Nonostante la scarcerazione disposta dal Tribunale del Riesame dell'Aquila
nell’udienza di lunedì 9 settembre, Mansour Doghmosh è stato trasferito
in un CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri). Oltre l’assurdità
dell’accanimento, è necessario porsi una domanda: un rimpatrio dove?
Mansour ha moglie e tre figli piccoli, e non può essere rimpatriato in
Palestina, dove da 11 mesi si sta consumando un genocidio nel quale oltre
40mila palestinesi sono stati uccisi e dove rischierebbe la detenzione
politica in un carcere israeliano dove – per la stessa Corte d’Appello
dell’Aquila – torture e trattamenti inumani e degradanti sono la prassi.
Il trasferimento di Mansour nel CPR rappresenta una grave violazione dei
diritti umani, una decisione che lo espone al rischio di subire ulteriori
persecuzioni e violenze. Non possiamo rimanere in silenzio!
Chiediamo a tutte e tutti di unirsi nel chiedere l’immediata liberazione
di Mansour e il riconoscimento della protezione umanitaria per lui e per
la sua famiglia. Non possiamo permettere che un palestinese venga
ulteriormente vessato da ulteriori ingiustizie, dopo la detenzione.
Chiediamo a tutte le organizzazioni politiche e sindacali, comitati e
coordinamenti solidali con il popolo palestinese di mobilitarsi in presìdi
davanti alle Prefetture delle diverse città italiane.
Libertà per Mansour Doghmosh!
Link: https://www.instagram.com/p/C_vYYK5tzte/
Nessun commento:
Posta un commento