30/07/20
29/07/20
27 luglio - si scatena in Sicilia la furia delle lavoratrici
Centinaia
di Assistenti igienico personale ieri 27 luglio hanno animato una
combattiva manifestazione regionale che è durata tutto il giorno fino a
sera, “assediando” il palazzo dell’Assessorato Famiglia/Lavoro contro il
licenziamento di massa di migliaia di Assistenti in tutta la Sicilia e
il grave attacco ai diritti degli studenti disabili.
Insieme agli Assistenti di Palermo e comuni della provincia come
Monreale, Partinico, Termini Imerese, Caccamo, Bolognetta Bagheria,
Cinisi… in piazza delegazioni da Catania, Caltanissetta, Gela,
Agrigento, Enna/Piazza Armerina, Messina e comuni limitrofi… presenti
anche madri di studenti disabili e altri lavoratori solidali.
Denuncia al megafono continua, slogans, cartelli, striscioni una piazza
molto viva e determinata contro le scelte disastrose della Regione
Siciliana che in combutta con altre Istituzioni, come il MIUR, vuole
di fatto licenziare 2000 lavoratrici e lavoratori che si occupano degli
studenti disabili gravi e gravissimi nelle scuole di ogni ordine e grado
da quasi 25 anni, seppur in condizioni sempre più precarie e con salari
sempre più miseri che peraltro con il Covid si sono ulteriormente
aggravate.
La Regione, e in particolare l’assessorato alla Famiglia, al Lavoro e
alle politiche sociali, ha deciso, per scellerate politiche di risparmio
sui servizi, di non voler più tenere conto delle leggi pienamente
esistenti, sia a livello regionale che nazionale.
Dopo quasi due mesi di lotta che ha visto estendersi le iniziative di
protesta degli Assistenti da Palermo ad altre città e comuni della
Sicilia, la convergenza della lotta nella manifestazione del 27.
La furia delle donne si è scatenata
La notizia dell’assenza dell’Assessore Scavone, che da metà Giugno non
ha dato seguito all’impegno preso a parole di aprire un tavolo di
emergenza, ha scatenato forti proteste portando ad un incontro con il Dirigente del Dipartimento Lavoro.
https://www.facebook.com/lia.rosa.7/videos/10216753984872493/UzpfSTEwMDAwOTIxMTY5NzA3MToyNTk4MTA0NTM3MTczMjQ0/?id=100009211697071
Alla
notizia di una delibera approvata dalla Giunta del governo Musumeci, su
proposta di Scavone, presentata come la soluzione del problema, ma
alquanto ambigua e che, parandosi sempre dietro la questione del parere
del CGA, non pone affatto in modo chiaro la ripresa del servizio da
settembre e la questione del rendere stabile e definitivo il servizio, i
rappresentanti Slai Cobas Palermo, SGB Caltanissetta e Cobas Scuola
Palermo, alcuni Assistenti di Catania e di Gela e madri presenti hanno
detto tutti No e hanno chiesto immediata apertura del tavolo di
emergenza restando ad occupare il palazzo fino a quando non sarebbe
arrivata la convocazione del tavolo, mentre fuori il
presidio è continuato ininterrottamente con le lavoratrici in prima
linea e i lavoratori che, anche accusati da carabinieri e digos di avere
tentato di rompere un cancello del palazzo, senza farsi affatto
intimidire hanno protestato a gran voce all’arrivo del blindato
antisommossa della polizia.
https://www.facebook.com/lia.rosa.7/videos/10216755240823891/UzpfSTEwMDAwOTIxMTY5NzA3MToyNTk4MzY4ODUwNDgwMTQ2/?id=100009211697071
Questa manifestazione è stata un importante passaggio di un percorso di lotta, inserito anche nell'ottica del Patto d'azione per la costruzione di un fronte unico di classe, è stato diffuso il volantino, che
sta via via imponendo a livello politico, mediatico, in termini di
solidarietà… la necessità e giustezza di questa lotta che va avanti e
che si deve collegare a tutte le lotta contro licenziamenti e attacco al
diritto di lavoro.
La forza della giornata ha costretto il palazzo a organizzare il tavolo
con Assessore Scavone, USR Sicilia, la cui data è stata comunicata di
sera a chi occupava il palazzo fin dalla mattina e solo in quel momento
si è sciolto il presidio.
LA LOTTA VA AVANTI… Giovedì 30 luglio nuova manifestazione all’Assessorato dalle ore 11,00.
Slai Cobas per il sc. Palermo/Sicilia
Difendiamoci dai difensori: lo schifo di Piacenza ha riportato sotto i riflettori la natura istituzionale e di classe della violenza sessuale. Lo stato borghese si abbatte e non si cambia, W la lotta a 360° delle donne proletarie
"Picchiata e costretta a fare sesso". Le accuse della trans Francesca ai carabinieri di Piacenza
“Se non collababori, se non mi dai lavoro, in un modo o nell’altro ti frego e rimando in Brasile”. Sono le minacce che il comandante della Stazione Levante dei carabinieri di Piacenza, il maresciallo Marco Orlando, avrebbe rivolto ad una transessuale in diverse occasioni già un anno e mezzo fa, quando il ‘sistema criminale’ messo in piedi nella caserma, secondo le accuse della procura, era ancora sconosciuto.
La trans - una brasiliana da tempo a Piacenza che ha chiesto di esser chiamata Francesca - tramite il suo avvocato Elena Concarotti ha presentato ai magistrati una richiesta di essere sentita come persona offesa. “Sono stata minacciata più volte” racconta, sostenendo di esser stata obbligata a fare sesso e di esser stata picchiata una volta all’interno della caserma.
La trans - una brasiliana da tempo a Piacenza che ha chiesto di esser chiamata Francesca - tramite il suo avvocato Elena Concarotti ha presentato ai magistrati una richiesta di essere sentita come persona offesa. “Sono stata minacciata più volte” racconta, sostenendo di esser stata obbligata a fare sesso e di esser stata picchiata una volta all’interno della caserma.
L'Mfpr mobilitata nella giornata di azione per la liberazione di Varavara Rao e Saibaba e tutti i prigionieri e le prigioniere politiche in India
Sono soprattutto le lavoratrici in lotta che partecipano
alla circolazione dei materiali e al mailing bombing
Le lettere dei familiari di Saibaba e di Varavara Rao
Appello urgente della moglie e della madre di G.N. Saibaba’s ad agore per salvare la sua vita
Le
autorità carcerarie hanno concesso al prof. Saibaba un permesso
speciale per spiegare le sue condizioni all'avvocato e alla famiglia.
Dr. G.N. Saibaba nel suo ultimo appello alla famiglia e al suo
avvocato ha informato che nella prigione centrale di Nagpur c'è un
focolaio incontrollato di COVID-19. Nonostante le misure preventive
adottate dalla direzione della prigione, il COVID-19 ha infettato
centinaia di prigionieri, inservienti e persino guardie della
prigione. Le infezioni si sono diffuse e su larga scala, padiglione
dopo padiglione. L'8 luglio 2020, tutti i 20 prigionieri nelle
cellule di Anda sono stati sottoposti a test con tampone COVID-19 e
uno è stato trovato infetto. "La malattia è arrivata molto
vicino a me", scrive Saibaba, "è solo questione di tempo".
A
causa della sua salute debole e delle patologie pre-esistenti,
Saibaba si trova in una situazione ancora più vulnerabile con
sistema immunitario depresso e danneggiato. Denuncia che anche
ufficiali che erano soliti frequentare il padiglione hanno contattato
il COVID. Non ci sono cure o trattamenti speciali per combatterlo.
Inoltre, non gli viene alcun trattamento per gli altri suoi gravi
problemi di salute. Saibaba (53) è un bersaglio facile per il virus
e, una volta infettato, non può riprendersi e sopravvivere al COVID.
Il carcere non gli ha assegnato "ausiliatri" che lo aiutino
a occuparsi delle sue necessità quotidiane ed è costretto a vivere
in condizioni non igieniche. Soprattutto, una volta infetto, sarà
lasciato solo. Una volta trovato positivo al COVID, sarà confinato
nella sua cella senza alcun aiuto e non gli sarà permesso di
trasferirsi in famiglia per l'assistenza sanitaria. Questa è una
condanna a morte certa, in quanto nelle sue condizioni attuali è tra
i più sensibili alle infezioni.
Durante
la telefonata del 6 luglio 2020 mi ha informato che la sua salute non
era buona. Durante il lock-down la direzione della prigione lo ha
inviato due volte all'ospedale specialistico statale del Nagpur. È
stato portato in 5 diversi reparti dell'ospedale, gli è stato
consigliato di sottoporsi a ulteriori test e gli hanno prescritto
antidolorifici. L'ospedale ha effettuato la risonanza magnetica
cerebrale e altri esami i cui referti non sono ancora stati resi.
Nonostante le ripetute richieste, neppure i vecchi referti dei test
diagnostici dal settembre 2018 in poi sono stati forniti. Non essendo
disponibili le cartelle cliniche, i famigliari non hanno potuto
ricevere il parere del proprio medico di famiglia circa la sua
situazione di salute.
I
medici dell'ospedale specialistico statale del Nagpur il 25 giugno
2020 hanno nuovamente consigliato di sottoporsi a un intervento
chirurgico per rimuovere la cistifellea. Ma date sue condizioni di
salute deteriorate la pandemia COVID-19, l'intervento chirurgico non
è consigliabile, poiché la possibilità di infezione è maggiore.
Gli stessi medici hanno nuovamente suggerito di utilizzare
regolarmente impacchi caldi e freddi, di fornirgli un letto
ortopedico dotato di sei cuscini laterali (per alleviare il dolore
continuo).
Finora,
nongli è stato assegnato alcun supporto. A causa della
indisponibilità di addetti, non è in grado di svolgere le attività
quotidiane elementari, compreso andare in bagno. Nessuno è lì per
aiutarlo e quindi usa abiti e lenzuola molto sporchi e che per molto
tempo non vengono cambiati. Tali condizioni igieniche molto
probabilmente porteranno a complicazioni per la sua salute, allergie,
infezioni, ecc.
Da
marzo gli sono stati negati i giornali. Il Dr.GN Saibaba ha informato
che la sua mano sinistra è sull'orlo del collasso. Problemi al
sistema nervoso hanno colpito anche la mano destra. Un dolore acuto
si diffonde lungo entrambe le mani fino alle dita.
La
prima richiesta di libertà condizionale fu respinta, motivando che
la residenza di suo fratello era nella zona di contenimento COVID,
come riportato dal Commissario di Cyberabad. Quasi un mese fa il
fratello ha fatto nuovamente domanda per la libertà condizionale, ma
non vi è alcuna risposta da parte delle autorità carcerarie
interessate.
Il
14 luglio 2020, ancora una volta una richiesta di scarcerazione per
motivi medici è stata presentato davanti la Bombay High Court a
Nagpur e la Corte ha concesso all'accusa 10 giorni di tempo per
presentare la sua risposta e fissato il termine per definire il caso
a fine di luglio.
Il
Dr. G. N. Saibaba soffre di forti dolori causati dalla degenerazione
dei muscoli delle mani. È afflitto da pancreatite, ipertensione,
cardiomiopatia, mal di schiena cronico, immobilità e insonnia. Di
conseguenza, i suoi disturbi fisici si intensificano mentre la
mancanza di sollievo dal dolore e l’abbandono in strutture
inadeguate indeboliscono ulteriormente la sua già fragile salute.
Nonostante gli interventi della Commissione nazionale per i diritti
umani e delle autorità delle organizzazioni internazionali per i
diritti umani, i tribunali gli hanno ripetutamente negato la libertà
su cauzione. Ritardi indebiti nella concessione della libertà
cauzione sono una palese negazione del diritto fondamentale alla vita
e alla libertà, garantiti ai sensi dell'articolo 21.
La
Corte Suprema dell'India ha sostenuto il diritto alla vita e circa i
prigionieri ha osservato che “il trattamento di un essere umano che
offende la dignità umana, gli impone torture evitabili e riduce
l'uomo al livello di una animale è in ogni caso arbitrario e può
essere messo in discussione ai sensi dell'articolo 14”. L'India è
anche firmataria del Patto internazionale sui diritti civili e
politici (ICCPR), che riconosce la dignità intrinseca degli esseri
umani e l'ideale che esseri umani liberi godano della libertà civile
e politica. Inoltre, il 1 ° ottobre 2007 l'India ha ratificato la
Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità (CRPD). L'India ha anche adottato la risoluzione 70/175
delle Nazioni Unite sulle norme minime standard per il trattamento
dei detenuti (note anche come Nelson Mandela Rules ). Questi
trattati, convenzioni e risoluzioni assicurano la vita e la dignità
a tutte le persone, dei prigionieri e delle persone con disabilità e
stabiliscono i criteri essenziali per la loro attuazione.
La
diffusione del virus COVID-19 in un tali condizioni è probabilmente
una condanna a morte per il Dr. G.N. Saibaba. In una condizione di
salute del Dr. G.N. Saibaba così precaria, chiediamo al governo
statale del Maharashtra e al governo centrale di rilasciarlo
immediatamente su cauzione o libertà vigilata affinché gli vengano
fornite adeguate cure mediche a Hyderabad o Delhi, dove vivono i suoi
familiari.
Libertà per tutte le voci della democrazia
incarcerate, difendiamone il diritto alla vita.
A.S. Vasantha Kumari
moglie of Dr. GN Saibaba, New Delhi
moglie of Dr. GN Saibaba, New Delhi
G. Suryavathi
madre di GN Saibaba e i suoi famigliari
madre di GN Saibaba e i suoi famigliari
Non uccidete Varavara Rao in carcere!
Noi,
famigliari di Varavara Rao, poeta rivoluzionario e intellettuale
Telugu di fama mondiale incarcerato nel carcere di Taloja di Navi
Mumbai, siamo molto preoccupati per il deterioramento della sua
salute. Le sue condizioni sono spaventose da oltre sei settimane, da
quando è stato trasferito in stato di incoscienza dalla prigione
all'ospedale JJ di Taloja, il 28 maggio 2020. Dimesso dall'ospedale e
rimandato in prigione tre giorni dopo, non c'è stato alcun
miglioramento nella sua salute e ha ancora bisogno di cure urgenti.
Causa
ultima di preoccupazione e che ci turba più che mai è la consueta
telefonata del sabato che abbiamo ricevuto da lui. Anche se le
precedenti due chiamate del 24 giugno e del 2 luglio erano state
preoccupanti per la voce debole e ovattata, i discorsi incoerenti e
il brusco salto di lingua dal telugu all'hindi. Da eloquente ed
esperto oratore e scrittore in Telugu, scrittore da oltre
cinquant’anni e docente di Telugu da quaranta, noto per la sua
meticolosa memoria, questi disturbi, l'incoerenza e la perdita di
memoria erano già strani e allarmanti.
Ma
l'ultima chiamata, l'11 luglio, è stata ancora più preoccupante in
quanto non ha risposto a domande dirette sulla sua salute ed è
entrato in un discorso delirante e allucinato sui funerali di suo
padre e sua madre, fatto accaduti rispettivamente settanta e quaranta
anni fa. Allora un suo coimputato ha preso il telefono e ci ha
riferito che non era in grado di camminare, andare in bagno e lavarsi
i denti da solo. Ci è stato anche detto che ha la frequente
allucinazione che noi familiari lo stiamo aspettando al cancello
della prigione per riceverlo al suo rilascio. Il suo compagno ci ha
anche detto che necessita di cure mediche immediate non solo per
problemi fisici ma anche neurologici. La confusione, la perdita di
memoria e l'incoerenza sono i risultati dello squilibrio
elettrolitico e della caduta dei livelli di sodio e di potassio, che
portano a danni al cervello. Questo squilibrio elettrolitico può
anche essere fatale. L'ospedale della prigione di Taloja non è
affatto attrezzato per gestire questo tipo di grave disturbo né per
competenze né per attrezzature. Pertanto è urgente che venga
trasferito in un ospedale specializzato attrezzato a salvargli la
vita e prevenire possibili danni al cervello e i rischi causati da
squilibrio elettrolitico.
Anche
mettendo da parte per il momento fatti rilevanti, che che il caso
contro di lui è una montatura; che ha già dovuto trascorrere 22
mesi in prigione in attesa di giudizio, una condanna senza processo;
che le sue istanze di libertà su cauzione sono state respinte almeno
cinque volte e che persino le istanze per la sua età, la cattiva
salute e la vulnerabilità al Covid sono state ignorate, in questo
momento la sua vita è la preoccupazione principale per noi. La
nostra richiesta è che gli si salvi la vita. Chiediamo al governo di
trasferirlo in un ospedale adeguato o di permettere a noi di
fornirgli le cure mediche necessarie. Vogliamo ricordare al governo
che non ha il diritto di negare il diritto alla vita a qualsiasi
persona, tanto meno a un prigioniero in attesa di giudizio.
Hemalatha,
moglie, Sahaja, Anala, Pavana, figlie.
27/07/20
Oggi, 27 luglio, al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta a Palermo
Frutto
della infaticabile e determinata lotta delle lavoratrici e lavoratori
Slai cobas sc di Palermo, che via via è diventata punto di riferimento,
di incoraggiamento delle lavoratrici di tutta la Sicilia, per la
posizione chiara, di classe, portata avanti con spirito unitario, DOMANI
PALERMO, MESSINA, CATANIA, CALTANISSETTA, AGRIGENTO, ENNA/PIAZZA ARMERINA... E ALTRI COMUNI SICILIANI...
TUTTE E TUTTI IN LOTTA IL 27 LUGLIO IN DIFESA DEL DIRITTO AL LAVORO
DI MIGLIAIA DI ASSISTENTI IGIENICO PERSONALE IN SICILIA E DEL DIRITTO
ALLO STUDIO E ALL'ASSISTENZA SPECIALIZZATA DI MIGLIAIA DI STUDENTI
DISABILI SICILIANI
INVITIAMO TUTTI AD ADERIRE, SOLIDARIZZARE, UNIRSI IN PIAZZA
CON LE NOSTRE SORELLE LAVORATRICI IN LOTTA
Lavoratrici
dell’abbigliamento in Asia in lotta a difesa di sindacato e posto
di lavoro
Myanmar
-
Lo scorso maggio 324 lavoratrici, di cui 298 iscritte al sindacato,
della fabbrica tessile Rui-Ning in – che produce per marchi come
Inditex (Zara), Mango, Bestseller (Only), TallyWeijl e Balala –
sono state licenziate a seguito della loro adesione ad un sindacato,
tra cui Kyaw Thu Zaw, il presidente del sindacato.
Dopo
vari mesi di lotta, con sit-in permanenti fuori dalla fabbrica e con
appelli alla solidarietà internazionale, le lavoratrici hanno vinto
la loro battaglia per il reintegro, e contro le discriminazioni
anti-sindacali.
La
proprietà si è impegnata a reintegrare il presidente del sindacato
e a iniziare i negoziati con le rappresentanti dei lavorati riguardo
alla priorità di assunzioni di lavoratori colpiti dai licenziamenti.
Stesso
caso nella fabbrica Huabo Times e MyanMode, che producono per Zara,
Primark e Mango, Nella Huabo Times sono state licenziate 100
lavoratrici, di cui 26 iscritte e 4 dirigenti del sindacato.
Il
padronato ha giustificato i licenziamenti con l’impatto di Covid,
ma poche settimane dopo ha spostato 200 lavoratrici da un altro suo
stabilimento per terminare la produzione.
Presso
MyanMode a fine marzo sono stati licenziate 571 delle 1270
dipendenti, con la giustificazione della crisi dovuta al Coronavirus,
ma la fabbrica ha continuato a produrre con 700 lavoratori non
sindacalizzati. I licenziamenti sono stati comunicati poco dopo una
riunione dei leader sindacali con la direzione in cui, per timore
dell’infezione Covid, chiedevano che gli straordinari non fossero
più obbligatori.
520
dei licenziati erano iscritti al sindacato.
La
settimana seguente ne sono state licenziate altri 50 solo per aver
dimostrato
solidarietà con le compagne licenziate.
solidarietà con le compagne licenziate.
MyanMode
ha una lunga storia di scioperi per migliori salari e condizioni di
lavoro.
A
seguito delle proteste (inizialmente 5 giorni di sit-in ai cancelli,
poi ricorrendo ai media e alla solidarietà internazionale dopo che
le autorità hanno vietato gli assembramenti per Covid19) sono stati
reintegrate lavoratrici licenziate iscritte e dirigenti del sindacato
e entro due mesi lo saranno altre 50, che avevano aderito ad uno
sciopero di protesta, mantenendo la stessa posizione, benefit, salari
e anzianità. Un fatto inedito negli ultimi anni.
L’accordo
raggiunto il 30 maggio prevede il reintegro delle rimanenti 545
lavoratrici licenziate quando la produzione si normalizzerà con la
fine della pandemia.
La
direzione si impegna a non discriminare il sindacato, affinché
l’accordo venga rispettato, la società ha accettato la creazione
di un comitato di controllo in consultazione con ONG, che comprendono
il Solidarity Center e in cooperazione con enti come ILO.
Inditex
ha dichiarato che intende adottare l’approccio che ha portato ad un
accordo presso MyanMode, anche per Rui-Ning e Huabo Times.
«Il
fattore centrale della nostra vittoria è stata la determinazione dei
nostri iscritti – ha dichiarato una leader del sindacato FGWM –
ora padrone e marchi non potranno più ignorare completamente le
nostre rivendicazioni».
Il
sindacato sta combattendo contro la repressione anti-sindacale in
altre fabbriche che forniscono abbigliamento agli stessi marchi
legati a MyanMode.
Le
lavoratrici hanno scritto una lettera ad Amancio Ortega, il
proprietario del gruppo Inditex, chiedendo di essere reintegrate e
denunciando le condizioni di lavoro.
«La
direzione aziendale ha sfruttato la crisi mondiale come opportunità
per sfasciare i nostri sindacati, licenziando in massa i membri».
Ortega
detiene una fortuna personale di 62mila milioni di €, ed è tra i
10 uomini più ricchi del mondo.
Il
segreto della sua fortuna si chiama sfruttamento, lavoro
semischiavistico e persecuzioni anti-sindacali, licenziamenti di
massa.
Dimenticando
i metodi da lui usati, in Spagna, l’impresa di Ortega è stato
elogiata, anche dalla ministra del lavoro, per non aver fatto ricorso
alla ERTE, e aver continuato a pagare ii salari durante tutto il
lockdown, Ortega è definito un grande esempio di impresario.
Similmente
marchi come HM, Mango e Primark stanno conducendo
campagne
ambientaliste e a difesa dei gay, mentre in India e nel Sudest asiatico traggono enormi profitti con lo sfruttamento di migliaia di lavoratori.
ambientaliste e a difesa dei gay, mentre in India e nel Sudest asiatico traggono enormi profitti con lo sfruttamento di migliaia di lavoratori.
È
una prima vittoria della battaglia contro l’industria del
tessile-abbigliamento, con cui i grandi marchi europei traggono
super-profitti dalla mano d’opera nel Golfo del Bengala, in India o
America Latina.
Il
capitalismo globalizzato vuole imporre nuove relazioni di lavoro
approfittando dell’internazionalizzazione delle catene di
subappalto, e dello sfruttamento gerarchizzato della forza lavoro
mondiale, con costi minori, peggiori condizioni di lavoro e maggiore
difficoltà di organizzazione sindacale.
In
India
stanno moltiplicandosi le proteste dei lavoratori del tessile.
Ad
inizio giugno a Bangalore, la fabbrica Euro ClothingCompany – II,
del gruppo GokaldasExport, ha chiuso adducendo come causa la pandemia
Covid19.
1300
dipendenti sono state licenziate senza ricevere il salario per il
lavoro già prestato.
Nelle
ultime tre settimane hanno protestato con picchetti davanti ai
cancelli della fabbrica.
Si
vive di denaro a prestito, non è possibile trovare un altro lavoro a
causa della pandemia.
Da
quando il 24 marzo il governo indiano ha imposto il lockdown con sole
4 ore di preavviso, milioni di lavoratori sono rimasti disoccupati, e
molti hanno intrapreso un viaggio a piedi per tornare nelle loro
famiglie.
Quando
è iniziata alla riapertura delle fabbriche, alcune non hanno
garantito il trasporto per i viaggiatori, costringendoli a percorrere
anche lunghe distanze a piedi per recarsi al lavoro.
Sui
social media ci sono quelli che difendono i marchi europei,
sostenendo che i grandi marchi non possono dar nulla, perché p tutta
colpa delle fabbriche in subappalto …
Un
modo cinico per nascondere che il modello di delocalizzazioni e
supersfruttamento generalizzato negli ultimi decenni ha permesso a
questi gruppi di intascare enormi fortune.
Clean
Clothes Campaign (Campagna per l’abbigliamento pulito) denuncia che
nonostante i grandi marchi dicano di contrastare le azioni
anti-sindacali, finora non l’hanno fatto.
Questo
tipo di denuncia è cessata per molti anni.
Ora
i lavoratori hanno cominciato a ribellarsi contro la loro condizione,
aggravata dalla crisi mondiale Covid.
Da
una lettera dei sindacati operai di MyanMode e Ruin-Ning:
“A
Inditex, Mango e Bestseller, noi lavoratrici… che produciamo il
vostro abbigliamento…
Lavoriamo
10-12 ore al giorno, 6 giorni la settimana per farvi guadagnare, per
un salario che si aggira sui 3 al giorno…
Promettere
di difendere i nostri diritti umani… durante al pandemia… ma
abbiamo capito che non avreste protetto i nostri diritti quando le
nostre fabbriche hanno approfittato di Covid19 per attaccare le
nostre organizzazioni sindacali.
Vi
abbiamo chiesto aiuto, ma voi ci avete ignorato poiché avete
attaccato i nostri iscritti e dirigenti sindacali licenziandoli, per
distruggere i nostri sindacati… Avete detto che i licenziamenti
presso Ruin-Ning – sono legittimi e “fatti in ottemperanza alle
leggi sul lavoro di Myanmar”,… Ma voi sapete che la debole
legislazione sul lavoro del nostro paese non rispetta a pieno gli
standard internazionali del lavoro…”
Cambogia
- Superl
Holding che produce borsette di lusso per Michael Kors, Jimmy Choo,
Kate Spade, Coach e Versace ha presentato una denuncia contro una
lavoratrice, Soy Sros, per incitamento al disordine sociale, aver
diffamato la fabbrica e diffuso “notizie false”.
Il
Tribunale ha aggiunto altre due accuse per provocazione, che
prevedono fino a tre anni di carcere.
Il
trattamento riservato a Sros… e il silenzio dei marchi… incute
grande timore tra i lavoratori cambogiani.
E
alimenta il timore degli attivisti per i diritti dei lavoratori che
Covid-19 sta fornendo una copertura per la repressione delle voci dei
lavoratori in tutto il settore tessile-abbigliamento. Sros, che è
anche una rappresentante sindacale,… ha trascorso 55 giorni in
detenzione preventiva…
La
copertura data dai media e la campagna condotta dal sindacato di Sros
hanno costretto Superl Holding a lasciar cadere le accuse.
Sros
è tornata al lavoro, rimangono però pendenti le accuse mosse dal
governo.
Pakistan
- Il
tessile-abbigliamento è il maggior settore manifatturiero del paese,
il secondo datore di lavoro dopo quello agricolo; rappresenta quasi
il 9% del PIL e il 70% delle esportazioni del paese, dirette
principalmente negli USA, in Cina UK e Germania.
La
maggior parte dei proprietari delle fabbriche tessili usano la crisi
del Coronavirus per licenziare; la crisi del settore era già in
corso e la pandemia l’ha accelerata.
Il
primo ministro Imran Khan ha chiesto alle società di non licenziare
perché milioni di lavoratori era a rischio di morire di fame a causa
della pandemia.
La
provincia di Sindh ha emesso un’ordinanza che proibisce i
licenziamenti e ha istituito un fondo di emergenza per i lavoratori.
A
Lahore centinaia di lavoratrici/ori del tessile-abbigliamento hanno
organizzato uno sciopero contro il mancato pagamento dei salari in
diverse fabbriche, accusano il padronato è accusato di trattare i
lavoratori come merce di cui disporre liberamente.
La
polizia ha caricato con i manganelli e sparato a centinaia di
lavoratrici/ori disarmati che protestavano chiedendo migliori
condizioni di lavoro e salariali, fuori da una fabbrica che produce
denim per marchi internazionali, e che dall’inizio della pandemia
di Coronavirus ha licenziato oltre 15mila operai, una parte senza
neppure comunicazione scritta.
Le
chiusure con i licenziamenti, e la sospensione del normale bonus
festivo, che consente ai migranti dalle campagne di tornare a casa
prima della festa di Eid, che segna la fine del Ramadan, ha gettato
molti dei manifestanti nella disperazione.
L’anno
scorso Human Rights Watch ha denunciato le fabbriche
dell’abbigliamento del Pakistan per eclatanti violazioni, compreso
il mancato pagamento del salario minimo, la costrizione a
straordinari non retribuiti, il mancato congedo per malattia e pause
inadeguate.
Le
fabbriche possono licenziare facilmente perché l’85% dei
lavoratori è senza contratto; pochi lavoratori hanno il denaro
necessario per intentare causa.
Bangladesh
- La
pandemia Covid19 ha colpito duramente i milioni di lavoratrici/ori
del tessile-
abbigliamento, con i marchi internazionali che hanno cancellato o sospeso ordinativi del valore di 3,18 miliardi di $, equivalenti ad un mese di esportazioni, riguardanti 2,28 milioni di lavoratrici di 1150 fabbriche.
abbigliamento, con i marchi internazionali che hanno cancellato o sospeso ordinativi del valore di 3,18 miliardi di $, equivalenti ad un mese di esportazioni, riguardanti 2,28 milioni di lavoratrici di 1150 fabbriche.
Il
settore rappresenta circa l’80% delle esportazioni del paese, è
pari a circa 40 miliardi di $ annui, impiega circa 4,1 milioni di
addetti per l’80% forza lavoro femminile.
Oltre
1 milione di loro è stato licenziato (dati ad inizio aprile), sorte
comune alle lavoratrici/ori del settore di Cambogia, India, Myanmar,
Vietnam.
Il
58% dei fornitori di abbigliamento bengalesi hanno dichiarato di aver
sospeso la maggior parte se non tutte le attività; circa il 72%
degli appaltatori ha rifiutato di coprire i costi delle materie prime
già acquistate dal fornitore, e il 91 di pagare i costi di
produzione. Solo H&M e PVH Corp. proprietario di Tommy Hilfiger e
Calvin Klein si erano già impegnati a pagare la merce già in
produzione; si sono in seguito impegnati a pagare ordini già finiti
o in produzione anche altri gruppi tra cui il proprietario di Zara,
Inditex, Target Polish clothing company LPP. Primark (Dublino) è il
gruppo con il maggior numero di ordinativi cancellati o sospesi.
Nel
2019 Primark ha avuto un fatturato di circa 7,8 miliardi di £ e
guadagni per 913 milioni di £, ed è il proprietario del gigante
dell’alimentazione Associated British Food, fatturato 2019 pari a
£15,8 MD e profitti per £1,4 MD.
I
gruppi della moda possono ricorrere alle clausole di “forza
maggiore” che li libera dagli impegni contrattuali in caso di
circostanze eccezionali.
La
questione delle cancellazioni di ordinativi è stata sollevata dal
ministro degli Esteri bengalese con il ministro per il commercio
estero e la cooperazione allo sviluppo olandese, dopo la riapertura
di oltre 2356 (su un totale di 7602) fabbriche del
tessile-abbigliamento, nonostante il rischio Coronavirus per i
lavoratori.
Il
Bangladesh ha annunciato un pacchetto di stimoli per 588milioni di $
per le industrie orientate all’export.
Delle
fabbriche riaperte circa 1300 sono nelle aree industriali di Savar,
Ashulia, Gazipur e Narayanganj attorno alla capitale Dhaka.
Decine
di migliaia di lavoratori del tessile-abbigliamento hanno lasciato
Dhaka dopo il lockdown Covid annunciato il 26 marzo.
Notizie
tratte da: Esquierda diario Brasil; The Nation;
business-humanrights.org; CCC rejoinder; Guardian 17.07.2020; Xinhua.
Tratto
dal sito Si.cobas
26/07/20
Femministe aggredite e arrestate in Francia mentre attacchinavano
Martedì 14 luglio, sei donne sono state aggredite violentemente ed arrestate dalla polizia di Nantes, mentre affiggevano manifesti femministi.
Le attiviste erano vicine a un collage di "Liberté, égalité, impunité" quando due agenti della brigata canina sono intervenuti per aggredirle e arrestarle. Un ufficiale di polizia ha strappato il telefono di un'attivista prima di schiacciarle il collo ripetutamente e di serrarle le braccia ed i polsi. Quando sono arrivati i rinforzi le sono state messe le manette e nonostante le sue numerose richieste di rilascio, queste sono state strette a tal punto da provocarle lesioni ai polsi. Dopo l'arresto, la donna è stata anche minacciata direttamente all'interno della stazione di polizia, da un agente del BAC che ha detto: "Non voglio che la mia testa si trovi su Internet domani". Una seconda attivista è stata aggredita, strangolata, e lanciata violentemente a terra. Porta ancora i segni di manette eccessivamente strette, oltre a una dozzina di lividi.
Tutte le attiviste sono state vittime di aggressioni e violenze verbali durante l'arresto e durante le 22 ore di custodia della polizia: commenti sessisti, misogini, degradanti, nonché varie umiliazioni e insulti. Inoltre la polizia ha anche rifiutato di fornire cure mediche alle donne che ne avevano bisogno.
A questo si aggiungono gravi carenze nel rispetto di alcune norme igieniche in tempo di epidemia da Covid-19 da parte di un servizio pubblico: niente maschere messe a disposizione, molti poliziotti senza maschera, celle con sputi sulla porta e sui muri, ma anche tracce di sangue sulle pareti e sulla sedia, nonché un bagno pieno di escrementi.
Gli oggetti personali sono stati perquisiti e, durante la loro restituzione alla fine della custodia, uno dei telefoni non era più in funzione e gli occhiali da vista erano stati rotti.
Delle sei persone arrestate, quattro sono state convocate in tribunale e il processo è fissato al 19 aprile 2021 a Nantes.
Quattro femministe sono incriminate per ′′ avere, senza armi e in riunione, opposto resistenza violenta ′′ e sono punibili con due anni di carcere e 30 euro di multa
A un’attivista è stato contestato anche il reato di ′′ violenza contro persone depositarie dell'autorità pubblica senza ITT ", e rischia fino a 3 anni di carcere e 45 000 euro di multa.
Questo caso è indicativo di un'enorme intensificazione della repressione della polizia nell'ultimo mese, segnalata da numerosi gruppi femministi in tutta la Francia. Una raccolta fondi è stata messa online per supportarne le spese legali. Maggiori informazioni qui.
Solidarietà alle lavoratrici delle mense in lotta a Torino
PRESIDIO e CONFERENZA
STAMPA dal COMUNE
mercoledì 29 luglio, ore 10 – piazza Palazzo di Città
mercoledì 29 luglio, ore 10 – piazza Palazzo di Città
LAVORATRICI
MENSE FCA insieme ai LAVORATORI MERCATI GENERALI
“CAAT”
Le
lavoratrici Compass delle mense Fca a tutt’oggi non hanno
percepito alcuna cassa integrazione, pur ritrovandosi senza
salario: vivono perciò una condizione di grande difficoltà
insieme alle loro famiglie, mancando loro anche qualsivoglia
forma di sostegno al reddito.
Per quanto riguarda i lavoratori dei mercati generali Caat, sebbene nel tempo si siano consumati numerosi tavoli ufficiali tra Comune, Ispettorato del Lavoro e operatori Caat (direzione, grossisti e movimentatori), nulla di quanto discusso e nessun impegno assunto con i lavoratori é stato concretizzato, mentre dentro il mercato la situazione è ulteriormente peggiorata aggravando le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
Per queste ragioni, mercoledì 29 luglio alle ore 10 le lavoratrici Compass delle mense Fca e i lavoratori dei mercati generali Caat realizzeranno un presidio di fronte al Comune, avendo già richiesto un incontro urgente in Comune per affrontare la loro situazione alla presenza del Sindaco, degli Assessori e dei consiglieri competenti e interessati.
Per quanto riguarda i lavoratori dei mercati generali Caat, sebbene nel tempo si siano consumati numerosi tavoli ufficiali tra Comune, Ispettorato del Lavoro e operatori Caat (direzione, grossisti e movimentatori), nulla di quanto discusso e nessun impegno assunto con i lavoratori é stato concretizzato, mentre dentro il mercato la situazione è ulteriormente peggiorata aggravando le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
Per queste ragioni, mercoledì 29 luglio alle ore 10 le lavoratrici Compass delle mense Fca e i lavoratori dei mercati generali Caat realizzeranno un presidio di fronte al Comune, avendo già richiesto un incontro urgente in Comune per affrontare la loro situazione alla presenza del Sindaco, degli Assessori e dei consiglieri competenti e interessati.
Quante
lavoratrici e quanti lavoratori vivono queste stesse
condizioni di precarietà e sfruttamento?
Le lavoratori delle mense Fca e i lavoratori dei mercati Caat CHIAMANO alla SOLIDARIETÀ e PARTECIPAZIONE ATTIVA al presidio dal Comune i lavoratori, i disoccupati, gli studenti, le realtà e le persone combattive che si riconoscono in questa lotta che è la LOTTA DI TUTTI per migliorare le nostre condizioni di lavoro e di vita.
Le lavoratori delle mense Fca e i lavoratori dei mercati Caat CHIAMANO alla SOLIDARIETÀ e PARTECIPAZIONE ATTIVA al presidio dal Comune i lavoratori, i disoccupati, gli studenti, le realtà e le persone combattive che si riconoscono in questa lotta che è la LOTTA DI TUTTI per migliorare le nostre condizioni di lavoro e di vita.
S.I.
Cobas Torino
Dal Cile contro i femminicidi e la (in)giustizia borghese
Chili: La complaisance de la justice chilienne envers les violeurs et les féminicides a provoqué des affrontements
La décision de la justice chilienne de libérer et d’assigner à résidence Martín Pradenas, un violeur en série dont une victime, Antonia Barra, s’est suicidée en 2019 à Temuco, a soulevé l’indignation. La complaisance de la justice chilienne envers les violeurs et les féminicides a donné lieu à de nouvelles protestations dans tout le pays. Une manifestation a ainsi eu lieu ce mercredi 22 juillet dans le le centre-ville d’Osornos. Elle s’est terminé par des barricades et des affrontements. Neuf personnes ont été arrêtées, dont deux mineurs.
Cile: la compiacenza della giustizia cilena nei confronti di stupratori e femminicidi ha provocato scontri
La decisione della giustizia cilena di liberare e ospitare Martín Pradenas, uno stupratore seriale la cui vittima, Antonia Barra, si è suicidata nel 2019 a Temuco, ha suscitato indignazione. La compiacenza della giustizia cilena nei confronti di stupratori e femminicidi ha suscitato nuove proteste in tutto il paese. Una manifestazione ha avuto luogo questo mercoledì 22 luglio nel centro di Osornos. Si è conclusa con barricate e scontri. Nove persone sono state arrestate, tra cui due minori.
25/07/20
Verso la mobilitazione internazionale del 28 Luglio, libertà per Saibaba, Varavara Rao e per tutte e tutti i prigionieri politici in India
MFPR ADERISCE E INVITA ALLA MASSIMA SOLIDARIETA’ – MOBILITAZIONE- PARTECIPAZIONE
La ferocia che l’attuale governo indiano di Narendra Modi mette in atto quotidianamente contro il proprio popolo mostra il vero volto di un sistema assolutamente reazionario e ingiusto il cui unico obbiettivo è salvaguardare le classi dominanti al potere, i propri privilegi politici e di casta… una ferocia che chiama fortemente alla solidarietà e all’azione.
Per provare a zittire tutte le voci che denunciano le atrocità commesse nel Paese, il governo ha arrestato e continua ad arrestare una quantità impressionante di militanti, professori, studenti, artisti, membri di organizzazioni democratiche, tutti colpevoli di stare dalla parte del popolo a fronte della guerra al popolo scatenata dallo Stato indiano; un popolo costretto a difendersi non solo dalle varie leggi contro il “terrorismo”, ma anche contro quelle palesemente razziste e discriminatorie; un popolo fatto di donne, di femministe unitesi per ribellarsi contro la galoppante escalation di stupri, spesso commessi da forze armate e di polizia e squadre fasciste paramilitari spalleggiate dallo Stato.
Nelle prigioni i detenuti e le detenute subiscono ogni tipo di abuso, torture, negazione della libertà su cauzione, condizioni di vita disumane, trasferimenti arbitrari, aggressioni brutali e punizioni in isolamento totale, e sempre più spesso le detenute sono violentate.
Un regime reazionario che, anche al servizio dell’imperialismo, non perde occasione di sbandierare la propria politica come necessaria allo “sviluppo”.
Ma non solo lo “sviluppo” determinato in India da oltre vent’anni di politiche neoliberiste applicate da tutti i governi e tutti i partiti a vantaggio delle classi dominanti indiane, dei loro padroni imperialisti e le loro multinazionali, non ha prodotto significativi miglioramenti negli standard di vita della gran massa del popolo dell’India, ma non ha neppure portato alcun progresso nei rapporti sociali e culturali, sulla condizione di emarginazione e oppressione delle masse di contadini e braccianti senza terra nelle campagne e degli intoccabili, delle minoranze religiose e nazionali, delle donne, nelle città e in tutto il paese, anzi, al contrario la loro situazione è in realtà perfino peggiorata.
I meccanismi di espropriazione delle terre e del surplus agricolo anche dei contadini medi si sono fatti più sofisticati e spietati, Il sistema delle caste si è rafforzato. L’occupazione militare di Kashmir, Manipur e altre regioni contro i movimenti di liberazione nazionale è continuata e si è ancora inasprita. I pogrom contro le minoranze religiose e culturali, in particolare i musulmani, si sono ripetuti. Gli orribili episodi di stupri e assassinii di donne sono diventati fatto quotidiano. L’intolleranza, disprezzo e criminalizzazione di intellettuali democratici giovani critici e ogni voce di dissenso si sono fatti sistema.
Intanto si espande in India la pandemia. E’ il terzo paese al mondo dopo Usa e Brasile. Nelle ultime ore i contagi sono stati 30mila e crescono quotidianamente, i casi complessivi sono oltre 1milione e i morti sono oltre 24mila. Gli Stati più colpiti sono il Maharashtra e il Tamil Nadu, segue il Karnataka. Il nuovo lockdown deciso dal regime fascista tocca 12 Stati, tra cui il Bihar. Si tratta degli Stati più poveri. Nello stesso tempo viene colpta anche Bangalore che è il centro tecnologico più sviluppato dell’India dove si trovano le sedi di Microsoft, Apple e Amazon. Oltre 3 milioni di lavoratori hanno perso il lavoro e stanno raggiungendo i loro villaggi.
Il sistema sanitario in India mostra tutta la sua arretratezza per tanta massa di popolazione e assenza di ogni assistenza sanitaria reale.
Il Partito Comunista dell’India (Maoista) sin da aprile si sta battendo per difendere le condizioni delle masse. Il portavoce del Comitato Centrale ha definito il coronavirus un’”arma biologica” che trova le sue radici nelle politiche imperialiste. Ha richiesto che almeno il 10”% del prodotto interno lordo venga destinato all’alimentazione e alla salute delle masse; ha denunciato come il governo Modi non ha esitato a proseguire nell’esportazione pro imperialista anche di farmaci chimici verso gli Usa, nonostante i bisogni drammatici delle masse indiane.
E’ in questo quadro che un dramma nel dramma è costituito dai prigionieri politici che oltre ad essere vittime della repressione fascista del governo, rischiano la loro vita e la loro salute nelle prigioni del regime.
Il PCIM ha chiesto la liberazione immediata di Varavara Rao, artista intellettuale rivoluzionario, conosciuto e apprezzato dalle masse indiane, che risulta positivo al virus, del Prof. Saibaba, figura preminente dell’opposizione democratico rivoluzionaria al regime Modi e al sistema indiano asservito all’imperialismo.
La lotta contro la repressione e la liberazione di questi prigionieri politici è parte della resistenza delle grandi masse popolari in lotta, e nello stesso tempo è parte della denuncia del governo che usa la forza poliziesca, utilizzando il lockdown, verso le masse e che nulla fa per la sicurezza dei medici, dei lavoratori della sanità, dei lavoratori e lavoratrici della salute.
Per questo è necessario oggi più che mai sviluppare la denuncia del governo Modi, intensificare la solidarietà con le masse indiane in lotta e in armi, allargare in tutti i paesi la rivendicazione della liberazione immediata di Varavara Rao e di Saibaba.
Il Comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India è da sempre impegnato in questa battaglia e oggi chiama urgentemente ad una nuova fase della mobilitazione. Attraverso la repressione di questi due intellettuali si colpisce un numero impressionante di militanti, professori, studenti e artisti, membri di organizzazioni democratiche; si pratica il terrorismo di Stato contro la libertà di stampa, di opinione in un paese in cui il regime approva leggi razziste e discriminatorie, come le ultime sulla cittadinanza che colpiscono milioni di musulmani.
Lo sviluppo della pandemia trasforma, inoltre, le carceri in trappole mortali.
Il Comitato chiama quindi ad una nuova giornata internazionale di informazione, azione e solidarietà per il 28 luglio, giornata in cui si sviluppa la vasta azione dei maoisti e dei combattenti della guerra popolare nella settimana dei martiri della rivoluzione.
Il Comitato fa proprio per questa giornata i numerosi documenti che circolano in India e nel mondo a sostegno di questa battaglia.
Oltre 130 rinomati intellettuali hanno firmato un appello sostenendo che il deterioramento delle condizioni di salute del Prof. Saibaba e di Varavara Rao e lo scoppio del Covid nelle carceri mette in pericolo la loro vita e ne chiede il rilascio immediato su cauzione. Documenti della stessa natura sono firmati nel Bangladesh e da gruppi di deputati nello stesso parlamento indiano e altri.
Il Comitato alla luce di questo invita ad alcuni obiettivi immediati:
- diffondere questi documenti con tutti i mezzi in internet;
- organizzare per la giornata del 28 un mail-bombing inviato alla stampa internazionale, alle ambasciate indiane, ai ministri degli Esteri e della Giustizia del maggior numero di governi, al parlamento europeo, alla Corte di Giustizia internazionale ecc;
- organizzare il 28 e nei giorni successivi, assemblee, presidi e ogni tipo di azione, approvare messaggi di solidarietà, e ogni altra iniziativa che permetta di allargare il fronte della mobilitazione;
SI TRATTA DI INIZIATIVE GIÀ IN CORSO IN ALCUNI PAESI IN QUESTI MESI. QUELLO CHE SI CHIEDE A PARTIRE DALLA GIORNATA INTERNAZIONALE È UNA LORO CONCENTRAZIONE, SOCIALIZZAZIONE CHE POSSA SERVIRE A SVILUPPARE UNA CAMPAGNA PROLUNGATA CON L’OBIETTIVO DI OTTENERE RISULTATI CONCRETI NELL’ARCO DI QUESTI MESI CARATTERIZZATI DALLA PANDEMIA.
Comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India
csgpindia@gmail.com
luglio 2020
24/07/20
Polizia razzista, sessista e vile a Torino
Torino: in aula con due vertebre rotte, il giudice dispone un’inchiesta
La procura dovrà far luce sull’arresto di una donna peruviana da parte della polizia
“Sto molto male” . È
apparsa così in udienza, sofferente al punto da non reggersi in piedi,
non potere nemmeno stare seduta, non riuscire quasi a parlare. Così male
che il giudice ha interrotto l’udienza, ha cercato di capire cosa le
fosse successo, e poi, sconcertato, ha chiamato l’ambulanza, l’ha
immediatamente scarcerata e ha trasmesso gli atti in procura perché
venga fatta chiarezza su cosa sia accaduto a una donna peruviana di 53
anni. Era in condizioni davvero provate sia dal punto di vista
psicologico che fisico. Solo in aula si è scoperto che era stata
incredibilmente portata all’udienza per direttissima con due vertebre
rotte, senza alcuna tutela. Ora un’inchiesta della procura dovrà
accertare come si sia rotta quelle vertebre e far luce sull’arresto
avvenuto domenica all’ora di pranzo, che il giudice Marco Picco non ha
considerato legittimo, e caratterizzato da troppe anomalie.
La donna, domenica 19, era in stato confusionale in corso Trapani: un passante aveva chiamato le forze dell’ordine perché lei voleva buttarsi sotto le auto. Era intervenuta una volante della polizia e i due agenti avevano bloccato la peruviana che, agitata e violenta, li avrebbe minacciati e avrebbe anche tirato un calcio a uno dei due, procurandogli una lesione refertata con prognosi di 5 giorni. Secondo gli agenti era ubriaca. L’avrebbero bloccata, dopo averla ” proiettata a terra ” , l’hanno ammanettata e arrestata con l’accusa di resistenza e lesioni. Portata negli uffici di via Tirreno, sarebbe stata visitata dal 118 che non avrebbe rilevato nulla. Ma quella sera, intorno alle 23 la donna è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Martini dove è stata refertata per un trauma dorsale, dovuto a ” caduta accidentale in stato di ebbrezza riferita dagli agenti e appresa dai passanti” e una tac ha evidenziato la frattura di due vertebre, L1 e L2. È stata tutta la notte in ospedale e il giorno dopo, il 20, è stata sottoposta a visita ortopedica: in quell’occasione è stata chiamata la figlia chiedendole di andare a comprare un busto per la madre. La figlia però non è riuscita a trovarlo e, una volta arrivata al Martini, non è nemmeno riuscita a incontrarla.
La donna, domenica 19, era in stato confusionale in corso Trapani: un passante aveva chiamato le forze dell’ordine perché lei voleva buttarsi sotto le auto. Era intervenuta una volante della polizia e i due agenti avevano bloccato la peruviana che, agitata e violenta, li avrebbe minacciati e avrebbe anche tirato un calcio a uno dei due, procurandogli una lesione refertata con prognosi di 5 giorni. Secondo gli agenti era ubriaca. L’avrebbero bloccata, dopo averla ” proiettata a terra ” , l’hanno ammanettata e arrestata con l’accusa di resistenza e lesioni. Portata negli uffici di via Tirreno, sarebbe stata visitata dal 118 che non avrebbe rilevato nulla. Ma quella sera, intorno alle 23 la donna è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale Martini dove è stata refertata per un trauma dorsale, dovuto a ” caduta accidentale in stato di ebbrezza riferita dagli agenti e appresa dai passanti” e una tac ha evidenziato la frattura di due vertebre, L1 e L2. È stata tutta la notte in ospedale e il giorno dopo, il 20, è stata sottoposta a visita ortopedica: in quell’occasione è stata chiamata la figlia chiedendole di andare a comprare un busto per la madre. La figlia però non è riuscita a trovarlo e, una volta arrivata al Martini, non è nemmeno riuscita a incontrarla.
La notte tra il 20 e
il 21 luglio è stata invece passata nelle camere di sicurezza del
commissariato San Paolo. per essere poi portata in udienza di convalida
martedì alle 13.30: alle 14, al Palagiustizia, è arrivata l’ambulanza
fatta chiamare dal giudice. La donna, colf regolare e in Italia dal
2002, era in una situazione di fragilità psicologica anche legata al
Covid, dovuta a difficoltà lavorative. In udienza ha dichiarato di non
aver bevuto, di non aver tirato calci a nessuno. Il giudice ha ritenuto
che ci possano essere dubbi sulla ricostruzione dei fatti accaduti
durante l’arresto. Ci si domanda se in quelle condizioni potesse essere
portata in udienza.
Difesa dall’avvocato Ornella Fiore, in aula rappresentata dalla collega Eleonora Celoria, la donna non è ancora riuscita a spiegare nulla. “Una situazione davvero molto strana, con diversi aspetti da chiarire ” ha commentato l’avvocato Fiore. Stranezze e anomalie che hanno lasciato di stucco il giudice, gli avvocati, la stessa procura che ora dovrà fare chiarezza.
Difesa dall’avvocato Ornella Fiore, in aula rappresentata dalla collega Eleonora Celoria, la donna non è ancora riuscita a spiegare nulla. “Una situazione davvero molto strana, con diversi aspetti da chiarire ” ha commentato l’avvocato Fiore. Stranezze e anomalie che hanno lasciato di stucco il giudice, gli avvocati, la stessa procura che ora dovrà fare chiarezza.
LOTTA DELLE DONNE: "DISTRIBUZIONE DEL POTERE" O ROVESCIARE IL POTERE BORGHESE?
Uno scritto di Chiara Martini - Collettivo Starfish su "Donne migranti ignorate dal dibattito" (pubblicato si Tavolo 4 - vedi in calce) riporta di fatto la questione di quale lotta delle donne e per quale prospettiva.
Tutto l'articolo, nell'indicare l'inadeguatezza del Decreto rilancio in merito al lavoro femminile e alla "regolarizzazione" delle migranti, fa una utile denuncia della condizione delle "invisibili tra le invisibili", le donne straniere braccianti e delle molteplici forme di oppressione e abusi che subiscono e del fatto che "queste situazioni difficilmente emergono e difficilmente vengono denunciate".
Il problema sono le conclusioni. Dove di scrive: "Per questo motivo solo un approccio intersezionale e di genere può aiutare a individuare, comprendere e cercare di scardinare le realtà sopra descritte. I concetti di discriminazione multipla e intersezionalità offrono infatti strumenti analitici, teorici e retorici per interrogare la distribuzione asimmetrica di potere all’interno delle nostre società e forniscono una cornice grazie alla quale si possono mostrare e comprendere le molteplici oppressioni che affliggono determinate persone".
Ecco, questa conclusione, apparentemente oggettiva, in realtà non è corretta:
1) si individuano le varie e intrecciate forme di oppressione, ma si nasconde l'origine e il "collante" di questa condizione di "segregazione fisica, sociale, psicologica ed esistenziale" (come viene indicata nel testo), che è alla base e determinante, la condizione di classe;
2) dire "condizione di classe" significa porre la discriminante principale, ma non significa affatto non fare la necessaria analisi, approfondimento di come si articola nelle donne questa condizione; un'analisi che non è affatto statica e sempre uguale ma che deve essere continuamente aggiornata, perchè alle forme vecchie di oppressione si uniscono o si intrecciano le forme "moderne" di oppressione, che aumentano per le donne immigrate. Quindi per noi dire "base, determinante" non coincide affatto con "esaustivo", nè dire "classe" porta a comprimere le complesse forme di oppressione di classe: in primis razzismo, sessismo che hanno prodotto e producono grandi e necessari movimenti di ribellione e lotta.
Ma non porre la "condizione di classe" come determinante porta inevitabilmente al riformismo radicale o ad una idea interclassista di rivoluzione;
3) negli ultimi anni si stanno riprendendo nel dibattito del movimento femminista concetti, non certo nuovi, quali "intersezionalità" che, di fatto o esplicitamente, si pongono in alternativa al concetto/analisi della condizione di doppia/tripla oppressione delle donne che è molto più ricca e contundente;
4) ma soprattutto - come dicono anche le conclusioni dell'articolo - il concetto di intersezionalità lo si lega al concetto di "distribuzione asimmetrica di potere" e quindi si mette l'accento sul concetto di "uguaglianza" del potere e non sulla differenza/dominio di classe, non sull'analisi di classe del potere borghese che deve essere rovesciato. Perchè non si tratta affatto di "distribuzione asimmetrica" ma di sfruttamento/oppressione di una classe, capitalista, sulla maggioranza delle masse - da cui inevitabilmente discende la necessità della rivoluzione proletaria per rovesciare il potere della classe dominante e porre le basi per porre fine, con la "rivoluzione nella rivoluzione" (concetto altamente scientifico, materialistico dialettico, frutto dell'esperienza storica del proletariato, della Grande rivoluzione culturale proletaria) a tutte le forme strutturali e sovrastrutturali di oppressione.
****
L'articolo citato di Chiara Martini è pubblicato su Tavolo4flat del 20 giugno 2020: Le donne migranti e il sogno della regolarizzazione, e la realtà dello sfruttamento e dell' oppressione e abuso a causa del loro status migratorio, del genere, della nazionalità, della posizione lavorativa, della religione. Di Chiara Martini Collettivo Starfish "Donne migranti ignorate dal dibattito"
Tutto l'articolo, nell'indicare l'inadeguatezza del Decreto rilancio in merito al lavoro femminile e alla "regolarizzazione" delle migranti, fa una utile denuncia della condizione delle "invisibili tra le invisibili", le donne straniere braccianti e delle molteplici forme di oppressione e abusi che subiscono e del fatto che "queste situazioni difficilmente emergono e difficilmente vengono denunciate".
Il problema sono le conclusioni. Dove di scrive: "Per questo motivo solo un approccio intersezionale e di genere può aiutare a individuare, comprendere e cercare di scardinare le realtà sopra descritte. I concetti di discriminazione multipla e intersezionalità offrono infatti strumenti analitici, teorici e retorici per interrogare la distribuzione asimmetrica di potere all’interno delle nostre società e forniscono una cornice grazie alla quale si possono mostrare e comprendere le molteplici oppressioni che affliggono determinate persone".
Ecco, questa conclusione, apparentemente oggettiva, in realtà non è corretta:
1) si individuano le varie e intrecciate forme di oppressione, ma si nasconde l'origine e il "collante" di questa condizione di "segregazione fisica, sociale, psicologica ed esistenziale" (come viene indicata nel testo), che è alla base e determinante, la condizione di classe;
2) dire "condizione di classe" significa porre la discriminante principale, ma non significa affatto non fare la necessaria analisi, approfondimento di come si articola nelle donne questa condizione; un'analisi che non è affatto statica e sempre uguale ma che deve essere continuamente aggiornata, perchè alle forme vecchie di oppressione si uniscono o si intrecciano le forme "moderne" di oppressione, che aumentano per le donne immigrate. Quindi per noi dire "base, determinante" non coincide affatto con "esaustivo", nè dire "classe" porta a comprimere le complesse forme di oppressione di classe: in primis razzismo, sessismo che hanno prodotto e producono grandi e necessari movimenti di ribellione e lotta.
Ma non porre la "condizione di classe" come determinante porta inevitabilmente al riformismo radicale o ad una idea interclassista di rivoluzione;
3) negli ultimi anni si stanno riprendendo nel dibattito del movimento femminista concetti, non certo nuovi, quali "intersezionalità" che, di fatto o esplicitamente, si pongono in alternativa al concetto/analisi della condizione di doppia/tripla oppressione delle donne che è molto più ricca e contundente;
4) ma soprattutto - come dicono anche le conclusioni dell'articolo - il concetto di intersezionalità lo si lega al concetto di "distribuzione asimmetrica di potere" e quindi si mette l'accento sul concetto di "uguaglianza" del potere e non sulla differenza/dominio di classe, non sull'analisi di classe del potere borghese che deve essere rovesciato. Perchè non si tratta affatto di "distribuzione asimmetrica" ma di sfruttamento/oppressione di una classe, capitalista, sulla maggioranza delle masse - da cui inevitabilmente discende la necessità della rivoluzione proletaria per rovesciare il potere della classe dominante e porre le basi per porre fine, con la "rivoluzione nella rivoluzione" (concetto altamente scientifico, materialistico dialettico, frutto dell'esperienza storica del proletariato, della Grande rivoluzione culturale proletaria) a tutte le forme strutturali e sovrastrutturali di oppressione.
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L'articolo citato di Chiara Martini è pubblicato su Tavolo4flat del 20 giugno 2020: Le donne migranti e il sogno della regolarizzazione, e la realtà dello sfruttamento e dell' oppressione e abuso a causa del loro status migratorio, del genere, della nazionalità, della posizione lavorativa, della religione. Di Chiara Martini Collettivo Starfish "Donne migranti ignorate dal dibattito"
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