09/10/24
Lettera di Maja - Abbiamo liberato dal carcere di Orban Ilaria Salis, liberiamo Maja!
A un mese dalla morte di Mara Malavenda - dirigente operaia dello Slai cobas Pomigliano - la vogliamo ricordare così
Nel 1995 ci fu un nuovo periodo di grandi manifestazioni delle donne, femministe. Noi compagne del Mfpr - nato allora - partecipammo con Mara, altre operaie di Napoli e compagne di altre città alla manifestazione che si tenne a Roma, formando insieme un contingente proletario.
Le sue battaglie per le donne erano sempre al centro delle sue parole, della sua azione; un esempio di combattività per tutte noi.
08/10/24
Gravina di Puglia, un nuovo terribile femminicidio pluri annunciato
Maria Arcangela Turturo temeva di essere uccisa. Ed è avvenuto. Il marito "ha dato fuoco all'auto su cui si trovava la moglie e poi, quando la donna ricoperta di ustioni è riuscita a uscire dalla vettura in fiamme, l'ha raggiunta, bloccata a terra e soffocata con il peso del proprio corpo e premendole un ginocchio sull'addome. "Mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola, mi ha chiuso in auto con le fiamme", le ultime parole della donna prima di morire.
Lavoratrici asili Taranto - 7 ottobre bene sciopero e presidio - e non finisce qui....
“Rivendichiamo i nostri diritti”
Da Corriere di Taranto
Gianmario Leone
“I nostri problemi sono ampiamente conosciuti così come le condizioni sempre più peggiorative per lavoratori e lavoratrici degli asili comunali. Adesso vogliamo risposte e soluzioni definitive”. Così Margherita Calderazzi dello Slai Cobas per il sindacato di classe ribadiva ieri durante lo sciopero e il presidio all’esterno di Palazzo di Città, la posizione del sindacato nei confronti della vertenza che riguarda decine di lavoratrici e lavoratori che operano nel capitolato d’appalto comunale affidato alla ditta Servizi Integrati che scadrà a novembre e che verrà quasi sicuramente rinnovato.
“Cambiano gli assessori al ramo, ma agli incontri arrivano sempre impreparati: si documentassero prima di incontrarci – ha urlato nel megafono l’esponente del sindacato di classe -. L’assessore Simili ci ha detto che essendo nuova del ramo non è ancora a conoscenza dei nostri problemi. E allora glieli abbiamo ricordati noi ancora una volta: la miseria delle ore lavorate e dei salari, le pretese delle coordinatrici degli asili che spesso vanno oltre le attività previste dal contratto, la tutela della salute. Sarà fornita nuova documentazione all’assessore Simili, compreso l’esposto del nostro avvocato che è molto dettagliato. In modo tale che l’assessore possa essere a conoscenza di tutto. Ma magari potrebbe anche farsi un giro negli asili nido comunali per osservare direttamente con i suoi occhi quali sono le condizioni di lavoro che denunciamo”.
La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro con l'Assessore e “proporremo la partecipazione di una delegazione larga con permessi sindacali essendo l’incontro di mattina. Dopo di che faremo le prime verifiche, che non pensiamo saranno ciò che ci aspettiamo. Anche perché a novembre questo appalto scade – ha ricordato ancora la Calderazzi – ma quasi sicuramente Servizi Integrati otterrà una proroga sino a giugno alle stesse condizioni: per questo o nella proroga il Comune interviene aumentando le ore di lavoro, aggiornando le condizioni migliorative di salario (introducendo ad esempio quello "minimo" come hanno già avuto modo di fare altre amministrazioni comunali in altri capitolati di appalto) che sia almeno di 9 euro netti, migliora le condizioni per la salute di lavoratrici e lavoratori, altrimenti continueremo la nostra protesta. Che però ha bisogno anche di una maggiore partecipazione tra i lavoratori – ha poi concluso rivolgendosi alle lavoratrici e ai lavoratori l’esponente dello Slai Cobas per il sindacato di classe -: perché chi non sciopera contribuisce a peggiorare la condizione di tutte e tutti noi. Anche perché non abbiamo altra strada che insistere nella nostra lotta”.
07/10/24
LIVE Roma, manifestazione pro-Palestina: la piazza, gli interventi, il corteo... - L'intervento della compagna del Mfpr di Taranto
06/10/24
Finisce il G7 di Matera contro le donne
Finisce oggi il G7 a Matera sui temi della "parità di genere e dell’empowerment delle donne", presieduto dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.
Le dichiarazioni sia della Roccella sia di chi effettivamente fa i documenti che poi vengono approvati nei G7 - perché in questo come negli altri G7, anche quello principale di giugno a Borgo Egnazia, proprio i giorni ufficiali del G7 sono pieni più di cose di contorno, addirittura di tavolate di cibi, di dichiarazioni ad usum mass media che di approfondimenti, perché gli orientamenti, le indicazioni che avranno peso in futuro sono fatti prima in altre riunioni preparatorie, da altri personaggi. E anche questo G7 ha questa caratteristica.
Ora la Roccella nel presentare i temi di questo G7 in una intervista su giornali cattolici, mette in evidenza soprattutto l’aspetto conciliativo, nel senso di mettere insieme la “parità di genere” sul lavoro, nella famiglia, nella società delle donne e la questione della maternità e del ruolo nella famiglia.
Roccella ha detto "...Il focus del nostro G7 sarà da una parte la lotta alla violenza contro le donne, su cui è importante che ci sia uno sforzo comune, e penso anche al fenomeno della tratta e dello sfruttamento sessuale di donne e bambini, e dall’altra l’empowerment femminile, e quindi la libertà di esprimere i propri talenti senza rinunciare alla vita privata, e ad avere figli se si desiderano“.
E continua poi sulla condizione delle donne. “I dati sulle dimissioni delle donne per maternità indicano che bisogna parlare di "penalità della maternità". Lo stesso vale per la differenza retributiva tra uomini e donne: i contratti sono uguali, a cambiare è l’impegno nel lavoro di cura, che incide sulle progressioni di carriera o sul salario accessorio. Il lavoro di cura non deve essere solo a carico delle donne, anzi è fondamentale che sia condiviso... quando diventano madri, le donne italiane lasciano molto più spesso il lavoro rispetto ai padri, hanno una forte penalizzazione retributiva che faticano a recuperare e in prospettiva si ritroveranno con una pensione più bassa…”
Un quadro che ogni tanto si trova in varie statistiche, in vari articoli di giornali, di riviste, eccetera. Come dire, la Roccella sta scoprendo l'acqua calda.
Ma a fronte di questo quadro, la Roccella deve valorizzare il suo governo, le cose che avrebbe fatto la Meloni. E quindi, sempre in questa intervista, dice:
“...Ma, forse per la prima volta, in questi due anni di governo la questione è stata affrontata. E i risultati si vedono, a cominciare dai piccoli grandi record sull’occupazione femminile, abbiamo agito con incentivi e con la decontribuzione per le mamme lavoratrici ad esempio, abbiamo potenziato i congedi parentali e aumentato il bonus nido.... Oggi la maternità è una libera scelta... Lo Stato sta dicendo alle donne, alle mamme, alle famiglie, che è al loro fianco..."
Ora su questa rappresentazione non si sa se arrabbiarsi o ridere. Si parla di “grandi record sull'occupazione femminile”, ma anche le statistiche minimamente realiste, dicono di che si tratta quest'occupazione femminile, di contratti ultra precari, a tempo determinato, per cui è più facile la spada di Damocle del licenziamento alle donne quando non servono più, quando sono in maternità, quando hanno problemi di cura della famiglia, ecc. Tutta questa occupazione femminile in realtà è solo una propaganda. Per non parlare dei bonus nido, ma basta fare una minima inchiesta alle donne lavoratrici per vedere quanta difficoltà hanno a fare entrare i loro figli negli asili nido, e quanto è alto il costo degli asili nido, di centinaia e centinaia di euro per bambino, tanto che molte famiglie ci devono pure rinunciare. Parla di “maternità come libera scelta” quando si potenzia l’attacco al diritto d’aborto. Tutto questo è fumo negli occhi, stravolgere la realtà.
Ma la questione principale è nella conclusione, lì dove porta ad esempio delle donne, dei loro miglioramenti… il “modello Meloni”! "...Oggi – dice Roccella - le donne si sono fatte largo nel mondo del lavoro e nello spazio pubblico, abbiamo un premier donna".
Quindi, Meloni è il modello che dovrebbe essere seguito da tutte le donne, dalle lavoratrici. Perchè la Meloni dimostra come è possibile conciliare la vita privata, la figlia con gli impegni - nel suo caso istituzionali, nel caso delle donne di lavoro. Ah sì? E’ possibile conciliare? È possibile portarsi i figli come fa la Meloni anche nei Vertici internazionali? Tanto c’è poi chi le tiene la figlia, e la può tenere in alberghi superlusso. La Meloni dovrebbe essere un esempio per le donne che “si può”? Beh, non ci sono parole per respingere questa “spazzatura”! Il problema è invece che più va avanti questo tipo di arrampicamento politico, sociale, ecc. e più la stragrande maggioranza delle donne va indietro in una sorta di moderno Medioevo.
Ma andiamo avanti. Che il centro e scopo di questo G7 non sono affatto i diritti delle donne ma sono la famiglia, il contrasto alla natalità è chiaro, appunto, da quello che dicevamo, i documenti preparatori del G7.
Chi fa questi documenti? In particolare, qui parliamo di due ultra cattolici, oggettivamente ispiratori delle associazioni antiabortiste.
Uno di questi è Vincenzo Bassi, Presidente della Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa. Promotrice del F7 famility; l'altro è Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, rappresentante del F7 per l'Italia.
La Roccella presenta questi due dicendo che “Dal F7 è arrivato un contributo importante sul fronte tanto delle pari opportunità quanto - e qui, sottolineiamo “innanzitutto” non quanto - dei temi strettamente connessi della famiglia e della demografia”.
E in effetti su questo si sono concentrati i documenti e le dichiarazioni di questi due presidenti.
Riportiamo brevemente alcune di queste loro dichiarazioni, a cui forse non servirebbe neanche un commento, dato che sono chiare nella loro concezione e nelle loro indicazioni.
L'Avvocato Bassi sottolinea: “per la prima volta viene esteso un documento comune tra le associazioni familiari a livello mondiale... Sappiamo che l'esistenza stessa delle nostre comunità, per non parlare della loro forza e coesione, richiede un rafforzamento delle politiche familiari, poiché la famiglia è la cellula base della società…”.
Ora, questo discorso della cellula base della società, da un lato punto di vista opposto noi lo condividiamo; effettivamente la società, in particolare la società capitalista, ha nella famiglia una cellula fondamentale, ma, appunto, al servizio del sistema capitalista. Che oggi vuol dire al servizio della fuoriuscita, illusoria, del capitale dalla sua crisi economica, e al servizio della fase attuale che vede al centro la guerra. Quindi, di quale “cellula base della società” parliamo, come e perché? E qui il contrasto è di classe, tra concezione borghese, reazionaria, fascista, e concezione proletaria, dalla parte delle donne, della maggioranza delle donne.
L'Avvocato Bassi continua dicendo: “Senza il riconoscimento della funzione della famiglia come pilastro essenziale della nostra società, anche la stabilità geopolitica e la pace sono in pericolo... poiché le famiglie sono i luoghi naturale della riconciliazione e del perdono”.
Per questi personaggi, per questo governo la parola “pace” è sinonimo di “guerra”. Questi esaltano la funzione della famiglia come pilastro di una società che fa la guerra; una famiglia che quindi deve sostenere le politiche guerrafondaie e parlare di riconciliazione e perdono, non di lotta contro la guerra imperialista, non dei diritti dei popoli, dei proletari nei vari paesi, sia nei paesi imperialisti sia nei paesi dipendenti dell'imperialismo. E oggi in Palestina e oggi in Libano.
Funzione della famiglia per la “riconciliazione e il perdono”. Come se per mettere fine al genocidio in atto in Palestina, alla guerra che ora si è allargata in Libano la risposta dovrebbe essere quella del perdono, della riconciliazione. Con chi? con Israele? Con Netanyahu?
Poi Bossi continua dicendo “La funzione della famiglia è più chiara nel contesto del disastroso inverno demografico. Il crollo delle nascite e il crescente invecchiamento della società hanno un impatto fondamentale sulle finanze, sui sistemi pensionistici e sulla coesione sociale”.
La colpa della crisi del sistema finanziario, economico, del problema pensionistico e della coesione sociale è delle donne che non fanno figli. Potremmo dire che tante donne non fanno figli proprio per il sistema capitalista di questa società che scarica tutti i problemi di come crescere i figli sulle famiglie e sulle donne innanzitutto, che nega un futuro per i figli. Ma i veri problemi sono cancellati, e la denatalità diventa la vera causa.
Questi documenti, queste indicazioni fanno poi da base alle politiche dei governi.
Ma andiamo all'altro Presidente Bordignon, quello del Forum delle associazioni familiari. Questi dichiara: “In un momento storico in cui le sfide democratiche si fanno sempre più urgenti, è necessario aumentare la consapevolezza della centralità della famiglia. La presidenza italiana del G7 può diventare un'occasione preziosa per creare una piattaforma internazionale volta a catalizzare l'attenzione su questo tema cruciale”, “Le famiglie sono il fulcro di ogni società: garantiscono la trasmissione dei valori, la crescita dei futuri cittadini e costituiscono il primo nucleo di sostegno sociale, ma al contempo sono un fattore strategico per l'economia di diversi paesi”. Cosa potremmo dire? Gli Stati, i governi si riuniscono non certo per decidere provvedimenti che permettano un miglioramento delle condizioni della maggioranza della popolazione, dei lavoratori delle masse povere, dei disoccupati eccetera, ma si concentrano sul fatto che è la famiglia che deve garantire crescita, sostegno, buona economia dei paesi...
Allora qui veramente dobbiamo aspettarci un ulteriore peggioramento della condizione delle famiglie e in particolare delle donne. E che questi documenti per il G7 non restano carta, ma hanno poi conseguenze nei programmi, terminiamo con alcune frasi sintetiche di questi due personaggi. Bassi dice: “non esiste il diritto a togliere una vita”. Bordignon dice: “non esiste alcun diritto all'aborto”.
E la concezione comune è: “il laicismo sta tentando di escludere Dio dalla società, distruggendo la famiglia”. Ecco di nuovo: “Dio, Patria, Famiglia”
Quindi, alla fine anche questo G7 serve a rafforzare anche ideologicamente politico l'attacco al diritto d'aborto; anche se “conciliato” con discorsi su diritti, libertà delle donne, difesa delle possibilità lavorative delle donne, contro le violenze sessuali, ecc. ecc. Tanto questi discorsi non costano nulla e servono solo per le conferenze stampa.
Ma ancora una cosa. Le concezioni sulla famiglia quale fulcro di ogni società, quale fattore di trasmissione dei valori, di luogo della riconciliazione e del perdono, sono da un lato riciclaggio di concezioni vecchie - alcune di queste, per esempio, le abbiamo lette in una lettera di tanti, tanti anni fa fatta da Ratzinger ai vescovi, in cui si affermava il ruolo importante, strategico della famiglia, della donna, una famiglia che sostiene le le crisi economiche, le guerre, una donna che “asciuga le lacrime” - quindi da un lato si tratta di concezioni vecchie; dall’altro però sono concezioni di oggi, di moderno fascismo.
Quando si dice “il laicismo sta tentando di escludere Dio dalla società distruggendo la famiglia”, cosa è se non l'espressione modernizzata di “Dio, padre, famiglia”? Ma Dio patria famiglia oggi è moderno fascismo. E’ pesante attacco alle donne, è donne considerate al pari di assassine perché rivendicano il diritto d'aborto, è l’humus nero per cui se queste donne si ribellano a legami oppressivi diventa normale ucciderle... Non ci dimentichiamo cosa ha detto giorni fa il Papa a proposito dei medici che praticano l'aborto: sono dei sicari.
Questo è criminale, è istigazione a mettere a rischio la stessa vita dei medici – Gli Usa insegnano...
03/10/24
Sono Libano, Iran, i popoli e i paesi arabi che hanno pieno diritto di difendersi! Mfpr chiama: tutte a Roma!
Dal blog proletari comunisti
L'attacco fatto nelle scorse ore dall'Iran contro Israele e il suo intervento di terra/occupazione in Libano è la necessaria risposta all'espansione della guerra, dei bombardamenti portati avanti dal governo di Netanyahu che mette ora sotto attacco, dopo Gaza e Cisgiordania, il Libano e minaccia tutta l'area dei paesi arabi e dei popoli arabi, appoggiato con forza, politicamente, militarmente, dall'imperialismo, in primis dagli Usa di Biden.
E’ in questo quadro che obiettivo della guerra di Israele sono l’Iran, la Siria e tutti gli Stati non allineati con l’imperialismo occidentale; e che quindi la guerra di Gaza che continua con la guerra del Libano, continuerà inevitabilmente contro gli Stati non allineati, come guerra totale interna alla guerra globale inter imperialista che avanza.
Ciò rende inevitabile che gli Stati, le nazioni arabe, se vogliono mantenere una posizione autonoma rispetto all’imperialismo, debbano necessariamente fare la guerra contro lo stato sionista di Israele".
Questi sono fatti! Chi nega o cerca di mistificare questi fatti è complice del genocidio in Palestina e dell'espansione della guerra di Israele in Libano.
Meloni, i suoi ministri sono sempre più dalla parte dello Stato sionista di Israele, contro i paesi, non succubi dell'imperialismo occidentale, e soprattutto i popoli palestinesi, libanesi.
Certo, non ce ne possiamo meravigliare, ne valgono gli appelli pietosi della opposizione parlamentare (di cui non fa parte il PD che sulla guerra ha sempre votato in sintonia col governo).
Meloni, i suoi ministri sono complici interessati, e il loro "contributo di morte" aumenterà.
Ma nello stesso tempo deve aumentare il nostro sostegno, "contributo" al popolo palestinese, libanese, intensificando la lotta contro il nostro imperialismo, per la cacciata del governo Meloni.
ORA NON POSSIAMO FAR PASSARE I DIVIETI - PER
QUESTO IL 5 OTTOBRE MANIFESTIAMO A ROMA!
30/09/24
"Non basta la lotta e l'organizzazione sindacale.... serve il partito" - Intervento di una compagna di Palermo all'assemblea organizzata da proletari comunisti
Il governo che sta al potere fa gli interessi della borghesia dominante. Ma non sono tutti uguali i governi. Ogni governo ha la sua faccia più o meno feroce. Oggi il governo Meloni è un governo di stampo fascista, in termini ideologici, politici e pratici. Noi dobbiamo lottare per la cacciata di questo governo, lottare per un governo anticapitalista, antifascista e antimperialista, come linea di fase, contro la guerra imperialista e per la solidarietà internazionalista.
Quindi si tratta di una lotta molto più ampia nella prospettiva rivoluzionaria di una nuova società. Quando si dice una nuova società non significa migliorare, abbellire questa, ma significa una nuova società a tutti gli effetti, che chiamiamo socialista. Perché noi proletari, noi lavoratori, donne e in generale l'umanità nel suo complesso, vogliamo arrivare veramente a una nuova società che non sia più basata sullo sfruttamento degli operai, dei lavoratori.
Gli operai in fabbrica producono socialmente, cioè producono per tutti, però poi il profitto, la ricchezza se la prendono un pugno di capitalisti, un pugno di ricchi, e i lavoratori sono sempre in condizioni peggiori. Noi aspiriamo a una società in cui il potere sia nelle mani degli operai, dei proletari, in cui non ci sia più un'appropriazione privata della ricchezza prodotta, ma ci sia una produzione sociale per tutti i lavoratori, per tutti gli operai, per l'umanità.
Per questo vogliamo fare la rivoluzione, perché pensiamo che sia veramente la soluzione per l'umanità.
Prendiamo l'esempio delle donne. Se una delle cartine di tornasole perché una società venga definita civile è la condizione delle donne - guardiamo solo al nostro paese dove siamo arrivati solo nel 2024 a 170 donne uccise, ma pensiamo alle donne palestinesi, a quello che stanno subendo, alle donne in Ucraina, eccetera – non siamo in una società civile. E non si può parlare neanche più di inciviltà, ma proprio di bestialità. Quando uno scende con la bicicletta e dice uccido perché non ho niente da fare, siamo in una condizione di bestialità. Quindi, solo guardando alla condizione delle donne, per non parlare degli attacchi che subiamo tutti ogni giorno, ci fa capire il livello di bestialità a cui siamo arrivate in questa società.
E non è certo la borghesia al potere che ci risolve il problema. Il governo Meloni ha potenziato il “codice rosso”; ma forse con questo “codice rosso” le donne muoiono di meno? Assolutamente no. Continuano a morire e anche chi ha il braccialetto va a uccidere lo stesso.
Molte di voi hanno partecipato alle manifestazioni contro la guerra, sono scese in piazza per la Palestina, avete fatto lo sciopero delle donne, abbiamo fatto lo sciopero delle donne. Cioè avete preso parte attiva in manifestazioni che non erano strettamente sindacali, dove c'è stata una denuncia politica, dove abbiamo messo in campo la questione del governo...
E’ chiaro che non possiamo pensare che da domani la realtà cambia. C'è un percorso che dobbiamo costruire e questo percorso non può farlo il sindacato di classe, lo Slai cobas sc. Questa corrente di classe non è neutra, ha dietro un'organizzazione politica ben precisa che è proletari comunisti, che lo dirige attraverso i suoi compagni e compagne, che lo guida secondo una determinata concezione su cosa deve essere il sindacato di classe.
L'MFPR è un'organizzazione volta alla conquista delle donne alla lotta rivoluzionaria. E lavora anche perchè le donne impugnino la battaglia per il partito. Ma l’Mfpr esiste perché l'ha pensata l'organizzazione politica che chiamiamo proletari comunisti, altrimenti non sarebbe esistita. Essa viene fuori da uno studio, da un'analisi di come le donne vivono in Italia, un’analisi storica; di come vivono nel mondo, delle lotte che ci sono, quali donne si sollevano, quali non si sollevano, ecc. Da qui nasce la necessità che arriva a dire che per le donne proletarie ci vuole l'Mfpr.
Noi operai, noi lavoratori, lavoratrici per pesare politicamente non possiamo farlo con lo Slai cobas sc. Noi con lo Slai cobas sc possiamo fare tutte le lotte più belle del mondo, può portare in piazza la la bandiera della Palestina, perché è giusto che lo fa anche il sindacato di classe, si può anche occupare di politica, ma non basta.
Noi lavoratori, noi operai, noi donne, noi lavoratrici dobbiamo pesare politicamente. E pesare significa certo armarci del nostro sindacato di classe, dell'organizzazione delle donne, dell'organizzazione che lotta contro la repressione, ma per pesare politicamente ci dobbiamo dotare del partito, perché come loro pensano e agiscono politicamente con i loro partiti, noi dobbiamo pesare e agire politicamente con un nostro partito.
Se lo organizziamo ci aiuta anche nella questione sindacale, nella questione delle donne, nella questione della repressione dei giovani, eccetera.
La classe è debole perché non ha il partito. C'è stato un grande partito in Italia dei lavoratori, degli operai, il partito comunista fondato da Gramsci. Se non c'era questo partito che guidava la Resistenza, forse la storia non sarebbe andata come nel ‘45. Un partito intelligente, un partito che si è alleato anche con altre classi, con altri partiti per fare la Resistenza. Poi chi dirigeva questo partito ha tradito la classe, ha preso un'altra strada.
Non è che noi proletari non abbiamo una storia, dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia, la dobbiamo conoscere, la dobbiamo riprendere in mano. E quindi oggi dobbiamo dire, guardando anche all'esperienza passata: dobbiamo rifare il partito comunista di tipo nuovo.
Però è chiaro che ci vuole un percorso, ci sono dei passaggi. Quindi per i lavoratori quale può essere il primo ambito per cominciare? Non prima studio e poi faccio, ma studio e faccio. Il circolo vuole essere questo ambito. Il circolo può essere un luogo in cui i lavoratori che hanno afferrato questo anello che hanno capito che la lotta sindacale la faccio perché mi serve, però non mi basta.
Il circolo significa organizzare manifestazioni, denunce politiche, giornale, studio, formazione.
Noi vogliamo la cacciata di questo governo. Ma non possiamo farlo con le elezioni. Noi non siamo astensionisti per principio. Se ci fosse una fase in cui avessimo il partito forte, una situazione in cui ci fosse una polarizzazione, da una parte le masse dirette dal nostro partito, dall'altra masse legate a partiti fascisti, reazionari, noi ci potremmo pure presentare alle elezioni. Perché il Parlamento borghese sarebbe, e questo ci ha insegnato pure Gramsci, una platea che noi potremmo utilizzare per portare avanti la lotta. Ma oggi non ci sono queste condizioni.
Dobbiamo far cadere questo governo con la lotta. Questo governo sta togliendo tutti i diritti, sta affossando tutte le libertà, le norme democratiche, si sollevano i magistrati, si sollevano i giornalisti. Avete visto quello che è successo con la Palestina: giornalisti silurati perché non si doveva parlare di Palestina.
Mentre sto lottando per il mio lavoro, io lavoratore dico che mi sto pure organizzando perché ti devo buttare fuori, caro governo Meloni, cari governi dei padroni.
Parliamo di governo anticapitalista, antifascista e antimperialista per affermare con forza che i proletari non vogliono i governi dei padroni, che i proletari non vogliono i fascisti al governo e che i proletari non vogliono la guerra.
Per concludere. Il sindacato ci vuole, perché senza sindacato il lavoratore non può stare, ci vuole l'organizzazione delle donne, ci vuole l'organizzazione dei giovani, ma ci vuole il partito. I lavoratori, le lavoratrici hanno bisogno del partito perché devono pesare politicamente.
Bergoglio ha stufato
28/09/24
MILANO - il diritto d’aborto non si tocca! Lottiamo unite contro il governo Meloni e la sua ideologia fascista di Dio-Patria-Famiglia
Il 28 settembre è la giornata internazionale per un aborto sicuro, voluta in Sud America nel 1990 e stabilita nel 2011 dal Women's Global Network for Reproductive Rights come giornata mondiale per un aborto sicuro, libero e gratuito.
In Italia la depenalizzazione dell'aborto avvenne con la legge 194 nel 1978, dopo una lunga e dura battaglia del movimento delle donne che dovette scontrarsi con leggi risalenti al periodo fascista.
Molte critiche vennero fatte dal movimento delle donne alla legge 194, una legge chiaramente strappata al legislatore dalla pressione sociale che il movimento era riuscito a mettere in campo, una legge che pur depenalizzando l'aborto, riconosceva ai medici il diritto d'obiezione e non citava, quindi non riconosceva, il diritto all'autodeterminazione riproduttiva delle donne.
E oggi a che punto siamo?
“..Bisogna dirlo, in questo paese le donne non sono libere di abortire, senza cedere sotto il peso della tagliola del giudizio, dello stigma sociale e familiare…. in cui le donne che scelgono di abortire continuano ad essere tacciate, oggi dal Papa, domani dalla ministra di turno, dopodomani ancora dai familiari, amici, partner e parenti, di essere delle assassine. E’ inutile continuare a parlare di leggi, diritti e dati se non continuiamo a interrogarci concretamente sul peso che lo stigma sociale assume sulla scelta delle donne. Gli antiabortisti giudicanti ce li abbiamo in casa, negli ospedali, nei consultori, in politica, ovunque, la riprovazione sociale e culturale sono i primi strumenti di controllo sui corpi e sulle scelte delle donne. Il diritto all’autodeterminazione delle donne è sotto attacco. Il governo, oltre a procedere nello smantellamento del servizio sanitario pubblico, nella carenza strutturale di consultori e personale medico rispetto ai percorsi sulla salute di genere, elargisce consistenti finanziamenti alle associazioni antiabortiste. L’ultima mossa è la creazione della“stanza dell’ascolto” inaugurata dall’ospedale pubblico Sant’Anna di Torino. Si tratta di uno sportello gestito da volontari/e di un’associazione antiabortista, il “movimento per la vita”, senza nessuna competenza scientifica, con lo scopo di fornire una presunta assistenza alle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza e – nel caso in cui non lo facessero – un sostegno economico. La “stanza dell’ascolto” riceve soldi pubblici che vengono elargiti ad associazioni che entrano nei luoghi pubblici con l’unico scopo di iniziare un lavaggio del cervello della donna. Lotteremo perché lo spazio della sanità rispetti il diritto di scelta delle donne sulla propria vita e sul proprio corpo; combatteremo il tabù dell’aborto rompendo il silenzio che affligge questo tema, oggi più che mai.”
(dall’articolo “Le conseguenze dello stigma dell’aborto” https://femminismorivoluzionario.blogspot.com)
Il diritto all'autodeterminazione riproduttiva è un diritto fondamentale della donna ed è un diritto individuale e collettivo , come ben sapevano le rivoluzionarie e i rivoluzionari russi all'inizio del secolo scorso: l'abolizione del capitalismo e l'instaurazione del socialismo non possono avvenire senza la completa liberazione della donna (diritto d'aborto compreso) e una completa liberazione della donna non può avvenire senza la rivoluzione del metodo di produzione, l'abolizione delle classi e l'avvento del socialismo.
Non è un caso che il primo paese in assoluto in cui fu depenalizzato l'aborto fu proprio la Russia Sovietica nel 1920 e, soprattutto, le donne rivoluzionarie, con Aleksandra Kollontaj in prima fila, conducono la battaglia anche all'interno del partito stesso per affermare che la libertà di scelta della maternità riguarda l'intera società che la deve garantire anche nei fatti: la maternità e l'aborto non possono essere considerati solo all'interno dell'egoistico nucleo familiare, che prima o poi deve essere abolito, ma è la collettività socialista a cui interessa la libera scelta della donna.
Il ruolo della donna nel regime capitalista è quello di riproduzione di forza lavoro per il capitale, pertanto la scelta dell'autodeterminazione non riguarda solo il proprio privato ma va a intaccare i meccanismi stessi su cui si regge il sistema che ha bisogno dei 'figli' da sfruttare nel lavoro per il profitto e da mandare in guerra.
Non è nemmeno un caso che al giorno d'oggi, nell'epoca di imperialismo, colonialismo e in Italia del moderno fascismo, ci sia di nuovo un pesante attacco al diritto d'aborto e di nuovo la propaganda tenti di mettere sullo stesso piano il diritto della madre e il diritto del nascituro: l'abbiamo già detto: l'autodeterminazione delle donne va ad intaccare i meccanismi di sfruttamento e di doppia oppressione su cui si regge il sistema.
E in Italia proprio il governo Meloni attacca fortemente il diritto d’aborto e spende fiumi di soldi per l’ingresso dei pro-life nei consultori mentre è complice nel genocidio che sta compiendo lo stato sionista d’Israele dove vengono uccise a migliaia donne e bambini, dove fra i primi obiettivi militari c’è la distruzione degli ospedali…
Il diritto d’aborto non si tocca!
Lottiamo unite contro il governo Meloni e la sua ideologia fascista di Dio-Patria-Famiglia
Ci trovi il giovedì dalle 17 alle 19.30 c/o il Punto libreria militante Metropolis, in via Transiti, 28 MM1Pasteur oppure puoi contattarci all’indirizzo: mfpr.mi1@gmail.com. Mfpr-Milano.
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L’attacco al diritto d’aborto richiede non solo la lotta ma comprensione teorica, politica, ideologica della natura dell’attacco di quello che significa per le donne ma anche per il movimento proletario rivoluzionario. Per questo invitiamo a leggere gli opuscoli del mfpr