06/07/24

Operaie di Kinder Ferrero a cinque euro all’ora


Dalla stampa
- "...Le sorprese degli ovetti Kinder arrivano in grandi scatoloni dalla Cina. Ci sono mani sapienti e delicate, femminili, molto spesso di donne immigrate, che selezionano i pezzi dell’involucro di plastica rigida che sarà poi inserito nel cioccolato al latte della felicità made in Alba. Le mani sono di Amina, Zoe, Mercedes, Andreana, Irina. Alcune arrivano da Paesi lontani e nell’Albese trovano un’occupazione, uno stipendio: mille, milleduecento euro al mese, ma solo se riescono a lavorare senza interruzioni.
Quelle donne, tra le quali non mancano le italiane, vengono remunerate 5 euro l’ora nette... ci sono addetti che operano nel medesimo settore, svolgendo compiti analoghi ma guadagnando ben di più... i cioccolatini, le uova di Pasqua, i Rocher come i Raffaello o gli ovetti Kinder vengono trattati per l’inscatolamento da lavoratrici e addetti “esterni”...
Noi parliamo di confezionamento esterno per Ferrero in una lunga intervista con Vincenzo Lauricella, dirigente sindacale e membro del Coordinamento nazionale lavoro privato dell’Usb, al quale si sono rivolte una quarantina di donne che lavorano in una cooperativa dell’Albese. 
«...I dipendenti della cooperativa, che svolge il servizio di confezionamento dei prodotti per Ferrero, subiscono una contrattazione al ribasso rispetto ai colleghi alle dipendenze della società appaltante... Le condizioni economiche, caratterizzate da rapporti a tempo parziale, con l’utilizzo di dubbie pattuizioni sindacali, prevedono retribuzioni di circa cinque euro netti, una paga insufficiente per un’esistenza dignitosa. Peraltro, l’organizzazione del lavoro impone anche alcuni mesi di sospensione della prestazione durante i quali, pur risultando assunte, le addette di cui stiamo parlando non percepiscono alcun salario. Praticamente, sono lavoratrici “a chiamata” pur non essendolo affatto formalmente».
«La cooperativa Gtpm, che dal 1° maggio scorso ha ceduto il ramo d’azienda alla società Proteco Srl, si occupa di tutte le operazioni di confezionamento dei prodotti dolciari. I prodotti alimentari (cioccolatini di vario genere, uova di Pasqua, ovetti) arrivano nella sede di Castagnito, poi, attraverso un sistema misto robotizzato-manuale vengono collocati all’interno delle confezioni che una volta predisposte e finalizzate sono pronte per la spedizione verso la grande distribuzione».
Quindi, per conto di chi opera l’ex Gtpm, oggi Proteco?
«Le lavorazioni avvengono esclusivamente per conto della multinazionale Ferrero che da circa trent’anni ha esternalizzato il servizio alle cooperative per mezzo del sistema degli appalti».
Esistono altre cooperative in provincia di Cuneo che agiscono con queste modalità? Da quanto tempo?
«Il servizio di confezionamento dei prodotti agroalimentari è molto sviluppato in provincia di Cuneo... Basti pensare che nella Granda operano ben 1.400 aziende agroalimentari con un totale di circa ottomila dipendenti. Le imprese del confezionamento di questi prodotti, anche in forma di cooperativa, sono 18 e occupano all’incirca tremila addetti».
Com’è possibile che gli altri sindacati non abbiano reagito alle condizioni da voi denunciate nell’Albese?
«I sindacati Cgil, Cisl e Uil non hanno reagito, e temo non lo faranno nemmeno in futuro, poiché sono corresponsabili di queste condizioni economico-contrattuali, che pesano sul settore in questa provincia. Le condizioni contrattuali e le retribuzioni sono state determinate, per il Cuneese, da una contrattazione territoriale. In altri termini, i rapporti di lavoro del personale addetto al confezionamento e impiegato nelle imprese non sono regolamentati da un contratto collettivo nazionale, ma da un accordo legato al territorio (Cpl). Nel settembre 2011, le associazioni datoriali e i tre sindacati hanno concordato l’applicazione di un accordo provinciale in attesa della determinazione, a livello nazionale, di un contratto nazionale compatibile e applicabile a questo comparto...
...i tre sindacati e le rappresentanze datoriali hanno deciso di affiancare la sottoscrizione di un ulteriore contratto di livello aziendale per disciplinare (e derogare) materie quali la stagionalità e la banca delle ore. Con questa soluzione sono riusciti a creare un groviglio contrattuale che poco tutela i lavoratori. Hanno messo a punto, addirittura, un contratto a tempo pieno e indeterminato, ma con sospensione dell’attività lavorativa e della retribuzione per 3-4 mesi l’anno. Questo regalo alle imprese ha prodotto una distorsione della normativa che si è tradotta anche nel mancato versamento e accredito dei contributi previdenziali per tutti i mesi interessati dall’anomala sospensione. Un disastro per i lavoratori in termini di retribuzione diretta e indiretta».

Dal gruppo Ferrero, interpellato da Gazzetta d’Alba, si nega la situazione.
Ecco le loro parole: “Teniamo a precisare, che i volumi destinati a conto lavoro rappresentano circa il 3,5% dell’ammontare complessivo del prodotto finito confezionato nello stabilimento di Alba.
L’esigenza di trasferire esternamente una piccola quota del confezionamento, nasce in virtù dei formati ivi allocati. Questi, che per motivi di mercato non rappresentano produzioni continuative, necessitano di ampi spazi (stoccaggio imballi, ecc.) che non sono disponibili nelle aree produttive interne allo stabilimento... la nostra etica imprenditoriale da sempre ci impone di operare con partner che garantiscano il rispetto della normativa applicabile e delle clausole contrattuali siglate in fase di appalto“.

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