28/11/08

Milano, la violenta per otto mesi "L'avevo comprata per 1.000 euro"

Da Repubblica del 27 novembre 2008

MILANO - Ha comparato una donna per mille euro, così come si compra un televisore o un motorino di seconda mano. La considerava di sua proprietà, tanto che è corso a denunciare la sua scomparsa quando lei ha trovato il coraggio di ribellarsi ed è scappata dalla casa-prigione in cui era stata rinchiusa da otto mesi.

E' stato arrestato a Milano un pensionato di 57 anni accusato di violenza sessuale e sequestro di persona. In Mozambico, aveva acquistato una donna di trent'anni, l'aveva convinta a seguirlo in Italia con il miraggio di sposarla ma in casa la violentava e, per una manciata di soldi, la vendeva agli amici.

L'aveva comprata dagli zii africani che aveva conosciuto durante una delle sue consuete vacanze in Mozambico. Ne aveva carpito la fiducia offrendo loro piccoli regali e convincendoli che amava la nipote ed era pronto a sposarla se l'avesse seguita a Milano.

"E' un uomo asservito totalmente alle pulsioni sessuali", ha scritto di lui il giudice Mariolina Panasiti che ha convalidato il fermo. "Aveva realizzato il sostanziale acquisto della parte offesa dai parenti rivendicandone una condizione di possesso". Cento euro al mese ha versato il pensionato alla famiglia d'origine da quando la donna ha raggiunto Milano nel febbraio scorso, le rate per saldare il prezzo d'acquisto.

"Io l'amo - ha detto ai carabinieri che gli mettevano le manette - e lei era consenziente. Nonostante tutto, sono disposto a riprenderla", ha detto per nulla sfiorato dall'idea che quelle pratiche sessuali che infliggeva alla sua "amata" erano vere e proprie torture. Di questo la donna africana si lamentava con due amiche, ma non trovava mai il coraggio di denunciare il suo aguzzino. "Con le botte e la paura di altri orrori - scrive il giudice - l'imputato era riuscito a soggiogarla".

Spesso i vicini sentivano le sue urla superare il chiasso della televisione accesa a volume alto. Finché il 9 ottobre scorso, la giovane donna africana è riuscita a rompere le catene della schiavitù e a denunciare tutto ai carabinieri. Ora lei è ospite di una comunità protetta mentre, dopo una breve indagine che ha confermato il racconto di brutalità e violenze fatto ai carabinieri, il pensionato è stato arrestato.

26/11/08

ALITALIA «SCHIAVIZZERO' LA TATA»

  • Leggi l'accordo firmato il 14 novembre dalla società CAI e i sindacati FILT-CGIL,FIT-CISL, UILTRASPORTI, UGL-TRASPORTI.
  • Vedi anche Dossier Alitalia

CAPITALE & LAVORO, da il manifesto 23 novembre 2008

ALITALIA «Schiavizzerò la tata»
Il personale di volo «scopre» le norme contrattuali firmate da Cgil, Cisl, Uil e Ugl

Amanda *


Ho 40 anni, da 20 lavoro come assistente di volo in Alitalia, sono separata ed ho due figli minori in affidamento.
E' mia intenzione aiutare il manifesto ad uscire in edicola per i prossimi 100 anni almeno, ma non disponendo di grandi risorse finanziarie ho ritenuto utile, oltre ad abbonarmi, regalarvi uno scoop - magari non da prima pagina: Cgil, Cisl, Uil, Ugl hanno firmato il 14novembre il contratto per il personale della «Nuova Alitalia» (la Cai di Colaninno & co.).
Mi spiego. Il 15 mi è arrivata una mail da una collega, con un allegato dal titolo inquietante «sezione B - Assistenti di Volo». Rimango interdetta; conosco la collega da anni, è un'amica di solito affidabile e come me fa parte di quel gruppo di lavoratori denominato «fronte del no» e descritti da tutti i mezzi di comunicazione come faziosi, ideologicamente conservatori, privilegiati, con così poco carattere da farsi strumentalizzare dal primo sindacalista autonomo che passa, così poco intelligenti da non riuscire a vedere le mille tutele presenti negli accordi sottoscritti in questi 2 mesi dai confederali, così miopi intellettualmente da non comprendere la portata storica della grande operazione di salvataggio dell'Alitalia; ed anche un po' gretti per l'ingratitudine dimostrata nei confronti della salvifica patria cordata.
Navigo per ore sui siti dei sindacati firmatari cercando la conferma dell'esistenza di questo documento e non trovo neanche un volantino, figurarsi l'indizione di un'assemblea per spiegarcelo. Decido di leggere queste pagine siglate una per una e subito mi accorgo che il documento è vero o quantomeno verosimile.
Il primo campanello di veridicità me lo dà la base Milano miracolosamente definita una e trina, come la triplice. Gli aeroporti di Malpensa, Linate, Bergamo costituiscono qui un'unica «base di servizio» e nella mia mente si trasformano nei vertici del triangolo delle Bermude. Una domanda sorge spontanea: se parto da Malpensa e parcheggio lì la macchina, il volo di rientro a fine turno è previsto sempre su Malpensa o posso atterrare anche a Bergamo o Linate? Naturalmente sul contratto non c'è scritto niente, ma i sindacati confederali avranno il tempo di chiarire questo punto in corso d'opera, con un ennesimo bell'accordo, cedendo magari un aumento di stipendio per la certezza di poter riprendere la macchina e tornare a casa senza dover girovagare per il triangolo. Ho già davanti agli occhi i titoli dei volantini: grande vittoria sindacale!
La conferma che il contratto è vero ce l'ho al capitolo «riposi». I riposi sono 30 nel trimestre, ma il numero minimo nel mese è fissato ad 8; di questi, 2 nel periodo estivo (1 maggio-31 ottobre) e 3 nel periodo invernale sono inamovibili, 4 per esigenze di servizio possono essere spostati, rinviati o cancellati. Ma cos'è sta roba qui? Il quiz della Susi sulla Settimana Enigmistica? Ma io quando saprò di essere di riposo, giorno per giorno?
A occhio e croce capisco che sono nei guai con l'organizzazione familiare, sempre se dovessi essere assunta. E poi ho una botta di genio. Se è vero che il lavoro si può appaltare, subappaltare, stagionalizzare, precarizzare e via dicendo, allora forse anche la tata si può subschiavizzare. D'altra parte, se posso lavorare 7 giorni su 7, con 13,30 ore di servizio, avendo 2 o 3 riposi fissi al mese, 30 giorni di ferie calanderiali (ossia sabati, domeniche, festività in genere incluse) che contratto posso proporre se non una nuova formula di schiavitù moderna per la tata?
Ho ancora un paio di problemi per i quali non ho trovato una soluzione. Ho un compagno che fa il pilota, per il quale, oltre a tutto quello previsto anche per me, potrebbe essere richiamato dalle ferie per esigenze operative. Come posso far inserire una clausola che preveda almeno un orgasmo mensile garantito per contratto? E se i bambini, con maggiore vigore di prima, vista la mia mutazione contrattuale, insistessero per trascorrere un po' di tempo con me - come fanno le mamme degli amichetti - posso chiedere magari un «congedo causa Edipo»? Spero di trovare l'ispirazione guardando il calendario della nostra ministra delle Pari Opportunità, che in questi mesi si è molto prodigata per la tutela delle donne lavoratrici che, con il vento che tira, rischiano l'estinzione più velocemente delle foche monache; anche il metodo usato è molto simile. Le bastonate.
A voi compagni del manifesto chiedo di verificare quanto qui scritto e possibilmente di smentirmi così da farmi dormire sonni tranquilli.

* hostess Alitalia

Necessità di un femminismo proletario rivoluzionario

Un movimento femminista che sia espressione e si rapporti alla ribellione, delle lotte delle donne, ragazze, che si sviluppa dai posti di lavoro in cui le donne sono le più colpite, discriminate, precarizzate in tutti gli aspetti della loro condizione, oppresse e a volte anche molestate e violentate dai padroni o schiavizzate se sono immigrate; ai quartieri e paesi in cui ci uccidono la salute e la vita; alle scuole e università in cui vogliono spegnerci il futuro; a tutta la società in cui ci vogliono imporre un moderno medioevo.
Un femminismo proletario, perché espressione della maggioranza delle donne che sono appunto proletarie, lavoratrici, precarie di oggi e di domani, che sono oppresse dentro e fuori la famiglia, donne che non hanno nulla da difendere, o solo da "riformare" ma hanno doppie catene da spezzare. Un femminismo proletario perché questo sistema sociale capitalista è di classe, questo Stato è di classe, questo Governo, questi partiti parlamentari sono di classe, la loro politica si fonda sulla lotta di classe quotidiana, perché il maschilismo, il clericalismo, il fascismo sono espressione di una classe capitalista, imbarbarita e putrefatta. Nello stesso tempo è soprattutto tra le proletarie che si pone l'emergenza del femminismo perché attraverso le lotte scoprono come sia assolutamente necessario assumere, portare, nelle lotte anche fatte con i lavoratori, un punto di vista come donne su tutte le questioni che toccano direttamente le nostre vite, portando un nuovo pensiero, una nuova politica che, con la radicalità, combattività, determinazione delle donne, bisogno di liberazione generale - “tutta la vita deve cambiare”, affermi l'incompatibilità, inconciliabilità con ogni aspetto, economico, politico, sociale, culturale, ideologico di questo sistema.
Questo femminismo proletario non può non essere rivoluzionario: dall'insieme dei vari aspetti di violenza contro le donne emerge la violenza “sistemica” di questa società capitalista, che non può essere riformata ma rovesciata con un processo rivoluzionario, in cui, come spesso ora accade nelle lotte più importanti, le donne siano l'anima e la forza più generalista, più coerente più radicale di una rivoluzione che vada a fondo, che sconvolga e trasformi la terra e il cielo.

movimento femminista proletario rivoluzionario

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25/11/08

25 novembre 2008: Basta con i femminicidi!

Basta con gli omicidi e le violenze sessuali

La dimensione della violenza e degli omicidi di donne mostra in maniera evidente che non si tratta affatto di singoli episodi in cui le ragioni vanno trovate nella condizione specifica, ma di una condizione generale delle donne.
La società imperialista è arrivata ad un grado di putrefazione, in cui l'oppressione verso la donna, che sempre è la cartina di tornasole del grado di inciviltà del sistema sociale, assume la forma della violenza, della brutalità. Non si tratta che questo sistema sociale non fa nulla per impedire violenze e omicidi, ma si tratta che è esso la causa principale delle violenze e omicidi.

La maggior parte degli omicidi, delle violenze avvengono all'interno della famiglia o dei rapporti di coppia. Esse trovano ragione in una famiglia sempre più "esaltata" da Governi, Chiesa, partiti borghesi che ne fanno luogo di conservazione di questo sistema sociale e quindi un suo importante puntello; famiglia come ammortizzatore sociale delle contraddizioni sempre più laceranti della società imperialista, famiglia che lenisce le "ferite", che addomestica, controlla, normalizza le spinte di rottura; una "istituzione" di difesa/sicurezza/ordine, di chiusura verso l'esterno considerato "il male". Tornano tutti gli aspetti di oppressione della donna nella famiglia, ma in peggio, perché interni concezioni da moderno fascismo/medioevo, in cui l'aspetto più evidente è la diffusione di un individualismo disperante che non fa considerare la persona essere sociale, parte e in rapporti con le altre persone, uomini e donne, ma un singolo individuo che arriva a considerare "umani" i suoi istinti bestiali e "bestiali" i desideri umani delle persone, e in primo luogo delle donne.

Questa realtà non ha soluzione se non in una rottura rivoluzionaria di questo sistema ormai pieno di metastasi.

Non una lotta per chiedere provvedimenti a chi ne è causa, ma una lotta per far sentire ad ogni donna la forza collettiva delle donne "per ogni donna stuprata e offesa siamo tute parte lesa": come se ogni violentatore trovasse sotto la sua casa una ma tante donne.

Una lotta contro: il sistema sociale, lo Stato, e tutte le sue propaggini culturali, ideologiche, parte integrante della lotta generale rivoluzionaria per rovesciare lo stato di cose esistente.

movimento femminista proletario rivoluzionario
25-11-08

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24/11/08

PERUGIA 25 NOVEMBRE 2008


COMUNICATO STAMPA

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE IL SOMMOVIMENTO FEMMINISTA DI PERUGIA HA PROPOSTO OGGI IN PIAZZA IV NOVEMBRE INTORNO ALLE ORE 13 UNA FLASH MOB RELATIVA ALLA VIOLENZA SUBITA DALLE DONNE NELL'AMBITO FAMILIARE DAL TITOLO "FINCHé MORTE NON CI SEPARI".
ALCUNE DONNE VESTITE DA SPOSE MA CON DIPINTI I SEGNI DI LESIONI DA PERCOSSE SI SONO ACCASCIATE, IN SEGUITO AD UN GRIDO DI PAURA, SULLE SCALE DEL DUOMO DI SAN LORENZO DI FRONTE A PASSANTI INCURIOSITI CHE SI FERMAVANO A FARE FOTOGRAFIE E CHIEDERE INFORMAZIONI.

QUESTA SERA IL SOMMOVIMENTO RIPROPORRA' LA PERFORMANCE AL PALAEVANGELISTI ALLE ORE 22,00.

LO SCOPO E’ SENSIBILIZZARE LA CITTADINANZA RISPETTO AL FATTO CHE LA MAGGIOR PARTE DELLE VIOLENZE PSICOLOGICHE, FISICHE E SESSUALI AVVIENE TRA LE MURA DOMESTICHE, NON AD OPERA DI SCONOSCIUTI, MA DI MARITI, PADRI, FIDANZATI, FRATELLI ED EX PARTNER.

Sommovimento Femminista Perugia

Qui sotto il volantino distribuito



22/11/08

LAVORO, OGNI 3 GIORNI MUORE UNA DONNA

INVITIAMO LE LAVORATRICI, LE DELEGATE, TUTTE LE DONNE A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 6 DICEMBRE A TORINO

per portare la denuncia del doppio attacco alle donne lavoratrici, alle donne precarie anche sul fronte della sicurezza, attualmente poco visibile anche quando, troppe poche volte, appaiono inchieste e denunce sulle condizioni a rischio in cui le donne sono costrette a lavorare; cosi come viene volutamente tenuto nascosto il legame tra la condizione di precarietá che tocca gran parte delle donne e l'attacco alla salute e alla sicurezza.

La condizione di sicurezza, la tutela della salute nei settori a prevalente presenza femminile é purtroppo a livelli spesso da Terzo mondo, come da informazioni da Terzo mondo sono le morti delle lavoratrici, l'aumento delle malattie delle lavoratrici a causa sia delle condizioni generali di lavoro ma anche del doppio lavoro - minimo le donne fuori e dentro casa lavorano 60/65 ore settimanali, non hanno la possibilitá di riposarsi, con conseguente fatíca, stress psicofisico pesante, salute a rischio, ecc.

Dall'agricoltura, dove qualsiasi statistica dimostra che le donne invecchiano prima; alle fabbriche e fabbrichette del tessile, in cui spesso ci sono problemi di difficoltá di respirazione a causa dei locali di lavoro, delle fíbre dei tessuti lavorati, o problemi di elevato rumore; ai call center, dove accanto si rischi fisici vi é il "tecnostress" (come lo ha definito il Giud. Di Torino Guariniello), ecc. ecc.

Anche nelle fabbriche "miste", come produzione auto, elettrodomestici, ecc. recenti inchieste hanno dimostrato che la condizione delle lavoratrici é peggiore, perché oltre ad essere sottoposte come gli altri operai a movimenti ripetitivi, faticosi, di braccia, mani, di parti del corpo, che provocano malattie, invaliditá; a causa dei ritmi di lavoro, della tensione, dei movimenti innaturali subiscono anche gravi conseguenze all'apparato riproduttivo, con disturbi sulle mestruazioni, rischi per la matemitá, ecc.

OCCORRE CHE FACCIAMO USCIRE DAL SILENZIO QUESTA MORTE LENTA DELLE DONNE.

IL DOPPIO LAVORO CI STRONCA LA VITA, CON QUESTO SISTEMA DEI PADRONI FACCIAMOLA FINITA!

Per informazioni e partecipazione alla manifestazione di Torino:
mfpr@fastwebnet.it - 3475301704 (Margherita)

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
22.11.08

14/11/08

Solidali con le lavoratrici della SOGEFI di Mantova



Boicottare i prodotti MS

Lo scorso 1° Maggio per Mantova operaia è stata la peggior giornata dell'anno: la sera prima agli operai ed alle operaie SOGEFI era stato comunicato che lo stabilimento di Frassine chiudeva

: non c'era niente da fare, nonostante gli affari andassero bene, patron De Benedetti, dopo aver sponsorizzato alle recenti elezioni politiche il Pd di Veltroni e chiesto il voto ai lavoratori, chiudeva e lasciava a casa senza nemmeno avvisare per tempo sindacati e RSU, come previsto dal contratto.
I lavoratori hanno presidiato per mesi e continuato la produzione con una sorta di autogestione, ma De Benedetti non si è arreso. L'area geografica dove è collocato lo stabilimento, in seguito, dovrà essere bonificata perchè inquinata dai veleni Montedison, per cui anche l'intervento del Comune per vincolare la zona per soli scopi produttivi, sa di beffa.
Gran parte degli operai andranno in mobilità e gli altri saranno riqualificati: il risultato se lo sono costruiti loro, insieme al sindacato ed al compagno Carlo Grassi assessore provinciale al lavoro che ha organizzato ricollocamento e politiche attive del lavoro e non solo portato la consueta solidarietà. De Benedetti infatti durante le trattative nemmeno si è fatto vedere, i referenti di Assindustria se ne sono lavati le mani e dal padronato nostrano (lady Emma Marcegallia e Colannino family) sono arrivati solo accenni di pelosa solidarietà, il presidio a Torino non è servito a nulla così come l'incontro al Ministero per indetto con l'inutile tramite dell'ex ministro Bersani. Così la fabbrica se ne va con tutti i macchinari (i brevetti per costruire i filtri erano già stati ceduti nel recente passato e il magazzino trasportato per tempo da Mantova a Milano).
Lo stesso giorno a 16 operai, socie - lavoratrici di una cooperativa che aveva "somministrato" manodopera alla ditta di abbigliamento MS di Romanore di Borgoforte, non veniva rinnovato il contratto. Molte di loro lavoravano lì da 3, 4, 7 anni, almeno per 10 ore al giorno, anche il sabato se serviva, senza mensa, riscaldamento e bagni, mangiavano fuori sedute nel piazzale d'estate assolato d'estate e in macchina d'inverno, con gli armadietti personali posti fuori dallo stabilimento perchè il padrone temeva che rubassero i vestiti che confezionavano.
Alcune di loro avevano denunciato la situazione perchè per anni erano costrette a fare sempre il medesimo movimento di lavoro , ovvero "sparare" le etichette sui singoli capi di abbigliamento, anche 2400 pezzi al giorno, col risultato di vedersi diagnosticata una invalidità permanete al polso a 27 anni di età.
Licenziate.
Al posto delle 16 donne legittimamente "non rinnovate" (c\on paga di 7.20 euro lordi all'ora) sono state assunte ragazze cinesi per euro 3.20 all'ora (compreso il caporale, ci dice una). Arrivano su un pullmino o in bici, la mattina prima delle 8, scendono tenendosi per mano l'un l'altra, tenendo un sacchetto con dentro il pasto, guardano in basso, apostrofate dal presunto autista - caporale cinese - e si mettono agli ordini dei nuovi padroni, quelli della cooperativa che ha appaltato la manodopera e delle "vecchie" operaie rimaste in servizio, mentre il "signor Spaggiari" arriva su mega Mercedes a ribadire che lui non c'entra niente, che è tutto in regola.
Con le donne licenziate, insieme alle compagne del Collettivo femminista Colpo di Streghe, facciamo un picchetto che dura 8 giorni, arrivano le ragazze che erano state licenziate nei mesi e negli anni passati: ci raccontano storie di ordinario sfruttamento che nella nostra testa ci fanno rimbombare la domanda: "ma questo è un paese civile? La legge 30 che permette tutto ciò è una legge o piuttosto un editto che legalizza lo sfruttamento?”
Dopo i giornali locali, arriviamo alle pagine del Corriere della Sera.
Elisabeth è una ragazza nigeriana, compie 20 anni, festeggiamo, non molliamo il blocco dei cancelli ma un camion lo forza, al padroncino interessa solo fare il carico. Proprio Elisabeth viene investita apposta da uno di questi autisti: la reazione sua, del padrone e della sua truppa, è una serie irripetibile di epiteti contro Elisabeth. Sporgiamo denuncia.
Carlo Grassi assessore provinciale al lavoro comunista non perde un minuto di picchetto: si mette al telefono e riesce a far ricollocare tutte le operaie in diverse attività, tutte precarie, ma bisogna sbarcare il lunario, evitare che l'assistenza sociale indichi l'istituto per il figlio piccolo di Aisha che ha il marito in carcere e altri due figlioli piccoli da mantenere, evitare che Monica e le altre non ce la facciano a pagare affitti e mutui, che Tania possa chiedere il ricongiungimento familiare per il marito ....
Padron Spaggiari dunque ha vinto ancora, la legge sta dalla sua parte, le donne che hanno lottato trovano un altro lavoro ma al loro posto altre donne cinesi che, all'orario di mensa, mangiano in piedi una ciotola di riso, hanno preso il loro posto per confezionare abiti provenienti da Cina, India, Romania, Bangkadesh da vendere a poco prezzo nella catena MS Abbigliamento.
Prima all'MS c'era un minimo di sindacalizzazione, la CGIL era sempre stata al fianco delle operaie, il segretario generale della Canera del lavoro però, era soprattutto preoccupato che collettivo femminista e comunisti presenti alla lotta, non facessero strumentalizzazioni! Adesso in MS più nessuno è iscritto al sindacato.
Scatta l'idea di boicottare MS: le operaie insieme alle compagne del Collettivo Colpo di Strega iniziano il volantinaggio davanti ai punti vendita mantovani: molti cittadini si fermano e vogliono sapere, veniamo a sapere che anche in Trentino dipendenti MS hanno fatto lo stesso: si da il risalto che si può in consiglio provinciale, si interpellano i sindaci, la consigliera di parità, i siti web operai, indipendenti e femministe.
I punti vendita sono tanti, e non solo in Italia: le ex operaie MS e il Collettivo femminista Colpo di Streghe di Mantova chiedono a tutti e tutte di NON comprare in quei negozi fino a quando la proprietà non rispetti norme e diritti delle lavoratrici: le condizioni di lavoro sono insopportabili, è violata qualsiasi normativa sindacale, lo sfruttamento è elevato e il salario irrisorio, sono state sporte denunce anche sulla qualità dei vestiti imbustati che causerebbero allergie alle operaie.
Aderire alla campagna BOICOTTA MS dunque da una mano a queste lavoratrici, alle loro famiglie, dipinge con colori veritieri la faccia di un padrone senza scrupoli, porta a conoscenza sempre più gente di cosa significa il precariato, fa conoscere quella che è una costante e continua violenza che il padronato riserva alle donne, alle operaie.
BOICOTTA MS: non comprare abiti confezionati sfruttando le donne lavoratrici, non rispettando i loro diritti.

Monica Perugini
13/11/2008 Mantova

Pari opportunità, Italia 85esima nel mondo nel campo del lavoro

Diminuisce nel nostro paese il gap sociale tra uomini e donne, ma sul tema l'Italia resta all'ultimo posto dei paesi maggiormente industrializzati, superata anche da nazioni come Tanzania e Botswana. A dirlo è l'ultima classifica del "gender gap" pubblicata oggi dal World Economic Forum di Davos. L'Italia ha recuperato terreno portandosi al 67esimo posto dall'84esimo dello scorso anno. Ai primi posti troviamo Norvegia, Finlandia e Svezia, in fondo ci sono Arabia Saudita, il Chad e lo Yemen.

Il miglioramento della situazione nel nostro paese, si legge nel dossier, "è dovuto al significativo aumento in percentuale di donne parlamentari, manager e donne con incarichi ministeriali", fattore che vede il paese al 46esimo posto. Poca disparità anche in fatto di educazione (43esimo posto).
I maggiori problemi per l'Italia si confermano nel campo lavoro: per partecipazione le donne scendono all'85esimo posto (sono meglio il Chad e il Belize), se si parla di parità salariale sprofondano addirittura in 111esima posizione.

12/11/2008 15:25

07/11/08

IL DECRETO GELMINI COMINCIA A COLPIRE ANCHE LE LAVORATRICI DELLE PULIZIE NELLE SCUOLE DI TARANTO?

Il Decreto Gelmini, contro cui stanno giustamente lottando studenti, insegnanti e anche genitori, rischia di colpire anche i lavoratori addetti alle pulizie.

E' di questi giorni la notizia che vorrebbero chiudere la scuole elementare Consiglio/Galilei di Taranto Vecchia, perchè secondo la logica dei tagli della Gelmini, avrebbe pochi alunni. SE VERAMENTE LA DOVESSERO CHIUDERE CHE FINE FAREBBERO I LAVORATORI DELLE PULIZIE DI QUESTA SCUOLA? Spostarli ad altre scuole, in una situazione in cui già si considerano troppi i lavoratori esistenti, in larga maggioranza lavoratrici, sarebbe difficile.
E, allora, si aprirebbe la prospettiva del licenziamento/mobilità?
QUESTO E' VERAMENTE GRAVE E OCCORRE CHE LE LAVORATRICI DELLE PULIZIE SI OPPONGANO DA SUBITO CONTRO QUESTA CHIUSURA.
Inoltre, se vanno avanti i tagli, altre scuole potrebbero essere chiuse o ridimensionate. Se poi pensiamo che insieme alla Gelmini, sta il Min. Brunetta che da tempo sta dicendo che vuol far fare ai bidelli le pulizie scolastiche, si capisce che non si può stare tranquilli sul prossimo futuro.

OCCORRE MOBILITARSI PER AUMENTARE/ALLARGARE IL LAVORO, PERCHE' SOLO COSI' SI DIFENDE IL LAVORO ESISTENTE!

I sindacati confederali che stanno pensando solo alla continuazione della cassintegrazione, senza battersi per il lavoro, stanno preparando un futuro ancora più precario e incerto.

OCCORRE APRIRE GLI OCCHI!!!

per quel giorno è convocato un presidio di massa alla prefettura

le lavoratrici delle ditte di pulizia
Slai cobas per il sindacato di classe.
taranto
3475301704

06/11/08

6 dicembre a Torino


MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI OMICIDI BIANCHI


Chiediamo adesione alla manifestazione, da poter pubblicare insieme a tutte le altre
Chiediamo la partecipazione fisica alla manifestazione con rappresentanti e/o delegazioni

Un grande corteo di denuncia lotta e proposta sui temi della sicurezza sui posti di lavoro partirà il 6 dicembre dalla Thyssenkrupp di Torino alle 9 per attraversare i luoghi simboli della vicenda Thyssen ma sopratutto per portare in piazza in maniera unitaria e di massa tutti i temi dello scontro sulla sicurezza sui posti di lavoro con i padroni, il governo, lo Stato , il sistema del capitale
. Un corteo che fa propria la campagna per Dante De Angelis e la rilancia nazionalmente per portarla alla vittoria reale, un corteo che si concluderà intorno alle 13 con una grande assemblea popolare in cui prenderanno la parola:
  • operai e delegati rls di tante fabbriche e posti di lavoro, dalla Thyssen all'Ilva, da Marghera a Palermo, dall'assemblea nazionale degli rls ai ferrovieri appartenenti a tutti i sindacati sia confederali che di base e di classe
  • delegati colpiti dalla repressione padronale
  • Margherita Calderazzi, sotto accusa per una scritta “Riva assassino” , così come tutti i compagni e le compagne lavoratori e non, per il loro impegno sulla sicurezza sui posti di lavoro
  • Franca Caliolo, familiare Ilva Taranto
  • associazione esposti amianto da Monfalcone
  • esponenti di medicina democratica, giornalisti, artisti impegnati, comitati immigrati
Un corteo proposto dalla rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
Un corteo di tutti in cui siamo tutti invitati e tutti promotori
Un corteo in cui vogliamo tutti i partiti e i gruppi politici comunisti, proletari, progressisti con bandiere e simboli
perchè non c'è niente di più politico che la morte sul lavoro per i profitti dei padroni, le leggi dello stato capitalistico, le politiche dei governi di centro destra come di centro sinistra
Un corteo che rifiuti ogni settarismo, spirito di piccolo gruppo ed egemonismo e che conti e si faccia contare nei numeri reali perchè si tratta di energie vere e sincere in campo quotidianamente per la salute e la sicurezza in fabbrica e sul territorio
Un corteo che avente base di massa a torino, porti a torino con tutti i mezzi possibili il maggior numero di lavoratori e persone interessate, che conti sugli aiuti e i contributi per il viaggio di sindacati, partiti, enti locali che sostengono in qualsiasi forma e a qualsiasi livello l'iniziativa
Un corteo che naturalmente farà un appello al movimento studentesco perché partecipi e lo sostenga, così come tutta la rete nei suoi organismi e nei suoi singoli partecipanti sostiene la giusta lotta degli studenti contro gli stessi nemici

La proposta della rete prevede anche uno sciopero a macchia di leopardo, ciò dove si è presenti sulla sicurezza per il 12 dicembre.

Porteremo in questo sciopero autonomamente nei contenuti e nelle forme la battaglia per la sicurezza sui posti di lavoro.

Facciamo del 6 dicembre una tappa importante di questa battaglia, che influenzi e pesi sull'estensione nazionale della lotta e sui rapporti di forza.

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@libero.it

Da questa settimana uscirà un’informazione in rete per documentare adesioni, idee e partecipazioni e per dare indicazione in ogni città e posto di lavoro a chi ci si può rivolgere.
Per chi non è iscritto a bastamortesullavoro@domeus.it può inviare il riferimento tecnico immediato a cobasta@fastwebnet.it tel.3471102638

RIVA ASSASSINO


Emilio Riva, il padrone dell'Ilva di Taranto, con il record nazionale di morti operai e infortuni, ma anche di inquinamento e morti da tumore della popolazione di Taranto; la 2° fabbrica siderurgica in Europa, l'8° nel mondo; il padrone che in Italia ha fatto più profitti ed è tra i primi 3 (insieme a Berlusconi e Del Vecchio-Luxotica) con maggiore liquidità; Riva che non si è mai presentato ad uno dei suoi tanti processi, il 17 ottobre è voluto scendere a Taranto e si è presentato in Tribunale per Margherita Calderazzi coord. Slai cobas per il sindacato di classe, da lui denunciata/querelata per una scritta apparsa nel 2006 "RIVA ASSASSINO" dopo l'ennesima morte di un operaio all'Ilva. E ha chiesto 100.000 euro di risarcimento perchè si sente "offeso nella sua dignità" .

DAL "FACCIA A FACCIA" MARGHERITA - RIVA IN TRIBUNALE IL 17 OTTOBRE:

Riva arriva in Tribunale, verso le 12,30, e subito intorno a lui fanno quadrato una decina di polizia/digos (che saranno presenti per tutta l'udienza) come a proteggerlo e alla stregua di sue "guardie del corpo" (anche qui la cosa è assurda e ridicola, sembra che il grande Golia, debba essere protetto dal piccolo Davide); veniamo poi a sapere che è stato lo stesso giudice a ritenere "assolutamente necessaria" la presenza della Digos...

Il giudice fa avvicinare Margherita e Riva al suo banco e dice che prima deve fare il tentativo di conciliazione, ma che data la "circostanza" è meglio farla in una saletta privata. Riva accetta subito, Margherita dice che per lei non ci sono affatto problemi a farla in pubblico. Ma il giudice insiste e si va nella saletta- e per tutto il faccia faccia ha un atteggiamento tra l'intimidito e il referenziale verso Riva. Chiede, quindi, ad entrambi se vogliamo conciliare.
Riva: "...ma...veramente...io sono stato offeso e quindi devo andare avanti..."
Margherita: "Non ho niente da conciliare con questo signore! Io non ho fatto la scritta, nè sono la mandante, e me ne dispiace...! D'altra parte quella scritta non ha bisogno di mandanti, tanti operai, tante famiglie di operai morti, tanti a Taranto c'è l'hanno nel cuore e nella testa".
Il giudice insiste sul tentativo di conciliazione
Riva (indicando Margherita):".ho capito bene quando ha detto: "mi dispiace", le dispiace che non ha fatta lei la scritta..."
Margherita: "giudice, mesi prima, centinaia e centinaia di operai Ilva avevano gridato "assassini", durante un grandissimo sciopero e manifestazione per la morte dell'operaio Di Leo. Questo signore dice di sentirsi "offeso" e come si devono sentire gli operai?"
Il giudice, a questo punto, rivolgendosi a Margherita: "Signora, ma perchè chiama il signor Riva "questo signore", con un tono un pò sprezzante"
Margherita: "E come lo dovrei chiamare? Proprietario dell'Ilva?"
Riva: "No, io non sono proprietario dell'Ilva. Sono presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa. Io nell'Ilva non sono proprietario neanche di un cane..."
Margherita (guardando solo per questa volta padron Riva): "ma per piacere! Non offenda anche l'intelligenza dei presenti...!
A questo punto, il giudice, imbarazzato e dispiaciuto, dice: il tentativo di conciliazione è fallito. Il processo va avanti.

Si torna in aula e qui, dopo aver sentito uno dei capi dei vigilanti dell'Ilva, un fascista, autore del rapporto contro Margherita, che sul piano tecnico non porta alcun elemento di prova, ma fa non volendo una vera e propria propaganda del ruolo di Margherita, indicandola come una "notissima attivista, che interviene sempre alle portinerie dell'Ilva, con volantini, iniziative, che partecipa alle manifestazioni operaie, molto conosciuta da anni alla fabbrica", il processo viene aggiornato al 13 GENNAIO.

05/11/08

Volantino sommosse Perugia per il corteo studentesco del 7 novembre

CRISI = SOSTANTIVO INVARIABILE DI GENERE FEMMINILE

Chi ne pagherà il prezzo più alto? LE DONNE

Quindi? ASCOLTIAMOLE!!!

Sì, perché siamo anche le più arrabbiate e siamo stufe di uno Stato clerical-fascista che vuole ricacciarci in casa (per chi ce l’ha) attraverso il ricatto economico-sessuale, tagliando posti di lavoro soprattutto femminile ed eliminando il tempo pieno (cfr. Gelmini).
Siamo stufe di uno Stato e di un sistema sociale che ci vuole sempre più precarie e più povere (cfr. finanziaria 2009 e collegato 133), mogli e madri economicamente dipendenti dagli uomini, costrette a vivere dentro le mura di una famiglia, a svolgere quel ruolo di ammortizzatore sociale di cui il pubblico non si fa più carico. Una famiglia in cui spesso si consumano violenze atroci. Femminicidi che hanno dei mandanti, che noi identifichiamo nella violenza istituzionale e nell’ideologia ecclesiastica (con tutto il suo portato normativo - repressivo, comportamentale - culturale e mediatico).
Siamo stufe di uno Stato inquisitorio che perseguita ogni voce stonata e promuove l’appiattimento culturale sul “pensiero unico”.
Siamo stufe di uno Stato fascista e razzista, che promuove la guerra tra poveri e la repressione, attraverso l’uso strumentale della violenza sessuale e della povertà degli “italiani”.
Siamo stufe dei governi di destra e di sinistra che ascoltano soltanto la voce di papi e padroni, che vorrebbero spingerci verso la brutalità di un nuovo medioevo.

NOI NON ABBIAMO NE’ PAPI NE’ PADRONI!
SIAMO DONNE E UOMINI LIBERI DI AUTODETERMINARSI E POSSIAMO FARLO ATTRAVERSO L’AUTORGANIZZAZIONE!

riappropriamoci degli spazi di confronto, dell’agire politico, della formazione, autonomamente:

Sabato 22 novembre 2008 - Roma, p.zza della Repubblica, h 14:00
MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

si organizzano pullman – per contatti e informazioni rivolgersi a Miriam, mistymixi@oziosi.org o Luigia, sommosprol@gmail.com

Collettivo Sommosse Perugia

LIBERE E TRAVOLGENTI


L'onda va avanti e non si ferma! Inonda strade, piazze, assemblee, costruisce nuovi linguaggi, apre spazi di discussione, pratica l'autorganizzazione come forma di agire politico.

Noi donne in onda della Sapienza vogliamo portare avanti sia un'analisi politica, sia nuove pratiche di movimento che aprano spazi per tutte e tutti.

La mobilitazione, partita dalla battaglia contro i decreti 133 e 137, ha allargato il suo campo d'azione e di rivendicazione. A partire dalle scuole primarie l'onda è dilagata nelle scuole e nelle università ponendo al centro la questione dell'autonomia economica, politica, esistenziale.

L'onda anomala vede il protagonismo delle donne nel movimento. Sono state le donne ad accendere la protesta: sono state le maestre e le mamme che hanno contestato il decreto Gelmini non solo per tagli consistenti ai posti di lavoro, ma anche per quelli alle ore di scuola. Con la riduzione del tempo- scuola da 40 a 24 ore, l'attacco al progetto educativo diviene complessivo. Il tempo pieno, infatti, rappresenta un modello educativo in cui la madre da un lato non è l'unica referente della formazione e della educazione affettiva, e dall'altro permette l'espressione di un'autonomia attraverso la liberazione di tempi di vita.

La precarietà estende l'assenza di garanzie e la discontinuità di reddito a tutte le figure lavorative.

Le conseguenze sono sotto i nostri occhi ogni giorno nelle università, dove il lavoro è spesso gratuito, sotto forma di stages e tirocini, o semi-gratuito con le docenze a contratto, peraltro regolate da criteri di reclutamento arbitrari. Arbitrarietà che per le donne aggiunge l'aggravante di venire discriminate per il fatto stesso di essere donne.
La maternità (o la sua potenzialità) diventa un motore di espulsione dal lavoro, incidendo negativamente sulle assunzioni e le stabilizzazioni. Se in Italia la percentuale delle donne laureate è il 55% del totale, quella delle ricercatrici scende al 29%.

L'accesso delle donne al mondo del lavoro è ormai riconosciuto come condizione diffusa (anche se in Italia limitata, abbiamo infatti uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d'Europa), ma con le attuali politiche assisteremo ad una trasformazione dei tempi di vita delle donne.
Prendiamo ad esempio tutti quei casi in cui le donne, pur di non perdere il loro lavoro precario, si trovano a dover scaricare il lavoro di cura su altre donne: le nonne o le migranti e le giovani precarie a cui consegneranno parte o tutto il loro stipendio.

Il corpo delle donne viene attraversato da linee di potere specifiche e il conflitto di genere vive nelle nostre relazioni, come vediamo nel mondo delle università, della ricerca e del lavoro.

Non crediamo che il sapere sia neutro, non crediamo alla parità tra i generi quando proprio nell'università è evidente come nella gerarchia di potere le donne non arrivino quasi mai ai vertici della piramide, basta vedere il numero bassissimo di docenti ordinarie.

C'è una cecità di genere e noi siamo intenzionate a vederci chiaro.
Dobbiamo e vogliamo mettere in gioco i nostri desideri e le nostre rivendicazioni. Riteniamo che, dentro l'università, esista una completa assenza di dibattito e di studi che affrontino le tematiche di genere, proprio per questo pensiamo che la didattica ufficiale debba affrontare tali questioni, attraverso la partecipazione diretta delle studentesse e delle ricercatrici; così come al contempo rivendichiamo la necessità di costruire momenti di autoformazione, attraverso cui costituire saperi differenti.

Il corpo delle donne continua ad essere il veicolo di politiche securitarie, approvate a colpi di decreti, come il pacchetto sicurezza che individua nell'immigrato l'unico colpevole delle violenze, o come il D.d.L. Carfagna che, criminalizzando le prostitute, controlla e gestisce i comportamenti e i modi di esistenza di tutte le donne. La presunta vulnerabilità delle donne diventa un espediente per giustificare tutte le misure di controllo, dalla militarizzazione delle strade alla criminalizzazione dei migranti.

Vogliamo un welfare che consenta l'indipendenza delle donne.
Vogliamo un consultorio in tutte le scuole e le università, così come un'educazione che parli di sessualità sin dalle scuole elementari.

Non vogliamo pagare noi la crisi, non vogliamo rispondere all'appello al sacrificio, non vogliamo delegare a nessuno le decisioni sul nostro presente e sul nostro futuro, non vogliamo subire un controllo sempre più pervasivo.

Riteniamo fondamentale portare questo dibattito nelle università in mobilitazione, farlo vivere nella proposta di autoriforma e declinarlo nelle rivendicazioni del movimento .

Il 22 novembre, alla manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, vogliamo costruire uno spezzone nazionale come studentesse, ricercatrici e dottorande che porti la forza e la determinazione dell'onda.

Non sarà un punto di arrivo, ma un momento di denuncia e di reazione sulla violenza contro le donne.

Saremo onda ancora una volta: riprenderemo i nostri spazi invaderemo e bloccheremo la città.

Perché non saranno i nostri corpi né i nostri desideri a pagare la crisi!

Donne in onda della Sapienza in mobilitazione

04/11/08

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

La Gelmini ci vuole tutte a casa .... la legge 133 sempre più precarie!
La finanziaria 2008 prevede tagli ingenti all'istruzione pubblica, scuola e università, con l'obiettivo di trasformare i servizi pubblici d'istruzione in fondazioni private e alimentare la compartecipazione dei privati nella sanità in maniera consistente, eliminando i fondi per consultori e centri anti violenza (servizi fondamentali per la salute delle donne).

I tagli alla spesa sociale sono un duro attacco alla libertà e all'autonomia delle donne che saranno così costrette a svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale sostenendo tutti quei servizi di cura di cui il pubblico non si fa più carico.

La riforma Gelmini (ex dl 137), in nome della maestra unica, taglia in primo luogo posti di lavoro di donne-insegnanti e blocca qualsiasi futuro a chi oggi studia scienze della formazione. Inoltre la riduzione del tempo scuola da 40 a 24 ore settimanali (cancellazione del tempo pieno) ricaccerà la donna nell'unico e solo ruolo che le è stato concesso nella storia: quello di madre a casa a farsi carico dei propri figli, costretta addirittura a rinunciare al proprio lavoro.

La legge 133 taglia i fondi alla ricerca incidendo sulla formazione e sulla possibilità di specializzazione sempre più necessario soprattutto per quelle donne che guardano al mondo della scienza. La riduzione del turn over al 20% chiuderà sempre di più le porte alle ricercatrici che, già oggi a parità di curriculum non vengono stabilizzate a vantaggio degli uomini. Le donne continueranno a lavorare gratuitamente, senza alcun riconoscimento!

Vogliono renderci sempre più precarie e meno garantite, ci vogliono mogli e madri economicamente dipendenti dagli uomini.

Vogliono farci pagare il prezzo più alto .. ma

NON SAREMO NOI A PAGARE LA LORO CRISI!

ASSEMBLEA DELLE DONNE IN ONDA...
5 novembre ore 16 facoltà di fisica aula amaldi

03/11/08

Un capolavoro di ipocrisia

L'ordinanza “antiprostituzione”, sull'onda del decreto Maroni è entrata in vigore lunedì a Piacenza.

Da un articolo del Corriere del 3.11.08:

In trasferta da Pavia a Piacenza per una serata a “luci rosse”
Sorpreso con la lucciola
Maximulta all'assessore
“Lei non sa chi sono io...” Verbale da 500 euro
..L'Assessore di Pavia, 50 anni e sposato ..per evitare che il verbale venisse spedito a casa, l'uomo ha preferito pagare subito i 500 euro di sanzione e non rischiare di venire scoperto dalla moglie che lo credeva impegnato in una riunione politica...
..”E' stata solo una sbandata, che ho fatto di male?..”

...Come donne e come femministe non possiamo che essere contro ogni sfruttamento e mercificazione del corpo delle donne, in casa, per strada, così come non possiamo non essere contro tutte le violenze piccole e grandi, psicologiche, materiali e sessuali che i maschi e questa società ci costringono a subire ogni giorno!

Come donne e femministe siamo contro la repressione e la persecuzione delle prostitute da parte dello Stato e della polizia.

Come donne e femministe siamo contro la riapertura delle case chiuse, delle “cooperative del sesso” e di qualunque altra variante dei “lager” in cui segregare le donne per il “piacere fallico” di vescovi, sindaci, bottegai, magistrati, poliziotti o militari che siano..”

Contro le ordinanze dei sindaci/sceriffo!

Siamo tutte prostitute!

3 novembre 2008, Movimento femminista proletario rivoluzionario

30 ottobre a Milano


Oltre 200.000 in manifestazione a Milano. Già dal mattino presto alcuni tram non arrivavano più- “se passerà blocchiamo la città” - nei pressi del concentramento. Da molte scuole e zone, dall'hinterland, si è partiti in corteo, con preconcentramenti nelle scuole, alle fermate delle metropolitane, stazioni ferroviarie. Nonostante la pioggia in una piazza Cairoli già piena continuavano ad arrivare in tantissimi da tutte le direzioni, dalla metro.

Mamme, intere famiglie con i bambini- ironicamente si commentava di madri e/o maestre degeneri che strumentalizzano i figli/gli alunni.

Sempre più netta la denuncia di una scuola che si vuole sempre più classista “anche l'operaio vuole il figlio dottore” e “borghesi la crisi pagatevela voi” “Studenti bocciati dai tagli precedenti”e la consapevolezza di un approfondimento delle differenze sociali. Né è mancata la denuncia della repressione “Chiediamo cultura ci danno polizia”. Non ci sono solo gli striscioni delle scuole, ma ognuno aggiunge un tassello, una denuncia, una cronaca viva e vivace, repentinamente superata dagli eventi dell'onda che cresce. E' soltanto l'inizio - preparato da settimane di assemblee, volantinaggi, manifestazioni, lo sciopero del 17 ottobre, blocchi di stazioni, coordinamenti- sintetizza che non ci si ferma. Che si tratti di una mobilitazione capillare, che viene costruita quotidianamente lo si vede anche dal fatto che non si “scappa” via subito, ma si continua a discutere, a costruire nuove iniziative, a fare valutazioni. Gli obiettivi sono chiari la 133 deve essere abrogata, i precari devono essere assunti, la scuola pubblica di tutti e per tutti deve essere difesa. Mai, d'altronde, è stata più pubblica di questi giorni la scuola – dalle lezioni in piazza, ma anche consiglio di facoltà, agli striscioni, cartelli affissi ai cancelli, alle notti bianche nelle scuole, finanche gli aperitivi si allude e si sperimenta un ruolo “aperto”, pubblico in un'accezione ampia, nuova che fa capire bene, ad esempio, perchè le piccole scuole di montagna non devono chiudere.

La denuncia di tutti gli aspetti che stanno emergendo in questa che – è consapevolezza crescente- sarà una lotta lunga, dura, ma determinata perchè si parla e investe tutti gli aspetti della vita: cultura, istruzione, lavoro, diritti e mancanza di diritti, dignità, fascismo e razzismo, sessismo, repressione. “Non rubateci il futuro” “Questo non è un paese per i giovani”.

Un'aria nuova si respira: minoritario e autoreferenziale il presidio di cgil a piazza S. Stefano, disertato dagli stessi iscritti e militanti. Pochi e non seguiti quanti hanno cercato di portare la “bandiera” del cosidetto centrosinistra del referendum: il movimento ha obiettivi chiari, si vogliono risultati concreti.

Nonostante insistono- in particolare Angeletti- nell'affermare che quello di oggi è stato uno “sciopero meramente sindacale” molti hanno paragonato questa manifestazione “non si vedevano manifestazioni così imponenti forse dalla manifestazione del 25 aprile '94 contro Berlusconi” .


Lavoratrici slai cobas per il sindacato di classe milano
30 ottobre 2008