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02/07/10

La repressione del G20 contro le donne

".. Oltre 900 arresti sono stati effettuati durante il fine settimana a Toronto attraverso sequestri, segnalazioni politiche, irruzioni nelle abitazioni e nei luoghi di alloggio, violenza, brutalità, intimidazioni e vessazioni. È il più grande numero di arresti nella storia del Canada, fatti a scapito di quei manifestanti che non hanno fatto altro che esprimere il proprio disaccordo con la politiche capitaliste, securitarie, sessiste, colonialiste e anti- sociali del G20 e dei grandi finanzieri di questo mondo..."

"...Durante il fine settimana all'interno del centro di detenzione a Toronto, le donne arrestate tra il 17 e 25 hanno sperimentato discriminazioni sessuali, minacce e molestie sessuali da parte della polizia. Una donna che in seguito si è espressa davanti ai media è stata testimone di donne traumatizzate da intimidazione e violenze sessuali da parte di agenti di polizia nella stessa prigione. Altri detenuti si sono fatti minacciare di stupro e stupro di gruppo da parte della polizia che diceva loro che questo gli avrebbe tolto la voglia per sempre di partecipare ad azioni politiche. Inoltre, molte lesbiche, gay e trans sono stati collocati lontano da altri prigionieri politici, in una cella che è stata loro riservata..."

Manifestazione contro la repressione e in solidarietà con gli arrestati del G20

Giovedi , 1 ° luglio - 12 nuovo appuntamento: Carré Saint -Louis (St-Denis & Rue du Square St-Louis, metro Sherbrooke)..."

MFPR

19/06/10

Noi donne in lotta... a tre mesi dall'arresto di Michela

“In questo mondo di cyberpoliziotti noi vogliamo esplorare il nostro universo immaginario, i nostri desideri e sogni di potere. Vogliamo disegnare l’avvenire a nostra immagine” Rosi Braidotti


Il 31 maggio l’ultima udienza del processo per resistenza a pubblico ufficiale a Michela, arrestata il 10 aprile scorso a Perugia mentre trascorreva una serata tra amici, è stata rimandata al 30 giugno 2010.

Dopo un primo periodo di mobilitazione, che ha visto prevalentemente un’attivazione sul piano personale e relazionale, noi del Collettivo Sommosse Perugia riusciamo ad uscire soltanto adesso con un comunicato ufficiale sull’aggressione subita, perché quanto accaduto a Michela è da considerare la situazione più critica da noi vissuta fin dall’inizio della nostra breve storia.

Un’azione repressiva del tutto gratuita e sovradimensionata, una vera e propria azione dimostrativa da parte delle forze di polizia che aspirano al governo della città di Perugia, che si conferma territorio privilegiato di sperimentazione di politiche della paura e del controllo.

Un’azione repressiva forte e indiscriminata, criminalizzante gli stili di vita, che ha colpito più duramente chi da sempre ha fatto sua l’opposizione al securitarismo e alle retoriche dei divieti, delle restrizioni, delle recinzioni.

Dal 10 aprile fino ad oggi si è andata progressivamente delineando sui giornali come nell’aula di tribunale una ricostruzione della vicenda che vede la stigmatizzazione dell’unica donna arrestata come la “deviante”: colpevole di avere fatto degenerare la situazione nel corso di un “ordinario” controllo di polizia, responsabile del coinvolgimento degli altri due ragazzi arrestati e infine legittimante la reazione repressiva da parte delle forze dell’ordine.

La retorica con la quale si vuole dipingere Michela come il pericoloso soggetto da cui è scaturito il “problema di ordine pubblico” riprende lo stereotipo sin troppo facile da ricalcare della donna aggressiva, ribelle e indisciplinata attraverso il quale da sempre si criminalizza, colpevolizza e reprime la capacità reattiva e la forza di autodeterminazione delle donne. Una forza sovversiva che si tenta in ogni modo di restringere e contenere entro un sistema normalizzante e repressivo “ordinario”.

In un momento di difficile gestione della città, a causa di diffuse e capillari politiche di repressione con le quali anche a Perugia si tenta di governare una crisi profonda e generalizzata che d’altro canto non vede una risposta forte da parte di chi questa crisi la subisce in misura maggiore (donne, migranti, giovani, precar*), noi intendiamo proseguire il nostro percorso di riconquista della città, di riconquista dei nostri corpi e dei nostri spazi, del nostro futuro.

Per questo saremo presenti alla due giorni su sicurezza, carcere e proibizionismo che si sta organizzando a Perugia per il 25 e 26 giugno prossimi, nella quale porteremo i nostri contributi sulla decostruzione del concetto di SICUREZZA che per noi significa libertà dalla violenza di genere, libertà dal controllo e dalle recinzioni, libertà di scelta e autodeterminazione, accesso al reddito, alla mobilità, alla cultura, alla felicità.



Noi ragazze in lotta, ragazze cattive, vogliamo un presente in cui poter vivere e un futuro in cui poterci specchiare

Collettivo Femminista Sommosse Perugia

14/06/10

Joy è "libera" e Addesso pure: la lotta continua!!!

le compagne del mfpr di Taranto e le lavoratrici/disoccupate slai cobas per il sindacato di classe esprimono la loro gioia a Joy per la sua liberazione dal CIE, ma soprattutto per la sua forza e coraggio.

Anche con Joy si dimostra che la lotta e la solidarietà sono nostre armi importanti. Questa è una vittoria delle donne immigrate, di tutto il movimento delle donne, di coloro che si sono battute e continueranno a battersi in prima fila, dal movimentoanti CIE, al movimento femminista proletario rivoluzionario, a tutti gli organismi e compagne che hanno aderito e partecipato alle mobilitazione dell'8 giugno.

Ora la lotta deve continuare per la condanna dell'Ispettore Adesso, a fronte di uno Stato di polizia che anche l'8 giugno ha tentato di rispondere con la repressione alla giusta lotta e di un Tribunale che ha cercato stupidamente di mettere in difficoltà Joy, che però ancora una volta non si è fatta assolutamente scoraggiare.

Viva la lotta delle donne!

MFPR Taranto
12.6.010

12/06/10

8 giugno... al fianco di Joy, Hellen e le altre

Sin dal primo pomeriggio di martedì 8 giugno si è tenuto il presidio davanti al tribunale di Milano in concomitanza con l'incidente probatorio per la denuncia del tentato stupro contro Joy da parte dell'ispettore capo Addesso del CIE di Via Corelli.

Al presidio hanno partecipato un centinaio di femministe e antirazzisti, diversi gli striscioni e i pannelli di denuncia e solidarietà in un piazzale in cui era presente un folto schieramento di poliziotti in assetto antisommossa che non hanno perso tempo a mettere in atto la loro azione repressiva con un tentativo di carica all'inizio del presidio quando sono stati lanciati i primi slogan e all'apparire dello striscione "NEI CIE LA POLIZIA STUPRA".

Il pretesto è stato che le compagne cercavano
di avanzare verso la strada trafficata con lo striscione. Le compagne e i compagni presenti non si sono lasciati intimorire ma al contrario hanno contrastato contro i poliziotti denunciando con più forza lo stato di polizia con slogan "Ma quale libertà ma che democrazia, questo è uno Stato di polizia", "Vergogna, vergogna", "Joy libera, Addesso in galera”…

Le compagne del Mfpr hanno portato due striscioni "Libertà per Joy e le altre, processo per l'Ispettore" e "Contro il governo e lo Stato di polizia razzista e sessista, scateniamo la ribellione delle donne" e pannelli con messaggi di solidarietà di donne lavoratrici, precarie, disoccupate di diverse città.

Nel tardo pomeriggio gli avvocati di Joy hanno raggiunto il presidio informando che il giudice ha raccolto le testimonianze di Joy ed Hellen. Nel caso in cui decidesse di continuare ed avviare il processo, non sarebbe necessaria la presenza di Joy ed Hellen. Il 12 giugno scade la detenzione di Joy nel CIE di Modena, c'è la possibilità che venga prolungata, in base al "pacchetto sicurezza" per altri due mesi oppure potrebbe arrivare il decreto di espulsione o, ancora, il riconoscimento al diritto di usufruire dell'articolo 18, che, ricordiamo, ancora non le è stato riconosciuto.

Emozionante è stato poi incontrare direttamente Hellen che ha espresso gioia
per la solidarietà espressa dai presenti con il presidio e per tutte le iniziative che si sono fatte in questi mesi.

Che il processo prosegua, che il tentativo di stupro dell'ispettore di polizia non rimanga impunito è una battaglia che deve coinvolgere sempre di più il movimento delle donne ma anche degli immigrati, il movimento antirazzista, antirepressione, perché si tratta di un altro passo avanti in quella che è la lotta generale e complessiva contro uno stato, un governo che avanzando rapidi verso il moderno fascismo impongono uno stato di polizia sempre più pressante, che ogni giorno colpisce con la repressione le lotte dei lavoratori, dei giovani, ma che contro le donne usa anche la violenza sessuale e in più razzista se si tratta di donne immigrate.

JOY LIBERA - L'ISPETTORE DI POLIZIA CONDANNATO SOSTENIAMO CON FORZA LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE SESSUALI SUBITE DALLE DONNE MIGRANTI

CONTRASTIAMO SUL CAMPO SESSISMO, RAZZISMO, MODERNO FASCISMO

Milano, 9 giugno 2010
movimento femminista proletario rivoluzionario

05/06/10

8 giugno: iniziative per Joy


Al fianco di Joy

L’8 giugno a Milano si terrà un presidio di solidarietà e sostegno a Joy, con la partecipazione di delegazioni da Palermo, L'Aquila, Mantova.

Joy, una giovane donna immigrata, ha denunciato il tentativo di stupro all’interno del CIE di via Corelli. L’8 giugno si terrà l’incidente probatorio presso il tribunale di Milano.

Come femministe, lavoratrici, donne saremo in presidio davanti al tribunale alle ore 15:00 per sostenere con forza la denuncia di Joy e di tutte le donne vittime di violenza

La giornata di lotta proseguirà alle ore 21:00 con lo spettacolo teatrale di e con Attrice Contro “Madama Cie”, presso Villa Pallavicini, via Meucci 3 MM2 Crescenzago – Milano.

A Taranto, in concomitanza, si terrà un presidio davanti al Tribunale.

Iniziative di controinformazione a Perugia, Palermo, Bologna, Ravenna , Mantova, Pisa, Roma e altre città.


Con questa mobilitazione non vogliamo solo esprimere solidarietà e denuncia generale e generica, ma un presidio di lotta , per la liberazione di Joy, la condanna dell' ispettore.

Di seguito il volantino e le prime adesioni all'appello:


JOY LIBERA - VITTORIO ADDESSO CONDANNATO

Martedì 8 giugno ore 15.00: PRESIDIO davanti al Tribunale di Milano
(corso di Porta Vittoria)

in occasione dell’incidente probatorio per il tentato stupro di Joy

Joy è una giovane migrante nigeriana, vittima di tratta.
Ha avuto il coraggio di fuggire dai suoi sfruttatori, per questo le hanno ucciso padre, fratello e sorella in Nigeria.
Per questo l’hanno rinchiusa nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Milano.
E lì sono iniziate le molestie sessuali da parte dell’ispettore-capo del C.I.E., Vittorio Addesso.
Ma il rifiuto di una donna non conta, soprattutto se è immigrata e lui è un poliziotto. Così Vittorio Addesso l’aggredisce e tenta di stuprarla. Joy si ribella al tentativo di stupro, aiutata da Hellen, la sua compagna di reclusione.
Joy si ribella alle condizioni inumane e degradanti del c.i.e. e partecipa alla rivolta di via Corelli contro il pacchetto sicurezza, che estende il limite di detenzione nei C.I.E. a 6 mesi.
Con Hellen e altre donne nigeriane viene ammanettata, portata in una stanza senza telecamere, fatta inginocchiare e picchiata selvaggiamente.
Al processo contro i rivoltosi urlerà le violenze subite e verrà denunciata con Hellen per calunnia. Sconterà 6 mesi di carcere per la rivolta e sarà ricondotta in un C.I.E.
Ma denuncerà alla procura di Milano il tentativo di stupro da parte dell’ispettore.

Joy non può restare nei C.I.E., ne ha denunciato violenze, abusi e torture
Joy non può tornare in Nigeria, subirebbe la rappresaglia dei suoi sfruttatori
Joy ha diritto a un permesso di soggiorno

VOGLIAMO:

IL PROCESSO PER IL TENTATO STUPRO E LA CONDANNA DELL'ISPETTORE
LIBERTA', PERMESSO DI SOGGIORNO PER JOY E LE ALTRE
CHIUSURA DEI LAGER / CIE

SOSTENIAMO CON FORZA LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE SUBITE DALLE DONNE MIGRANTI!
CONTRASTIAMO SUL CAMPO QUESTO STATO DI POLIZIA, RAZZISTA E SESSISTA!
NO AL PACCHETTO “SICUREZZA” DEL GOVERNO!

alle ore 21.00 in Villa Pallavicini (via Meucci 3, MM2 Cresenzago), Bìt Scenika & COMPAGNIA TEATRALE INDIPENDENTE AttriceContro presentano:

“MADAMA CIE” di Alessandra Magrini

movimento femminista proletario rivoluzionario
mfpr@libero.it


Hanno sinora aderito all'appello:

  • Rosaria Pepe
  • Barbara Maffione
  • Marianna Panico
  • Maria Grazia Negrini
  • Pia Covre che parteciperà al presidio in rappresentanza del CDCP Onlus
  • Ferdinando Ferraiolo
  • diverse lavoratrici della scuola, Poste, sanità
  • Disoccupate Organizzate e lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
  • Attricecontro, che parteciperà al presidio e si è resa disponibile con il suo spettacolo "Madama Cie"
  • Layla Buzzi
  • "Comitato di lotta donne precarie e disoccupate organizzate" Palermo
  • collettivo sommosse Perugia
  • cobas scuola Terni
  • Enrico Brunelli
  • Isabella Tomassi
  • Paolo Arduini
  • Lorenza Ludovico
  • Barbara Biglia
  • Ilenia Argento
  • Coordinamento scuola Mantova
  • Lavoratrici della scuola e precarie delle cooperative sociali organizzate nello Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

06/05/10

Al fianco di Joy


Appello alle femministe, alle/agli antifasciste/i, alle/agli antirazzisti per costruire un presidio al Tribunale di Milano l'8 giugno AL FIANCO DI JOY, HELLEN...E DI TUTTE LE MIGRANTI E I MIGRANTI

Il 12 febbraio le migranti nigeriane Joy, Hellen, Priscilla, Debby, Florence di notte, sono state rilasciate dalle carceri dove stavano scontando la condanna per aver preso parte alla rivolta di tanti migranti scoppiata nel CIE di Corelli a Milano, la scorsa estate, per l'estensione della permanenza nei CIE, contro una pesante condizione di oppressione e repressione che per le donne migranti significa anche subire molestie e violenza sessuale.

Durante il processo Joy ha avuto il coraggio di denunciare il tentativo di stupro da parte dell'ispettore-capo del CIE Addesso, evitato grazie all’aiuto della sua compagna di reclusione Hellen.

Per un perverso meccanismo carcere-Cie sono state riportate in altri Cie, si è temuto e si teme fortemente il rischio che vengano espulse dall’Italia e rimandate nel loro paese di origine.

Come femministe, lavoratrici abbiamo da subito, nella grandiosa manifestazione del 24 novembre 2007 a Roma, denunciato l'uso strumentale che si voleva fare delle violenze contro le donne per far passare il vergognoso pacchetto sicurezza, le politiche securitarie, razziste e moderno fasciste del governo.

NON IN NOSTRO NOME! in diverse città quest'anno, nella giornata-simbolo della violenza contro le donne del 25 Novembre, sono state denunciate le violenze subite dalle donne migranti nei CIE.

Il 12 febbraio c’è stata una forte mobilitazione delle donne, delle femministe, dei comitati antirazzisti che si sono schierati al fianco ed in difesa di Joy, Hellen e delle migranti in lotta per esprimere concreta e fattiva solidarietà; la mobilitazione continua in tante città ha contribuito a far sì che Joy, Hellen e Florence non siano ancora state deportate anche se purtroppo diversi /e uomini e donne provenienti dalla Nigeria sono stati/e rimpatriati dal Cie di Ponte Galeria.

Delle 5 donne condannate per i fatti di via Corelli a tutt'oggi solo una di loro è stata liberata.

Stanca di subire non solo la lunga detenzione, ma anche l'incertezza del suo futuro di recente Joy, per rompere l'isolamento, le attese deluse (come vittima di tratta avrebbe diritto a un percorso di protezione) ha anche tentato il suicidio nel Centro di identificazione di Modena in cui è attualmente detenuta.

L'8 giugno si terrà l'incidente probatorio tra Joy, Hellen e Vittorio Adesso, in merito alla denuncia di tentato stupro da parte dell'ispettore, durante la detenzione di Joy nel Cie di Corelli.
Di seguito riportiamo stralci dell'appello lanciato non appena conosciuta la data: “..Già da oggi lanciamo la proposta di presidio per l'8 giugno davanti al Tribunale in sostegno di Joy a cui mandiamo anche in questa occasione la solidarietà. Non possiamo non denunciare come si usino demagogicamente due pesi e due misure: la ministra Carfagna si riempie tanto la bocca con il suo decreto antistalking, in difesa delle donne vittima di violenze, ma Joy che denuncia l' Ispettore di Corelli viene tenuta ancora oggi all'interno dei Cie.

Costruiamo, a partire da oggi, una manifestazione al Tribunale per l'8 giugno:


Vogliamo: Joy libera Adesso arrestato!

E’ necessario continuare la mobilitazione per fermare le deportazioni, per richiedere a gran voce il permesso di soggiorno per Joy, Hellen, sostenendo con forza la loro denuncia contro le violenze sessuali che accadono dentro i CIE, e per tutte le migranti e i migranti perché le ragioni legittime che hanno portato le migranti e i migranti alla rivolta nel CIE di Via Corelli Milano, e non solo, sono ancora più pressanti.

Ma, soprattutto, oggi bisogna sostenere Joy nel processo per stupro: sappiamo bene già per le donne italiane quanto sia difficile fare una denuncia per stupro, quanta riprovazione, isolamento sociale ricevono a meno che gli stupratori non siano immigrati: immaginiamo cosa possa significare per Joy sostenere una denuncia per tentato stupro di un ispettore, cosa possa significare essere detenuta nel Cie.

Permesso di soggiorno per Joy e le altre
Processo per il tentato stupro
Contrastare concretamente e sul campo
sessismo, razzismo, moderno fascismo!

movimento femminista proletario rivoluzionario milano
4 maggio 2010
Per sottoscrivere, aderire all'appello: mfprmi@libero.it

23/04/10

Milano, 23 aprile 2010



Nelle pagine milanesi di alcuni quotidiani oggi è apparsa la notizia sotto riportata per cui Joy avrebbe tentato il suicidio ingerendo sapone liquido, con un breve resoconto della sua storia dalla rivolta alla condanna e denuncia del tentato stupro subito in Corelli. Nei trafiletti si fa anche riferimento alla data prevista per la sua deposizione per il procedimento per violenza sessuale che è l'8 giugno.
Già da oggi lanciamo la proposta di presidio per l'8 giugno davanti al Tribunale in sostegno di Joy a cui mandiamo anche in questa occasione la solidarietà. Non possiamo non denunciare come si usino demagogicamente due pesi e due misure: la ministra Carfagna si riempie tanto la bocca con il suo decreto antistalking, in difesa delle donne vittima di violenze, ma Joy che denuncia l' Ispettore di Corelli viene tenuta ancora oggi all'interno dei Cie.

Costruiamo, a partire da oggi, una manifestazione al Tribunale per l'8 giugno: Vogliamo: Joy libera Adesso arrestato!

mfpr milano

15/04/10

Sei povero? In galera! Le donne ai domiciliari, nella doppia prigione delle mura domestiche

Da Il Centro del 15 aprile 2010

Ladre per fame, madri di famiglia arrestate

Mogli di operai e con due figli, prendono riso, pasta e biscotti
MAGLIANO DEI MARSI. Madri di famiglia si trasformano in ladre per necessità. Disoccupate, mogli di operai, e con due figli, hanno rubato generi alimentari nel supermercato, ma sono state scoperte e arrestate dai carabinieri. Nella refurtiva sono stati trovati anche pasta e biscotti per i bambini. Alle due casalinghe, che sono comunque risultate incensurate, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Sono due casalinghe che abitano nel circondario di Magliano, due figli a carico ciascuna, e i mariti che lavorano come operai con uno stipendio da 800 euro al mese. Persone insospettabili, apparentemente senza problemi economici. Eppure sono state scoperte a rubare il cibo di tutti i giorni, colte sul fatto mentre portavano via dal supermercato generi alimentari di prima necessità. Con una spesa di pochi euro erano riuscite a caricare nelle capienti buste di plastica “shopping bag” una grande quantità di prodotti, tra cui generi come pasta e riso. I carabinieri hanno eseguito una perquisizione nelle abitazioni delle due donne, scoprendo refurtiva per un valore complessivo di circa trecento euro ognuna. Tramite i codici a barre della merce è stato infatti possibile accertare che i prodotti alimentari non erano stati pagati e provenivano proprio da quel supermercato. Tra la refurtiva c’erano, oltre alla pasta e al riso, prosciutto, biscotti, ananas, funghi, formaggio, tonno, succhi di frutta, cioccolata e anche liquori. A far scattare l’intervento dei carabinieri della caserma di Magliano, guidati dal maresciallo Augusto Pellecchia, è stata la segnalazione dei proprietari del supermercato. Si erano insospettiti nel vedere le due donne entrare con le buste vuote che all’uscita diventavano stracolme. Hanno così fatto scattare la trappola e hanno colto sul fatto le casalinghe. Ora dovranno rispondere dell’accusa di furto aggravato. Un caso simile, che coinvolse due persone di Magliano di 35 anni, avvenne a Cappelle lo scorso anno. Anche in quel frangente furono fermate dai carabinieri della compagnia di Tagliacozzo quando erano ancora in possesso della merce. Allora, però, scattò solamente la denuncia. Gli stessi carabinieri fanno rilevare che si tratta di episodi frequenti e che negli ultimi tempi sembrano aumentare in modo esponenziale, soprattutto dopo la crisi economica e quella occupazionale che sta interessando la Marsica [...]

13/04/10

Per Michela

Care compagne tutte
vogliamo denunciare un fatto gravissimo che è avvenuto nella nostra città e che ha coinvolto tra gli altri una nostra compagna del collettivo femminista sommosse e del gruppo del wendo.
Sabato sera era con altri compagni nel centro storico di Perugia a prendere un aperitivo prima di partire per un concerto verso Fabriano.
Il gruppo di compagn* stava conversando quamdo si sono avvicinati 7 figuri, che senza dare nessun segno di identificazione hanno chiesto loro i documenti. Mikela ha rifiutato di darli, i "poliziotti" erano in borghese e non mostravano alcun distintivo. Mikela è stata aggredita verbalmente e fisicamente, è stata spintonata. Un compagno si è frapposto tra lei e un poliziotto ed è stato immediatamente ammanettato: nel giro di pochi minuti è nato un parapiglia in cui diversi compagni sono stati picchiati e tra questi due compagni, Riccardo e Lorenzo, infilati dentro le volanti prontamente sopraggiunte ed insieme a loro Mikela.
Chi di voi ha conosciuto Mikela, sa che Mikela è un piccola grande compagna, straordinaria ed appassionata, sempre in prima fila, pronta a mettersi in gioco e a lavorare con e per gli altri.
Abbiamo costruito insieme il nostro collettivo femminista ed insieme lavorato sulle battaglie per il reddito, contra la violenza maschile e contro il securitarismo.
In una città, Perugia, sempre più piena di telecamere e in cui i controlli o meglio i "rastrellamenti" sono diventati all'ordine del giorno.
Una città che si è trasformata in un carcere all'aperto.
Oggi ci sarà il processo in direttissima, oltraggio,e restistenza aggravata son i capi di imputazione. Mikela sta facendo la sua tesi sulla città e la sicurezza da un punto di vista di genere. Abbiamo fatto insieme una video-ricerca: "Safety or security? Quale genere di sicurezza per la mia citta?" che proietteremo presto ovunque: abbiamo provato a decostruire il concetto ideologico di sicurezza che per le donne significa stare tutte a casa magari a farsi picchiare dal marito.
Mikela ha detto no. Ed insieme a lei, arrestata senza alcun motivo,o per non essere rimasta a casa nella prigione sua prigione domestica, Noi diciamo no. Non resteremo a casa e non ci faremo intimorire: dall'avanzata delle destre, dalla gestione securitaria della crisi economica, dal razzismo, dal sessismo.
Noi non abbiamo paura!

Sommosse Perugia

Forte solidarietà dalle compagne e lavoratrici del movimento femminista proletario rivoluzionario

mfpr.palermo

Michela è una di noi
Michela è proletaria
Michela è una compagna diretta e trasparente
Michela è disarmante con la sua sincerità, incompatibile con il compromesso e con l'ipocrisia
Michela è femminsta
Michela è una donna ribelle, perchè ha vissuto sulla propria pelle oppressioni di genere e di classe
Michela è nostra
Nostra è la sua passione
Quella di una piccola grande donna
femminista, proletaria, rivoluzionaria
L'hanno messa ai domiciliari, al suo paese
Non potevano trovare prigione peggiore per lei
che si è sempre battuta contro l'oppressione della sacra famiglia
MICHELA LIBERA
LIBER@ TUTT@

Luigia

Ascolta l'intervento di Roberta su radiondarossa
altre info su infoaut.org

31/03/10

ANCORA FIAMME NEL C.I.E. DI PONTE GALERIA

31/03/10 presidio a p.le clodio e assemblea al forteprenestino

ANCORA FIAMME NEL C.I.E. DI PONTE GALERIA

«Un casino della madonna!»
A mezzanotte del 30 marzo arriva questo sms da uno dei reclusi del Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. Da un’ora è scoppiata una rivolta: i materassi bruciano e ci sono due grossi fuochi che si alzano arrivando fino all’infermeria. Alcuni reclusi sono saliti sul tetto e altri hanno spaccato tre o quattro porte di ferro e hanno quasi raggiunto il muro di cinta.

Tutto il centro è pieno di polizia: sono dappertutto – in tenuta
antisommossa, con manganelli, scudi e caschi. Intorno all’una e venti si sentono anche degli spari.

Il bilancio della rivolta è di 200.000 euro di danni, l'impianto idraulico ed elettrico fuori uso, 4 evasi, un numero imprecisato di reclusi/e trasferiti/e in altri centri e 17 arrestati che verranno processati per direttissima il 31 marzo.

In quest'ultimo mese, a partire dal primo marzo, in concomitanza con il passaggio della gestione dalla croce rossa ad auxilium, i/le reclusi/e hanno iniziato l'ennesimo sciopero della fame e dato vita a numerose rivolte, ribellandosi ai pestaggi subiti e ai soprusi imposti quotidianamente dagli aguzzini in divisa, con la complicità delle associazioni che operano all'interno di questi campi di concentramento della democrazia.

Somministrazione di psicofarmaci, cibo avariato, assenza di cure sanitarie, pessime condizioni igieniche e stupri sono all'ordine del giorno, come pure gli atti di autolesionismo che esprimono la disperazione di chi è costretto a sei mesi di reclusione in un lager per il solo fatto di non possedere un documento.


mercoledì 31 marzo 2010

Ore 8:30 presidio a piazzale Clodio davanti al tribunale in solidarietà ai ribelli di Ponte Galeria.

Ore 19:00 assemblea pubblica al Forte Prenestino per dare tutti/e insieme una risposta immediata a quanto sta succedendo.

NELLA TUA CITTÀ C'È UN LAGER
CHIUDIAMO TUTTI I C.I.E.

antirazziste e antirazzisti di roma
per info:

30/03/10

L'ENI, JOY E LE DEPORTAZIONI

Un altro contributo de Le Vespe su ciò che sta dietro gli accordi tra Italia e Nigeria, tanto lodati dal capo della polizia Manganelli e dal segretario generale dell'Interpol, Ronald Noble.

Si sfruttano risorse naturali incuranti delle conseguenze locali, si
produce un'umanità in esubero, spossessata di tutto, anche del diritto di esistere.

Questa umanità si muove verso le cosiddette capitali economiche in cerca di fortuna.

La fortezza europa si nutre di uomini e donne, per poi evacuarli quando risultano inservibili attraverso la procedura del rimpatrio, maschera di una vera e propria macchina per deportazioni.
Ma c'è chi raccoglie informazioni, crea ostacoli, fa azioni ed intesse relazioni, per opporsi a tutto ciò, come ci racconta durante l'intervista una compagna da Londra, al termine della quale ci lancia una proposta sta a noi coglierla...

contributo a cura de le vespe
Ascolta su Radiocane

25/03/10

La polizia stupra, la guardia di finanza non è da meno...

Pubblichiamo, così com'è, una notizia ansa di ieri sera.
Aggiungiamo soltanto che da anni e anni si sa dei ricatti sessuali con cui vengono vessate le prostitute - donne e trans - dai tutori dell'ordine e da militari di varie specie sotto la minaccia di strappare il loro permesso di soggiorno - se ce l'hanno - o di arrestarle - se ne sono sprovviste.
Per quanto tempo ancora cercheranno di farci credere che il moltiplicarsi degli uomini in divisa nelle strade sia sinonimo, per le donne, di sicurezza?

Abusi su prostitute: arrestati tre finanzieri
Ordinanza per un quarto gia' in carcere, indagini da giugno
25 marzo, 21:30
MILANO - Tre 'baschi verdi' sono finiti in carcere questa mattina a Milano con l'accusa di aver abusato di prostitute durante i controlli di routine contro l'immigrazione clandestina.
Sono gli sviluppi di un'inchiesta della procura milanese che già lo scorso giugno aveva portato agli arresti altri due finanzieri, uno dei quali oggi si è visto recapitare un nuovo provvedimento a San Vittore, dove ancora è rinchiuso. Le quattro ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip Chiara Valori, sono state consegnate ai loro colleghi dagli stessi militari del Nucleo di Polizia Tributaria. Nell'indagine, condotte dai pm Cristina Roveda e Marco Ghezzi, si ipotizzano i reati di violenza sessuale di gruppo (quando a commetterla è più di una persona), concussione e peculato. Gli episodi contestati a vario titolo, da quanto è filtrato, sono tre: due commessi a Garbagnate, nell'hinterland, tra l'ottobre 2008 e il giugno successivo e il terzo avvenuto a Milano nel maggio dell'anno scorso.
Secondo la ricostruzione accusatoria i tre finanzieri del Gruppo Pronto
Impiego, durante il servizio e con l'auto di servizio, abusando della condizioni di inferiorità delle vittime, le avrebbero costrette a rapporti sessuali. I quattro 'baschi verdi' si sono difesi sostenendo che di non aver mai usato violenza nei confronti delle lucciole. Tra gli elementi raccolti dai pm ci sarebbero, oltre alle denunce di una o più prostitute, alcune testimonianze e gli esiti positivi degli accertamenti tecnico-scientifici su alcune delle 18 macchine in dotazione alla caserma del Gruppo Pronto Impiego e poste sotto sequestro.
Accertamenti effettuati
lo scorso 9 marzo da un consulente biologo nominato dai pm e alla presenza di alcuni esperti per gli indagati. Le analisi hanno puntato a verificare se sulle auto fossero rimaste tracce biologiche, ematiche e altro, per appurare se ci fosse stato o meno un rapporto sessuale. Gli interrogatori delle persone arrestate dovrebbero cominciare già domani. L'inchiesta è nata in seguito alla denuncia di una prostituta romena che lo scorso giugno aveva raccontato alla polizia di essere stata vittima di abusi sessuali da due agenti della Guardia di Finanza (uno avrebbe fatto da 'palo', mentre l'altro consumava un rapporto orale) che stavano svolgendo un controllo di routine in via Gallarate, nei pressi del cimitero Maggiore. Una decina di giorni dopo i primi due arresti. Uno dei finanzieri, però, alcuni mesi fa, è stato rimesso in libertà in quanto le sue spiegazioni sarebbero state ritenute credibili, mentre l'altro oggi in carcere ha ricevuto un nuovo provvedimento cautelare e altri tre colleghi sono stati arrestati.
(Ansa)

24/03/10

ancora-minacce-per-joy

24 Marzo, 2010

La sera del 18 marzo – appena scampato il rischio di venire deportata con un volo Frontex – Joy ha ricevuto minacce telefoniche da parte dei suoi sfruttatori, che hanno anche mandato qualcuno a casa di sua madre in Nigeria. La madre, fortunatamente, non c'era.
Ricordiamo che costoro hanno già ucciso tre familiari di Joy – il padre, un fratello e la sorella – per costringerla a tornare sulla strada.

Ostaggio dello stato italiano e dell'ambasciata nigeriana che ne ha autorizzato l'espulsione, Joy non deve essere rimpatriata, perché questo costituirebbe per lei un pericolo gravissimo!

Non fermiamo la lotta solidale al fianco di Joy e di tutte le donne rinchiuse nel lager per migranti. Moltiplichiamo le iniziative di informazione.

Qui potete scaricare la versione aggiornata del volantino da distribuire.

21/03/10

E Vittorio Adesso disse a Joy "Sto scherzando..."

In questa intervista, a cura di Ambra Murè, Joy racconta del tentativo di stupro da parte di Vittorio Addesso, delle botte che ne seguirono, della sua storia di vittima di tratta e della sua voglia di libertà.

Leggi l'articolo di Ambra Murè.

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"C'è il mio nome nella lista?"

Due agenti di polizia, una donna e un uomo, fermano un'immigrata per controllarne i documenti. La donna cerca di scappare perché ne è sprovvista, ma loro la bloccano, la ammanettano e la rinchiudono nel Cie. Dalla gabbia la donna chiede ossessivamente a due guardie, senza ricevere risposta ma solo sguardi cinici, "C'è il mio nome nella lista? C'è il mio nome nella lista?". La lista è quella delle donne che quel giorno verranno espulse dall'Italia con un volo Frontex. La donna ha il terrore di essere rimandata nel suo paese, dove la aspetta un destino di morte.

Questa l'iniziativa a sorpresa preannunciata nel blog: una simulazione che ieri alcune di noi con compagne e compagni del centro sociale Désir di Feltre (BL) ha fatto nel centro del paese, attirando l'attenzione di chi passava di là.
Alla simulazione sono seguiti interventi e volantinaggi sulla vicenda di Joy e sulla realtà dei Cie e delle deportazioni.

L'idea di questa simulazione ci è venuta da una frase di Joy. La mattina in cui l'avrebbero dovuta "rimpatriare", infatti, dopo ore di angosciosa attesa che hanno ricordato a molte di noi i famigerati "braccetti della morte" delle carceri statunitensi, Joy ha chiamato emozionatissima ripetendo più volte "Il mio nome non è nella lista!". Quella frase ci ha immediatamente catapultate dai "braccetti della morte" ai lager nazisti. Proprio qualche ora prima ci aveva detto "Hanno cominciato a portare via le donne...".

Crediamo non ci sia altro da aggiungere... ma molto da fare per fermare questo orrore!

20/03/10

La lotta con Joy contro CIE e deportazioni non deve fermarsi

Da http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

Quello di ieri è stato un parziale successo: l'intreccio tra fattori di tipo giuridico e le mobilitazioni solidali hanno fatto sì che Joy, Hellen e Florence non venissero deportate.

Ma ciò non toglie che ieri 25 uomini e donne provenienti dalla Nigeria siano stati/e rimpatriati da Ponte Galeria con il charter organizzato da Frontex, mettendo gravemente in pericolo le loro vite e che quindi rimanga necessario fare di tutto per fermare le deportazioni.
D'altra parte ricordiamo che Joy è comunque stata riconosciuta dall'ambasciata nigeriana e questo significa, senza mezzi termini, che è un ostaggio dello Stato italiano e finché non sarà fuori dal Cie la sua vita rimane nelle mani dei suoi guardiani e del ministero dell'interno, che sicuramente tenteranno di tutto per deportarla e chiuderle la bocca una volta per tutte.
L'invito è dunque quello di moltiplicare in tutti i territori le iniziative che facciano conoscere la storia di Joy e che parlino della realtà dei Cie, delle violenze che vi avvengono e delle deportazioni.
Abbiamo preparato un volantino aggiornato sulla storia di Joy che potete scaricare da qui e diffondere in tutti gli angoli di questo paese vergognosamente razzista e connivente, governato da uno stato di polizia.
Segnaliamo anche l'iniziativa che si terrà oggi a Firenze contro il progetto di costruzione di un nuovo lager per migranti in una delle poche regioni che ancora non ne avevano.

Dall'Aquila per Joy, Hellen, per tutte le donne in lotta


L’Aquila, venerdì 19 marzo

All’Aquila ieri sono tornati i militari in forze per liberare la città dalle macerie, dicono. Per liberare la città dalle carriole, diciamo noi e dal dissenso. Tutto deve essere apparentemente perfetto ed efficiente per le elezioni, anche la demagogia di uno Stato clerico-fascista e medioevale, che si prepara ad essere di nuovo legittimato dal gioco elettorale e benedetto dall’ipocrisia clericale.

All’Aquila qualcosa oggi ha tentato di rompere questa ipocrisia, questo gioco truccato.

Sullo sfondo di un tendone con su scritto “Riprendiamoci la città”, contro le porpore dei prelati, gli alti gradi dei militari, le facce toste di Sindaco, Presidente della Regione e autorità varie accorse a celebrare il proprio successo sulle macerie inaugurando la chiesa delle anime sante (ristrutturata solo in parte con i soldi degli USA), un cartello ben visibile è stato apposto, in alto, sul lampione più vicino alla passerella di politici e curia. Diceva: “512milioni di euro per il G8, 2.700 euro/m² per le C.A.S.E., per gli esclusi dalle C.A.S.E. niente case, solo macerie”.

Sul piedistallo di quel lampione sono salita con un altro cartello per Joy, Hellen, tutte le donne che lottano contro il marciume e la violenza di questo barbaro sistema capitalistico. Su quel cartello c’era e c’è scritto, nonostante lo “strappo”: “LA POLIZIA LE STUPRA NEI CIE + I NOSTRI MILITARI IN SOMALIA + I PADRONI RIDENS LE VENDONO AI FUNZIONARI DELLO STATO E AI GENTILUOMINI DI SUA SANTITA’ = STATO E VATICANO MAGNACCIA E STUPRATORI. m.f.p.r. = solidarietà a Joy, Hellen e tutte le donne in lotta”

La Digos mi ha fatto le lastre: i maschi quasi mi facevano la colposcopia, ostentando il fatto che si stavano appuntando tutto di me, non mi sganciavano gli occhi di dosso. Le digossine invece sono salite sul piedistallo, davanti a me, per cercare di nascondere i cartelli e quando un alto prelato li ha notati, una di loro ha cercato di spingermi via a culate ma non ce l’ha fatta. Il suo collega, dopo avere strappato il cartello attaccato al lampione ha iniziato a strapparmi dalle mani quello per Joy ed Hellen. Io mi sono messa a gridare, ho urlato a tutti i presenti di guardare bene qual’è la loro democrazia e il digossino ha dovuto restarsene buono. Un signore anziano e la sua compagna, che prima avevano apprezzato il cartello, mi hanno aiutata a riattaccarlo.

Sono rimasta in presidio per 2 ore

e ho sentito il calore di chi non avevo mai visto prima, di chi non avevo mai visto neanche a un’assemblea, quello dei vigili del fuoco, quello di donne e uomini non abituati alla piazza. Eppure questi uomini e queste donne mi hanno aiutata. In silenzio, da loro mi sono sentita protetta e le/li ringrazio per questa preziosa solidarietà.

Luigia

Questo uno stralcio dell'articolo pubblicato sul Centro del 20 marzo. Questo lo spazio riservato da pennivendoli ignoranti alla lotta femminista contro C.I.E., sciacalli e altri stupratori istituzionali:
[...] L’accesso alla chiesa è stato consentito, per motivi di sicurezza, solo a 150 persone. Ma le altre rimaste fuori (poco più di un centinaio) hanno potuto comunque seguire la cerimonia attraverso un maxischermo installato accanto all’ingresso della chiesa. In piazza anche alcuni esponenti dei comitati cittadini, (il popolo delle carriole), lì solo per distribuire un volantino con l’invito a partecipare domani, in quella stessa piazza Duomo, allo «spazio aperto al confronto e al dibattito sulla ricostruzione». Niente striscioni, fatta eccezione per il cartello tirato su da una donna.
Ma nulla a che vedere con il terremoto, le macerie e la ricostruzione. In quel cartello, esposto per una manciata di minuti, soltanto frasi
contro la Chiesa e contro lo Stato

19/03/10

Altre iniziative per Joy, per fermare tutte le deportazioni

Taranto: Le compagne del MFPR di Taranto e le lavoratrici e disoccupate sabato prossimo 20 marzo alle 17 in p.zza Maria Immacolata faranno un presidio di denuncia, al fianco di Joy, Hellen, Florence e tutte le immigrate.

Presidi in corso a Roma e Torino contro le deportazioni:

Roma: 18 Marzo, 2010 12:20: le compagne sono sotto l'ambasciata nigeriana.

Torino compagni/e: sono sotto la sede della Croce Rossa. Ricordiamo che Massimo Chiodini, responsabile della Croce Rossa nel lager di Corelli, ha testimoniato contro Joy ed Hellen e a favore di Addesso.

Qualche ora fa nel Cie di Ponte Galeria hanno cominicato a portare via donne e uomini per deportarle/i con un volo Frontex in Nigeria, ma ci risulta che Joy, Hellen e Florence siano ancora nelle loro celle.

Tutti gli aggiornamenti su radio onda rossa e radio black out

FERMIAMO TUTTE LE DEPORTAZIONI!

Iniziative per Joy

Bologna: mercoledi 17 alle ore 17, presidio sotto le Due Torri
Milano: mercoledì 17 alle ore 18, volantinaggio in piazzale Cadorna davanti alla stazione nord

Per ascoltare l'intervista a Joy:
http://www.radiocane.info/images/mp3/joy2.mp3

Il silenzio e l'inedia sono complicità, agire non significa pulirsi la coscienza ma rompere l'isolamento...

LA POLIZIA STUPRA... LA QUESTURA DEPORTA!!

Luglio 2009: Joy, una ragazza nigeriana rinchiusa nel centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, subisce un tentativo di stupro da parte dell'ispettore capo di polizia Vittorio Addesso.
La sua determinazione e quella della sua compagna di stanza, Hellen, riescono ad allontanare l'uomo.

Agosto: scoppia una rivolta nel CIE, a cui partecipano tutti i detenuti.
Vengono arrestati nove uomini e cinque donne. Tra queste anche Joy ed Hellen, dopo essere state umiliate e picchiate dal solerte aguzzino e stupratore Addesso.
Dopo sei mesi di carcere, e la deposizione della denuncia per tentato stupro da parte di Joy, tutte le ragazze vengono rinchiuse un'altra volta in un CIE, in attesa del rimpatrio coatto verso i paesi d'origine.

Il 15 marzo Joy è stata trasferita dal CIE di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma, insieme a molte altre donne nigeriane. Ieri il console nigeriano è entrato nel CIE per identificare una decina di ragazze.
Sappiamo bene cosa significa questo: l'espulsione a brevissimo termine.
Domani tornerà per finire il loro lavoro mercenario, identificazione e espulsione in cambio di soldi.
Entro un paio di giorni le vogliono espellere tutte: una vera e propria deportazione di massa.

Già da giorni giravano voci riguardo alle pressioni da parte della questura di Milano perché Joy venisse espulsa. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più vili.

Come il 25 novembre scorso quando, manganelli alla mano, hanno più volte caricato un presidio di donne che volantinavano alla stazione Cadorna di Milano per denunciare che i CIE sono luoghi di tortura per tutti i reclusi, e che se i reclusi sono donne tortura vuole dire anche abusi sessuali da parte dei guardiani.

O come quando, nella notte fra l'11 e il 12 febbraio, la questura ha deciso di far “sparire” le cinque ragazze dalle carceri in cui erano rinchiuse per riportarle nei CIE, solo per non far loro incontrare i numerosi solidali che già dalla mattina attendevano la loro scarcerazione.

Oggi la questura spinge per l'espulsione di Joy e con lei si libera anche di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce tutte le nefandezze che ogni giorno avvengono, con l'avallo e la complicità di polizia e croce rossa, in questi moderni lager per immigrati chiamati CIE.

La storia di joy ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i CIE rimangano taciuti.
La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura, perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano stanno facendo di tutto per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.

Che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare. Chiunque ancora lo pensa, da oggi in poi si ricordi bene questo: le forze dell'ordine hanno licenza di stuprare, anche grazie alle coperture di cui godono e grazie a un apparato istituzionale connivente.

I cie sono luoghi di tortura fisica e psicologica per tutti i reclusi: le persone vengono picchiate, costrette a prendere psicofarmaci, private della loro libertà solo perchè non provviste di un regolare pezzo di carta chiamato permesso di soggiorno; e dove le donne subiscono continue molestie sessuali fatte di battute sessiste, sguardi obliqui delle guardie uomini, fino ai veri e propri tentativi di stupro.

Nessuna pace per chi stupra e molesta le donne e con chi gestisce questi CIE, tanto più se lo fa forte della divisa che indossa e delle connivenze di cui gode!!!

Basta deportazioni! Chiudere tutti i Cie! Libere tutte!

da roma.indymedia.org

Roma, 16 marzo 2010

Ieri Joy è stata trasferita dal Cie di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma.
Nel frattempo tutte le donne nigeriane del Cie di via Corelli a Milano sono state trasferite a Ponte Galeria, dove ci sono anche Hellen e Florence, mentre Debby e Priscilla sono ancora a Corso Brunelleschi a Torino.
Ieri il console nigeriano è andato a Ponte Galeria per le procedure di identificazione che precedono le deportazioni forzate.
A questo punto il rischio che le vogliano deportare tutte è reale.
Rispedire Joy e le altre nel loro paese sarebbe il metodo più facile per ridurle al silenzio.
Ma loro l'hanno detto chiaro e forte: nei Cie la polizia stupra. E noi non possiamo fare finta di non sapere. Non possiamo essere complici.

Basta deportazioni! Chiudere tutti i Cie! Libere tutte!

Vogliono espellere Joy entro un paio di giorni

Questa mattina Joy è stata trasferita dal Cie di Modena a quello di Ponte Galeria. Sappiamo bene cosa significa questo: che entro un paio di giorni la vogliono espellere.

Pare che proprio ieri a Ponte Galeria sia entrato qualcuno dell'ambasciata nigeriana per fare i riconoscimenti di una decina di nigeriane, azione che prelude sempre all'espulsione a brevissimo termine.

Dunque le voci che giravano riguardo alle pressioni della questura di Milano perché Joy venisse espulsa - nonostante avesse intrapreso un percorso per ottenere l'articolo 18 come vittima di tratta - sono confermate.

Non è bastato alla questura di Milano 'far sparire', nella notte fra l'11 e il 12 febbraio, le cinque ragazze dalle carceri in cui erano rinchiuse per riportarle nei Cie. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più vili.

La storia di Joy ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello Stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i Cie rimangano taciuti.

La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura, perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano stanno facendo di tutto per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.

E che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare. Chiunque, da oggi in poi, ancora lo pensa si ricordi bene questo: le forze dell'ordine hanno licenza di stuprare anche grazie alle coperture di cui godono e di un apparato istituzionale connivente.

Ci troverete dappertutto, più che mai inferocite e schifate dalla vostra miseria e dalla vostra viltà!

NESSUNA PACE PER CHI STUPRA E MOLESTA LE DONNE, TANTO PIU' SE LO FA FORTE DELLA DIVISA CHE INDOSSA E DELLE CONNIVENZE DI CUI GODE!!!

Dal CIE di Ponte Galeria Joy racconta la sua storia. Ascoltala su radio cane