Domenica il tema della trasmissione "presa diretta" sarà "Senza donne" e parlerà delle discriminazioni delle donne sul lavoro.
Abbiamo inviato all'e mail di "Presa diretta" questo testo.
Siamo lavoratrici, precarie, disoccupate di Taranto siamo organizzate all'interno dello slai cobas per il sindacato di classe, e facciamo parte di un'organizzazione di donne chiamata "Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario". sappiamo che farete una trasmissione sulle donne e abbiamo voluto mandarvi questo nostro contributo sullo "SCIOPERO DELLE DONNE", "UN GIORNO SENZA LE DONNE".
Saluti. Margherita Calderazzi, Masci Fiorella - Taranto - 3475301704 - T/F 0994792086.
In questi mesi vi sono varie lotte di operaie, precarie, disoccupate che stanno mostrando l'intreccio tra attacco al lavoro, ai diritti delle lavoratrici e peggioramento della condizione generale come donne, ricacciate a casa in una situazione di dipendenza, dalla lotta delle lavoratrici della scuola, a quelle dei call center, alle lavoratrici dell'Eutelia, dell'Omsa, ecc.
Vogliamo soffermarci su 2 situazioni emblematiche: quella delle operaie di una fabbrica di Bergamo, la TRIUMPH e quella delle operaie dell'OMSA di Faenza; non perchè qui l'attacco è stato più pesante di altri posti di lavoro, ma perchè esprime bene quell'intreccio di cui parlavamo prima.
Alla Triumph è stato fatto un accordo che è emblematico di una posizione socialfascista in cui l'azienda si è fatta Stato, e le organizzazioni sindacali abdicano all’azienda/Stato; l’accordo prevede un percorso di coinvolgimento e assistenza individuale continuativa delle lavoratrici in “esubero”, di valutazione della situazione personale e di orientamento alle dinamiche del cambiamento, cioè una sorta di assistenza, accompagnamento, supporto da quando le lavoratrici vanno in cassa integrazione a quando passano in mobilità, fino all’orientamento e accompagnamento delle lavoratrici nella ricerca e consolidamento di un nuovo lavoro dipendente o di lavoro autonomo, affidando questo percorso a una società privata. Ma l’accordo Triumph fa anche altro; forse per la prima volta un’azienda si occupa della condizione di vita e familiare delle lavoratrici, ma rovesciando e strumentalizzando pro domo sua l’intreccio classe/genere; nell’accordo si parla infatti di una copertura assicurativa per un anno per tutto il nucleo familiare per il rimborso delle spese mediche, di un sostegno economico alla famiglia pari a 500 euro lordi all'anno per ciascun figlio a carico e per il coniuge per tutto il periodo della mobilità. Il padrone della Triumph ha per caso improvvisamente compreso il peso della questione familiare per le donne lavoratrici? Assolutamente no, usa questa “magnanimità” come arma/ricatto per far accettare i tagli dei posti di lavoro alle lavoratrici, ed è emblematico che in maniera perversa questi incentivi non vengono dati alla lavoratrice, come invece avverrebbe per un lavoratore maschio, ma alla famiglia e ai costi della famiglia, come se il padrone (e i sindacati firmatari) dicesse alle lavoratrici: tornate a casa e occupatevi del vostro lavoro principale…
All'Omsa, le operaie sono in cassa straordinaria, a fine agosto sono state avviate procedure di mobilità. 30/50 operaie già lavorano in turni di 4 ore. Ci sarà la cassa per il secondo anno se 150 operaie lasceranno il posto di lavoro. Nessun compratore e nessuna riconversione. Le lavoratrici non vogliono lottare per la cassa integrazione ma per il lavoro. In quanto donne la condizione è ancora peggiore.
Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica.
Ora "e lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre".
Ma perchè questa lotta è importante e emblematica. Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno. Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.
Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa, della Triuph, come di tante altre donne lavoratrici, se è parte di un gravissimo taglio di posti di lavoro, al salario, ai diritti, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che esprimono e perchè proprio questo doppio attacco viene generalmente oscurato.
PER QUESTO NOI PENSIAMO CHE OCCORRA FARE COME LAVORATRICI, COME DONNE MOLTO
DI PIU'. CHE OCCORRA INSIEME ORGANIZZARE UNO "SCIOPERO DELLE DONNE".
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Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perchè è importante che tocchi non solo i posti di lavoro, ma le disoccupate, i quartieri, fino alle case. Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti, uno SCIOPERO DI CLASSE E DI GENERE. Quando riusciremo ad organizzarlo, sarà una cosa importante, di impatto, molto di rottura. UN GIORNO SENZA LE DONNE!
Uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, ma vuol dire porre, scoperchiare tutta la condizione di vita delle donne, l'intreccio lavoro sfruttato/lavoro nero e oppressione, fino a molestie, violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare nel sud; vuol dire parlare del ruolo di subordinazione e doppio lavoro in famiglia, della finta parità di cui parla il governo sulle pensioni e il peso del lavoro in casa, dei servizi sociali sempre più scaricati sulle famiglie; dell'humus da "moderno medioevo" che ci fa tornare indietro di 40 anni, ecc.
Ma lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale.
Noi abbiamo visto sulla nostra pelle la considerazione che il Sindacato ha delle donne; in occasione della rivolta a Taranto nel 2007 delle lavoratrici delle pulizie, noi abbiamo fatto una lotta anche contro il sindacato confederale, che avallava le aziende, le istituzioni che sostenevano che praticamente per le donne "non c'è bisogno di tutta questa lotta per mantenere il lavoro perchè con la mobilità vi facciamo un favore, vi diamo un po' di soldi e ve ne state a casa, così pensate alla casa e non avete il problema di conciliare casa e lavoro". O, al massimo la condizione delle donne viene ridotta dalla OO.SS. a qualche "punto delle piattaforme". Noi diciamo che non si può ridurre ad un punto della piattaforma, né, come spesso sentiamo, a un problema di quote, di qualche posto negli organi dirigenti sindacali alle donne.
Il problema è che lo sciopero delle donne pone una denuncia che riguarda l'insieme delle condizioni di vita e lo pone per gli stessi lavoratori, per lo stesso movimento sindacale. Perchè noi mettiamo in discussione il lavoro e il non lavoro, mettiamo in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, mettiamo in discussione il ruolo nella famiglia e la famiglia come la vuole questa società, mettiamo in discussione l'idea che si ha delle donne, il ruolo di subordinazione. Cioè mettiamo in discussione tutto!
Tant'è che quando le donne lottano, si vede che portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso creando una situazione in cui i mariti dicono, ma che ti sei montata la testa?
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, dei rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e quindi questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
A questo serve anche lo sciopero delle donne.
MFPR