03/06/23

Violenze sessuali frutto della fase attuale, putrescente, dei paesi imperialisti, non del mero "retaggio patriarcale"


E' chiaro che la situazione a Milano per le donne si sta aggravando.

Ha detto una donna: “mettere piede in Stazione Centrale dopo le venti è come girare con addosso un cartello su cui, a caratteri cubitali, è scritto stuprami”, e questo avviene anche in altri luoghi pur centrali della citta’. “Nel 2022 a Milano sono state presentate 416 denunce di violenza sessuale (600 se si considera l’intera provincia), e gli stupri in strada o nei locali sono in forte crescita e registrano, rispetto all’anno scorso, un più 21%.... Allarmanti sono anche i dati che riguardano i casi di stalking: ben 338...”.

Poi, con l'ultima violenza della polizia locale contro la trans, Milano sempre più sta assumendo il volto delle metropoli più grandi e centrali della putrefazione dei paesi imperialisti, dagli Usa all’Inghilterra, alla Francia, ecc., dove la polizia normalmente aggredisce violentemente fino ad uccidere in tanti casi. E si conferma pienamente, quello che abbiamo detto per la visita a Milano di Piantedosi dopo altre violenze sessuali agli inizi di maggio: non certo di più polizia a Milano hanno bisogno le donne per la propria sicurezza; la polizia, i vigili sono loro un PERICOLO per la vita delle donne.

Ma ciò che avviene a Milano, ma anche in altre grandi citta’ del nostro paese, i dati degli stupri, violenze sessuali, dimostrano anche una realta’ che va compresa a fondo, per indirizzare la nostra lotta.

Gli stupri, le violenze sessuali avvengono più nelle grandi citta’ che nelle piccole, più al nord che al sud. Questo dimostra che più che frutto di “patriarcato”, di mentalita’, comportamenti patriarcali, sono il frutto “moderno” della fase di crisi, barbarie dell’imperialismo; sono frutto del moderno fascismo che come un’onda nera arriva dovunque, dai governi, Stati, Istituzioni varie, ai mass media; vedi proprio in Italia con l’attuale governo Meloni impregnato di fascismo, anche ostentato da suoi Ministri (Lollobrigida, Roccella, ecc.); un fascismo che, tra alcuni maschi, si esprime in odio verso le donne che vogliono decidere della loro vita, che vogliono vivere in ogni ora e in ogni luogo, che si ribellano a legami squallidi,oppressivi, ecc.

Che c’entra tutto questo con la vecchia denuncia del patriarcato? Come se la violenza verso le donne è frutto ancora e soprattutto di retaggi patriarcali che questo sistema sociale dovrebbe combattere e superare.

Non è cosi’ per la maggiorparte dei casi. Certo, concezioni e prassi patriarcali ci sono, ma sono un aspetto secondario (e deviante, nel momento in cui oscurano il pericolo principale).

Guardiamo anche i dati del femminicidi in Europa, essi avvengono in tutta l’Europa e di più nei paesi più “avanzati” e centrali, oltre l’Italia, in Austria, Finlandia, Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi, Spagna.

Questo deve portare a indirizzare la lotta contro l’effettivo nemico: i governi, gli Stati capitalisti/imperialisti, contro l’odio/fascista di uomini che non può essere combattuto dai suoi stessi “padrini”.

Questo deve portare a indirizzare la lotta non verso una societa’ liberata dal retaggi patriarcali, lotta che sia pur combattiva, resta pur sempre invischiata nel riformismo; ma verso una societa’ che esca con la rivoluzione proletaria, dalle catene del più moderno sistema imperialista.

Violenza sessuale del governo: Cartabia, Nordio, governo Meloni difensori degli stupratoti


Da un intervento del Procuratore capo ad Ascoli Piceno
"...Il sequestro di persona "base" anche di lunga durata e con vittima legata o imbavagliata resta procedibile a querela, anche se è finalizzato a commettere una violenza sessuale, e addirittura se la violenza sessuale avviene più volte... (quindi solo) procedibile a querela; anche se la violenza op la minaccia vengono commesse per non far sporgere querela alla vittima o per farla ritirare... lo Stato continua a lasciarla sola... 
Se il violentatore che fa stupri, botte, stalking  "... riesce a "convincere" la vittima, il procedimento penale non inizierà per nulla o non arriverà alla fine...".

La presedente Min. Cartabia lo aveva deciso e il Min. Nordio l'ha in pieno confermato! E il Presidente della Repubblica firma.
Di fatto è il governo, è lo Stato che da via libera agli stupri, stalking, maltrattamenti, violenze sessuali contro le donne. 
I violentatori sono impuniti, perchè mai gli uomini che odiano le donne non dovrebbero violentare?
La lotta delle donne contro gli stupri, le violenze sessuali deve essere per forza lotta contro il governo Meloni, i suoi ministri fascisti/stupratori!

Violenza sessuale dello Stato: "Soldatesse non accorciate le divise...", se no poi non vi lamentate se vi stuprano...


“Soldatesse, non dovete accorciare le divise: se mostrate il sedere, qualcuno fraintende…” «Se mostrate il fondoschiena in un ambiente ad alta densità maschile potrebbe involontariamente indurre a un fraintendimento legato alla sfera sessuale»
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 Dichiarazione del Sottufficiale di Corpo del 232º Reggimento Trasmissioni di Avellino.

Questo lurido personaggio continua: "Soprattutto tra il personale femminile va di moda restringere e accorciare la giacca, portando il giro-vite più in alto, in modo da scoprire il fondoschiena; anche i pantaloni vengono sovente ristretti in modo da esaltarne le forme... questo può portare ad un fraintendimento... soprattutto se si è in un contesto operativo dove il personale è impiegato per lunghi periodi lontano da casa e dalla propria famiglia...".


Questo squallido discorso è stato fatto, anche da molti altri ufficiali, in particolare in occasione dell'ultimo raduno degli Alpini, dove per evitare gli episodi di molestie/violenze sessuali di Rimini, non si prende alcun provvedimento contro gli alpini (anzi, elogiati come non mai dalla fascista Meloni) ma contro le donne/soldatesse che "se la cercano". 

I maschi militari, nella più oscena concezione patriarcale/fascista, vengono invece giustificati e se ne chiede la comprensione..."stanno lontano da casa", e quindi devono sfogarsi...! 

Dopo Rimini nessun porco alpino è stato condannato!

Mentre quest'anno, si è adottata, a prevenzione, un'altra pratica: a conferma che la colpa non sarebbe dei maschi ma delle donne, sono attaccate le donne e i loro abiti; così se qualcosa fosse successo (e non sappiamo se è successa) sarebbero state condannate le donne. E per le soldatesse si sarebbe adottata una nuova divisa più simile al burqa?

01/06/23

ALLA GUERRA CONTRO LE DONNE DOBBIAMO RISPONDERE CON LA GUERRA CONTRO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE E QUESTO SISTEMA SOCIALE DI CUI SONO UNO DEI PRODOTTI PIU' ABOMINEVOLI

L’ultimo sfregio a Giulia, donna incinta barbaramente uccisa. Dopo il delitto il fidanzato assassino : “Ora sono libero”

Il cadavere di Giulia Tramontano, 29 anni, era in un'area verde abbandonata a Senago. Il convivente ha confessato: è indagato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza contro la volontà della donna

30/05/23

Sciopero in India contro un deputato molestatore

Le donne indiane e i lavoratori danno come sempre un esempio e una indicazione

Les lutteurs et les lutteuses mènent une grève et des manifestation pour obtenir la démission et l’arrestation de Brij Bhushan Sharan Singh, député du BJP (parti de la droite indouiste au pouvoir) et chef de la Fédération indienne de lutte, qui a été accusé de harcèlement sexuel par sept lutteuses, dont une mineure. Cette mobilisation ont obtenu le soutien d’organisations de tout le pays, représentant des milieux et des domaines divers, tant le problème des harcèlements et agressions des femmes est profond en Inde. Les manifestations en cours ont ont également attiré l’attention sur le traitement des athlètes et la nécessité de protéger leurs droits et leur bien-être.

Dimanche 28 mai, à leur 36e jour de lutte, ils ont débordés les dispositifs policiers organisé devant le nouveau bâtiment du parlement que le premier ministre Modi inaugurait. Des renforts de police ont été nécessaire pour les repousser. Il y a eu plusieurs arrestations, y compris plusieurs champions et championnes de lutte extrêmement populaires dans le pays.

29/05/23

Il 26 maggio a Milano, nella presentazione dell'opuscolo per il diritto di aborto, solidarieta' attiva con la donna trans aggredita



Una presentazione, quella dell' opuscolo sull'aborto curato dalle compagne del mfpr, molto partecipata e dove la discussione si è concentrata su questo governo e sugli attacchi subdoli, ma determinati e precisi contro le donne. Si è detto: non è una mera ricorrenza che si vuole ricordare, ma è parte del percorso di lotta per rispondere agli attacchi alle donne che vedono nell'aborto il cuore, con al centro la scelta delle donne in tema di maternità che allude alla possibilità di scelta delle donne in qualsiasi ambito della loro vita, perchè questo governo vuole affermare il ruolo subalterno della donna come puntello di questo sistema sociale.
DIO_Patria_famiglia, si è detto.


Perché il tema dell'aborto è fondamentale oggi?

Perché oggi il diritto d'aborto è sotto attacco. Un attacco subdolo, ipocrita, intellettualmente disonesto ma non per questo meno feroce, per ora si punta a impedire materialmente la possibilità di abortire, nel frattempo non si perde occasione per spargere a piene mani la propaganda antiabortista

Ma perché proprio oggi un tale accanimento?
 
Va detto che la campagna antiabortista ad opera di alcuni EELL e associazioni integraliste non è mai cessata, tuttavia oggi il governo fascista Meloni sta sferrando un attacco mai visto in precedenza, ma perché?

Perché si sta preparando la guerra e c'è bisogno di controllare con più sicurezza la riproduzione, nell'immediato per incentivare l'economia, nel futuro per avere braccia e soldati.

Lo hanno detto senza mezzi termini durante gli "Stati generali della natalità", tenutisi l'11 e il 12 maggio, a cui hanno partecipato tutti, Papa, chiesa, governo, istituzioni, industrie, banche e chi più ne ha, più ne metta di lor signori.

Ha destato scandalo l'affermazione del ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida che ha detto: "non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica".

Molto meno scandalo hanno destato le affermazioni del relatore Gigi de Palo che ha chiarito senza possibilità di fraintendimento lo scopo della riunione: “i figli sono un dono, ma rappresentano anche un capitale umano, sociale e lavorativo di grande valore”, "un mondo senza bambini è un mondo senza necessità di biberon, materiale scolastico, scuola, scuole di danza..."; insomma + figli=+merci, ma soprattutto "è un mondo senza futura forza lavoro, chi contribuirà al pagamento delle pensioni"?
"un figlio non è solo un affare di famiglia, un fatto privato, ma un investimento per il bene comune, un figlio è di tutti e per tutti" testuale... E non nel senso che un figlio appartiene alla comunità e quindi è la comunità che ne è responsabile, che se ne deve occupare, lo deve accudire e gli deve dare affetto, certo che no!
Bisogna leggerlo nel senso che un figlio è utile alla comunità, serve alla comunità, quindi al sistema capitalista.

Più chiaro di così!
 
Ecco perché noi, al contrario, rivendichiamo l'autodeterminazione delle donne!

Il diritto d'aborto è sicuramente un diritto individuale, della singola donna, ma non solo, se ci si limita a questo si deve anche accettare la libertà di scelta dell'obiettore di coscienza, il diritto d'aborto è anche un diritto collettivo, di genere e di classe, perché sottrae al sistema del capitale il potere di decidere di quanto capitale umano ha bisogno per i suoi affari e per le sue guerre.

Nella sala è stato affisso lo striscione che una delegazione del mfpr ha portato alla manifestazione contro l'attacco al diritto d'aborto di Ancona sia per sottolinearne l'importanza, ma soprattutto per affermare la necessità di continuare la lotta su questo terreno specifico. Anche la decisione dell'Aifa di negare la gratuità della pillola anticoncezionale testimonia che in questo paese l'attacco ideologico e pratico alle donne sta crescendo.
 

In conclusione,  abbiamo proposto di dare seguito a quanto detto e di realizzare in serata, al termine dell'incontro, ad un giro della piazza con lo striscione affisso in sala in solidarietà alla donna trans e la nostra condanna alla violenza dei vigili.

Il giro è terminato davanti ai Transiti dove abbiamo affisso lo striscione.

E' stato anche proposto di inviare la solidarietà alle compagne di NUDM di Torino che rischiano di essere  raggiunte da 29 denunce "per violenza privata", per la giusta contestazione alla Min. Roccella; il che dimostra come qualunque forma di dissenso in questo paese è destinata ad essere repressa.

Le compagne del mfpr- Milano 

28/05/23

Torino, dopo sei processi arriva la condanna per violenza sessuale. Era stato assolto perché la vittima «non urla e non piange»

Dalla stampa:
Per l’ex coordinatore della Croce Rossa Massimo Raccuia 3 anni e 8 mesi di carcere. 
«Non urla, non chiede aiuto». Sei anni fa, nel 2017, queste parole scritte su una sentenza sembravano mettere fine alle speranze di una precaria della Croce Rossa, che con fatica aveva denunciato di essere stata violentata da un superiore. Il Tribunale di Torino l’aveva giudicata «non credibile» e l’imputato era stato assolto. Sei anni più tardi e sei processi dopo, le parole e le valutazioni dei giudici sono radicalmente cambiate. L’ultimo verdetto è stato pronunciato dalla Corte d’appello di Torino che ha condannato Massimo Raccuia, all’epoca dei fatti coordinatore locale della Cri, a 3 anni e 8 mesi di carcere per violenza sessuale.
Per ripercorrere l’intera storia bisogna partire dal 2010 e fare un salto nel tempo di 13 anni, quando la donna inizia a lavorare per la Cri con un contratto interinale. Entra così in contatto con Raccuia, commissario locale e indirettamente suo superiore. Anni più tardi lei racconterà di essere stata vittima di violenza: denuncia cinque episodi che hanno come teatro le salette dei volontari del 118 negli ospedali Mauriziano, Gradenigo e San Giovanni Bosco. In primo grado l’uomo viene assolto.
La sentenza dice che la vittima, difesa dall’avvocato Virginia Iorio, non è attendibile. «Non grida, non urla, non piange», scrive il collegio. I giudici d’appello ribaltano, ma solo dal punto di vista morale, il verdetto: scrivono che la donna è sincera, ma assolvono l’imputato perché la querela era intempestiva. La Procura generale presenta ricorso in Cassazione e sostiene che tra la vittima e il commissario c’era un rapporto gerarchico: in sostanza, la querela non serve e il reato è procedibile d’ufficio. Lettura accolta dai supremi giudici che ordinano un secondo processo d’appello, al termine del quale Raccuia viene condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione. I togati evidenziano che non vi è «ombra d’incertezza» sulle violenze. L’uomo avrebbe approfittato non solo del fatto che lei temeva di «perdere quel pur modesto lavoro che le garantiva un minimo di redditività», ma anche delle difficoltà della donna a denunciare». 
La sentenza, però, non supera lo scoglio della Cassazione alla quale si rivolgono gli avvocati difensori dell’imputato, Tom Servetto e Cosimo Maggiore. I supremi giudici dispongono così un terzo processo d’appello, invitando il collegio a scandagliare in modo più articolato il rapporto gerarchico. Nell’ultima udienza la pronuncia, con la condanna a 3 anni e 8 mesi.