Due avvenimenti importanti sono avvenuti nei giorni scorsi, da seguire e sostenere:
A Vicenza 12 amiche e amici di una ragazzina violentata e uccisa dall'indifferenza/complicità, per non dimenticare, per rompere la paura e il silenzio, per continuare a far sentire forte il "grido": basta alla violenza contro le donne", ma anche come sfida/autocritica verso i ragazzi e le concezioni maschiliste introiettate, hanno realizzato una sceneggiatura su questa realtà drammatica. La loro amica aveva subito violenza maschile, ma poi aveva subito un ulteriore violenza dalla magistratura che aveva liberato i suoi stupratori. Lei decide allora che serve a poco denunciare e combattere, e si uccide.
"Si chiama Black Out, il film scritto e interpretato dai ragazzi della Movie's Geyser. Questo film è stato il frutto di un lavoro collettivo, di questi amici, dai 16 ai 17 anni, delle discussioni con altre ragazze che hanno sutito le stesse violenze, con i loro genitori. "La sceneggiatura completata nel settembre scorso ha visto il primo ciak a Bassano del Grappa nel mese di dicembre". Il regista, uno dei volontari dell'associazione ha lanciato un appello per cercare un appoggio al progetto, ad esso hanno risposto alcuni professionisti. "ora Black Out è su facebook, alla ricerca di adesioni per arrivare ai distributori con numeri in grado di destare interesse".
E' un'iniziativa importante da sostenere e far circolare, perchè quello che è successo a Vicenza, succede a tante ragazze, da Marinella a Montalto, a Carmela a Taranto.
Proprio a Taranto è iniziato il procedimento giudiziario contro 30 imputati colpevoli di vessazioni contro lavoratori/lavoratrici agricoli rumeni trattati come schiavi, ma anche, verso le lavoratrice, costrette alla prostituzione in cambio di lavoro. Le donne avevano denunciato i ricatti sessuali le pressioni psicologiche di questi padroni, caporali.
Purtroppo, nei mesi scorsi l'accusa era stata ridimensionata e eliminata quella di "associazione per delinquere". Per questo è importante ora far uscire dal chiuso delle aule del tribunale questo procedimento e imporre un vero processo!
In realtà, anche qui, è il silenzio, sono le complicità, le altre inaccettabili violenze. In agricoltura non sono affatto casi rari l'imposizione da parte soprattutto dei caporali di prestazioni sessuali verso le braccianti: tante nel sud, in Puglia, anche italiane devono subire questi odiosi ricatti per andare a lavorare o mantenere il lavoro, e chiaramente tra queste sono soprattutto le lavoratrici straniere quelle doppiamente ricattate. Solo quando scoppiano dei casi eclatanti, il sindacato fa le lamentele e le denunce di rito, mentre nei 360 giorni non fa nulla. Ma la violenza, le pressioni sessuali verso le braccianti sono la "normalità", chi si ribella non viene più chiamata al lavoro!
Di tutto questo vogliamo che si carichi questo processo. Noi non possiamo avere alcuna fiducia nella magistratura e nello Stato - di fatto complici consapevoli di questa violenza e di questo razzismo - e useremo il processo soprattutto per dire alle lavoratrici: organizziamoci, lottiamo unite!
MFPR Taranto
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