08/03/23

L'8 marzo è femminista proletario rivoluzionario. La Borghesia "veste donna". Non in nostro nome!

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In questo 8 marzo la borghesia “si traveste donna”. I mass media, i partiti del governo e del parlamento usano le donne al potere per confermare il loro barbaro sistema e dimostrare, alla faccia della cruda e grave realta’, che la condizione delle donne emerge ed avanza. E fanno riferimenti/esempi di ruolo delle donne in questa societa’ per tutti i gusti. 

Lo fa prima di tutti la destra (ma, sulla questione “donna”, non smentita dalla “sinistra”) con la fascista Meloni, che usa il fatto di essere donna/madre come una patacca; si tratta di una serva che cerca spazio in ogni consesso internazionale, che fa la piazzista degli interessi dei grandi padroni italiani nel Nord Africa, in M.O., in Egitto, in India, ecc, e per questo, come la più squallida dei mercanti, offre/fornisce sempre più armi per la guerra imperialista in Ucraina che sta uccidendo soprattutto donne e bambini; mentre toglie soldi alla scuola, alla sanita’, ai servizi sociali, scaricando sulle donne il lavoro di cura, assistenza, il carovita. 

Si azzarda a parlare di tematiche presenti tra le donne Lgbt+ senza capirne niente, ma solo per affermare di fatto che chi sei lo decide Dio ed è indiscutibile. Mentre riprende, per ora sottotraccia e lasciando campo libero ad altre ministre o ad esponenti del centro/destra, la campagna per fare figli più figli per il capitale e per la patria, perchè le donne valgono, vengono “pesate” principalmente sulla base dei figli che fanno (figli che, evidentemente per la Meloni, poi si possono portare senza problemi dovunque: dagli incontri internazionali con tanto di assistenti del G20, al lavoro in fabbrica o mentre ti ammazzi a far le pulizie nelle scuole, o nei lavori nella logistica, o mentre stai alla cassa in un supermercato...). E dietro questa campagna riappare l’onda nera dell’attacco al diritto d’aborto. Viene cosi’ alimentato l’humus/clima maschilista che a livello di massa si trasforma inevitabilmente anche in violenza sessuale/femminicidi contro tante donne, la cui libertà di scelta, di decidere è messa sotto attacco. 

Quello che differenzia la Meloni dai precedenti governi non sono tanto le misure economiche/politiche quanto il carico ideologico, culturale reazionario.

Lo fa la “sinistra”/la parte ora maggioritaria del PD, che ha trovato nella Elly Schlein la nuova linfa per tentare pietosamente di rifarsi la faccia, di tornare a galla. Anche Schlein alza la bandiera di essere “donna/giovane” per ripresentare come nuovo un riformismo vecchio, che oggi inevitabilmente è al servizio del moderno fascismo. Si fa portavoce dei diritti civili, con cui la piccola e media borghesia, di cui la Schlein è rappresentante, afferma i suoi bisogni e soffoca i bisogni delle donne più sfruttate e oppresse. 

Il suo “duello” con la Meloni è roba di “Palazzo” che non ha nulla a che fare con la lotta della maggioranza delle donne contro questo governo.

Ma tutto questo mette soltanto in luce che in questa società capitalista la classe distingue gli individui più che il sesso.

Per questo diciamo: Non in nostro nome! 

Per questo, come abbiamo gridato il 26 novembre nella grande manifestazione, diciamo: “Meloni fascista noi donne ti farem la guerra!”; e diciamo al Pd: noi donne non ci facciamo fregare, il nostro peggior nemico/ostacolo nella lotta è il riformismo che vuole deviare, frenare l’avanzamento della lotta delle donne operaie, lavoratrici, precarie, immigrate, disoccupate, povere; che non può dare alcuna alternativa alle donne che vogliono cambiare tutta la vita e lottare per un’altra societa’, un altro potere, quello proletario e socialista. 

E’ una nuova, necessaria sfida/rottura che abbiamo d’avanti: contro padroni, contro il nero governo Meloni che vuole far diventare per le donne il moderno medioevo una normalità. Ma si illudono!

Dalle lotte immediate ai "bi/sogni" della maggioranza delle donne che non hanno niente da conservare in questo sistema sociale ma hanno ogni catena da spezzare, le donne proletarie sono la trincea più determinata per combattere il sistema capitalista putrefatto, patriarcale. Ragazze, donne, compagne nelle manifestazioni contro la guerra imperialista, contro il capitale/imperialismo inquinante, contro la repressione che vuole condannare a morte chi osa lottare contro lo Stato, come Alfredo Cospito, nelle mobilitazioni a fianco delle rivolte delle donne iraniane, ecc., sono gia’ oggi in prima linea.

Le lavoratrici dicono che non ce la fanno più per il carico di lavoro, le pesanti condizioni sul lavoro e fuori dal lavoro, nelle case. 

In questi mesi siamo intervenute a Mirafiori, alla Stellantis di Melfi, alla Beretta, alla Montello, ecc.; abbiamo parlato con le operaie che raccontano di una situazione in fabbrica molto grave e pesante per i ritmi più alti, i carichi di lavoro, per l’incertezza quotidiana del lavoro, perchè non sanno neanche quando vengono chiamate a lavorare e quando invece devono stare a casa in cassa integrazione, per il taglio del salario, le difficoltà concrete di conciliare il lavoro in fabbrica e il lavoro di cura in famiglia. E poi c’è anche divisioni/contraddizioni con gli operai che non sono esenti dalle influenze ideologiche maschiliste, sessiste. 

La pesantezza del lavoro, che riguarda tanti altri settori di lavoratrici e l’incertezza lavorativa, l’impoverimento che colpisce soprattutto le donne (si è can(continua dalla prima)

cellato il reddito di cittadinanza che interessa circa il 52,7% di donne) uccide sul piano fisico e psicologico; ma per le donne il lavoro è importante perchè vuol dire anche indipendenza economica ed emancipazione, vuol dire prendere coscienza di che cosa sono i padroni, di che cos’è questo sistema, significa anche unirsi con le altre lavoratrici e quindi sentirsi più forti.

In questa situazione a volte si pensa che ‘non c’è più niente da fare’. Ma le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario, da anni con coraggio trasformano la denuncia, il grido contro sfruttamento, oppressione, discriminazione, in lotta.

Oggi un coraggioso esempio arriva dalle operaie della Beretta che lottano in fabbrica. Queste operaie, con l’Mfpr, hanno organizzato un’assemblea operaia a fine ottobre a Trezzo; un’assemblea diversa, gestita direttamente da loro, in cui hanno lanciato un messaggio di protagonismo autonomo delle donne lavoratrici nella lotta/guerra contro i padroni e questo governo. Un messaggio di unita’ verso le altre donne, lavoratrici. Un‘assemblea che ha mostrato che quando le donne lavoratrici si organizzano e lottano, anche se queste lotte partono da aspetti immediati: il salario, le ore, la salute e sicurezza, inevitabilmente portano nella lotta tutta la condizione come donne. 

Nella marea del movimento delle donne, noi chiamiamo le operaie più coscienti, le lavoratrici più attive, le immigrate che subiscono un triplice sfruttamento, ad unirsi, ad essere la voce forte, di classe nello scontro contro il governo, i padroni, lo Stato.

A Roma il 26 novembre, alla manifestazione promossa da Nudm che è stata la più grossa mobilitazione in Italia, l’immediata reazione repressiva della polizia/Digos che voleva sequestrare, strappare il nostro striscione, alla nostra presenza, come contingente ancora piccolo del Mfpr, ma unito a spezzoni di donne, immigrate di Roma impegnate sul loro territorio nelle lotte per la casa, per il lavoro, come a realtà di studentesse; la strillante canea della stampa, di esponenti del governo, del parlamento di FdI e altri partiti che hanno gridato al pericolo del ritorno degli “anni di piombo”, di “grave minaccia” alla Meloni, di “inaudita violenza delle donne ad una donna”; tutto questo ha dimostrato che avevamo ben colto nel segno. 

E’ necessario comprendere, a dare sostegno a questa voce e lotta differente, che indica un’altra strada, un’altra lotta, che mette chiaramente sul piatto la prospettiva rivoluzionaria in cui le donne proletarie che sono colpite e oppresse a 360° siano la forza più conseguente, che unisce e si unisce a tutte le donne per l’altra strada.

Questo l’Mfpr lo fa anche combattendo posizioni nel movimento femminista, espresse in particolare da Nudm, che spesso invece di aiutare la lotta delle donne la frenano, la deviano con una linea/pratica a parole radicali ma di fatto riformiste, che soffocano la lotta di classe esaltando solo la lotta di genere, espressione effettiva della piccola borghesia che vuole una "trasformazione radicale del sistema produttivo capitalista", come scrive nell’appello allo sciopero dell’8 marzo Nudm, non il rovesciamento di un sistema che non può trasformarsi ma solo portare sempre più orrori, sfruttamento, oppressione, guerre, morte. 

SPEZZIAMO OGNI CATENA! ABBIAMO IL NOSTRO “ESERCITO” FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO DA ORGANIZZARE!

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