una di meno Roma verso lo sciopero globale dell’8 marzo. Un flash mob nella città militarizzata
Questa mattina davanti all’altare della patria si è svolto un flash mob di Non Una di Meno Roma. Circa 15 donne hanno esposto dei cartelli rosa per comporre la scritta #WeTooGether, l’hashtag che riprende il #Metoo globale e che sarà lo slogan dell’8 marzo, giornata dello sciopero globale delle donne che avrà luogo in circa 70 paesi. In Italia tantissime città si stanno organizzando in assemblee, eventi e iniziative di avvicinamento verso l’8. A Roma, un corteo che partirà dalle 17 da Piazza Vittorio, passando poi per Piazza Esquilino, Via Cavour, Fori Imperiali e che arriverà a Piazza della Madonna di Loreto, attraversando luoghi simbolici per i corpi delle donne strumentalizzati da leggi e campagne d’odio razzista e sessista.
Oggi a Roma nessun sit-in, nessun presidio, nessun corteo, ma un’azione performativa di lancio della campagna: corpi che rivendicano il #WeTooGether non solo come slogan, ma come forza per rompere il velo di silenzio, paura e vergogna che avvolge le molestie sui posti di lavoro, lavoro ormai sempre più precario. Tutte insieme verso lo sciopero femminista che coinvolgerà le lavoratrici a tempo indeterminato, le partite Iva, le precarie, le lavoratrici in nero, il lavoro di cura e domestico, le stagiste e le lavoratrici senza contratto, le disoccupate e le
Non sappiamo però, quale minaccia questo flash mob abbia rappresentato per la pubblica sicurezza, sappiamo però che la Digos ha sequestrato i “pericolosi” cartelli esposti, trattenuto due delle attiviste presenti al flash mob, identificandole e denunciandone una per manifestazione non autorizzata.
A quanto pare, in una città come Roma, sempre più militarizzata, non è possibile nemmeno esprimersi per le donne.
I monumenti vanno estraniati dalla cittadinanza e lasciati come simulacri da transennare e proteggere. Eppure i monumenti di Roma hanno sempre parlato! Non c’è bisogno di scomodare Pasquino per ricordarlo. Ora sembra impossibile perfino fare dei selfie che riprendono delle donne con dei cartelli.
Una gestione dell’ordine pubblico sempre più muscolare e intimidatoria, in un clima di riduzione dello spazio democratico e di agibilità politica sempre più insopportabile.
Certo, abbiamo la rete per raccontare i nostri #metoo che diventano #wetoogether, oppure #quellavoltache, ma a noi non bastano i social, vogliamo anche una città femminista che parla e racconta le nostre vite precarie. L’8 marzo proveremo anche a ridisegnare la mappa di una città femminista.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrerà ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
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