28/09/24

TORINO - NO alla stanza «anti-aborto» all'ospedale Sant'Anna - Mobilitazione il 28 del movimento femminista

La stanza è uno spazio nascosto tra i corridoi dell’edificio destinati all’amministrazione e non pubblicizzato dall’Azienda ospedaliera. 
Domani, sabato 28 settembre, sarà la giornata internazionale dell’aborto sicuro (celebrata la prima volta nel 1990 per festeggiare la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza in America Latina) e, con l’occasione, le associazioni femministe tornano a mobilitarsi un po’ in tutto il Piemonte per ribadire la sostanziale contrarietà alle politiche sociali introdotte dalla Regione guidata dal governatore Alberto Cirio (Forza Italia) relative alla libertà di scelta della donna e all’uso delle risorse pubbliche al riguardo.
Tra tutte, il «no» più recente si riferisce allo spazio interno all’ospedale femminile Sant’Anna messo a disposizione dai vertici di piazza Piemonte e dalla direzione del nosocomio, che ha sottoscritto la convenzione a favore dell’associazione dichiaratamente antiabortista «movimento per la vita».
Uno spazio che, per quanto nascosto tra i corridoi dell’edificio destinati all’amministrazione (quindi lontano dalle corsie sanitarie) e non pubblicizzato dall’Azienda ospedaliera, continua ad alimentare un acceso dibattito politico tra maggioranza e opposizione. In Regione come in comune.
Contrarie all’idea «che i fondi pubblici vengano dirottati dai consultori femminili (statali) verso associazioni private che, in quanto dichiaratamente anti abortiste dall’istante del concepimento non possono offrire alle gestanti uno sguardo laico e super partes rispetto al tema», le associazioni femministe riunite intorno al collettivo «non una di meno» e sostenute da diverse sigle sindacali, manifesteranno domani, sabato 28 settembre, pomeriggio di fronte all’ospedale Sant’Anna di Torino e in piazza San Secondo ad Asti. «Negli ultimi tre anni il Piemonte ha speso oltre due milioni di euro di denaro pubblico per finanziare associazioni antiabortiste piuttosto che investire in forme di welfare universale — tuona la locandina che promuove la mobilitazione — ci vediamo in piazza domani».

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