28/02/18

VERSO L'8 MARZO... L'ARMA RIVOLUZIONARIA DELLO SCIOPERO DELLE DONNE

Lo sciopero delle donne investe tutta la condizione di  sfruttamento e oppressione della maggioranza delle donne, dall'ambito lavorativo, a quello familiare, a quello sessuale, culturale, sociale... una condizione prodotta dalla societa' capitalista, il cui frutto più marcio è la violenza sessuale fino ai femminicidi. 
Le donne  doppiamente oppresse non possono nè devono illudersi nel "cambiamento elettorale" proclamato dalla borghesia al potere, perche' ai tanti attacchi,  discriminazioni, violenza subiti ogni giorno,  che peggiorano tutta la condizione di vita., la stessa borghesia  non dà e non può dare alcuna soluzione vera perchè l'intreccio dell'oppressione di classe con l'oppressione di genere delle donne e' una delle basi della societa' del capitale per la sua esistenza e conservazione. 
Per questo per una vera liberazione ed emancipazione della maggioranza delle donne questa societa' non puo' essere ne' riformata ne' migliorata ma solo rovesciata con la lotta rivoluzionaria. 
Lo sciopero delle donne, in questa ottica, è un'arma necessaria perchè contiene in se' tutta la potenzialita' e il valore della lotta rivoluzionaria delle donne con in prima linea il protagonismo attivo delle donne proletarie, che in questa società non hanno nulla da perdere se non le doppie catene dell'oppressione 
Lo sciopero delle donne e' una rottura contro i padroni, il governo, i partiti dei parlamenti borghesi, i sindacati venduti e servi, questo Stato del capitale con tutti i suoi apparati. 
Lo sciopero delle donne  e' una  sfida che mette sul campo  la questione dei rapporti di forza (lo sciopero delle donne dell'8 marzo 2017 ha fatto paura ai padroni che in alcuni posti di lavoro hanno subito represso le lavoratrici che lo fecero), perche' lo sciopero delle donne mette in discussione tutto, non solo gli aspetti economici del sistema del capitale ma anche quelli politici, culturali, ideologici... fino ai rapporti uomo-donna
Sciopero delle donne vero qui e ora! Ma anche nella prospettiva rivoluzionaria di una nuova societa', perche' la nostra vita deve davvero cambiare!

Mfpr

27/02/18

Un'inchiesta dentro lo sciopero delle donne dell'8 marzo

Inchiesta tra le lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti - uno strumento importante, nuovo, anche per costruire una rete tra le proletarie. Il questionario è a cura del MFPR. Per contatti, osservazioni o info. scrivere a mfpr.naz@gmail.com.

Compila il modulo sottostante e invialo. Il questionario è anonimo e i dati raccolti possono essere comunicati solo in forma aggregata, senza alcun riferimento individuale.

24/02/18

Le voci delle donne proletarie per l'unità di classe e il boicottaggio elettorale - Intervento di una lavoratrice della scuola al corteo del S.I. Cobas oggi a Roma

Maestre a Roma prese a calci dalla polizia, ma il 4 marzo vi licenziamo noi


Roma: le maestre in lotta, determinate e combattive, non si lasciano cavalcare dai sindacati opportunisti e non si lasciano intimidire dalle forze del disordine, arrivando sin sotto il Parlamento, passando dal Ministero di Giustizia gridando "Libertà per gli antifascisti".
La risposta sbirresca: calci.

Contro la sentenza, ora e sempre resistenza

23 febbraio 2018

Roma - Nel silenzio mediatico migliaia di maestre sono scese in piazza. La polizia le prende a calci.

Le strade di Roma oggi sono state attraversate da oltre un migliaio di maestre e maestri in sciopero contro la sentenza che manderebbe a casa circa 60.000 precari della scuola. 
La rabbia e la determinazione delle maestre ha ritenuto soffocanti le limitazioni della manifestazione che avrebbe dovuto tenersi staticamente di fronte al Ministero dell'Istruzione.
Fin da subito alcune delle organizzazioni sindacali hanno provato ad anteporre le proprie bandiere davanti ai corpi dei lavoratori e delle lavoratrici in piazza (contrariamente a quanto deciso nell'ultima assemblea nazionale tenutasi a San Lazzaro-Bologna), cercando di disinnescare l'autodeterminazione di chi dopo anni di false promesse non si sente rappresentato da nessuno. Così successivamente ad un blocco dei binari del tram lungo Viale Trastevere, le maestre hanno conteso la testa del corteo agli iscritti di alcune sigle sindacali, ponendosi come obiettivo l'arrivo al Parlamento.
Il corteo si è mosso fino al Pantheon con di fronte le bandiere dei sindacati staccate decine di metri dagli spezzoni della maestre e dei maestri autorganizzati, che scandivano slogan di lotta e indicavano senza timore i responsabili politici della prospettiva di precarietà imposta alle proprie vite. Di fronte al Ministero di Grazia e Giustizia gli spezzoni hanno gridato, senza ipocrisie, libertà per gli antifascisti detenuti. Una volta arrivati al Pantheon lo spezzone autorganizzato ha ignorato il vuoto e retorico comizio delle sigle provando in ogni modo a raggiungere Montecitorio. La polizia ha risposto schierando blindati e uomini ad ogni via di accesso. A questo punto non paghi di una già lunga giornata di lotta i lavoratori e le lavoratrici hanno cercato di aggirare i blocchi dividendosi in diversi gruppi.
Alcuni sono riusciti a raggiungere il Parlamento mentre altri sono stati fermati violentemente dalla polizia che non ha esitato a prendere a calci le maestre. In un contesto elettorale in cui tutte le forze politiche stanno ignorando il licenziamento di 60mila persone, forse troppo impegnate nei propri teatrini elettorali e a non confrontarsi con i problemi reali del paese, oggi un grido di dignità e di rabbia si è alzato nelle strade di Roma. Con la promessa chiara e scandita a più riprese: "il 4 Marzo vi licenziamo noi".
Le stesse parole d'ordine con cui domani migliaia di lavoratori autorganizzati del sindacato SiCobas, assieme a giovani, precari, studenti torneranno a riempire le strade della capitale, convinti che non siederanno mai amici nei palazzi del potere.

Non una di meno Roma lancia l’8 marzo, ma la foto è da denuncia


 una di meno Roma verso lo sciopero globale dell’8 marzo. Un flash mob nella città militarizzata
Questa mattina davanti all’altare della patria si è svolto un flash mob di Non Una di Meno Roma. Circa 15 donne hanno esposto dei cartelli rosa per comporre la scritta #WeTooGether, l’hashtag che riprende il #Metoo globale e che sarà lo slogan dell’8 marzo, giornata dello sciopero globale delle donne che avrà luogo in circa 70 paesi. In Italia tantissime città si stanno organizzando in assemblee, eventi e iniziative di avvicinamento verso l’8. A Roma, un corteo che partirà dalle 17 da Piazza Vittorio, passando poi per Piazza Esquilino, Via Cavour, Fori Imperiali e che arriverà a Piazza della Madonna di Loreto, attraversando luoghi simbolici per i corpi delle donne strumentalizzati da leggi e campagne d’odio razzista e sessista.
Oggi a Roma nessun sit-in, nessun presidio, nessun corteo, ma un’azione performativa di lancio della campagna: corpi che rivendicano il #WeTooGether non solo come slogan, ma come forza per rompere il velo di silenzio, paura e vergogna che avvolge le molestie sui posti di lavoro, lavoro ormai sempre più precario. Tutte insieme verso lo sciopero femminista che coinvolgerà le lavoratrici a tempo indeterminato, le partite Iva, le precarie, le lavoratrici in nero, il lavoro di cura e domestico, le stagiste e le lavoratrici senza contratto, le disoccupate e le studentesse.
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Non sappiamo però, quale minaccia questo flash mob abbia rappresentato per la pubblica sicurezza, sappiamo però che la Digos ha sequestrato i “pericolosi” cartelli esposti, trattenuto due delle attiviste presenti al flash mob, identificandole e denunciandone una per manifestazione non autorizzata.
A quanto pare, in una città come Roma, sempre più militarizzata, non è possibile nemmeno esprimersi per le donne.
I monumenti vanno estraniati dalla cittadinanza e lasciati come simulacri da transennare e proteggere. Eppure i monumenti di Roma hanno sempre parlato! Non c’è bisogno di scomodare Pasquino per ricordarlo. Ora sembra impossibile perfino fare dei selfie che riprendono delle donne con dei cartelli.
Una gestione dell’ordine pubblico sempre più muscolare e intimidatoria, in un clima di riduzione dello spazio democratico e di agibilità politica sempre più insopportabile.
Certo, abbiamo la rete per raccontare i nostri #metoo che diventano #wetoogether, oppure #quellavoltache, ma a noi non bastano i social, vogliamo anche una città femminista che parla e racconta le nostre vite precarie. L’8 marzo proveremo anche a ridisegnare la mappa di una città femminista.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrerà ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
Leggi il post facebook e la nota sulla pagina Non una di meno Roma

8 marzo 2018 Sciopero delle donne!

Di seguito e in allegato, vi mandiamo il testo della proclamazione dello sciopero delle donne dell'8 marzo, inviato agli inizi di gennaio 2018. Confermiamo che a tutt'oggi la Commissione di Garanzia non ha ribadito (dopo la nostra lettera di risposta) le franchigie. Per cui tutte e dovunque possiamo scioperare!
Questa comunicazione dello sciopero può essere utilizzata anche a livello locale e di singoli posti di lavoro. Oppure, segnalateceli e la mandiamo noi con la pec.
Un forte saluto a tutte. Le lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe

SLAI Cobas per il sindacato di classe
Sede: Taranto v. Rintone, 22 telefax 099/4792086 – 347/5301704 – C.F. 90177580736 - e mail: slaicobasta@gmail.com

TA. 09/01/2018
All. 1
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Coord. Amm.vo
Al Dipartimento Funzione Pubblica
Al Ministero del lavoro e delle Politiche sociali
AL MIUR – Ministero Istruzione Università e Ricerca
Alla Commissione di Garanzia
Alla Confindustria -Roma
Alla Confcommercio – Roma
Alla Confesercenti- Roma
Alla Confcooperative – Roma
Alla Lega Cooperative – Roma
Alla Confagricoltura – Roma
Alle Poste Italiane – Roma
Alle FF.SS. Treni Italia- Roma
epc
Al Dipartimento per le pari opportunità
Alla Presidente della Camera, Laura Boldrini

OGGETTO: PROCLAMAZIONE SCIOPERO GENERALE NAZIONALE IN DATA 08 MARZO 2018
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe, comunica con la presente nota la proclamazione dello sciopero generale che si svolgerà a livello nazionale e per l'intera giornata del 08 Marzo 2018, in coincidenza con la giornata internazionale delle donne, in tutti i settori lavorativi pubblici, privati e cooperativi e riguarderà tutte le lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato, a tempo determinato, con contratti precari e atipici.
La motivazione dello sciopero riguarda il peggioramento della condizione generale di vita delle donne che investe tutti gli ambiti, lavorativo, sociale, familiare.
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe, accetta le limitazioni imposte dalle leggi e dai contratti di lavoro.
Si fa presente che ai sensi dell'art. 28 L. 300/70 nessuna lavoratrice o lavoratore che aderisca allo sciopero deve subire limitazioni o essere oggetto di interventi disciplinari per aver esercitato questo diritto tutelato da leggi e Costituzione.

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

coordinatrice nazionale
Calderazzi Margherita

per com. 74121 Taranto via Rintone, 22 – slaicobasta@gmail.com
pec slaicobassc@pec.libero.it - T/F 0994792086 – 347530170

Filippine - all'infame minaccia della bestia fascista Duterte rispondono le donne combattenti - mfpr italy info

Rodrigo Duterte è un tiranno misogino che non tarderà a cadere!
 
La sezione del Sud Mindanao di MAKIBAKA, l'organizzazione clandestina rivoluzionaria delle donne condanna con la massima fermezza Rodrigo Duterte che ha detto che i soldati della AFP devono sparare nella vagina delle donne del NPA, al fine di rendere i loro organi riproduttivi "inutili", come punizione per aver preso le armi.
 
Riprendendo la tradizione fascista di stupro e maschilismo della AFP, Duterte pensa che può radunare le sue truppe per commettere impunemente i crimini di guerra più atroci all'interno dell'operazione antipopolare Oplan Kapayapaan.
Ci congratuliamo con tutte le donne, le organizzazioni, gli individui che aspirano alla libertà e anche le stesse donne membri di AFP che sono state offese dalle posizioni primitive e misogine di Duterte sui diritti umani e le donne. Queste posizioni stanno dalla parte sbagliata della storia, e vogliono affossare la lotta combattuta dalle donne non solo nel paese ma in tutto il mondo.
Malacañang non può più spazzare i commenti di Duterte sotto il tappeto come in passato. Il recente ordine di Duterte è ancora un altro attacco contro tutte le donne; egli ha promesso ai soldati fascisti di avere come premio la possibilità di dormire con una stellina o l'immunità se violentano le donne durante le loro azioni antiterrorismo.
Queste sono cose che non possono mai essere minimizzate. Il suo trattamento sessista delle giornaliste non può più essere messo in secondo piano come il suo generale disgusto per i mass media filippini che lottano per esercitare la loro libertà di espressione contro il suo regime tirannico. Duterte è un tiranno misogino non solo nelle parole ma anche nelle azioni. Ogni giorno, la sua nuova legge "train" si abbatte sulle madri della classe operaia che portano l'onere di far quadrare i conti a fronte di aumento dei prezzi delle materie prime e del calo dei salari che a malapena servono per vivere. Nelle fattorie, nelle piantagioni e nelle fattorie a livello nazionale, donne e uomini lavorano come schiavi perché Duterte favorisce gli investimenti esteri piuttosto che istituire una vera riforma agraria. Nelle fabbriche e nelle fabbriche di semi-trasformazione nei centri urbani, le donne al fianco degli uomini continuano a essere vittime dell'avidità delle imprese e delle politiche neoliberiste di Duterte sui contratti di lavoro.
 
Come ogni dittatore, Duterte odia le donne e le vuole inchinate all'autorità patriarcale della società semifeudale semicoloniale che condanna le donne ad essere cittadini di seconda classe, docili e non pensanti. Vuole che le donne non facciano mai domande, sollevino dubbi o protestino contro le disuguaglianze che lui stesso commette contro le masse di contadini, operai. Esige asservimento, e dove non c'è, apre la sua bocca sporca per ridicolizzare le donne o alza il pugno per soffocare il dissenso, sia contro il movimento legale democratico che il movimento clandestino.
Ma in realtà, Duterte ha terribilmente paura delle donne, specialmente delle donne forti che lo vedono come il tiranno misogino che è. Ha particolarmente paura delle donne che scelgono la difficile strada della lotta armata contro il governo reazionario e sfruttatore, che cerca disperatamente di mantenere con il fascismo e la dittatura. Sa che quando le masse si solleveranno per rovesciarlo, più della metà di loro saranno madri, ragazze e donne di tutti i settori. Sfidiamo anche la figlia del presidente e sindaco di Davao, Sara Duterte, come donna e umana, a prendere posizione contro le tirate anti-donne di suo padre. Nel nome del settore a cui appartiene e dei diritti umani in generale, deve denunciare questo ordine retrogrado che rende le donne degli oggetti e usa il nostro organo riproduttivo come strumento di subordinazione e derisione.
 
MAKIBAKA invita tutte le donne a portare avanti tutte le forme di resistenza nella lotta democratica nazionale per abbattere il regime Duterte, il nemico numero uno di tutte le donne filippine oggi. Esortiamo più donne a venire, unirsi agli uomini e camminare con il Nuovo Esercito del Popolo, che ha una lunga ed eroica tradizione di donne rivoluzionarie che combattono contro le radici della nostra schiavitù patriarcale - l'imperialismo, il feudalesimo e capitalismo burocratico.
 
Ka Teresa, portavoce Malayang Kilusan Ng Bagong Kababaihan - Mindana

22/02/18

L'8 marzo 2018 scioperiamo tutte! - è on line un questionario rivolto a tutte le lavoratrici, precarie, disoccupate

L'8 marzo è vicino e, come ci siamo dette, le lavoratrici non sono un "tema" ma sono soggetto reale, che deve prendere in mano lo sciopero e deve essere sostenuto da tutto il movimento.  Dalle ultime  assemblee nazionali è emersa l'esigenza di mettersi in collegamento, di fare "rete" tra le realtà in lotta delle lavoratrici. In particolare, nell'assemblea di Pisa e di Milano, si è ribadita la necessità del lavoro d'inchiesta, verso e oltre l'8 marzo, con un questionario per fare emergere i motivi e la necessità dello sciopero, per entrare in contatto con le donne che ancora non si ribellano, far emergere le contraddizioni, dare più forza alle donne che vengono attaccate per le lotte e lo sciopero.

Le voci delle donne proletarie per il boicottaggio elettorale - Parla Fiorella del MFPR di Taranto


21/02/18

Un'inchiesta sulle condizioni di lavoro delle donne nella scuola italiana ai tempi della “Buona Scuola”. 

 
Le lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe riprendono il lavoro di inchiesta sul territorio nazionale per analizzare le condizioni di lavoro, le dinamiche salariali e la natura e la tipologia dei rischi inerenti alla salute e sicurezza in relazione a organizzazione, orari, rischio di stress lavoro-correlato, n° di alunni per classe, contratti precari, ecc.) tra le lavoratrici della scuola. 
Nel tempo abbiamo assistito a una stratificazione di problemi derivanti da provvedimenti sulla scuola dei vari governi che si sono succeduti, regolarmente preceduti da campagne mass-mediatiche, di vera denigrazione - utili per far passare ulteriori peggioramenti - per cui le lavoratrici della scuola “lavorano troppo poco”, “fanno troppa malattia”, per giustificare visite fiscali anche ripetute. 
Una prima inchiesta l’avevamo fatta all’indomani dello storico, primo sciopero delle donne in Italia del 25 novembre 2013, che aveva visto una significativa partecipazione anche tra le lavoratrici della scuola, che rappresentano la stragrande maggioranza nel settore.
Riteniamo importante riprendere oggi questo lavoro alla luce della “Buona scuola”, entrata pienamente a regime; alla luce della vergognosa sentenza sul Diploma magistrale; della riforma Fornero, anch’essa pienamente “operativa” e del nuovo Contratto firmato nei giorni scorsi, che non manca di colpire ancora una volta pesantemente le condizioni di vita e di lavoro; sulle donne ora più che mai viene scaricato il lavoro di cura , ma soprattutto in vista del nuovo sciopero delle donne previsto per il prossimo 8 marzo per cui diventa importante rendere visibile la vera condizione delle donne oggi.

Per avere il questionario scrivere a: Cobasdiclasse.mi@gmail.com

Le voci delle donne proletarie per il boicottaggio elettorale - Da una lavoratrice del Policlinico di Palermo


Eddi: perché mi sono unita alle YPJ

Parla Eddi, compagna italiana che da alcuni mesi si è unita alle YPJ.
(Da infoaut)


Eddi - compagna di Torino in prima fila in tante lotte, da quelle No Tav a quelle studentesche - da alcuni mesi ha deciso di unirsi alle Ypj, le Unità di Difesa delle Donne nella Federazione della Siria del Nord. A novembre aveva scritto una lettera (letta in occasione della manifestazione nazionale di Non Una di Meno contro la violenza sulle donne) in cui annunciava la sua scelta e raccontava del protagonismo e della centralità delle donne all'interno della rivoluzione della Siria del Nord.
In questo video spiega le ragioni che l'hanno portata a unirsi alle Ypg e l'importanza di sostenere anche da qui l'esperimento rivoluzionario del confederalismo democratico, soprattutto in queste settimane in cui si trova sotto violento attacco da parte della Turchia di Erdogan.


19/02/18

Il governo nazi-fascista turco vuole tappare la bocca per sempre ai Grup Yorum. Ma Grup Yorum è il popolo e il popolo non può essere silenziato

Alcuni giorni fa, il governo fascista dell'AKP ha inserito 6 membri del Grup Yorum nella "lista dei terroristi ricercati". Il Ministero dell'Interno dell'AKP dice che daranno una ricompensa di 300 mila lire turche per ogni musicista rivoluzionario.



Di seguito la dichiarazione di Grup Yorum sulla "lista dei ricercati" del governo turco.
AKP si rivolge ai membri di un gruppo musicale rivoluzionario che ha lottato per l'indipendenza, la democrazia e il socialismo per 33 anni. Con queste liste, AKP cerca di dimostrare che Grup Yorum è illegittimo. Ma la realtà è questa: Grup Yorum sono le persone, i popoli del mondo. Pertanto, vogliamo che tu sia solidale con Grup Yorum.
-Puoi inviare messaggi di solidarietà-dichiarazioni con le firme della tua organizzazione,-Puoi inviare immagini, scrivere "Grup Yorum è la gente", "Non puoi silenziare Grup Yorum" su cartoncini, carte,-È possibile inviare video, cantando canzoni Grup Yorum.,-È possibile inviare fax ed e-mail al Ministero degli Interni della Turchia.

Con solidarietà ...


M5S, una lista piena di "uomini che odiano le donne"

Dal corriere della sera


«Ha aggredito me e la figlia» La moglie di De Falco (l’anti Schettino candidato 5 Stelle) va dalla polizia
La donna: «Aggredite mentre era alterato». Denuncia non formalizzata ma il verbale è stato trasmesso a Roma. La relazione sarebbe andata a gonfie vele fino a qualche tempo fa 
 

«Mio marito, in stato di alterazione, durante un’accesa lite in casa ha aggredito me e una delle nostre due figlie». Potrebbe essere l’incipit di una delle centinaia di denunce che vengono presentate alle forze dell’ordine in caso di violenze in famiglia. Invece sono le parole con cui, di fronte ai poliziotti di Livorno, una moglie ha parlato di suo marito Gregorio De Falco. È il capitano di fregata che la notte del 13 gennaio 2012 intimò in modo colorito (il famoso «Salga a bordo c…!») a Francesco Schettino di risalire sulla Costa Concordia, e che un mese fa è stato scelto dal M5S come candidato al Senato, sia nel collegio uninominale di Livorno, sia come capolista nel collegio plurinominale Toscana 2. Raffaella, questo il nome della signora De Falco, si è rivolta alla polizia di Livorno una settimana fa, raccontando agli agenti che, poco prima, il marito aveva alzato le mani contro di lei e sua figlia, appena maggiorenne, durante un pesante diverbio in famiglia.

Secondo il racconto della donna, De Falco avrebbe agito in maniera violenta mentre era in uno stato di alterazione, non meglio precisato. E la figlia, dopo essere stata presa per i capelli dal padre, sarebbe fuggita di casa per tornarvi solo dopo molte ore. La signora De Falco, visibilmente scossa per l’accaduto, ha spiegato tutto nei dettagli agli investigatori.E forse soltanto quando ha terminato il proprio racconto si è resa conto della conseguenze e ha preferito non formalizzare la denuncia. Le dichiarazioni della donna rimangono comunque agli atti perché rese davanti a pubblici ufficiali. E visto che il presunto autore della violenza è candidato alle politiche del 4 marzo, la segnalazione di quanto accaduto è arrivata sino agli uffici centrali di Roma. Il capitano De Falco e la moglie Raffaella — entrambi napoletani — sono sposati dal 1997 e, sempre secondo quanto riferito dalla signora, la relazione sarebbe andata a gonfie vele fino a qualche tempo fa, quando sarebbero iniziate le intemperanze del capo famiglia. Il carattere non facile di De Falco, sebbene la violenza in famiglia sia formalmente tutta da verificare, avrebbe anche concorso al trasferimento dell’ufficiale, rimosso dai vertici della Marina da incarichi operativi e destinato a mansioni di ufficio. La notte della Concordia ha cambiato per sempre la vita di De Falco, trasformandolo in una sorta di eroe nazionale, per il piglio con cui spronò Schettino a riprendere il controllo delle operazioni di salvataggio mentre la nave stava affondando. E lui stesso ha riconosciuto come quella vicenda gli abbia cambiato l’esistenza. «Mi hanno sottoposto ad una rilevante attenzione mediatica — ha spiegato De Falco, quindici giorni fa, in un’intervista al Corriere della Sera — Questo inevitabilmente ha comportato, talvolta, la necessità di dover prendere provvedimenti a tutela della mia vita privata e della mia famiglia. D’altra parte la considerazione sociale mi ha ampiamente ripagato». Una notorietà su cui anche Luigi Di Maio ha puntato, facendolo salire a bordo del M5S: «C’è stata una grandissima partecipazione e io sono felicissimo — aveva detto il candidato premier dei Cinque Stelle — Migliaia e migliaia di cittadini che hanno deciso di candidarsi con noi. Nomi noti, uno su tutti quello del comandante De Falco, ma anche personaggi del giornalismo e dell’università. Persone non organiche al movimento ma che hanno sempre simpatizzato per noi e che condividono i nostri valori».

18/02/18

Attacco fascio/sessista, via web, a NUDM-Milano. La solidarietà delle compagne dell'MFPR



Dopo gli insulti sessisti via web alla compagna la cui foto ripresa da diverse testate giornalistiche col suo cartello: “stranieri, non lasciateci soli con i fascisti” diventata un po’ l’immagine simbolo del corteo del 10 febbraio a Milano, una giornata nazionale di mobilitazione antifascista, antirazzista, antisessista, puntuali arrivano gli attacchi anche alla pagina facebook di NUDM Milano dopo il loro post in solidarietà con la giovane donna.
I fascisti mettono ben in mostra tutto il peggio del più becero maschilismo e chiariscono bene cosa vuol dire fascismo per le donne che, in migliaia, tutti i giorni scendono in piazza per cacciarli via consapevoli che il fascismo non è un’opinione, ma un crimine e che non hanno diritto di parola, di organizzazione, di elezione.
Massima solidarietà a tutte le donne denigrate, derise perché osano ribellarsi contro fascisti, razzisti.
Perché come dicevano le partigiane di questo paese: ”Il fascismo ha sempre qualcosa da togliere alle donne”.
“Noi l'8 marzo in piazza ci mettiamo il corpo e la faccia, come facciamo quotidianamente. E il cinque contro uno non funzionerà.” 

E allora che l’8 marzo sia una grande giornata di sciopero e lotta!

Le compagne del movimento femminista proletario- Milano

Leggi l'articolo sul F.Q.

16/02/18

Non Una Di Meno - Roma: "tre ragazze aggredite dai fascisti “difensori delle donne”. Come sempre difesi dai loro epigoni in divisa

 A margine di un presidio “contro il degrado” convocato in piazza Vittorio dall’organizzazione neofascista Casapound, tre ragazze e un loro amico sono state minacciate e aggredite

Denunciamo l’aggressione, avvenuta oggi a Piazza Vittorio, durante il sit-in chiamato da Casapound, in seguito allo stupro della clochard tedesca della scorsa settimana. Si parla tanto di violenza sulle donne ma oggi abbiamo visto come i nostri corpi vengono strumentalizzati in chiave razzista dai media, dalla politica e dai fascisti. Sabato scorso eravamo a Macerata come Non Una Di Meno, dove abbiamo ribadito che la violenza sulle donne la fanno gli uomini, che non dipende dal passaporto, né dal colore della pelle.


Oggi, durante il presidio, un ragazzo e tre ragazze si sono ritrovate nei pressi della manifestazione; dopo aver letto lo striscione “Stupri, furti e violenze. Basta degrado all’Esquilino” e rifiutato i volantini offerti insistentemente dai militanti di Cp, ne hanno contestato la presenza e sono state aggredite. Le ragazze hanno provato a rispondere che l’iniziativa era strumentale ad alimentare la propaganda razzista e xenofoba contro i migranti. La risposta da parte dei “difensori delle nostre donne” sono stati calci, spintoni e sputi in faccia. Il tutto sotto l’occhio impassibile delle forze dell’ordine che non sono intervenute. Anche sentendo chiaramente un militante di Cp dire che avrebbe estratto “la lama”, non c’è stata reazione.
Solo in un secondo momento le hanno allontanate con la forza, spintonandole, dicendo che dovevano andarsene perché stavano provocando i manifestanti autorizzati. Come Non Una di Meno denunciamo lo squadrismo fascista e la complicità delle forze dell’ordine, denunciamo un’aggressione vergognosa ai danni delle ragazze che hanno semplicemente espresso la loro contrarietà ai messaggi veicolati da quella piazza. Èsempre semplice usare violenza in trenta contro pochi e spalleggiati dalla polizia. La militarizzazione delle strade, l’espulsione dei migranti e le ronde fasciste non sono la soluzione alla violenza sulle donne, come vogliono farci credere. In questo periodo di campagna elettorale che giorno per giorno si costruisce sui nostri corpi per alimentare l’odio xenofobo, razzista e omofobo, saremo noi antifasciste transfemministe a riprenderci le strade perché l’unica sicurezza sono i nostri corpi di donne, migranti, trans, frocie.

Non un passo indietro. Non una di meno!
#WeTooGether
Non Una Di Meno – Roma

A Firenze 'stupro legale' da parte di avvocati carogna difensori dei carabinieri vili stupratori

Bisogna dire basta a questi scempi ! Questi avvocati dei processi di stupro a Firenze come altrove vanno sanzionati!

MFPR

Stupri Firenze, studentesse interrogate per 12 ore dagli avvocati dei carabinieri. Giudice: "non torno indietro di 50 anni"

A pubblicare una sintesi di quanto accaduto in aula è il Corriere della Sera a firma di Antonella Mollica la quale è riuscita ad ottenere il verbale dell'interrogatorio.
Giudice: "Verrete ascoltate oggi e poi non sarete più disturbate, se si farà il processo quello che verrà detto oggi varrà come prova. La legge non consente che le testimoni vengano offese, non sono consentite domande che attengono alla sfera personale, che offendono e che ledono il rispetto della persona" Avvocato Cristina Menichetti (difensore del carabiniere Marco Camuffo): "Prima di arrivare al rapporto sessuale non si era scambiata nessuna effusione con Camuffo, effusioni consensuali e reciproche?". Avvocato: "Durante questo rapporto il carabiniere l’ha mai minacciata, ad esempio urlando o con le mani?". Risposta: "Nessuna minaccia esplicita però mi sentivo minacciata dal fatto che lui porta un’arma". Avvocato: "Quindi ha usato la forza per sottometterla?". Giudice: "Cosa intende per forza avvocato?". Avvocato: "Se ha dovuto forzarla, esercitare una certa pressione, se è un gesto violento con una certa vis impressa nel gesto". Domanda non ammessa. Avvocato: "Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato violenza...". Il legale descrive particolari minuziosi del rapporto sessuale. Giudice: "Che brutta domanda avvocato. Sono domande che si possono e si devono evitare nei limiti del possibile, perché c’è un accanimento che non è terapeutico in questo caso... Non bisogna mai andare oltre certi limiti. È l’inutilità a mettere in difficoltà le persone, non si può ledere il diritto delle persone". Avvocato: "Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?". Giudice: "Inammissibile, le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione". Avvocato: "Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?". Domanda non ammessa.
Avvocato Giorgio Carta (difensore del carabiniere Pietro Costa): "In casa avevate bevande alcoliche? Lei ha bevuto dopo che i carabinieri sono andati via?". Anche l'avvocato Carta cita esplicitamente il rapporto sessuale. Giudice: "Non l’ammetto, non torno indietro di 50 anni". Avvocato: "Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla polizia". Domanda non ammessa. Giudice: "Si fanno insinuazioni antipatiche, perché si dovrebbe nascondere alla polizia degli indumenti?". Avvocato: "Penso che qualcuno abbia finto un reato, io non voglio sapere come lei circola, con o meno gli indumenti, voglio sapere se ha dato tutto alla polizia". Giudice: "Ricorda il momento in cui le hanno sequestrato gli indumenti?". Ragazza: "No". Avvocato: "Io non ci credo che non lo ricorda". Giudice: "Non possiamo fare la macchina della verità".
Avvocato della ragazza: "Giudice, vorrei sapere a che punto siamo delle 250 domande annunciate dall’avvocato". Giudice: "Se sono come le ultime sono irrilevanti, andiamo avanti. Se stiamo cercando la spettacolarizzazione avete sbagliato canale".
Avvocato: "La ragazza si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie virali. Possiamo sapere l’esito di questa visita?". Giudice: "Sta scherzando avvocato? Questo attiene alla sfera intima non è ammesso questo genere di domande. Ripeto: non torno indietro di 50 anni, non lo consento a nessuno". Avvocato: "Si può sapere se ha una cura in corso?". Giudice: "No". Avvocato: "È la prima volta che è stata violentata in vita sua?". Domanda non ammessa. Avvocato: "Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?". Domanda non ammessa.
La ragazza racconta: "Non mi ricordo tutto, ero ubriaca, però mi ricordo che ci siamo baciati e che lui mi ha tirato giù la maglietta. Mi ricordo che ha cercato di toccarmi nelle parti intime, che ha tirato fuori il pene e io ero assolutamente in choc. Ero così sconcertata, però, ero talmente ubriaca, mi sentivo indifesa non avevo la forza di dire o fare qualcosa. Mi ricordo che gli dissi di no, non volevo avere un rapporto con lui. Dopo non ricordo più niente. So che abbiamo avuto un rapporto". Giudice: "Allora come fa a dire che ha avuto un rapporto? Glielo chiedo con rispetto ma questo aspetto deve essere chiarito". Ragazza: "Perché sentivo fastidio alle parti intime".
Avvocato: "Quando è entrata in Europa ha dichiarato che aveva soldi in contanti? Alla dogana ha dichiarato i soldi?". Domanda non ammessa. Avvocato: "Ha un fidanzato?". Giudice: "Cosa ci interessa avvocato?". Avvocato: "Voglio sapere se ha un fidanzato, se è un poliziotto ecc...". Avvocato: "È stata arrestata dalla polizia negli Stati Uniti? Ha precedenti penali?". Giudice: "Domanda non ammessa. Non si può screditare un teste sul piano della reputazione, lo si può fare sul contenuto delle dichiarazioni. Se un teste non è una persona sincera lo dobbiamo rilevare dal contenuto delle dichiarazioni". Avvocato: "A che titolo risiede negli Stati Uniti? (la ragazza è di origine peruviana, ndr). Era preoccupata per il suo titolo di permanenza negli Usa?". Domanda non ammessa. Avvocato: "Ha mai visitato un negozio di divise a Firenze?". Giudice: "Ma che ci interessa! Non è rilevante!". Avvocato: "Ha mai fotografato il volantino di questo negozio?". Giudice: "Non è rilevante". Avvocato: "Ha scambiato il numero di telefono con il carabiniere quella sera? Ha promesso a un militare di rivedervi nei giorni successivi? Prima che le venisse sequestrato il telefono ha cancellato una telefonata?". Avvocato: "Lei ha bevuto durante il tragitto dentro la macchina dei carabinieri?". Avvocato: "Non le è sembrato strano che i carabinieri accompagnassero a casa le persone?". Domanda non ammessa. Avvocato: "Il carabiniere si è accorto che lei era ubriaca?". Giudice: "Non va bene avvocato, stiamo chiedendo a una persona ubriaca, affermazione senza offesa visto che l’ha detto lei, se avesse la capacità di rendersi conto del suo interlocutore". Avvocato: "Ha mai detto al carabiniere che non avrebbe voluto fare sesso con lui?". Domanda non ammessa e riformulata.
Ragazza: "Dopo che lui ha tirato giù il top volevo che smettesse". Avvocato: "Il carabiniere ha insistito per avere contatti con lei? Ha insistito silenziosamente, con gesti e parole, perché uno insiste a un no...". Giudice: "Ha manifestato questo non gradimento con comportamenti espliciti?". Ragazza: "No, non avevo forza nel mio corpo". Giudice: "E con questa risposta non accetto più domande così invadenti".
Avvocato: "Perché dobbiamo privarci di scoprire la verità, la ragazza muore dalla voglia di dire la verità, sentiamola se è salita a piedi...". Giudice: "Che ironia fuori luogo, ora sta andando oltre il consentito. C’è una persona che secondo l’accusa ha subito una violazione così sgradevole e lei fa dell’ironia? Io credo che non sia la sede". Avvocato: "Avevate alcolici a casa? Ha bevuto alcolici dopo che i carabinieri erano andati via?". Avvocato: "Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?" Avvocato: "Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?".
Giudice: "No, fermiamoci qui, il sadismo non è consentito".