12/06/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - Appunti per un nuovo pensiero e prassi

Appunti per un nuovo pensiero e prassi: 
femminista proletaria rivoluzionaria

(punti di elaborazione del MFPR Italia; e contributi dalle grandi esperienze delle guerre popolari)

Perché diciamo che è necessario un movimento femminista proletario rivoluzionario?
Siamo femministe perché vogliamo raccogliere, essere espressione e rapportarci alla ribellione di
tutte le donne, su tutti gli aspetti di oppressione, sfruttamento, violenza sessuale e in tutti gli ambiti: “tutta la vita deve cambiare” - contro un sistema sociale da moderno medioevo. Noi parliamo di femminismo perché questa è la definizione che storicamente hanno assunto le donne che si sono ribellate, che hanno lottato, scontrandosi apertamente con l'orizzonte sociale e culturale in cui vivevano.
Ma siamo femministe proletarie, perché le donne non sono tutte uguali, ma vi sono le borghesi, le piccolo borghesi e le proletarie; il femminismo è connotato dai caratteri di classe delle donne; noi vogliamo un movimento delle donne espressione della maggioranza delle donne che sono proletarie, lavoratrici, precarie di oggi e di domani, che sono oppresse dentro e fuori la famiglia, donne che non hanno nulla da difendere ma hanno doppie catene da spezzare. Un femminismo proletario perché questo sistema sociale capitalista è di classe, questo Stato è di classe, questo Governo, questi partiti parlamentari sono di classe, la loro politica si fonda sulla lotta di classe quotidiana, perché il maschilismo, il clericalismo, il fascismo sono espressione di una classe capitalista, imbarbarita e putrefatta. Il femminismo proletario afferma l'incompatibilità, inconciliabilità delle donne con ogni aspetto, economico, politico, sociale, culturale, ideologico di questo sistema borghese. Noi affermiamo il femminismo proletario contro il femminismo piccolo borghese che lotta solo per ritagliarsi spazi in questo sistema sociale.
Questo femminismo proletario non può che essere rivoluzionario: dall'insieme dei vari aspetti di oppressione, violenza contro le donne emerge la violenza “sistemica” di questa società capitalista, che non può essere riformata ma rovesciata con un processo rivoluzionario, in cui le donne – dall'inizio - siano l'anima e la forza più generalista, più coerente, più radicale di una rivoluzione che vada a fondo, una rivoluzione nella rivoluzione, che sconvolga e trasformi la terra e il cielo.
Sono le donne proletarie che, diversamente dalle donne borghesi, non hanno nulla da perdere se non le proprie doppie catene, non hanno spazi da ritagliarsi all'interno della famiglia e della società borghese, non hanno i miti dell'emancipazione e dell'imprenditorialità femminile da inseguire, non hanno pari opportunità o quote riservate da rivendicare. E per questo che esse, quando decidono di ribellarsi esprimono una radicalità ed una determinazione che non hanno uguali; è per questo che quando alla paura, al silenzio, ai ricatti, si sostituisce la coscienza che “ribellarsi è giusto”, si scatena nelle donne proletarie una grande potenzialità rivoluzionaria.
Il femminismo proletario rivoluzionario - è più che “femminismo”, perché le femministe devono assumere la realtà della maggioranza delle donne, che sono lavoratrici, proletarie e sono le più sfruttate e oppresse, su tutti gli aspetti non solo materiali ma anche psicologici; devono assumere una visione di classe nella lotta per la liberazione del genere; perché devono lottare in una prospettiva rivoluzionaria perché le donne devono rompere non una ma tutte le catene; è più che proletario, perché le proletarie per liberarsi di tutte le oppressioni di questo sistema devono essere femministe, devono assumere un punto di vista delle donne su tutte le questioni e in tutti gli ambiti; perché sono le prime che hanno più interesse a conquistare la terra e il cielo; è più che rivoluzionario, perché le donne rivoluzionarie che non siano anche femministe e proletarie, spesso assumono una ideologia, politica e prassi dogmatiche, apparentemente di classe ma in realtà ristrette e cadono anch'esse nel riformismo.
Le donne sono le masse. In ogni lotta le donne portano l'insieme della loro condizione (famiglia, ecc.) e viceversa portano le esperienze di emancipazione che si conquistano nelle lotte all'interno della loro condizione familiare. Quindi, parlare delle donne è parlare dell'insieme della condizione di sfruttamento e di oppressione delle masse.
Le donne portano oggettivamente, e quando lottano anche soggettivamente, una critica generale al sistema capitalista, un'esigenza di trasformazione radicale qui ed ora, per questo il movimento di liberazione delle donne è inconciliabile con ogni idea e prassi riformista.
L'essenziale della questione delle donne è che le donne sono le “masse”; solo se si affronta il problema delle donne il partito comunista rivoluzionario è di massa, solo se si affronta così c'è la linea di massa. Le donne portano altre masse, i figli, le famiglie. 
Lo sciopero delle donne Per le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita non è mai solo economico o sindacale, perché esso è sempre impregnato di motivi ideologici, di concezioni e politiche reazionarie. Mentre si tolgono i diritti per/sul lavoro, aumenta l'oppressione, la subordinazione, la legittimazione di un clima da generale da moderno medioevo. Mentre si nega il lavoro alle donne, si rimandano a casa le lavoratrici, si usa da parte del governo e del vaticano una celebrazione della famiglia e del ruolo in essa delle donne, per fare della famiglia sempre più uno strumento di ammortizzatore sociale ma anche di controllo, normatività, di subordinazione delle donne; questo tipo di famiglia non fa che rafforzare la supremazia degli uomini sulle donne, sviluppa concezioni maschiliste e fortemente oppressive, di proprietà da parte dei maschi verso le donne, e per questo sta diventando anche il principale luogo di violenze e assassini delle donne.
Lo sciopero delle donne è uno strumento di lotta di valore storico, strategico, di rottura. Una novità, una rottura inaspettata da parte di padroni, governo, sindacati, e gli stessi lavoratori.
Lo sciopero delle donne intreccia la questione di classe alla questione di genere, l'aspetto femminista si deve intreccia all'aspetto proletario: rompere le doppie catene! Una lotta per affermare il punto di vista delle donne in tutti gli ambiti e il nostro protagonismo e doppia determinazione. Per questo è inconciliabile e radicale contro ogni economicismo e riformismo.
Uno sciopero totale al femminile, perché costruito autonomamente dalle lavoratrici, dalle operaie, dalle precarie, dalle disoccupate, dalle ragazze, dalle casalinghe e perché ha nelle sue ragioni e nella sua piattaforma l'insieme delle condizioni di lavoro e di vita delle donne.
Lo sciopero delle donne è in distinzione/critica con la linea e la prassi dei sindacati, compresi i sindacati di base. Consideriamo che i lavoratori sulla questione femminile non debbano limitarsi ad esprimere appoggio e solidarietà alle lotte delle donne, ma fare una lotta pratica contro il maschilismo. Un operaio non può lottare per migliorare le proprie condizioni materiali e non prendere posizione sulle discriminazioni sessiste, un operaio non può denunciare le condizioni di insicurezza in fabbrica e tacere sulle molestie sessuali; un operaio con coscienza di classe deve far propria anche questa lotta, sia perché quegli aspetti di oppressione non sono che l'ennesima manifestazione dello sfruttamento e della repressione del capitale, sia perché qualunque prospettiva rivoluzionaria che non facesse propria la trasformazione rivoluzionaria della condizione femminile, sarebbe una prospettiva rivoluzionaria mutilata.
La partecipazione delle lavoratrici alla lotta non riguarda solo un aspetto, non è mai solo “sindacale” ma porta una denuncia della condizione più generale. In questo senso le donne devono lottare anche contro i lavoratori per fare entrare con forza la questione di genere nella classe, chi non è “femminista” è maschilista Anche a questo serve lo “sciopero delle donne”.
Le donne sono una forza poderosa della rivoluzione. Le donne sono state le prime ad essere soggiogate nella storia dell'umanità, saranno le ultime ad essere liberate, da qui la loro spinta a portare la rivoluzione a forme più alte, dalla rivoluzione di nuova democrazia e socialista ad una rivoluzione nella rivoluzione. Per questo le donne sono una forza strategica che non solo previene la controrivoluzione ma che porta avanti anche una rivoluzione continua. Il concetto di rivoluzione ininterrotta fino al comunismo ha una valenza strategica per le donne, perché solo quando la proprietà privata verrà abolita, si scatenerà la creatività delle donne.
I vari concetti: ribellarsi è giusto, rivoluzione culturale, rivoluzione ininterrotta, rivoluzione totale, politica di massa, ecc. tutti esercitano un forte richiamo per le donne che devono metterli in pratica per la loro doppia oppressione. devono essere attente e all'erta a scoprire ogni atto controrivoluzionario o revisionista perché esse hanno visto le conquiste dei loro diritti lentamente 
erose con ogni presa di posizione capitalista dei partiti in Russia e in Cina.
Il veicolo della trasformazione della società sono le donne. Per questo coloro che vogliono mantenere lo status quo cercano sempre di bloccare questo veicolo. E' importante notare per esempio che in una famiglia, se una donna diventa quadro del partito c'è maggiore possibilità che tutta la famiglia sia politicizzata.
In virtù della loro doppia oppressione esse hanno uno spirito proletario più alto di quello degli uomini della stessa classe. Molte mogli hanno lasciato la loro casa e i loro mariti per legarsi al movimento lasciando i bambini per servire la causa della costruzione di un mondo diverso.
Le donne che hanno deciso di tornare a casa sono diventate economicamente più indipendenti e sono più politicizzate
L'assenza di uomini, insieme alle atrocità della polizia, ha reso le donne solidali tra loro; i ripetuti rapimenti, le molestie da parte delle forze di polizia e la protezione data dallo Stato ai crumiri e ai rapitori ha messo in luce il carattere di classe e l'oppressione di sesso da parte dello Stato
...con i tribunali popolari adesso le donne si sentono più sicure all'interno della casa e fuori, dato che i mariti inadempienti e i vagabondi vengono puniti a dovere... le donne sono diventate molto ferrate nel conoscere i diritti legali e il loro stato di oppressione.
La GP ha aiutato a consolidare norme progressiste nella vita del popolo. Oggi la nuova generazione di donne militanti non accetta il sistema di matrimonio riparatore e opta per i matrimoni d'amore su basi ideologiche. “Esse non vanno più gambe all'aria per avere figli”.
Le donne devono combattere su due fronti: dalla prospettiva di classe e dalla prospettiva di genere: rivendicazione dei diritti di genere e dei diritti di classe. Data il livello ampio raggiunto di partecipazione delle donne e data l'influenza dell'imperialismo nelle zone urbane, c'è il pericolo per le donne della piccola borghesia di essere influenzate dal femminismo settario; dato il loro retroterra di classe esse potrebbero essere più sensibili alla rivendicazione dei diritti di sesso che a quelli di classe, arrivando al riformismo o alla deviazione di destra all'interno del partito... contrastare questo pericolo, portando l'elemento di classe a giocare un ruolo guida nel movimento delle donne.
Non esiste una “specificità femminile” come astratto problema di genere, a prescindere dalle reali condizioni socio economiche che determinano materialmente le esistenze.
MA, bisogna stare attenti a che la questione di genere non venga posposta a causa di un eccesso di zelo nell'applicazione della coscienza di classe. Questo porterebbe all'avventurismo e al settarismo di “sinistra”. Entrambe le tendenze estreme devono essere fermate, rendendo le donne di origini piccolo borghesi più coscienti di classe, e quelle delle classi più basse ad essere più sensibili alla questione di genere... lo scopo dell'organizzazione esclusiva di donne nell'organizzazione marxista-leninista-maoista serve principalmente per preparare donne attiviste che hanno principalmente coscienza di classe e sono anche sensibili al genere...
Dobbiamo combattere due tendenze: La tendenza di destra vuole fare della partecipazione delle donne una forza secondaria. Essa usa la forza femminile come forza tattica quando la situazione lo domanda o quando le loro capacità specifiche sono necessarie.
La tendenza dogmatico-revisionista, che appare di sinistra mentre in essenza è di destra. Fa questo con slogan radicali, posizioni estreme, giurando sulla classe e solo sulla classe. Essa sottovaluta i problemi specifici delle donne e le discriminazioni sessuali; mentre si romanticizzano le difficoltà pratiche che le donne devono sopportare di più (es. gravidanza come un'opportunità data alle donne per provare la loro “stoffa”), ma quando non rispondono alle aspettative, vengono gradualmente emarginate nel nome della necessità della rivoluzione. Per questo cade nella trappola della negazione del ruolo strategico delle donne nell’EPL.
Il rapporto tra contraddizione sessuale e contraddizione di classe sta nel rapporto tra liberazione delle donne e rivoluzione: la liberazione delle donne è parte del processo rivoluzionario, ma il processo rivoluzionario non può avvenire se non si scatena la forza delle donne. Per noi classe è sinonimo di rivoluzione. Dire questo significa che noi scateniamo la ribellione delle donne anche all'interno del proletariato.
La questione femminile non è una specificità della lotta di classe. Essa porta una visione generale della lotta di classe. La lotta delle donne è una lotta per sé ma nello stesso tempo per gli altri, è una lotta che chiama a fare i conti con che tipo di società si vuole costruire, che chiama a fare i conti sulla concezione della vita, del rapporto tra le persone, tra donne e uomini; è una lotta che allude più di altre al comunismo. Le donne portano oggettivamente, e quando lottano anche soggettivamente, una critica generale al sistema capitalista già prima della rivoluzione. Per questo sono strategiche per la rivoluzione nella rivoluzione.
La questione delle donne diventa di cruciale importanza per tutte le classi. Nell'odierna guerra di classe gli imperialisti stanno cercando di usare le donne come portatrici di pace, per mantenere il loro status quo, mentre le forze mlm stanno spostando violentemente le donne contro il sistema che è stato responsabile del loro doppio sfruttamento. Gridiamo quindi: “lavoratrici di tutti i paesi unitevi. Non avete niente da perdere se non le vostre doppie catene!”.
La partecipazione delle donne nella guerra popolare e nell’EPL: Primo, ha rimosso la paura psicologica e il sentimento di insicurezza, creando una forte base per erodere le credenze religiose e superstiziose dentro la famiglia. Secondo, ha distrutto la base feudale che vedeva la donna come anima impura, malata e bisognosa d'aiuto. Con l'acquisizione di forza, sia ideologicamente che fisicamente, le donne non solo sono diventate fiere del loro corpo ma hanno cominciato ad assumersi la responsabilità di mantenerlo in forma. Terzo, ha suscitato la sete di conoscenza tra le donne. Quarto, insegna alle donne attraverso la pratica il carattere di genere e di classe della classe dominante. La GP è riuscita a fondere le questioni di genere con le questioni di classe, legandole con il processo di sviluppo dell'ideologia.
La GP è riuscita ad utilizzare la natura sociale, comunitaria e cooperativa che le donne hanno acquisito dal loro essere forza riproduttiva oltre che produttiva, a beneficio sociale del nuovo stato popolare, preparando la strada per il comunismo. Quinto, cambia la tradizionale divisione del lavoro... ci sono casi in cui le mogli sono sul campo di battaglia mentre i mariti si occupano d'altro, talvolta le mogli guidano i mariti sul campo di battaglia. Oggi le donne rappresentano il 30/50% della forza dell’EPL.
Per aumentare la loro fiducia e sviluppare la direzione delle donne nell’EPL vengono costituiti specifici settori di donne, talvolta plotoni o perfino compagnie. “Dalla casa al fronte”.
La natura dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata, ecco perché la GP di lunga durata attrae molto le donne oppresse. La GP di lunga durata aiuta la partecipazione delle donne, poiché questa guerra di guerriglia è il metodo usato dalla parte debole della società per combattere contro le forze di stato più forti. All'interno del processo della GP le trasformazioni continue, l'abbattimento della cultura feudale e il controllo della cultura imperialista aiutano le donne nella realizzazione del loro valore di esseri umani che hanno una dignità.
La GP prepara le donne alla g. d'insurrezione dove velocità, sorpresa e sforzi concentrati sono necessari per la presa finale del potere centrale.
Nell’EPL le donne sono più tenaci, sono capaci di una maggiore riservatezza, fuggono meno degli uomini dal campo di battaglia. Allo stesso modo i successi non danno facilmente alla testa così come le sconfitte non le piegano facilmente. Esse difficilmente rifiutano l'incarico dato loro, ci provano sempre.
La partecipazione delle donne ha aiutato non solo a contrastare la tendenza militarista ma anche a impedire che i soldati si trasformassero in guerriglieri senza meta. Ciò ha reso facile il lavoro di militarizzazione delle masse. Il loro coinvolgimento ha un effetto di “auto pulitura” nell’EPL. Il loro inserimento fa dell’EPL una forza amica verso il genere e con una coscienza di classe. Con il coinvolgimento delle donne nei lavori di costruzione prettamente maschili e con il coinvolgimento degli uomini nei lavori considerati prettamente femminili (preparazione del cibo, ecc.), l'EPL è stato capace di spezzare la tradizionale divisione del lavoro.
Le donne spesso si prendono del tempo per decidere di unirsi al movimento, ma una volta che vi hanno preso parte vi rimangono fermamente coinvolte, più degli uomini... Ciò può essere dovuto al fatto che le donne hanno più cose da conquistare in questo movimento rispetto agli uomini, cioè, per esse non si tratta solo di sfuggire dall'oppressione di classe ma anche da quella di genere.
Le donne devono condurre una battaglia più lunga a causa della doppia oppressione, occorrono sforzi soggettivi. Dopo tutto, rompere le doppie catene richiede una forza più grande e una più forte volontà...
L'EPL ha allargato le sfere di attività delle donne dall'utero all'universo. Tutto ciò ricorda una delle cose che Lenin ha detto “la guerra trasforma in dieci giorni quello che in tempi normali richiede 10 anni”.
La partecipazione delle donne nell’EP ha dato anche un carattere di massa all'esercito, rendendolo multifunzionale, multi caratteriale, facendone così un vero esercito popolare... non solo il centro di combattimento ma anche dell'organizzazione e della produzione. Il molteplice lavoro che le donne hanno condotto in casa e nella comunità ha assunto un carattere pubblico.
Ma per le donne non basta essere combattenti, occorre essere offensive sul fronte ideologico. Il punto di vista ideologico corretto è importante quando il combattimento materiale sul fronte della guerra. Gli uomini non sono così entusiasti nel vedere affermata l'autorità delle donne nell’EPL, non le vogliono coinvolgere nell’elaborazione di nuovi piani, politiche e tendono a relegarle nei tradizionali lavori specifici di genere. Le donne perciò devono lavorare duro, il doppio, anche il triplo, per stabilire la loro autorità nell’EPL.
Le donne devono ancora lavorare sodo per esercitare la loro autorevolezza così che le masse le accettino come dirigenti. Devono sapere che il loro lavorare sodo, essere semplici e pratiche, non è sufficiente; devono conquistare le menti delle masse, per cui è necessario acume ideologico e politico. In assenza di ciò, possono inavvertitamente cadere nella trappola del metodo burocratico di trattare le contraddizioni.
La direzione delle donne è essenzialmente la concretizzazione dell'ideologia politica. I movimenti rivoluzionari hanno sempre scatenato la furia delle donne, ma essi non sono stati in grado di focalizzare la loro energia nel produrre una duratura direzione di donne comuniste. Perché ci sono poche dirigenti quando il marxismo offre un'analisi così penetrante e una soluzione all'oppressione delle donne? Perché nonostante le crescenti condizioni oggettive, si riduce al fattore caso la questione della direzione.
Prima dell'inizio della gp le donne preferivano lavorare nel fronte di massa delle donne piuttosto che nel partito. Oggi è più importante essere nel partito, perché la controrivoluzione comincia nella macchina del partito prima di invadere tutti gli altri campi... (ma) quando manca la conoscenza ideologica cadono nella trappola che le porta a correggere solo gli aspetti tecnici, senza ricercare una rettifica ideologica, che rappresenta l'aspetto principale.
Valori patriarcali nel partito comunista. Essi considerano il ruolo delle donne come di 'sostegno'. Come risultato il partito spesso sopravvaluta la lotta di classe a spese dello sfruttamento di genere dimenticando la relazione dialettica tra i due aspetti. Ci sono casi di ritardo nella formazione di organismi separati delle donne... lì dove esistono ci sono casi dove al fronte di massa delle donne non viene dato il richiesto grado di libertà così come previsto dai loro stessi programmi. In questo modo avviene il furto della loro creatività e del potere della loro iniziativa. Ciò in ultima analisi genera alienazione e codismo nel partito... il conservatorismo del partito lo si può vedere anche quando relega le donne al lavoro politico relativo solo alle donne... accettazione formale da parte dei compagni della direzione delle donne mentre nell'essenza non viene accettata
Sul fronte pratico questo porta alla spontaneità, per cui le questioni delle donne vengono indicate, ma non affrontate, lasciando la loro soluzione alle circostanze, e ciò porta al gradualismo.
Altra faccia di esistenza della divisione tradizionale del lavoro (lavoro mentale agli uomini, quello manuale alle donne): considerare uomini e donne assolutamente uguali senza essere sensibili alla speciale condizione delle donne; o essere superprotettivi sulla sicurezza dei quadri donne, quando questa non è garantita, o nel sostituirsi al lavoro mentale delle donne.
Per affermare il potere della 'metà del cielo' occorre un “diritto diseguale”; ci battiamo per un potere che realizzi non “l'uguaglianza” ma la “disuguaglianza” e attraverso la disuguaglianza realizzi la vera uguaglianza.
Al movimento delle donne proletarie serve il sostegno di tutti coloro che non solo si sono ribellati contro la loro visione di classe ma anche contro la loro immagine stereotipata sessista.
Mao: “Continuate ad essere insoddisfatti, il mondo appartiene agli insoddisfatti”. Questo è ancora più vero per le donne rivoluzionarie che devono percorrere una lotta di classe e di genere ancora più lunga e complessa, una lotta all'interno del partito e una lotta interiore.

11/06/25

Esito referendum - sosteniamo questa posizione "controcorrente"

ascolta l'audio 

Nell'affrontare l'esito del referendum noi partiamo da un punto importante che rivolgiamo a noi stessi, ai nostri compagni, ai proletari d'avanguardia e alle masse popolari in generale. Innanzitutto noi non pensiamo affatto che il referendum sia una sconfitta. E questo è il primo problema che bisogna affermare.

A fronte di un trend astensionista che ormai tocca il 50% e in tante realtà oltre il 50%, che è un astensionismo di carattere strutturale su cui abbiamo parlato in altre occasioni, il risultato del referendum è positivo. Oltre il 30% ha votato e in tutti e cinque i referendum il sì ha nettamente prevalso. In maniera schiacciante sui referendum sociali: il primo quesito 87,57 % contro i 12,43%, il secondo quesito 86,02 a fronte del 13,98, il terzo quesito 87,53 rispetto al 12,47, il quarto quesito 85,78 rispetto al 14,22. Anche sul quinto quesito, quello più difficile, il sì ha prevalso con il 63,34% rispetto al no del 34,66%.

Circa 15 milioni di persone hanno non solo partecipato al voto referendario, ma hanno votato massicciamente il sì. Questa è una vittoria, non una sconfitta.

Certo, con le leggi attuali esistenti sui referendum, questi referendum non hanno superato il quorum, ma in questa situazione non sono i referendum che sono sbagliati, ma il quorum; vale a dire, deve valere anche per i referendum la legge che vale per le normali elezioni che si fanno in questo Paese.

Non si capisce perché rispetto alle normali elezioni qualsiasi percentuale è valida, quindi si può diventare Presidente del Consiglio non arrivando neanche al 17%, si può arrivare a essere sindaci avendo preso i voti di un'estrema minoranza della popolazione votante, e invece non si possono considerare validi, effettivi e dirimenti il numero dei voti che vengono espressi nel referendum.

Si sta parlando di modifica delle leggi sul referendum e chiaramente anche qui la nostra posizione è che il referendum deve essere mantenuto, perché un diritto democratico all'interno di un sistema democratico borghese è l'unico strumento di cosiddetta democrazia diretta esistente in questo sistema, quindi il referendum deve essere mantenuto e difeso, mantenuto e difeso significa che bisogna respingere le proposte del governo di parte della stessa opposizione che chiede un aumento delle firme per presentare, per farle. L'unica modifica democratica necessaria è di riconoscere il referendum per quello che sono e che i numeri del referendum sono sufficienti per determinare la vittoria del sì e il no sui singoli quesiti, eliminando la soglia del quorum.

Detto questo, noi non ci uniamo al coro di coloro che dicono che il referendum è stata una sconfitta, il referendum è stata una vittoria nell’attuale situazione per i numeri raggiunti e per la netta prevalenza del sì, ed è stata una vittoria anche sul quinto referendum che era sicuramente molto difficile, in cui i diretti interessati non potevano votare, e ciò nonostante ha visto una prevalenza significativa del sì. Come non considerare che all’astensionismo, che non poteva certo essere modificato dal fatto che c'erano i referendum, si è aggiunta una campagna sfrenata del governo, della sua stampa, televisioni, che ha oscurato il referendum, impedito a tanta parte dell'opinione pubblica e delle masse di saperne esattamente la natura. Chi, come noi, analizza e comprende la natura moderno fascista del governo non poteva e non può essere sorpreso da questo risultato referendario.

Tutto questo è stato fatto volutamente per far fallire il referendum e nascondere dietro la non partecipazione al voto la sconfitta inevitabile che le forze governative e padronali avrebbero avuto in questi referendum.

Tantomeno ci uniamo al coro che dice: ma dato che non si può raggiungere il quorum allora non bisognava farli, questa è una perfetta idiozia, Continuamente ogni giorno chi lotta sa che se si dovessimo fare le nostre battaglie, e perfino assai difficile come quella sui referendum, basandoci sul fatto se la possiamo vincere, la maggior parte delle battaglie non le avremmo fatte - perfino negli anni settanta, quando le lotte non erano scaturite dal nulla, ma sono nate da scelte di minoranze, che poi hanno trovato nelle condizioni date il consenso di massa e trasformato quelle lotte nell'autunno caldo.

Quindi le battaglie referendarie si fanno anche quando non si possono vincere, il problema è se sono giuste o sbagliate, questo è l'unico criterio che vale. Una volta che sono giuste si fanno e chiaramente i risultati influenzano il loro proseguimento.

Quindi noi siamo contro tutti coloro che ora oggettivamente salgono sul carro del governo sostenendo: lo sapevamo, abbiamo perso, è colpa di chi l'ha fatto e così via.

No, la scelta di fare il referendum è stata giusta. Solo se guardiamo le cose da questa ottica possiamo valutare il valore di questa battaglia. Senza fare il referendum sarebbe stato difficile, nelle condizioni date, spingere larghe fette dei lavoratori e delle masse popolari di ogni genere e tipo, a discussioni legate ai partiti di governo e ai padroni, ad esprimersi contro il governo e i provvedimenti che si volevano modificare, sia pure parzialmente.

Da questo punto di vista noi dobbiamo dare un messaggio positivo alle avanguardie e ai lavoratori, spiegare bene le cose e incoraggiare a proseguire nella strada di sfidare il governo in battaglie politiche, sociali, su posti di lavoro e a livello nazionale, sui temi che attaccano la condizione dei lavoratori e sui temi caldi, come è quello dell'immigrazione.

Nello stesso tempo, nelle condizioni date del trend astensionista, della campagna volgare, antidemocratica svolta dal governo usando tutti gli strumenti a sua disposizione, il fatto che una fetta consistente di proletari, masse popolari si sia espressa nettamente per il Sì e abbia dato sostegno alle battaglie pratiche che stiamo facendo, è un fatto positivo da cui ripartire.

Chiaramente in tutto questo va tenuto conto che il fronte del Sì, vale a dire dei promotori del referendum, non è in certo stato compatto.

Sappiamo come da un lato le forze di opposizione che pure hanno sostenuto il referendum, lo hanno fatto in parte senza condividerne gli assunti; dall’altro c’è quella parte dell'opposizione che apertamente non ha sostenuto il Sì in questi quesiti. Pensiamo ai partiti di governo precedenti che non lo ha sostenuto, da Renzi a Calenda, alla componente cosiddetta “riformista” del PD e così via. Poi, per quanto riguarda i Cinque Stelle, vi è stata dissociazione dal referendum sull'immigrazione. Per di più, questi partiti sono in parte autori delle leggi precedenti, alcune delle quali venivano messe in discussione dai referendum.

Quindi i Sì sono contro anche le responsabilità di chi ha governato precedentemente e di coloro che in questo referendum hanno assunto una posizione più vicina al governo che all'opposizione.

Questo vale anche per il movimento sindacale. E' inutile dire che c'è stato un sindacato, che certamente ha la sua influenza tra i lavoratori, la CISL, che si è schierata dall'altra parte.

Così come la stessa Uil ha sostenuto in maniera assai tiepida alcuni referendum e non ne ha sostenuti assolutamente altri.

Quando noi dicevamo che si trattava di un voto contro il governo, contro i padroni, tutti, grandi, medie e piccoli - perché sappiamo che la larga parte dei padroni, medi e piccoli, è proprio su alcuni punti del referendum che è più oltransista - contro i sindacati collaborazionisti, la linea sindacale collaborazionista che in questi anni ha permesso che questi provvedimenti venissero approvati o non venissero contrastati. Ciò che si è espresso è un voto proprio contro tutto questo.

E un voto contro tutto questo è oggi una notizia positiva, non negativa.

Un’ultima cosa. Certamente poi siamo assolutamente contrari a quelle parti del sindacalismo di base o della presunta estrema sinistra che criticano il fatto di aver fatto i referendum e se ne vantano quasi.

Così si fanno più realisti del re. Il peso politico e sociale di queste forze non è attualmente cosa di cui vantarsi - il sindacalismo di base non ha la forza neanche di proporli i referendum.

Tocca, evidentemente, alle forze del sindacalismo di base e di classe lavorare, come spesso si sta facendo, per sviluppare lotte e battaglie, anche alternative al sindacalismo confederale, che possano riportare i lavoratori con una forza materiale maggiore, anche a scadenze referendarie.

Siamo chiaramete contro la posizione di Landini. Landini prima ha detto che doveva fare la rivolta sociale, cosa giusta e necessaria - noi siamo perché si lavori per sviluppare la rivolta sociale, perché solo la rivolta sociale è in condizione di fermare la marcia reazionaria sia sui temi oggetto del referendum, sia in generale, su guerra, sulla questione palestinese, su tutte le altre grandi questioni che ci sono oggi nel Paese – poi Landini a un certo punto dice che la rivolta sociale è il voto. Ma il voto non è la rivolta sociale, il voto, quello referendario in particolare, è una delle forme con cui si conduce la lotta generale dei lavoratori che ha innanzitutto bisogno delle sue armi: gli scioperi, i blocchi, le manifestazioni, appunto la rivolta sociale e di tutte le forme interne a questa battaglia che possano aiutare i lavoratori ad ottenere dei risultati, dai ricorsi legali al referendum.

Quindi, dire che la rivolta sociale è il voto è una posizione sbagliata. Non è con il voto si possono ottenere queste cose, il voto aiuta ma non sostituisce la lotta; è uno degli strumenti che si utilizzano in una battaglia che è al centro sempre la lotta.

Poi, che fa Landini? Ora che il risultato non è vincente, promuove la cultura della sconfitta, attacca coloro che non hanno votato, si descrive la situazione sociale delle masse come fatta da gente che non capisce niente, ecc.

Tutto ciò evidentemente è un modo per trasformare una sconfitta referendaria tecnica, perché tale è e tale rimane, in una disfatta dei lavoratori, per seminare pessimismo e sfiducia tra i lavoratori. Questa posizione di Landini è molto grave e noi dobbiamo duramente attaccare la posizione di Landini, che invece di valorizzare il voto, il fatto che tantissimi operai e lavoratori e settori delle masse hanno sostenuto in quest'occasione posizioni giuste, svalorizza.

Certo se i referendum avessero vinto, saremmo andati molto in là degli stessi contenuti dei referendum, ma sicuramente non è un voto in più o in meno, che cambia la realtà per i lavoratori sui posti di lavoro.

Noi dobbiamo riaffermare che è la lotta, non il voto la via dei lavoratori. E che i referendum è utile farli quando sono giusti.

Noi dobbiamo partire dal fatto che esiste un numero rilevante di proletari e masse popolari che si è attivizzato in occasione del voto e che ha sostenuto il sì e che questo sì deve incoraggiare le lotte e non certo deprimerle.

10/06/25

NON SI ARRESTA LA GUERRA, A BASSA INTENSITA', CONTRO LE DONNE...


Un altro femminicidio, Sueli Leal Barbosa, 48 anni, operatrice sanitaria all'istituto dei tumori, è morta dopo essersi lanciata dal quarto piano di un palazzo in viale Abruzzi a Milano nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme.
L'incendio, che gli inquirenti ritengono doloso, sarebbe stato appiccato dal suo compagno, Michael Pereira Senival, 45 anni, che è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario aggravato e incendio doloso.
Secondo le indagini, Pereira avrebbe chiuso la porta di casa dall'esterno prima di uscire a bere una birra, lasciando la donna intrappolata tra il fuoco e il balcone.
Un fatto terribile e non ci sono giustificazioni per un atto così crudele. Un uomo che intrappola la sua compagna e le nega ogni via di fuga  mostra "odio" verso le donne. È il simbolo di una mentalità di possesso e dominio, che non dovrebbe avere spazio mai, ma in questo moderno medioevo, in questo moderno fascismo, non solo trova spazio, ma viene ben tollerato, infatti le istituzioni alimentano e appoggiano questo humus.
Intervento, volantinaggio all'Ist Tumori dove lavorava Sueli Leala

Francamente, siamo stufe di sentir dire che ci vuole un cambio culturale ed educativo,
Il cambio culturale c'e' già stato, ma in peggio, quante prove volete?
La violenza contro le donne è una tragedia quotidiana, amplificata dalla crisi economica e sociale. La frustrazione e la precarietà alimentano una cultura maschilista che vede la donna come "proprietà" dell’uomo. La famiglia, anziché offrire protezione, diventa spesso un luogo di oppressione sino ai femminicidi. Il sistema capitalista favorisce isolamento e individualismo, distogliendo dalla necessità della lotta collettiva. 
Per fermare questa spirale di violenza, serve un cambiamento radicale che superi le basi materiali e ideologiche di oppressione.
Se tutto questo vale come analisi generale, oggi, bisogna aggiungere che con il governo Meloni, la situazione si e' ulteriormente aggravata, l'humus fascista non fa che aumentare un "odio contro le donne", in questo moderno fascismo si puo' tollerare che le donne lavorino, siano emancipate, ma nel rispetto dello schema DIO/PATRIA/FAMIGLIA, perche' dobbiamo essere al servizio del mercato e produrre per lo Stato e fornirgli le "braccia necessarie per il lavoro e per le guerre".
Il governo Meloni e' particolarmente "guerrafondaio", impegnato a spendere miliardi per il riarmo e non una parola contro il governo nazi-sonista di Netanyahu, anzi complice, insieme a tutti governi occidentali, nel genocidio del popolo palestinese.
Non possiamo piu' aspettare e dobbiamo riprenderci la vita, la dignita', dobbiamo dire basta e trovare il modo di organizzarci sempre piu' numerose per
Lottare perche' tutta la vita deve cambiare.

Per discutere di tutto ciò ci troviamo tutti i giovedi alle 16.30 in via dei Transiti, 28 Milano. per contatti  scrivere a mfpr.mi@gmail.com


Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Milano

09/06/25

Con le lavoratrici che lottano, denunciano - Massimo sostegno

Le lavoratrici di Max Mara vanno in sciopero: “Ci dicono che siamo grasse e ci chiamano ‘mucche da mungere'


Le lavoratrici del colosso della moda Max Mara incrociano le braccia per protestare contro le condizioni di lavoro durissime e contro le pressioni sulle dipendenti.


In sciopero per protestare contro "condizioni di lavoro inaccettabili, rigidità organizzativa, pressioni individuali e usura fisica". Le lavoratrici di Max Mara, colosso del made in Italy e del lusso nel settore dell'abbigliamento, hanno elencato una serie di motivi accanto a quelli presentati da Filctem Cgil di Reggio Emilia come motivazioni per la protesta.

Oltre alla pressione sulla vita privata e sulla salute, le dipendenti lamentano anche un mancato riconoscimento economico e dei passaggi di livello, oltre che una scarsa disponibilità al confronto con le rappresentanze sindacali. In una nota Filctem fa sapere che le lavoratrici coinvolte in queste dinamiche sono 220.


"Ci hanno chiamato mucche da mungere – hanno raccontato alcune dipendenti a Il Fatto Quotidiano -. Ci hanno detto che siamo grasse, obese, ci hanno pure consigliato esercizi da fare a casa per dimagrire. Ci pagano praticamente a cottimo e controllano anche quante volte andiamo in bagno, ma siamo tutte donne e tutte abbiamo il ciclo. È disumano e vogliamo che questa cosa finisca".

La vicenda si aggiunge ad altri scandali che hanno colpito brand illustri della moda: tra questi, per esempio, gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro che hanno evidenziato come alcune borsette di noti brand di lusso vendute a prezzi stellari fossero in realtà realizzate in laboratori-dormitorio sparsi per le province di Milano e Bergamo in subappalto. Il valore di produzione, insomma, sarebbe stato dai 40 ai 90 euro, mentre il prezzo di vendita si attesta tra i 1800 e i 3000.


Supermercati, mini stipendi

Lavoro povero Vita da banconista: «Lo stipendio è sotto gli 800 euro al mese per 20 ore a settimana. Io e tanti colleghi saremmo disposti a lavorare 30 ore per guadagnare di più ma l’azienda rifiuta»

 

Il vaso di Pandora lo ha aperto la procura di Milano: nella grande distribuzione organizzata c’è un problema diffuso con gli appalti e i contratti. L’inchiesta dei pm, avviata nel 2021, riguarda lo sfruttamento dei lavoratori della logistica ma le criticità riguardano anche cassieri e banconisti.

Stipendi bassi, turni ballerini e dipendenti costretti a lavorare la domenica e i festivi sono una costante non solo nei supermercati, ma anche nelle catene di abbigliamento e articoli per la casa. E gli scioperi sono sempre più numerosi. Uno dei più recenti riguarda Lidl, ma altre vertenze e indagini sono in corso in aziende come Carrefour, Esselunga e Coin.

 

LO STATO DI AGITAZIONE dei 23mila dipendenti Lidl è iniziato con un’intera giornata di sciopero, lo scorso 24 maggio. «80 supermercati su 700 sono stati costretti a rimanere chiusi; buona parte degli altri ha aperto solo perché i direttori e i manager si sono messi alla cassa»

«Siamo in trattativa dal 2023 per il contratto integrativo, nonostante l’elevata adesione allo sciopero l’azienda continua a non dare risposte soddisfacenti alle nostre richieste». Che riguardano un tema: «Aumentare i salari per distribuire più guadagni tra i dipendenti, i principali protagonisti degli ottimi risultati della catena».

Lidl Italia fattura 7 miliardi l’anno e nell’ultimo quinquennio ha dichiarato un utile pre-imposte di 1,3 miliardi «eppure – afferma Di Labio – non investe abbastanza sui lavoratori, per il 75% part time su scelta aziendale».

 

LE CONDIZIONI sono testimoniate da una banconista che chiede l’anonimato: «Lo stipendio è sotto gli 800 euro al mese per 20 ore a settimana. Inoltre il carico di lavoro è molto stressante, perché i supermercati Lidl hanno meno personale rispetto alle altre catene...

L’unica proposta arrivata dall’azienda è stata l’aumento dei buoni spesa da 100 a 200 euro all’anno da spendere nella stessa Lidl: «L’abbiamo respinta, è insufficiente e poco gradita»...


ALTRO ANNOSO PROBLEMA della grande distribuzione riguarda il lavoro la domenica e i festivi, introdotto nel 2011 dal decreto Salva-Italia del governo Monti. «Era stata presentata come una norma per aumentare i consumi e l’occupazione; in realtà ha contribuito a peggiorare le condizioni lavorative nel settore, senza migliorare l’economia...

06/06/25

Le "tempeste" dei borghesi - la tempesta rivoluzionaria dei proletari, dei popoli, delle donne

Abbiamo già detto perchè i femminicidi non possono finire e diventano sempre più orribili in questo sistema capitalista, oggi nella sua fase di crisi permanente e in marcia rapida verso il moderno fascismo.
Qualche sera fa a una domanda di Lilli Gruber a “Otto e mezzo” il filosofo Massimo Cacciari, tornando sul femminicidio di Martina Carbonaro, ha denunciato: il “crollo di ogni forma di diritto internazionale”, con il “diritto del più forte” che vince dappertutto, “seminiamo tempeste….”.
Per una volta siamo d'accordo con questa frase di Cacciari (poi ha detto altro su cui invece non concordiamo).
Questo sistema, gli Stati imperialisti, i governi, l'attuale governo Meloni "seminano tempeste", seminano (o collaborano a seminare) violenze immani, guerre verso i popoli, verso le donne/bambini - la Palestina/la Palestina!...; verso i migranti, ecc, ecc; ma in più ora seminano una cultura che è di legittimazione di questa violenza reazionaria, inumana, seminano il falso, seminano un humus di idee, comportamenti di individualismo machista, di normalità della barbarie, della sopraffazione verso donne, di attacco razzista verso i diritti dei migranti, di imposizione di un potere, marcio, oppressivo, corrotto, in crisi, su tutto ciò che vi è di desiderio/bisogno di liberazione, su chi lo esprime e a maggior ragione sulle donne che vorrebbero rompere le catene. 
Questo seminare "tempesta" si chiama "fascismo"; esso influenza settori sociali, maschi a loro volta già in crisi, frustrati, guastati da questo clima, che rispondono alla messa in discussione della loro miseria di potere/proprietà verso le loro donne, con l'uccisione delle donne.  
Massimo Cacciari ricordava poi da un lato che “l’unica grande rivoluzione che stiamo vivendo negli ultimi cinquanta anni è stato il pensiero femminista …”, che l’epoca patriarcale è finita e “non risorgerà mai più”; dall’altro che l’educazione deve allora servire a “interiorizzare, assimilare queste trasformazioni” quindi sapere “attrezzare i giovani a affrontare questi salti d’epoca”. E a questo dovrebbe rivolgersi “la buona politica”. Prevalgono invece i leader alla Trump, prototipo del maschilismo, predicatore della forza e del possesso…".
Ecco, noi siamo d'accordo con le prime frasi e con la denuncia dell'ideologia trumpista; non siamo invece affatto d'accordo con la questione della "buona politica".
Abbiamo detto e ridetto su chi dovrebbe fare questa presunta "buona politica" - sarebbe come se all'assassino chiedi misure, strumenti perchè lui non faccia più l'assassino. Certo, "l'epoca patriarcale è finita" e i femminicidi non sono un suo "retaggio", ma è subentrata l'epoca del sistema borghese che ha fatto della violenza reazionaria, dell'oppressione totale, dello sfruttamento, la sua ragione di esistenza.
Ma soprattutto questo discorso - che viene fatto anche da tanti cosiddetti "democratici, di sinistra", e anche da settori di femministe - vuole soluzioni mantenendo e all'interno di questo marcio sistema sociale capitalista. Anche i "filosofi" sono stupidi: prima fanno una denuncia delle "tempeste", e poi chiedono che chi provoca le "tempeste" le governi... (certo, che cercano di "governarle" ma in loro favore e seminando un vento nero, fetido)
Noi dobbiamo dire e lavorare per tutt'altro: che queste tempeste reazionarie provochino una tempesta molto più forte, molto più "tremenda", una tempesta rivoluzionaria dei proletari, dei popoli per rovesciare questo sistema nero, di morte, di sopraffazione; una rivoluzione proletaria, in cui le donne hanno doppie ragioni per esservi in prima fila.