09/01/21

Dalle assemblee donne/lavoratrici del 17 sett e 19 nov - 8 - Le donne immigrate - Da Campagne in lotta


Per noi questo è un momento caldo. Riguardo alla sanatoria, anzi alla finta sanatoria, c'è stato un grande periodo di lotta all'interno delle campagne. C’è molta attenzione in merito a questa sanatoria perché nella realtà pratica non ha per niente soddisfatto le richieste dei lavoratori è si è trasformata nella richiesta di soldi che i lavoratori e lavoratrici devono pagare per regolarizzarsi.
È’ stato sicuramente un passaggio politico interessante, è stato importante anche per noi, perché per la lotta che c'è stata in questi anni ha portato spesso le donne e gli uomini che lavorano nelle campagne  a scioperare, occupare strade e piazze. 
Voglio ricordare alcune lotte importanti fatte prima del lockdown, la grande lotta che c'è stata a Borgo Mezzanone  e nella zona della capitanata conosciuta per la presenza del Cara e la presenza di quello che è un assembramento autorganizzato da chi lavora nelle campagne. L’anno scorso nell'occupazione abitativa autogestita, hanno anche costruito delle forme di vita di comunità, in cui, anche se sono  dei veri e propri ghetti, i lavoratori e lavoratrici migranti rivendicano il loro essere liberi di aiutarsi e potersi sostenere, piuttosto che essere nei campi di Stato dove c'è il controllo e la repressione e gli sono negate possibilità di cucinare.
A Borgo Mezzanone sono riusciti a evitare lo sgombero, e a dicembre contemporaneamente nella zona di Gioia Tauro le lavoratrici delle campagne hanno occupato la zona andando ad impattare le tasche dei padroni. A Foggia  le richieste dei lavoratori era di contratti per tutti i lavoratori delle campagne. Chiedono documenti e soluzioni abitative.
Il lockdown è stato un momento molto difficile, un periodo in cui tantissime donne sia italiane sia migranti sono state nelle campagne per la raccolta, spesso anche studentesse si sono riversate. Questo non ha bloccato le lotte autorganizzate, ci sono state anche durante il lockdown come è successo a Saluzzo dove i lavoratori si sono spostati per la raccolta stagionale, dove le persone si sono accampate per giorni per ottenere una soluzione abitativa, tra l 'altro le persone che lavorano in campagna avrebbero diritto ad una adeguata retribuzione e alla abitazione.
Le politiche immigratorie più passa il tempo e più sono intrise di vero e proprio razzismo istituzionale, però sono anche politiche che hanno una natura sessista nei confronti delle donne. 
Il controllo, lo  sfruttamento, la segregazione di queste donne ha avuto forme diverse, per esempio negando il permesso di soggiorno al marito oppure negando i documenti nelle situazioni di accertata violenza, con una definizione tra l'altro di violenza molto restrittiva. Le donne subiscono nei centri di accoglienza un controllo serratissimo, un controllo sulla loro vita, anche sulla loro vita sessuale.
Anche dal punto di vista sanitario è difficile per loro avere delle visite specialistiche oppure riuscire ad avere un interruzione di gravidanza. 
L'altra faccia dell’accoglienza è poi la questione della tratta che diventa soprattutto per le donne nigeriane uno stigma. E' è anche un ulteriore violenza paternalista, non c'è il riconoscimento che per queste donne il ricatto esiste. Sono proprio le politiche migratorie che impediscono loro di potersi spostare liberamente, legalmente in Italia e quindi molte volte queste donne si trovano a rifugiarsi nei ghetti soprattutto delle grandi città per poter trovare gli spazi vitali. Noi conosciamo per esempio tante che sono nelle baraccopoli in Calabria, in Puglia, ma anche in Piemonte, in Campania e in tante altre zone d'Italia. Qui vivono in una costante pressione, dato dal ricatto degli sgomberi.
In questa situazione le donne sono in una condizione di precarietà costante, compresa la situazione di vita lavorativa. Molto spesso sono impiegate nelle fabbriche di trasformazione con mansioni molto faticose e in queste situazioni subiscono tutta la pressione dovuta a ricatti sessuali per poter lavorare e per ricevere la propria busta paga. E' ovvio che tutti questa condizione è legittimata dallo Stato, dalle forze dell'ordine. Questa è una situazione va avanti prima del lockdown e con la questione delle regioni rosse non ha fatto altro che peggiorare i luoghi di vita delle persone migranti in generale e quindi anche delle donne, creando alle volte anche delle situazioni di reclusione in nome di una tutela sanitaria, creando situazioni sempre più difficile per le donne.
In questo periodo il governo ha fatto una finta sanatoria. Dico “finta sanatoria” perché sappiamo le formule che sono state messe in campo. Tra l'altro, ancora dobbiamo ricevere notizie di quante persone siano effettivamente riuscite ad ottenere la sanatoria. In questa situazione le donne sono sempre più sotto il giogo dell'impossibilità di ottenere i documenti in regola per avere una speranza di una vita migliore, lavoro, casa, ecc. 
Fra le donne occupate in mestieri di cura, che spesso vivono in una sorta di segregazione è centrale lotta contro il sessismo, il razzismo e la lotta per i documenti...

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