Perchè la lotta contro il 41 bis, per la liberazione di Nadia Lioce e di tutti i prigionieri politici ci riguarda tutte e tutti


In unità con la mobilitazione contro l'arresto di Nicoletta Dosio e degli attivisti No Tav, rilanciamo in tutte le città e a livello nazionale la campagna per la scarcerazione di tutti i compagni arrestati, criminalizzati e perseguiti per le lotte politiche e sociali.

Riapriamo in forme determinate la battaglia contro il 41bis e per la liberazione di tutte e tutti i prigionieri politici nel nostro paese.

Dopo iniziative di lotta e prese di posizione, anche di settori coerentemente democratici nel corso dello scorso anno, è calato un lungo silenzio sulla questione del 41bis ai prigionieri politici rivoluzionari, a Nadia Lioce e sulle condizioni di detenzione delle carceri.
Ma questa lotta contro il 41 bis, per la liberazione di tutti i prigionieri politici rivoluzionari ci riguarda tutte e tutti!

Ricordiamo che da 15 anni Nadia Lioce e altri 2 prigionieri politici delle BR-PCC, sono sottoposti a questo regime duro del 41 bis. Un regime che, per le condizioni estreme di detenzione, rappresenta la negazione dei diritti primari di ogni persona detenuta. Isolamento assoluto e permanente in un ambiente totalmente asettico in cui tutto è negato, dal diritto di parola a quello della lettura, dal ricevere o inviare lettere, all’affettività, persino all’ascolto.
L’estensione delle misure afflittive/punitive di questo regime a settori di alta sicurezza, con la detenzione, lo scorso anno, di 3 compagne anarchiche nel carcere di L’Aquila, ha fatto emergere il filo nero che lega questo presidio di tortura alla repressione sociale e politica, che punta a rompere la resistenza e la solidarietà di classe.
In questo il carcere dell'Aquila, per l'uso continuo, esteso, oltre ogni necessità pur legislativa, di un regime oltremodo duro, di attacco ad ogni dignità umana e che si accanisce in particolare verso le donne, è un'aberrazione anche giuridica, a cui si deve porre fine!

C’è un accanimento ideologico nella detenzione della Lioce e degli altri prigionieri politici in regime di 41 bis. Si vuole piegare l’individuo non solo con l’ergastolo, ma pure con altre restrizioni, anche per mandare un messaggio all’esterno... Il decreto sicurezza del resto, va nella stessa direzione. Si sta inasprendo tutto in vista di un peggioramento generale delle condizioni sociali...” (da un'intervista dell'Avv. di Nadia Lioce, Caterina Calia).
C'è effettivamente un legame tra gli arresti, la condizione dei detenuti politici e i decreti “sicurezza” che, oltre che razzisti e criminali contro i migranti, sono misure per reprimere e criminalizzare le lotte dei lavoratori, le lotte sociali, i normali picchetti di sciopero e blocchi stradali, la resistenza agli sfratti e occupazioni di case, ecc., come lo stanno sperimentando i lavoratori immigrati in lotta.
La disinvoltura con cui varie Procure, vedi quella di Torino, continuano a criminalizzare, spesso con l’accusa di terrorismo (anticamera del 41 bis), i No Tav, le compagne e i compagni che lottano contro la segregazione dei migranti nei CPR e il loro rinvio nei lager libici, chi difende gli spazi sociali, il diritto alla casa e a un lavoro dignitoso, mostra con chiarezza che questa giustizia è di classe e che la classe non conosce categorie e confini.
Per tutte queste ragioni crediamo che la lotta sia una sola. Tutti coloro che lottano contro questo sistema di sfruttamento, di oppressione, di ingiustizia sono nostre sorelle e fratelli e devono essere liberati!

Questa campagna ha bisogno di un ampio fronte, dai movimenti di lotta sociali e politici ai compagni e compagne, dai democratici, giuristi, ai comunisti rivoluzionari, alle avanguardie dei lavoratori, ai sindacati di base, ecc. In cui ognuno e insieme, facciamo la nostra parte, per estenderla in ogni città, piazza, posto di lavoro, carcere e dare continuità, non fermarci fino a risultati.

Soccorso rosso proletario
MFPR



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