31/10/20

Verso l'assemblea telematica del 19 novembre: "Stessa lotta, Se toccano una toccano tutti!". Inarrestabile solidarietà alla lotta delle assistenti igienico personale di Palermo

Coordinamento lavoratori e lavoratrici autoconvocati per l’unità della classe (C.L.A.)
SOLIDARIETÀ ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI ASSISTENTI IGIENICO-PERSONALE DI PALERMO

Solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori
assistenti igienico-personale di Palermo
Il Coordinamento lavoratori e lavoratrici autoconvocati per l’unità della classe (C.L.A.) esprime la piena solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici precari delle Coop Sociali/Assistenti igienico-personale sotto processo a Palermo per aver difeso lavoro e diritti.
Quando i padroni non hanno più bisogno dei lavoratori o li hanno spremuti a sufficienza o addirittura quando si trovano di fronte lavoratori non disposti ad accettare passivamente sfruttamento e oppressione li gettano in mezzo alla strada. I padroni pretendono mano libera sui lavoratori fino a calpestare la loro dignità, oltre ad azzerare il potere di contrattazione.
L’esperienza e la realtà insegnano che quando i padroni hanno di fronte lavoratori e lavoratrici non disposti ad accettare passivamente soprusi, angherie, intimidazioni, minacce, sfruttamento e oppressione, tentano di ricondurli alla ragione utilizzando ogni forma repressiva che va dalle sospensioni ai licenziamenti, fino alle cariche della polizia.
Per far sì che questi fatti non si ripetano, o che quando avvengono trovino l’adeguata risposta, occorre sviluppare la più ampia solidarietà contro ogni tipo di attacco che avvenga in fabbrica, nella scuola o nelle strutture sanitarie.
Solidarietà, sostegno, mobilitazione... sono armi necessarie a contrastare ogni forma di repressione, a ostacolare i progetti padronali che in cambio di “sangue e sudore” offrono solo sfruttamento, miseria, oppressione e un totale disprezzo per la vita umana.
Quanto più è estesa la solidarietà maggiore sono le possibilità di successo, per questo è importante che attivisti sindacali, delegati, Rsu, esprimano solidarietà e sostegno a lavoratori e lavoratrici in ogni forma possibile e necessaria.
Sabato 31 ottobre 2020


Il significativo messaggio di Iqbal operaio di Arcene Bergamo
Stessa lotta, Se toccano una toccano tutte!
 
 
 
Il ringraziamento di tutte/i precari* di Palermo:
 
Grazie compagni e compagne di lotta la solidarietà di classe è un' arma e ci dà forza in un momento molto difficile della lotta...
Grazie per il vostro sostegno, nonostante tutto,continueremo le nostre battaglie, lottare, lottare, vincere💪💪💪💪💪grazie grazie
Grazie di cuore , anche voi siete una forza  !!!! lontane ma unite nella lotta. Ed è proprio dalle lotte che portiamo avanti a livello locale ma che si collegano che traiamo la forza e il coraggio per andare avanti !!!!
Giorgia e tutte le precarie di palermo

Dal  Comitato 23 settembre
Respingiamo l'attacco repressivo con la solidarietà e la lotta! Le compagne del comitato 23 settembre sono al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori precari Coop Sociali Assistenti igienico personale che saranno processati a Palermo il prossimo 30 ottobre per aver difeso il loro diritto al lavoro. In questa fase di attacco generalizzato ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sappiamo che le donne pagheranno il prezzo più alto, nei termini di perdita del lavoro, di aumento della precarietà, della mancanza di risorse e di servizi, di carico di lavoro domestico. E' perciò urgente e necessario raccogliere le forze e creare momenti di confronto e lotta unitari, sola difesa contro l'attacco padronale sempre più aggressivo. La lotta delle lavoratrici di Palermo è la nostra lotta, contro i licenziamenti, per il loro diritto al lavoro e allo sciopero, contro ogni tentativo di intimidazione e di ricatto, da parte della polizia e della magistratura. Non ci fermeranno!

La lotta di massa delle donne polacche

To jest wojna! (Questa è guerra!)
La lotta di massa delle donne polacche


 
 
 

di Laura Sguazzabia

«Questa è guerra!» Con questo grido di lotta le donne polacche hanno reagito all’ennesimo attacco alla legge sull’aborto da parte del governo. Dopo le mobilitazioni del 2016 che hanno bloccato il primo tentativo di riforma di una delle leggi sull’aborto più restrittive d’Europa, le donne polacche occupano di nuove strade e piazze, dando un esempio di lotta a tutto il mondo.

Gli attacchi al diritto di aborto
Da anni il governo conservatore polacco, con il sostegno della Chiesa cattolica, delle organizzazioni pro-life e della destra estrema, prova a togliere alle donne anche il minimo diritto all’aborto. Un diritto già quasi inesistente nel Paese sin dai primi anni Novanta: finora è stato consentito solo nei casi di violenza sessuale o incesto, gravi anomalie del feto, se la vita della madre è in pericolo. Quattro anni fa, ha tentato con una proposta legislativa di cancellare anche queste eccezioni: la proposta è arrivata in parlamento, ma le donne polacche (e non solo loro) sono scese in strada, nell’ottobre 2016, in ogni città, vestite a lutto, a migliaia. Una marea nera. Era la “Czarny protest”. Il governo ha fatto marcia indietro, ma senza desistere. Confidando nell’isolamento sociale legato alla pandemia, ha sperato di far approvare nel silenzio totale la revisione della legge, lasciando fare ad un organo giudiziario ciò che era fallito a livello governativo.
Così giovedì 22 ottobre 2020 il Tribunale costituzionale polacco, la cui presidente Julia Przylebska è una fedelissima del governo, ha stabilito che l’aborto è incostituzionale anche nel caso in cui il feto abbia gravi malformazioni. Nonostante la sentenza non sia ancora stata trasformata in legge, le cliniche hanno già cominciato a disdire gli appuntamenti a quante erano in lista per un’interruzione di gravidanza. Dato che la maggior parte degli aborti legali condotti in Polonia sono eseguiti con questa motivazione, la sentenza significa che non ci sarà quasi nessun aborto in Polonia ufficialmente: il rischio è che vi sia un ulteriore aumento degli aborti clandestini. Gli aborti praticati ufficialmente ogni anno si aggirano tra i 1000 e i 2000 e al 90% sono giustificati da malformazioni fetali, ma si stima che il totale arrivi ad 80mila l’anno: la stragrande maggioranza, infatti, avviene clandestinamente o all’estero, una possibilità questa già fortemente limitata dagli alti costi inaccessibili per la maggior parte delle lavoratrici, impraticabile in tempo di pandemia.

La mobilitazione delle donne
La reazione non si è fatta attendere: il giorno successivo alla sentenza, sfidando il divieto di assembramento imposto dalle norme sanitarie pandemiche, le donne hanno riempito strade e piazze per manifestare il proprio dissenso. E non si sono più fermate.
Venerdì sera, decine di migliaia di persone hanno protestato a Varsavia e hanno riempito le piazze principali in molte altre città del Paese. Le proteste sono proseguite nel fine settimana, raggiungendo anche località molto piccole, paesi e villaggi. Gli obiettivi delle manifestanti sono stati i simboli della repressione: gli edifici istituzionali, le sedi del partito di governo, le chiese con l’interruzione delle funzioni religiose (fatto eccezionale nella cattolicissima Polonia). La polizia ha cercato invano di sgomberare le manifestanti con cariche e lanci di lacrimogeni o schedando le presunte leader del movimento. Ma il movimento è cresciuto nonostante la dura repressione poliziesca e nonostante il divieto di assembramento per il Covid sia stato abbassato, pretestuosamente, da 10 a 5 persone. E il movimento non è aumentato solo numericamente, ma si è diffuso e ampliato, con le donne lavoratrici e moltissime giovani a fare da avanguardia.
Domenica, gli agricoltori con i loro trattori si sono uniti a una protesta delle donne a Nowy Dwor Gdanski, nel nord della Polonia, una zona notoriamente roccaforte del partito di governo. Tassisti, piccoli commercianti e numerosi medici hanno preso parte ad azioni in diverse località e persino membri delle forze di polizia (per lo più donne) hanno applaudito ai manifestanti.
Mercoledì, lo sciopero nazionale delle donne, sostenuto da numerose sigle sindacali e dalla possibilità nei luoghi di lavoro di usufruire di «tempo libero» (uno dei modi in Polonia per scioperare senza rischiare il licenziamento), ha visto una partecipazione altissima di lavoratrici e di lavoratori del pubblico e del privato, la chiusura per assenza di personale e studenti di numerose scuole ed università. Ha fatto clamore il sostegno dato da alcune alte cariche dello Stato a questa giornata, tra cui la figlia del presidente Duda: un modo per cercare di riportare la protesta nei binari istituzionali. Manifestazioni imponenti di protesta sono state realizzate in tutta la Polonia, da Varsavia, Cracovia, Breslavia, Stettino e Lodz fino ai piccoli paesi delle campagne – un evento inedito per le aree rurali, tradizionalmente conservatrici – oltre che in numerose capitali mondiali in segno di solidarietà.

Una protesta che cresce
Ancora una volta, le donne polacche si sono rese protagoniste di una lotta che in questi giorni sta assumendo dimensioni e caratteristiche straordinarie. La protesta in Polonia non è più solo delle donne: anche se l'attacco al loro diritto di scelta è l'obiettivo principale, ci sono anche altre questioni poste all'ordine del giorno dai manifestanti, come ad esempio il pessimo stato dell'assistenza sanitaria pubblica, la mancanza di effettive politiche sociali a favore della famiglia, i bassi salari e la mancanza di contratti di lavoro a lungo termine che mettono la maggioranza della società (specialmente le donne) in una posizione precaria. L'impressione è che sia arrivato anche qui l'esempio delle masse bielorusse che sono da settimane in rivolta.
Quanto sta capitando è diventato ormai un fatto nazionale contro il governo che si trova in così grande difficoltà da dover ricorrere all’intervento dell’esercito per reprimere l’impeto dei manifestanti. Una così grande difficoltà che potrebbe portare alla mancata trasformazione della sentenza in legge e, come già ventilato da più parti, alla possibilità di un ennesimo compromesso sul tema dell’aborto, ossia la proposta di sottoporre la sentenza all’opinione popolare attraverso la via referendaria. La portavoce della maggiore organizzazione impegnata nel movimento polacco si è detta contraria a questa ipotesi, per il timore soprattutto di un esito delle consultazioni condizionato dal controllo sui mezzi di comunicazione del partito di governo.
Qualunque sia la legislazione sull’aborto che verrà approvata in Polonia, è un dato di fatto, dimostrato anche dalle statistiche, che le donne continueranno ad abortire, ma clandestinamente. In altre parole, la penalizzazione dell’aborto non implica che le donne desistano dall’abortire, ma solo che lo faranno in condizioni meno sicure e con conseguenze molto gravi. L’attacco all’autodeterminazione femminile è oggi più violento che mai e risponde a precise logiche di indirizzo sociale e di gestione economica della crisi, ora acutizzata dalla pandemia: attraverso questa ed altre manovre si cerca di relegare la donna alla gestione dell’ambito familiare e di delegare alla famiglia funzioni che dovrebbero essere a carico della collettività.

Al fianco delle donne polacche!
Esprimiamo alla lotta delle donne polacche, che dura ormai da giorni e che non accenna ad esaurirsi, tutta la nostra solidarietà rivoluzionaria: con questo articolo vogliamo anche contrastare l’offensiva della stampa borghese che ne mistifica la portata. È evidente l'intento di alcuni partiti di tentare, per l’ennesima volta, di incanalare la protesta in una fallimentare via riformista. Per chi conosce la storia, non quella scritta sui manuali borghesi, ma quella narrata dalle testimonianze dei partecipanti, le donne polacche hanno iniziato spontaneamente una lotta che ha molte somiglianze sia nelle motivazioni sia negli sviluppi con quella delle operaie tessili di Vyborg, sobborgo industriale di San Pietroburgo, nel febbraio 1917: con il loro sciopero, con la loro marcia al grido di «Pane e pace» verso la Duma, con la loro capacità di coinvolgere gli altri lavoratori, sono state la scintilla di quel percorso rivoluzionario che, grazie al ruolo indispensabile del Partito bolscevico, ha portato alla presa del potere il proletariato russo nell’Ottobre ‘17 e che ha visto le donne ottenere condizioni di vita e diritti ancora inimmaginabili anche nel più sviluppato Paese capitalista.
Il sistema economico e sociale in cui oggi viviamo non ha null’altro da offrire alle donne se non oppressione e sfruttamento, guerre, miseria e morte. Attraverso politiche di controllo della loro capacità riproduttiva, precarizzazione e bassi salari, mancanza di servizi e di assistenza sanitaria, concordemente sottoscritti da governi di ogni orientamento politico, il capitalismo ha ridotto sempre più le possibilità di scelta per le donne, di una vita dignitosa per sé stesse, per i propri figli e per l’intera classe lavoratrice. L’attacco ai diritti delle donne è un attacco alle condizioni di vita di tutti i lavoratori: è necessario, così come sta avvenendo in Polonia, unire gli sforzi di tutte e di tutti per rovesciare questo sistema verso la realizzazione di un mondo che ponga al centro la vita delle persone.
 

30/10/20

La repressione non ci fermerà! In lotta oggi al Tribunale le precarie e i precari Assistenti igienico personale processat* a Palermo

E' iniziato oggi 30 ottobre il processo contro le precarie e precari assistenti igienico personale in lotta da anni a Palermo, rinviati a giudizio per avere difeso il lavoro! 

Le lotte in difesa del lavoro, diritti, della condizione di vita più generale nn si processano!


Un sit-in davanti al Tribunale combattivo, al fianco di lavoratrici e  lavoratori giovani compagni e attivisti delle lotte sociali, con continua denuncia slogan e ampio volantinaggio dell'appello 



Siamo una goccia di un mare grande di lavoratori lavoratrici operai operaie precari precarie migranti attivisti/e delle lotte sociali compagni/e... contro cui questo Stato borghese scaglia la repressione in tutte le forme per frenare, soffocare, impedire le lotte... questo mare si deve unire e sollevare nella lotta contro padroni, governo, questo sistema sociale..


La repressione non ci può fare fa paura perchè lottare contro questo sistema capitalistico di oppressione, sfruttamento, miseria per i proletari, attacco alle lotte dei lavoratori e doppiamente delle lavoratrici... è necessario!




La giustezza delle lotte messe in campo in difesa della condizione di lavoro e di vita la rivendichiamo pienamente! 
GRAZIE PER TUTTA LA SOLIDARIETA' CHE E' ARRIVATA DA DIVERSE CITTA' E DA LAVORATRICI E LAVORATORI IN LOTTA, LA SOLIDARIETA' DI CLASSE E' UN'ARMA! SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI!


Dal Tribunale ai palazzi del potere... la lotta deve continuare!
LAVORO perchè ci spetta di diritto!
SOSTEGNO ECONOMICO fino a quando non ricominciamo a lavorare!
Precarie e Precari Assistenti igienico personale specializzati Slai Cobas sc PA



Continuano ad arrivare messaggi di solidarietà alle lavoratrici e lavoratori di Palermo processati oggi - "La repressione non spegne le lotte giuste e necessarie ma alimenta la ribellione!"

La rappresentante Slai cobas sc delle lavoratrici e lavoratori processati a Palermo:
"E domani (oggi) inizia una nuova fase di lotta , la lotta nella lotta oserei dire, la lotta all interno del tribunale, sì perchè lottare per i propri diritti e giustamente in difesa del proprio posto lavoro può portare anche a questo, a subire un ingiustificato attacco di repressione, una denuncia, un rinvio a giudizio che sa proprio di ingiustizia... ma l'ingiustizia più difficile d'accettare è che in questo mondo marcio chi dovrebbe essere processato per aver negato il diritto dei lavoratori e diritto allo studio degli studenti disabili continua a farlo senza pensare al danno che fa... Non siamo soli e tutti i messaggi di sostegno e di solidarietà che stanno arrivando sono per noi una grande forza.
GRAZIE!! NON SARA' UN PROCESSO A FARCI ARRENDERE, ANZI!! 
 

Da Milano, Solidarietà e sostegno dalle lavoratrici e lavoratori sanità INT, dalle lavoratrici scuola e Mfpr
OSARE LOTTARE OSARE VINCERE!
 

 
DALLE LAVORATRICI DI TARANTO
Solidarietà dalle compagne di Taranto lavoratrici degli appalti pulizie. Siamo con le assistenti igienico personale di Palermo che domani, 30 Ottobre, verranno processati perché lottano per il loro diritto al lavoro. Noi siamo con loro per il diritto al lavoro e a un salario dignitoso.
Lavoratrici slai Cobas Taranto
 
 
DAL S.I. COBAS
Palermo, solidarietà a lavoratrici Coop Sociali Assistenti Igienico – Personale: lotta comune solo riparo contro precarietà e repressione
Ottobre 28, 20200
Comunicato
Il 30 ottobre, al Tribunale di Palermo, i precari della Coop Sociali Assistenti Igienico – Personale, saranno processati.
Avevano osato nel 2017 denunciare delle irregolarità nella gara d’appalto promossa dalla Città Metropolitana.
Così, ad una condizione di precarietà, con contratti anche solo di mesi, riduzioni di ore, salari bassi, si sono aggiunti i licenziamenti di metà del personale, prevalentemente femminile nel tentativo di scatenare una odiosa guerra tra poveri.
La pronta mobilitazione delle lavoratrici e la contestazione della gara, portata sotto i palazzi del potere, oltre alla risonanza a livello cittadino avevano sortito la modifica del bando e il blocco dei tagli, ma ora, con l’emergenza Covid, le lavoratrici e i lavoratori sono fuori dal lavoro ormai dal mese di marzo!
Questo processo è un ennesimo tentativo di stroncare la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori che rivendicano la stabilizzazione del posto di lavoro, la dignità e l’importanza sociale del lavoro che svolgono, ed è proprio il portare alla luce del sole la condizione di precarietà che si vive nelle Cooperative Sociali che si vuole sanzionare.
E’ la denuncia di questo degrado sociale che muove la macchina della giustizia borghese.
Per non svelare le cause della povertà e del disagio sociale si accaniscono contro chi lotta per un’esistenza dignitosa e fa emergere verità scomode.
Rivendichiamo come nostra la battaglia intrapresa dalle compagne/i di Palermo.
Nell’attuale crisi è fondamentale che si lavori all’unità delle lotte di tutti i lavoratori,
che devono unire la denuncia della repressione in atto con quella delle azioni sempre più antiproletarie del governo Conte, che sta dimostrando di voler fronteggiare la crisi economica e la pandemia, proteggendo i profitti delle imprese molto più della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
Dobbiamo rivendicare il diritto allo sciopero, la garanzia della sicurezza nel posto di
lavoro, nelle scuole, nei trasporti, la difesa del posto di lavoro e il salario garantito per chi l’ha perso, l’aumento della spesa per i servizi, e la patrimoniale, unico mezzo per non essere noi proletari a pagare i costi della crisi!
La nostra solidarietà dobbiamo dispiegarla nelle lotte.
Nel testo dello Slai Cobas, che ha organizzato le proteste, si afferma che “siamo gocce di un mare di lavoratori”. Queste gocce possono trovare riparo sicuro solo nella lotta comune.
Se toccano una toccano tutti!
S.I. Cobas
 
 
Da Giovanna Russo, Sinistra Anticapitalista
Care compagne,
lottare per i propri diritti non può essere un reato.  E' ingiustificato e abominevole quanto stanno subendo le lavoratrici assistenti igienico personale di Palermo. Continuiamo la lotta contro questo sistema fondato sullo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori.
 
Lavinia Flavia Cassaro: Grandi! Avanti tutta! Buona lotta e buona vita!
 
 
Antonio, docente: Solidarietà massima ai lavoratori e alle lavoratrici assistenti igienico-personale specializzati e organizzati/e nello Slai Cobas per il sindacato di classe, che da oggi devono affrontare un processo a causa del loro sacrosanto diritto di lottare e difendere in tutti i modi il loro lavoro. Una professione che rappresenta un grandeve importante servizio per centinaia di ragazzi e ragazze disabili, per il loro diritto di andare a scuola ed essere adeguatamente seguiti.

Le lotte non si processano!
 
 
Fronte Popolare Autorganizzato - SI Cobas Messina: SOLIDARIETÀ ALLE LAVORATRICI ASSISTENTI IGIENICO-PERSONALI DELLO SLAI COBAS DI PALERMO

Oggi le lavoratrici e i lavoratori delle coop sociali che gestiscono il servizio di assistenza igienico-personale agli studenti disabili, per la provincia di Palermo, verranno processati per avere difeso il diritto al lavoro. Verranno processati per avere manifestato contro una gara d'appalto «irregolare e truffaldina» che sanciva il licenziamento di di più della metà delle precarie. 
Ancora una volta lo Stato, attraverso le procure, risponde alle lotte per i diritti sociali con la repressione. Pensano di metterci paura ma non ci fermeranno mai.

Grande solidarietà dalle compagne di BERGAMO lavoratore di MASCHIO N.S siamo con assistenti igienico personale di Palermo che oggi 30 ottobre verranno processati perché lottano per posto di lavoro e loro diritti.
Siamo contro questo repressione borghese.
Il lavoro e un diritto e non si tocca!
Se tuccano uno toccano tutti.
Lavoratori maschio n.s Bergamo

DAI LAVORATORI IN LOTTA A BERGAMO CONTRO I CAPORALI DELLE COOPERATIVE UN FORTE MESSAGGIO DI SOSTEGNO ALLE LAVORATRICI/LAVORATORI SOTTO PROCESSO PERCHÈ DIFENDONO CON LA LORO FORZA, COLLETTIVAMENTE E ORGANIZZATE IL LAVORO.
LA VERTENZA DELLE COMBATTIVE/I LAVORATRICI/LAVORATORI DI PALERMO ANCHE TRA I METALMECCANICI OGGI IN SCIOPERO PER IL CONTRATTO. ‘ASSEDIARE I PALAZZI DEL POTERE’, UN ESEMPIO VINCENTE NELLA LOTTA PER IL SALARIO IL LAVORO E I DIRITTI IN FABBRICA.


Dalle lavoratrici slai cobas ausiliarie asili nido di Taranto
Vorrei esprimere da parte delle lavoratrici ausiliarie degli asili nido comunali di Taranto grande solidarietà alle/agli assistenti igienico sanitario di Palermo per il processo di oggi sulla lotta per il diritto ad un lavoro sicuro e dignitoso.
Siamo tutte con voi..nn mollate!

29/10/20

Giù le mani dalle assistenti igienico personale di Palermo! Il diritto al lavoro non si tocca / Gli studenti disabili hanno il diritto di studiare. Primi messaggi di solidarietà e l’appello di Rosamaria Lizio, mamma di Desiree, affetta da tetraparesi spastica, alla quale viene negato il diritto allo studio


 
Nel 2017 vennero denunciate per aver difeso il proprio diritto al lavoro e il diritto allo studio degli studenti disabili. Domani, 30 ottobre, le assistenti igienico personale di Palermo verranno processate per quella giusta lotta, che continua, e che ottenne anche importanti risultati.
Sono la "goccia di un mare", come dicono nel loro comunicato le lavoratrici. E un mare in movimento contenerlo non si può. Quando le gocce si uniscono in un fronte comune non c'è scoglio repressivo che tenga alla forza poderosa e naturale di quella massa di acqua, aria, vita e lotta in movimento, portatrice della vera giustizia, quella sociale.
Ma è la forza della solidarietà il collante delle mille gocce che tracimeranno sopra a questo putrido e mortifero sistema borghese repressivo.
Le lotte in difesa delle condizioni di lavoro e di vita non si processano!
Solidarietà alle assistenti igienico personale di Palermo!
Solidarietà a tutte le lavoratrici e ai lavoratori colpit* dalla repressione!

Lavoratrici del commercio di L'Aquila aderenti allo Slai Cobas per il sindacato di classe
 
Le compagne delle Poste di Milano sono solidali con le assistenti igienico personale di Palermo che domani, 30 Ottobre, verranno processate perché lottano per il loro diritto al lavoro.
Noi saremo con loro perché tutto cambi, non c'è altro modo per vivere  con dignità e in libertà.

Lavoratrici delle Poste di Milano
 
 
 
 

28/10/20

Palermo - Contro la repressione delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori! Se toccano una toccano tutti!

Il 30 ottobre inizia il processo a Palermo contro i precari Coop Sociali Assistenti igienico-personale

 



30 ottobre ore 10,00

Tribunale di Palermo Via G.B. Pagano

Dal 30 ottobre saremo processati a Palermo perché abbiamo difeso il nostro diritto al lavoro, perché dinnanzi all’arroganza della Città Metropolitana che nel 2017 aveva indetto una gara d’appalto irregolare e truffaldina con cui di fatto licenziava più della metà dei precari, a maggioranza donne, abbiamo risposto con la lotta tempestiva e necessaria, “assediando” i palazzi del potere, contestando apertamente la gara e ottenendo alla fine la modifica del bando e il blocco dei tagli ai posti di lavoro.

Da oltre 25 anni nelle scuole facciamo assistenza igienico-personale agli studenti disabili e in una città del sud come Palermo con sempre più precarietà e rischio di licenziamento per migliaia di lavoratrici e lavoratori ogni giorno subiamo come precari delle Coop Sociali tutte le conseguenze di una condizione di lavoro fatta di contratti a termine sempre più a termine, anche solo di mesi, riduzioni di ore, salari bassi, scaricamento illegale della nostra mansione ad altri lavoratori con cui le istituzioni innescano odiose guerre tra poveri.

Governo e padroni di fatto in questo sistema capitalistico vogliono toglierci ogni futuro inchiodandoci ad un presente faticoso e sempre più instabile che oggi è peraltro aggravato dall’emergenza Covid-19, siamo fuori dal lavoro ormai dal mese di marzo!

Ma contro tutto questo abbiamo lottato e continuiamo a farlo perché giusto e necessario.

La “lenta” giustizia borghese è stata veloce a rinviarci a giudizio, ma in effetti si tratta di un “processo” che avviene in tutta Italia! Siamo una goccia che fa parte di un mare di lavoratrici, lavoratori, operaie, operai, precarie, precari, disoccupate, disoccupati, attivisti delle lotte sociali, migranti... che vengono attaccati da questo Stato borghese che invece di dare risposte a bisogni reali e a diritti si scaglia con la repressione in diverse forme, emanando anche leggi odiose come i decreti sicurezza del fasciorazzista Salvini, le cui “modifiche” dell’attuale governo hanno lasciato come e più di prima le pesanti misure repressive contro le lotte dei lavoratori e le lotte sociali.

Ma la giustezza delle lotte messe in campo in difesa della condizione di lavoro e di vita più generale la rivendichiamo pienamente e diciamo a gran voce che queste lotte non si processano!

E’ per questo che il 30 ottobre saremo in piazza durante il processo facendo appello a tutti coloro che vorranno unirsi perché la repressione non spegne le lotte giuste e necessarie ma alimenta la ribellione!

Precarie e Precari Coop Sociali - Assistenti igienico personale

Slai Cobas per il sc Palermo

 

27/10/20

Roma Rebibbia, detenuta trascinata nuda e nell'acqua fredda: due agenti sospesi dal servizio

Sono accusati di falso e abuso di autorità due agenti della polizia penitenziaria ai quali ieri è stata notificata un'ordinanza che li sospende per un anno dal servizio.

E' una storia di omissioni, falsi e violenza quella che si è consumata a luglio dello scorso anno nella casa circondariale femminile di Rebibbia. Due agenti, una sovrintendente e un assistente capo coordinatore in servizio nell'istituto, sono accusati di falso ideologico e di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Secondo l'accusa i due, come documentato anche dal sistema delle telecamere per la sorveglianza interna, hanno fatto uso della forza nei confronti di una detenuta, E poi, per coprire l'accaduto hanno fatto una relazione di servizio in cui attestavano che la detenuta aveva aggredita la poliziotta, cosa che, però, non è mai avvenuta.

"Non risulta che la detenuta stesse tenendo un comportamento aggressivo che abbia reso necessario l'intervento di un agente di sesso maschile, né dai filmati risultano situazioni che rendessero necessario l'uso della forza per lo spostamento della detenuta, come sostenuto dagli indagati nell'interrogatorio" si legge nell'ordinanza firmata dal gip Mara Mattioli.

La donna, con problemi psichici, è stata "trascinata di peso a terra con la forza in un'altra cella" dove tra l'altro non era in funzione la telecamera. "Il trascinamento di peso della detenuta, nuda e sull'acqua fredda, non è stato posto in essere per salvaguardare l'incolumità della stessa (avendo la detenuta già da un pò cessato le intemperanze) apparendo invece chiaramente motivato da stizza e rabbia per i danni causati dalla donna" si legge ancora.

La detenuta, secondo quanto ricostruito, aveva danneggiato un termosifone in seguito al diniego di una sigaretta. "Nella relazione di servizio risulta omesso quanto accaduto" sottolinea però il gip: l'agente di sesso maschile, alla presenza di altre 5 agenti donne, "entra nella stanza n.3 e ne esce tenendo ferma la nuca della detenuta che in quel momento appare collaborativa ed è completamente nuda, la accompagna all'interno della stanza n.1 resa nuovamente agibile.

Circostanza questa che doverosamente doveva essere riportata nell'atto trattandosi di un eccezionale intervento di personale di sesso maschile non autorizzato, peraltro su detenuta completamente nuda e che, come si vede dai filmati, mostra particolare soggezione e tenta di coprire le parti intime".

"Inoltre la telecamera esterna alle ore 2.01 del 22/7/2020 riprende nuovamente l'agente entrare nella stanza n.1 ove è rimasta la detenuta ed uscirne circa 24 secondi dopo. Di questo accesso non vi è traccia nei verbali né - dai filmati - si capisce sulla base di quale necessità un agente di sesso maschile sia intervenuto da solo presso la cella della detenuta (peraltro ancora completamente nuda)". Su questo, la vittima ha riferito che l'agente della penitenziaria le "avrebbe intimato il silenzio su quanto avvenuto, consegnandole una sigaretta e minacciandola che qualora avesse parlato le violenze si sarebbero ripetute".

Tutti gli elementi in mano agli inquirenti, dichiarazioni degli indagati, della detenuta e i video di sorveglianza, per il gip "appaiono indicativi circa il fatto che gli indagati abbiano agito concordemente per il medesimo fine, ossia per coprire gli abusi compiuti quella notte attraverso l'intervento del tutto ingiustificato dell'agente sulla detenuta".

Dalle conclusioni del Dossier: "Crisi/Pandemia la furia delle donne scateniamo"


Dalle conclusioni del Dossier: "Crisi/Pandemia La furia delle donne scateniamo":
"...Noi crediamo che il femminismo sia molto, molto importante, che sia fondamentale nella battaglia rivoluzionaria per estendere il punto di vista e la battaglia delle donne, perché tutti devono essere “femministi”, anche gli operai devono essere femministi, i sindacati dovrebbero essere femministi, le organizzazioni rivoluzionarie, i partiti comunisti, ecc., devono essere femministi; ma pensiamo che c'è un femminismo piccolo-borghese e un femminismo proletario, e che quello che realmente serve è il femminismo proletario...".

Il 19 novembre organizziamo una seconda assemblea telematica per informazione: mfpr.naz@gmail.com - https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

Per avere il dossier scrivere a
mfpr.naz@gmail.com

25/10/20

Nella giornata di lotta del 24, da Palermo a Taranto, a Milano, ad altre città e manifestazioni le lavoratrici in prima fila

Palermo - Le indomite lavoratrici assistenti igienico sanitarie che vengono dalle tantissime lotte e continuano la lotta

Taranto - L'unione fa la forza! Dalle lavoratrici: una prima tappa della lotta vinta, la lotta prosegue! 

"Pochi giorni fa noi lavoratrici degli asili nido comunali di Taranto abbiamo vinto una battaglia durata nove anni... firmando un contratto con l'aumento delle ore e con il riconoscimento del parametro sull'ausiliariato. Tappa vinta sì... ma tappa da cui ripartire per ottenere una stabilizzazione all'interno di un organico comunale dove il servizio di ausiliariato e pulizie rappresenta un servizio strutturale. 

Unendo le varie realtà lavorative, da nord a sud, potremo spuntarla. Come si dice... l'unione fa la forza!!"

Milano - No ai processi alle lotte e l'attacco ai diritti delle donne



La piattaforma e il Dossier dell'assemblea Donne/lavoratrici presente dappertutto, dando appuntamento per la nuova assemblea telematica al 19 NOVEMBRE dalle ore 16



24/10/20

La voce delle operaie dell'appalto ex Ilva di Taranto

Dall'intervento durante il presidio sindacale di martedì scorso alla Direzione di ArcelorMittal di Taranto, per il rinnovo del CCNL multiservizi

Sono una lavoratrice delle pulizie che nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto ha avuto un pò di esperienze lavorative solo giornaliere, perchè, come spesso capita, siamo stati lavoratori in nero o sottopagati.
Poi due anni fa, precisamente a ottobre del 2018, mi arriva una chiamata con una proposta di lavoro stabile in questo stabilimento; e pur non essendo il massimo, sono stata costretta ad accettare per avere la stabilità lavorativa. Come me altri colleghi hanno cercato questo lavoro solo per bisogno economico, perché come tutti ben sappiamo qua a Taranto venire a lavorare in questo stabilimento è l'ultima spiaggia.
Io sono stata assunta con un contratto part time di 20 ore settimanali, quindi con una paga oraria che si aggira attorno alle 700 euro al mese. Calcolate che per recarmi al lavoro dal mio paese sono costretta a percorrere circa 75 km al giorno con la mia auto, con conseguenti spese mensili non indifferenti, per benzina e usura del mezzo, ci sono anche colleghi costretti a percorrere molti più chilometri.
Sono una donna e anche una mamma, parlo a nome di tutte le lavoratrici che come me ogni giorno devono lasciare dei figli e una casa per poter venire al lavoro per uno stipendio misero, mettendo da parte tutti gli affetti.
Avendo due figli con le loro esigenze e con le conseguenti spese, un affitto di casa, le bollette da pagare, e c'è chi deve pagare anche il mutuo, e la spesa da fare tutti i giorni, vi lascio immaginare come sia difficile, talvolta anche impossibile arrivare a fine mese, ed essere costretti a ricorrere all'aiuto dei genitori, e mi domando chi non ha più genitori come può fare ad andare avanti?
 
Per questo dico basta! Serve subito rinnovare il contratto per uno stipendio dignitoso. Proprio l'altrogiorno ho letto un articolo in cui si parlava della gente che è costretta a rivolgersi alla Caritas per avere un pacco di beni alimentari o addirittura il pagamento di una bolletta scaduta; infatti la povertà in questo momento di pandemia è aumentata di circa il 45%.
Pensate a quei colleghi con contratti di sole 14 ore settimanali come fanno a campare! Tutto questo è improponibile! Pensate alle donne e tanti uomini padri di famiglia chiamati a lavorare in questo stabilimento, costretti a respirare il minerale pur di portare il pane a casa. Siamo costretti  in alcuni casi a lavorare in condizioni di pericolo, perché qui dentro tutto quello che sembra normale può trasformarsi in un pericolo in un batter d'occhio.
Ci sono tanti problemi da risolvere, tante battaglie da parte dei  nostri sindacati. Ma ci saranno ancora altre lotte per tutelare la salute e la sicurezza di tutti noi che lavoriamo qui dentro, per uno stabilimento sicuro ed ecocompatibile sul nostro territorio. 
Chiediamo un salario più dignitoso, il lavaggio delle tute e tanto altro ma soprattutto pretendiamo dalle segreterie nazionali risposte sul futuro occupazionale di oltre 2000 operai dei servizi presenti nello stabilimento, vista l'incertezza.
Il premier Giuseppe Conte durante le sue apparizioni in tv in questo periodo di pandemia ci ha classificati come gli "eroi del paese", a lui ci rivolgiamo dicendo che chiediamo una medaglia da appendere al petto, ma bensì di non essere più poveri.
Quindi vogliamo  un aumento salariale e avendo l'opportunità oggi di esprimere la voce di tutti gli operai multiservizi con contratto nazionale ormai scaduto da più di 7 anni, chiediamo un immediato rinnovo è un sostanzioso aumento salariale e un minimo di ore contrattuali Perché lavorare con contratto scaduto e una paga miserabile che non ci permette di affrontare neanche le spese base di tutti i giorni e fa perdere la dignità di ogni persona.
Noi non siamo lavoratrici di serie B, valiamo come tutte le altre categorie.
E questa manifestazione spero che serva a far capire la nostra situazione, che ascoltando le nostre voci ci sia la conseguente risoluzione dei nostri problemi. Quindi meno parole e più fatti!
Grazie a tutti e ricordate che sempre uniti si vince.

INFO LAVORATRICI SLAI COBAS per il sindacato di classe Taranto

23/10/20

Divieto di aborto in Polonia. Varsavia insorge, scontri con la polizia, arresti e denunce, ma le donne non mollano

 

Manifestazioni tutta la notte a Varsavia contro la decisione della Corte costituzionale polacca che limita fortemente il diritto all'aborto. La polizia ha usato i gas lacrimogeni contro un gruppo di persone che stava protestando davanti alla casa di Jaroslaw Kaczynski, il capo del partito di governo Pis. Ieri l'alta Corte ha definito anticostituzionale il ricorso all'aborto nei casi in cui vi siano patologie irreversibili e malformazioni embrionali. Una decisione che ha sollevato molta indignazione nell'opposizione e nell'opinione pubblica. I manifestanti si sono radunati prima sotto la sede della Corte, poi hanno raggiunto la sede del partito Pis (al potere in Polonia dal 2015) e verso la mezzanotte una parte di loro ha deciso di spostare la protesta nel quartiere Zoliborz, dove abita il leader conservatore. Bloccati dalla polizia, manifestanti si sono visti strappare gli striscioni e sono stati dispersi coi lacrimogeni. Alcuni hanno reagito lanciando pietre e secondo fonti della polizia 15 persone sono state fermate e alcune centinaia sono state denunciate alle autorità sanitarie, per aver violato le misure anti-Covid. Manifestazioni per dare battaglia a quello che è stato definito "l'inferno per le donne" si sono svolte anche a Cracovia, Poznan, Szczecin, Danzica, Lodz. A Varsavia, l'organizzazione femminile "lo sciopero delle donne" ha annunciato per stasera un'altra protesta sotto casa di Kaczynski. 

22/10/20

Al fianco di Antonella e di tutte le donne proletarie

Un fatto gravissimo si è consumato ieri mattina ai danni di una donna abitante in una casa popolare. Antonella; colpevole di non riuscire a pagare l'affitto al comune perché disoccupata e fragile, rimasta sola dopo la morte della madre, invece di essere aiutata ha subito la decadenza dell'assegnazione, inutili nel tempo certificati e redditi inesistenti, tentativi di accordo per sanare la morosità con casa spa l'ente gestore di questo ignobile carrozzone che è diventato il comune di Firenze, dicevamo ieri mattina verso le 9:00 ( forse prima disturbavano i condomini) si è vista arrivare in casa una squadra di vigili, (un corpo speciale in borghese) che le intimava di uscire immediatamente perché era uno sfratto esecutivo,contattati telefonicamente e in viva voce abbiamo obbiettato che non potevano eseguire lo sfratto in quanto come da decreto ministeriale gli sfratti esecutivi sono bloccati fino al 31 Dicembre 2020, Antonella si è opposta ed è successo l'impensabile, le è stato spruzzato in faccia dello spray al peperoncino è stata ridotta all'impotenza ammanettata e portata via in pigiama e ciabatte. Da quel momento per noi Antonella è scomparsa! Nessuna informazione, nessuna notizia ne di dove fosse ne di come stesse di salute. Sembrava di vivere in un brutto film argentino, per tutta la giornata ci ha pervaso un senso di incredulità e irrealta`. Solo grazie alla nostra tenacia nel cercarla e nel contattarla telefonicamente soltanto oggi verso le 12:00 l'abbiamo raggiunta, piangente e in stato di shock ha detto di essere stata rilasciata da una cella del comando dei vigili, di essere stata privata del cellulare ed altre poche cose che avveva, compresa la canina portata al canile, dopo forse un processo per direttissima, l'hanno scaricata senza un soldo in pigiama e ciabatte, e senza casa in piazza stazione, tanta è stata la disperazione e la confusione che non sapeva cosa le fosse realmente successo. Dal nostro punto di vista sono accaduti troppi illeciti, dalla violazione del decreto di legge, alla violazione di ogni diritto umano, personalmente mi hanno fatto tornare in mente i racconti dei miei nonni, quando mio nonno sparì per tre giorni preso e rinchiuso a Villa Triste, mi sono tornati alla memoria racconti del peggior periodo fascista, perpetrati oggi da chi si spaccia per sinistra. Vogliamo denunciare perché vogliamo risposte, perché non vogliamo ancora credere che questa sia la realtà, vogliamo chiedere se questo è il metodo per reperire alloggi in vista del nuovo bando erp in prossima uscita, vogliamo che ci sia reso conto del fatto che da una parte si continua a svendere patrimonio pubblico regionale e comunale sul territorio senza riconvertirlo e impiegarlo per alloggi popolari dei quali i cittadini di Firenze hanno fame. Non può essere questa la risposta e non vogliamo permetterlo. Non vogliamo una dittatura amministrativa, non vogliamo una dittatura, e vogliamo ricordare a questi "signori" che forse si sono montati un po troppo la testa che sono al servizio dei cittadini e non contro, che mangiano con i nostri soldi ( come si può dire nel più becero dei modi) che sono solo nostri servi e non i nostri padroni.
Miti e quieti come sempre?
Movimento di lotta per la casa di Firenze
Al fianco di Antonella
e di tutti gli sfrattati.

21/10/20

Uscito il dossier dell'assemblea nazionale telematica donne/lavoratrici tenutasi il 17 settembre

Si può richiedere a mfpr.naz@gmail.com
In diffusione dalla giornata di lotta del 24 ottobre  
La nuova assemblea nazionale telematica si terrà il 19 novembre





20/10/20

ASSEGNO UNICO- MA C'È IL TRUCCO...DOVETE FARE PIÙ FIGLI...

 ASSEGNO UNICO - MA C'E' IL TRUCCO... dovete fare più figli...

Nel nuovo DPCM è inserito anche l'"Assegno unico" che però partirà da luglio 2021. Andrà da 50 a 200 euro al mese in base all'Isee per ciascun figlio, dal settimo mese di gravidanza, fino al ventunesimo anno di età. L'importo sarà maggiorato per ciascun figlio successivo al secondo. 

Sembra una utile riforma... MA

Da dove prenderanno la maggiorparte delle risorse, 18 miliardi? Dalle stesse retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Con una mano danno, con l'altra ti tolgono. Dovrebbero infatti sparire le detrazioni per i figli a carico, ma anche il bonus bebè, il premio alla nascita.. Quindi, una buona fetta di questo nuovo assegno unico lo pagheranno gli stessi lavoratori e soprattutto le lavoratrici!
D'altra parte, per alcune lavoratrici, lavoratori, facendo i conti, tra detrazioni + attuale AF, rischiano di prendere meno di adesso.

Ma soprattutto, dietro una cosa che sembra buona per le donne c'è il trucco: dovete fare più figli... 

La Min. della famiglia Elena Bonetti ha dichiarato: "La sfida è invertire il calo della natalità, costante da anni, e che potrebbe essere aggravato dall’effetto Covid sull’economia". «Molti Paesi - nota il

deputato Stefano Lepri (Pd), tra i primi firmatari di progetti di legge sull’assegno unico - hanno aumentato il numero di figli per donna con misure simili...».

E qui, sulla crescita della famiglia c'è la convergenza tra maggioranza e opposizione.

Elena Bonetti l'aveva già detto nella sua prima intervista da Ministra: “Se la scorsa legislatura è stata quella del Jobs act, questa dovrà essere quella del Family act: asili nido, assegno per i figli, più diritti per i genitori.... questo governo nasce ponendo al centro l’investimento sull’educazione e sulle famiglie, che significa investire sul futuro e sulle nuove generazioni, promuovere la natalità”. 

Quindi dietro l'annuncio compare il vero scopo di questo provvedimento: fate più figli! La stampa scriveva: “Serve per dare un segnale anche in direzione del calo demografico... Assegno unico, un intervento a sostegno della natalità da anni in calo nel nostro paese”.
Mfpr

16/10/20

Prossima pubblicazione sull'assemblea telematica del 17/9

Stiamo cercando di far uscire per il 24 ottobre, - in cui vi è la giornata nazionale di lotta decisa dall'assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi di Bologna - la pubblicazione degli interventi dell'assemblea telematica "Donne/Lavoratrici - Crisi/Pandemia la furia delle donne vogliamo scatenare" del 17 settembre.

All'uscita di questa pubblicazione, decideremo la nuova assemblea nazionale telematica.


In questo periodo stiamo portando i contenuti e la piattaforma della nostra assemblea nelle varie iniziative.
Nell'assemblea ultima di Milano del Patto d'azione la compagna lavoratrice delle poste del Mfpr, nell'informare sul lungo elenco di testimonianze di lavoratrici che c'è stato il 17/9, dalle operaie della Montello, alle lavoratrici della sanità, alle lavoratrici siciliane, ecc; un'assemblea "differente" che ha messo in contatto le donne in lotta,
ha sottolineato l'attuale repressione delle lotte, ricordando come anche le lavoratrici di Palermo subiranno un processo il 30 Ottobre come le lavoratrici dell'Italpizza, sostenute nella manifestazione del 3 ottobre a Modena.
Ha ricordato come tutte queste donne non si sono tirate indietro ed hanno scioperato l'8 marzo con tutte le conseguenze, come queste donne a differenza delle borghesi di NUDM non hanno potuto mollare, "stare in casa" ma sono state in prima linea durante il lockdown, per il lavoro, denunciando il lavoro di cura scaricato sulle donne, le violenze in famiglia aumentate nel lockdown, ecc., ma anche l'ultima frontiera di sfruttamento, che vogliono venderci come un "modo nuovo" di concepire la conciliazione tra tempi di vita e tempo di lavoro, tutto senza regole, con un gran risparmio per il capitale, di fatto un rinnovato lavoro a domicilio, con un continuo gioco al ribasso, come fu ben descritto dalla Kollontaj.
Infine ha parlato della piattaforma delle donne/lavoratrici che è stata accettata dall'assemblea nazionale di Bologna; una piattaforma che noi tutte consideriamo una cosa viva, non statica, ma capace di evolversi con le lotte delle donne, che sono sempre a 360 gradi: lavoro, famiglia, lotta contro il sessismo, la violenza, il patriarcato, il diritto d'aborto, ecc.
Alla fine ha fatto appello a che cresca in ogni ambito la consapevolezza che non può esserci lotta di classe senza la lotta delle donne.  

12/10/20

Sequenza di femminicidi in Tunisia e Algeria: le manifestazioni delle donne algerine represse dal regime militare.


Il 25 settembre in un canale di scolo nella periferia nord di Tunisi era stato scoperto il corpo di Rahma Lahmar, una giovane donna di 29 anni scomparsa quattro giorni prima, è stata derubata, stuprata e infine sgozzata da un sospetto di 30 anni che è stato arrestato.

L’efferatezza di tale femminicidio ha provocato un’ondata di sdegno nel paese e da più parti è stata evocata la condanna alla pena di morte, prevista dalla legislazione tunisina ma rimasta inapplicata ormai dal 1991.
Sono state organizzate anche manifestazioni invocando la pena di morte per l’assassino violentatore largamente approvate tra le masse, lo stesso presidente della repubblica cavalcando l’onda popolare si è espresso a favore di tale soluzione.

Una società maschilista, patriarcale in cui la cultura dominante è impregnata di valori retrogradi e semifeudali relega la donna in secondo piano, nonostante la propaganda di regime innalzi la donna tunisina dipingendola pari all’uomo nei diritti e nei doveri repubblicani, in realtà questo è solo l’ultimo di una lunga serie di femminicidi e violenze e discriminazioni a danno delle donne nel paese.

La giovane Rahma come tante altre donne della capitale e delle città costiere del Sahel tunisino, dopo una giornata di lavoro per rientrare a casa è costretta a percorrere qualche chilometro a piedi lungo una superstrada isolata per raggiungere la più vicina fermata dove poter prendere un autobus o un louage (taxi collettivo).
Queste condizioni oggettive che si aggiungono a quanto detto prima, mettono doppiamente a rischio una donna non solo di essere derubata ma di subire violenza e persino essere assassinata.

È comprensibile che agli occhi del popolo violentatori e stupratori non meritino di vivere ma è anche vero che non bisogna fare illudere le masse popolari che l’esecuzione di tali individui risolva il problema della violenza contro le donne che invece è strutturale in questo sistema.

Tra i pochi che hanno individuato che il problema è strutturale e non meramente repressivo, è stata la Coalition tunisienne contre la peine de mort che in controtendenza con il clima forcaiolio dei giorni scorsi ha puntato il dito contro le responsabilità di Stato e governo che oltre a non garantire la sicurezza dei cittadini, non risolvono i problemi economici e sociali contribuendo al perpetuarsi di criminalità e violenza diffusa che di certo non cadono dal cielo. Per bocca del proprio presidente, Chokri Latif è stato ribadito che la pena capitale, in un sistema borghese dove anche la giustizia è di classe, non rappresenta un deterrente ma un’azione propagandistica da parte del potere illudendo le masse che si stia trattando il problema.

Anche in Algeria nelle ultime settimane si sono verificati femminicidi efferati, si

11/10/20

Bangladesh - Con le nostre sorelle a migliaia in piazza contro gli stupri

Decine di migliaia di donne e solidali sono scesi in piazza in tutto il Bangladesh per protestare contro la violenza sessuale in risposta a un caso gravissimo di stupro di gruppo. ⁠

Le proteste di massa sono scoppiate dopo che è emerso un video di diversi uomini che hanno stuprato una donna. L'assalto è avvenuto a settembre ma ha iniziato a diffondersi sui social media la scorsa settimana. 8 uomini sono stati ora arrestati in relazione al crimine. La sopravvissuta è una donna sposata e madre di due figli. La donna ha detto ai media locali che gli uomini avevano filmato l'aggressione e minacciato di pubblicarla online come forma di estorsione. Quando ha resistito, l'hanno rilasciata. ⁠ Cresce la rabbia per la violenza sessuale contro le donne in Bangladesh, che è diventata una crisi nel Paese. Secondo i gruppi per i diritti delle donne quasi 1.000 donne sono state stuprate, di cui oltre 200 stuprate di gruppo, solo nei primi 9 mesi del 2020, il che potrebbe essere solo una frazione del numero effettivo di casi di stupro in Bangladesh.