarazioni sui giornali ne sono parte.

Il processo, che si tiene a porte chiuse, dopo la prossima udienza del 18 giugno, con la deposizione dei testimoni, sarà probabilmente seguita dall'ultima, conclusiva udienza.

Al fianco di Marinella, sempre!

mfpr

17/06/12

Sosteniamo! contro violenza/femminicidi!

Due avvenimenti importanti sono avvenuti nei giorni scorsi, da seguire e sostenere:

A Vicenza 12 amiche e amici di una ragazzina violentata e uccisa dall'indifferenza/complicità, per non dimenticare, per rompere la paura e il silenzio, per continuare a far sentire forte il "grido": basta alla violenza contro le donne", ma anche come sfida/autocritica verso i ragazzi e le concezioni maschiliste introiettate, hanno realizzato una sceneggiatura su questa realtà drammatica. La loro amica aveva subito violenza maschile, ma poi aveva subito un ulteriore violenza dalla magistratura che aveva liberato i suoi stupratori. Lei decide allora che serve a poco denunciare e combattere, e si uccide.

"Si chiama Black Out, il film scritto e interpretato dai ragazzi della Movie's Geyser. Questo film è stato il frutto di un lavoro collettivo, di questi amici, dai 16 ai 17 anni, delle discussioni con altre ragazze che hanno sutito le stesse violenze, con i loro genitori. "La sceneggiatura completata nel settembre scorso ha visto il primo ciak a Bassano del Grappa nel mese di dicembre". Il regista, uno dei volontari dell'associazione ha lanciato un appello per cercare un appoggio al progetto, ad esso hanno risposto alcuni professionisti. "ora Black Out è su facebook, alla ricerca di adesioni per arrivare ai distributori con numeri in grado di destare interesse".

E' un'iniziativa importante da sostenere e far circolare, perchè quello che è successo a Vicenza, succede a tante ragazze, da Marinella a Montalto, a Carmela a Taranto.


Proprio a Taranto è iniziato il procedimento giudiziario contro 30 imputati colpevoli di vessazioni contro lavoratori/lavoratrici agricoli rumeni trattati come schiavi, ma anche, verso le lavoratrice, costrette alla prostituzione in cambio di lavoro. Le donne avevano denunciato i ricatti sessuali le pressioni psicologiche di questi padroni, caporali.

Purtroppo, nei mesi scorsi l'accusa era stata ridimensionata e eliminata quella di "associazione per delinquere". Per questo è importante ora far uscire dal chiuso delle aule del tribunale questo procedimento e imporre un vero processo!

In realtà, anche qui, è il silenzio, sono le complicità, le altre inaccettabili violenze. In agricoltura non sono affatto casi rari l'imposizione da parte soprattutto dei caporali di prestazioni sessuali verso le braccianti: tante nel sud, in Puglia, anche italiane devono subire questi odiosi ricatti per andare a lavorare o mantenere il lavoro, e chiaramente tra queste sono soprattutto le lavoratrici straniere quelle doppiamente ricattate. Solo quando scoppiano dei casi eclatanti, il sindacato fa le lamentele e le denunce di rito, mentre nei 360 giorni non fa nulla. Ma la violenza, le pressioni sessuali verso le braccianti sono la "normalità", chi si ribella non viene più chiamata al lavoro!

Di tutto questo vogliamo che si carichi questo processo. Noi non possiamo avere alcuna fiducia nella magistratura e nello Stato - di fatto complici consapevoli di questa violenza e di questo razzismo - e useremo il processo soprattutto per dire alle lavoratrici: organizziamoci, lottiamo unite!


MFPR Taranto

poste italiane: LAVORATRICI INCINTE=MALATE... no al premio produzione con l'accordo dei sindacati

OPPRESSIONE DI CLASSE E OPPRESSIONE DI GENERE... SCATENIAMO LA NOSTRA DOPPIA RIBELLIONE!

*****

Niente premio alle dipendenti di Poste Italiane in maternità: colpevole di aver negato il premio di produzione alle donne in congedo di maternità

Nel 2007 Poste Italiane aveva ricevuto un prestigioso riconoscimento chiamato "Bollino Rosa S.O.N.O. – Stesse Opportunità Nuove Opportunità”, promosso dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, teso a valorizzare e premiare le aziende che si impegnano sul fronte delle Pari Opportunità.

In questi ultimi anni, infatti, Poste Italiane non solo ha equiparato i redditi tra uomini e donne, ma aveva anche riconosciuto alle donne in congedo obbligatorio dei premi di produzione.

Quest'anno si volta pagina: Poste Italiane ha deciso di non riconoscere il premio di produzione di 140 euro alle donne che nell'ultimo anno sono state in congedo di maternità obbligatorio e non lo ha riconosciuto nemmeno ai dipendenti assenti a causa di malattie, anche, gravi, come i tumori.

La decisione di non riconoscere il premio di produzione alle donne incinte e neomamme è stata presa da Poste Italiane in accordo con quattro organizzazioni sindacali - UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom - che rappresentano il 22% delle lavoratrici e dei lavoratori dell’azienda. Per motivare formalmente questo accordo, l'astensione di maternità viene equiparata all'assenza per malattia.

15/06/12

Libera

Giulia è antifascista
Giulia è animalista
Giulia è una piccola grande donna, una giovane, come tanti, senza futuro
Giulia è libertà
Giulia è il cuore, la gioia e l'aria dell'anarchia
Giulia è ribelle
Brilla come una stella nei miei ricordi di lotta
e affoga come un amore nel mio dolore
Il braccio armato dello Stato ha chiuso nel silenzio molti miei compagni e amici
Giulia è in isolamento nel carcere di Castrogno a Teramo
per l'ennesima montatura giudiziaria, ordita dalla PM Comodi di Perugia ed eseguita
dall'impunito narcotrafficante generale Ganzer dei ROS, entrambi già noti per la famigerata operazione "brushwood", benedetta, all'epoca, dalla presidente della regione PD Lorenzetti.
Giulia è rinchiusa nel carcere di Castrogno a Teramo perchè ha avuto l"ardire" di lottare per la giustizia e la libertà, contro uno stato fascista, la sua repressione, i suoi incalcolabili delitti.
Giulia è rinchiusa nel carcere di Castrogno a Teramo, da dove 6 giorni fà è uscito il militare stupratore di Pizzoli Tuccia.
Un carcere timidamente passato alla ribalta per morti misteriose, pestaggi di detenuti, molti immigrati suicidati dallo stato
un carcere dove 6 anni fà esplose la protesta delle detenute contro le condizioni invivibili dello stesso
Giulia è rinchiusa in quella fogna, mentre stupratori, assassini di operai e di proletari, padroni e stato fanno i porci Comodi loro
Giulia è rinchiusa in quel buco di cemento e nel carcere a cielo aperto chiamato Italia, si muore dissanguati, si muore di lavoro, si muore di paura, si muore di stupro, si muore di repressione....

scusate lo sfogo, magari un po' banale perchè anche un poco personale
ma sapete che vi dico?
Quello che costò 2 anni di condanna ai compagni che il 3 giugno 2007 a l'aquila urlarono legittimi slogans
"la fabbrica ci uccide, lo Stato ci imprigiona, che cazzo ce ne frega di Biagi e di D'Antona"
e aggiungo:
affanculo senonoraquando, il PD, Monti e tutta la cricca di vampiri, banchieri sanguisughe privati e di stato
affanculo i padroni. Vogliono tutto, la nosta libertà, la nostra vita!
non lasciamogli strappare anche i nostri sentimenti
ribellarci è giusto
a cominciare da ogni opportunismo

libertà per giulia, libertà per tutti i compagni prigionieri!

09/06/12

con Nina e Marianna, Pinuccia e Jack... siamo tutte No Tav

Dopo la revoca per entrambe, delle restrizioni di libera circolazione in Valsusa, il pm Quaglino chiede 1 anno, con attenuanti generiche per Nina e 1 anno e 1mese per Marianna. L’ultima udienza del primo grado di questoprocesso avrà luogo l’11 luglio alle ore 9 con la replica del pm alle arringhe difensive, eventuali controrepliche e la sentenza del giudice.
Dopo una lunga arringa il PM Quaglino ha chiesto 1 anno ed un mese per Marianna ed 1 anno per Nina non dimenticandosi nella sua retorica orazione di sfruttare tutti i cliché tanto in voga in questo periodo, dal citare Pasolini quando si parlava dell’operato delle forze dell’ordine, al riscoprsi mamma quando criticava una dei test per aver dichiarato di aver fornito del limone a Marianna, in cui rivedeva l’età di una figlia, per alleviare le conseguenze dei CS.
Di tutt’altro tono le arrighe dei due avvocati difensori che ovviamente hanno chiesto l’assoluzione per entrambe le imputate dimostrando in tutto il processo le incoerenze e lacune nelle dichiarazioni dei test dell’accusa, soprattutto da parte della digos, nonché la veridicità delle dichiarazioni di una delle indagate dimostrando, attraverso prove filmate fornite dalla polizia scientifica, come in quella serata, oltre a lacrimogeni da alzo zero, almeno in paio di occasioni poliziotti lanciassero pietre nei confronti dei manifestanti.
Confermati i due giorni di arresti domiciliari per Pinuccia e Jack, Notav colpevoli di solidarietà con gli operai pugliesi che rischiano il licenziamento, vengono liberati oggi con inizio del processo il 27 giugno

06/06/12

CIAO CARLA... TI PORTEREMO CON NOI NELLA LOTTA


La vogliamo ricordare con un messaggio che ci ha scritto un pò di tempo fa su facebook:
" ...continuerò a lottare fino alla fine, fino alla verità e ci si sta avvicinando...forza lavoratrici, ragazze andate sempre avanti anche voi per le vostre battaglie, noi donne siamo forti e determinate♥..."

Ciao Carla


movimento femminista proletario rivoluzionario



Se ne è andata questa sera Carla Verbano. Ci ha lasciato dopo aver lottato a lungo e con tenacia contro un male che da anni la tormentava. Per noi Carla non è stata solo la madre di un compagno assassinato, Valerio, l'esempio di una donna e di una madre che fino all'ultie nostre battaglie. Una compagna e una amica che abbiamo avuto vicino nei momenti difficili così come in quelli più felici.

I compagni e le compagne

04/06/12

MILANO - CONVEGNO SULLA FAMIGLIA: NO AL VOSTRO MODERNO MEDIOEVO!


Difendere i valori della vita e della famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna: questa la sintesi degli interventi della 3 giorni di papa Ratzinger a Milano, in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie.

In particolare, nell'incontro con le autorità milanesi ha ricordato come lo Stato debba essere “al servizio della difesa della vita e della famiglia la cui unica identità è fondata sul matrimonio e aperta alla nascita di figli”, ma, naturalmente, non poteva mancare nemmeno il leit motif della “libertà di educazione”, che direttamente rinvia al finanziamento delle scuole private, principalmente cattoliche.

Riportiamo di seguito alcuni stralci degli interventi quanto mai illuminanti, perchè rimanda all'urgenza che le femministe, le operaie, le giovani ribelli comprendano come estremamente “terreno” e contingente il “candidarsi” da parte della Chiesa di Ratzinger a guida “etica”, ma, in realtà, guida politica, ideologica, di azione che, riteniamo, sarà dirompente sul piano, in primis, dell'autodeterminazione delle donne, del ruolo e delle concezioni sulle donne che si vogliono imporre, in questo paese e nel mondo, con l'esplicito invito ai rappresentanti delle istituzioni ad “applicare” le indicazioni della chiesa.


"Laicità e libertà". Il Papa ha dapprima detto che la "laicità dello Stato" ha "uno dei principali elementi" nell'"assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell'altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti". Per Ratzinger, poi, le leggi dello Stato "debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale", basando su di essa il loro fondamento "etico", nella prospettiva di "un ordine adeguato alla dignità della persona umana". "Lo Stato - ha quindi detto il Papa - è a servizio e a tutela della persona e del suo 'ben essere' nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione". E per questo ha avvertito che "la legislazione e l'opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia".

"La famiglia fondata sul matrimonio". Secondo il Pontefice, "lo Stato è chiamato a riconoscere l'identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita", come pure "il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente". "Non si rende giustizia alla famiglia - ha aggiunto - se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell'intera società". Nella sua densa e articolata argomentazione, il Papa non ha mancato di definire "preziosa" la "costruttiva collaborazione" dello Stato con la Chiesa, "non per una confusione delle finalità e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l'apporto che questa ha offerto e tuttora può offrire alla società", in particolare con le sue opere "al servizio del popolo". “La fede sia l'anima della politica” L'appello a che la politica, "animata dalla fede", pensi realmente al "benessere" della famiglia, "patrimonio principale dell'umanità". A fianco del Papa c'è il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che non sempre lo segue nelle trasferte in Italia, ma la cui presenza era prevista fin dall'inizio in un viaggio come questo, di respiro così internazionale: basti pensare alla presenza di circa 50 cardinali e 300 vescovi di varie parti del mondo. In questa prima di tre giornate sotto la Madonnina, Ratzinger, che è stato accolto anche dai ministri Andrea Riccardi e Lorenzo Ornaghi, Benedetto XVI ha affermato che la fede "deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico 'ben essere', a partire dalla famiglia", da riscoprire "quale patrimonio principale dell'umanità" e "segno di una vera e stabile cultura in favore dell'uomo".
Non è mancato anche un richiamo al fatto che "la singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa", ha detto in piazza Duomo. "Al contrario - ha aggiunto - conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l'Italia e dell'Europa". Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, "la Milano positivamente 'laica' e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune".

Non poteva mancare il richiamo ad una ricostruzione morale e alla necessità di una nuova evangelizzazione.


Ma se Ratzinger ha rappresentato la voce pubblica con una rilevanza mass mediatica mondiale, esprimendo sinteticamente i nuclei dei concetti ideologici che dovranno guidare nei prossimi anni, è nel chiuso del Congresso teologico pastorale, che ha visto seimila partecipanti, che si preparano i “militanti” ,alla papa-boys maniera, in cui viene data base teorica all'intervento concreto, capillare, quotidiano, combattente, di quello che non è difficile definire il fondamentalismo cattolico, come appare chiaro dall'intervento del card. Bagnasco:

La presenza a Milano delle famiglie provenienti da tutti i continenti è «una profezia per il mondo», perché «diranno con la forza della testimonianza la gioia della vocazione al matrimonio e alla famiglia, diranno sui tetti che la famiglia è motore della vita, che è il cuore pulsante e patrimonio dell’umanità». È un messaggio forte e chiaro quello che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, invia dal VII Incontro mondiale delle famiglie. Lo fa in apertura della seconda giornata dei lavori con la sua riflessione alla lectio divina.”

E, ancora:

E lo ribadisce a fine mattinata presentando il libro I vescovi europei su demografia e famiglia in Europa, che raccoglie l’analisi e la ricerca condotta dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), di cui lo stesso Bagnasco è vicepresidente.

«L’insistere della Chiesa sul tema della tutela della famiglia – chiarisce il cardinale Bagnasco – non nasce per una sorta di fissazione monotematica, ma piuttosto per la consapevolezza del valore che è questa ineguagliabile e spesso maltrattata struttura antropologica (la famiglia), l’unica che ci consenta di proiettarci nel futuro». Già perché su questo punto il presidente della Cei è molto chiaro. «Se la società distrae l’attenzione dalla famiglia, va anche contro se stessa perché indebolisce la coesione, la serenità e il suo futuro». Ecco allora l’invito, sempre più pressante, «non solo di sostenere l’istituto familiare», ma anche a essere consapevoli dell’urgenza «di ricuperare la "cultura della famiglia", vale a dire un modo di pensare comune, dove la bellezza e la dignità della famiglia naturale siano percepiti come il nucleo generatore dell’umano e del vivere insieme». Insomma una «cultura che guardi con particolare stima alla famiglia fondata sul matrimonio, che la sostenga in ogni modo riconoscendola come la propria matrice più profonda e vitale». Una questione culturale, come lo è il calo delle nascite, che «nasce anche da una povertà culturale e morale, che ha di molto preceduto l’attuale crisi economico-finanziaria che attanaglia l’Europa».

Una preoccupazione che accomuna, ricorda il presidente della Cei, «tutti i vescovi europei, che proprio per questo inverno demografico del Vecchio Continente hanno voluto fare una verifica della situazione demografica nella consapevolezza che l’evoluzione della popolazione del continente è strettamente legata alla questione della famiglia». Lo dimostrano anche i risultati offerti dalla ricerca promossa dalla Ccee e illustrati dai curatori del volume, Giancarlo Blangiardo e Simona Maria Mirabelli.

Ma forte, secondo l’auspicio del cardinale Bagnasco, deve essere anche il messaggio che parte dal VII Incontro mondiale. «È necessario che i cattolici – dice – sappiano, con l’ausilio di una fede più consapevole e vissuta, valutare con senso critico la cultura dominante, che ha messo in discussione valori come la vita umana, la persona nella sua struttura oggettiva, la libertà come responsabilità morale, la fedeltà, l’amore e la famiglia». Un compito nel quale «saremo rafforzati dalla presenza di Benedetto XVI» che giungerà oggi pomeriggio nel capoluogo lombardo. E per il Papa, «Milano prepara un grande abbraccio» annuncia il cardinale Bagnasco, che rivolge un pensiero e una preghiera anche alle famiglie colpite dal recente terremoto in Italia. Un impegno in favore di una cultura della famiglia, al quale «siamo sollecitati – aggiunge il presidente della Cei nella lectio divina del mattino –, ma senza dimenticare che esistono dei limiti che nessuna fatica può superare. Perdere il senso del limite – avverte – ha portato il mondo su strade sbagliate e dannose». I risultati sono sotto gli occhi di tutti: «Il progresso, la libertà, la competizione, il consumo senza misura, prima o poi, si ritorcono contro l’uomo». Ancora di più la famiglia diventa il luogo ove «dare testimonianza della bellezza» dei valori ad essa legati.”


In proposito riportiamo uno stralcio dall'opuscolo dell' mfpr : Ratzinger: il ritorno dell'infamia originaria, abbiamo scritto:”...cosa c'è di realmente innovativo in questo documento di ratzinger?

...Dall'altro, invece, la novità c'è, perchè non di mera riproposizione dei “valori” di sempre si tratta, ma di una chiesa protagonista/combattente nella fase attuale di nuova reazione di tutti i paesi imperialisti occidentali e di marcia verso il moderno fascismo del governo italiano.

Ratzinger, Ruini e quindi la Chiesa ufficiale nei suoi massimi esponenti, e chiaramente il Papa anche se non più efficiente, stanno compiendo un'operazione a 360° che interviene sopratutto nel campo filosofico, dei valori morali, ma che ha immediati riflessi, fino ad interventi diretti nel campo della politica...”

Pertanto, ci sembra importante analizzare le presenze, le dichiarazioni di politici, ma anche rappresentanti di associazioni, nel corso di questo evento.


Intanto, ad accogliere Ratzinger all'aeroporto c'era il ministro Riccardi, che in aprile si era inorgoglito nel presentare quello che ha definito un piano organico, per la prima volta in Italia, di politiche per la famiglia ha detto il Ministro Riccardi, «..altri interventi sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, interventi per i genitori, per i nonni: insomma, noi dobbiamo aiutare la famiglia perché questo è un momento in cui sulla famiglia si scaricano tante tensioni e troppe responsabilità».

Da un lato, Ratzinger, intervenendo alla CEI, aveva sollecitato i vescovi italiani a dialogare con le istituzioni, dall'altro le istituzioni rispondono, come abbiamo ben visto, con i molteplici interventi di questo governo che pesantemente attaccano le condizioni di vita, di lavoro e di non lavoro, in primis delle donne. Anche in termini ideologici con il richiamo“femminista” alla condivisione del lavoro di cura. Ma all'interno della famiglia, sia chiaro!!

Sempre dall' opuscolo riportiamo:”..sì le donne possono anche essere presenti nel mondo del lavoro ma in modo che ciò non comprometta il loro ruolo di mogli e di madri nella famiglia, che deve essere prioritario...”


Il sindaco di Milano, lasciandosi andare ad un accesso di cameratismo con Ratzinger,\ nel suo saluto di accoglienza, ha tenuto a sottolineare come la famiglia è amore, rispetto, solidarietà. “Da laico, sottolineo come la famiglia sia il primo mattone della società...è, in piccolo, la nostra società”. Condividendo, nei fatti, la concezione della famiglia cellula della società e, quindi, il ruolo in essa delle donne. D'altra parte, è stato un governo di cosidetto centrosinistra che ha introdotto un ministero ad hoc per la famiglia.

Nell'incontro con le istituzioni locali non poteva certo mancare Formigoni a cui Ratzinger avrebbe rivolto brevi parole che non potevano non essere illuminanti! Conoscendo quanto la formighiniana regione Lombardia abbia fatto da battistrada in tema di politiche familiste, di attacco al diritto d' aborto, con l'istituzione dei cimiteri per i feti, non dubitiamo che queste “brevi parole” produrranno ulteriori “fatti”.

E, infine, alla messa Monti si è trovato in buona compagnia con tanti che non mancheranno di dare il loro contributo concreto. Oltre all'immancabile Riccardi c'erano la Bindi, ma sopratutto Bonanni della Cisl, Cisl in prima fila nell'invocare sostegni alle famiglie, ma già sostenitrice del “Family day”


A questo evento si è cercato di dare visibilità ad un'opposizione, sopratutto sul fronte dell'anticlericalismo, della lotta all'omofobia con una lodevole iniziativa, che come mfpr abbiamo sostenuto, un presidio anticlericale, appunto, che ha animato il pomeriggio del 2 giugno piazza XXIV Maggio.

Lodevole perchè impensabile sarebbe stato, infatti, il silenzio totale.

Pensiamo, però, che sul fronte femminista, tranne poche eccezioni, ma anche semplicemente di chi lotta sul fronte del lavoro, dei diritti, ci sia stata una sottovalutazione, di vedere in questo incontro mondiale delle famiglie, una mera riproposizione routinaria dei valori da sempre al centro dell' intervento della Chiesa.

Sfuggono, evidentemente, la serie di convegni su famiglia-economia; lavoro delle donne e conciliazione con il lavoro di cura e, quindi, famiglia, ma, sopratutto, la oscurantista “marcia per la vita” di gruppi di neonazi e integralisti cattolici, anche qui con la “benedizione” delle istituzioni, in particolare del sindaco di Roma, appena due settimane fa e, proprio su questo, la Chiesa lancia una campagna perchè a livello europeo venga assunta la salvaguardia della vita “sin dal suo concepimento”, sfugge, dicevamo il ruolo attivo della Chiesa ideologico, pratico, politico di intervento attivo, di guida.

Riprendendo stralci degli interventi di questi giorni appare chiaro che nessun campo, nessun aspetto della vita delle donne (mai viste in quanto donne, ma sempre in funzione della famiglia), dei giovani, del lavoro e del riposo siano tralasciati o trascurati, in quella che Ratzinger ha definito necessaria “ricostruzione morale”, in realtà la Chiesa si fa attiva sostenitrice di questo sistema sociale e richiama la politica a formulare “.. programmi concreti..”, “..la legislazione e l'opera delle istituzioni statuali debbono essere in particolare al servizio della famiglia”.


Movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano

02/06/12

"NOI ODIAMO LE GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE” violenza sessuale/femminicidi e moderno fascismo/medioevo capitalista camminano insieme"

intevento delle compagne mfpr all'incontro nazionale a Roma 2/3 giugno "contro la violenza maschile sulle donne"



"NOI ODIAMO LE GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE”


violenza sessuale/femminicidi e moderno fascismo/medioevo capitalista camminano insieme"



Il titolo che diamo a questo intervento vuole sintetizzare un ragionamento frutto di una comune riflessione che, alla luce di un'analisi materialistico dialettica, noi compagne, lavoratrici, donne precarie, disoccupate del Mfpr abbiamo fatto anche sulla base delle esperienze concrete e di lotta messe in campo nelle diverse realtà in cui siamo presenti.

Serve partire innanzitutto dalla necessità e urgenza, che per noi donne OGGI si pone, di inquadrare il clima politico, ideologico e sociale in cui e per cui tali violenze sessuali e uccisioni avvengono. Non si tratta affatto, come si è detto più volte e da diversi ambiti, di casi isolati da vedere in sé per sé, ma di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi: la violenza contro le donne, le uccisioni stanno assumendo una dimensione da vera e propria “guerra di bassa intensità” contro le donne, la stessa giurisprudenza ha iniziato a parlare di femminicidio.


Uomini che odiano le donne”, come si saprà, è il titolo di un libro di successo dello scrittore Stieg Larsson che noi abbiamo utilizzato in questi ultimi tempi perché, al di là dei limiti che può avere il titolo di un romanzo, esprime in modo significativo la questione del perché oggi di questo aumento impressionante della violenza contro le donne, del fatto che essa tocca oggi soprattutto realtà di grandi città, di paesi capitalisti più moderni, e quindi del legame che vi è tra la violenza e la fase attuale che viviamo che noi definiamo di moderno fascismo/moderno medioevo, tra il carattere attuale della violenza contro le donne e questa società capitalista.


Il moderno fascismo sta ora edificando a sistema tutto ciò che è reazionario, maschilista, nero, coltivando, in legame con i pesanti attacchi alle condizioni di vita, di lavoro, ai diritti della maggioranza delle donne, un humus di odio, anche preventivo, verso tutto ciò e tutti coloro che non possono accettare questo sistema di oppressione, repressione e che possono fuoriuscire dal “controllo”, dalle donne, ai giovani, agli immigrati. Per le donne soprattutto, questo odio, che al di là di come si esprime, è fascista, si carica e alimenta sempre più il maschilismo; un odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono.


In questo senso le uccisioni non si potranno fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarle… “Gli uomini che odiano le donne” esprime l’immagine del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più nulla di costruttivo ma è solo distruzione” - abbiamo scritto in un recente opuscolo "Le uccisioni delle donne oggi", ripubblicato in forma aggiornata in occasione del 25 Novembre scorso.


I mass media hanno in questo un ruolo fondamentale. Su alcuni casi, come ad esempio quello dell'uccisione di Sarah Scazzi a Taranto, hanno costruito vergognosi talk show, su altri o si riducono a meri fatterelli di cronaca nera o addirittura non se ne parla, deviando o indirizzando così l'opinione pubblica in un certo modo per diffondere idee, giudizi spesso razzisti, di classe che comunque hanno lo scopo di utilizzare i casi di violenza o uccisioni delle donne per perpetuare/rafforzare la politica, l'ideologia "dominante" in questo sistema - rappresentato al massimo grado/degrado dal governo Berlusconi ma che continua nella fase del governo Monti/Fornero in cui, guarda caso, riprendono anche i reazionari attacchi al diritto d’aborto – nascondendo invece le cause sociali della violenza strettamente legata alla condizione della donna in questa realtà sociale.



"La violenza sulle donne non fa - infatti - che proseguire la discriminazione, l’ingiustizia, il doppio sfruttamento e oppressione di cui siamo vittime in questa società capitalista…"


E' sempre più sotto gli occhi di tutti come i padroni, il governo al servizio di essi, agiscono per ricacciare a casa noi donne. Tante sono nel nostro paese in questi mesi le lavoratrici licenziate, le operaie in cassa integrazione, le precarie sempre più precarizzate, le disoccupate alla ricerca di uno straccio di lavoro, le donne super sfruttate come le immigrate fin quasi a condizioni di moderno schiavismo.


Si peggiorano rapidamente le già pesanti e discriminanti condizioni di lavoro e di salario delle donne, si scaricano ancor di più sulle donne i tagli e i peggioramenti ai servizi sociali, la gestione della crisi nella famiglia. Nello stesso tempo, con un discorso tanto ipocrita “sulla parità” quanto effettivo di un primo passo di un attacco generalizzato, vi è stato per esempio, da Brunetta alla ministra Fornero oggi, l’innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici, non riconoscendo l'aspetto “usurante” del doppio lavoro delle donne ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.


Il Corriere della Sera del 13 maggio scorso riportava: "La Fornero insiste sulla conciliazione "maschile" (i mariti devono fare di più in casa)... il problema è che poco può essere fatto tramite il servizio pubblico perché occorre contenere la spesa". La Min. Fornero dunque fa la "femminista" ma per tagliare i servizi sociali e scaricarli sempre e di più sulla famiglia. Tutta la "politica di conciliazione" di cui anche la Camusso, le donne del PD, ecc. si riempiono la bocca, vuol dire solo: conciliate tra di voi! Perché il governo comunque deve tagliare! E sono ancora e proprio le donne a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente produttivista e utilitarista che vi regna, con il ritorno delle morti per parto.


La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta, se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari. Nelle fabbriche la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati; inoltre la riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni e licenziamenti, ecc. - come in un'assemblea recente a Pomigliano le operaie Fiat hanno denunciato.



Vi è poi tutta la questione della famiglia, nuovamente posta al centro sia da destra che da “sinistra”, e del ruolo che le donne devono avere in essa in questa società. Noi diciamo “in morte della famiglia”. Ma che cos’è la famiglia?


Dal 30 maggio al 3 giugno di quest'anno si tiene a Milano l'incontro mondiale delle famiglie in cui si discuterà del ruolo della famiglia che, secondo le associazioni cattoliche:"resta, infatti, per comune percezione nel paese, la fondamentale istituzione della società e richiede, specialmente in questo momento di pronunciata crisi economica e sociale, la pianificazione di interventi adeguati e meditati, che ne sostengano la funzione e ne promuovano il ruolo.”


Solo da questa premessa si comprende come al centro di questo incontro è il fatto che la famiglia e le donne all'interno di essa ancor più dovranno svolgere un ruolo di ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, su cui scaricare il peso dei servizi sempre più tagliati, come tutte le tensioni sociali. Sappiamo bene, poi, come questi incontri abbiano risvolti ideologici e pratici contro le donne a partire dalla “difesa della vita sin dal suo concepimento”.


La famiglia è uno dei puntelli fondamentali della marcia verso il moderno fascismo del governo e dello Stato borghese affiancati dalla Chiesa, una famiglia che deve essere funzionale ad essa sia nel senso di essere subordinata alle scelte politiche del governo e dello Stato, sia in termini di sostegno attivo sul piano ideologico di quelle scelte (la difesa della “sicurezza”, dei valori di conservazione, ecc.),


La 'famiglia' poi per la Chiesa sempre più invadente nella vita sociale e politica è la “sacra famiglia”. Volutamente sempre più astratta, non reale, perché essa e il ruolo della donna in essa, devono essere il fondamento che salva “l'ordine sociale esistente - cioè che salva il loro sistema capitalista - in cui le donne devono, come scrive Ratzinger, “lenire le ferite, far zittire chi vuole urlare e lottare...”, per impedire che le contraddizioni di classe, sociali esplodano in ribellione, rivolta, rivoluzione.


Ma questa santificazione non può nascondere una realtà concreta in cui per la maggioranza delle donne non c'è scampo in questa società; in particolare per le proletarie si tratta sempre più di un ritorno ad un moderno medioevo che si lega alla concezione della “proprietà” che in questo caso, a differenza delle famiglie dei borghesi, dei capitalisti, dei ricchi, può essere per i maschi solo quella della moglie e dei figli, alla concezione del ruolo del maschio che a volte schiacciato sul lavoro, frustrato nel suo ruolo, si rivale sempre più spesso in modo maschilista e fascista sulla "propria" donna. Tutto questo trova la sua manifestazione più tragica nei femminicidi fatti da “normali” uomini.


Chi violenta, che uccide trova, quindi, in questa società il clima, l'humus adatto, favorevole sentendosi legittimato, quasi autorizzato, "…un clima politico/sociale sessista-razzista, di reazione alle donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere con i legami oppressivi – il ruolo nella famiglia…".


Nell'Origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato viene ripresa una frase di Marx: “ la moderna famiglia... contiene in sè, in miniatura, tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato. Una tale forma di famiglia segna il passaggio dal matrimonio di coppia alla monogamia. Per assicurare la fedeltà della donna, e perciò la paternità dei figli, la donna viene sottoposta incondizionatamente al potere dell'uomo; uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto...”. Un'analisi quanto mai attuale. La maggior parte degli assassinii di donne, delle violenze sessuali, sono una miniera di esempi di quanto scritto da Marx. Alcune uccisioni e violenze sembrano poi una parafrasi de “l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, vedi l'uccisione di Sarah Scazzi (delitto di famiglia), vedi l'uccisione di Melania Rea (delitto di apparato dello Stato), vedi lo stupro di Strauss- Kahn, direttore generale del FMI (violenza dei padroni, dei ricchi).



E’ alla luce di tutto ciò che siamo chiamate oggi a rispondere a questa guerra scatenata contro le donne.


Affrontare la questione della violenza sessuale e dei femminicidi esclusivamente con le misure repressive o con il potenziamento dei centri antiviolenza, come le donne, dal governo, al PD, alla Camusso e company fino a settori del femminismo borghese/riformista pongono, non può essere la "soluzione".


Le misure repressive non fanno che alimentare un clima oscurantista, razzista (vedi il pacchetto sicurezza nato dalla strumentalizzazione del governo di allora della violenza di Giovannna Reggiani ad opera di un immigrato), ideale per la coltivazione e diffusione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione che finiscono per favorire la violenza; si creano città sotto controllo, invivibili, si propongono addirittura zone rosa/ghetto per sole donne, in cui siano bandite le normali libertà, la socialità tra i ragazze e ragazzi, tra le persone, l’uso normale delle città.


La logica dei centri antiviolenza è limitata e limitante perché interna a questo sistema sociale, perché tende ad individualizzare i casi di violenza soffocandone invece l'aspetto sociale della questione e la necessità della ribellione e della rivoluzione attraverso la lotta collettiva delle donne.


"…Non è possibile lottare contro la violenza sessuale e i femminicidi senza rovesciare questo sistema sociale che li produce e di cui se ne fa puntello. Questa lotta non ha niente da spartire con la politica del femminismo piccolo borghese che vuole “liberarsi dalla famiglia” in una logica però tutta individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli uomini… ma ha a che fare invece con la concezione/pratica del NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, nel senso che ad una violenza che è sistemica la maggioranza delle donne deve rispondere, organizzandosi, con la legittima violenza rivoluzionaria – che deve esprimersi già da oggi, lasciando ad altri i lamenti e le inutili e impotenti richieste, e sviluppando una linea combattiva verso gli stupratori, assassini e le Istituzioni


"…Questa lotta, rivoluzionaria, se non può che essere fatta innanzitutto in prima persona dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali…"


NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE vuol dire lottare contro le radici della violenza sessuale e delle uccisioni contro le donne, lottare contro questo sistema capitalista che deve essere distrutto, e le donne hanno doppie ragioni per farlo!


*****


Il 10 Marzo scorso noi compagne del mfpr insieme alle lavoratrici dello Slai Cobas per il s.c, abbiamo organizzato un'assemblea nazionale di donne a Palermo che è rientrata nella settimana dell'8 marzo che ha visto in quella città tra l'altro lo svolgimento di un bel e combattivo corteo di 150 lavoratrici, precarie e studentesse.


L'assemblea, in cui la questione violenza/uccisioni delle donne ha avuto una parte significativa nella discussione collettiva che ha riguardato nella prima metà tutti gli aspetti della condizione di doppia oppressione (lavoro/genere), è entrata poi nel merito di come concretamente e praticamente continuare a mettere in campo la lotta contro una condizione che scaturisce dal sistema sociale capitalista nel suo complesso, e in questo senso ribadendo la necessità che le diverse lotte delle donne escano dai diversi ambiti per unirsi e mettersi in collegamento tra di loro, l'assemblea ha lanciato l'appello a tutte le lavoratrici, precarie, disoccupate, giovani, compagne in lotta per uno SCIOPERO DELLE DONNE per l'8 marzo dell'anno prossimo!


Sciopero delle donne per noi vale come una pregnante parola d'ordine perché se si riuscirà ad organizzarlo come risposta complessiva di classe e di genere a quella che è una guerra complessiva contro di noi sarà una cosa importante, di forte rottura e impatto, di valore sul piano strategico.


Le condizioni oggi ci sono ma sappiamo anche di avere contro parecchi, il governo, i padroni naturalmente, ma la vera questione è costituita da altre dighe, sia sul fronte sindacale che del riformismo femminista.


Dall'assemblea di Palermo, di cui ci sono disponibili gli atti scritti, vogliamo portare oggi questo appello anche a tutte voi perché lo sciopero delle donne, totale, come abbiamo detto, vuole guardare a tutta la condizione di doppia oppressione delle donne in questa società di cui la violenza e i femminicidi sono il frutto più marcio.




movimento femminista proletario rivoluzionario

AL COMITATO MOGLI OPERAI POMIGLIANO, DISOCCUPATE E LAVORATRICI

AL COMITATO MOGLI OPERAI POMIGLIANO, DISOCCUPATE E LAVORATRICI

alle mogli degli operai dei Cantieri Navali, della Fincantieri e dell'Avis di Castellammare, dei Cantieri Navali di Trapani, della ex Parmalat di Atella (PZ), e a tutte

Vogliamo farvi arrivare tutto il nostro sostegno e la nostra unità con la giusta battaglia che state portando avanti, come mogli di operai, o come voi stesse operaie, precarie, disoccupate.

Questa campagna è un segnale e un campanello di sveglia importante verso le donne proletarie e anche verso gli operai, per affermare l'unità e la solidarietà di classe, perchè le mogli non stiano in casa, non restino in attesa delegando, ma lottino in prima persona, portino in piazza la loro ribellione e le loro ragioni di lottare per i propri compagni, per la propria famiglia e la propria vita.

Noi stiamo facendo circolare le vostre lettere, appelli in tutte le realtà di donne/lavoratrici sia nei nostri territori che a livello nazionale.

Non bisogna solo lamentarsi, o illudersi che altri facciano per noi, o perdere mesi, anni della nostra vita andando dietro alle squallide e false proposte dei politici e sindacati filo padronali.

Noi siamo lavoratrici di varie realtà di lavoro, disoccupate, precarie che ogni giorno lottiamo, duramente, con scioperi, presidi, blocchi, occupazioni di sedi istituzionali, scontri con la polizia, e anche da noi, in queste lotte sono sempre le donne ad essere le più ribelli e determinate come è giusto che sia, perchè come ha detto una di voi noi siamo “Operaie e mogli di operai e ci toccano entrambe le cose”, per noi sono doppi gli attacchi e sono doppie le catene di cui dobbiamo liberarci

Noi siamo colpite quando lavoriamo, quando i padroni ci cacciano dal lavoro, quando non troviamo lavoro, quando i padroni chiudono le fabbriche o licenziano i nostri mariti, compagni, figli, ma anche quando il governo scarica su di noi i costi dei tagli ai servizi sociali, del carovita, della famiglia che l’hanno fatta diventare il più grande “ammortizzatore sociale”.
La Fiat con il piano Marchionne è l’esempio più lampante e drammatico di questa condizione.

La Riforma del Lavoro peggiora enormemente la nostra condizione – a Taranto vi sono operaie delle pulizie che lavorano per 1 ora e 50 minuti e prendono 200 euro al mese! – e con l’attacco all’art. 18 dà il piatto servito alle grandi aziende per fare centinaia di licenziamenti.

Noi non ci stiamo! Se questo sistema sociale, questi padroni e governo Monti moderno fascista, considerano le donne “l’ultimo chiodo della carrozza”. E’ l’ora che facciamo vedere che i “chiodi” non si lascino arrugginire, ma si affilino e si mettano tutti insieme per formare un immenso tappeto… dove far “saltare a piedi nudi”, governo, padroni, politici e sindacati collaborazionisti.

Noi vogliamo organizzare uno SCIOPERO DELLE DONNE contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, contro chi vuole distruggere le nostre famiglie e il futuro dei nostri figli, per la DIGNITA'. Questo “sciopero delle donne” deve essere un segnale di unità/arricchimento della lotta di classe, di stimolo anche verso i nostri compagni operai, perchè come dite voi “i nostri uomini da soli non possono farcela... ora tocca a noi entrarci”.

In questo percorso proponiamo una MANIFESTAZIONE DI MOGLI, LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE che assedi a Roma il Ministero del Lavoro, la Fornero che “chiagne e fotte”.

Siamo disposte a venire a Napoli in occasione di una delle vostra iniziative, per incontrarci e discutere insieme.

Un saluto “blu”/rosso!

Le lavoratrici e disoccupate Slai Cobas per il sindacato di classe – TARANTO - PALERMO
cobasta@libero.it

01/06/12

E meno male che parlano di "valore della vita"...buonuscite ai preti pedofili. Così la Chiesa "punisce" gli abusi

Buonuscite ai preti pedofili. Così la Chiesa "punisce" gli abusi


di Miriam Carraretto

"Buonuscite" da 20 mila dollari, una pensione da 1.250 dollari al mese e l'assicurazione sanitaria fino a quando non avranno trovato un altro lavoro.Secondo il New York Times, è quanto avrebbe pagato la Chiesa cattolica negli Stati Uniti per compensare i preti accusati di pedofilia e favorire il loro ritorno alla vita laica e privata. Insomma, per dare una mano ai religiosi che hanno abusato di minori. Un gioco a carte invertite, in cui il risarcimento se lo piglia chi ha commesso il reato, non la sua vittima.

Ad aver autorizzato i pagamenti sarebbe stato il cardinale Timothy Dolan, dal 2002 al 2009 arcivescovo di Milwaukee e oggi a capo della Conferenza episcopale statunitense, personaggio assai conosciuto negli States e inserito dal Time tra le 100 persone più influenti del mondo. All'epoca dei fatti, Dolan aveva negato tutto: "L'accusa" - si era difeso - "è falsa, pretestuosa e ingiusta".

Ma, oggi, un documento reso pubblico dagli avvocati delle vittime e riferito a una riunione del Consiglio finanziario dell'Arcidiocesi di Milwaukee del 7 marzo 2003 ha confermato la sua firma sulle autorizzazioni alle transazioni. Allora, la situazione degli abusi era così grave e indifendibile che persino la compagnia assicurativa dell'Arcidiocesi si rifiutò di coprire i costi: "La Chiesa è stata negligente", disse il suo responsabile.

Il primo caso analogo a Milwaukee risale al 1983. Il prete in questione, Franklyn Becker, era stato accusato di aver molestato e abusato di almeno 10 minori, sia maschi che femmine. Per lui, ci fu anche una vera e propria diagnosi di pedofilia. Rimosso dall'incarico solo nel 2004, si vide versare 10 mila dollari a titolo di aiuto. "Fu un atto di carità", commentò allora il cardinale Dolan.

Il fatto che la "buonuscita" concessa ai preti pedofili sia una procedura formale all'interno della Chiesa, nota come "laicizzazione", certo non rasserena. Anzi, scandalizza ancora di più. Soprattutto dopo la posizione assunta qualche giorno fa dalla Cei in merito ai casi di pedofilia: i vescovi non hanno l'obbligo di denunciare alle autorità i casi di abusi di cui vengano a conoscenza. La giustificazione data da alcuni esperti in materia, secondo cui "quando un uomo diventa prete, la Chiesa è chiamata a soddisfare i suoi bisogni per tutta la vita", è sin troppo debole.

Solo da noi, negli ultimi 11 anni, i casi accertati di pedofilia all'interno del clero sono stati 135. In America, la Chiesa ha già pagato oltre 16 milioni di dollari per sostenere i processi dei religiosi accusati di violenze su minori. Nel 2011, l'Arcidiocesi di Milwaukee è stata persino costretta a presentare istanza di fallimento.

Nella lettera inviata pochi giorni fa all'attuale Arcivescovo di Milwaukee dall'associazione delle vittime Survivors Network of those Abused by Priests si legge: "In quale altra occupazione, soprattutto che opera con le famiglie, le scuole e i giovani, viene dato un bonus in denaro a un dipendente che abbia molestato e abusato sessualmente su dei bambini?".