Il governo che sta al potere fa gli interessi della borghesia dominante. Ma non sono tutti uguali i governi. Ogni governo ha la sua faccia più o meno feroce. Oggi il governo Meloni è un governo di stampo fascista, in termini ideologici, politici e pratici. Noi dobbiamo lottare per la cacciata di questo governo, lottare per un governo anticapitalista, antifascista e antimperialista, come linea di fase, contro la guerra imperialista e per la solidarietà internazionalista.
Quindi si tratta di una lotta molto più ampia nella prospettiva rivoluzionaria di una nuova società. Quando si dice una nuova società non significa migliorare, abbellire questa, ma significa una nuova società a tutti gli effetti, che chiamiamo socialista. Perché noi proletari, noi lavoratori, donne e in generale l'umanità nel suo complesso, vogliamo arrivare veramente a una nuova società che non sia più basata sullo sfruttamento degli operai, dei lavoratori.
Gli operai in fabbrica producono socialmente, cioè producono per tutti, però poi il profitto, la ricchezza se la prendono un pugno di capitalisti, un pugno di ricchi, e i lavoratori sono sempre in condizioni peggiori. Noi aspiriamo a una società in cui il potere sia nelle mani degli operai, dei proletari, in cui non ci sia più un'appropriazione privata della ricchezza prodotta, ma ci sia una produzione sociale per tutti i lavoratori, per tutti gli operai, per l'umanità.
Per questo vogliamo fare la rivoluzione, perché pensiamo che sia veramente la soluzione per l'umanità.
Prendiamo l'esempio delle donne. Se una delle cartine di tornasole perché una società venga definita civile è la condizione delle donne - guardiamo solo al nostro paese dove siamo arrivati solo nel 2024 a 170 donne uccise, ma pensiamo alle donne palestinesi, a quello che stanno subendo, alle donne in Ucraina, eccetera – non siamo in una società civile. E non si può parlare neanche più di inciviltà, ma proprio di bestialità. Quando uno scende con la bicicletta e dice uccido perché non ho niente da fare, siamo in una condizione di bestialità. Quindi, solo guardando alla condizione delle donne, per non parlare degli attacchi che subiamo tutti ogni giorno, ci fa capire il livello di bestialità a cui siamo arrivate in questa società.
E non è certo la borghesia al potere che ci risolve il problema. Il governo Meloni ha potenziato il “codice rosso”; ma forse con questo “codice rosso” le donne muoiono di meno? Assolutamente no. Continuano a morire e anche chi ha il braccialetto va a uccidere lo stesso.
Molte di voi hanno partecipato alle manifestazioni contro la guerra, sono scese in piazza per la Palestina, avete fatto lo sciopero delle donne, abbiamo fatto lo sciopero delle donne. Cioè avete preso parte attiva in manifestazioni che non erano strettamente sindacali, dove c'è stata una denuncia politica, dove abbiamo messo in campo la questione del governo...
E’ chiaro che non possiamo pensare che da domani la realtà cambia. C'è un percorso che dobbiamo costruire e questo percorso non può farlo il sindacato di classe, lo Slai cobas sc. Questa corrente di classe non è neutra, ha dietro un'organizzazione politica ben precisa che è proletari comunisti, che lo dirige attraverso i suoi compagni e compagne, che lo guida secondo una determinata concezione su cosa deve essere il sindacato di classe.
L'MFPR è un'organizzazione volta alla conquista delle donne alla lotta rivoluzionaria. E lavora anche perchè le donne impugnino la battaglia per il partito. Ma l’Mfpr esiste perché l'ha pensata l'organizzazione politica che chiamiamo proletari comunisti, altrimenti non sarebbe esistita. Essa viene fuori da uno studio, da un'analisi di come le donne vivono in Italia, un’analisi storica; di come vivono nel mondo, delle lotte che ci sono, quali donne si sollevano, quali non si sollevano, ecc. Da qui nasce la necessità che arriva a dire che per le donne proletarie ci vuole l'Mfpr.
Noi operai, noi lavoratori, lavoratrici per pesare politicamente non possiamo farlo con lo Slai cobas sc. Noi con lo Slai cobas sc possiamo fare tutte le lotte più belle del mondo, può portare in piazza la la bandiera della Palestina, perché è giusto che lo fa anche il sindacato di classe, si può anche occupare di politica, ma non basta.
Noi lavoratori, noi operai, noi donne, noi lavoratrici dobbiamo pesare politicamente. E pesare significa certo armarci del nostro sindacato di classe, dell'organizzazione delle donne, dell'organizzazione che lotta contro la repressione, ma per pesare politicamente ci dobbiamo dotare del partito, perché come loro pensano e agiscono politicamente con i loro partiti, noi dobbiamo pesare e agire politicamente con un nostro partito.
Se lo organizziamo ci aiuta anche nella questione sindacale, nella questione delle donne, nella questione della repressione dei giovani, eccetera.
La classe è debole perché non ha il partito. C'è stato un grande partito in Italia dei lavoratori, degli operai, il partito comunista fondato da Gramsci. Se non c'era questo partito che guidava la Resistenza, forse la storia non sarebbe andata come nel ‘45. Un partito intelligente, un partito che si è alleato anche con altre classi, con altri partiti per fare la Resistenza. Poi chi dirigeva questo partito ha tradito la classe, ha preso un'altra strada.
Non è che noi proletari non abbiamo una storia, dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia, la dobbiamo conoscere, la dobbiamo riprendere in mano. E quindi oggi dobbiamo dire, guardando anche all'esperienza passata: dobbiamo rifare il partito comunista di tipo nuovo.
Però è chiaro che ci vuole un percorso, ci sono dei passaggi. Quindi per i lavoratori quale può essere il primo ambito per cominciare? Non prima studio e poi faccio, ma studio e faccio. Il circolo vuole essere questo ambito. Il circolo può essere un luogo in cui i lavoratori che hanno afferrato questo anello che hanno capito che la lotta sindacale la faccio perché mi serve, però non mi basta.
Il circolo significa organizzare manifestazioni, denunce politiche, giornale, studio, formazione.
Noi vogliamo la cacciata di questo governo. Ma non possiamo farlo con le elezioni. Noi non siamo astensionisti per principio. Se ci fosse una fase in cui avessimo il partito forte, una situazione in cui ci fosse una polarizzazione, da una parte le masse dirette dal nostro partito, dall'altra masse legate a partiti fascisti, reazionari, noi ci potremmo pure presentare alle elezioni. Perché il Parlamento borghese sarebbe, e questo ci ha insegnato pure Gramsci, una platea che noi potremmo utilizzare per portare avanti la lotta. Ma oggi non ci sono queste condizioni.
Dobbiamo far cadere questo governo con la lotta. Questo governo sta togliendo tutti i diritti, sta affossando tutte le libertà, le norme democratiche, si sollevano i magistrati, si sollevano i giornalisti. Avete visto quello che è successo con la Palestina: giornalisti silurati perché non si doveva parlare di Palestina.
Mentre sto lottando per il mio lavoro, io lavoratore dico che mi sto pure organizzando perché ti devo buttare fuori, caro governo Meloni, cari governi dei padroni.
Parliamo di governo anticapitalista, antifascista e antimperialista per affermare con forza che i proletari non vogliono i governi dei padroni, che i proletari non vogliono i fascisti al governo e che i proletari non vogliono la guerra.
Per concludere. Il sindacato ci vuole, perché senza sindacato il lavoratore non può stare, ci vuole l'organizzazione delle donne, ci vuole l'organizzazione dei giovani, ma ci vuole il partito. I lavoratori, le lavoratrici hanno bisogno del partito perché devono pesare politicamente.