30/06/11

LE DONNE SONO LE PRIME AD ESSERE LICENZIATE... "Tanto in famiglia il loro è sempre il secondo stipendio"

Produttrici di altro profitto per i padroni in questo sistema capitalista ma che lo stesso sistema spietatamente butta in strada quando non servono più... volendo perpetuare sempre più pesantemente per le donne la condizione di oppressione...



Contro la doppia oppresssione la nostra doppia ribellione e lotta


__________



Il caso



C'è la crisi, licenziate solo le donne



"Così stanno a casa a curare i figli"



Decisione shock alla MaVib di Inzago: "Tanto in famiglia il loro e sempre il secondo stipendio"



Durissima la reazione dei sindacati che denunciano: "Sembra di essere tornati nel Medioevo"



L'azienda licenzia, ma solo donne. "Così possono stare a casa a curare i bambini", dicono i dirigenti della MaVib di Inzago, produttrice di motori elettrici per impianti di condizionamento. All'indignazione dei sindacati ("sembra di essere tornati nel Medioevo"), si aggiunge la rabbia dei lavoratori - uomini e donne uniti - pronti a salire sulle barricate.



Invischiata nelle sabbie mobili della crisi, l'impresa a conduzione familiare fondata 25 anni fa da Ivaldo Colombo, ancora in plancia di comando, 5 milioni di fatturato, 30 dipendenti (12 uomini e 18 donne), finora era ricorsa solo agli ammortizzatori sociali. "Anche perché la situazione non è mai stata davvero drammatica", sottolinea Fabio Mangiafico di Fiom Milano. Una commessa per produrre impianti di raffreddamento di distributori automatici nell'Europa nord occidentale aveva dato ossigeno all'attività.



Dieci fa mesi, in 14 erano finiti comunque in cassa integrazione ordinaria, tutte donne, tranne uno. "Un'anticipazione di quello che stava per accadere", dice ora il sindacalista rileggendo i fatti. Ieri pomeriggio, nella sede di Api (Associazione piccole medie imprese), al tavolo delle trattative ci sono tutti: sindacati, associazioni di categoria e proprietà. È qui che l'amministratore delegato della società comunica la decisione. "Dopo la cassa integrazione - fa sapere la Fiom Cgil - hanno annunciato il licenziamento di 13 lavoratori scegliendoli rigorosamente di sesso femminile", precisando che "quello portato a casa dalle donne è comunque il secondo stipendio".



L'incontro viene sospeso e la notizia arriva sotto le volte del capannone di via Emanuele Filiberto, nella zona industriale di Inzago, quando manca una manciata di minuti alla sirena di fine giornata. Fuori dai cancelli basta un breve consulto tra gli operai. Tutti, nessuno escluso, decidono di presidiare la fabbrica, a partire dal giorno dopo. "C'è una totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne, che a ben vedere sono la vera forza lavoro di questa azienda - attacca una lavoratrice che vuole restare anonima -. Abbiamo anche noi famiglie da mantenere e un mutuo da pagare, alcune di noi mantengono il marito perché disoccupato. Questa discriminazione è agghiacciante".



La repubblica(30 giugno 2011)

24/06/11

"MELANIA VOLEVA DENUNCIARE GLI SCANDALI IN CASERMA"

Quindi, un omicidio, quello di Melania, che ha come teatro e causa l'esercito, il "normale" humus maschilista e fascista che vive al suo interno. Non basta che sia indagato - alla buon ora, dopo mesi! - Salvatore Parolisi, deve essere scoperchiato e attaccato tutto il marciume interno alla caserma.
Anche perchè quanto sta venendo fuori non è un'eccezione (tanti altri episodi lo dimostrano) ma il frutto delle concezioni e della pratica con cui è di fatto costruito l'esercito, le forze armate in generale, che fanno il pieno dei peggiori "valori": arroganza, disprezzo per la gente e in particolare per le donne, "l'onore", la "difesa del corpo", ecc.

Ripubblichiamo quanto scrivevamo il 9 giugno:

"Benchè continui il clima omertoso sull'assassinio di Melania, ormai i dubbi iniziali su un delitto che vede l'Esercito in prima fila si vanno confermando.
Ora si "scopre" quello che tanta gente del posto sa da tempo: l'esistenza in alcuni alberghi, bed&breakfast della zona, di festini in cui i militari dell'esercito portano giovani reclute; si scopre di una "normalità" in questo ambiente militare di abusi sessuali.
Ora viene fuori che il marito di Stefania era andato più volte in questi alberghi, accompagnato da varie ragazze che facevano l'addestramento militare.
Ora sia pur timidamente alcune soldatesse cominciano a parlare.

E' possibile quindi che Melania abbia scoperto non solo i tradimenti del marito, ma questo andazzo generale, e che poteva parlare e denunciarlo. E che quindi la sua vita diventava un pericolo per "l'onorabilità del militare e dell'esercito", e allora andava messa a tacere.
Questo piega forse anche la maniera da "guanti gialli" con cui si sta indagando, il fatto che finora l'esercito in quanto tale non sia stato investito.
In questo sistema la morte di una donna val bene la difesa del corpo militare pregno per suo sistema della concezione sessista, fascista, machista..."

mfpr

21/06/11

LA VERA RESPONSABILITA' DELLA VIOLENZA SESSUALE NEL CAMPO DI MANDURIA

Denunciamo con forza la violenza sessuale subita da una donna tunisina nel campo di Manduria da parte di un altro immigrato del Ciad. Ma diciamo anche che la responsabilità di quanto è avvenuto è principalmente del governo, delle istituzioni che costringono 1500 immigrati a stare rinchiusi per settimane nel campo, in condizioni che violano diritti umani di normale vivibilità, e che sono di abbrutimento fisico e morale, che facilmente creano il terreno concreto e l'humus favorevole alle violenze verso le poche donne che stanno.

Noi abbiamo detto fin dall'inizio dei nuovi arrivi nel campo di Manduria che a maggior ragione data la presenza questa volta di donne e bambini, il campo non doveva essere chiuso come un carcere, ma doveva tornare ad essere un campo aperto, come si era riusciti a conquistare con la rivolta dei tunisini di aprile, per permettere sia ad associazioni, popolazione della zona di poter entrare a verificare le condizioni e a stabilire rapporti di solidarietà con gli immigrati, sia agli immigrati, alcune appunto famiglie, di uscire liberamente; a maggior ragione per la presenza delle donne le condizioni di vita nel campo dovevano essere totalmente differenti, no alle tende che non consentono un minimo di intimità, no ai servizi pochi e distanti dalle tende, ecc. Abbiamo chiesto che se veramente, come continuano a dire, il campo di Manduria è solo di identificazione di profughi, a maggior ragione gli immigrati devono avere subito il permesso di soggiorno e non restare nel campo per settimane (per poi andare in altri campi).

Questo non è stato fatto, non viene fatto - anzi i tempi di permanenza si allungano - le condizioni di vita all'interno del campo si fanno sempre più difficili e ancora una volta sono le donne che ne subiscono le peggiori conseguenze.

Occorre una nuova rivolta come quella del 2 aprile che unì la protesta e mobilitazione nostra e di altre compagni e compagni con la protesta degli immigrati tunisini.

Occorre l'unità e l'autorganizzazione delle donne all'interno del campo per lottare insieme contro violenze, atteggiamenti, concezioni maschiliste, e per pretendere condizioni dignitose di vivibilità.

Stiamo organizzando nei prossimi giorni una nuova forte iniziativa al campo, a cui chiamiamo tutte le realtà, compagne,compagni che si sono mobilitati ad aprile:

IL CAMPO DEVE ESSERE APERTO

BASTA CON CONDIZIONI INUMANE DI PERMANENZA

PERMESSI DI SOGGIORNO SUBITO

fiorella per mfpr Taranto


17/06/11

Da palermo in solidarietà con le donne in lotta in Arabia Saudita






















PALERMO

anche noi oggi in macchina a sostegno delle donne di Riyadh in lotta













mfpr

Oggi guido con le donne di Riyadh!

OGGI ESPRIMIAMO SOLIDARIETA' CON LE DONNE DELL'ARABIA SAUDITA, METTENDO OGNUNA DI NOI SULLA MACCHINA UN CARTELLO:"OGGI GUIDO CON LE DONNE DI RIYADH!

IN "VIAGGIO" CONTRO I REGIMI E L'IMPERIALISMO"

Mfpr



«Guiderò a partire dal 17 giugno».


È la parola d'ordine lanciata sui socialnetwork da un gruppo di saudite che esorta le connazionali a mettersi al volante, infrangendo il simbolo delle discriminazioni gravissime che le donne subiscono in un regno che, grazie alle ingenti riserve petrolifere e all'alleanza con l'Occidente (e in particolare con gli Usa) può permettersi di violare convenzioni internazionali e di negare diritti fondamentali ai suoi cittadini, senza pagarne le conseguenze...


Nel regno della stretta alleanza tra la famiglia Saud e il clero wahabita,la patente - così come il voto (nonostante le promesse, le donne non parteciperanno alle amministrative di settembre) e la possibilità di un lavoro indipendente - è ancora preclusa alla popolazione femminile.


Una donna non può spostarsi nel paese o viaggiare all'estero senza un mahram(tutore), quasi sempre un familiare stretto. La separazione dei sessi è ferrea e così le donne non possono svolgere diversi lavori che le porterebbero a contatto con la popolazione maschile.


Leggi e norme che hanno ben poco a che fare con l'islam e molto con tradizioni tribali della penisola arabica che vanno indietro nei secoli.


Contro tutto ciò non sono mancate le mobilitazioni di migliaia di sauditi nelle scorse settimane, un massiccio spiegamento delle forze di sicurezza ha impedito che i raduni potessero svilupparsi e diventare ampie manifestazioni contro il regime,come in altri paesi arabi. La monarchia Saud ha poi assunto il ruolo diforza «controrivoluzionaria» nel Golfo, al punto da inviare a marzo -evidentemente con l'assenso degli alleati americani - una spedizione armata a sostegno del sovrano del Bahrain messo sotto pressione dal locale movimento per la democrazia. Sono insistenti inoltre le voci di interferenze saudite in Egitto e in Siria.


Il tam tam della manifestazione del 17 giugno si diffonde in rete.«Il fatto di organizzarsi e agire come un movimento è qualcosa che le donne saudite hanno imparato dalle rivolte in corso nel mondo arabo e cominciano a non avere più paura», spiega Wajeeha al-Howeider, un'attivista per i diritti umani. E le donne non sono spaventate dalle minacce di «severe punizioni» da parte di gruppi non meglio precisati di uomini, con ogni probabilità agenti dei servizi di sicurezza. Stando a quanto si legge ini nternet e sui giornali locali, «migliaia» di sauditi si starebbero attrezzando per andare a «frustare» le donne che oseranno infrangere il divieto di guidare...


Ma "...il 17 giugno potrebbero cominciare a illuminare le strade del paese".

NO all'attacco alle pensioni delle donne

"Al di là delle parole (di Berlusconi), per ora la certezza sono tagli,tagli e ancora tagli...". Scrivono i giornali di ieri. Si comincerà subito,già a metà luglio ma la mazzata arriverà dal 2012 in poi. Tra questi tagli"c'è anche l'aumento da 60 a 65 anni dell'età di pensionamento delle lavoratrici private", che porterà un risparmio di 6 miliardi.

E ci conferma che i primi risparmi, tra cui quelli derivanti dall'aumento delle pensioni già fatto alle donne nel Pubblico Impiego, andranno a"rifinanziare alcune spese rimaste senza copertura come le missioni militari...".

Il governo Berlusconi e il parlamento vanno avanti quindi decisi sulla loro strada di attacco alle lavoratrici e di uso dei nostri soldi soprattutto perla guerra. Le donne che subiscono ancora una volta un doppio attacco sul lavoro e fuori dal lavoro, con più anni di lavoro (e se nel Pubblico impiego è pesante, più anni di sfruttamento nelle fabbriche, negli altri posti di lavoro privati vuol dire mettere a rischio sicuro la salute) e contemporaneamente più servizi in casa per i tagli ai servizi sociali.

A fronte di questa marcia a tappe forzate verso il moderno medioevo,l'attacco ai diritti e alle condizioni di vita e la politica imperialista diguerra è necessario una risposta forte, di lotta soprattutto proprio delle lavoratrici di tutte le donne.

Per questo, non siamo affatto d'accordo con l'appello uscito nella conferenza stampa fatta il 7 giugno nella sala stampa della Camera dei deputati, proposto da alcune associazioni di donne, prevalentemente di Napoli (Pari o Dispare, Arcidonna, Udi Nazionale, Casa Internazionale dellaDonne, Usciamo dal Silenzio, Di Nuovo, Aspettare Stanca, ecc).

Questo appello si limita a chiamare ad una mobilitazione delle donne per sostenere 3 emendamenti al decreto "Sviluppo" firmati da deputati di tuttetre gli schieramenti, quindi anche di quei partiti che sono direttamente responsabili di queste politiche di attacco alla vita e alla dignità delledonne; le firmatarie dell'appello poi hanno deciso di istituire un "ComitatoGaranti", in cui dovrebbero esserci parlamentari come per es. Ichino, giànoto nel movimento dei lavoratori per le sue posizioni fasciste contro idiritti di classe, lo Statuto dei lavoratori, ecc.

Ma siamo su "scherzi a parte"?

Questo governo, questo parlamento, che sulla questione delle missioni militare vede la sua più ampia compattezza, da destra a "sinistra", non faranno certo con qualche emendamento dei passi indietro. Affermare questovuol dire essere ciechi o peggio coprire la natura moderno fascista diquesto governo. La mobilitazione delle donne non deve essere usata per sostenere i deputati firmatari. Né siamo d'accordo sul fatto che una mobilitazione delle lavoratrici come prima cosa non debba dire NO all'aumento dell'età pensionabile, perchè noi donne abbiamo già lavorato il doppio degli anni!

Le prime firmatarie dell'appello che sicuramente sono scese in piazza il 13 febbraio ormai hanno messo una pietra sopra alla questione centrale per ogni difesa delle nostre condizioni di lavoro e divita: che questo governo se ne deve andare come tutti i governi dei padroni!?

lavoratrici slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

09/06/11

Melania vittima del marciume da caserma dell'Esercito ?

Benchè continui il clima omertoso sull'assassinio di Melania, ormai i dubbi iniziali su un delitto che vede l'Esercito in prima fila si vanno confermando.
Ora si "scopre" quello che tanta gente del posto sa da tempo: l'esistenza in alcuni alberghi, bed&breakfast della zona, di festini in cui i militari dell'esercito portavano giovani reclute; si scopre di una "normalità" in questo ambiente militare di abusi sessuali.
Ora viene fuori che il marito di Stefania era andato più volte in questi alberghi, accompagnato da varie ragazze che facevano l'addestramento militare.
Ora sia pur timidamente alcune soldatesse cominciano a parlare.

E' possibile quindi che Melania abbia scoperto non solo i tradimenti del marito, ma questo andazzo generale, e che poteva parlare e denunciarlo. E che quindi la sua vita diventava un pericolo per "l'onorabilità dell'esercito", e allora andava messa a tacere.
Questo piega forse anche la maniera da "guanti gialli" con cui si sta indagando, il fatto che finora l'esercito in quanto tale non sia stato investito.
In questo sistema la morte di una donna val bene la difesa del corpo militare pregno per suo sistema della concezione sessista, fascista, machista.

Questo è già accaduto con altre uccisioni di donne, con altre violenze contro donne, immigrate da parte di uomini facenti parte di forze militari, dell'ordine

LA MORTE DI MELANIA, PER LEI, PER TANTE ALTRE DONNE, PRETENDE INVECE VERITA' E GIUSTIZIA!

MFPR

La lotta delle donne palestinesi

Dalla lista "sommosse"

La lotta delle donne palestinesi raccontata dalle donne dell'associazione "Palestinian Development Women Studies Association".

Il video riporta un incontro avvenuto il 16 maggio 2011 a Gaza, incontro in cui il Convoglio Restiamo Umani (www.vik2gaza.org) ha incontrato la PDWSA.
http://www.archive.org/details/IncontroConPdwsa


"Sono arrivati, gli abbiamo dato da bere e l'hanno rovesciato, ma li abbiamo perdonati. Sono arrivati, gli abbiamo dato da mangiare e l'hanno buttato, ma li abbiamo perdonati. Siamo andati a a cercare il cibo, siamo tornati e abbiamo trovato le strade sbarrate."

Israele ha occupato la Palestina uccidendo e torturando madri, padri e figli, distruggendo le case, ostruendo le strade, rubando l'acqua.
Le donne palestinesi hanno resistito e continuano a resistere a tutto questo. Così racconta Mariam dell'Unione delle Donne Arabe, che dal 1982 rivendica sostiene e promuove l'emancipazione femminile in ogni ambito del quotidiano.

Le donne sono parte attiva nella resistenza palestinese, nonostante i molteplici tentativi da parte dell'occupazione sionista di zittire la voce femminile. Fin dall'inizio dell'occupazione la donna in Palestina si è adoperata in molteplici ruoli che la situazione d'assedio imponeva.
Sono state madri, costruttrici di campi profughi, combattenti, infermiere. Fondamentali sono state soprattutto nel trasmettere il valore della resistenza ai propri figli e alle proprie figlie, insegnando loro il significato della rivoluzione, spiegando l'importanza della difesa della terra palestinese e della lotta verso la libertà . Hanno cresciuto nel loro grembo la popolazione palestinese.
Negli anni hanno accresciuto ancora di più il valore della resistenza ereditando le armi della rivolta, con determinazione sono diventate ancora più protagoniste nel processo rivoluzionario cercando in esso anche il cambiamento sociale: sono scese nelle strade, hanno rivendicato i loro diritti, hanno lanciato pietre, hanno combattuto l'esercito israeliano, costruendo resistenza.

L'Unione delle Donne Arabe è attiva in diversi progetti che sostengono l'educazione e la cultura, ritenuti fondamentali per l'emancipazione femminile. Privilegiano qualsiasi attività che sappia accrescere la soggettività della donna a livello sociale, politico, economico, sanitario.

"Gli uomini ci impongono di mettere il velo e gli rispondiamo che se vogliono se lo possono mettere loro!". In questo modo viene sottolineata la loro volontà ad autodeterminare le scelte sul proprio corpo. Il problema non è se indossare o meno l'hijab, ma la strumentalizzazione maschile della religione a scopi che mirano al libero arbitrio di una donna. A tal proposito le donne dell'Unione si sono sempre battute affinchè in nessun contesto sociale fossero costrette ad indossare indumenti contro la loro volontà.

08/06/11

PROCESSO CONTRO STRAUSS-KAHN: "VERGOGNA!"



"Vergogna!", "Vergogna!". Così decine e decine di lavoratrici, cameriere, immigrate, oggi all'apertura del processo hanno gridato con forza contro Dominique Strauss-Kahn.
Questa dimostrazione segue di pochi giorni quella fatta in Francia da donne, lavoratrici che hanno detto: "siamo tutte lavoratrici delle pulizie!".

E' un buon e giusto inizio del processo!
Un processo che non deve mai svolgersi "tranquillamente".
Perchè se così fosse la sentenza è nota: Strauss-Kahn ne uscirebbe innocente e il processo si trasformerebbe in un violento tentativo di infangare la lavoratrice dell'albergo.

Ma la rabbia, la combattività delle cameriere di oggi, dà fiducia che non finirà così

mfpr

05/06/11

Strauss Kahn, Don Seppia e il padre di Teramo che ha abbandonato la figlia... sullo stesso piano? MA CHI E' QUESTO CRETINO???

Da http://proletaricomunisti.blogspot.com/


Il giornale Il Manifesto domenica 29 maggio a pag. 15 ha pubblicato un articolo di Christian Raimo dal titolo “Quando l'uomo non regge il ruolo”, in cui già il sottotitolo è tutta una premessa di una tesi tanto vergognosa quanto stupida ma soprattutto alla fine giustificatrice/complice degli stupri e del potere: “cosa hanno in comune - si legge nel sottotitolo - Strauss Kahn, Don Seppia e il padre di Teramo che ha abbandonato la figlia sotto il sole? Un'idea di affidabilità slegata dalla reale capacità di sostenerla. Per non essere paralizzati dalla fatica di essere se stessi oggi è necessario un elogio del fallimento”.

Riportiamo ampi stralci dell'articolo, perchè in un certo senso parla da sè.
Nell'articolo Raimo tenta di spiegare questa somiglianza: “Tre persone – tre maschi diciamolo subito - che pensavamo affidabili, molto affidabili, si rivelano un disastro. Addirittura dei mostri per alcuni, indifendibili per la maggior parte (tranne che per la mogli nei casi di Dsk e del padre)...
Eppure, evidentemente, non sono tre episodi isolati. 1) ... gli uomini di potere che si comportano come maiali: Strauss-Kahn... sono soltanto l'ultima avanguardia di un esercito ben in forze; 2) la questione della pedofilia nella chiesa è diventata di rilevanza sociologica... 3) queste tragedie dei bambini dimenticati in macchina ... sono probabilmente l'emersione più tragica di una “distrazione di massa”...”.

E continuando su questo parallelismo, questo giornalista trova la causa comune: “...un'idea di affidabilità che è evidentemente slegata dalla reale capacità di sostenerla...”. La soluzione? E' l'ammissione: Don Seppia e i preti devono ammettere “di non riuscire a mantenere la castità”;
Strauss-Kahn deve ammette che aver ritenuto “in un certo senso plausibile e consentito anche per una figura di così alto profilo pubblico come lui (di avere “amanti occasionali, prostitute , in mancanza, ragazze da violentare”); il padre doveva ammettere di essere stressato e di aver bisogno di un sollievo mentale.
Quindi, secondo Raimo: sono tre maschi (e qui, mettendola sul 'genere' forse ha cercato di strappare consensi nel campo del femminismo), sono tre persone inaffidabili che non ammettono di esserlo, o che cercano che “magari qualcuno li sollevi della pesantezza di questi ruoli (prima che la loro inadeguatezza si manifesti)”.
E, allora, la conclusione: “Per questo oggi è necessario un elogio del fallimento... per non lasciarsi paralizzare dalla fatica di essere sé stessi... (che) vuol dire produrre a livello sociale un'ansia da prestazione diffusa e pervasiva”. Quindi, queste figure “più che segnare la sconfitta di una società incapace di produrre figure-guida, di garantire un'affidabilità costante, ci indicano proprio una possibilità. La conoscenza del limite invece della determinazione cieca. Un'ammissione di inadeguatezza...”. E non poteva, in conclusione, mancare nell'articolo il riferimento al papa dell'ultimo film di Moretti.

UN ARTICOLO INDECENTE!!
E' indecente che questo articolo metta sullo stesso piano i tre casi.
Con Strauss Kahn, ci troviamo il ciarpame sempre più sistemico di rappresentanti del potere capitalista, imperialista, il marciume proprio di un sistema in cui il diritto di proprietà va dai soldi ai corpi delle donne; un sistema economico-politico che proprio nella sua inevitabile crisi diventa sempre più violentemente schifoso, e mostra tutta la sua putrefazione.
L'arroganza di potere, che verso le donne diventa anche stupro, degli Strauss Kahn, con Berlusconi e la sua corte, noi la conosciamo bene.
Con Berlusconi, sig. scrivano, dovremmo, per caso, fare l'”elogio del fallimento”, aiutarlo a comprenderne i suoi “limiti”, comprendere la sua “fatica di dover essere se stesso”, mandarlo su un lettino di psicanalista? O piuttosto cacciarlo dal governo, e costruire un potere proletario che lo mandi realmente in galera ma buttandone le chiavi, perchè in questo sistema capitalista anche in una galera gli Strauss Kahn ci stanno troppo poco e ne escono sempre grazie al potere del denaro?

Con il pedofilo stupratore Don Seppia, ci troviamo in una aberrante “normalità” impunita della Chiesa (dall'America all'Italia), coperta dal silenzio e dalle “preghiere” del Vaticano, in cui si unisce il potere terreno e quello oppressivo religioso e in cui la dedizione alla propria missione è un'eccezione, soprattutto via via che si sale di gerarchia.

Che centrano questi fatti, queste realtà con il padre di Teramo? Quella figlia, quei bambini “dimenticati” e morti gridano denuncia contro la vera causa di queste disgrazie: la vita che questo sistema sociale capitalista ci costringe a vivere. Lo stress, i problemi sempre più pesanti che la maggior parte della gente deve affrontare e che le occupano la testa; i ritmi delle giornate.

Come si permette questo giornalista da strapazzo a mettere anche sullo stesso piano la moglie di questo padre che nel dire una semplice triste verità: “è una cosa che poteva capitare a chiunque”, ha denunciato la vita stressante che si è costretti a fare e ha di fatto indicato la strada, non della giustificazione, ma dell'unità contro questo sistema sociale?
E invece la moglie di Strauss Kahn che si è dimostrata della stessa pasta marcia del marito comprando con i suoi milioni (tra i tanti miliardi che ha) la libertà di uno stupratore, e facendo subire una seconda violenza alla ragazza, lavoratrice dell'albergo; che ha mostrato come in questo sistema il potere dei soldi viene sbattuto in faccia (da uomini o donne di potere) alla dignità delle donne?!
Come il “nostro” Berlusconi che si compra con decine di migliaia di euro notti di festini, ragazze, valutate come se fossero animali da vendere sul mercato.

Rispetto a questa violenza del potere, parlare di “elogio del fallimento” è una indecente giustificazione, un'assoluzione di fatto degli Strauss Kahn, dei Berlusconi, dei preti pedofili, uno stupido tentativo di dare una veste “dignitosa”, psicologica a ciò che deve essere solo spazzato via come spazzatura.

E' infine, altrettanto indecente che Il Manifesto abbia pubblicato questo articolo, dedicandovi quasi un'intera pagina.