04/07/24

Libertà per Maja dall'Ungheria di Orban

Il padre della Salis tedesca: "Maja estradata nella notte per scavalcare la nostra Costituzione"

Parla Wolfram Jarosch, padre dell’attivista antifascista tedesca imputata come Ilaria Salis nel processo di Budapest per le aggressioni a militanti neonazisti durante la commemorazione delle SS, il cosiddetto Honor Day, del 2023. Maja T. è stata prelevata dal carcere di Dresda venerdì scorso e portata in Ungheria, in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale. La procedura è stata fulminea, quindi quando la Corte federale costituzionale di Karlsruhe ha disposto la sospensiva del provvedimento, Maja era già nelle mani delle autorità ungheresi. “Farò di tutto per tirarla fuori da quelle carceri”, dice Jarosch 

Maja, come Ilaria Salis, rischia 24 anni di carcere.

Maja T. è stata estradata in Ungheria a seguito del pronunciamento della Corte d’appello tedesca che giovedì scorso ha dichiarato ammissibile il mandato d’arresto europeo spiccato dalla magistratura ungherese, nonostante le condizioni detentive nel Paese di Orbán non garantiscano i diritti dei carcerati e il sistema giudiziario magiaro sia ritenuto non garantista dagli osservatori internazionali.

Nell’arco di poche ore Maja T. è stata prelevata nel cuore della notte dal carcere di Dresda, dove si trovava dal dicembre scorso, e consegnata ad agenti di polizia viennesi che l’hanno immediatamente accompagnata al confine ungherese. L’avvocato di Maja T. ha fatto ricorso contro l’estradizione, ma quando è stato accolto, sospendendo in via temporanea la procedura, la sua assistita era già nelle mani delle autorità di Budapest.
A complicare ulteriormente la situazione è il fatto che Maja T. è una persona non binaria: non si identifica nel genere maschile riportato sui suoi documenti e sarà con tutta probabilità rinchiusa in un carcere per uomini, esposta a rischi per la propria incolumità. 

La denuncia di Ilaria Salis

“Questa estradizione è uno scandalo... Maja è una persona non binaria e l’incarcerazione in Ungheria, dove gli attacchi contro la comunità LGBTQI+ sono frequenti e diffusi, rischia di esporla a grave pericolo di violenza fisica e psicologica”, scrive la neo-eurodeputata. “Nessuna dovrebbe essere costretta a vivere questa esperienza e subire queste ingiustizie: le estradizioni devono essere subito fermate per tutte!”.

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