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04/05/11

L'Omsa lascia senza lavoro 400 operaie in Abruzzo!

Dopo la chiusura dello stabilimento di Faenza con 346 operaie a casa senza lavoro, la Golden Lady si prepara a chiudere anche lo stabilimento di Gissi, in Abruzzo, con 400 operaie che perderanno il loro posto di lavoro. Chiusure imposte per delocalizzare in Serbia dove i padroni pensano ai profitti da capogiro mentre preparano l'ennesima presa in giro delle operaie con inesistenti piani di riconversione.

Intanto il governo da parte sua non convoca nemmeno le parti dimostrando nei fatti con quali interessi è schierato.

I confederali continuano a seguire i tempi dettati dal padrone e i politicanti hanno speso solo parole.

Il solo momento in cui le operaie hanno avuto la prima e l'ultima parola per difendere il proprio posto di lavoro è stata quando le operaie faentine hanno diretto la lotta con il presidio permanente davanti alla loro fabbrica che ha impedito lo smantellamento dei macchinari e, attraverso questa lotta, hanno creato seri problemi al padrone che ha spinto i confederali ad intervenire allo scopo di smantellare il presidio e, con questa lotta hanno fatto conoscere la propria condizione a livello nazionale.

Da questa esperienza occorre ripartire e nessuna delega in bianco ai confederali ma comitato di lotta autorganizzato. Nessun posto di lavoro dev'essere perduto! Nesun macchinario deve uscire dalla fabbrica di Gissi!

Slai cobas per il sindacato di classe-Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@libero.it

08/01/11

We want sex - we want everything

Di seguito pubblichiamo una raccolta di materiali dell'mfpr, prodotti in questi ultimi anni, con la quale le compagne cercano di dare un contributo ad un bilancio dell'esperienza di “Sommosse” Quale femminismo? Quale lotta organizzata delle donne serve?
L'anno 2011 è stato segnato da grandi e piccole battaglie, da focolai di rivolta che il moderno fascismo si è affrettato a liquidare con la repressione e sui quali il fascismo padronale e le forze della conciliazione, a destra e a sinistra, cercano, come sempre, di rovesciare "macchine del fango" fino a farli spegnere.
Ma la battaglia di Roma ha imposto una svolta storica a questo percorso. Ha detto a chiare lettere che "tutta questa rabbia è il solo futuro che abbiamo".

Il 28 gennaio si prepara, dopo tanti tentennamenti, lo sciopero dei metalmeccanici indetto dalla FIOM, mentre la Camusso dichiara di essere pronta a scavalcare la Fiom e a firmare al suo posto l'accordo di Mirafiori.
Già nel 2008 Susanna Camusso tentò di parlare a nome di tutte le donne in nome della conciliazione, ma le donne non caddero in trappola e scelsero il conflitto. "tra la festa, il rito e il silenzio scegliamo la lotta" era la parola d'ordine per l'8 marzo e il Tavolo 4 lanciò la campagna per "Lo sciopero delle donne".
Uno sciopero generale/totale delle donne, a cui la situazione attuale non può che dare ragione di compiersi.

Tante di queste donne sono ora scomparse tra le Sommosse, ma sono presenti in tutti i momenti di lotta, da quelli per il lavoro, contro la precarietà, a quelli per il diritto alla salute, alla cultura, alla casa, al reddito, alla sicurezza, al futuro.

In questo contesto si impone, per le femministe, un bilancio e una prospettiva:
Quale femminismo? Quale lotta organizzata delle donne serve? L'mfpr rilancia intanto la campagna per lo sciopero delle donne.

Qui potete scaricare il Contributo ad un bilancio dell'esperienza di “Sommosse”
Qui potete scaricare il manifesto per lo sciopero delle donne we want sex - we want everything

17/10/10

Appello da precarie ex postali

Lavoratrici/ lavoratori

siamo un gruppo di donne di Palermo, ex precarie postali, che lottano da circa dieci anni per essere assunte a tempo indeterminato presso le Poste Italiane dove abbiamo lavorato da Luglio a Settembre dell'anno 2000 con contratto nazionale, articolo 8, per sostituzione lavoratori in ferie.

Le cause legali sostenute a nostre spese accompagnate da diverse lotte, manifestazioni, scioperi, organizzati in questi anni dal sindacato Slai Cobas per il sindacato di classe a nostro sostegno, per ottenere il posto di lavoro di cui abbiamo diritto come da contratto, si sono concluse con sentenze negative anche in cassazione nell'anno 2009

Siamo rimaste molto deluse dall'esito negativo perché possiamo dimostrare che cause identiche alle nostre con lo stesso contratto sono state vinte (siamo in possesso di alcune sentenze).


Inoltre, oltre il danno la beffa! Le Poste Italiane a tutt'oggi assumono nuovo personale precario mentre noi siamo praticamente disoccupate ed è inoltre inaccettabile apprendere che cause uguali alle nostre in altre città si concludono con sentenze differenti e ciò porta a dire chiaramente che la "legge non è uguale per tutti".

Come donne, ex lavoratrici precarie oggi disoccupate diciamo BASTA!

Perciò se da un lato ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea dall'altro inizieremo di nuovo a mobilitarci per ciò per cui abbiamo tanto lottato "il lavoro" e di cui come tante e tanti abbiamo bisogno.

Inoltre vogliamo lottare anche per il sussidio in attesa di lavoro che i disoccupati in altri Stati già percepiscono, lotta lanciata all'assemblea nazionale che a maggio si è tenuta a Napoli organizzata dai e dalle disoccupate e disoccupati organizzati di Napoli e Taranto alla quale abbiamo preso parte in delegazione.

A TUTTI COLORO CHE LEGGONO CHIEDIAMO SOLIDARIETA' E PARTECIPAZIONE CONCRETA ALLE NOSTRE MANIFESTAZIONI.

VOGLIAMO LOTTARE NON SOLO PER NOI MA ANCHE PER LE TANTISSIME DONNE E UOMINI PRECARI E DISOCCUPATI CHE VIVONO IN SITUAZIONI ECONOMICHE PRECARIE.

CHIAMIAMO TUTTE LE PRECARIE E I PRECARI EX POSTALI CHE SI TROVANO NELLA NOSTRA STESSA SITUAZIONE E TUTTI COLORO CHE VOGLIONO LOTTARE PER IL SUSSIDIO DI ESISTENZA (nell'attesa di un'occupazione) ad unirsi alla lotta

IL NOSTRO CONTATTO E' : 3495358377 - 3405499347
PRECARIE EX POSTALI DI PALERMO

ALCUNE DI NOI SARANNO A ROMA IL 16 OTTOBRE A MANIFESTARE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E PER IL LAVORO, UN DIRITTO SACROSANTO PER IL QUALE COME DONNE NON CI FERMEREMO DI LOTTARE

23/09/10

Lettera a "presa diretta" su discriminazioni delle donne sul lavoro

Domenica il tema della trasmissione "presa diretta" sarà "Senza donne" e parlerà delle discriminazioni delle donne sul lavoro.
Abbiamo inviato all'e mail di "Presa diretta" questo testo.


Siamo lavoratrici, precarie, disoccupate di Taranto siamo organizzate all'interno dello slai cobas per il sindacato di classe, e facciamo parte di un'organizzazione di donne chiamata "Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario". sappiamo che farete una trasmissione sulle donne e abbiamo voluto mandarvi questo nostro contributo sullo "SCIOPERO DELLE DONNE", "UN GIORNO SENZA LE DONNE".

Saluti. Margherita Calderazzi, Masci Fiorella - Taranto - 3475301704 - T/F 0994792086.

In questi mesi vi sono varie lotte di operaie, precarie, disoccupate che stanno mostrando l'intreccio tra attacco al lavoro, ai diritti delle lavoratrici e peggioramento della condizione generale come donne, ricacciate a casa in una situazione di dipendenza, dalla lotta delle lavoratrici della scuola, a quelle dei call center, alle lavoratrici dell'Eutelia, dell'Omsa, ecc.

Vogliamo soffermarci su 2 situazioni emblematiche: quella delle operaie di una fabbrica di Bergamo, la TRIUMPH e quella delle operaie dell'OMSA di Faenza; non perchè qui l'attacco è stato più pesante di altri posti di lavoro, ma perchè esprime bene quell'intreccio di cui parlavamo prima.

Alla Triumph è stato fatto un accordo che è emblematico di una posizione socialfascista in cui l'azienda si è fatta Stato, e le organizzazioni sindacali abdicano all’azienda/Stato; l’accordo prevede un percorso di coinvolgimento e assistenza individuale continuativa delle lavoratrici in “esubero”, di valutazione della situazione personale e di orientamento alle dinamiche del cambiamento, cioè una sorta di assistenza, accompagnamento, supporto da quando le lavoratrici vanno in cassa integrazione a quando passano in mobilità, fino all’orientamento e accompagnamento delle lavoratrici nella ricerca e consolidamento di un nuovo lavoro dipendente o di lavoro autonomo, affidando questo percorso a una società privata. Ma l’accordo Triumph fa anche altro; forse per la prima volta un’azienda si occupa della condizione di vita e familiare delle lavoratrici, ma rovesciando e strumentalizzando pro domo sua l’intreccio classe/genere; nell’accordo si parla infatti di una copertura assicurativa per un anno per tutto il nucleo familiare per il rimborso delle spese mediche, di un sostegno economico alla famiglia pari a 500 euro lordi all'anno per ciascun figlio a carico e per il coniuge per tutto il periodo della mobilità. Il padrone della Triumph ha per caso improvvisamente compreso il peso della questione familiare per le donne lavoratrici? Assolutamente no, usa questa “magnanimità” come arma/ricatto per far accettare i tagli dei posti di lavoro alle lavoratrici, ed è emblematico che in maniera perversa questi incentivi non vengono dati alla lavoratrice, come invece avverrebbe per un lavoratore maschio, ma alla famiglia e ai costi della famiglia, come se il padrone (e i sindacati firmatari) dicesse alle lavoratrici: tornate a casa e occupatevi del vostro lavoro principale…

All'Omsa, le operaie sono in cassa straordinaria, a fine agosto sono state avviate procedure di mobilità. 30/50 operaie già lavorano in turni di 4 ore. Ci sarà la cassa per il secondo anno se 150 operaie lasceranno il posto di lavoro. Nessun compratore e nessuna riconversione. Le lavoratrici non vogliono lottare per la cassa integrazione ma per il lavoro. In quanto donne la condizione è ancora peggiore.
Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato una campagna di boicottaggio delle calze Omsa - che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica.
Ora "e lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre".
Ma perchè questa lotta è importante e emblematica. Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno. Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne il capitale non "butta niente" quando serve per fare profitti.

Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa, della Triuph, come di tante altre donne lavoratrici, se è parte di un gravissimo taglio di posti di lavoro, al salario, ai diritti, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che esprimono e perchè proprio questo doppio attacco viene generalmente oscurato.

PER QUESTO NOI PENSIAMO CHE OCCORRA FARE COME LAVORATRICI, COME DONNE MOLTO
DI PIU'. CHE OCCORRA INSIEME ORGANIZZARE UNO "SCIOPERO DELLE DONNE".
:
Uno sciopero delle lavoratrici, ma che è più giusto chiamare "SCIOPERO DELLE DONNE", perchè è importante che tocchi non solo i posti di lavoro, ma le disoccupate, i quartieri, fino alle case. Uno SCIOPERO TOTALE, contro il lavoro sfruttato e oppressivo, contro il lavoro doppiamente negato alle donne e contro il doppio lavoro, uno sciopero di tutte le donne contro l'insieme degli attacchi che padroni, governo, Stato, Chiesa portano avanti, uno SCIOPERO DI CLASSE E DI GENERE. Quando riusciremo ad organizzarlo, sarà una cosa importante, di impatto, molto di rottura. UN GIORNO SENZA LE DONNE!
Uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, ma vuol dire porre, scoperchiare tutta la condizione di vita delle donne, l'intreccio lavoro sfruttato/lavoro nero e oppressione, fino a molestie, violenze sessuali nei luoghi di lavoro, in particolare nel sud; vuol dire parlare del ruolo di subordinazione e doppio lavoro in famiglia, della finta parità di cui parla il governo sulle pensioni e il peso del lavoro in casa, dei servizi sociali sempre più scaricati sulle famiglie; dell'humus da "moderno medioevo" che ci fa tornare indietro di 40 anni, ecc.

Ma lo sciopero delle donne è una battaglia anche all'interno dei lavoratori, dei propri compagni di lavoro, del movimento sindacale.
Noi abbiamo visto sulla nostra pelle la considerazione che il Sindacato ha delle donne; in occasione della rivolta a Taranto nel 2007 delle lavoratrici delle pulizie, noi abbiamo fatto una lotta anche contro il sindacato confederale, che avallava le aziende, le istituzioni che sostenevano che praticamente per le donne "non c'è bisogno di tutta questa lotta per mantenere il lavoro perchè con la mobilità vi facciamo un favore, vi diamo un po' di soldi e ve ne state a casa, così pensate alla casa e non avete il problema di conciliare casa e lavoro". O, al massimo la condizione delle donne viene ridotta dalla OO.SS. a qualche "punto delle piattaforme". Noi diciamo che non si può ridurre ad un punto della piattaforma, né, come spesso sentiamo, a un problema di quote, di qualche posto negli organi dirigenti sindacali alle donne.
Il problema è che lo sciopero delle donne pone una denuncia che riguarda l'insieme delle condizioni di vita e lo pone per gli stessi lavoratori, per lo stesso movimento sindacale. Perchè noi mettiamo in discussione il lavoro e il non lavoro, mettiamo in discussione le discriminazioni che ci sono nei posti di lavoro, mettiamo in discussione il ruolo nella famiglia e la famiglia come la vuole questa società, mettiamo in discussione l'idea che si ha delle donne, il ruolo di subordinazione. Cioè mettiamo in discussione tutto!
Tant'è che quando le donne lottano, si vede che portano una carica in più, che riportano anche nella famiglia, spesso creando una situazione in cui i mariti dicono, ma che ti sei montata la testa?
Lo sciopero delle donne pone il problema più generale di una società diversa, dei rapporti sociali diversi, dei rapporti uomo-donna diversi e quindi questo lo devono capire anche i lavoratori maschi.
A questo serve anche lo sciopero delle donne.

MFPR

14/06/10

combattivo corteo a palermo contro licenziamenti, precarietà, disoccupazione

Palermo, 14/06:

Oggi pomeriggio, in occasione della giornata nazionale contro i licenziamenti, la precarietà e la disoccupazione promossa dall'assemblea nazionale del 21 maggio scorso a Napoli organizzata dai disoccupati Banchi Nuovi di Napoli e dai disoccupati organizzati di Taranto dello Slai Cobas per il sindacato di classe, un corteo combattivo ha attraversato le strade di Palermo fino alla Prefettura per protestare contro governo e padroni che continuano con le loro politiche antiproletarie e antipopolari a scaricare sulle spalle dei lavoratori,precari, disoccupati la crisi da loro stessi prodotta. Dietro lo striscione di apertura con su scritto " TUTTI INSIEME ALZIAMO LA TESTA CONTRO LICENZIAMENTI PRECARIETA' DISOCCUPAZIONE" hanno sfilato con altrettanti striscioni e cartelli le lavoratrici e i lavoratori precari delle cooperative sociali già da metà giugno senza lavoro visto cha ad oggi non è stato rinnovato dalla Provinca il bando di appalto per la fornitura del servizio di assistenza ai disabili nelle scuole ".vogliamo un lavoro stabile e sicuro tutto l'anno, basta mezzi lavori a mezzo salario." le lavoratrici e i lavoratori della scuola attaccati pesantemente dalla scellerate riforma Gelmini e manovra finanziaria del governo ".contro i licenziamenti di massa, il blocco del salario e del contratto, l'allungamento dell'età pensionabile per le donne lavoratrici che il governo ipocritamente vuole far passare come un provvedimento per la loro emancipazione ma che in realtà le colpisce doppiamente nella loro condizione di lavoro e di vita cacciamo via la Gelmini, Tremonti e tutto il governo." il comitato di lotta donne precarie/disoccupate organizzate che con grande forza e determinazione hanno gridato come in una regione che occupa l'ultimo posto per tasso di disoccupazione, e in particolare femminile, non vogliono arrendere ad una vita fatta di lavori ultraprecari, quando si ha la fortuna di trovarli, o a stare rinchiuse a casa, in famiglia come vorrebbe il governo, " .
una famiglia che in diversi casi per noi si trasforma in una
vera e propria prigione in cui subiamo anche violenza." ".lottiamo perchè si aprano sbocchi occupazionali per noi disoccupate e per ottenere un salario minimo garantito nell'attesa di un lavoro." I lavoratori e le lavoratrici ex enti locali transitati nello Stato in lotta da anni contro le istituzioni ".non siamo lavoratori di serie B, vogliamo una sede di lavoro stabile e riconosciuti i nostri diritti."una delegazione di studenti del Collettivo in lotta dell'Accademia di belle Arti "il sapere non è un mercanzia, Tremonti Gelmini vi cacceremo via" ".operai studenti precari disoccupati vinceremo organizzati." Durante il corteo è stata espressa forte solidarietà ai disoccupati di Napoli e Taranto che in questi mesi sono stati oggetto in diverse forme di atti repressivi da parte delle forze dell'ordine così come tanti altri lavoratori e operai in lotta in tutto il paese, a tutti i lavoratori licenziati e cassaintegrati, in particolare alla lavoratrice ATM Jessica di Milano che in questi giorni sta protestando contro un ingiusto licenziamento, e verso i lavoratori e lavoratrici migranti super sfruttati e attaccati pesantemente da leggi razziste come il pacchetto sicurezza. All'arrivo in prefettura tutti i manifestanti hanno protestato con forza contro il tentativo della digos di intimidire il corteo con filmati continui e minacce di multe solo perché alcune lavoratrici attraversavano la strada con il megafono passando e ripassando sulle strisce pedonali. Una folta delegazione rappresentante i diversi settori di lavoratori, precarie e studenti presenti ha consegnato al prefetto i volantini di protesta e denuncia chiedendo per le specifiche vertenze e lotte l'apertura urgente di tavoli tecnici.

Slai cobas per il sindacato di classe Palermo

29/05/10

Sciopero coop a Palermo

Forte, combattivo, colorato per le tante bandiere rosse lo sciopero delle lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali di Palermo, scesi in corteo ieri mattina bloccando la vie del centro di Palermo da Piazza Massimo fino alla sede della Provincia.

IL SOLO "ACCREDITAMENTO" CHE VOGLIAMO E' LAVORO SICURO E STABILE
NO PRECARIETA' E DISOCCUPAZIONE
VOGLIAMO LA STABILIZZAZIONE
IL POSTO DI LAVORO NON SI TOCCA LO DIFENDEREMO CON LA LOTTA
SE NON CAMBIERA' LOTTA DURA SARA'
GOVERNI LOCALI E NAZIONALI VI CACCEREMO VIA

Questi alcuni degli slogan che i lavoratori hanno gridato durante tutto il corteo armati di fischietti, cartelli, striscioni e volantini attraverso i quali hanno distribuito ai passanti, ai negozianti una lettera aperta contenente le ragioni della protesta e dello sciopero: No all’avvio della procedura di accreditamento che verrebbe a creare nuova precarietà e non stabilità lavorativa ai tanti lavoratori e lavoratrici che da anni svolgono il servizio di assistenza igienico/personale agli alunni disabili nelle scuole superiori Per la continuità lavorativa e retribuita per tutto l’anno Basta rinvii da parte della Provincia ma risposte certe ! Da giugno siamo senza lavoro!!! Durante il corteo le lavoratrici e i lavoratori a turno al megafono sono intervenuti denunciando la condizione di precarietà e sfruttamento che per anni hanno subito con ricatti e minacce di licenziamento, di essere un altro tassello che si aggiunge ad un mosaico molto più grande che vede non solo nella città di Palermo ma in tutto il paese migliaia di altri lavoratori, operai, precari, disoccupati attaccati dalle politiche antipopolari dei governi nazionale e locale che scaricano la crisi generale sulla loro pelle come è stato denuciato anche alla grande assemblea di Napoli del 21 maggio, organizzata dai disoccupati di Napoli e di Taranto, che alcuni lavoratori delle coop sociali, che vi hanno partecipato, hanno in questa occasione ricordato. In particolare forte solidarietà è stata espressa agli operai della Fiat di Termini Imerese di cui una piccola delegazione ha partecipato allo sciopero e sfilato per tutto il corteo insieme alle lavoratrici e lavoratori delle coop che hanno invitato forte gli operai a prendere in mano la loro lotta dicendo a gran voce "LA VOSTRA LOTTA NON PUO' CHE RAFFORZARE LA NOSTRA!!!" Alla Provincia i lavoratori hanno presidiato il palazzo per alcune ore continuando con gli interventi al megafono, gli slogan e il volantinaggio mentre una delegazione venive ricevuta a Palazzo Jung dal Presidente del Consiglio Provinciale Tricoli che si è impegnato a convocare a breve una conferenza di servizio con presenti tutti i gruppi consiliari e i lavoratori per discutere le loro problematiche in prospettiva dell'approvazione del nuovo bilancio, visto che la Regione ha già stanziato le risorse finanziarie. Il presidente della provincia Avanti che dopo l'incontro alquanto movimentato del 20 Aprile scorso non si è reso più disponibile ad incontrare i lavoratori, impauritosi per l'arrivo delle lavoratrici e lavoratori in sciopero a Palazzo Comitini ha fatto chiudere subito il portone del palazzo della Provincia che a seguito delle forti proteste dei lavoratori è stato poi riaperto. Ha quindi fissato con i lavoratori un incontro per il prossimo 22 giugno Ampio spazio ha avuto lo sciopero dei lavoratori coop sui quotidiani di oggi e in diverse televisioni locali.

LA LOTTA CONTINUA...

Lavoratrici e lavoratori Cooperative Sociali organizzati nello Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo

Nella manovra le donne più attaccate

Nell'odiosa manovra che il governo Berlusconi sta varando la condizione delle donne viene attaccata da più provvedimenti.
Per l'allungamento delle pensioni che ha al centro l'accelerazione dell’allineamento dell’età di vecchiaia delle donne con quella degli uomini, per portarla a 65 anni, facendo subito salire di un anno l’età per le lavoratrici statali;
per il taglio delle spese nella scuola dove la maggioranza sono donne che si concretizzerà in blocco delle assunzioni ma anche in licenziamenti (vedi insegnati di sostegno e lavoratrici delle pulizie);
per i tagli ai Comuni e Regioni che si trasformeranno immediatamente in tagli ai servizi, asili, strutture sanitarie; per i tagli diretti alla sanità.

Da un lato con l'allungamento dell'età pensionabile non si riconosce alle donne il doppio lavoro, dall'altro contemporaneamente si aumenta questo doppio lavoro, scaricando sulla famiglie e quindi sulle donne il peso dei servizi tagliati, come il peso di dover far quadrare ogni giorno salari ridotti all'osso e aumento dei prezzi, delle tariffe, dei costi dei servizi sociali.
Mentre alle lavoratrici del PI si costringe a restare al lavoro fino a 65 anni, ad altre si tagliano i posti di lavoro, con un "ritorno in casa" che le rende totalmente dipendenti dalla famiglia.

Contro questi inaccettabili provvedimenti che per le donne uniscono peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita ad aumento dell'oppressione, non possiamo delegare la risposta ai sindacati.
Cisl e uil già anticipano che possono accettare questi sacrifici se equamente vengono distribuiti; la cgil indice iniziative di facciata, ma Epifani subito dà la disponibilità a sedersi ai Tavoli in maniera responsabile; nel Pubblico Impiego, poi, i sindacati autonomi dicono sciocchezze solleticando gli istinti corporativi e opportunisti di parte del personale e proponendo niente scioperi, niente lotte ma inutili petizioni.
I sindacati di base, RdB/cobas indicano manifestazioni/sfilate "rigorosamente" di sabato, quando la protesta non può attaccare i centri di potere politico e economico.
Molti si propongono come bravi/sciocchi risolutori di strade alternative.

Noi pensiamo, invece, che ad attacco complessivo dobbiamo rispondere con una lotta complessiva, dura e prolungata, sui posti di lavoro come nei quartieri, come nelle case.
CON UNO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

30/04/10

Palermo: la lotta delle lavoratrici/ori coop sociali

Continua la lotta delle lavoratrici e lavoratori delle Cooperative sociali, in servizio nelle scuole superiori di Palermo e provincia come assistenti igienico/sanitari agli studenti in situazione di handicap.

Determinati e combattivi, mettendo in campo in questi mesi diverse assemblee e iniziative di protesta al palazzo della provincia regionale di Palermo, alla Rai, alla sede del Giornale di Sicilia. in difesa del posto di lavoro, le lavoratrici e i lavoratori hanno deciso di scioperare e di bloccare il servizio perché vogliono garanzie circa il rinnovo del contratto di lavoro in scadenza a giugno sul quale la Provincia Regionale di Palermo ha continuato a non dare risposte certe e sono contro la cosiddetta procedura di accreditamento, cioè la scelta diretta degli operatori da parte delle famiglie, che la Provincia vorrebbe iniziare a mettere in atto al posto del bando di appalto, secondo un orientamento nazionale che sta via via prendendo piede anche in altri settori pubblici e che non farebbe che creare solo maggiore precarietà e non stabilità lavorativa.

La sola notizia dell’intenzione di scioperare che si è subito diffusa, parliamo di lavoratrici e lavoratori che dopo dieci anni hanno partecipato per la prima volta ad un’assemblea sindacale in orario di lavoro organizzata dallo Slai cobas per il sindacato di classe e per i quali la parola sciopero era come se nell’ambito del loro settore non dovesse esistere sempre ricattati e minacciati di licenziamento dai padroncini delle coop e sempre frenati nelle azioni di lotta dai sindacati di cui precedentemente facevano parte, in larga parte la Cgil, ha fatto seriamente preoccupare istituzioni e cooperative.
Questa volta nessuna scusa è spuntata da parte del Presidente Avanti per rifiutarsi di incontrare i lavoratori che guarda caso sono stati subito convocati al palazzo della provincia.

Un centinaio di lavoratrici e lavoratori hanno presidiato il palazzo della provincia nella giornata in cui si è svolto l’incontro al quale ha partecipato una folta delegazione che è stata imposta dai lavoratori contro le disposizioni del Presidente Avanti che voleva farne salire solo due o tre al massimo.

Si è trattato di una discussione piuttosto articolata in cui le lavoratrici e i lavoratori non si sono affatto fatti intimorire dall’atteggiamento alquanto arrogante del presidente Avanti, al contrario i lavoratori hanno denunciato con forza la condizione lavorativa di precarietà e sfruttamento sancita da un capitolato che prevede contratti di lavoro a tempo indeterminato sulla carta perché impediscono di lavorare ed essere pagati tutto l'anno costringendoli a rimanere inattivi e senza stipendio nei tre mesi estivi e durante le vacanze natalizie e pasquali;
hanno detto che contrasteranno con ogni mezzo l’eventuale avvio della procedura di accreditamento e su questo è stato portato con forza anche l’esempio concreto di ciò che è in atto a Palermo, già da un anno a quasta
parte, nel settore delle coop sociali riguardante i lavoratori assistenti alla comunicazione nelle scuole per i ragazzi con problemi uditivi i quali in una nostra assemblea sindacale hanno denunciato gli effetti assolutamente negativi di tale procedura: scelti direttamente dalle famiglie, non hanno alcuna garanzia di continuità lavorativa, la chiusura del ciclo quinquennale di studi dello studente diventa un incubo perché “se l’anno prossimo nessuna famiglia ci sceglie che facciamo?”
Altro che qualità e migliore offerta del servizio, come si va vantando sui giornali il Presidente della provincia Avanti, ma l’innestarsi invece di veri e propri meccanismi di sudditanza tra la famiglia “datrice di lavoro”e l’operatore sociale “assunto” che pur di non perdere le simpatie della famiglia si accontenta di fare anche servizi che non gli spettano; una lavoratrice ha raccontato che essendo lo studente di cui si occupa all’ultimo anno di scuola, stava pianificando con il proprio marito di fare un figlio “almeno prendo l’indennità di maternità fuori nomina se non dovessi essere scelta l’anno prossimo, ma è normale che si debbano fare figli non per scelta ma per costrizione???”;

infine alquanto arrabbiati le lavoratrici e i lavoratori hanno anche rinfacciato al Presidente Avanti e ai dirigenti presenti, che per tutto il tempo sembrava avessero le spine sulle sedie, la loro grande "solerzia" in tempi elettorali verso le esigenze dei lavoratori, ma oggi che fine hanno fatto le tante promesse di stabilizzazione, internalizzazione e via dicendo????

Dinanzi alla determinazione e protesta delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno chiaramente detto che non molleranno nella lotta, seguiranno passo passo i lavori per il nuovo affidamento del servizio per i prossimi due anni,che presenteranno al consiglio provinciale un documento con le proposte circa i nuovi contratti, l’aumento delle ore, la copertura lavorativa dei 12 mesi, aprendo anche un altro fronte con la Regione Siciliana che stanzia le risorse finanziarie, il Presidente e compagnia sono stati costretti a parlare di “bacino bloccato di lavoratori” che in una forma o nell’altra non perderebbero il lavoro.

Vedremo, la lotta continua…

Lavoratrici e lavoratori Cooperatove sociali organizzati nello Slai Cobas per il sindacato di classe

31/03/10

Dall'assemblea del 13/14 marzo a Taranto

A JOY E A TUTTE LE IMMIGRATE RINCHIUSE NEI CIE.

Siamo al fianco di tutte le immigrate che nei campi di concentramento dei CIE si stanno ribellando, sviluppando rivolte; sosteniamo la coraggiosa battaglia di Joy ed Hellen che hanno denunciato il tentativo di stupro dell'Ispettore di polizia.

Siamo unite con le nostre sorelle immigrate nella lotta contro questo governo, questo stato fascista, razzista e di polizia che risponde al bisogno di vita, di libertà, con l'imprigionamento nei campi di concentramento dei CIE, le condizioni di vita disumane, insieme alle continue vessazioni, ricatti sessuali fino agli stupri della polizia; e risponde alla giusta ribellione contro tutto questo col carcere e deportazione, mandando coscientemente a morte nei loro paesi chi si è ribellata ai propri sfruttatori.

Essere al fianco delle immigrate significa per noi quindi prima di tutto lottare contro l'imperialismo italiano, responsabile diretto da un lato della condizione di miseria, oppressione, e guerra nei paesi di origine, e, dall'altro, attraverso leggi fasciste e razziste, delle condizioni di schiavitù, supersfruttamento di repressione/oppressione. Le immigrate in Italia subiscono non una ma una triplice oppressione, come immigrate e come donne, in cui l'oppressione patriarcale si intreccia all'oppressione moderno/imperialista del nostro paese che vuole imporre la sua "(in)civiltà" violentando il corpo e la testa delle donne.

La lotta delle donne immigrate è la nostra stessa lotta, per rovesciare questo sistema sociale, politico che usa verso le donne un'oppressione e violenza di Stato.

Ci impegniamo a sviluppare dovunque siamo e possiamo denuncia e mobilitazione:

Libertà per tutte le immigrate dai CIE;
Ottenimento del permesso di soggiorno;
No alle deportazioni nei paesi d'origine;
Vogliamo processi e condanne per l'Ispettore Adesso che ha violentato Joy e per i poliziotti stupratori.


ALLE LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE, LAVORATRICI IMMIGRATE IN LOTTA

L'assemblea manda un forte saluto di sostegno a tutte le lotte in corso in questi mesi.
In queste lotte le donne stanno esprimendo un grande coraggio e determinazione: non accettiamo di essere licenziate, non accettiamo di non trovare lavoro, non accettiamo che la precarietà ci stronchi vita; respingiamo gli attacchi al salario che vogliono portare sempre più in basso aumentando la nostra disuguaglianza salariale, gli attacchi ai nostri diritti (dalla maternità, alle pensioni delle donne, ecc.), come il doppio attacco razzista alle lavoratrici immigrate.
In alcune di queste lotte, soprattutto delle disoccupate invece che lavoro diritti abbiamo cariche della polizia e repressione, ma stiamo dimostrando di non avere paura e che la repressione aumenta la nostra ribellione.

Per noi donne l'attacco al lavoro, al salario si accompagna a forme pesanti di discriminazione sessuale da parte di padroni e di leggi che ci vogliono riportare indietro; Stato, governo, padroni stanno portando avanti un peggioramento generale della nostra vita, scaricando su noi il taglio dei servizi sociali, dalla scuola alla sanità, l'aumento del costo della vita, ricacciandoci in casa, in un ruolo sempre più subordinato nella famiglia, alimentando anche in questo modo un clima di oppressione, violenza sessuale, vecchie e nuove concezioni maschiliste.

A tutto questo noi lavoratrici, disoccupate, precarie, immigrate dobbiamo rispondere unendo le nostre lotte dal nord al sud, costruendo una rete tra le donne in lotta, unendo e aumentando le nostre forze.

L'assemblea lancia un forte appello a tutte le realtà in lotta a costruire insieme, con un rapporto diretto, dal basso, orizzontale uno SCIOPERO DELLE DONNE, uno sciopero PER IL LAVORO, IL SALARIO E CONTRO LA DOPPIA OPPRESSIONE.

Uno SCIOPERO DELLE DONNE è una novità, una rottura inaspettata da parte di padroni, governo, e mondo sindacale.
Uno SCIOPERO DELLE DONNE perchè l'attacco è insieme di classe e di genere e noi abbiamo bisogno di fare una doppia lotta per rompere queste doppie catene.


ALLE DONNE DELL'AQUILA IN LOTTA

Salutiamo il coraggio, la forza delle donne de L'Aquila.
Di fronte alla vostra dignità, si oppone la miseria degli sciacalli ridens, da Berlusconi ai padroni che ridevano, a Bertolaso.
Come dopo il terremoto, le donne, in prima fila, determinate hanno risposto alle morti dei propri cari, alle distruzione delle case, asciugandosi gli occhi, e portando avanti la lotta contro i veri responsabili di quei disastri, oggi continuano la battaglia per impedire che sulla ricostruzione si spengano altre vite in una città senza vita, che però gronda milioni di profitti, mentre tante oltre alla casa hanno perso il lavoro.

Noi sosteniamo la vostra battaglia contro una politica del governo fatta da un lato di a
bbandono, dall'altra di snaturamento della città che vuole distruggere memoria, socializzazione.
Per le donne tutto questo si tradurrebbe inevitabilmente in aumento dell'oppressione; sia se
rinchiuse negli alberghi, sia se isolate nelle new town di Berlusconi, scientificamente insonorizzate, asettiche e fatte in modo da impedire ogni socializzazione.

Ma non ci stanno riuscendo!

Questa battaglia a L'Aquila deve diventare un simbolo per tutte le altre realtà in cui va avanti una politica di distruzione delle condizioni di esistenza. Un simbolo di lotta e resistenza delle donne.
Per questo nei prossimi mesi vogliamo venire a L'Aquila a realizzare un incontro per dare e ricevere forza.


L'assemblea delle donne, disoccupate, lavoratrici, precarie del 13/14 marzo a Taranto: “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta”

info: Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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27/03/10

La doppia lotta delle donne, ieri e oggi

un articolo delle Cassandre felsinee uscito su "Umanità nova" n. 11

Che in questi giorni la CNT spagnola festeggi i sui cento anni con una serie di iniziative sul rapporto tra lotta contro il capitalismo e contro il patriarcato, tra anarchismo e femminismo, è forse il segno di una centralità della lotta femminile in una fase di crisi in cui lo sfruttamento e la precarietà investono con maggior violenza proprio il lavoro e la vita delle donne. Ed è senz’altro significativo che il 20 marzo il tema di dibattito, a metà fra storia e attualità, fosse “Mujeres libres, ieri e oggi”...

* * *

«Ci sono molti compagni che desiderano sinceramente il concorso della donna nella lotta, ma a questo desiderio non corrisponde alcun cambiamento delle loro idee su di essa: desiderano la sua partecipazione come un elemento strategico che potrebbe facilitare la vittoria, senza che ciò li induca a pensare nemmeno per un istante all’autonomia femminile, senza che cessino di considerarsi l’ombelico del mondo. Sono gli stessi che nei momenti d’agitazione esclamano: “Perché non si organizza una manifestazione delle donne?”...».

A mostrare la tenace persistenza di una “questione femminile” anche dentro i movimenti antiautoritari, basterebbe forse questo lucido frammento di dibattito che non risale alla rivolta femminista degli anni Settanta, ma alla Spagna del 1936. Lo si può leggere in una piccola antologia edita a Barcellona nel 1975 da Mary Nash e riproposta in italiano nel 1991 dalle edizioni La Fiaccola: “Mujeres libres. Spagna 1936-1939”: ed è la testimonianza di un’importante esperienza delle donne, lungamente ignorata dalla storiografia femminista e dalle storie del movimento operaio e della guerra civile spagnola.

“Mujeres libres” – rivista e organizzazione femminile di tendenza anarchica – sviluppò la propria attività dal marzo ’36 al febbraio ’39, raccogliendo oltre 20.000 militanti. Si costituì come movimento autonomo nell’ambito del movimento libertario e respinse qualsiasi tentativo che potesse lasciar supporre una sua subalternità o strumentalizzazione. Diversamente dalle organizzazioni e sezioni femminili dei vari partiti comunisti, “Mujeres libres” rivendicava la propria “autonomia organizzativa” e cercò di farsi riconoscere come ramo autonomo dell’anarchismo, al fianco e alla pari con la CNT, la Federación Anarquista Iberica e la Joventud Libertaria. Nell’ottobre del ’38 la richiesta di essere riconosciuta come parte del movimento libertario fu infine respinta perché «un’organizzazione specificatamente femminile avrebbe costituito un elemento di disgregazione e di divisione all’interno del movimento operaio».

Priva di riconoscimenti formali e di un appoggio incondizionato, “Mujeres libres” riuscì tuttavia fin dalla primavera del ’36 a sviluppare un’azione forte e incisiva, organizzandosi come movimento gestito interamente dalla propria base e strutturato in forma federalista su base territoriale. Secondo il femminismo proletario di “Mujeres libres” le donne erano chiamate a una “doppia lotta” (“dobla lucha”): come sfruttate e come oppresse dalle discriminazioni sessiste e dalle costrizioni del familismo. Essendo “doppia”, la lotta aveva dunque bisogno di organizzazioni convergenti ma autonome: liberare la società non significava soltanto sconfiggere padroni e fascisti, ma anche abbattere il patriarcato e ogni forma di autoritarismo maschile. Non si trattava soltanto di difendere un territorio o lo Stato repubblicano, ma di lottare per gli interessi della classe lavoratrice e insieme per l’instaurazione di un sistema sociale più giusto e libero per tutte/i. Nei quartieri proletari le “Mujeres libres” portavano la complessità della lotta antiautoritaria, la pluralità non gerarchizzabile delle contraddizioni (non solo economiche, ma anche sessuali), la necessità di emancipare la donna – scrivevano – «da una triplice forma di schiavitù a cui è stata e a cui continua ancora ad essere sottomessa: schiavitù dell’ignoranza, schiavitù in quanto donna e schiavitù come produttrice».

Oggi, in questi anni di oppressione molteplice, possiamo ben capire la straordinaria vitalità di quell’esperienza remota di donne autorganizzate, autonome e libere. Perché oggi sono forti, come e più di allora, le ragioni di una “doppia lotta” delle donne all’interno dei movimenti di emancipazione sociale: contro lo sfruttamento, la precarietà, le discriminazioni sul lavoro; contro le violenze sessiste ed eterosessiste, l’autoritarismo familista e patriarcale e ogni forma di subordinazione e subalternità.

Non a caso la due giorni “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta”, organizzata a Taranto il 13-14 marzo scorsi dalle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, ha ribadito la sfida di promuovere nei prossimi mesi la costruzione di uno sciopero generale delle donne che intrecci la battaglia per il lavoro alla lotta contro la “triplice forma” dell’asservimento femminile. E potrebbe essere forse qualcosa di più di uno sciopero: una mobilitazione permanente, un’utopia di liberazione.


Per approfondire:

Mary Nash, Mujeres libres (Donne libere). Spagna, 1936-1939, a cura di M. Matteo ed E. Penna, Ragusa, La Fiaccola, 1991 (reperibile ormai solo in biblioteca).

Martha A. Ackelsberg, Mujeres libres. L’attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Milano, ZIC, 2005.

Cassandre felsinee

19/03/10

UNA IMPORTANTE, ENTUSIASMANTE, ALLEGRA DUE GIORNI.

La due giorni "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta" organizzata a Taranto il 13/14 marzo dalle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, si è svolta in un clima bello, reso caldo dallo spirito combattivo, dal piacere di trovarsi, socializzare, conoscersi di compagne, disoccupate, lavoratrici che fino al giorno prima erano state impegnate in lotte, e, per alcune realtà, in manifestazioni nell'8 marzo; anche durante il convegno sono arrivate le notizie e i saluti di lavoratrici, precarie in lotta nella stessa giornata del 13, come da Palermo,dove il giorno prima vi erano state le cariche della polizia e da dove le compagne che hanno partecipato alla due giorni hanno portato uno striscione delle precarie in regalo alle disoccupate di Taranto.

Nel primo giorno si sono socializzate le lotte di questi mesi, dal nord al sud, in cui si uniscono gli attacchi concreti al lavoro e alle nostre vite agli attacchi alla nostra condizione generale di donne.
Per questo le proletarie nell'assemblea hanno rilanciato la sfida: PREPARIAMO NEI PROSSIMI MESI LO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE che intrecci la battaglia per il lavoro alla lotta contro la doppia oppressione. Non a caso, lo striscione che le disoccupate di Taranto avevano messo nella sala, riprendeva un vecchio ma quanto mai valido slogan del movimento femminista: "tremate, tremate, le streghe son tornate"!
E' quindi stato deciso di collegarsi con le realtà di lotta più significative delle donne, anche con incontri diretti, per lavorare insieme per lo sciopero.

Nell'assemblea si è parlato anche delle altre lotte delle donne. In particolare è stata raccontata la battaglia delle donne a L'Aquila dall'inizio del terremoto a questi giorni contro gli sciacalli ridens; è stato denunciato perchè le new town di Berlusconi in particolare per le donne significano isolamento, "insonorizzazione", soffocamento scientifico della necessità di socializzazione.
Nell'assemblea le lavoratrici, le disoccupate hanno detto che andremo a L'Aquila a incontrare queste donne per dare e ricevere forza.

E' stata portata nell'assemblea la rivolta delle immigrate e la battaglia in corso per Joy e contro la polizia che stupra; e si è preso l'impegno a sostenere le lotte in corso per la libertà dai campi di concentramento dei CIE e il permesso di soggiorno alle sorelle immigrate; ma anche a sostenere dalle altre realtà l'iniziativa delle compagne di Milano perchè l'ispettore di polizia che ha tentato di stuprare Joy venga processato e condannato.

Su tutto questo, nell'assemblea sono stati fatti messaggi alle lavoratrici, disoccupate, alle donne de L'Aquila, alle immigrate.

Ma soprattutto da vari interventi è stata denunciato con forza il salto di qualità in basso, pratico, politico, ideologico, culturale, che viene portato avanti sull'intera condizione delle donne: dalla sacra famiglia, all'espandersi del maschilismo, ai messaggi subliminali e marci del mondo mass mediatico, con in testa l'uso schifoso dei corpi femminili da Berlusconi ai Vescovi, ecc. - e che questa condizione è una cartina di tornasole del moderno medioevo a cui si vuole portare l'intera società.
Ma le donne, soprattutto le proletarie che ogni giorno lottano, non stanno a lamentarsi: come stava scritto in altri striscioni nella sala: "abbiamo deciso di alzare la testa!", "tutta la vita deve cambiare!".

Per questo la conclusione della prima giornata dell'assemblea è stata la visione di un bel e entusiasmante video che mostra, con immagini, musiche, il percorso già in atto della lotta generale femminista, proletaria, rivoluzionaria delle donne, nel nostro paese come a livello internazionale. Un percorso che unisce la ribellione della maggioranza delle donne, alla distinzione di classe perchè le donne in questa società non sono tutte uguali, alla battaglia rivoluzionaria per rompere le doppie catene, alla ripresa storica delle tappe più importanti della doppia lotta per le donne per una società socialista in cui le donne abbiano un ruolo di direzione perchè la rivoluzione vada a fondo non si fermi a metà strada, una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra fino al comunismo.

Al video è seguito un allegro buffet, in cui ogni disoccupata ha portato qualcosa da mangiare e bere.

IL VIDEO SARA' AL PIU' PRESTO MESSO A DISPOSIZIONE DI TUTTE LE DONNE CHE CE LO CHIEDONO.

E' questa determinazione, questo entusiasmo, che le compagne, le lavoratrici, le disoccupate, precarie porteranno alla Conferenza Mondiale in Venezuela del 2011 - per cui già nell'assemblea si è cominciato a vedere il modo pratico di andare, e di fare una campagna anche per raccogliere fondi.

Nel secondo giorno questo percorso femminista proletario rivoluzionario ha visto un approfondimento, anche teorico, attraverso il lavoro su materiali, testi, per lo sviluppo con nuove elaborazioni in stretto rapporto con la pratica, del nuovo pensiero e nuova prassi del movimento delle donne, che le compagne del MFPR hanno avviato dal 1995, in rapporto anche con le elaborazioni più avanzate a livello internazionale.
E' stato prodotto un PRIMO DOCUMENTO (in itinere): "APPUNTI PER UN NUOVO PENSIERO E PRASSI FEMMINISTA PROLETARIA RIVOLUZIONARIA".
Siamo tornate poi sull'appuntamento del Venezuela, per approfondirne i temi, in termini propositivi ma anche critici - perchè per noi anche questo appuntamento va costruito unendo teoria e pratica, i documenti/incontri alla pratica continua di lotta delle donne, distinguendo ciò che è l'agire rivoluzionario del movimento delle donne, dal parlare di rivoluzione/socialismo ma praticare le vuote parole e la piena socialdemocrazia.

SU QUESTO PERCORSO IL SECONDO GIORNO SI E' CONCLUSO CON UN NUOVO, PIÙ LUNGO, APPUNTAMENTO PER QUEST'ESTATE.

Stiamo preparando un dossier con gli interventi e i materiali più significativi della due giorni, che metteremo a disposizione.
Per richiederlo: e mail mfpr@fastwebnet.it - 3475301704 (Margherita) 3408429376 (Donatella).
Chiaramente sia messaggi che dossier che foto li metteremo appena pronti sul blog: http.//femminismorivoluzionario.blogspot.com/

Compagne, in particolare da Roma, da Bologna, da Milano e alcune realtà di lavoratrici in lotta, pur non potendo venire hanno mandato saluti e messaggi, noi le ringraziamo molto e i loro saluti sono stati letti e accolti con calore dall'assemblea.

L'ASSEMBLEA DELLA DUE GIORNI
"BAGAGLI PER UN VIAGGIO DELLE DONNE IN LOTTA".


Taranto, 13/14 marzo 2010

09/03/10

da Lavoratrici e precarie Slai Cobas per il sindacato di classe - Palermo

8 MARZO è…
LA NOSTRA LOTTA QUOTIDIANA CONTRO SFRUTTAMENTO, PRECARIETA’, MINACCE DI LICENZIAMENTO, DISCRIMINAZIONI, OPPRESSIONE

Le lavoratrici della Scuola, le lavoratrici Comunali, le precarie delle Cooperative Sociali ed Ex Pip dello Slai Cobas per il Sindacato di classe manifestano

LUNEDI’ 8 marzo alle ore 16, 30 alla Rai di Viale Strasburgo a Palermo

e invitano le altre lavoratrici, precarie, disoccupate a partecipare portando la loro lotta e protesta

Lavoratrici e precarie
Slai Cobas per il sindacato di classe - Palermo

"SAPPIAMO CHE LA LOTTA E' DURA MA ABBIAMO DECISO DI ALZARE LA TESTA"

"SAPPIAMO CHE LA LOTTA E' DURA MA ABBIAMO DECISO DI ALZARE LA TESTA"

Con questo slogan l'8 marzo a Taranto le Disoccupate Organizzate che in questi mesi sono in prima fila nella lotta per il lavoro e le lavoratrici precarie delle pulizie organizzano una manifestazione:
Da P.zza Castello a p.zza Della Vittoria

e chiamano le altre lavoratrici, precarie, studentesse ad unirsi:

"Vogliamo il lavoro, il pane, ma...anche le ROSE!"
"Governo, stato, padroni TREMATE, le streghe son tornate!"

Disoccupate Organizzate e lavoratrici slai cobas per il sindacato di classe - TARANTO - cobasta@fastwebnet.it


DA TARANTO FACCIAMO UN APPELLO A LIVELLO NAZIONALE:
L'8 MARZO REALIZZIAMO UNA RETE DA NORD A SUD, UN COLLEGAMENTO TRA LE REALTA' DI LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE IN LOTTA, PER DARE VITA AD UNA RETE REALE E PERMANENTE E LAVORARE INSIEME PER UNO SCIOPERO DELLE DONNE

Per noi disoccupate, precarie, lavoratrici, operaie, da un lato in questi mesi sempre si unisce l'attacco di classe al lavoro, al salario, ai diritti da parte di padroni, governo, istituzioni, all'attacco all'insieme della
nostra condizione di donne: ad essere licenziate, messe in cassintegrazione, negato il lavoro, siamo soprattutto noi donne, che dobbiamo subire spesso anche forme di discriminazione sessista.
Ma dall'altro le lotte che stiamo facendo, dimostrano che siamo combattive e determinate a resistere, perchè non vogliamo "tornare a casa" e vogliamo ribellarci questo sistema fatto di doppio sfruttamento, doppia oppressione, doppie catene.

L'8 MARZO vogliamo unirci alle lavoratrici dell'Omnia di Milano, alle precarie della scuola di Milano e Palermo, alle lavoratrici delle pulizie, alle lavoratrici Omega, alle operaie dell'Omsa di Faenza e della Triumph di
Bergamo a rischio licenziamenti, alle lavoratrici del call center di Pistoia, ecc. ecc.

COSTRUIAMO UNA RETE (socializzando le iniziative, inviandoci messaggi, collegandoci telefonicamente o via e mail durante l'8 marzo) TRA LE REALTA' IN LOTTA.

UNA RETE CHE DALL'8 MARZO DIVENTI PERMANENTE, DANDOCI SOSTEGNO, SOLIDARIETÀ, FORZA, CHE CI UNISCA DAL NORD AL SUD. UNA RETE PER COSTRUIRE INSIEME UNO SCIOPERO DELLE DONNE.

Le lavoratrici, precarie, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr@fastwebnet.it

05/03/10

13 e 14 MARZO A TARANTO

13 e 14 MARZO A TARANTO

Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario organizzano per il 13 e 14 marzo 2010 a Taranto una due giorni di discussione, riflessione, elaborazione, socializzazione, su:

- per un nuovo pensiero e nuova prassi del femminismo proletario rivoluzionario nel movimento delle donne e la sua centralità strategica nell'insieme del movimento rivoluzionario, comunista, per l'intreccio genere/classe e la rivoluzione nella rivoluzione;

- quale partecipazione alla conferenza mondiale del Venezuela del 2011, per portare l'esperienza del movimento femminista italiano e della lotta sociale autorganizzata delle donne, come ricchezza, forza, ma anche la contraddittorietà del movimento in Italia.

Invitiamo le compagne impegnate in particolare nelle lotte delle lavoratrici, precarie, disoccupate, donne immigrate e nella lotta contro il moderno clericofascismo, sessismo, razzismo.

Per informazione, partecipazione:

mfpr@fastwebnet.it
mfprpa@libero.it
3475301704 (margherita)
3408429376 (donatella)

Le compagne del MFPR

Due giorni 13 e 14 Marzo "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta"

TARANTO via Rintone, 22 (dal piazzale della Stazione - sul lato destro - bus n. 3, scendere 2° fermata di via Dante Bar La Gioia - per contatti: 3475301704 Margherita)
_____________________________________________________________________

1° GIORNO


ore 10 - Introduzione

Buffet

ore 11
la condizione di doppie catene delle lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate;
le lotte di questi mesi, dalle precarie della scuola alle disoccupate, alle operaie licenziate: affermare il punto di vista generale delle donne
;
lo sciopero totale delle donne

video lavoratrici Taranto

ore 13,30 - pranzo autogestito

ore 15,30
contro il moderno medioevo/razzismo/sessismo:
violenze sessuali - in morte della sacra famiglia
Noi odiamo gli uomini che odiano le donne: 1° della lista Berlusconi

Montalto - con Joy e le immigrate

L'Aquila: la battaglia raccontata dalle donne - Bertolaso come emblematico del marciume del capitalismo verso le donne (prima 'donne oggetto', ora 'donne tangenti')

ore 19 - Blog femminismo rivoluzionario

ore 20 - cena collettiva

2° GIORNO

ore 9
video: il viaggio di lotta del femminismo proletario rivoluzionario

Il nuovo pensiero e nuova prassi del femminismo proletario rivoluzionario la sua centralità strategica nell'insieme del movimento proletario, rivoluzionario, comunista, per l'intreccio genere/classe e la rivoluzione nella rivoluzione;

Venezuela: la ricchezza del movimento delle donne in Italia dalle guerre popolari un nuovo ruolo dirigente delle donne vogliamo la rivoluzione non una socialdemocrazia ridipinta

ore 13 conclusioni

21/02/10

1° MARZO, A FIANCO DELLE IMMIGRATE

1° MARZO, A FIANCO DELLE IMMIGRATE

1 marzo giornata di lotta degli immigrati - manifestazione regionale a Bari

In preparazione del 1° marzo: TARANTO 25 febbraio ore 18 in piazza della vittoria

Il MFPR in questa lotta porta, in particolare, il sostegno alle donne e alle lavoratrici immigrate.
Pensiamo che a maggior ragione per le donne lo sciopero e la mobilitazione non possono che essere GLOBALI. Perchè le immigrate fanno tutto, dai lavori nei servizi e nelle realtà lavorative più pesanti, faticose e spesso umilianti, ai lavori nelle case come badanti, domestiche, al lavoro come prostitute, ecc. Perchè subiscono, come immigrate e come donne, non una ma una triplice oppressione, fatta di supersfruttamento, razzismo, sessismo, a cui si accompagna l'intreccio tra oppressione patriarcale nelle famiglie d'origine e oppressione moderno/imperialista del nostro paese.

Per le donne immigrate la lotta per il lavoro, per il diritto al permesso di soggiorno, alla cittadinanza, la lotta contro il razzismo, è strettamente legata alla lotta contro il sessismo, fatto di doppie discriminazioni sessuali, di 'luoghi comuni' maschilisti che offendono la dignità e i grandi sacrifici delle immigrate, ma anche di stupri di Stato.
Non solo, questo governo che ha uno schifoso disprezzo per le donne e soprattutto per le donne immigrate (che sono buone solo se possono essere usate come prostitute per i Bertolaso, come donne-tangenti) vuole anche in Italia imporre - come sta accadendo in Francia con il divieto del burga - la sua (in)civiltà con leggi fasciste e con la repressione.

Noi sosteniamo la mobilitazione delle immigrate perchè pensiamo che l'unità necessaria tra donne italiane e donne immigrate, tra lavoratrici italiane e lavoratrici immigrate, passi dal nostro sostegno ora all'autorganizzazione delle immigrate, e alle loro rivendicazioni: diritto di cittadinanza per chi lavora permessi di soggiorno per tutti uguaglianza dei diritti sui posti di lavoro e in materia di precarietà e disoccupazione chiusura dei CIE, abolizione del pacchetto di sicurezza antimmigrati

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

INVITIAMO LE IMMIGRATE IN LOTTA A PORTARE IL LORO CONTRIBUTO E LA LORO RIBELLIONE ALLA DUE GIORNI 13/14 MARZO A TARANTO: "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta"

mfpr@fastwebnet.it
mfprpa@libero.it
3475301704 (margherita)
3408429376 (donatella)


15/02/10

RETE 8 MARZO

8 MARZO COLLEGHIAMOCI!


L'8 MARZO REALIZZIAMO UNA RETE DI INIZIATIVE DA NORD A SUD, UN COLLEGAMENTO TRA LE REALTA' DI LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE IN LOTTA, PER DARE VITA AD UNA RETE REALE E PERMANENTE E COSTRUIRE INSIEME UNO SCIOPERO DELLE DONNE

Tantissime sono in questi mesi le realtà di precarie, lavoratrici, operaie, disoccupate, in cui da un lato sempre si unisce l'attacco di classe al lavoro, al salario, ai diritti da parte di padroni, governo, istituzioni, all'attacco di genere: ad essere licenziate, messe in cassintegrazione, negato il lavoro, sono soprattutto le donne, verso cui vi sono spesso forme di discriminazione sessista; ma dall'altro queste lotte dimostrano che quasi sempre le donne sono in prima fila, sono le più combattive e determinate a resistere, perchè non vogliono “tornare a casa” e vogliono ribellarsi questo sistema di padroni, governo fatto di doppio sfruttamento, doppia oppressione, doppie catene.

L'8 MARZO uniamo queste lotte, dalle lavoratrici dell'Omnia di Milano alle disoccupate di Taranto, dalle precarie della scuola di Milano e Palermo, alle lavoratrici delle pulizie, alle lavoratrici Omega, dalle operaie dell'Omsa di Faenza e della Triumph di Bergamo a rischio licenziamenti, alle lavoratrici del call center di Pistoia, ecc. COSTRUIAMO UNA RETE (socializzando le iniziative, inviandoci messaggi, collegandoci telefonicamente o via e mail durante l'8 marzo) TRA LE REALTA' DI DONNE, LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE IN LOTTA.

UNA RETE CHE DALL'8 MARZO DIVENTI PERMANENTE, DANDO SOSTEGNO, SOLIDARIETÀ, FORZA AD OGNI LOTTA, CHE UNISCA DAL NORD AL SUD.

UNA RETE PER COSTRUIRE INSIEME UNO SCIOPERO DELLE DONNE.

Le lavoratrici, precarie, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

15.2.2010

Taranto: mfpr@fastwebnet.it 347/5301704
Palermo: mfprpalermo@email.it 340/8429376
Milano: mfprmi@libero.it 333/9415168
Perugia: sommosprol@gmail.com 328/7223675

tavolo4flat@inventati.org
blog: http://femminismorivoluzionario.blogspot

20/01/10

Verso un 8 marzo di LOTTA

Al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Omnia-ora VoiCity- di Milano che per l'ennesima volta non ricevono gli stipendi, non vedono riconosciuti i loro diritti. Un futuro sempre “appeso a un filo”, con continui cambi di proprietà, talmente indebitata che i pagamenti dei clienti vengono immediatamente girati ai fornitori per pagare i debiti contratti in passato. Come in tantissimi altri posti di lavoro sui lavoratori si fanno super profitti e..la chiamano crisi.

Dalla Lasme alla ex Eutelia dai lavoratori delle ditte di pulizia alle/ai disoccupate/i, lavoratrici/ri della scuola sono tantissimi i posti di lavoro, le fabbriche che vedono lotte determinate, coraggiose contro licenziamenti, cassa integrazione, per il diritto al lavoro, per rivendicare i propri diritti bisogna dar voce e unire queste lotte


COSTRUIAMO UNA RETE DI SOSTEGNO, SOLIDARIETA' TRA LE LAVORATRICI, DISOCCUPATE, PRECARIE IN LOTTA


Perchè sono sopratutto le donne ad essere licenziate, messe in cassintegrazione, a cui viene negato il lavoro, a subire discriminazioni sessiste.

Doppia oppressione, doppio sfruttamento, doppie catene: organizziamo assieme lo SCIOPERO DELLE DONNE

tavolo4

tavolo4flat@inventati.org