27/06/10

Su donne, Camusso e Pomigliano

Nella vicenda di Pomigliano Susanna Camusso, quasi sicura nuova segretaria della Cgil, sta via via sempre più assumendo il ruolo di sponda per Marchionne, Sacconi, per far passare, nonostante l'esito negativo per padroni, governo, sindacati di regime, partiti del voto degli operai di Pomigliano al referendum, l'accordo fascista.
La Camusso ha una storia di "destra", manifestata da sempre proprio alla Fiat, dove nel '96 fu estromessa dalla Fiom perchè altrimenti l'avrebbero cacciata, in modo molto più drastico, gli operai e le operaie di Mirafiori.

Ma in questi giorni è bene che si dica e venga fuori un'altra miserabile storia della Camusso:
ANCHE LE DONNE CONOSCONO BENE QUANTO SIA DI DESTRA SUSANNA CAMUSSO.

Nel 2006 la Camusso si mette alla testa dell'organizzazione del movimento "Usciamo dal silenzio", sorta all'inizio come spinta spontanea a fronte del nuovo attacco al diritto d'aborto di Chiesa e governo, ma che vedeva protagoniste principali donne della piccola/media borghesia, del femminismo filo istituzionale. La breve "fortuna" di "Usciamo dal silenzio" fu l'incontro con la necessità di una mobilitazione forte, grossa contro il clerico fascismo e questo produsse una grande manifestazione nel gennaio 2006 a Milano di più di 200 mila donne.
Questa grossa mobilitazione poteva e doveva avere miglior sorte. Ma la Camusso, con alcune sue "compagne", pensò bene di adoperarsi per deviare subito questa esigenza di lotta a fini istituzionali/elettorali. Una penosa lettera ai candidati e candidate alle elezioni politiche del 2006 fu la sua risposta a un movimento delle donne che oggettivamente, e in alcuni aspetti anche soggettivamente, era antistituzionale. Giustamente l'organizzazione "Usciamo dal silenzio" fece una penosa fine.

Ma la Camusso ci ritenta per l'8 marzo del 2008, in cui ancora una volta questa signora prende carta e penna facendo appello alle donne, al movimento femminista - che nei giorni precedenti aveva organizzato una grande assemblea nazionale e si preparavano ad un 8 marzo di lotta - a mobilitarsi per l'8 marzo sotto le bandiere di cgil, cisl, uil, per cercare di mettere un cappello sulla lotta e l'autodeterminazione del nuovo movimento delle donne, attraverso una riaffermazione della delega ai sindacati confederali, alla via della trattativa, delle leggi, delle (contro)riforme, contrapposte alla lotta, alla ribellione e al protagonismo delle lavoratrici e delle donne in genere; le elezioni politiche si stavano nuovamente avvicinando e quindi la parola della "Uscita dal silenzio" doveva passare ai sindacati confederali, ai partiti parlamentari.

Con il movimento delle donne la Camusso non ha avuto fortuna ed è giustamente "tornata nel silenzio".
Siamo sicure che anche tra i lavoratori e le lavoratrici di Pomigliano la Camusso non solo non avrà fortuna - e questo è abbastanza scontato - ma sarà cacciata, come anni fa a Torino, a "furor di operai e di operaie".

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
27.6.10

26/06/10

Le Disoccupate e i disoccupati organizzati a Taranto

LE DISOCCUPATE E DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI TARANTO INTERROMPONO IL
CONSIGLIO PROVINCIALE E STRAPPANO DEI RISULTATI CONCRETI.

Dopo la lotta della scorsa settimana che ha invaso il consiglio comunale, Giovedì 24 giugno i Disoccupati Organizzati Slai cobas di Taranto sono entrati in massa anche nell'aula del Consiglio Provinciale, interrotto i lavori e hanno rappresentato vivacemente e caldamente la loro protesta e le loro ragioni e richieste a fronte di una situazione che da troppo tempo va avanti in cui parole e impegni cambiano da un giorno all'altro senza produrre ancora fatti concreti.
Questa presenza ha di fatto fatto cambiare l'Ordine del Giorno del Consiglio Provinciale. Agli stessi microfoni non hanno parlato più solo gli assessori o i consiglieri ma il presidente del consiglio ad un certo punto è stato costretto a dare la parola prima a un rappresentante dei disoccupati, poi dello slai cobas.
Poi mentre consiglieri del PdL abbandonavano l'aula, altri consiglieri, scoprendo "improvvisamente" le ragioni e la lotta che da mesi stanno portando avanti i disoccupati, sono intervenuti sull'argomento, arrivando anche a fare finalmente delle proposte precise.

AD UN CERTO PUNTO È APPARSO A TUTTI CHE LE DISOCCUPATE E I DISOCCUPATI AVEVANO, CON L'EGEMONIA DELLA LOTTA E DELLE POSIZIONI, PRESO LORO IN MANO L'ANDAMENTO DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DIRIGENDO IL DIBATTITO E LE CONCLUSIONI (TANTO CHE UN ASSESSORE DEL PD HA PROTESTATO, OFFESO: "MA NON POTETE VOI PRENDERE LA DIREZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE!")

In questa situazione il consiglio ha deciso di convocare una riunione, per MARTEDI' 29 GIUGNO ore 11 in Provincia, di tutti i capigruppo e degli assessori interessati, con la presenza dei Disoccupati Organizzati slai cobas, e con invito al pres. Della Provincia e del Sindaco Stefano, e anche agli assessori regionali al lavoro e all'ambiente.
Questa riunione deve, con proposte e impegni concreti, sciogliere i nodi che attualmente bloccano l'avvio anche del piano parziale di raccolta differenziata; entrare nel merito della finalizzazione e partecipazione dei corsi di formazione, trovando le soluzioni adeguate, e soprattutto mettere all'OdG la questione del piano straordinario di raccolta differenziata porta a porta per tutta Taranto (di cui parlò a novembre scorso Vendola) e dei lavori e corsi relativi al risanamento ambientale in tutte le situazioni di necessità.

Prima di questa protesta in consiglio provinciale era stato strappato un altro concreto impegno, formalizzato in un Verbale: VENERDI' 2 LUGLIO un altro incontro tra rappresentanti dello Slai cobas e Disoccupati Organizzati e gli assessori al lavoro e all'ambiente, del pres. ATO1,e anche del Pres. Florido e del Sindaco Stefano, la cui presenza è fondamentale perchè sia sullo stato del progetto di raccolta differenziata che ancora è arenato, sia sulla questione dei corsi di formazione che devono andare ai Disoccupati organizzati e finalizzati al lavoro, occorrono decisioni e assunzione di responsabilità diretta da parte dei massimi esponenti politici istituzionali.

DISOCCUPATI ORGANIZZATI SLAI COBAS - TA

19/06/10

Noi donne in lotta... a tre mesi dall'arresto di Michela

“In questo mondo di cyberpoliziotti noi vogliamo esplorare il nostro universo immaginario, i nostri desideri e sogni di potere. Vogliamo disegnare l’avvenire a nostra immagine” Rosi Braidotti


Il 31 maggio l’ultima udienza del processo per resistenza a pubblico ufficiale a Michela, arrestata il 10 aprile scorso a Perugia mentre trascorreva una serata tra amici, è stata rimandata al 30 giugno 2010.

Dopo un primo periodo di mobilitazione, che ha visto prevalentemente un’attivazione sul piano personale e relazionale, noi del Collettivo Sommosse Perugia riusciamo ad uscire soltanto adesso con un comunicato ufficiale sull’aggressione subita, perché quanto accaduto a Michela è da considerare la situazione più critica da noi vissuta fin dall’inizio della nostra breve storia.

Un’azione repressiva del tutto gratuita e sovradimensionata, una vera e propria azione dimostrativa da parte delle forze di polizia che aspirano al governo della città di Perugia, che si conferma territorio privilegiato di sperimentazione di politiche della paura e del controllo.

Un’azione repressiva forte e indiscriminata, criminalizzante gli stili di vita, che ha colpito più duramente chi da sempre ha fatto sua l’opposizione al securitarismo e alle retoriche dei divieti, delle restrizioni, delle recinzioni.

Dal 10 aprile fino ad oggi si è andata progressivamente delineando sui giornali come nell’aula di tribunale una ricostruzione della vicenda che vede la stigmatizzazione dell’unica donna arrestata come la “deviante”: colpevole di avere fatto degenerare la situazione nel corso di un “ordinario” controllo di polizia, responsabile del coinvolgimento degli altri due ragazzi arrestati e infine legittimante la reazione repressiva da parte delle forze dell’ordine.

La retorica con la quale si vuole dipingere Michela come il pericoloso soggetto da cui è scaturito il “problema di ordine pubblico” riprende lo stereotipo sin troppo facile da ricalcare della donna aggressiva, ribelle e indisciplinata attraverso il quale da sempre si criminalizza, colpevolizza e reprime la capacità reattiva e la forza di autodeterminazione delle donne. Una forza sovversiva che si tenta in ogni modo di restringere e contenere entro un sistema normalizzante e repressivo “ordinario”.

In un momento di difficile gestione della città, a causa di diffuse e capillari politiche di repressione con le quali anche a Perugia si tenta di governare una crisi profonda e generalizzata che d’altro canto non vede una risposta forte da parte di chi questa crisi la subisce in misura maggiore (donne, migranti, giovani, precar*), noi intendiamo proseguire il nostro percorso di riconquista della città, di riconquista dei nostri corpi e dei nostri spazi, del nostro futuro.

Per questo saremo presenti alla due giorni su sicurezza, carcere e proibizionismo che si sta organizzando a Perugia per il 25 e 26 giugno prossimi, nella quale porteremo i nostri contributi sulla decostruzione del concetto di SICUREZZA che per noi significa libertà dalla violenza di genere, libertà dal controllo e dalle recinzioni, libertà di scelta e autodeterminazione, accesso al reddito, alla mobilità, alla cultura, alla felicità.



Noi ragazze in lotta, ragazze cattive, vogliamo un presente in cui poter vivere e un futuro in cui poterci specchiare

Collettivo Femminista Sommosse Perugia

Su Donne e pensioni

Dal blog proletaricomunisti

PENSIONI IPOCRISIA 2: IL SOLE 24 ORE DALLA PARTE DELLE DONNE?!

Il 12 giugno esce su Sole 24 Ore un lungo articolo sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne dal titolo "Pensioni rosa: ora la fase due - estendere al privato l'innalzamento dell'età e ridurre le tasse alle donne", scritto da Andrea Ichino e Alberto Alesina.
Sul giornale, espressione diretta della Confindustria e del grande padronato, due "autorevoli professori", di cui uno, Ichino impegnato attualmente in un progetto di ricerca per il Ministero del Lavoro su "Il lavoro interinale come canale di accesso al lavoro a tempo indeterminato" - vale a dire: il governo sta già pensando a come estendere a tutti i rapporti il lavoro interinale e far diventare un miraggio/attesa il lavoro a Tempo Indeterminato -; sembrano improvvisamente prendere le parti delle donne, fare discorsi "femministi".
Ma qual'è il basso scopo lo si capisce bene alla fine dell'articolo.

L'aumento a 65 anni dell'età anche per le donne per andare in pensione favorisce - scrivono i due professori - "un'equiparazione non ipocrita dei due sessi sia (udite, udite!) a casa sia sul posto di lavoro". Chi non lo capisce è "ottuso". Anzi il governo deve cogliere la "palla al balzo per estendere l'equiparazione anche nel settore privato". E, aggiungono, i soldi risparmiati non vanno vincolati ad "azioni positive" per le famiglie e le donne (come chiede la Min. Carfagna), ma se mai per ridurre le tasse sul lavoro delle sole donne.
L'articolo continua poi lanciandosi in considerazioni addirittura "femministe": "Il pensionamento anticipato delle lavoratrici è giustificato come risarcimento per i compiti di cura da esse svolti in famiglia durante l'intera vita. Ma questo risarcimento in realtà perpetua lo stesso circolo vizioso che vorrebbero eliminare", e così non "si assicura una più equa distribuzione del lavoro domestico tra mogli e mariti". E non si frenano nella denuncia "Le donne italiane lavorano molto a casa. Sono poco aiutate dai loro mariti... e quindi su di esse... pesa l'inefficienza dei servizi pubblici offerti dallo Stato" - quindi - "su questo squilibrio che bisogna in primo luogo agire".
I padroni tramite i loro scrivani sono per caso diventati improvvisamente "combattenti contro il maschilismo"? Anzi addirittura scavalcherebbero le stesse donne che, invece, volendo andare prima in pensione in realtà dimostrano di voler perpetuare la condizione di doppio lavoro e di oppressione in casa? No, dicono i nostri "femministi": "è perfettamente ragionevole chiedere alle lavoratrici di andare in pensione più tardi... ma è difficile e ingiusto imporre questo onere alle donne senza prima aver creato le basi per un riequilibrio dei ruoli nella famiglia e nel mercato".
In che modo? Unendo l'innalzamento dell'età pensionabile a una riduzione delle tasse per le donne.
A questo punto ammettiamo la nostra difficoltà di comprendonio e ce ne scusiamo, non vediamo il nesso tra riduzione delle tasse e parità in casa, emancipazione delle donne dall'oppressione del lavoro domestico.
Ma qui il ragionamento dei professori si sposta al campo e alla classe che è loro più congeniale: "...le donne tassate meno e, costando meno alle aziende, sarebbero da queste assunte e promosse con maggiore frequenza. Inoltre l'aumento dell'età pensionabile farebbe risparmiare ulteriormente l'Erario".
Ecco chi se ne avvantaggerebbe di questa politica "dalla parte delle donne". Altro che sincera e disinteressata politica di difesa della condizione delle donne!
Benchè i nostri professori dovrebbero sapere bene che già ci sono state politiche negli anni precedenti da parte sia di governi di centro destra, che soprattutto di centro sinistra, di "svendita" sul mercato delle lavoratrici, di sgravi alle aziende se, bontà loro, assumevano donne, ma che nonostante questa "svendita" non c'è stato affatto un aumento dell'occupazione femminile o delle "promozioni".

Ma che di tutte queste sviolinate per le donne gli unici ad avvantaggiarsene dovrebbero essere i padroni, si capisce ancora meglio verso la fine dell'articolo.
"Con un maggior reddito disponibile - derivato secondo Ichino e Alesina dalla combinazione di minori tasse e più occupazione e carriera per le donne (e qui immaginiamo le famiglie che non ce la fanno ad arrivare neanche alla terza settimana, andare in giro con borse improvvisamente gonfie di soldi...) - le famiglie potrebbero, tra l'altro, permettersi di acquistare da PRIVATI quei servizi che faciliterebbero a entrambi i coniugi la conciliazione del lavoro in casa e nel mercato, senza bisogno - aggiungono - che sia lo Stato o il ministro Carfagna a decidere PATERNALISTICAMENTE cosa serve alle famiglie stesse. E quando i mariti arrivassero a "capire" che l'intera famiglia guadagnerebbe da una minore tassazione delle donne, diventerebbero più propensi ad aiutare le loro mogli in casa per consentire loro di lavorare nel mercato...".
Su questo ci informano, in conclusione, vi sono già due progetti di legge, i cui primi firmatari sono la senatrice Maria Ida Germontani del PdL e il senatore Enrico Morando del PD: "un'interessante e promettente convergenza bipartisan!".
Ecco svelato "cui prodest"! I nostri professori sono partiti ipocritamente dalle donne, hanno fatto tutto un giro di ragionamento, per arrivare... ai padroni. Chi si avvantaggerebbe dell'aumento delle pensioni per le donne? Ma i PRIVATI! Basta, pretendere "paternalisticamente" che sia lo Stato a garantire i servizi sociali e a scaricare del doppio lavoro le donne!
Le donne, le famiglie mandino i figli agli asili e scuole "private", si facciano curare dalle cliniche "private", mandino i loro vecchi genitori nelle ricche strutture "private", ecc. ecc. La riduzione delle tasse alle donne vadano nelle tasche dei "privati". E SOPRATTUTTO LE DONNE E LE FAMIGLIE PAGHINO FIOR DI EURO AI PRIVATI! E lascino che lo Stato peggiori e tagli i servizi sociali, li privatizzi, perchè non può fare sempre il papà (o "papi") che provvede a tutto e a tutti, deve pur pensare a salvare dalla crisi i padroni...

La difesa della parità? Che serva ad aumentare i profitti delle aziende! Per questo "nobile fine" anche i padroni e i loro scribacchini possono diventare "femministi"!
E su questo, come si vede, non c'è certo differenza tra PdL e PD.

MFPR - 18.6.2010

14/06/10

combattivo corteo a palermo contro licenziamenti, precarietà, disoccupazione

Palermo, 14/06:

Oggi pomeriggio, in occasione della giornata nazionale contro i licenziamenti, la precarietà e la disoccupazione promossa dall'assemblea nazionale del 21 maggio scorso a Napoli organizzata dai disoccupati Banchi Nuovi di Napoli e dai disoccupati organizzati di Taranto dello Slai Cobas per il sindacato di classe, un corteo combattivo ha attraversato le strade di Palermo fino alla Prefettura per protestare contro governo e padroni che continuano con le loro politiche antiproletarie e antipopolari a scaricare sulle spalle dei lavoratori,precari, disoccupati la crisi da loro stessi prodotta. Dietro lo striscione di apertura con su scritto " TUTTI INSIEME ALZIAMO LA TESTA CONTRO LICENZIAMENTI PRECARIETA' DISOCCUPAZIONE" hanno sfilato con altrettanti striscioni e cartelli le lavoratrici e i lavoratori precari delle cooperative sociali già da metà giugno senza lavoro visto cha ad oggi non è stato rinnovato dalla Provinca il bando di appalto per la fornitura del servizio di assistenza ai disabili nelle scuole ".vogliamo un lavoro stabile e sicuro tutto l'anno, basta mezzi lavori a mezzo salario." le lavoratrici e i lavoratori della scuola attaccati pesantemente dalla scellerate riforma Gelmini e manovra finanziaria del governo ".contro i licenziamenti di massa, il blocco del salario e del contratto, l'allungamento dell'età pensionabile per le donne lavoratrici che il governo ipocritamente vuole far passare come un provvedimento per la loro emancipazione ma che in realtà le colpisce doppiamente nella loro condizione di lavoro e di vita cacciamo via la Gelmini, Tremonti e tutto il governo." il comitato di lotta donne precarie/disoccupate organizzate che con grande forza e determinazione hanno gridato come in una regione che occupa l'ultimo posto per tasso di disoccupazione, e in particolare femminile, non vogliono arrendere ad una vita fatta di lavori ultraprecari, quando si ha la fortuna di trovarli, o a stare rinchiuse a casa, in famiglia come vorrebbe il governo, " .
una famiglia che in diversi casi per noi si trasforma in una
vera e propria prigione in cui subiamo anche violenza." ".lottiamo perchè si aprano sbocchi occupazionali per noi disoccupate e per ottenere un salario minimo garantito nell'attesa di un lavoro." I lavoratori e le lavoratrici ex enti locali transitati nello Stato in lotta da anni contro le istituzioni ".non siamo lavoratori di serie B, vogliamo una sede di lavoro stabile e riconosciuti i nostri diritti."una delegazione di studenti del Collettivo in lotta dell'Accademia di belle Arti "il sapere non è un mercanzia, Tremonti Gelmini vi cacceremo via" ".operai studenti precari disoccupati vinceremo organizzati." Durante il corteo è stata espressa forte solidarietà ai disoccupati di Napoli e Taranto che in questi mesi sono stati oggetto in diverse forme di atti repressivi da parte delle forze dell'ordine così come tanti altri lavoratori e operai in lotta in tutto il paese, a tutti i lavoratori licenziati e cassaintegrati, in particolare alla lavoratrice ATM Jessica di Milano che in questi giorni sta protestando contro un ingiusto licenziamento, e verso i lavoratori e lavoratrici migranti super sfruttati e attaccati pesantemente da leggi razziste come il pacchetto sicurezza. All'arrivo in prefettura tutti i manifestanti hanno protestato con forza contro il tentativo della digos di intimidire il corteo con filmati continui e minacce di multe solo perché alcune lavoratrici attraversavano la strada con il megafono passando e ripassando sulle strisce pedonali. Una folta delegazione rappresentante i diversi settori di lavoratori, precarie e studenti presenti ha consegnato al prefetto i volantini di protesta e denuncia chiedendo per le specifiche vertenze e lotte l'apertura urgente di tavoli tecnici.

Slai cobas per il sindacato di classe Palermo

Joy è "libera" e Addesso pure: la lotta continua!!!

le compagne del mfpr di Taranto e le lavoratrici/disoccupate slai cobas per il sindacato di classe esprimono la loro gioia a Joy per la sua liberazione dal CIE, ma soprattutto per la sua forza e coraggio.

Anche con Joy si dimostra che la lotta e la solidarietà sono nostre armi importanti. Questa è una vittoria delle donne immigrate, di tutto il movimento delle donne, di coloro che si sono battute e continueranno a battersi in prima fila, dal movimentoanti CIE, al movimento femminista proletario rivoluzionario, a tutti gli organismi e compagne che hanno aderito e partecipato alle mobilitazione dell'8 giugno.

Ora la lotta deve continuare per la condanna dell'Ispettore Adesso, a fronte di uno Stato di polizia che anche l'8 giugno ha tentato di rispondere con la repressione alla giusta lotta e di un Tribunale che ha cercato stupidamente di mettere in difficoltà Joy, che però ancora una volta non si è fatta assolutamente scoraggiare.

Viva la lotta delle donne!

MFPR Taranto
12.6.010

12/06/10

8 giugno... al fianco di Joy, Hellen e le altre

Sin dal primo pomeriggio di martedì 8 giugno si è tenuto il presidio davanti al tribunale di Milano in concomitanza con l'incidente probatorio per la denuncia del tentato stupro contro Joy da parte dell'ispettore capo Addesso del CIE di Via Corelli.

Al presidio hanno partecipato un centinaio di femministe e antirazzisti, diversi gli striscioni e i pannelli di denuncia e solidarietà in un piazzale in cui era presente un folto schieramento di poliziotti in assetto antisommossa che non hanno perso tempo a mettere in atto la loro azione repressiva con un tentativo di carica all'inizio del presidio quando sono stati lanciati i primi slogan e all'apparire dello striscione "NEI CIE LA POLIZIA STUPRA".

Il pretesto è stato che le compagne cercavano
di avanzare verso la strada trafficata con lo striscione. Le compagne e i compagni presenti non si sono lasciati intimorire ma al contrario hanno contrastato contro i poliziotti denunciando con più forza lo stato di polizia con slogan "Ma quale libertà ma che democrazia, questo è uno Stato di polizia", "Vergogna, vergogna", "Joy libera, Addesso in galera”…

Le compagne del Mfpr hanno portato due striscioni "Libertà per Joy e le altre, processo per l'Ispettore" e "Contro il governo e lo Stato di polizia razzista e sessista, scateniamo la ribellione delle donne" e pannelli con messaggi di solidarietà di donne lavoratrici, precarie, disoccupate di diverse città.

Nel tardo pomeriggio gli avvocati di Joy hanno raggiunto il presidio informando che il giudice ha raccolto le testimonianze di Joy ed Hellen. Nel caso in cui decidesse di continuare ed avviare il processo, non sarebbe necessaria la presenza di Joy ed Hellen. Il 12 giugno scade la detenzione di Joy nel CIE di Modena, c'è la possibilità che venga prolungata, in base al "pacchetto sicurezza" per altri due mesi oppure potrebbe arrivare il decreto di espulsione o, ancora, il riconoscimento al diritto di usufruire dell'articolo 18, che, ricordiamo, ancora non le è stato riconosciuto.

Emozionante è stato poi incontrare direttamente Hellen che ha espresso gioia
per la solidarietà espressa dai presenti con il presidio e per tutte le iniziative che si sono fatte in questi mesi.

Che il processo prosegua, che il tentativo di stupro dell'ispettore di polizia non rimanga impunito è una battaglia che deve coinvolgere sempre di più il movimento delle donne ma anche degli immigrati, il movimento antirazzista, antirepressione, perché si tratta di un altro passo avanti in quella che è la lotta generale e complessiva contro uno stato, un governo che avanzando rapidi verso il moderno fascismo impongono uno stato di polizia sempre più pressante, che ogni giorno colpisce con la repressione le lotte dei lavoratori, dei giovani, ma che contro le donne usa anche la violenza sessuale e in più razzista se si tratta di donne immigrate.

JOY LIBERA - L'ISPETTORE DI POLIZIA CONDANNATO SOSTENIAMO CON FORZA LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE SESSUALI SUBITE DALLE DONNE MIGRANTI

CONTRASTIAMO SUL CAMPO SESSISMO, RAZZISMO, MODERNO FASCISMO

Milano, 9 giugno 2010
movimento femminista proletario rivoluzionario

06/06/10

In vista dell'8 giugno al tribunale di Milano...

Insieme alla lotta di Joy, di Hellen e di tutte le donne migranti

Forte solidarietà

Libertà per Joy, Hellen e per tutte le/i migranti dalla prigionia dei CIE

Che l'ispettore di polizia Adesso venga incriminato per il reato di tentato stupro contro Joy

La nostra lotta di lavoratrici, di precarie contro un sistema, uno stato, padroni, governo che ogni giorno ci violentano con tutti gli attacchi sferrati alle nostre condizioni di lavoro e di vita non può non prendere a cuore la lotta delle donne migranti che in un paese come il nostro sono ancora più oppresse.

Lavoratrici della scuola e precarie delle cooperative sociali organizzate nello Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

05/06/10

8 giugno: iniziative per Joy


Al fianco di Joy

L’8 giugno a Milano si terrà un presidio di solidarietà e sostegno a Joy, con la partecipazione di delegazioni da Palermo, L'Aquila, Mantova.

Joy, una giovane donna immigrata, ha denunciato il tentativo di stupro all’interno del CIE di via Corelli. L’8 giugno si terrà l’incidente probatorio presso il tribunale di Milano.

Come femministe, lavoratrici, donne saremo in presidio davanti al tribunale alle ore 15:00 per sostenere con forza la denuncia di Joy e di tutte le donne vittime di violenza

La giornata di lotta proseguirà alle ore 21:00 con lo spettacolo teatrale di e con Attrice Contro “Madama Cie”, presso Villa Pallavicini, via Meucci 3 MM2 Crescenzago – Milano.

A Taranto, in concomitanza, si terrà un presidio davanti al Tribunale.

Iniziative di controinformazione a Perugia, Palermo, Bologna, Ravenna , Mantova, Pisa, Roma e altre città.


Con questa mobilitazione non vogliamo solo esprimere solidarietà e denuncia generale e generica, ma un presidio di lotta , per la liberazione di Joy, la condanna dell' ispettore.

Di seguito il volantino e le prime adesioni all'appello:


JOY LIBERA - VITTORIO ADDESSO CONDANNATO

Martedì 8 giugno ore 15.00: PRESIDIO davanti al Tribunale di Milano
(corso di Porta Vittoria)

in occasione dell’incidente probatorio per il tentato stupro di Joy

Joy è una giovane migrante nigeriana, vittima di tratta.
Ha avuto il coraggio di fuggire dai suoi sfruttatori, per questo le hanno ucciso padre, fratello e sorella in Nigeria.
Per questo l’hanno rinchiusa nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Milano.
E lì sono iniziate le molestie sessuali da parte dell’ispettore-capo del C.I.E., Vittorio Addesso.
Ma il rifiuto di una donna non conta, soprattutto se è immigrata e lui è un poliziotto. Così Vittorio Addesso l’aggredisce e tenta di stuprarla. Joy si ribella al tentativo di stupro, aiutata da Hellen, la sua compagna di reclusione.
Joy si ribella alle condizioni inumane e degradanti del c.i.e. e partecipa alla rivolta di via Corelli contro il pacchetto sicurezza, che estende il limite di detenzione nei C.I.E. a 6 mesi.
Con Hellen e altre donne nigeriane viene ammanettata, portata in una stanza senza telecamere, fatta inginocchiare e picchiata selvaggiamente.
Al processo contro i rivoltosi urlerà le violenze subite e verrà denunciata con Hellen per calunnia. Sconterà 6 mesi di carcere per la rivolta e sarà ricondotta in un C.I.E.
Ma denuncerà alla procura di Milano il tentativo di stupro da parte dell’ispettore.

Joy non può restare nei C.I.E., ne ha denunciato violenze, abusi e torture
Joy non può tornare in Nigeria, subirebbe la rappresaglia dei suoi sfruttatori
Joy ha diritto a un permesso di soggiorno

VOGLIAMO:

IL PROCESSO PER IL TENTATO STUPRO E LA CONDANNA DELL'ISPETTORE
LIBERTA', PERMESSO DI SOGGIORNO PER JOY E LE ALTRE
CHIUSURA DEI LAGER / CIE

SOSTENIAMO CON FORZA LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE SUBITE DALLE DONNE MIGRANTI!
CONTRASTIAMO SUL CAMPO QUESTO STATO DI POLIZIA, RAZZISTA E SESSISTA!
NO AL PACCHETTO “SICUREZZA” DEL GOVERNO!

alle ore 21.00 in Villa Pallavicini (via Meucci 3, MM2 Cresenzago), Bìt Scenika & COMPAGNIA TEATRALE INDIPENDENTE AttriceContro presentano:

“MADAMA CIE” di Alessandra Magrini

movimento femminista proletario rivoluzionario
mfpr@libero.it


Hanno sinora aderito all'appello:

  • Rosaria Pepe
  • Barbara Maffione
  • Marianna Panico
  • Maria Grazia Negrini
  • Pia Covre che parteciperà al presidio in rappresentanza del CDCP Onlus
  • Ferdinando Ferraiolo
  • diverse lavoratrici della scuola, Poste, sanità
  • Disoccupate Organizzate e lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
  • Attricecontro, che parteciperà al presidio e si è resa disponibile con il suo spettacolo "Madama Cie"
  • Layla Buzzi
  • "Comitato di lotta donne precarie e disoccupate organizzate" Palermo
  • collettivo sommosse Perugia
  • cobas scuola Terni
  • Enrico Brunelli
  • Isabella Tomassi
  • Paolo Arduini
  • Lorenza Ludovico
  • Barbara Biglia
  • Ilenia Argento
  • Coordinamento scuola Mantova
  • Lavoratrici della scuola e precarie delle cooperative sociali organizzate nello Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

Taranto al fianco di Joy

8 GIUGNO CON JOY A TARANTO

L'8 giugno inizia a Milano il processo contro un ispettore di polizia, Vittorio Addesso, che nel CIE di via Corelli a Milano, tentò di stuprare Joy, una immigrata nigeriana, che aveva partecipato alla rivolta contro le condizioni di lager del CIE e per questo poi era stata insieme ad altre immigrate arrestata e solo dopo una grossa mobilitazione liberata, ma tuttora rinchiusa nel CIE di Modena.
Joy, insieme ad una sua compagna Hellen, ha avuto il coraggio di denunciare l'ispettore Addesso, per questo ha subito forti minacce, anche fisiche per metterla a tacere.
Ma l'8 finalmente si apre il processo sulla sua denuncia
e Joy verrà sentita dal magistrato.
Ottenere che questo processo vada avanti, che non venga insabbiato il tentativo di stupro dell'ispettore di polizia, ottenere giustizia e la liberazione dai CIE e il permesso di soggiorno per Joy e le altre immigrate/immigrati (Joy se torna nel suo paese rischia la morte), è una battaglia giusta e necessaria, democratica, antirazzista, antisessista.
La vittoria in questo processo è un passo avanti nella lotta contro uno Stato di polizia che sempre più risponde con una repressione brutale, con l'uso della violenza contro legittimi diritti e per le donne, in più se immigrate, con l'uso anche della violenza sessuale razzista; contro un governo che fa leggi come il "pacchetto di sicurezza" che considera criminali di per sé tutti gli immigrati che entrano nel nostro paese.
Per questo il processo di Milano interessa tutte le donne, i democratici, gli antirazzisti.

PER QUESTO, IN CONTEMPORANEA CON IL PROCESSO E LA MANIFESTAZIONE A MILANO, A TARANTO VI SARA' UN SIT-IN INFORMATIVO MARTEDI' 8 GIUGNO ALLE ORE 9,30 DAVANTI AL TRIBUNALE (v. Marche).
CON RACCOLTA FIRME E CARTOLINE DA INVIARE DIRETTAMENTE A JOY.

INVITIAMO TUTTE/TUTTI AD ESSERE PRESENTI - sono a disposizione locandine e altri materiali informativi.

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Le disoccupate e lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe

per info. 3475301704 - mfpr@libero.it - T/F 0994792086