24/07/20

LOTTA DELLE DONNE: "DISTRIBUZIONE DEL POTERE" O ROVESCIARE IL POTERE BORGHESE?



Uno scritto di Chiara Martini - Collettivo Starfish su "Donne migranti ignorate dal dibattito" (pubblicato si Tavolo 4 - vedi in calce) riporta di fatto la questione di quale lotta delle donne e per quale prospettiva. 

Tutto l'articolo, nell'indicare l'inadeguatezza del Decreto rilancio in merito al lavoro femminile e alla "regolarizzazione" delle migranti, fa una utile denuncia della condizione delle "invisibili tra le invisibili", le donne straniere braccianti e delle molteplici forme di oppressione e abusi che subiscono e del fatto che "queste situazioni difficilmente emergono e difficilmente vengono denunciate".

Il problema sono le conclusioni. Dove di scrive: "Per questo motivo solo un approccio intersezionale e di genere può aiutare a individuare, comprendere e cercare di scardinare le realtà sopra descritte. I concetti di discriminazione multipla e intersezionalità offrono infatti strumenti analitici, teorici e retorici per interrogare la distribuzione asimmetrica di potere all’interno delle nostre società e forniscono una cornice grazie alla quale si possono mostrare e comprendere le molteplici oppressioni che affliggono determinate persone".
Ecco, questa conclusione, apparentemente oggettiva, in realtà non è corretta:

1) si individuano le varie e intrecciate forme di oppressione, ma si nasconde l'origine e il "collante" di questa condizione di "segregazione fisica, sociale, psicologica ed esistenziale" (come viene indicata nel testo), che è alla base e determinante, la condizione di classe;
2) dire "condizione di classe" significa porre la discriminante principale, ma non significa affatto non fare la necessaria analisi, approfondimento di come si articola nelle donne questa condizione; un'analisi che non è affatto statica e sempre uguale ma che deve essere continuamente aggiornata, perchè alle forme vecchie di oppressione si uniscono o si intrecciano le forme "moderne" di oppressione, che aumentano per le donne immigrate. Quindi per noi dire "base, determinante" non coincide affatto con "esaustivo", nè dire "classe" porta a comprimere le complesse forme di oppressione di classe: in primis razzismo, sessismo che hanno prodotto e producono grandi e necessari movimenti di ribellione e lotta. 
Ma non porre la "condizione di classe" come determinante porta inevitabilmente al riformismo radicale o ad una idea interclassista di rivoluzione; 
3) negli ultimi anni si stanno riprendendo nel dibattito del movimento femminista concetti, non certo nuovi, quali "intersezionalità" che, di fatto o esplicitamente, si pongono in alternativa al concetto/analisi della condizione di doppia/tripla oppressione delle donne che è molto più ricca e contundente;
4) ma soprattutto - come dicono anche le conclusioni dell'articolo - il concetto di intersezionalità lo si lega al concetto di "distribuzione asimmetrica di potere" e quindi si mette l'accento sul concetto di "uguaglianza" del potere e non sulla differenza/dominio di classe, non sull'analisi di classe del potere borghese che deve essere rovesciato. Perchè non si tratta affatto di "distribuzione asimmetrica" ma di sfruttamento/oppressione di una classe, capitalista, sulla maggioranza delle masse - da cui inevitabilmente discende la necessità della rivoluzione proletaria per rovesciare il potere della classe dominante e porre le basi per porre fine, con la "rivoluzione nella rivoluzione" (concetto altamente scientifico, materialistico dialettico, frutto dell'esperienza storica del proletariato, della Grande rivoluzione culturale proletaria) a tutte le forme strutturali e sovrastrutturali di oppressione.

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L'articolo citato di Chiara Martini è pubblicato su Tavolo4flat del 20 giugno 2020: Le donne migranti e il sogno della regolarizzazione, e la realtà dello sfruttamento e dell' oppressione e abuso a causa del loro status migratorio, del genere, della nazionalità, della posizione lavorativa, della religione. Di Chiara Martini Collettivo Starfish "Donne migranti ignorate dal dibattito"

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