"Alla fine, non ricorderemo le parole dei nostri nemici,ma il silenzio dei nostri amici." (Martin Luther King)
Sono passati quaranta giorni dalla deportazione di Faith in Nigeria. Su di lei è calato il silenzio.
Sindaci buonisti non spengono le luci delle città, associazioni di volontariato e ong non raccolgono firme, manifestazioni davanti all'ambasciata o ai consolati nigeriani non se ne vedono, associazioni attente ai diritti umani non si danno da fare,però (c'è sempre un però) si fanno i convegni per i diritti violati in questo o quel paese, è tutto un proliferare di commissioni dentro i partiti,nelle istituzioni,nazionali e locali,a tutela dei migranti e delle donne, ma di Faith non si parla.
Tutto rimane a livello di petizione di principio o di casi che riguardano altri paesi.
Quelle/i che,poi, si riempiono la bocca con la legalità,fanno finta di non sapere che questa è stata violata perchè la polizia deportando Faith si è sostituita alla magistratura prendendo una decisione che non le spettava (nessuna indagine amministrativa interna?nessun blocco di carriera? nessuna commissione d'inchiesta che si fanno a ogni piè sospinto per gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica? a questa viene invece sbattuta in faccia l'immunità e l'impunità delle/gli appartenenti a certi organi dello stato).
E sempre a proposito del rispetto della legge, in italia è vietata l'estradizione di un condannato a morte verso un paese dove la pena di morte può essere eseguita!
Faith è una donna che si è ribellata, che ha ucciso al suo paese chi ha tentato di stuprarla nonostante fosse ricco e potente, che è scappata e, attraverso mille peripezie,è arrivata in italia dove ha trovato clandestinità e sfruttamento. Ma Faith è una che non si piega facilmente: si è ribellata anche qui quando un altro uomo ha tentato di usarle violenza. Ma i solerti vicini di casa non hanno aiutato lei,hanno chiamato la polizia. E i solerti agenti non hanno arrestato il violentatore, hanno sbattuto lei in un CIE. E la solerte polizia non ha rispettato la richiesta di asilo (non è valsa per Ocalan,poteva valere per Faith?) e l'ha deportata in nigeria in un battibaleno! Ma la corte di cassazione ha sancito che l'espulsione di Ocalan era illegale,naturalmente a giochi fatti.Forse farà lo stesso anche con Faith.
Chissà se per i due sarà di conforto!
Il suo paese l'ha condannata a morte, ma è il nostro, che è "civile" e" democratico", che l'ha rimandata là dove la sentenza può essere eseguita.
Però noi siamo "migliori" e "diverse/i" e ,soprattutto non abbiamo responsabilità!
Le donne che giustificano la loro presenza nelle istituzioni per il buono che potrebbero fare , i centri antiviolenza e le case delle donne che prendono i soldi pubblici dicendo che così possono essere più utili per i compiti che si sono date,brillano per il loro silenzio.
Forse che essere condannate a morte per aver ucciso chi ha tentato di stuprarti,scappare ed essere riconsegnata a chi può portare a termine la sua vendetta, non è una violenza doppia ,tripla,senza confini?
Faith deve essere salvata dalla condanna a morte,ma anche dalla galera a vita!
Nessun distinguo,nessun ma, perchè è in questa presa di distanza,di volta in volta motivata in questo o in quell'altro modo,che passano gli alibi per cui si mettono nei Cie le/gli "irregolari", per cui chi stupra ,di volta in volta, è un "bravo ragazzo incensurato"che ha commesso un errore o che ha bevuto un bicchiere di troppo, per cui la donna invece "se l'è cercata"....."gli atteggiamenti".... l'abbigliamento....poteva selezionare le amicizie....." La violenza, privata e istituzionale,prospera sui se,sui ma e sui distinguo. La sua natura è sempre la stessa. Non siamo più disposte a subire passivamente violenza e a pietire un'improbabile giustizia.
Siamo e saremo sempre con le Faith anche e ,soprattutto, se si ribellano.
Faith deve tornare libera, Faith deve tornare in italia!
Se dico che basterebbe la telefonata di un dirigente di una multinazionale, nella fattispecie dell'ENI,ai propri "funzionari" in nigeria,alias i governanti locali ,e Faith sarebbe subito liberata,urto le caste orecchie di chi non vuol sentire quanto contino le multinazionali,perchè è un discorso che porta lontano e magari si scopre che la sovranità di quei paesi e anche della nostra democrazia è presunta?
Si capisce allora perchè i giornali, tutti, che identificano la loro libertà con la mole delle intercettazioni telefoniche e che paventano che se queste vengono meno o diminuiscono,viene meno il loro ruolo di informazione, si occupino soltanto delle loro lotte intestine e non approfittino di questi "ultimi giorni di libertà" per denunciare la vicenda di Faith.
Noi femministe ,invece ,continueremo a lottare per Faith e per noi , il nostro impegno non passa certo attraverso lo spazio che viene dedicato dai media alle nostre iniziative nemmeno da quei giornali che qualcuna ancora si ostina a definire "amici". Se qualcuna/o pensa di strumentalizzarci ai propri fini ha fatto male i suoi calcoli.
Il movimento femminista è autonomo,ha le gambe per camminare,la testa per pensare e il cuore per partecipare a questa lotta e a quelle che verranno.
Elisabetta
Sono passati quaranta giorni dalla deportazione di Faith in Nigeria. Su di lei è calato il silenzio.
Sindaci buonisti non spengono le luci delle città, associazioni di volontariato e ong non raccolgono firme, manifestazioni davanti all'ambasciata o ai consolati nigeriani non se ne vedono, associazioni attente ai diritti umani non si danno da fare,però (c'è sempre un però) si fanno i convegni per i diritti violati in questo o quel paese, è tutto un proliferare di commissioni dentro i partiti,nelle istituzioni,nazionali e locali,a tutela dei migranti e delle donne, ma di Faith non si parla.
Tutto rimane a livello di petizione di principio o di casi che riguardano altri paesi.
Quelle/i che,poi, si riempiono la bocca con la legalità,fanno finta di non sapere che questa è stata violata perchè la polizia deportando Faith si è sostituita alla magistratura prendendo una decisione che non le spettava (nessuna indagine amministrativa interna?nessun blocco di carriera? nessuna commissione d'inchiesta che si fanno a ogni piè sospinto per gettare fumo negli occhi dell'opinione pubblica? a questa viene invece sbattuta in faccia l'immunità e l'impunità delle/gli appartenenti a certi organi dello stato).
E sempre a proposito del rispetto della legge, in italia è vietata l'estradizione di un condannato a morte verso un paese dove la pena di morte può essere eseguita!
Faith è una donna che si è ribellata, che ha ucciso al suo paese chi ha tentato di stuprarla nonostante fosse ricco e potente, che è scappata e, attraverso mille peripezie,è arrivata in italia dove ha trovato clandestinità e sfruttamento. Ma Faith è una che non si piega facilmente: si è ribellata anche qui quando un altro uomo ha tentato di usarle violenza. Ma i solerti vicini di casa non hanno aiutato lei,hanno chiamato la polizia. E i solerti agenti non hanno arrestato il violentatore, hanno sbattuto lei in un CIE. E la solerte polizia non ha rispettato la richiesta di asilo (non è valsa per Ocalan,poteva valere per Faith?) e l'ha deportata in nigeria in un battibaleno! Ma la corte di cassazione ha sancito che l'espulsione di Ocalan era illegale,naturalmente a giochi fatti.Forse farà lo stesso anche con Faith.
Chissà se per i due sarà di conforto!
Il suo paese l'ha condannata a morte, ma è il nostro, che è "civile" e" democratico", che l'ha rimandata là dove la sentenza può essere eseguita.
Però noi siamo "migliori" e "diverse/i" e ,soprattutto non abbiamo responsabilità!
Le donne che giustificano la loro presenza nelle istituzioni per il buono che potrebbero fare , i centri antiviolenza e le case delle donne che prendono i soldi pubblici dicendo che così possono essere più utili per i compiti che si sono date,brillano per il loro silenzio.
Forse che essere condannate a morte per aver ucciso chi ha tentato di stuprarti,scappare ed essere riconsegnata a chi può portare a termine la sua vendetta, non è una violenza doppia ,tripla,senza confini?
Faith deve essere salvata dalla condanna a morte,ma anche dalla galera a vita!
Nessun distinguo,nessun ma, perchè è in questa presa di distanza,di volta in volta motivata in questo o in quell'altro modo,che passano gli alibi per cui si mettono nei Cie le/gli "irregolari", per cui chi stupra ,di volta in volta, è un "bravo ragazzo incensurato"che ha commesso un errore o che ha bevuto un bicchiere di troppo, per cui la donna invece "se l'è cercata"....."gli atteggiamenti".... l'abbigliamento....poteva selezionare le amicizie....." La violenza, privata e istituzionale,prospera sui se,sui ma e sui distinguo. La sua natura è sempre la stessa. Non siamo più disposte a subire passivamente violenza e a pietire un'improbabile giustizia.
Siamo e saremo sempre con le Faith anche e ,soprattutto, se si ribellano.
Faith deve tornare libera, Faith deve tornare in italia!
Se dico che basterebbe la telefonata di un dirigente di una multinazionale, nella fattispecie dell'ENI,ai propri "funzionari" in nigeria,alias i governanti locali ,e Faith sarebbe subito liberata,urto le caste orecchie di chi non vuol sentire quanto contino le multinazionali,perchè è un discorso che porta lontano e magari si scopre che la sovranità di quei paesi e anche della nostra democrazia è presunta?
Si capisce allora perchè i giornali, tutti, che identificano la loro libertà con la mole delle intercettazioni telefoniche e che paventano che se queste vengono meno o diminuiscono,viene meno il loro ruolo di informazione, si occupino soltanto delle loro lotte intestine e non approfittino di questi "ultimi giorni di libertà" per denunciare la vicenda di Faith.
Noi femministe ,invece ,continueremo a lottare per Faith e per noi , il nostro impegno non passa certo attraverso lo spazio che viene dedicato dai media alle nostre iniziative nemmeno da quei giornali che qualcuna ancora si ostina a definire "amici". Se qualcuna/o pensa di strumentalizzarci ai propri fini ha fatto male i suoi calcoli.
Il movimento femminista è autonomo,ha le gambe per camminare,la testa per pensare e il cuore per partecipare a questa lotta e a quelle che verranno.
Elisabetta
Nessun commento:
Posta un commento