30/01/21

Massima solidarietà alla Limonaia-zona rosa di Pisa, violentemente sgomberata dalla polizia martedì scorso

Pisa: Sgombero poliziesco dello spazio transfemminista “Limonaia – Zona Rosa”

“Un atto compiuto- denuncia la Limonaia in un post – nel bel mezzo di una pandemia, con l’utilizzo di una quantità spropositata di poliziotti e blindati che in un periodo come questo non hanno altro da fare che chiudere uno spazio che, durante l’ultimo anno ha organizzato – con collette e la solidarietà di tanti – la distribuzione di pacchi spesa per centinaia di persone messe ai margini dalla crisi.Tipica vigliaccheria di un potere inutile”.
La corrispondenza con Chiara, compagna della Limonaia – Zona Rosa di Pisa. Ascolta o scarica

Le donne in prima linea e in tante forme nello sciopero generale del 29 gennaio - Alcune immagini

Palermo-Sicilia

UN COLLEGAMENTO TRA LAVORATRICI E PRECARIE DA PALERMO A CATANIA A ENNA A TRAPANI... OGGI ADERENDO ALLO SCIOPERO DEL 29 GENNAIO E IN UNITA' CON TUTTE LE ALTRE LAVORATRICI E DONNE IN LOTTA

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO! LE DOPPIE CATENE UNITE SPEZZIAMO! Verso l'8 Marzo/Sciopero delle donne!

PALERMO 


Il grido di rabbia di una precaria


PIAZZA ARMERINA


 

ACI SANT'ANTONIO - CATANIA 

MONREALE (PA) 

ALCAMO TRAPANI

Taranto

Milano

L'Aquila

SIAMO TUTTE POLACCHE!

L'ATTACCO AL DIRITTO D'ABORTO E' FASCISTA: vuole le donne sottomesse e controllate e la famiglia sempre più al servizio della reazione e del sistema di sfruttamento, miseria e oppressione per tutte le masse popolari. 

(da il Manifesto)

L’altra Polonia, in piazza contro il ritorno al Medioevo

Varsavia non si arrende alla legge oscurantista sull’aborto appena entrata in vigore. Migliaia in strada dopo la decisione del Tribunale costituzionale filo-governativo

Si riaccende la protesta in tutta la Polonia per la messa al bando dell’aborto terapeutico decretata da una sentenza del Tribunale costituzionale, filo-governativo. Migliaia di persone sono scese in strada nei maggiori centri del paese ma anche a Rzeszów, città del profondo sud-est, situata nel voivodato della Precarpazia, una delle roccaforti del partito della destra populista, Diritto e giustizia (PiS).

Per oggi (29 gennaio) lo «Sciopero nazionale delle donne» (Osk), una della sigle pro choice dietro le proteste degli ultimi mesi, ha chiesto ai manifestanti di fare uno sforzo e raggiungere Varsavia per una mobilitazione pomeridiana che punta a mandare in tilt il traffico della capitale polacca... Anche se il

29/01/21

Massima solidarietà alla lavoratrice delegata nel magazzino Amazon di Castel San Giovanni

Esprimiamo la massima solidarietà alla lavoratrice, delegata sindacale Si Cobas in  Amazon del magazzino di Castel San Giovanni oggetto di pesanti intimidazioni a sfondo sessista e razzista da parte di quattro responsabili Amazon.

Già in passato la lavoratrice era stata oggetto di intimidazione per “dissuaderla” a denunciare un infortunio sul lavoro.

A causa del grave shock subito la lavoratrice ha perso l’uso della parola: per le donne, le lavoratrici è sempre una violenza indicibile essere oggetto di aggressioni verbali e fisiche, sia nella vita privata che nei posti di lavoro; in entrambi i casi sono tese a far loro “cancellare” ogni traguardo di autonomia, rivendicazioni di diritti, dignità

Come donne e lavoratrici ci schieriamo fermamente al fianco della lavoratrice e le diciamo: non sei sola!

Al fianco sempre di chi osa denunciare e lottare perchè tutta la vita deve cambiare!

Chiediamo alle compagne e ai compagni del Si Cobas di Piacenza di far arrivare con immediatezza la nostra solidarietà e sostegno, certe che l’unità delle donne, lavoratrici può darle forza e faremo conoscere largamente la grave aggressione alle  lavoratrici/donne.

Movimento femminista proletario rivoluzionario

Lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe

Lavoratrici Si Cobas Poste

Assemblea nazionale donne/lavoratrici

Per  contatti:mfpr.mi1@gmail.com

27/01/21

"Mimose in fuga" - Riceviamo dall'Udi e pubblichiamo

Racconto di Serena Ballista
Illustrazioni di Paola Formica
Con un'intervista di Vittoria Tola a 

Marisa Rodano

«Chi sei?» la sorprese una bambina.
«Io? Oh, io sono un simbolo» colse l’occasione Mimì.
«E che cos’è un simbolo?» domandò ancora la bambina.
«Be’, un simbolo sono io» disse la mimosa fiera di essere sé stessa.

L’albo illustrato Mimosa in fuga nasce da un incontro tutto al femminile: Serena Ballista, scrittrice e attivista nell’associazionismo femminile, Paola Formica, affermata illustratrice con all'attivo importanti collaborazioni in ambito sociale, e Patrizia Zerbi, editrice e direttrice editoriale della casa editrice indipendente e specializzata in editoria per ragazze e ragazzi Carthusia Edizioni. L’idea condivisa era quella di raccontare, attraverso una storia illustrata, il valore della Giornata internazionale della donna e la vera storia del simbolo italiano che la rappresenta, la mimosa.

Accolta con entusiasmo la sfida in casa editrice, è stata coinvolta UDI (Unione Donne in Italia) per il ruolo fondamentale dell’Associazione nella lotta per i diritti delle donne e perché fu proprio Marisa Rodano, giovane attivista dell'UDI, a proporre per la prima volta questo fiore nel 1946 collegandolo all'8 marzo.
“Da più di trent'anni in Carthusia parliamo a bambine e bambini di argomenti delicati e difficili e crediamo profondamente nell’importanza di affrontare le tematiche di genere” racconta Patrizia Zerbi. “Così, alla proposta di Serena e Paola abbiamo immediatamente colto il valore del progetto. Il risultato è un albo originale, dedicato alle donne e alle bambine, per ricostruire con leggerezza una memoria storica preziosa ma soprattutto per ricordare loro l'importanza di credere in sé stesse, lottare per i propri diritti e sentirsi libere, ovunque e sempre.”
 
Mimosa in fuga è la storia di Mimì, un piccolo rametto di mimosa che un 8 marzo, stufa di essere solo un regalo, scappa dalla cesta per riappropriarsi della propria libertà e ritrovare i valori che rappresenta in quanto simbolo italiano della Giornata Internazionale della donna da ben 75 anni. Nel suo viaggio alla scoperta sé stessa incontrerà Mia, una bambina che la aiuterà a ritrovare pezzi di sé; a sua volta, Mia imparerà, grazie all’esempio di Mimì e di grandi donne del passato e del presente, quanto sia importante conoscere il proprio valore, non accontentarsi e lottare sempre per realizzarsi.
 
“Questa storia ha nascosti tra le sue pieghe così tanti tesori da essere, ogni volta che la si legge, una scoperta” racconta Serena Ballista, autrice del racconto. “So di per certo che le bambine e i bambini che vi si addentreranno, ne usciranno infinitamente più ricchi, e gli adulti con loro, se non smetteranno di cercare.”
Le immagini traducono con delicatezza e leggerezza questa storia illustrata con grande sensibilità da Paola Formica:Con la piccola Mimì sono 'rotolata' fuori dal cesto, respirando boccate d’aria fresca e di libertà, fuggendo da stereotipi e luoghi comuni. Insieme abbiamo percorso, per ricordare e tramandare, la lunga strada spianata prima di noi da altre donne ardentemente determinate e coraggiose.”
 
È in effetti lunga la strada percorsa verso la parità di genere, e il 2021 ce lo ricorda con un calendario ricco di anniversari:
• 110 anni dall'istituzione della Giornata Internazionale della donna;
• 100 anni da quando per la Giornata internazionale della donna è stato scelto a livello internazionale l’8 marzo
• 75 anni da quell'8 marzo del 1946, quando Marisa Rodano pensò di accompagnare con un rametto di Mimosa il materiale informativo per le donne chiamate per la prima volta al voto, e divenuto poi un simbolo;
• 75 anni dalla prima volta che le donne italiane hanno potuto esercitare il loro diritto al voto;
• 100 anni dalla nascita di Marisa Rodano, la cui testimonianza è presente nelle pagine finali del libro grazie all'intervista di Vittoria Tola, segreteria nazionale dell’UDI, che racconta: “La storia umana raccontata solo a misura di uomini non permette di conoscere la storia delle donne fondamentale per sviluppare una visione critica che, contro pregiudizi e stereotipi, è necessaria per costruire un futuro migliore. Storia anche più interessante e curiosa, come il simbolo della Mimosa dimostra.”
 
Alla fine del volume si trovano alcune pagine di attività che, attraverso il disegno e la scrittura, sono volte a stimolare la curiosità e la fantasia di lettrici e lettori.
 
Mimosa in fuga sarà disponibile in edizione cartonata nelle librerie e negli store online dal 18 febbraio su tutto il territorio nazionale.

26/01/21

LA GIORNATA D'AZIONE DELLE DONNE/LAVORATRICI DEL 15 GENNAIO E' ENTRATA ANCHE NELLE CARCERI

La lettera, importante, di Fabiola De Costanzo/No Tav, che ci risponde dal carcere di Torino è un esempio per tutte e tutti della necessità della solidarietà proletaria, dell'unità delle lotte, di come, unite, si possano rompere muri e catene.

Nella giornata di azione del 15 gennaio Fabiola ha fatto sciopero!
grazie alla solidarietà che è riuscita a raggiungerla. E questo la dice lunga sull'importanza della solidarietà e sull'unione delle lotte.
Facciamo che cresca questa solidarietà e questa unione, non solo per il 29 gennaio, ma anche per il futuro e per il prossimo 8 marzo.


La lettera inviata a Fabiola dal Mfpr
L’Aquila, 1 gennaio 2020
Cara Fabiola
Innanzitutto un fortissimo e caldo abbraccio da tutte le donne e le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario.
Ti siamo vicine, anche se fisicamente lontane, per la coerenza con le lotte che ogni giorno ci vedono impegnate e questo ci fa ancora più rabbia.
E ci fa rabbia la perversione di questo sistema in generale, e della procura di Torino in particolare, che non perde occasione di presentare il conto, proprio nel momento in cui tutte e tutti noi potremmo e vorremmo state più vicini alle persone care.
Ma questa rabbia ci servirà a rispondere con ancora più forza agli attacchi che questo putrido sistema capitalistico ci muove ogni giorno.
Avevamo già promosso, per il 15 gennaio, una giornata d’azione nazionale per riprendere nelle nostre mani, nelle mani delle donne proletarie, l’arma dello sciopero. E sarà l’occasione per rilanciare anche la battaglia contro la repressione, contro l’oscurità di questo sistema borghese, questo stato di polizia, che ci punisce perché lottiamo o semplicemente perché non abbiamo mezzi per sopravvivere. Per la libertà di tutte le proletarie detenute e di tutte le compagne incarcerate per le loro giuste lotte.
Siamo convinte che anche tu non perderai occasione, anche dentro quelle mura, di continuare a lottare e resistere. Anzi, troverai ancora più ragioni per farlo e più compagne che ti saranno accanto.
Noi sicuramente ci saremo
Ancora un fortissimo abbraccio e un saluto a pugno chiuso
le compagne del MFPR

Fabiola, con Dana, Stefania, Maria Emanuela e un'altra detenuta del carcere Lorusso-Cotugno di Torino, dopo aver portato avanti per 6 giorni uno sciopero della fame per rivendicare diritti fondamentali negati a tutte le persone detenute, il diritto all'affettività e il diritto alla salute, hanno grazie alla lotta ottenuto un primo risultato e hanno sospeso lo sciopero della fame.

Questo è il loro comunicato:

COMUNICATO DELLE DETENUTE IN SCIOPERO DELLA FAME
In data odierna, a seguito dell’impegno concreto da parte dell’Amministrazione carceraria di garantire, ad effetto immediato, la possibilità di usufruire delle 6 ore ministeriali previste per i contatti con i propri familiari e a seguito delle notizie pubbliche rispetto al piano prevenzione Covid che da marzo riguarderà tutta la popolazione detenuta, decidiamo di sospendere lo sciopero della fame giunto oggi al 6° giorno.
Nonostante siano innumerevoli le evidenze del fallimento del sistema carcerario, siamo soddisfatte oggi del piccolo ma importante risultato raggiunto.
Abbiamo oggi, in presenza della Garante dei detenuti del Comune di Torino, stilato un elenco di tutto ciò che con urgenza dev’essere affrontato al fine di garantire una detenzione almeno dignitosa.
Gli argomenti esposti sono stati i seguenti:
- carenza dei percorsi rieducativi di formazione all’interno del carcere e di reinserimento lavorativo e abitativo all’esterno di esso;
- eccezionalità del Tribunale di Sorveglianza di Torino, ma a livello nazionale per la severità dei provvedimenti presi circa le misure alternative;
- gravi carenze strutturali e igieniche all’interno della Casa Circondariale;
- assenso totale di un precorso di sostegno alle donne vittima di violenza;
- dotazione a tutte le detenute in ingresso e già presenti in carcere di un regolamento penitenziario;
- miglioramento del vitto quotidiano;
- rimozione griglie strette oltre le sbarre delle finestre;
- acqua calda in cella;
- ristrutturazione docce comuni;
- maggiore garanzia serale di rapido intervento in caso di criticità;
- garanzia circa il rispetto delle regole della sezione aperta (ore di apertura).

Concludiamo auspicando che si possa al più presto rendere ammissibile la proposta di scarcerazione anticipata (75 gg retroattivi) a tutte le tipologie di reato compreso il 4-BIS.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenute in questi giorni faticosi, non facendoci sentire sole e dando voce alla nostra protesta.
Dana, Fabiola, Stefania, Emanuela.

MA LA LOTTA CONTINUA, PER LA LIBERTA’ DI TUTTE E TUTTI

Verso lo sciopero generale del 29 ed oltre, la lotta e la piattaforma delle donne/lavoratrici in prima linea

NON CI INGANNATE CON I VOSTRI APPELLI SULLA "UGUAGLIANZA DI GENERE"...


Le inchieste ufficiali, giornalistiche sulle disuguaglianze per e sul lavoro delle donne hanno, al 90%, come riferimento la condizione dei settori medi o addirittura alti delle donne, massimo si interessano delle donne della piccola borghesia.
Queste inchieste sono fatte dalla classe borghese e guardano, anche nelle soluzioni, prevalentemente alla condizione delle donne della loro classe.
In questo senso le proposte che vengono periodicamente fatte – quasi a volersi mettere a posto la coscienza – sono tutte interne a rendere questo sistema capitalista più egualitario, più giusto, più rispettoso. 

La stragrande maggioranza delle donne, quelle proletarie che non trovano lavoro, che per prime vengono cacciate dal lavoro, che se lavorano lo fanno con occupazioni part time, precarie a pochissimo salario e sempre a rischio, le tante che si distruggono la salute, non dietro una bella scrivania, ma in condizioni di lavoro pesanti, stressanti, dalle pulizie, alle campagne, ai servizi, al commercio, ecc., per tutte queste la discriminazione è totale, e per loro la corsa alla “carriera” è la corsa a campare, non a raggiungere posti migliori, più qualificanti per la parità con gli uomini.

Per le donne proletarie non ci sono aggiustamenti, norme temporanee, “vibranti impegni” della Ue, dei governi – ultime, anche sull'uso del Recovery fund non potevano mancare proposte di utilizzo di questi fondi per misure sulla parità di genere – quando è questo sistema capitalista la vera causa, che non si può migliorare ma distruggere.
Questo sistema ha tra le sue basi fondamentali il doppio sfruttamento e la doppia oppressione delle donne, che gli garantisce, sia che le donne lavorino o non lavorino, la riproduzione gratis della forza-lavoro, la tenuta sociale, politica e ideologica della istituzione familiare, l'utilizzo delle donne sul lavoro a meno costi... Perchè mai, quindi, questo sistema dovrebbe realizzare l'uguaglianza – se non nelle eccezioni che confermano la regola e che diventano un esempio per questo sistema capitalista, i partiti borghesi, i loro giornali, che questa società è la migliore possibile se aggiustata un poco.  
Ma anche i pochi “aggiustamenti” - pensiamo quelli programmati, più che fatti, in questo lungo periodo pandemico in cui la condizione di lavoro e di vita delle donne è peggiorata in tutti i sensi – interni sempre allo logica di salvaguardare questo sistema, i profitti dei padroni, non servono o sono così minimi che non riducono la disuguaglianza di genere sui posti di lavoro, o in alcuni casi confermano in pieno la disuguaglianza e ricadono in peggio e ancora sulle donne.
Facciamo alcuni esempi: si danno, o si fanno piani, premi/incentivi, sgravi fiscali e contributivi alle aziende, che nella realtà si prendono i “premi”, ma poi continuano a licenziare prima di tutto le donne, a discriminare, peggiorare la condizione lavorativa, sia “legalmente”, utilizzando norme, cavilli, sia “illegalmente”, visto che i controlli poi sono una goccia nel mare; gli asili, per adeguarsi alle norme anti-covid in alcune città sono stati chiusi piuttosto che aumentati; il bonus babysitter è stata un'elemosina; l'aumento del congedo parentale è stato richiesto nel 79% dei casi dalle donne; fino allo smartworking che è la “soluzione trovata” per conciliare lavoro fuori e lavoro in casa, assistenza ai figli, anziani, un moderno “lavoro a domicilio” con molte ore di lavoro, meno salario, contemporaneo doppio lavoro per le donne.
Per questo, non ci ingannate, non ci deviate con i vostri appelli sulla “parità di genere”, sulla lotta alla disuguaglianza”...!
Le donne proletarie, soprattutto quando lottano, sanno bene quanto sia misera un'uguaglianza nello sfruttamento e nella miseria alle condizioni di lavoro dei proletari, e la loro prospettiva è tutt'altra.

Nell'opuscolo '360°' il Movimento femminista proletario rivoluzionario scrive: 

“...Sui posti di lavoro vi sono molte discriminazioni, sia per essere assunte, sia durante il rapporto di lavoro, sia per i licenziamenti che si basano proprio sulla condizione di disparità delle donne. Pure nell’attacco generale vi è una differenza con gli uomini...
...Le battaglie contro le discriminazioni sono assolutamente necessarie, ma sarebbe un pò cieca e ben misera cosa se questa diventa lotta per la parità donna-uomo, anche perché tutte noi giudichiamo la condizione dei proletari, degli operai altrettanto bruttissima. 
Noi dobbiamo in un certo senso rovesciare la questione. Le donne devono lottare per affermare  la “disuguaglianza” non l’uguaglianza con l’uomo. “Disuguaglianza” vuol dire che in una nuova società, nella società socialista la condizione delle donne deve essere centrale nell’azione dello Stato proletario. Ma perchè questo avvenga, si deve praticare una “disuguaglianza” a favore delle donne, che poi permetta una uguaglianza più alta, per tutti...”.

25/01/21

Dalle detenute del carcere di Trieste un invito alla mobilitazione nazionale della popolazione detenuta per il 1 febbraio

Riceviamo e pubblichiamo:

Proposta di battitura nazionale dentro le carceri da parte delle detenute per il 1 febbraio.

Il 23 gennaio si è svolto un presidio sotto il carcere di Trieste.

Fin da subito le detenute e i detenuti hanno raccontato che da giorni vanno avanti gli scioperi del carrello, e il 22 gennaio si è svolta anche una battitura, riportata anche dal TgR del FVG.

Come altre volte dalla sezione femminile ci sono arrivate notizie sulla situazione interna. Situazione che si presenta simile in tutte le carceri italiane in questo periodo.

Le detenute raccontano della totale assenza di attività al di fuori della cella. Questa situazione fa si che esse stiano la maggior parte del tempo rinchiuse, dinamica questa che va avanti da mesi portando all'esasperazione le persone. Alcune si rifugiano nelle cosiddette “terapie”, altre iniziano ad avere problemi di tenuta psicofisica, senza contare l'assenza dell'assistenza sanitaria, come una detenuta epilettica che da 4 mesi attende delle visite, o altre che non vedono la psicologa da molto tempo nonostante le loro problematiche e richieste.

Inoltre la posta raccomandata arriva sempre in ritardo di 14 giorni, senza contare che alla nostra casella postale non arrivano lettere né dal maschile né dal femminile nonostante la posta inviata.

È evidente che la situazione dentro è il risultato delle politiche del Ministero di Giustizia e del DAP, ma anche dei magistrati di sorveglianza, i quali fanno si che le carceri rimangano sovraffollate.

Dalle loro parole si capisce che la discussione dentro sul ruolo di psicofarmaci, terapie alternative, prevenzione della diffusione del Covid-19 e vaccini, è in corso.

Le detenute chiedono esplicitamente di divulgare a tutti i detenuti e detenute delle carceri, a parenti, amici e solidali fuori, a giornali e media, le ragioni della battitura che faranno il 1 febbraio alle ore 15.30 e chiedono una presenza di supporto all’esterno.

Le loro rivendicazioni sono:

1) Essere sottoposte a tamponi ed esami del sangue sierologici, piuttosto che essere costrette alla vaccinazione.

2) Indulto

3) Domiciliari per le persone con problemi sanitari e gravi patologie e per i detenuti in residuo di pena

Seguiranno aggiornamenti riguardo al presidio di sostegno alla battitura delle detenute.

Invitiamo i compagni e compagne a divulgare con i propri canali questa proposta delle detenute di Trieste.

Assemblea contro il carcere e la repressione

liberetutti@autistiche.org


24/01/21

Difendiamo il diritto di sciopero SCIOPERANDO! Contro il nuovo attacco nel settore scuola

Nuovo attacco al diritto di sciopero del governo nel settore scuola

con il pieno e attivo sostegno dei sindacati confederali

Ci provano da anni, governi e sindacati confederali a “regolamentare” il diritto di sciopero, praticamente per ostacolarlo sempre di più fino ad impedirlo, questa volta il nuovo grave attacco proviene dal comparto Scuola, dopo quello che la Commissione di Garanzia (garanzia per chi?) ha sferrato in occasione dello sciopero generale delle donne dell’8 marzo 2020 imponendone il divieto e sanzionando poi pesantemente lo Slai cobas per il sc che giustamente lo mantenne sulla base delle istanze di lotta di lavoratrici di vari settori che sfidando le restrizioni del governo per il Covid scioperarono.
L’Aran ha pubblicato in data 2 dicembre un comunicato dal titolo: “Preintesa relativa all’Accordo sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e conciliazione in caso di sciopero. Comparto Istruzione e ricerca” con la firma di CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA ed ANIEF e il 12 gennaio scorso è stato pubblicato in G.U. l'accordo nazionale sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali e le procedure in caso di sciopero nel comparto istruzione e ricerca.
Titoli che danno per scontato che una cosa del genere si possa fare! Che lavoratrici e lavoratori della scuola abbiano dato il consenso per farsi togliere il diritto di scioperare! Mentre invece sono accordi fatti in modo moderno fascista alle spalle e contro oltre un milione di lavoratori e lavoratrici della scuola nello specifico, che tracciano la strada per estendersi poi ad altri settori:

1) Regolamentazione più stringente del contingente minimo per i lavoratori
2) Tra uno sciopero e l’altro l’intervallo di tempo è stato innalzato da 7 a 12 giorni
3) Non possono essere proclamati scioperi dal 1 al 5 settembre e nei tre giorni successivi dopo la pausa natalizia e pasquale
4) Sospensione immediata degli scioperi in caso di avvenimenti eccezionali (la sospensione da parte della Commissione di garanzia dell’8 marzo 2020 causa covid docet!)
5) Introduzione dello sciopero virtuale (il lavoratore sciopera rinunciando alla giornata di stipendio ma deve andare lo stesso a lavorare)
6) La RSU della scuola non potrà più entrare nel merito del protocollo d’intesa sullo sciopero sottoscritto nella specifica scuola, i DS contratteranno solamente con i rappresentanti provinciali della OO.SS. firmatarie
7) I Dirigenti Scolastici invitano i lavoratori a comunicare entro il quarto giorno prima dello sciopero l’adesione allo stesso, la non adesione o di non avere ancora maturato alcuna decisione. La dichiarazione di adesione fa fede ai fini della trattenuta sulla busta paga ed è irrevocabile (assolutamente illegittimo e illegale!)
8) Nella informazione alla famiglie sullo sciopero devono essere indicati i dati sulla rappresentatività a livello nazionale delle sigle che hanno indetto lo sciopero, le percentuali di adesione agli scioperi precedenti e quelle dei voti ottenuti alle elezioni RSU, l’elenco dei servizi che saranno garantiti comunque (Si strumentalizza in modo becero il diritto allo studio degli studenti per attaccare i diritti dei lavoratori)
9) Ministero e sindacati firmatari potranno decidere a livello nazionale se uno sciopero è legittimo o meno (per impedire illegalmente gli scioperi ai sindacati di base)

Siamo davanti ad un altro grave attacco al diritto di sciopero di lavoratori e lavoratrici, un attacco pienamente inserito nella marcia moderno fascista dei governi al potere, con il pieno e attivo sostegno dei sindacati confederali, viscidi servi dei servi della borghesia dominante, dinnanzi al quale ci si deve organizzare ricominciando a rispondere in sfida e con la lotta.

Difendiamo il diritto di sciopero SCIOPERANDO!
Verso lo sciopero generale del 29 gennaio, allora!

Lavoratrici scuola Slai cobas per il sindacato di classe
  

PS  Abbiamo fatto un mini dossier sulla vicenda del divieto fatto dalla CGS dello sciopero delle donne del 9 marzo 2020
Lo riproponiamo in allegato o lo potete richiedere a mfpr.naz@gmail.com
Questo attacco al nostro sciopero di fatto ha anticipato gli attacchi che stanno oggi avvenendo   al diritto di sciopero in altri luoghi di lavoro come la scuola appunto. anche per questo è importante respingerlo insieme.

Verso lo sciopero generale nazionale del 29 gennaio: Noi la crisi non la paghiamo, unite contro padroni, governo, stato

CONTRO OGNI DONNA UCCISA NON PUO' E NON DEVE BASTARE IL LUTTO! Atroce femminicidio in un paese in prov di Palermo

CONTRO OGNI DONNA UCCISA NON PUO' E NON DEVE BASTARE IL LUTTO!
La violenza sulle donne, i femminicidi non sono casualità ma il prodotto più barbaro di questa misogina società da combattere a 360 gradi per rovesciarla!

Alle Vallette 5 detenute sono in sciopero della fame per il diritto all'affettività e alla salute. FORZA DONNE, SIAMO CON VOI!

È il quarto giorno di sciopero della fame al carcere delle Vallette di Torino. A Dana, Fabiola, Stefania e Maria Emanuela ieri si è aggiunta un’altra reclusa, di cui ancora non conosciamo il nome, facendo salire a 5 il numero delle donne che stanno portando avanti la protesta, di cui pubblichiamo di seguito le rivendicazioni e l'appello accorato dei familiari
Questo è un appello accorato che chiediamo di far girare il più possibile.
Non possiamo rimanere in silenzio!
Dana, Fabiola, Stefania e Manuela ( speriamo se ne aggiungano tante altre!), detenute nel carcere di Torino, da ieri hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza contro le disumane condizioni vissute nel penitenziario.
Tutto è nato due giorni fa, quando a decine di parenti, in modo arbitrario, sono state negate le visite in quanto, in zona arancione, non sarebbe possibile incontrare gente proveniente da fuori comune. I e le parenti non sono stati solo respinti ma colpevolizzati per aver cambiato comune e minacciati di sanzione.
Questo accade dopo due mesi durante i quali i colloqui in presenza erano stati annullati,  sostituiti da 5 videochiamate di mezz'ora, quindi senza garantire le 6h di colloquio previste da normativa. Poi finalmente il ministero sblocca la possibilità di visitare detenut*, i/le parenti si accalcano ai cancelli del carcere per prenotare ma gli uffici sono aperti ad intermittenza e senza indicazioni di orario: per prenotare devi "tentare la sorte" recandoti continuamente al carcere e sperando sia aperto.
Noi in questa bolgia siamo riusciti a prenotare solo 2 colloqui su gennaio ma anche ai genitori di Dana, residenti fuori Torino, brutalmente viene impedito il colloquio.
Questo regolamento è sconosciuto! Non è pubblicato da nessuna parte, nessuno lo comunica e lo si scopre a piccole dosi di giorno in giorno.
Uno stillicidio senza controllo che sta massacrando i diritti dei detenuti e dei loro cari.
Dana, Fabiola, Stefania e Manuela hanno perciò cominciato la loro protesta pacifica e determinata, chiedendo alla direzione del carcere 5 cose molto chiare e  basilari:

1. Ripristino delle videochiamate per i detenuti che non possono fare i colloqui in presenza;
2. per chi può svolgere i colloqui in presenza, dato che sono ridotti, poter completare le 6h mensili previste dalla legge, con videochiamate;
3. ripristinare il servizio di prenotazione visite via mail;
4. togliere la chiamata all'avvocato dalle 6h di colloqui parentali previste dalla legge;
5. Il mantenimento della chiamata straordinaria settimanale, introdotta proprio in vista della sospensione dei colloqui familiari;
Essere inseriti nel piano vaccinazioni dal quale i detenuti, al momento, sono completamente esclusi, inoltre uno screening della salute delle persone detenute.

In queste ore stiamo contattando la garante delle detenute, le associazioni che si occupano dei diritti umani e chiunque sia sensibile al tema.
Fai girare questo appello, non possiamo lasciarle sole!
Nel frattempo è arrivato un primo parziale risultato della mobilitazione. Tra le rivendicazioni filtrate oltre le mura del carcere c’era quella di ricevere delle reali misure di tutela sanitaria contro la pandemia che a oggi sono completamente assenti e in particolare indicazioni sulla campagna vaccinale nelle carceri. Ieri, in conferenza stampa, il commissario Arcuri è uscito dal suo mutismo sulla questione e ha dichiarato che dopo sanitari e over-80 sarà il turno dei detenute/i nelle vaccinazioni contro il covid19. Si tratta comunque solo di una prima dichiarazione, invero assai allusiva e che andrà comunque verificata. Resta allucinante, per quanto ci riguarda, che ci sia voluta la coraggiosa protesta di donne già private della libertà e isolate in galera per ottenere almeno una dichiarazione d’intenti da parte della macchina governativa su un problema che riguarda migliaia di persone in tutta Italia. Problema, tra l’altro, creato dal governo stesso, in particolare dal min. Bonafede e dalla sua compagine politica, sempre pronta ad andare dietro alla parte dell’opinione pubblica più reazionaria e manettara del nostro paese. Mentre prona il distanziamento sociale all’esterno, all’interno lo Stato sta coscientemente, da mesi, mettendo in situazione di vulnerabilità le persone detenute evitando di concedere misure alternative e stipandole in carceri sovraffollate.
In ogni caso il centro delle rivendicazioni di Dana, Fabiola e delle altre detenute in sciopero della fame riguarda il diritto all’affettività e in particolare il ripristino dei colloqui.

Ieri la direttrice del carcere della Vallette ha ammesso le negligenze dell’amministrazione carceraria nascondendosi però dietro un dito sulle questioni che potrebbero essere direttamente e facilmente risolte, facendo da scaricabarile sul resto, avanzando una generica mancanza di fondi. Sono risposte assolutamente non soddisfacenti e le cose devono muoversi subito.

Ogni ora che le nostre compagne passano in sciopero della fame è un’ora di troppo, sosteniamo Dana, Fabiola, Stefania, Maria Emanuela e le altre in tutti i modi possibili, non lasciamole sole in questa battaglia enorme che hanno scelto d’intraprendere indicandoci una volta di più, con l’esempio, come si affrontano a testa alta soprusi e ingiustizie.

L’unica vera tutela della salute è e resta la libertà, svuotiamo le carceri per preservare la salute di tutte e tutti.

Cogliamo anche l'occasione per pubblicare il video degli interventi di Nicoletta Dosio e Anna Cipriani (madre di uno dei 5 detenuti che hanno denunciato i pestaggi del marzo scorso nel carcere di Modena) nella maratona per la libertà del 27/12/20. Interventi importanti per conoscere la realtà, profondamente ingiusta  e disumana del sistema carcerario, di cui recentemente si è occupato anche Report