21/08/22

Comunicazione

Per riorganizzazione il blog è sospeso fino a fine mese

Arrivederci al 1° settembre

19/08/22

A presto: il 17 settembre a Roma! - Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica

Chiamata dall'Assemblea Donne/Lavoratrici ad esserci in tante
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Roma 17 settembre ore 14,30 - Metropoliz via Prenestina 913

Per un autunno di lotta proletaria e popolare, sindacale e politica serve un fronte unico di classe contro padroni, governo dei padroni, stato capitalista/imperialista

Temi dell'Assemblea

contro lo scaricamento della crisi sulla pelle dei lavoratori, lavoratrici e delle masse - sfruttamento, delocalizzazioni e chiusura fabbriche, licenziamenti, cassintegrazione permanente, precarietà, disoccupazione, carovita, morti sul lavoro, salute e ambiente, casa, peggioramento sanità, scuola, trasporti...

a sostegno delle lotte delle donne lavoratrici in lotta contro doppio        sfruttamento, precarietà, doppia oppressione, attacco ai diritti delle donne

contro la guerra imperialista - l'intervento dell' imperialismo italiano in Ucraina, Est Europa, Libia e mediterraneo, l'aumento delle spese militari, le basi militari Usa/Nato

contro il fascismo e razzismo di Stato, di governo, sedi e squadrismo nei quartieri e nelle piazze

contro la repressione lotte proletarie, attacco  al diritto di sciopero e alle libertà sindacali e di rappresentanza, criminalizzazione dei movimenti Notav/no Tap/no Muos..

permessi di soggiorno, documenti anagrafici e sanitari per tutti i migranti senza condizione, diritto di asilo, contratti regolari reddito, casa - apertura porti - accoglienza e solidarietà - blocco di espulsioni - chiusura cpr

organizzazione - unità di classe -guerra di classe - internazionalismo

Partecipazione e inviti

Inviti e presenze dalle fabbriche in lotta, da GKN Firenze a Tessitura Albini Mottola - dalle Acciaierie d'Itala/appalto Taranto a Stellantis, Tenaris Dalmine, Fincantieri, Marcegaglia, dalla Beretta di Trezzo MI alle lavoratrici degli asili, delle cooperative e degli appalti di pulizia comunali, dai facchini in lotta ai disoccupati di Napoli, alle realtà impegnate per salute, sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio

inviti alle realtà in lotta dei migranti e associazioni di sostegno

inviti a tutte le realtà del sindacalismo di base e di classe e a tutti gli organismi di lotta contro la repressione e il carcere

Assemblea proletaria anticapitalista

info adesioni assemproletariaanticapitalista@gmail.com

wa 351957628

18/08/22

Usa l'attacco al diritto di aborto si estende - Ma si estendono anche le proteste

Proteste in Idaho

Dal 25 agosto n
ell'Idaho via libera alla legge che "vieta" l'aborto
La Corte suprema dell'Idaho, massimo organo giuridico dello Stato americano, ha dato l'ok al provvedimento che introduce un bando quasi totale all’interruzione di gravidanza. "È un divieto di fatto"
Dal 25 agosto, nello stato americano si potrà abortire solo in caso di stupro, incesto e per salvare la vita della donna. 
Ma l'organizzazione Pro-choice sostiene che nel provvedimento le eccezioni mediche sulla salute della donna sono scritte in modo così restrittivo da essere impossibili da seguire.
La Corte non ha dunque accolto la richiesta avanzata tramite petizione da Planner Parenthood, la più grande organizzazione negli States di consultori e centri medici per la salute riproduttiva, che cercava di bloccare l'entrata in vigore del provvedimento.
Oltre a quella di Planned Parenthood, il 2 agosto il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha annunciato un'altra causa contro l'Idaho, sostenendo che la misura "criminalizza i medici" e impedisce loro di praticare liberamente l'interruzione di gravidanza quando la salute della donna è a rischio. Il Dipartimento di Giustizia ha citato in giudizio l'Idaho per aver violato la legge federale sulle cure mediche d'emergenza e sul lavoro, nel tentativo di proteggere i medici che devono intervenire quando l'aborto è "un trattamento medico necessario per stabilizzare le condizioni mediche d'emergenza di un paziente". Si tratta della prima azione dell'organo  contro uno Stato da quando la sentenza "Roe contro Wade" è stata rovesciata. 

Dal 15 settembre nell'Indiana sarà vietato l'aborto fin dal concepimento
Anche qui viene infatti proibita quasi totalmente l'interruzione di gravidanza, eccetto i casi di incesto, stupro, problemi gravi al feto o quando la vita della donna è a rischio. 
Finora l'interruzione era autorizzata fino alla 22esima settimana. 
Secondo il disegno di legge, gli aborti possono essere praticati solo in ospedali o centri ambulatoriali di proprietà di ospedali, il che significa che tutte le cliniche abortive perderanno la licenza. Stessa sorte per tutti i medici che praticano un aborto illegale o che non presentano i rapporti richiesti.
La senatrice Sue Glick, tra i promotori delle nuove restrizioni, ha detto che non pensa che "tutti gli Stati arriveranno allo stesso punto".

Arabia Saudita, attivista per i diritti delle donne condannata a 34 anni di prigione per un tweet. E’ la pena più dura mai inflitta

E gli Usa/Biden, nella sua recente visita, soltanto "sottopone" al principe saudita il problema del rispetto dei diritti umani nel suo Paese...
Ma come potrebbe essere altrimenti visto che nel suo paese, America, altrettanto fa contro l'altra barbarie (attacco all'aborto) contro le donne? (leggi su questo altro post).
Da Il fatto quotidiano 
Dopo essere stata arrestata il 15 gennaio del 2021 durante una vacanza e aver subito 285 giorni di interrogatorio, Salma Al-Shabab, il 9 agosto scorso, il Tribunale penale specializzato saudita ha condannato l’attivista per i diritti umani a 34 anni di prigione. E’ la più alta condanna comminata ad un’attivista per i diritti umani nella storia del Paese. La donna, sciita- minoranza repressa in Arabia Saudita- dottoranda di ricerca all’università di Leeds e madre di due figlie, è stata incriminata per un tweet nel quale rivendicava diritti e libertà e che per il Paese guidato dal principe saudita Mohammed Bin Salman, “minava la stabilità e metteva in giro voci tendenziose su Twitter”.
Quello di Salma Al- Shabab è solo uno dei centinaia di casi di giovani incriminati per aver rivendicato diritti e libertà sui social network. Nonostante Joe Biden abbia dichiarato di aver sottoposto al principe saudita il problema del rispetto dei diritti umani nel suo Paese nel suo ultimo incontro a Jeddah in occasione del summit Gulf Cooperation Council di luglio, la situazione non sembra essere cambiata di un millimetro, anzi. La libertà di stampa e di pensiero soprattutto delle donne, subisce ogni giorno in Arabia Saudita, in quello che qualcuno ha definito “Risorgimento saudita”, importanti restrizioni.

17/08/22

Libertà per tutte e tutti i prigionieri politici indiani, Settimana di mobilitazione internazionale. In Italia manifestazione all’ Ambasciata a Roma il 17 settembre alle ore 10.30. Info e adesioni a csgpindia@gmail.com

L'importante appello del Partito Comunista dell'India (Maoista) chiama a una forte mobilitazione in ogni paese:


PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

5 giugno 2022

Appello del Partito Comunista dell'India (maoista)

Facciamo della settimana di azione internazionale dal 13 al 19 settembre un successo

per la liberazione dei prigionieri politici ed esigere la fine agli attacchi con droni, come da appello del ICSPWI

L'ICSPWI ha lanciato un appello a tenere, dal 13 al 19 settembre, una Settimana d'azione per la liberazione dei prigionieri politici e la fine degli attacchi con droni contro il popolo e le masse nelle aree del movimento rivoluzionario in India, in occasione del 93° anniversario della morte del compagno Jatin Das, compagno di eminenti rivoluzionari come i compagni Bhagat Singh, Rajguru e Sukhdev. Il Comitato Centrale del nostro Partito, PCI (Maoista), fa appello a tutte le unità del Partito, al PLGA, agli organismi popolari rivoluzionari, ai rivoluzionari, agli operai, contadini, studenti, intellettuali, donne, minoranze religiose, dalit e tribali, ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti, alle organizzazioni e singoli antimperialisti, alle nazionalità e classi oppresse dei vari paesi del mondo a partecipare con ferma determinazione alla Settimana d'Azione e a farne un successo.

Sullo sfondo dell'ulteriore intensificazione della crisi finanziaria ed economica dell'imperialismo, per superarla gli imperialisti stanno attuando politiche di globalizzazione dei mercati  al servizio delle loro multinazionali e di rapina delle risorse naturali. Per accelerare la privatizzazione nei paesi semi-coloniali e semi-feudali arretrati, portano al potere i partiti fascisti. In questo contesto, nell'India semi-coloniale e semi-feudale hanno portato al potere il governo Modi, capo del partito fascista brahmanico Hindutva RSS-BJP. Da quando il governo Modi è in carica, gli attacchi fascisti si sono ulteriormente intensificati in tutto il paese. Gli organi costituzionali sono zafferanizzati/fascistizzati.

Nel bilancio nazionale della difesa gli stanziamenti del governo per forze di polizia, paramilitari ed esercito sono costantemente aumentati ed il paese è sempre più militarizzato. Sono state approvate diverse leggi antipopolari, in particolare leggi repressive draconiane contro gli interessi degli operai, contadini, classe media, dei piccoli e medi commercianti ambulanti e negozianti. I governi fascisti non si occupano dei problemi quotidiani, fondamentali e vitali del popolo. Fanno grande propaganda contro il terrorismo e l'estremismo di sinistra che mettono in pericolo la sicurezza del paese. I media borghesi amplificano questa propaganda. Ne sono parte la legge sulla prevenzione delle attività illecite (UAPA)-2019, la legge di emendamento sulla Commissione per i diritti umani-2019, la legge di emendamento della NIA-2019, la legge di emendamento sul diritto all'informazione-2019 e altre simili che calpestano ogni minima libertà e autonomia del popolo. Ne conseguono attacchi fascisti contro attivisti dei diritti umani, attivisti sociali, avvocati, dirigenti operai e contadini, attivisti democratici, masse tribali in lotta per il loro 'jal-jungle-zameen-ijjat-adhikar'('a noi il potere nel nostro villaggio'), musulmani, donne, studenti, insegnanti, docenti, accademici e artisti. Vengono implicati in false imputazioni secondo leggi draconiane come l’UAPA e il Sedition Act, imprigionati e sottoposti a torture fisiche e mentali.

Soprattutto negli ultimi 50 anni è diventata prassi comune arrestare dirigenti, quadri, attivisti di Organizzazioni di massa, presidenti e membri dei Comitati Popolari Rivoluzionari, attivisti della Milizia popolare, simpatizzanti del nostro partito, che combattono per liberare il paese dallo sfruttamento e oppressione imperialista e delle classi dominanti e stabilire un sistema di Nuova Democrazia, arrestare dirigenti, attivisti e simpatizzanti di organizzazioni che lottano per la liberazione di nazionalità come i Kashmir, Naga, Manipur, Asom e Bodo.

Centinaia di loro languiscono nei carceri nelle aree del nostro movimento. Forze di polizia e paramilitari non si preoccupano delle ripetute pronunce della Corte Suprema che raccomandano il minimo uso della forza quando si tratta di movimenti popolari, né dei numerosi rapporti redatti da agenzie governative quali le Commissioni per i diritti umani per gli omicidi in carcere, le atrocità sulle donne e le torture ad opera della polizia. Al contrario, imprigionano attivisti di varie organizzazioni popolari e sociali, minacciano gli avvocati che si occupano dei loro processi e negano giustizia a tutti loro. La polizia non risparmia gli attivisti che difendono i diritti e gli avvocati che professionalmente lavorano con impegno per la liberazione dei prigionieri politici.

Le associazioni che dovrebbero proteggere gli interessi di avvocati e clienti sono degenerate in "Khap Panchayats" che ordinano agli avvocati di non occuparsi di nessun caso contro musulmani, cristiani, Dalit e maoisti. I magistrati che indagano su arresti illeciti e indiscriminati di indigeni innocenti vengono attaccati. Il magistrato distrettuale di Sukma Prabhakar Gwal è stato rimosso dal suo incarico in nome “dell’interesse popolare”. Il vice direttore della prigione centrale di Raipur, Varsha Dongre, è stato sospeso. Le atrocità sessuali sono usate come arma per sopprimere i movimenti.

C'è una pressione costante sul popolo perché si arrenda, perché le persone diventino informatori e si uniscano alle forze di polizia e paramilitari. Cercano di allettarle in ogni modo. Migliaia di persone hanno abbandonato i loro villaggi perché non potevano più sopportare le molestie della polizia.

Il leader del Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF), professor Saibaba, lo scrittore rivoluzionario Varavara Rao, il professor Anand Teltumbde e tutti gli imputati della montatura Bhima Koregaon languiscono in prigione da anni. Uno di loro, padre Stan Swamy, è stato assassinato in prigione, privato delle più elementari cure mediche. Il membro del CC del nostro partito, compagno Milind Teltumbde, è stato assassinato nell'attacco di Mardintola-Pareva, realizzato in collaborazione dal governo fascista Hindutva di Modi e dal governo statale locale. Il governo Modi cospira per uccidere anche gli altri, in un modo o nell'altro. Nonostante a Varavara Rao sia stata concessa la libertà su cauzione su pressione dei movimenti popolari, egli continua ad essere detenuto agli arresti domiciliari. A Sudha Bharadwaj è stata concessa la libertà su cauzione, ma restano in vigore tutte le restrizioni. Esigiamo per loro la revoca di ogni restrizione.

Altri imputati dello stesso processo soffrono di parecchie malattie prolungate. Dobbiamo chiedere il loro rilascio immediato.

La Procura Nazionale fa ostruzionismo contro tutti i loro ricorsi per il rilascio su cauzione. Sappiamo che molti esperti giudiziari del Paese e del mondo si oppongono duramente a tutto ciò.

I membri del nostro Ufficio Politico del CC del nostro Partito e il responsabile del Dipartimento Orientale, compagno Kishanda (Prasant Bose) e la compagna Sheela Marandi del CC sono stati arrestati a Saraikela dalla polizia del Jharkhand il 12 novembre 2021.

Il compagno Kishanda ha 76 anni e dal 2014 soffre di patologie coronariche, angina, cancro alla prostata, artrosi, ipertensione, diabete e altre malattie ancora. La compagna Sheeladi soffre di ipertensione e ipertrofia ventricolare, calcoli della cistifellea, osteoartrite, osteoporosi e cataratta.

Erano in terapia. Le loro malattie necessitano cure immediate e urgenti. Ma il governo intende invece imprigionare e uccidere il compagno Prasant Bose, sostenendo che è l’imputato principale del caso Bhima Koregaon.

In realtà l'autorevole Arsenal Forensic Lab, statunitense ha già dimostrato che il caso Bhima Koregaon è una montatura del governo. La Procura non ha neppure presentato in tempo l’atto di accusa. La magistratura, che dovrebbe annullare il procedimento e rilasciarli, obbedisce ai diktat del governo. Alla procura sono stati dati pieni poteri per questo processo.

Il membro del CC e del Comitato Zonale Speciale dei Ghati Occidentali, il compagno Vijay (BG Krishnamurty) è stato arrestato insieme alla compagna Savitri nel villaggio di Sultan Batheri nel distretto di Wayanad nel Kerala il 9 novembre 2021.

Il membro del CC, compagno Kanchanda (Arun Kumar Bhattacharya) è stato arrestato insieme ad Aakash Urang (Rahul/Kajallon) il 5 marzo 2022 in una piantagione di tè nella zona di Udarband ad Asom. Ha 72 anni e guidava il movimento rivoluzionario in clandestinità nonostante soffra da tempo di diverse malattie.

Il Membro del CC, compagno Jaspalji (Vijay Kumar Arya), è stato arrestato nel villaggio di Samhata nella giurisdizione della stazione di polizia di Rohtas del distretto di Rohtas in Bihar il 13 aprile 2022.ù

Il giornalista Rupesh Kumar Singh (Bhagalpur), Anil Yadav (Rafiganj, Aurangabad) , Rajesh Gupta, Umesh Chowdary (Samhata, Rohtas) sono stati perseguiti dalla Procura Nazionale secondo le leggi draconiane.

I governanti borghesi e compradori al potere pianificano di assassinare tutti loro e in particolare la direzione del nostro partito, perseguendoli secondo le diverse leggi draconiane e uccidendoli in carcere. Calpestano principi democratici quali “la prigione non è una necessità”, “La cauzione è la regola”. La Corte Suprema ha ordinato di dare prioritaria importanza ai ricorsi per la cauzione ma nessuno se ne preoccupa. Questo è incostituzionale.

Il governo Hindutva Modi non ha arrestato i veri cospiratori, un insegnante Hindutva, Milind Ekbote, e Anil Bhide hanno violato la democrazia formale. Nessun agente di polizia è stato punito, nonostante i rapporti sui massacri di Sarkinguda e di Edsametta in Chhattisgarh indicassero che si trattava di crimini della polizia. Nessuno parla degli assassini di padre Stan Swamy. In tutto paese continuano linciaggi di massa scatenati da decine di organizzazioni estremiste Hindutva al canto di "Gayi, Ganga, Geeta". Nonostante organizzazioni abbiano avuto un ruolo negli omicidi di Narendra Dabholkar, Govind Pansare, Kalburgi e Gowri Lankesh, continuano ad operare "legalmente".

Minoranza religiosa del Paese, i musulmani, sono la maggioranza nelle carceri. Dalit e indigeni oppressi sono imprigionati a migliaia senza colpa. Tutti gli imputati secondo le leggi TADA, POTA e l'attuale UAPA (leggi repressive draconiane, ndt) provengono principalmente dalle classi povere e appartengono alle comunità musulmane, dalit e tribali. Padre Stan Swamy aveva scritto nel suo rapporto di inchiesta che il 97% dei tremila indigeni rinchiusi per anni nelle prigioni del Jharkhand erano accusati di false imputazioni. Soprattutto, la maggior parte dei prigionieri politici è tenuta in carcere senza processo. Attivisti per i diritti umani, attivisti sociali, avvocati, democratici, laici, progressisti, patrioti, poeti, scrittori e artisti che si battono per i diritti delle donne e dei Dalit, delle minoranze tribali e religiose sono attaccati. Sono bollati come "maoisti urbani" e imprigionati. Sono condannati all'ergastolo o a lunghi anni di carcere duro. Migliaia di persone sono tenute dietro le sbarre per anni con false accuse e alla fine vengono riconosciute non colpevoli.

Il tribunale distrettuale di Jehanabad in Bihar ha comminato la pena di morte per impiccagione a 10 compagni e l'ergastolo ad altri tre nel processo Sinari. La richiesta di grazia contro l'impiccagione per quattro prigionieri maoisti nel processo Bara è rimasta pendente presso l'ufficio del Presidente per 24 anni. Infine il presidente ha deciso che "devono rimanere in prigione finché vivono". Il tribunale distrettuale di Munger ha condannato a morte cinque attivisti tribali e contadini. Il tribunale distrettuale di Dumka in Jharkhand ha proclamato la condanna a morte del compagno Praveer, membro del Comitato dell'area speciale del Bihar orientale e del Jharkhand nordorientale del nostro partito.

Negli anni dal 1985 al 1990 Ranaveer Sena, un esercito privato della casta dei proprietari terrieri oppressori del Bihar, ha massacrato 256 poveri Dalit in 23 incidenti. Nessun tribunale ha mai condannato all’impiccagione o incarcerato nessuno degli agenti di polizia che negli ultimi 50 anni hanno massacrato migliaia di dirigenti, quadri del partito rivoluzionario. Nessuno dei dirigenti del Congresso o del BJP responsabili del massacro dei sikh del 1984 e del massacro del Gujarat del 2002 è stato impiccato. Questa è la giustizia di classe dei tribunali governativi.

Rivoluzionari e combattenti per la liberazione nazionale vengono perseguitati e torturati in ogni modo. Nonostante decenni di sentenze della Corte Suprema che ordinano di non incatenarli, questi prigionieri, in particolare i prigionieri politici, sono incatenati per tutto il corpo e tenuti in isolamento. Rivoluzionari come Bhupeshda, Sadhanala Ramakrishna, Amit Bagchi, Asutosh, Madkam Gopanna stanno scontando l'ergastolo.

Questi compagni tengono alta la bandiera della rivoluzione. Stanno trasformando le prigioni in scuole rivoluzionarie e centri di lotta popolare. I dirigenti del nostro partito stanno conducendo lotte nelle carceri di tutto il paese sulla principale richiesta di riconoscerli come prigionieri politici, per i diritti e le strutture minime per i prigionieri e altre giuste richieste, trasformando così la prigione in un'altra arena di guerra. Dobbiamo lottare per il rilascio incondizionato di tutti loro.

Il problema principale è che non viene loro concessa la libertà su cauzione. Non vengono presentati alla corte, il processo si prolunga e ogni volta che vengono rilasciati vengono subito riarrestati appena fuori dal cancello del carcere. I tribunali dovrebbero imporre alla polizia di registrare tutti i procedimenti contro persone arrestate entro 4 mesi dall’arresto. Si dovrebbero adottare misure per attuare tutte le pene inflitte dai tribunali in diversi in una sola volta, cioè in concorso. Ma questo non avviene. Questo è contro la Costituzione indiana. Dobbiamo lanciare una campagna politica nel paese e a livello internazionale affinché i prigionieri abbiano strutture fondamentali, si soddisfino le loro necessità materiali siano soddisfatti e si tengano i processi.

La costituzione indiana specifica che le carceri devono fungere da centri per riabilitare i prigionieri. Tuttavia, l'Indian Prisons Act e i regolamenti adottati dai vari governi statali non sono che copie del regolamento carcerario adottato dal governo britannico nel 1894. Altro grande ostacolo alle riforme carcerarie è che gli ufficiali dell'IPS sono ufficiali carcerari. Così le regole carcerarie sono attuate secondo gli interessi degli agenti di polizia. Di conseguenza, migliaia di detenuti comuni nei 1.382 carceri del paese in attesa di giudizio o sottoposte a processo o punizione si trovano in condizioni pietose.

Le prigioni indiane sono considerate le peggiori del mondo. La corruzione e le atrocità degli agenti penitenziari non hanno limiti. Gli ufficiali praticano abitualmente torture di terzo grado sui prigionieri che contestano la violazione dei regolamenti e dei diritti carcerari. Va notato che la Corte Suprema ha commentato che i detenuti sono stipati nelle carceri ben oltre la capienza di queste. Per fare un esempio, la capacità delle carceri in Chhattisgarh è di 6.070, nel 2017 vi erano più di 16.000 prigionieri. Il 43% dei prigionieri in attesa di giudizio sono incarcerati da 6 mesi a 5 anni. Le pene per i reati contestati non li avrebbero tenuti in prigione tanto a lungo. A causa della povertà e della repressione poliziesca, i parenti dei detenuti devono affrontare molte difficoltà per presentarsi ai colloqui.

L'acqua, l'igiene, il cibo per i prigionieri, sono orribili anche rispetto agli allevamenti di bestiame. Mancano strutture sanitarie minime. Se un tubo dell'acqua si rompe, ci vogliono dai 3 ai 4 mesi per ripararlo. Le morti innaturali (omicidi) sono diventate una realtà quotidiana in tutte le carceri del paese. Molti dei nostri attivisti e attivisti per i diritti umani hanno perso la vita in questo modo. Secondo un'indagine, ogni anno nel paese muoiono tra 1900 e 2100 prigionieri. I membri del Polit Bureau, compagni Barunda (Susheel Roy) e Vijayda (Narayan Sanyal), i membri del CC compagni Tapasda (Patit Pavan Haldar) e Chintanda (Narendra Singh) sono morti poco tempo dopo il loro rilascio a causa di problemi fisici e mentali provocati dalle torture da parte della polizia e delle autorità carcerarie mentre erano in prigione. La compagna Narmada, dirigente del movimento Dandakaranya sottoposta a cure per il cancro e il suo compagno Kiran sono stati arrestati e la compagna Narmada ha perso la vita in ospedale il 9 aprile 2022, privata di cure adeguate. Tutti questi sono omicidi di Stato.

Le donne soffrono spesso di problemi di salute nelle carceri. Le prigioniere politiche affrontano ancora più problemi. Il patriarcato feudale brahmanico le opprime. Le detenute devono togliersi i sandali e inchinarsi alle autorità carcerarie. Devono coprirsi la testa con il sari, se non lo fanno subiscono gravi abusi. Hanno bisogno di cibo nutriente, ma non gli è dato. Alcune strutture speciali non sono disponibili per le donne. Le atrocità sessuali sulle donne nelle carceri sono abituali. Nessuno denuncia questi fatti. Il regime borghese compradore asservito e alleato dell'imperialismo scatena lo stato di polizia.

Le reti di spionaggio umano (informatori, spie e traditori), e tecnico (vari tipi di software e tecnologie di vigilanza come Pegasus, intercettazioni mobili, telecamere CC e sorveglianza per mezzo satelliti e droni) si stanno diffondendo in tutto il Paese e lo hanno trasformato in una grande prigione. Tutto ciò è parte della Guerra di Quarta Generazione per reprimere la società civile, le comunità non statali, le organizzazioni e i partiti che conducono vari tipi di proteste e lotte popolari contro gli imperialisti e il regime borghese e compradore.

Tuttavia, grazie ai movimenti democratici militanti in tutto il paese, il governo ha dovuto fare marcia indietro sull’art. 124 A (legge sulla sedizione) e sull'AFSPA-1958. Ha revocato l'AFSPA in molte aree degli stati nordorientali. Inoltre, ci sono diversi movimenti democratici a livello nazionale e internazionale per l'annullamento di leggi draconiane come l'UAPA. Dobbiamo intensificare queste lotte. Democratici, organizzazioni per i diritti umani, dalit e organizzazioni tribali, organizzazioni di donne, studenti e insegnanti-docenti, individui e partiti, organizzazioni, gruppi e individui marxisti, leninisti, maoisti, antimperialisti stanno lottando nel Paese per 'salvare la democrazia' dal governo fascista indutva di Modi

Cresce il pericolo di attacchi aerei con uso di droni nelle aree di movimento, principalmente in Bihar, Jharkhand, Chhattisgarh, Maharashtra, Telangana, Andhra Pradesh e Odisha. 12 bombe sono state sganciate da droni nelle prime ore del 19 aprile 2021 nel distretto di Sukma in Chhattisgarh. Nel 2022 più di 50 bombe ad alto potenziale esplosivo sono state sganciate in quattro punti tra l’1:09 all’1:35 tra il 14 e il 15 aprile. Questi attacchi con droni rappresentano chiaramente il pericolo per le masse indigene. Grazie alle nostre forze dell'esercito popolare PLGA che hanno preso le precauzioni necessarie contro i bombardamenti, nei villaggi dei tribali non ci sono state perdite di vite umane. Tuttavia, i bombardamenti mettono in pericolo la vita delle popolazioni tribali impegnate nel lavoro agricolo quotidiano. In occasione di entrambi i bombardamenti con droni, le masse tribali si sono mobilitate su larga scala e hanno tenuto manifestazioni e riunioni di protesta. I media ne hanno parlato ampiamente. Hanno anche coperto i crateri provocati dai due attacchi e ripiantato gli alberi colpiti. La polizia ha negato di aver effettuato attacchi con i droni. Hanno invece accusato i maoisti di diffondere menzogne per istigare il popolo. In entrambi i casi, ci sono le testimoniamze oculari di persone e media. Il CC, il DKSZC e l'Ufficio sub-zonale meridionale hanno rilasciano dichiarazioni stampa di condanna di questi bombardamenti. Hanno allegato le prove degli attacchi. Al secondo attacco hanno preso parte, oltre alla polizia locale, unità COBRA, DRG, STF, Greyhound Commando e forze dell'esercito indiano, principalmente ufficiali, truppa, tecnici, droni ed elicotteri ultramoderni dell'Aeronautica. L'attacco è stato coordinato tra il campo di polizia di Pamed (distretto di Bijapur), il campo di Vimpa (distretto di Sukma) e Chennapuram (distretto di Bhadradri Kottagudem di Telangana). I preparativi sono durati 50 giorni.

Nel campo di polizia di Pamed sono in corso intensi preparativi per ulteriori attacchi con droni. I preparativi sono stati supervisionati da alti ufficiali mimetizzati con tenute verdi all'interno del campo. L’esercito indiano sta scatenando la guerra contro il popolo. Attualmente, in tutti i campi nelle aree del movimento le forze dell'esercito indiano sono schierate in gran numero sotto la copertura di forze locali.

Gli attacchi con i droni si sono svolti sotto la diretta supervisione di polizia, paramilitari, forze armate e dei funzionari con l’assenso del Primo Ministro del Chhattisgarh Bhupesh Baghel e sotto il comando del Ministro dell'Interno centrale Amit Shah, Ajit Dobhal e Vijay Kumar, secondo le indicazioni del primo ministro Modi. Da cinque a seimila effettivi sono stati impiegati per questi attacchi. Le truppe sono state schierate a Cherla, Pamed, Basaguda tra cui Kollai, Kadiyum, Pottong, Vimpa, Elmagunda, Sonad Ervu, Burkapal, Chintalnar, Chintagupha, Basaguda e Chennapuram. Il 29 aprile è stato allestito un nuovo campo di polizia nel villaggio di Poosuguppa, al confine tra Chhattisgarh e Telangana. La popolazione indigena locale ha tenuto manifestazioni per mesi per protestare contro questo campo. Ma le autorità non hanno dato ascolto alle proteste popolari. Lo stesso giorno nel villaggio di Uddipenta c'era un altro campo di polizia.

In Bastar è in attuazione il Quinto Programma. Dal novembre 2019 gli indigeni del Bastar sono in agitazione in molte zone per protestare contro i campi allestiti senza il permesso di Gram Sabha e contro i massacri perpetrati dalla polizia. Nonostante queste mobilitazioni, si allestitiscono nuovi campi di polizia. Ci sono altri assassinii in falsi scontri. Molti vengono arrestati con false accuse e picchiati e le atrocità sulle donne continuano senza sosta.

Questa guerra contro il partito e le masse popolari è condotta dal governo indiano per depredare il jal-jungle-zameen e le risorse naturali e consegnarle ai grandi capitalisti nazionali ed esteri. Non è possibile depredare quelle risorse senza deportare i tribali ed eliminare il nostro partito. Questa guerra viene fatta per eliminare i Krantikari Janatana Sarkars, che rappresentavano un raggio di speranza per i poveri e gli oppressi. Questa è una grave violazione della costituzione indiana. Ecco perché la guerra viene fatta nelle aree del Quinto Programma. Questo viola i diritti del Gram Sabha sanciti dal PESA. È una violazione del diritto internazionale e delle norme sui popoli indigeni dell'ONU.

La nostra guerra di resistenza, guerra popolare, è giusta. Essa è nell'interesse della maggioranza. Il nostro partito sta lavorando nell'interesse del proletariato e di tutto il popolo oppresso. Stiamo combattendo contro la guerra ingiusta del governo. Stiamo resistendo a questa guerra nell'interesse delle grandi masse, per fermare la distruzione dell'ambiente e per proteggere le risorse per le generazioni future, oltre che per proteggere le popolazioni tribali. Il popolo, le organizzazioni di massa, il partito, il PLGA, i RPC stanno resistendo contro questa guerra per proteggere e rafforzare i RPC e il jal-jungle-zameen-vita-identità-rispetto di sé. Non ci arrenderemo, siamo pronti a ogni sacrificio per fare la rivoluzione. Al contrario, polizia, paramilitari e forze armate stanno facendo guerra al loro stesso popolo nell'interesse di sfruttatori come Ambani e Adani. Nella storia nessuna guerra ingiusta ha mai vinto. Le loro vittorie sono temporanee. Il popolo conquisterà la vittoria finale.

Il CC del nostro Partito fa appello a democratici, esperti di diritto, organizzazioni per i diritti umani, nel Paese e nel mondo, alle organizzazioni solidali con la Guerra Popolare in India, all’ILPS, a intensificare il movimento di protesta contro i crescenti attacchi del governo fascista brahmanico Hindutva di Modi al rivoluzionario movimento diretto dal nostro partito e i movimenti delle classi, settori e nazionalità oppresse per diritti democratici e soprattutto contro i pesanti attacchi con droni in corso e in programma.

Fa appello a intraprendere iniziative di protesta in occasione della Settimana internazionale dal 13 al 19 settembre con azioni davanti alle ambasciate indiane nei rispettivi paesi insieme ai lavoratori e ad altre masse lavoratrici, impiegati, intellettuali e giornalisti di origine indiana.


Richieste

1. Rilascio incondizionato dei prigionieri politici.

2. Mettere fine ai pesanti attacchi con droni in corso e pianificati dai governi Modi e del Chhattisgarh nelle aree del movimento.

3. riconoscimento dello status di prigionieri politici per tutti quanti sono in carcere per fatti relativi a lotte sociali e politiche.

4. abrogazione di UAPA, AFSPA e delle leggi sulla sicurezza dei vari stati. La legge sulla sedizione deve essere rimossa dal codice penale indiano. Tutti quanti sono stati arrestati in forza di queste leggi devono essere rilasciati incondizionatamente.

5. Mettere fine alla violazione dei diritti dei prigionieri, in particolare dei prigionieri politici e delle donne e alla repressione e alle atrocità su di esse.

6. I regolamenti carcerari devono essere riformati. Le condizioni nelle carceri devono essere migliorate.

7. Mettere fine all'offensiva fascista "SAMADHAN"-Prahar.

8. Mettere fine alla repressione delle voci che denunciano l'ingiustizia.

9. Mettere fine alle repressione delle lotte degli indigeni per proteggere le risorse naturali del paese.

10. Fermare la feroce repressione per mano delle forze mercenarie governative contro i movimenti di liberazione nazionale delle nazionalità oppresse quali Kashmir, Nagaland, Asom e Manipur.

11. Fermare l'offensiva brahmanica Hindutva fascista contro lavoratori, contadini e altre classi oppresse, contro studenti, giovani, docenti, minoranze religiose, dalit, donne e gli altrisettori oppressi.


Abhay

Portavoce

Comitato Centrale PCI(Maoista)


Di seguito il video "Adivasi Asmita'', pubblicato in occasione della giornata internazionale dei popoli indigeni, che descrive le lotte in corso in diverse aree del sub continente indiano per proteggere le risorse naturali, il diritto alla vita e alla libertà di tutti i popoli oppressi: ʹChiediamo a gran voce i nostri diritti, Jal, Jungle, Zamin sulle foreste del nostro paese. Siamo contrari al saccheggio delle nostre foreste e delle nostre vaste risorse da parte del capitale globale. Stiamo prevenendo la distruzione delle nostre vite e la distruzione delle nostre foreste attraverso le lotte. Stiamo costruendo collettivamente movimenti uniti per la nostra sopravvivenza e protezione ambientale. I governi predatori stanno intentando casi illegali contro di noi. Stanno applicando leggi tiranniche contro di noi. Ci dipingono come terroristi e ci torturano rinchiudendoci nelle sbarre. Stanno rovinando le nostre vite. Molte volte ci uccidono in falsi scontri. Le nostre donne vengono violentate e uccise. Ma la vita ci insegna a combattere. I problemi danno coraggio. Le atrocità del governo stanno aumentando la nostra disperazione. Stiamo cantando lo slogan della battaglia "il passato ci ha insegnato a combattere... combatteremo... vinceremo".






14/08/22

Riprende la protesta delle donne contro il regime talebano a un anno dal suo insediamento che risponde con la repressione

The protesters chanted demands for “bread, work and freedom”, carrying a banner reading “August 15 is a black day” – a reference to the day the Taliban captured Kabul in 2021.

The fighters seized the women protesters’ mobile phones, stopping one of the first women’s protests in months.

After the protest was dispersed, some women attempted to take shelter in nearby shops but were reportedly pursued and beaten by Taliban fighters using the butts of their guns.

In May, the militants decreed that Afghan women will have to wear the Islamic face veil for the first time in decades. If a woman refuses to comply, her male guardians could be sent to jail for three days – although this is not always enforced.

13/08/22

Ritornando sul tavolo "Donne e guerra" del campeggio No Muos - report di una compagna Mfpr

Abbiamo partecipato al campeggio No Muos a Niscemi che si è tenuto dal 5 al 7 agosto, in particolare nella giornata del 6 agosto, in un clima accogliente, abbiamo preso parte come Mfpr al partecipato tavolo di lavoro Donne e guerra, bella è stata anche la presenza di tante giovani militanti, studentesse, da diverse città e territori.


Il tavolo Donne e guerra si poneva "...due obiettivi. Il primo quello di creare una riflessione sulla questione dell'oppressione delle donne nei contesti di guerra, dove la guerra si fa praticamente e nei paesi, come il nostro, dove la guerra si decide e le conseguenze economiche ricadono sulle classi più povere. E il secondo di ridare protagonismo alla lotta che le donne hanno svolto negli anni contro la costruzione della base e contro la guerra"

Un tavolo soprattutto “operativo” è stato detto ma che ha avuto anche spunti di riflessione sulla questione della guerra imperialista, di come essa incide in termini ideologici/politici/pratici contro la condizione di vita delle donne anche in termini di scaricamento dei costi sociali di essa, interessante anche l'aspetto di iniziare ad interrogarsi sui 10 e più anni di lotta del movimento No Muos, in cui il protagonismo delle donne è stato forte, nonostante la forte repressione scatenata dallo Stato in svariate forme, di come rilanciare la mobilitazione popolare e nello specifico delle donne, la necessità di collegarsi con le altre realtà e movimenti a livello anche nazionale.

Riportiamo appunti su alcuni interventi a cura della compagna del Mfpr che ha partecipato.

Il tavolo si è aperto con un interessante intervento di una donna rappresentante le donne/mamme No Muos che negli anni sono state protagoniste di lotte forti nel movimento. Donne che dapprima si sono incuriosite anche della lotta che i loro figli facevano e che poi hanno partecipato in prima linea contro l’installazione del Muos, contro l’occupazione del territorio della base Usa, contro la devastazione ambientale, contro la guerra… “Siamo donne non tutelate dallo Stato!”.
Sono state poste anche alcune ragioni in merito al depotenziamento negli anni della lotta delle mamme No Muos, un attivismo che da un inizio positivo di conferme anche mediatiche a livello nazionale è poi passato ad una fase più negativa legata anche alla sfera repressiva scagliata contro il movimento No Muos dallo Stato in diverse forme… donne che osavano lottare contro gli Usa che occupano il territorio siciliano che venivano anche derise per la lotta che facevano… dalla repressione fisica della polizia che caricava con violenza i blocchi pacifici, alcune donne sono finite in ospedale, alle multe, denunce, fogli di via… si è passati anche ad una forma di repressione psicologica, culturale, isolante legata anche alla mentalità propria di alcune realtà siciliane, donne sposate hanno avuto problemi in famiglia con i mariti che venivano influenzati negativamente dall’esterno, anche dalle forze dell’ordine… La mobilitazione delle donne ha dato fastidio, ad una lettera scritta a Mattarella la risposta è stata delegata al Prefetto locale ma poi l’incontro non c’è stato, volevano dare un’impostazione della lotta solo sulla questione salute e non sulla militarizzazione… per questo sistema le donne non si devono mettere in prima fila ma devono restare inchiodate a determinati ruoli… ma se le donne danno fastidio vuole dire che sono nel giusto. Anche la questione del Muos è oggi lo specchietto di quello che accadendo nel mondo in termini di guerra esterna e interna contro le popolazioni, le donne, siamo già in economia di guerra.
Come donne/madri sono state attive anche nel campo della scuola, contro l’alternanza scuola lavoro e la cultura al servizio della militarizzazione, denunciando per esempio programmi scolastici proposti da alcuni Dirigenti vedi quelli sull’attività dei Marines. La distruzione dell’ambiente, le malattie sono conseguenze del sistema imperialista/capitalista… importante è l’unità delle compagne, del movimento, rompere l’isolamento, questa battaglia non finisce…

L’intervento di una compagna giovane del Collettivo Trinacria, valorizzando come esempi positivi del protagonismo delle donne nella lotta l’esperienza delle donne/mamme No Muos così anche l’esperienza/percorso raccontato in questo tavolo dalla compagna Mfpr dell’Assemblea donne/lavoratrici, puntualizzava tra altre cose la questione delle spese belliche del governo che sono deviate dai bisogni sociali, si tolgono soldi da tutto quello che nello specifico per esempio serve alle donne socialmente, le più colpite anche dal punto di vista del ruolo riproduttivo. Quali sono le esigenze oggi delle donne niscemesi, del territorio, da questo occorre partire…, ha posto il fatto che accanto all’analisi giusta di quanto le donne sono oppresse in questa società occorre anche comprendere su quanto le donne siano capaci di reagire e agire nella lotta.

La compagna Mfpr portando al campeggio e al tavolo i saluti della compagne e lavoratrici in lotta ha appunto portato l’esperienza dell’Assemblea Donne/lavoratrici, spiegandone il senso, il percorso dallo scoppio della pandemia che ha oggettivamente aggravato la condizione di lavoro e di vita della maggioranza delle donne ad oggi, la necessità di non essere ricacciate a casa, di rompere l’isolamento, come diceva anche la mamma No Muos, di collegare le lotte per sostenersi, rafforzarsi all’insegna della parola d’ordine da concretizzare nella pratica “se lotta una lottano tutte”… perché l’attacco a 360 gradi del governo, dello Stato, di questa società è comune e noi donne lavoratrici, proletarie non possiamo e non dobbiamo restare divise… dobbiamo trovare, costruire l’unità a partire dalle lotte che facciamo nei posti di lavoro/non lavoro per estenderle a tutti gli aspetti di doppia oppressione che subiamo… in questo senso sulla questione dello scoppio della guerra interimperialista dell’Ucraina l’Assemblea donne/lavoratrici ha preso immediata posizione innanzitutto con la mozione contro la guerra diffusa dalle piazze dell’8 marzo ad oggi, con diverse iniziative messe in campo, nei posti di lavoro… “non in nostro nome! Questa è la vostra guerra non la nostra!”, la compagna ha presentato brevemente il dossier “Donne contro la guerra imperialista” prodotto dopo la significativa assemblea telematica del 9 giugno in cui ad un ragionamento sulla fase che stiamo vivendo dal punto di vista delle donne si è unita la voce delle lavoratrici che lottano, vedi la lotta della operaie della Beretta di Bg, esempio importante di operaie che stanno lottando contro la guerra interna che i padroni scaricano contro di esse colpendo gravemente diritti basilari come la maternità, attacchi che si intensificano, come dicevano anche altre compagne, in fasi come quella che stiamo vivendo dove la guerra è anche uno dei mezzi con cui il Capitale cerca di risolvere la crisi economica in cui sprofonda… le operaie della Beretta l’8 marzo scorso sono scese in sciopero anche contro la guerra…
Il collegamento delle lotte è importante, in questo senso la partecipazione e l’intervento di una compagna No Muos sulla lotta che come Mfpr abbiamo sostenuto attivamente, partecipando direttamente anche a diverse manifestazioni, all’assemblea telematica del 9 giugno è stata importante… questo collegamento deve avere necessariamente anche una dimensione internazionale verso le lotte che le donne nel mondo fanno contro doppio sfruttamento e doppia oppressione, contro la guerra imperialista… da qui il riferimento alla lotta rivoluzionaria delle compagne e donne indiane parte determinante della guerra popolare guidata dal partito comunista maoista dell’India.

11/08/22

Catalogo opuscoli MFPR aggiornato

Questi opuscoli esprimono la ricca, a combattiva battaglia del MFPR sul fronte teorico, politico, pratico, ideologico 
a livello nazionale e internazionale











09/08/22

Alma, la sua storia di staffetta partigiana diventa una graphic novel per la tesi della pronipote


A 93 anni ispira ancora una giovane donna che ha voluto raccoglier e le sue memorie e presentarle con un mezzo artistico insolito
Le memorie sono briciole di pane che si seminano sapendo che, prima o poi, saranno raccolte dalla persona giusta che ne farà il giusto uso.
E’ quanto accaduto ad Alma Passarino, classe 1928, originaria di Rocca d’Arazzo, una vita passata a fare la sarta e una giovinezza nelle fila dei partigiani, con il ruolo di staffetta.
Alma, per i suoi 77 anni, si è fatta un regalo: ha deciso di mettere nero su bianco, in un diario, i ricordi di quegli anni partigiani, raccontando con grande linearità cosa l’avesse spinta a diventare staffetta, le persone conosciute, i suoi ricordi di quegli anni così importanti per la Storia italiana. Ricordi di una vita quotidiana e di atti minimi ma eroici se visti con gli occhi di oggi.
Il diario lo aveva scritto per le sue nipotine, perché avessero memoria di quello che aveva vissuto. Una pronipote, Letizia Veiluva, 23 anni, fin dalla nascita aveva sentito parlare della zia Alma da sua madre e prima del Covid l’aveva anche intervistata per il concorso sulla Resistenza indetto dal Polo900 di Torino. Parole illuminanti che, associate ai ricordi riportati dal diario, hanno fatto strada nella creatività di Letizia fino a prendere forma nella sua tesi di laurea in Pittura e Illustrazione alla Libera Accademia Novalia.
Perché la particolarità di questo intreccio di memorie è che la storia di Alma si è trasformata in un racconto per immagini, una graphic novel in cui Letizia ha fatto convivere tre diversi piani di narrazione: la storia personale della prozia, la Storia che ha attraversato l’Europa in quegli anni e un rimando continuo alla fiaba, Cappuccetto Rosso nella fattispecie, con il lupo rappresentato dai fascisti e dai tedeschi.
«La mia prozia era l’ultima di 7 fratelli e diventò staffetta perché uno di loro era un partigiano. Altri fratelli erano soldati nell’esercito regolare, il padre si fingeva zoppo per non dover partire, un altro fratello ancora si nascose in un pozzo per non essere arruolato – racconta Letizia – Leggendo il suo diario, vi è proprio il racconto della sua trasformazione da bambina a donna sempre fatto con l’impagabile dono dell’ironia e di una freschezza che si mantiene nonostante l’età e la tragicità dei ricordi».
Alma racconta il lutto in casa quando uno dei fratelli, Fiorenzo, venne dato per disperso ma poi ritornò perché era invece stato fatto prigioniero. Racconta della sua vita di tutti i giorni, dei suoi desideri e dei suoi sogni di ragazzina che nemmeno la guerra ha potuto calpestare. Racconta, soprattutto, di quell’amore tragico con Flavio Badella, partigiano con il nome di battaglia “Tarzan”, morto il 25 Aprile, giorno della Liberazione.
La storia di Alma è stata condensata in tavole illustrate che sono valse un bel 110 e lode a Letizia (relatore Giancarlo Marzano e corelatrice Lorena Canottiere) e che non possono restare lì, ma diventeranno una pubblicazione integrata da altre tavole realizzate in stile pittorico.

06/08/22

Basta con la repressione padronale anti Slai cobas sc, anti operaie alla Beretta - Continuiamo la campagna di solidarietà

La Beretta sta portando avanti in queste settimane nello stabilimento di Trezzo (MI) una sorta di guerriglia individuale verso le operaie e delegate dello Slai cobas per il sindacato di classe.

Una guerriglia fatta di cambi improvvisi di turni, di orari che mette le operaie in grande difficoltà soprattutto per la gestione di figli piccoli, fatta di trasferimenti affatto giustificati, di cancellazione di ferie poche ore prima, costringendo a annullare viaggi familiari, col ricatto che se non ti presenti al lavoro sei licenziata, ecc. ecc. 

E' un attacco che ha effetti ancora più pesanti di un attacco collettivo, col chiaro scopo di mettere più in difficoltà per una risposta collettiva.

Ma questa risposta di lotta collettiva c'è e continua anche in questi giorni, vi è stato un nuovo sciopero e c'è resistenza in ogni modo ad ogni azione dell'azienda.

Con questa repressione fatta di una tattica divisiva l'azienda vuole cercare esplicitamente - lo hanno detto chiaramente dei capi in alcune loro dichiarazioni - di mettere a tacere, spegnere il focolaio di lotta che si è acceso in questa fabbrica, con l'azione dello Slai cobas sc e la determinazione di una parte coraggiosa di operaie, la maggioranza immigrate. 

Ma è un focolaio che non si può spegnere e può solo estendersi!

Perchè la Beretta, con gli accordi dei compiacenti sindacati confederali, in primis la Uil, sta cancellando diritti fondamentali delle donne, come la maternità, un salario che sia un diritto uguale per tutte non dipendente da assenze legittime per maternità, infortunio; così come impone condizioni di lavoro differenti pur nello stessa attività lavorativa, ecc.  

Si tratta di attacchi che possono creare un precedente anche in altre fabbriche, verso le donne, le immigrate, strappando da un giorno all'altro anche leggi, Statuto dei lavoratori; con uno Stato, governi, Istituzioni che da un lato portano avanti sempre più minacce al diritto d'aborto, dall'altro colpevolizzano la maternità.

Verso le operaie della Beretta, la loro mobilitazione è incominciata una importante solidarietà, soprattutto da parte di altre lavoratrici, altre fabbriche, sindacati di base combattivi, in particolare Si.cobas, compagne, radio popolari. Questa solidarietà deve continuare, perchè è un'arma importante perchè le operaie resistano: "Lotta una lottano tutte!".

A settembre lo Slai cobas sc chiama a due importanti iniziative:

- un’assemblea alla fabbrica Beretta, a cui lo Slai cobas sc chiama le realtà solidali, le altre lavoratrici a sostenerla, per affermare l'unità delle donne/lavoratrici;

- l'assemblea del 17 settembre a Roma, organizzata dall'Assemblea proletaria anticapitalista.

SGOMBERATA LA CASA DELLE DONNE AD ALESSANDRIA - Denuncia e massima solidarietà dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

 comunicato da

                 Non una di meno Alessandria

Oggi la Casa delle Donne è stata sgomberata, ma ci prepariamo a rientrare entro la fine di ottobre con l'impegno del sindaco!

Poco dopo le 14 di oggi siamo arrivate alla conclusione di un’estenuante nottata e giornata di lotta alla Casa delle Donne.

Il presidio in difesa della Casa è stato ripristinato, nonostante il caldo di agosto e le vacanze, a seguito della nota stampa dell'assessore Caucino e di alcune insistenti voci circa lo sgombero.

Alle 8 del mattino di martedì 2 agosto le forze dell’ordine si sono presentate al portone della Casa con un provvedimento di sequestro dell’immobile.

Ancora una volta la Casa delle Donne è stata utilizzata come pedina di una campagna elettorale che non è la nostra. Come nello scorso aprile – quando sulla nostra pelle si giocavano le comunali –, così oggi veniamo coinvoltə dalla battaglia elettorale delle politiche che si terranno a settembre. Troviamo vergognoso che un'esperienza con questo valore e questa storia venga schiacciata da bieche dinamiche elettorali e troviamo altrettanto scandaloso che tutto questo avvenga nel pieno dell'estate, quando la città è deserta ed è più difficile rispondere ad attacchi e minacce di sgombero. 

Di fatto oggi è stato eseguito lo sgombero della Casa delle Donne.

Abbiamo lasciato la nostra Casa dopo lunghe ore di confronto con l'amministrazione comunale.

È stata una decisione molto difficile e sofferta a cui siamo arrivatə solo una volta ottenuta una presa di posizione netta e un impegno concreto da parte del Comune.

Oggi usciamo dalla Casa con un documento firmato dal sindaco nel quale si sancisce l’impegno da parte dell’Amministrazione ad acquisire la struttura entro la fine di ottobre per assegnarla alla costituenda associazione della Casa delle Donne.

Lasciamo quindi la Casa con la certezza di rientrare presto tra quelle mura: speriamo che la riapertura avvenga in virtù dell'iter di assegnazione definito oggi dal sindaco, saremo vigili e attente nel seguire passaggio dopo passaggio l'iter di acquisizione, sicure che alla fine di ottobre la Casa delle Donne, in un modo o nell'altro, riaprirà.

Già una volta abbiamo aperto le porte della Casa alla città e siamo pronte a rifarlo nel caso in cui l'assegnazione non dovesse avvenire come definito oggi!

Alla fine di ottobre la Casa delle Donne riaprirà. Questo ci sentiamo di assicurarlo.

Chi ci conosce sa che manteniamo le promesse, facciamo ciò che diciamo e diciamo ciò che pensiamo.

Casa delle Donne

Non Una di Meno Alessandria