14/07/24

LE BELVE DI ISRAELE - Non abbiamo da aggiungere parole... Questo stato neonazista va distrutto! - dal blog proletari comunisti


«I morti sono diverse dozzine, forse più di 100. È stata una strage, una nuova strage terribile in una zona che Israele, addirittura da ottobre, descrive come sicura per i civili» - Ieri al 
manifesto il giornalista Hilmi Hirez. «Gli aerei F-16 israeliani hanno sganciato quattro-cinque missili su Mawasi piena di sfollati» ha continuato Hirez «in quel momento c’erano tante persone in fila, tra cui molti bambini, davanti a due stazioni per la distribuzione dell’acqua potabile. Il giornalista ha aggiunto che dopo l’attacco sono partite raffiche, forse da droni, contro i soccorritori, facendo altre vittime. «Due automezzi della Protezione civile – ha detto – sono stati colpiti ripetutamente.

L’ospedale Nasser di Khan Yunis può fare molto poco per salvare i feriti. È al collasso con un tale massa di feriti gravi – alcuni sono mutilati, altri hanno perduto un occhio, altri ancora hanno il corpo pieno di schegge – hanno comunicato i medici. Louise Wateridge, una funzionaria delle Nazioni unite, è stata al Nasser dove ha visto cinque bambini feriti, uno dei quali era paralizzato dalla vita in giù.

dal giornalista. Mohammad Yazji: «all’improvviso la tenda è crollata sulle nostre teste e la sabbia ci ha seppelliti…Non ho mai sentito o visto un attacco così forte. Dopo minuti di confusione ho capito che ero ancora vivo e ho aiutato i feriti intorno. Alcuni dei miei parenti sono rimasti uccisi. Duversi corpi erano tagliati a metà». Un altro sopravvissuto, Sheikh Yousef, ha detto a un’agenzia di stampa «tutto era bruciato, distrutto…Ho lasciato la tenda e mi sono guardato intorno e ho visto parti di cadaveri, corpi ovunque, donne anziane a terra, bambini piccoli a pezzi». I video giunti da Gaza mostrano scene orribili di morte e distruzioni, oltre al cratere enorme causato dall’esplosione e persone che cercano di salvare qualche oggetto.


La storica portavoce palestinese Hanan Ashrawi ha scritto su X che la strage di al Mawasi ha «trasformato tutta Gaza in un’unica enorme zona di morte…Bombe e proiettili americani piovono su Gaza mentre il governo e i criminali israeliani riescono a impedire che qualsiasi forma di rifornimento di medicinali, cibo o carburante raggiunga la popolazione devastata».


Nella Striscia si spara a tutti. Anche per noia o per vendetta

GAZA. Un’inchiesta di +972 - Case incendiate inutilmente, civili uccisi, cadaveri lasciati agli animali

Orev Ziv

...i soldati hanno sostenuto di essere stati autorizzati ad aprire il fuoco sui palestinesi, compresi i civili, praticamente a piacimento... i soldati israeliani giustiziassero abitualmente i civili

palestinesi semplicemente perché entravano in un’area che i militari definivano non accessibile. I testimoni raccontano di un paesaggio disseminato di cadaveri di civili, che vengono lasciati a marcire o ad essere mangiati da animali randagi; l’esercito si limita a nasconderli prima dell’arrivo dei convogli di aiuti internazionali, in modo che «le immagini di persone in avanzato stato di decomposizione non vengano fuori»...

Diverse fonti hanno descritto la possibilità di sparare senza restrizioni come un modo per sfogarsi o alleviare il grigiore della loro routine quotidiana. 

Secondo il sociologo politico Yagil Levy, dalla Seconda Intifada «l’esercito non ha fornito ai soldati regole di combattimento scritte», lasciandole molto all’interpretazione dei soldati sul campo e dei loro comandanti... «Se c’è una sensazione di minaccia, non c’è bisogno di spiegare – si spara e basta». Quando i soldati vedono qualcuno avvicinarsi, «è lecito sparare» alla persona in questione , «non in aria», ha continuato B. «È lecito sparare a tutti; a una ragazza giovane, a una donna anziana».
B. ha poi descritto un incidente avvenuto a novembre, quando i soldati hanno ucciso diversi civili durante l’evacuazione di una scuola vicino al quartiere Zeitoun di Gaza City, che era servita come rifugio per i palestinesi sfollati. L’esercito aveva ordinato agli sfollati di uscire a sinistra, verso il mare, anziché a destra, dove erano appostati i soldati. Quando è scoppiato uno scontro a fuoco all’interno della scuola, coloro che hanno deviato dalla parte sbagliata sono stati immediatamente colpiti. «C’erano informazioni sul fatto che Hamas volesse creare il panico», ha detto B. «È iniziata una battaglia all’interno; la gente è scappata. Alcuni sono fuggiti a sinistra verso il mare, ma altri sono scappati a destra, bambini compresi. Tutti quelli che andavano a destra sono stati uccisi: 15-20 persone. C’era un mucchio di corpi».

...«È vietato andare in giro e chiunque si trovi all’aperto è sospettato», continua. «Se vediamo qualcuno alla finestra che ci guarda, è un sospetto. Si spara. 

Anche in aree apparentemente non popolate o abbandonate di Gaza, i soldati hanno aperto il fuoco in una procedura nota come «dimostrazione di presenza». S. ha testimoniato che i suoi commilitoni «sparavano molto, anche senza motivo – chiunque voglia sparare, non importa per quale motivo, spara».
M., un altro riservista che ha prestato servizio nella Striscia di Gaza, ha spiegato che tali ordini provengono direttamente dai comandanti della compagnia o del battaglione sul campo. M. ha testimoniato che i soldati sul campo si fanno regolarmente giustizia da soli. «Soldati regolari, ufficiali minori, comandanti di battaglione – i ranghi minori che vogliono sparare, ottengono il permesso»... «Non c’erano restrizioni sulle munizioni», ha detto Green a +972 e Local Call. «La gente sparava solo per alleviare la noia»...

«Ho sentito dire da altri soldati che gli ostaggi sono morti, che non hanno alcuna possibilità, che devono essere abbandonati», ha osservato Green. «Mi ha dato molto fastidio… 

A. ha spiegato che sparare a «ospedali, cliniche, scuole, istituzioni religiose, edifici di organizzazioni internazionali» richiede un’autorizzazione superiore. Ma in pratica, «posso contare sulle dita di una mano i casi in cui ci è stato detto di non sparare. Anche per cose delicate come le scuole, l’approvazione sembra solo una formalità». In generale, ha proseguito A., «lo spirito nella sala operativa era ’Prima spara, poi fai domande’. Nessuno verserà una lacrima se distruggiamo una casao spariamo a qualcuno inutilmente».

...«L’obiettivo era contare quanti ne avevamo uccisi oggi», ha continuato A. «La percezione era che tutti gli uomini fossero terroristi. A volte un comandante chiedeva improvvisamente dei numeri, e allora l’ufficiale di divisione correva da una brigata all’altra a scorrere l’elenco nel sistema informatico militare e a contare»...

Quando i droni trasmettevano in diretta i filmati degli attacchi a Gaza, «nella stanza della guerra c’era esultanza», ha raccontato A. «Ogni tanto viene giù un edificio… e la sensazione è: ‘Wow, che follia, che divertimento’».

...«Sembrava un gioco al computer. Solo dopo due settimane ho capito che si trattava di edifici che stavano crollando: se c’erano abitanti: se c’erano abitanti significava che gli edifici stavano crollando sulle loro teste. 

...D. ha raccontato che spesso i civili si recavano nelle aree in cui passavano i convogli di aiuti per cercare i rottami che potevano cadere dai camion; ciononostante, la politica era quella di sparare a chiunque tentasse di entrare. «I civili sono chiaramente rifugiati, sono disperati, non hanno nulla», ha detto...

I soldati hanno testimoniato che in tutta Gaza i cadaveri di palestinesi in abiti civili sono rimasti sparsi lungo le strade e i campi. «L’intera area era piena di corpi», ha detto S., un riservista. «Ci sono anche cani, mucche e cavalli che sono sopravvissuti ai bombardamenti e non hanno un posto dove andare. Non possiamo dar loro da mangiare e non vogliamo nemmeno che si avvicinino troppo. Così, di tanto in tanto si vedono cani che vanno in giro con parti del corpo in decomposizione. C’è un orribile odore di morte».
...Ogni giorno, almeno uno o due vengono uccisi mentre camminano in una zona vietata. Non so chi sia un terrorista e chi no, ma la maggior parte di loro non portava armi».

Green ha raccontato che quando è arrivato a Khan Younis, alla fine di dicembre, «abbiamo visto una massa indistinta fuori da una casa. Abbiamo capito che era un corpo; abbiamo visto una gamba. Di notte, i gatti l’hanno mangiato. Poi qualcuno è venuto a spostarlo».
«Non c’è sepoltura dei morti. I soldati calpestano i cadaveri per errore».

Due dei soldati intervistati per questo articolo hanno anche descritto come dare fuoco alle case palestinesi sia diventata una pratica comune tra i soldati israeliani


«Ho chiesto al comandante della compagnia, che mi ha risposto che non si poteva lasciare alcun equipaggiamento militare e che non volevamo che il nemico vedesse i nostri metodi di combattimento», ha continuato Green. «Ho detto che avrei fatto una ricerca per assicurarmi che non restassero prove. Il comandante della compagnia mi ha dato spiegazioni sul mondo della vendetta. Disse che le stavano bruciando perché non c’erano D-9 o Ied di un corpo di ingegneria che avrebbe potuto distruggere la casa con altri mezzi. Ha ricevuto un ordine e non si è preoccupato».

«Prima di partire, si brucia la casa, ogni casa», ha ribadito B... Prima di andarsene, i soldati ammassavano materassi, mobili e coperte, e «con un po’ di carburante o di bombole di gas – ha osservato B. – la casa brucia facilmente, è come una fornace». 
Green ha detto che la distruzione lasciata dall’esercito a Gaza è «inimmaginabile». All’inizio dei combattimenti, ha raccontato, avanzavano tra le case a 50 metri l’una dall’altra, e molti soldati «trattavano le case come negozi di souvenir», saccheggiando tutto ciò che i residenti non erano riusciti a portare con sé. «Alla fine si muore di noia, giorni di attesa», ha detto Green. «Si disegna sui muri, si fanno cose maleducate. Si gioca con i vestiti, si trovano le foto dei passaporti che hanno lasciato, si appende la foto di qualcuno perché è divertente. Abbiamo usato tutto quello che abbiamo trovato: materassi, cibo, uno ha trovato una banconota da 100 Nis (circa 27 dollari) e l’ha presa». «Abbiamo distrutto tutto quello che volevamo», ha testimoniato. «Non per il desiderio di distruggere, ma per la totale indifferenza verso tutto ciò che appartiene ai palestinesi...».

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