30/05/23

Sciopero in India contro un deputato molestatore

Le donne indiane e i lavoratori danno come sempre un esempio e una indicazione

Les lutteurs et les lutteuses mènent une grève et des manifestation pour obtenir la démission et l’arrestation de Brij Bhushan Sharan Singh, député du BJP (parti de la droite indouiste au pouvoir) et chef de la Fédération indienne de lutte, qui a été accusé de harcèlement sexuel par sept lutteuses, dont une mineure. Cette mobilisation ont obtenu le soutien d’organisations de tout le pays, représentant des milieux et des domaines divers, tant le problème des harcèlements et agressions des femmes est profond en Inde. Les manifestations en cours ont ont également attiré l’attention sur le traitement des athlètes et la nécessité de protéger leurs droits et leur bien-être.

Dimanche 28 mai, à leur 36e jour de lutte, ils ont débordés les dispositifs policiers organisé devant le nouveau bâtiment du parlement que le premier ministre Modi inaugurait. Des renforts de police ont été nécessaire pour les repousser. Il y a eu plusieurs arrestations, y compris plusieurs champions et championnes de lutte extrêmement populaires dans le pays.

29/05/23

Il 26 maggio a Milano, nella presentazione dell'opuscolo per il diritto di aborto, solidarieta' attiva con la donna trans aggredita



Una presentazione, quella dell' opuscolo sull'aborto curato dalle compagne del mfpr, molto partecipata e dove la discussione si è concentrata su questo governo e sugli attacchi subdoli, ma determinati e precisi contro le donne. Si è detto: non è una mera ricorrenza che si vuole ricordare, ma è parte del percorso di lotta per rispondere agli attacchi alle donne che vedono nell'aborto il cuore, con al centro la scelta delle donne in tema di maternità che allude alla possibilità di scelta delle donne in qualsiasi ambito della loro vita, perchè questo governo vuole affermare il ruolo subalterno della donna come puntello di questo sistema sociale.
DIO_Patria_famiglia, si è detto.


Perché il tema dell'aborto è fondamentale oggi?

Perché oggi il diritto d'aborto è sotto attacco. Un attacco subdolo, ipocrita, intellettualmente disonesto ma non per questo meno feroce, per ora si punta a impedire materialmente la possibilità di abortire, nel frattempo non si perde occasione per spargere a piene mani la propaganda antiabortista

Ma perché proprio oggi un tale accanimento?
 
Va detto che la campagna antiabortista ad opera di alcuni EELL e associazioni integraliste non è mai cessata, tuttavia oggi il governo fascista Meloni sta sferrando un attacco mai visto in precedenza, ma perché?

Perché si sta preparando la guerra e c'è bisogno di controllare con più sicurezza la riproduzione, nell'immediato per incentivare l'economia, nel futuro per avere braccia e soldati.

Lo hanno detto senza mezzi termini durante gli "Stati generali della natalità", tenutisi l'11 e il 12 maggio, a cui hanno partecipato tutti, Papa, chiesa, governo, istituzioni, industrie, banche e chi più ne ha, più ne metta di lor signori.

Ha destato scandalo l'affermazione del ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida che ha detto: "non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica".

Molto meno scandalo hanno destato le affermazioni del relatore Gigi de Palo che ha chiarito senza possibilità di fraintendimento lo scopo della riunione: “i figli sono un dono, ma rappresentano anche un capitale umano, sociale e lavorativo di grande valore”, "un mondo senza bambini è un mondo senza necessità di biberon, materiale scolastico, scuola, scuole di danza..."; insomma + figli=+merci, ma soprattutto "è un mondo senza futura forza lavoro, chi contribuirà al pagamento delle pensioni"?
"un figlio non è solo un affare di famiglia, un fatto privato, ma un investimento per il bene comune, un figlio è di tutti e per tutti" testuale... E non nel senso che un figlio appartiene alla comunità e quindi è la comunità che ne è responsabile, che se ne deve occupare, lo deve accudire e gli deve dare affetto, certo che no!
Bisogna leggerlo nel senso che un figlio è utile alla comunità, serve alla comunità, quindi al sistema capitalista.

Più chiaro di così!
 
Ecco perché noi, al contrario, rivendichiamo l'autodeterminazione delle donne!

Il diritto d'aborto è sicuramente un diritto individuale, della singola donna, ma non solo, se ci si limita a questo si deve anche accettare la libertà di scelta dell'obiettore di coscienza, il diritto d'aborto è anche un diritto collettivo, di genere e di classe, perché sottrae al sistema del capitale il potere di decidere di quanto capitale umano ha bisogno per i suoi affari e per le sue guerre.

Nella sala è stato affisso lo striscione che una delegazione del mfpr ha portato alla manifestazione contro l'attacco al diritto d'aborto di Ancona sia per sottolinearne l'importanza, ma soprattutto per affermare la necessità di continuare la lotta su questo terreno specifico. Anche la decisione dell'Aifa di negare la gratuità della pillola anticoncezionale testimonia che in questo paese l'attacco ideologico e pratico alle donne sta crescendo.
 

In conclusione,  abbiamo proposto di dare seguito a quanto detto e di realizzare in serata, al termine dell'incontro, ad un giro della piazza con lo striscione affisso in sala in solidarietà alla donna trans e la nostra condanna alla violenza dei vigili.

Il giro è terminato davanti ai Transiti dove abbiamo affisso lo striscione.

E' stato anche proposto di inviare la solidarietà alle compagne di NUDM di Torino che rischiano di essere  raggiunte da 29 denunce "per violenza privata", per la giusta contestazione alla Min. Roccella; il che dimostra come qualunque forma di dissenso in questo paese è destinata ad essere repressa.

Le compagne del mfpr- Milano 

28/05/23

Torino, dopo sei processi arriva la condanna per violenza sessuale. Era stato assolto perché la vittima «non urla e non piange»

Dalla stampa:
Per l’ex coordinatore della Croce Rossa Massimo Raccuia 3 anni e 8 mesi di carcere. 
«Non urla, non chiede aiuto». Sei anni fa, nel 2017, queste parole scritte su una sentenza sembravano mettere fine alle speranze di una precaria della Croce Rossa, che con fatica aveva denunciato di essere stata violentata da un superiore. Il Tribunale di Torino l’aveva giudicata «non credibile» e l’imputato era stato assolto. Sei anni più tardi e sei processi dopo, le parole e le valutazioni dei giudici sono radicalmente cambiate. L’ultimo verdetto è stato pronunciato dalla Corte d’appello di Torino che ha condannato Massimo Raccuia, all’epoca dei fatti coordinatore locale della Cri, a 3 anni e 8 mesi di carcere per violenza sessuale.
Per ripercorrere l’intera storia bisogna partire dal 2010 e fare un salto nel tempo di 13 anni, quando la donna inizia a lavorare per la Cri con un contratto interinale. Entra così in contatto con Raccuia, commissario locale e indirettamente suo superiore. Anni più tardi lei racconterà di essere stata vittima di violenza: denuncia cinque episodi che hanno come teatro le salette dei volontari del 118 negli ospedali Mauriziano, Gradenigo e San Giovanni Bosco. In primo grado l’uomo viene assolto.
La sentenza dice che la vittima, difesa dall’avvocato Virginia Iorio, non è attendibile. «Non grida, non urla, non piange», scrive il collegio. I giudici d’appello ribaltano, ma solo dal punto di vista morale, il verdetto: scrivono che la donna è sincera, ma assolvono l’imputato perché la querela era intempestiva. La Procura generale presenta ricorso in Cassazione e sostiene che tra la vittima e il commissario c’era un rapporto gerarchico: in sostanza, la querela non serve e il reato è procedibile d’ufficio. Lettura accolta dai supremi giudici che ordinano un secondo processo d’appello, al termine del quale Raccuia viene condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione. I togati evidenziano che non vi è «ombra d’incertezza» sulle violenze. L’uomo avrebbe approfittato non solo del fatto che lei temeva di «perdere quel pur modesto lavoro che le garantiva un minimo di redditività», ma anche delle difficoltà della donna a denunciare». 
La sentenza, però, non supera lo scoglio della Cassazione alla quale si rivolgono gli avvocati difensori dell’imputato, Tom Servetto e Cosimo Maggiore. I supremi giudici dispongono così un terzo processo d’appello, invitando il collegio a scandagliare in modo più articolato il rapporto gerarchico. Nell’ultima udienza la pronuncia, con la condanna a 3 anni e 8 mesi.

27/05/23

L'Aifa nega la gratuità della pillola anticoncezionale - Un nuovo attacco ai diritti delle donne

L'ha deciso il Cda dell'Aifa, i cui principali componenti sono il presidente, Giorgio Palù, virologo preferito da Matteo Salvini ma anche dall’industria farmaceutica; Davide Caparini "di stretta osservanza leghista, uomo fortissimo dell’amministrazione lombarda e inventore del concorso di «Miss Padania» riservato a «candidate dello stesso sesso registrato alla nascita», «mai coinvolte in fatti contrari alla morale» e che «non avessero mai partecipato a film ritenuti sconvenienti» (info da Il Manifesto).

Siamo in clima da governo di "Dio, patria, famiglia", dei recenti "Stati generali della natalità" è chiaramente, anche se non meccanicamente, questo non può non influenzare altri Istituti, tra l'altro già composti in parte da personaggi della destra, leghisti, clerico-sessisti. 

Ma è una ragione in più perchè la nuova fase della lotta delle donne, dalla manifestazione di Ancona contro l'attacco al diritto d'aborto alla contestazione alla Min. Roccella a Torino, continui, anche nelle forme non "canoniche".

La negazione, al momento, della gratuità della pillola anticoncezionale, è negare alle donne di poter gestire, controllare il proprio corpo (visto che un contraccettivo maschile non si vuole realizzare, perchè da sempre è la donna che deve "cavarsela", e oggi col governo antiabortista Meloni, per cui le donne pesano se fanno figli, non c'è alcuna speranza), è reprimere la libertà di scelta sulla maternità. Ma soprattutto è un'altro tassello della azione di oppressione ideologica, pratica verso le donne, mentre d'altra parte di continuano a favorire le industrie farmaceutiche che fanno profitti anche su questo. 

Infine, al di là della volontà antiabortista che sta dietro questa negazione, la difficoltà di utilizzo degli anticoncezionali fa inevitabilmente, come anche altre hanno denunciato, aumentare, niente affatto diminuire, gli aborti. Altro che più figli (non decisi), le donne che non per loro volontà si trovano incinta, sono costrette ad abortire, con tutti i mezzi.

La non gratuità della piccola anticoncezionale, oltre che negare un elementare diritto di civiltà per le donne, che smaschera le squallide ipocrisie che periodicamente vengono dette sui diritti, no discriminazioni verso tutte le donne, ancora una volta colpisce le donne proletarie, le più povere che devono spendere migliaia di euro per comprare la pillola. Ancora una volta attacco sessista e attacco di classe si sommano.

MFPR

26/05/23

La protesta contro la Roccella: "Adesso parliamo noi" - INFO

da NUOVA SOCIETA' (TORINO)


“Adesso parliamo noi”: i contestatori della Roccella raccontano quello che è successo al Salone del Libro


Dopo giorni di polemiche e ricostruzioni di parte di quanto accaduto, Non Una di Meno, Extinction Rebellion e Fridays for Future raccontano quello che è successo al Salone del Libro: dalle ragioni della contestazione e la scelta di scendere dal palco fino al comportamento delle forze dell’ordine. Perquisizioni, telefoni sequestrati e persone strattonate fanno oggi emergere un’altra storia. “Se la nostra è violenza privata, le loro politiche sono violenza pubblica”.


Nei giorni successivi alla contestazione al Salone del libro di Torino, si sono susseguite tantissime dichiarazioni ai limiti della diffamazione nei confronti di Non Una di Meno, Extinction Rebellion e Fridays for Future. A rincarare la dose, le dichiarazioni della stessa ministra Roccella, che ha affermato: “Se non ci sono state aggressioni è anche perché c’era la polizia” e ancora “Ci sono stati dei tafferugli” [Il Giornale]. Frasi puntualmente smentite dai numerosi video presenti sul web e dagli stessi principi che definiscono i movimenti coinvolti.


Le reazioni politiche

Dopo che per giorni un coro compatto di ministri, esponenti del governo e politici come Meloni, Calenda e Renzi hanno potuto esprimere la propria interpretazione dei fatti su giornali e televisioni,  parlando di “fascismo degli antifascisti” [Adnkronos], “negazione del diritto di parola” [Fanpage], “squadrismo” [Il Tempo], arrivano adesso le dichiarazioni di chi ha messo in atto la protesta. “Abbiamo aspettato un po’ di giorni prima di prendere parola. Abbiamo lasciato l’opinione pubblica affannarsi a trovare la giusta definizione di fascismo, di libertà di parola e del diritto al dissenso in uno stato democratico” commentano da Extinction Rebellion e Non Una di Meno.

“La ministra Roccella e gli esponenti del governo che si sono espressi su giornali e TV in questi giorni, hanno tentato in tutti i modi di lasciar intendere che le persone che l’hanno contestata avessero intenzioni violente, distorcendo completamente ciò che è accaduto e diffamando movimenti che mai hanno agito con violenza” aggiunge Marta di Fridays for Future. “Non esiste un solo video in cui appaiono forme di violenza da parte di chi stava contestando. Invito tutti i politici e i ministri che si sono espressi in tal senso – da Meloni a Salvini – a provare il contrario, perché è troppo facile parlare per frasi fatte”.


I contenuti della protesta

Una protesta pacifica pensata per denunciare da un lato le posizioni della ministra Roccella [Open], che ha più volte dichiarato che “l’aborto è una scorciatoia che non dovrebbe più esserci”; dall’altroil governo nazionale e regionale, che a fronte di una crisi climatica ormai conclamata, continua a osteggiare qualsiasi misura volta a ridurre le emissioni e a inquinare irresponsabilmente il dibattito pubblico con affermazioni dichiaratamente negazioniste, come quelle del senatore Malan [La Repubblica]. “Ci hanno accusate di non essere disposte al dialogo e di avere impedito alla ministra di parlare. L’enorme spazio mediatico riservato agli esponenti del Governo su questa vicenda dovrebbe rendere chiaro a tutti l’asimmetria nell’accesso ai media di una ministra e di semplici cittadine. Dovrebbe renderci chiaro quanto parlare di fascismo e squadrismo sia grottesco” – dice Aurelia di Extinction Rebellion, come è già stato ripetuto da scrittrici come Michela Murgia [Adnkronos], Selvaggia Lucarelli [Instagram] e Roberto Saviano [Instagram]. 

Durante la contestazione tante persone sono intervenute per portare la loro testimonianza personale: “Soffro di vulvodimia ed endometriosi e spendo 300 euro al mese in cure mediche, che riesco a sostenere solo grazie a tantissimi straordinari. Mi fa arrabbiare vedere un milione di euro di soldi pubblici stanziati dalla regione Piemonte a favore delle associazioni antiabortiste, senza alcun riguardo per le liste di attesa infinite negli ospedali pubblici. Al Governo nazionale e regionale interessa dei corpi delle donne solo quando fa loro comodo, per normarli e controllarli. Non è più consentito sentirsi vittime di ingiustizia?” ha dichiarato Serena, attivista di Non una di Meno Torino.


Le 29 denunce e la reazione delle Forze dell’Ordine

Certamente non invitano al dialogo neanche le 29 denunce per “violenza privata”, annunciate a mezzo stampa dalla Questura di Torino e stigmatizzate, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano dall’avvocato torinese Claudio Novaro: “Hanno uno strano rapporto con la repressione del dissenso. La Digos si aggrappa sempre al fatto che un numero cospicuo di manifestanti è in grado di impedire lo svolgimento di una manifestazione, costituendo di per sé una minaccia. Ma è una ricostruzione fantasiosa”. Per capire quello che è successo sabato al Salone del Libro di Torino occorre però conoscere i fatti, guardare tutti i video dalla giornata, ascoltare e dare spazio al racconto di chi quella protesta l’ha messa in pratica. Il racconto che emerge, testimoniato dai video in circolazione, è di semplici persone che, usando i propri corpi e le proprie voci, si sono alzate per cantare dei cori e pronunciare parole di dissenso, in una protesta pacifica che mai ha sfociato nella violenza. Cori ai quali si è via via unita in solidarietà una folla variegata, che ha animato, rinvigorito e trasformato la protesta, mostrando come le posizioni di Roccella e Marrone sull’autodeterminazione delle donne abbiano suscitato sdegno anche tra i visitatori del Salone. 

Ma il racconto che emerge oggi dalle attiviste, parla anche di un pesante clima di intimidazione, di minacce da parte delle forze dell’ordine, di persone strattonate e trascinate via con la forza, di telefoni sequestrati e zaini perquisiti in maniera illegittima e senza mandato. Nei video che si vedono sul web, infatti, nonostante le persone presenti non abbiano mai opposto resistenza attiva, vengono afferrate in malo modo dalla polizia e trascinate via di peso. “Non appena mi sono alzata in piedi ed ho iniziato a cantare con la bandiera di Extinction Rebellion, due agenti mi hanno strappato la bandiera dalle mani, trascinandomi lontano dal palco con forza” racconta Bianca. “Hanno poi strappato dalle mani i cellulari di altre due persone, cercando di cancellare tutti i video, fatti proprio per testimoniare quello che stava succedendo. E questo le forze dell’ordine non possono farlo”. 


Il fascismo degli antifascisti?

Le persone che hanno partecipato alla protesta sono state accusate da Roccella e da Giubilei di aver mostrato “il fascismo degli antifascisti”. “Quindi dei cittadini che, in uno stato democratico, usano i propri corpi e la propria voce per contestare pacificamente una ministra e le scelte politiche che porta avanti il governo italiano in tema di diritti civili e lotta alla crisi climatica, sarebbero un metodo fascista” dichiara un’altra attivista di Extinction Rebellion.

La motivazione, nel ragionamento che poi Giubilei ha esposto a mezzo stampa, è che siano stati fatti dei cori quando la ministra ha iniziato a parlare e che non sia stato accettato il dialogo da parte di chi stava contestando. “Questa ricostruzione è paradossale: la ministra ha preso parola subito dopo i primi cori e tutta la platea la stava ascoltando, visto che evidentemente era l’unica ad avere il microfono. Ha ripetuto che i medici obiettori non siano un problema per l’accesso all’aborto” – anche questo smentito dai dati [Il Fatto] e dall’esperienza della platea che l’ha fischiata – “e ha cercato di spostare il discorso sull’utero in affitto. Di quale dialogo stiamo parlando esattamente? Roccella ha nei fatti negato la disponibilità al dialogo che ha poi vantato in ogni intervista”.

I video diffusi dai movimenti contengono, inoltre, diverse sequenze delle intemperanze verbali degli esponenti di Fratelli d’Italia, sul palco insieme a Roccella. Il giubilo rabbioso di Montaruli – anche lei esponente con una passato nell’estrema destra italiana – che urla  “Faremo il rullo di tamburi quando Lagioia se ne andrà veramente dal Salone” [La Repubblica]. Il minaccioso “sali sul palco, facciamo la presentazione insieme” che Maurizio Marrone (assessore al Welfare della Regione Piemonte ed ex leader del Fuan, associazione studentesca di estrema destra), ha rivolto a Marco Giusta, del Coordinamento Pride torinese, colpevole di avere liberamente espresso la propria opinione in difesa delle attiviste presenti e la cui presentazione era saltata proprio perché la ministra Roccella e l’assessore Marrone si sono rifiutati di lasciare il palco oltre l’orario previsto [Torino Pride], occupando – nei fatti – il palco del padiglione per tre ore. Fino alle urla di “cafone e plebeo” da parte dell’avvocata Annamaria Bernardini o di “fascisti, fascisti” dell’opinionista Francesco Giubilei, consigliere del Ministro Sangiuliano. Una violenza verbale poco consona a chi in quel momento rappresentava le istituzioni, come ha sottolineato Nicola Lagioia “Non tirerei in ballo il fascismo con tutta questa facilità, è più grave che lo dica un ministro e non che lo dicano i ragazzi. Il fascismo è un’altra cosa, c’è quando il potere interviene in maniera violenta” [La Repubblica, 22/05/23]. 

Esiste infatti un’asimmetria tra chi governa e i semplici cittadini. Un’asimmetria di potere e opportunità di esporre il proprio pensiero: chi governa ha evidentemente tantissimo spazio mediatico, ha il potere legislativo, ha spazi di parola in moltissimi eventi rilevanti in tutta l’Italia. “Sostenere che la ministra sia stata silenziata – come hanno detto Giorgia Meloni, Matteo Renzi e come hanno ripetuto ormai la quasi totalità degli esponenti del governo -, significa non comprendere questa differenza” commentano da Extinction Rebellion. “Affermare che è stata rifiutata un’offerta al dialogo, in quel contesto, è privo di significato. Non si trattava di una mediazione, salire sul palco a dialogare non modifica le posizioni di un ministro. Si tratta di pacifico dissenso, cosi come garantito dalla nostra costituzione”.


La scelta di non andare in televisione

In questo clima di tensione e conflitto, che smentisce le dichiarazioni di Roccella di apertura al dialogo, i tre movimenti hanno anche ritenuto di declinare gli inviti a intervenire alle trasmissioni “Diritto e Rovescio”, “Tagadà” e “Mattino 5” in studio con gli stessi Giubilei e Bernardini. Una nota inviata alle redazioni, argomenta le ragioni di questa decisione [Nota di replica], una decisione non riportata durante la trasmissione Mattino 5, ad esempio, in cui si è parlato genericamente di un ritiro da parte dei movimenti, senza mai però citarne il contenuto. “Se lo avessero fatto, avrebbero permesso a chi stava guardando di capire. Hanno scelto invece di non riportarlo, confermando come il dibattito televisivo sia ridotto a puro spettacolo, rissa e polarizzazione della discussione. Siamo disponibili a partecipare a trasmissioni che si concentrino sui contenuti e diano spazio all’argomentazione ragionata e non urlata, che offrano la possibilità di organizzarsi con tempi compatibili con la vita di persone che lavorano e studiano. Non siamo invece disponibili ad essere ulteriormente strumentalizzate e schiacciate da chi fa l’opinionista di professione” dichiara Martina di Extinction Rebellion.

Il 6 maggio eravamo ad Ancona per una manifestazione nazionale sull’aborto passata completamente sotto silenzio, in una Regione dove non è praticamente più possibile abortire [Non Una di Meno]. Auspichiamo che l’attenzione pubblica sui temi della protesta continui e non derivi solo dall’incapacità di una ministra di accettare una contestazione” aggiunge Mara, di Non Una di Meno Torino.

I molti commenti che hanno sottolineato il sacrosanto diritto a protestare, ma in maniera educata e composta, che non dia troppo fastidio, insomma, appaiono quindi vuota retorica. L’asimmetria di potere mediatico e di libertà di parola tra una ministra e chi la contesta viene svelato dai fatti di questi ultimi giorni, che contraddicono ricostruzioni parziali e capziose di quanto accaduto. 

“Se si andrà davvero a processo per violenza privata, ci andremo tutte insieme, compresi ministri, assessori e forze dell’ordine. Se la nostra è violenza privata, le loro politiche sono violenza pubblica” concludono le attiviste.


Extinction Rebellion, Non Una di Meno, Fridays For Future

25/05/23

"Il pestaggio di una donna inerme è più fascista di mille braccia tese"

Ha ragione il giornalista di fanpage che titola così un suo articolo (vedi sotto) sul pestaggio di oggi a Milano e i metodi fascisti della polizia locale vedi il video, che dimostrano "cosa può arrivare a fare un corpo militare durante una dittatura, quando sente di avere il via libera dal Governo."  

PER QUESTO E A MAGGIOR RAGIONE SERVE UNA RISPOSTA DI MOBILITAZIONE CONTRO OGNI EPISODIO CHE  RAFFORZA LA MARCIA IDEOLOGICA POLITICA CULTURALE VERSO UN MODERNO FASCISMO,  MA CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE QUESTO SISTEMA CAPITALISTA-IMPERIALISTA CHE PRODUCE GUERRA, RAZZISMO, SESSISMO NON SI PUO' CAMBIARE MA  SI DEVE SOLO ROVESCIARE PER UNA NUOVA SOCIETA' SOCIALISTA.

I rappresentanti di fratelli d'Italia si schierano a difesa della polizia come il deputato Stefano Maullu: "Stupisce che dopo un fermo effettuato nei confronti di un trans brasiliano che, evidentemente fuori di sé.....ha compiuto atti di autolesionismo e di aggressione nei confronti degli agenti. Desidero esprimere piena solidarietà ai vigili che hanno fatto il loro dovere, evitando che quella persona potesse dare seguito alle minacce ai bambini di una scuola milanese", e il vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Riccardo De Corato: "Le immagini del video, che girano sui social e su alcuni siti, non sono chiare poiché mostrano solo alcuni momenti della dinamica avvenuta. Sala, prima di condannare gli Agenti, ascolti bene le parti direttamente interessate e, soprattutto, il Sindacato Unitario dei Lavoratori della Polizia Locale"...."all'agente che ha riportato una prognosi di 15 giorni a cui rivolgo la mia più  totale solidarietà e lo ringrazio molto per il prezioso lavoro che svolge per la nostra città". 

Il sindaco-manager di Milano Sala (PD) con le sue ipocrite dichiarazione non condanna ma si schiera a copertura della polizia locale, preoccupato di non sporcare l'immagina della sua città vetrina tra affari e turismo  "mi sembra un fatto veramente grave. Però per potere formalmente intervenire è necessario che la polizia locale faccia una relazione, nelle more di questa relazione i vigili in questione sono stati messi in servizi interni", poi "si potranno fare due cose: prendere provvedimenti come ad esempio la sospensione o anche arrivare a fare una denuncia, cosa da non escludere, da parte nostra all'autorità giudiziaria". 

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 Il pestaggio di una donna inerme è più fascista di mille braccia tese

I fatti di Milano sono inquietanti, al punto da spingerci a riflettere sulla deriva di questo Paese.

A cura di Saverio Tommasi

Agenti a Milano picchiano una donna

Scusate, mi sono perso il momento preciso in cui siamo diventati la succursale di Pinochet. Cioè ora la Polizia Locale può picchiare una donna inerme? Si può spruzzarle il peperoncino anche se ha le braccia alzate? È possibile prenderla a calci, davvero? Non lo sapevo. Pensavo fosse reato, invece vedo che uomini in divisa, a Milano e in pieno giorno, lo fanno certi dell'impunità. E poi quelle bastonate in testa e sul corpo, pensavo fossero una prerogativa dei poliziotti americani sulle minoranze del Paese. E' ovvio che mi sia sbagliato, vi chiedo scusa. Lo capisco solo ora.

La polizia colpisce con violenza una donna per strada a Milano: manganellate e spray al peperoncino

Avevo sbagliato qualche tempo fa a prendermela con chi ha i busti del duce esposti in casa, commemora a braccia tese, parla di razze.

I primi sono decorativi, ai secondi prudeva l'ascella destra e i terzi erano pesci: lo sanno tutti quanto sono buone le razze pescate e fritte. O quanto siano accoglienti le case con un Benito in gesso.

Del resto io ho sempre sbagliato nella vita, ho iniziato a sbagliare a Genova 2001, quando alla scuola Diaz i poliziotti entrarono di notte per portare tutti quei libri e tinteggiarono le pareti di rosso che sembrava il tramonto, sciocco io a credere che fosse sangue.

A non credere che Stefano Cucchi fosse caduto dalle scale.

Ho sbagliato a non capire che il pericolo viene dagli ambientalisti e non dalla catastrofe climatica.

Ho sbagliato anche qualche giorno fa, quando ho alzato la mano per dire che denunciare le attiviste per aver contestato una Ministra era sbagliato, perché la Costituzione è nata proprio per garantire le opposizioni. Mi sono sbagliato io, dicevo, perché non avevo inteso che i veri perseguitati oggi sono i medici obiettori, sono i credenti fondamentalisti, sono i Ministri italiani, poverini. Per questo bisogna tutelarli i Ministri, come facciamo con i Panda. Chi è che oggi fischierebbe mai a un Panda?

Ho sbagliato ad aver temuto il fascismo come metodo, prima ancora che come fenomeno. Sono solo parole.

E oggi di nuovo, in pieno giorno, ho sbagliato per l'ennesima volta quando sono sobbalzato vedendo la Polizia Locale picchiare una donna transgender, inerme, con le braccia alzate, prendendola a calci, a bastonate, più volte, da soli e in gruppo. Ma è ovvio che in realtà fosse una scena teatrale, che stessero rappresentando cosa può arrivare a fare un corpo militare durante una dittatura, quando sente di avere il via libera dal Governo. Ma era un'ipotesi, una finzione. Cioè, dai, è chiaro. Quella è una rappresentazione fascista, ma è teatro. Non è successo nella realtà, dico bene? Perché se fosse successo veramente, dai, v'immaginate che casino? Vorrebbe dire che anche tutti gli altri erano tasselli, preparazione, fughe in avanti, avamposti, avanscoperte fasciste.

Ma se abbiamo detto che mi sono sempre sbagliato, che ci siamo sempre sbagliati, anche quella di oggi era finzione e non c'entra niente con i "metodi fascisti". O forse è davvero soltanto un altro passo verso l'irrigidimento democratico. Delle due, l'una.

https://www.fanpage.it/

24/05/23

"Presa a manganellate sulla testa dai vigili a Milano". La politica di Piantedosi dichiarata a Milano è gia' in azione?

dalla stampa:
Una persona a terra, immobilizzata da quattro agenti della polizia locale che, per ammanettarla, la colpiscono con manganellate sulla testa e sul corpo e spruzzandole addosso lo spray al peperoncino. C'è già un'indagine interna della polizia locale di Milano per accertare quanto accaduto mercoledì mattina nel corso di un intervento particolarmente pesante dei vigili in via Castelbarco, in zona Bocconi.
Le immagini sono state riprese da un cittadino in un palazzo che si affaccia proprio su quella strada e stanno rimbalzando sui social. Si vede una persona, che poi si scoprirà essere una donna transgender di origini brasiliane, che con le mani alzate subisce diversi colpi prima di essere messa a pancia giù ed ammanettata. Dal Comune fanno sapere che "Stiamo facendo tutte le verifiche per capire cosa sia successo e quali siano le responsabilità e quindi i provvedimenti da prendere nei confronti degli agenti coinvolti. La Polizia Locale è in contatto con autorità giudiziaria per attivare le necessarie azioni della magistratura".
L'assessore alla Sicurezza Marco Granelli scrive: "Un fatto grave quello di stamattina accaduto nei confronti di una persona da parte di alcuni agenti della Polizia Locale. Sono in corso le verifiche del Comando per capire quanto accaduto e valutare possibili comunicazioni all'autorità giudiziaria ed eventuali provvedimenti disciplinari. Intanto gli agenti coinvolti sono stati distaccati a servizi interni. 
A ricostruire quanto accaduto è Daniele Vincini del sindacato Sulpl: ha spiegato che i vigili erano stati chiamati alle 8,15 dai genitori di una scuola perché la donna transgender, questa la versione, stava importunando i bimbi all'ingresso. Qui gli agenti sono riusciti a metterla, con fatica, sull'auto con cella di contenimento, dove "ha iniziato a dare testate e s'è finta svenuta. Quando gli agenti hanno fatto i controlli li ha aggrediti" per scappare. E poi è stata bloccata. "Quello che si vede è l'ultima parte del video".
Lei, ha spiegato il sindacalista, ha iniziato a dare testate e si è finta svenuta. E quando gli agenti stavano aprendo la portiera ha dato un calcio violento ed è uscita, dando un calcio a un agente, "che ha una prognosi di 15 giorni", per scappare a piedi fino al luogo dove è stata fermata. "Gli agenti - ha sottolineato Vincini - sono stati costretti ad usare il distanziatore e lo spray per portarla via. E noi siamo al loro fianco, anche con i nostri avvocati se sarà necessario".
"Mi sembra un fatto veramente grave". Così il sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato a margine del Consiglio metropolitano  il video che ritrae alcuni agenti della polizia locale che bloccano una persona anche usando anche il manganello. "Non è certo una bella immagine anzi è un fatto grave. Però per potere formalmente intervenire è necessario che la polizia locale faccia una relazione, nelle more di questa relazione i vigili in questione sono stati messi in servizi interni - ha aggiunto -. Poi alla luce del risultato della relazione si potranno fare due cose: prendere provvedimenti come ad esempio la sospensione o anche arrivare a fare una denuncia, cosa da non escludere, da parte nostra all'autorità giudiziaria".
Le immagini della donna presa a manganellate in testa dagli agenti della polizia locale a Milano sono disgustose. Qualsiasi sia il contesto e qualunque cosa sia accaduta "prima" di quanto filmato dal cittadino
Ilaria Cucchi: "Porteremo il caso in aula" "Intendo andare fino in fondo su questa vicenda, finché non saranno chiarite tutte le dinamiche. Gli autori di tanta violenza non pensino di farla franca". rincara: "Siamo di nuovo di fronte a scene terribili che mostrano ancora una volta un accanimento, da parte di persone in divisa, contro soggetti più fragili. Il fatto che indossino una divisa non costituisce un'attenuante, semmai un'aggravante". Per Cucchi "non devono essere fatti sconti a nessuno, occorre andare fino in fondo finché non saranno chiarite tutte le dinamiche, anche se nel video mi sembrano piuttosto evidenti".
"Inaccettabile l'aggressione della polizia ad una donna trans a Milano, oggi in zona Bocconi, come vediamo nelle riprese la donna era inerte e la polizia la manganellava senza motivo. Chiediamo al Ministro Piantedosi una immediata verifica dei fatti e la sospensione immediata degli agenti che hanno aggredito. Quanto accaduto ad una settimana dalla giornata mondiale contro l'omobistransfobia, mostra l'urgenza di una legge che ci tuteli e punisca con aggravante anche le forze dell'ordine che si macchiano di tali reati", dichiara Fabrizio Marrazzo, Portavoce Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale.

23/05/23

Milano - Assemblea del Mfpr nel 45° anniversario della legge 194/78

Il giorno 26 maggio alle h. 19,00 presso il coa T28, noi compagne MFPR di Milano per il 45° dall'approvazione della 194/1978 pensiamo di fare una lunga chiacchierata insieme partendo dall' opuscolo "Diritto d'aborto. Perche' si" e continuare con il governo Meloni e la sua ministra antiabortista Roccella e di come si sta organizzando questo governo per limitare il più possibile la libera scelta delle donne.

MFPR Milano


Meloni e ministre fasciste le donne vi faran la guerra - Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia

Dal Minuto 21:19 Sulla contestazione alla ministra Roccella alla fiera del libro di Torino corrispondenze da Torino e intervento del Movimento femminista proletario rivoluzionario
 

21/05/23

Fuori i fascisti dal salone! - Massima solidarietà alle compagne e ai compagni che hanno contestato la Roccella a Torino. Mfpr


Al fianco delle compagne, attivisti e attivisti che hanno più che giustamente contestato alla Fiera del libro a Torino la ministra reazionaria e antiabortista Roccella del nero governo Meloni che vuole avanzare verso il moderno fascismo aperto imponendo anche alla maggioranza delle donne il moderno medioevo come normalità.
Non sarà la vostra repressione e luride azioni volta soffocare come fascisti ogni dissenso a fermare la necessaria lotta in ogni ambito contro questo governo fascio-sessista-razzista
Mfpr



Il comunicato di NUDM Torino

Oggi insieme a Xr Torino, Fridays For Future, Essenon, Ecologia Politica Torini siamo statə al salone del libro di Torino per impedire alla Ministra Roccella ed all'assessore Marrone di portare la propria propaganda antiabortista nella nostra città.
In una Regione che stanzia 1 milione di euro per le associazioni antiabortiste, mentre la sanità è al collasso e non esistono politiche di contrasto al cambiamento climatico (e lo si vede da quanto sta accadendo in queste ore di allerta metereologica nella nostra città), non potevamo certo restare silenti davanti a questa passerella. Abbiamo voluto portare alla ministra ed all'assessore le vere priorità che abbiamo per le nostre vite: autodeterminazione, reddito, sanità, ecologia, contrasto alle disuguaglianze, in opposizione alla loro crociata contro i nostri diritti di scelta, che tanto impegna le loro giornate.
Avremmo dovuto farli parlare? Crediamo che sia la ministra che l'assessore abbiano già tantissimi, troppi, palchi per darci dellə assassinə perché abortiamo o per istigare all'odio verso di noi in quanto persone lgbtqia+, che abbiano a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare economicamente le loro politiche, potere mediatico... ci sembra che essere dovuti restare in silenzio per qualche ora sia nulla rispetto alla violenza che viviamo tutti i giorni a causa delle loro politiche, che non ci permettono neppure di curarci o di accedere a diritti fondamentali. Vogliamo i fatti (e soprattutto i soldi) perché delle parole e del dialogo istituzionale non ce ne facciamo più nulla. Per noi democrazia non è affatto far parlare chiunque e dare spazio anche ad opinioni lesive dei diritti, ma, anzi, è riequilibrare l'abuso di potere che ogni giorno viviamo sulle nostre vite.
Leggiamo a mezzo stampa una storia distorta e non accettiamo che la nostra azione sia utilizzata strumentalmente nel dibattito sul futuro del Salone del Libro, togliendo spazio ai contenuti della nostra protesta. Non è, infatti, la prima volta che il salone ospita contestazioni e non capiamo di cosa le istituzioni si stupiscano. Sono anni che ci battiamo per l'autodeterminazione dei nostri corpi, ci siamo sempre state e ci saremo. Oggi la nostra protesta, portata avanti con soli "pericolosissimi" cartelli e voci, ha coinvolto tante persone in visita al Salone che spontaneamente si sono unite dal pubblico, mostrando grande condivisione delle nostre ragioni. Siamo davvero inorridite dalla facilità con cui si gridi alla violenza pur di impedire e soprattutto reprimere il diritto di manifestare dissenso. Violenza è destinare ingenti somme alle associazioni antiabortiste per la loro propaganda irricevibile mentre si sottofinanzia sistematicamente la sanità pubblica.
È fondamentale partire dalla giornata di oggi per continuare a imporre i nostri bisogni e togliere spazio a questo governo nazionale e regionale, in ogni città continueremo a non avere spazio per voi! Grazie tante a tuttə per la solidarietà!
Ci siamo divertitə, ci rivedremo presto!

20/05/23

Massimo appoggio alle femministe di Nudm che hanno contestato la Min. Roccella al salone del libro di Torino


Salta la presentazione del volume "Una famiglia radicale".  Denunciati 29 attivisti promotori della contestazione. Sono indagati per violenza privata. 
Ma quale "violenza"! Siete voi i violenti che attaccate i diritti delle donne!
La Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella è stata contestata durante il suo intervento al Salone del Libro di Torino da  femministe di Non Una Di Meno e attiviste di Extinction Rebellion  per "contestare la politica del Governo su investimenti a combustibili fossili e restrizione del diritto all'aborto". Si sono sedute tra il pubblico del padiglione della Regione Piemonte, per poi alzarsi in piedi al suo arrivo, hanno intonato cori, reggendo dei fogli con scritto "Giù le mani dai corpi e dalla terra", "Né le terre né i nostri corpi sono territori di conquista". 
Una protesta volta a denunciare le posizioni della ministra, ma sotto accusa sono finiti anche il governo nazionale e regionale.

19/05/23

Dalle lavoratrici asili Slai cobas di Taranto: Solidarieta' alle famiglie. Ritirare la decisione di aumentare le rette degli asili nido!

Le lavoratrici e lavoratori Slai cobas dell'ausiliariato/pulizie degli asili nido che sono in lotta da tempo per le loro condizioni misere di lavoro e salariali, esprimono tutta la loro vicinanza e solidarieta' alle famiglie dei bambini frequentanti gli asili che denunciano gli assurdi aumenti delle rette, fino a 341%!

Nei giorni scorsi appena avuta notizia abbiamo detto, diffondendo anche un nostro comunicato ai genitori nei vari asili, che questa era una grave decisione da parte del Comune.

Le tariffe degli asili attuali sono gia' pesanti per le famiglie (il primo scaglione tariffario è di ben 230 euro mensili). E oggi a fronte di un carovita che pesa sulle famiglie dei bambini, di condizioni di lavoro spesso sempre più in crisi, di cassintegrazione, appare veramente inaccettabile questo aumento.

E la risposta data nei giorni scorsi sulla stampa dal Sindaco Melucci: "grazie ai bonus Inps, gli aventi diritto potranno usufruire di risorse che, nel caso degli Isee più bassi, copriranno per intero i costi del servizio", è altrettanto da respingere. Vale a dire, le famiglie intanto dovrebbero pagano gli aumenti, poi, se e quando avranno diritto (non tutte), potranno avere il bonus dall'Inps, bonus che, quindi, non è più neanche una misera boccata di ossigeno per i redditi delle famiglie, ma sarebbe gia' "mangiato" dalle rette comunali.

Come abbiamo denunciato nella presa di posizione dei giorni scorsi, negli asili gli unici aumenti che non vengono decisi sono quelli delle ore e del salario misero delle lavoratrici e lavoratori dell'ausiliariato e pulizie, che da anni stanno a 3 ore al giorno e con un salario di 400 euro; lavoratrici che garantiscono quotidianamente col loro lavoro la gestione degli asili e soprattutto l'igiene e la salute dei bambini e che senza il loro lavoro gli asili chiuderebbero. 

Noi, nelle scorse settimane, in occasione dello stato di agitazione per la nostra condizione di lavoro, abbiamo chiesto ai genitori di appoggiare la nostra lotta, oggi nel dare il nostro sostegno alla protesta delle famiglie, pensiamo che sia quanto mai necessario unire le nostre forze. Per questo proponiamo una iniziativa comune verso l'amministrazione comunale nei prossimi giorni.

QUESTI AUMENTI NON DEVONO PASSARE!

MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO DELLE LAVORATRICI AUSILIARIE PER MIGLIORARE L'ASSISTENZA DEI BAMBINI!

18/05/23

"Non siamo macchine per la riproduzione Ma donne in lotta per la rivoluzione" - Tornando sugli "Stati generali della natalita'" - da 'ORE 12' Controinformazione rossoperaia


Gli Stati generali della natalita'

Torniamo a parlare degli Stati generali della natalita’, tenutisi l’11 e 12 maggio scorsi, anche se con qualche giorno di ritardo, dato che sono stati importanti, in sintonia e rappresentativi della fase attuale. Avrebbero dovuto avere un’effettiva opposizione e non solo qualche raro articolo critico sui giornali.

Per capire la loro importanza, agli “Stati generali della natalita’” c’erano tutti:

dal governo, Meloni, con ben sette ministri, tra cui chiaramente Lollobrigida, Salvini, Roccella, e poi Giorgetti, Urso, Valditara;
ai padroni, rappresentanti del mondo economico e finanziario, per cui figli vuol dire nuova forzalavoro fresca, con i vertici di Enel, Invitalia, Cassa Depositi e Prestiti, Poste, Tim, il presidente della Danone, il Ceo dell’Allianz, e altri esponenti di multinazionali;
alla Chiesa ufficiale, con papa Bergoglio che ha conciliato “nascite con accoglienza immigrati”, ma non ha avuto remore a stare fianco a fianco con la rappresentante di un governo che si è sporcato le mani di sangue dei bambini morti a Cutro e in altri viaggi nel mediterraneo; mostrando, come hanno evidenziato tutti i giornali, simpatia per la Meloni;
dall’”opposizione” Schlein PD, Conte M5S, Carfagna Azione, Bonetti Iv (partecipando o fisicamente oppure on line); da cui non si è sentita neanche una protesta di fronte ad affermazioni apertamente fascio/clerico integraliste, se non la solita scontata denuncia della condizione delle donne; e come sempre sono stati al “gioco” delle parti;
al Presidente della Repubblica.

Mancavano ufficialmente i vertici militari, ma gia’ iper presenti e condizionanti nella vita sociale, nelle scuole, nella militarizzare delle citta’ anche con l’esercito, ha promesso Piantedosi, in nome della sicurezza delle donne.
Mancavano ufficialmente, ma alcuni esponenti minori erano stati invitati, rappresentanti del mondo della cultura (ma forse si pensava di averli sostituiti con Lollobrigida con la sua enciclopedia Treccani sotto braccio).

Mancavano soprattutto le donne: su 49 ospiti solo 9 donne.

Tutti a segnare l’importanza per l’insieme della classe borghese dominante, del sistema politico, economico italiano di questa convention e il suo obiettivo, grezzamente ma senza equivoci formalizzato dal “padrone di casa” Gigi De Palo, presidente della “Fondazione per la natalita’ (5 figli, nettamente contrario alle unioni di fatto) che ha detto che ci vogliono 500mila nuovi bambini.

Quindi, le donne devono produrre 500mila figli! Anche anticipando “la nascita del primo figlio, non a 35 anni come ora”, citando come esempio di questa discesa dell’eta’ Stati come l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Germania. Un “invito” alle donne a fare più figli, che ha più il sapore di un diktat, di un ritorno, come ha scritto un giornale, dell’appello alle madri italiche cui il fascismo chiedeva che fossero fattrici di eroi per la patria”.

E la Brochure di presentazione degli “Stati generali della natalita’”, tanto per essere chiari, si intitolava: “Avete mai immaginato un mondo senza bambini?”. A cui sono seguiti messaggi terroristici”, con scenari da film di fantascienza: “Italia spopolata da qui alla fine del secolo” (indicando chiaramente dati solo dei nati bianchi e italiani, eesclusi i bambini nati da immigrati).

E Valditara che diceva: “nei prossimi 10 anni gli studenti italiani caleranno dai 7,4 milioni odierni a 6” (chiaramente non c’entrano in questo calo i provvedimenti in corso per fare una scuola di serie A e di serie B che punta ad escludere i ragazzi di famiglie povere, non c’entrano i costi sempre più alti dello studio, non c’entrano i problemi dei prezzi degli alloggi per cui stanno lottando gli studenti universitari...). “Una propaganda volutamente allarmista di un futuro paese Italia spopolato”, come ha detto il demografo Massimo Livi Bacci in un’intervista al Manifesto, utile per dare fiato alla paura della “sostituzione etnica”.

questo ha cercato di dare man forte il demografo Gian Carlo Blangiardo, ex presidente dell’Istat, quello che voleva far includere i feti abortiti nel calcolo dell’aspettativa di vita e nei pamphlet anti immigrazione, che nel suo intervento ha detto sfornando grafici e numeri a conferma di De Palo, che “l’Italia deve tornare nell’arco di un decennio a quota 500mila nascite” . Ha completato Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle famiglie che ha detto: “Non sono più sufficienti dei piccoli interventi correttivi ma è necessario un intervento shock” (!?)

Un immaginario oscurantista e questo si’ preoccupante, sembra quasi di vedere come in un film di nera fantascienza una operazione di un governo che sequestra e mette in una struttura le donne perchè siano ingravidate.

E qual’è la conseguenza di questo “invito” se non un prossimo concreto attacco alla Legge 194, al diritto d’aborto delle donne, che fara’ tornare ai tempi oscuri e mortali per tante donne, soprattutto proletarie?

Ma si tratta di una propaganda anche espressione di interessi molto più prosaici, infatti la brochure continuava: “Senza bambini significa, tanto per fare degli esempi che diano concretezza alla visione, senza la necessita’ di biberon, di prodotti per l’infanzia”, e li’ agli “Stati generali”, vi erano i manager di Plasmon, Prenatal e Assogiocattoli, per cui più nati vogliono dire immediati profitti, ad evidenziare le loro esigenze: “Il sostegno alle famiglie è al centro della nostra missione aziendale” ha assicurato il ceo di Angelini Industries; l’ad di Prenatal ha sottolineato che hanno 165 punti vendita di prodotti per l’infanzia (che vogliamo? Vogliamo rischiare di chiuderli una parte?).

E significativa era un’immagine del gruppo degli imprenditori con la scritta “La natalita’ produce ricchezza”... per loro!

Certo, nessuno si può dire, e in primis Mattarella, ha negato che se le donne fanno meno figli è perchè ci sono grossi problemi economici, di mancanza di lavoro, mancanza di servizi sociali di sostegno, pochi asili, salari sempre più bassi, che per le donne rasentano la miseria, ecc. ecc., tutto vero, ma dovete fare 500mila bambini in 10 anni!

Dopodichè Urso ha promesso un taglio all’Iva sui prodotti per l’infanzia (che, parole di Massimiliano Dona presidente dell’Unione nazionale consumatori, andra’ “a beneficio dei commercianti invece che delle famiglie”); si promette un rafforzamento del congedo parentale, rinnovo dei sostegni alle giovani coppie per l’acquisto della prima casa (che finora non ha affatto consentito tale acquisto), incremento della quota per i fringe benefit; ma soprattutto incentivi alle aziende se assumono donne e se le riprendono al lavoro dopo la maternita’, ecc,

Si spingono tutti a dire, anche la stessa Meloni, che le donne devono poter lavorare ma si “dimentica” che il 1 Maggio il governo Meloni ha fatto un decreto che estende i contratti a tempo determinato, precarizza il lavoro, ripristina i voucher, taglia e limita il reddito di cittadinanza (ora Assegno di inclusione), tutti provvedimenti che colpiscono tantissime le donne.

In questi Stati generali sono state fatte dichiarazioni (a cui potranno seguire passi concreti del governo) molto pesanti di chiaro stampo reazionario, fascista e nazista, sia da parte della Meloni che da parte di Lollobrigida, senza che però si sia alzata un’ondata di proteste.

Ci dispiace che la stessa Nudm di Roma, che ha le forze per organizzare un presidio, una iniziativa, anche una manifestazione, e nonostante la buona manifestazione in difesa dell’aborto del 28 aprile ad Ancona, non abbia in questa occasione fatto, ne detto nulla contro questi ‘Stati generali’. Eppure era necessario!

La dichiarazione principale della Meloni, riportata da tutti i giornali: “vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalita’ non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire”, è impregnata da un lato di bassa falsificazione, con una rappresentazione della societa’ falsa (ancora una volta si amplificano situazioni ancora minoritarie in Italia, e si fanno “chiacchiere da bar” che un capo di governo non dovrebbe permettersi, anche al di la’ delle sue opinioni); dall’altro di concezioni da moderno medioevo. Dichiarazione che preannuncia come minimo ulteriori attacchi verso i figli di coppie dello stesso sesso, che per questo governo, ricordiamo le affermazioni della Roccella, vanno “cancellati”, resi desaparecidos, e che volutamente fa.

Chi considera i bambini “prodotti da banco che si possono scegliere” è invece proprio la politica di questo governo Meloni che accoglie i bimbi ucraini mentre respinge, e assiste senza muovere un dito alla loro morte in mare i bambini con la pelle nera o dei paesi asiatici.

Le affermazioni del Min. Lollobrigida di difesa dell’etnia italiana purtroppo non sono squallide dichiarazioni di un idiota razzista, hanno dietro e si collegano alle organiche teorie naziste e neo naziste di teorici di destra, di raggruppamenti nazisti di altri paesi europei, come abbiamo documentato in un articolo ripreso nel blog proletari comunisti. Sono le teorie di “purezza della razza” che sono state il cuore dell’ideologia hitleriana e dei raggruppamenti neo nazisti in Europa, e che oggi vengono riproposte, non dai topi di fogna dei neo nazisti nostrani, ma da ministri del governo. Anche la Roccella ha detto: “le etnie esistono, noi orgogliosi di essere italiani”.

Scrive Sebastiano Messina su Repubblica “l’italianita’ prima di tutto dunque. E cos’altro c’è, se non questo, dietro il furbo cavillo che si è inventato il ministro Sangiuliano per aggirare le norme europee che impediscono l’esclusione dei cittadini europei stabilendo che chiunque può partecipare ai concorsi per dirigere le gallerie, e i parchi archeologi nazionali: chiunque a condizione che sappia parlare e scrivere perfettamente in italiano”.

Verranno licenziati tutti coloro che non sono italiani dagli uffici pubblici?

Questi “Stati generali della natalita’” sono stati una fotografia del tipo di governo fascista che ci ritroviamo e di Ministri (come Salvini, Lollobrigida, e la lista è lunga...) che in uno Stato, pur democratico borghese, non ci potrebbero essere, incompatibili come sono con la Costituzione, formalmente antifascista, antirazzista, con le leggi attuali (una come la Roccella dichiaratamente anti abortista dovrebbe fare la presidente di un’associazione cattolica non la Ministra di uno Stato formalmente laico).

Ma sono anche il frutto della fase di crisi e di guerra, verso una guerra imperialista mondiale. E questo nel futuro richiede braccia, ricambi di braccia da sfruttare per il capitale e richiede corpi per la patria e la guerra.

Vogliamo concludere riprendendo uno slogan gridato nelle manifestazioni delle donne, e ora più che mai attuale: “Non siamo macchine per la riproduzione ma donne in lotta per la rivoluzione!”