8 MARZO NOI SCIOPERIAMO!
Piazza Pretoria ore 9,30 Palermo
Piazza del Parlamento Assemblea Regionale Siciliana ore 11,30
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Dall'intervento a Roma il 18 febbraio all'Assemblea proletaria Anticapitalista di una precaria Coop Sociali Sono Josephine e parlo a nome delle precarie delle Cooperative Sociali, che lottano con lo Slai Cobas per il sindacato di classe in lotta a Palermo.
Noi in questi anni abbiamo avuto tutte le ragioni di organizzarci e di lottare contra una condizione di precarietà lavorativa e di vita non facile, facciamo servizio di assistenza igienico-personale agli studenti disabili nelle scuole superiori con contratti a termine con le Cooperative Sociali che hanno l’appalto con gli Enti locali.
Con la pandemia scoppiata nel 2020, il lockdown e la chiusura delle scuole di punto in bianco non abbiamo più lavorato, ci hanno rinchiuso a casa forzatamente, senza ammortizzatori sociali a parte una misera Naspi finita in un paio di mesi e una più che misera cassa integrazione in deroga che in Sicilia è stata pagata dopo mesi e mesi, ma nonostante questo abbiamo resistito e non ci siamo arrese.
Le scuole si sono poi riaperte ma noi non siamo rientrate in automatico al lavoro perchè l’allora governo regionale Musumeci, il cosiddetto “fascista per bene” decise di cancellare con un provvedimento il nostro servizio solo per tagliare risorse pubbliche e destinarle a padroni e padroncini di ogni risma, a clientele mafiose/elettorali e per aumentare i loro privilegi di parassiti borghesi sulle spalle in primis di operai, lavoratori, lavoratrici, proletari. Il pretesto è stato quello che il nostro servizio lo avrebbe dovuto fare gratis il personale Ata statale, a cui da contratto non spetta in forma specializzata, i collaboratori scolastici delle scuole , facendo carta straccia delle loro stesse leggi vigenti nazionali e regionali, reinterpretate in modo strumentale e illegittimo e con il beneplacito dei ministeri a livello nazionale, tra cui il Miur.
Tutto questo ci ha danneggiato ulteriormente, siamo state quasi un anno senza lavorare, noi in maggioranza siamo donne che prestiamo questo servizio da più di 20 anni, ognuna di noi ha famiglia, figli, ci sono donne separate, donne che hanno difficoltà ad andare avanti, un pò come tutte, come in tanti settori.
Abbiamo continuato a lottare con coraggio e tenacia con lo Slai nei mesi successivi facendo manifestazioni, occupando palazzi istituzionali come l’Assessorato regionale al lavoro e politiche sociali, conquistando incontri per nulla scontati, ci hanno nuovamente denunciato ma la rabbia è tantissima contro i palazzi del potere che tendono sempre a volerci relegare in casa, che ci vogliono privare del nostro diritto al lavoro e della nostra dignità di vita come donne.
Ma ci ha fatto più forti questa rabbia, noi non ci stiamo! abbiamo gridato nelle piazze fino a riuscire a RIPRENDERCI IL LAVORO, siamo riuscite dopo quasi un anno e mezzo dal 2021 con la lotta a rientrare in gran parte nelle scuole, a vincere contro il governo regionale ma certamente in modo parziale, perchè la Regione ha ristanziato comunque meno risorse e poi abbiamo dovuto anche contrastare i padroncini delle Coop Sociali che nelle assunzioni provano sempre a mettere in atto sporche logiche clientelari a danno delle lavoratrici in particolare che lottano nello Slai che sono le uniche a lottare per tutto il bacino dei precari: quasi tutte le precarie e i precari sono rientrati al lavoro tranne alcune, ma per fortuna poche, che ad oggi fanno solo le sostituzioni. Io in particolare per sopraggiunti seri motivi di salute sono rimasta tagliata fuori per un anno perché mi sono dovuta necessariamente curare, ho dovuto fare in questo senso un'altra lotta, ma ho conosciuto più da vicino il mondo della sanità allo sbando e anche lì ho dovuto lottare per il diritto a curarmi e ad essere curata non essendo ricca, ma oggi ho ripreso nel cobas la lotta per il lavoro perché è un mio diritto sacrosanto avere un lavoro!
Abbiamo creato collegamenti con altre realtà siciliane di precarie assistenti come noi che si trovano a fare i conti con un lavoro anche di appena due ore al giorno per arrivare ad uno stipendio se così si può chiamare di appena 300 euro, quindi precarietà nella precarietà, sì hai un lavoro ma questo non ti consente affatto di vivere in modo dignitoso ... alla fine la giustezza di quello che facciamo, della lotta che portiamo avanti, anche se con piccole forze, è così importante che non ci siamo fermate nonostante tutta le difficoltà quotidiane e la becera guerra tra poveri che i governi borghesi scatenano ogni giorno per dividerci e indebolirci, e ne abbiamo pagato anche delle conseguenze.
A Niscemi il 25 Febbraio manifestazione No Muos
Abbiamo subito repressione, siamo sotto processo dal 2020 per avere difeso più che legittimamente il nostro lavoro contro una gara di appalto illecita della Città Metropolitana di Palermo che licenziava di fatto tantissimi precarie e precari e che grazie a questa lotta è stata poi modificata, ma ci hanno ingiustamente denunciato. Durante la prima iniziativa in occasione dell’inizio del processo davanti al tribunale di Palermo abbiamo gridato: se toccano una toccano tutte, guardando anche alle altre lavoratrici represse, oppresse in questo paese, perché è necessario trovare/rafforzare la forza, l’unione tra noi lavoratrici, precarie, donne per collegarci e lottare insieme, contrastare la repressione, perché fa parte della lotta più generale contro un sistema che ci vuole zitte, oppresse e buone e ancora di più oggi con questo governo fascio-sessista Meloni, un governo per cui la nostra vita deve contare meno di niente, una lotta più generale contro questo Stato che a proposito di repressione delle lotte, di chi si ribella a sfruttamento e oppressione colpisce tutti fino a forme pesantissime contro chi lotta per una società diversa, come Alfredo Cospito che è a rischio di morire… e in questo senso come precarie abbiamo espresso solidarietà attiva in alcuni presidi a Palermo.
Noi siamo state lavoratrici che negli anni in occasione per esempio del processo alle lavoratrici dell’Italpizza abbiamo fatto iniziative di solidarietà, abbiamo sostenuto la lotta delle lavoratrici degli alberghi di Milano così abbiamo sostenuto le lotte delle nostre coraggiose sorelle operaie della Montello di Bergamo e oggi sosteniamo la lotta delle operaie della Beretta di Trezzo contro pesanti condizioni di sfruttamento e oppressione in fabbrica e anche fuori la fabbrica…
Noi donne e in particolare noi lavoratrici, proletarie che lottiamo, che non ci vogliamo sottomettere passivamente a questo sistema capitalista diamo fastidio, non solo ai padroni e padroncini (quelli che per esempio a Palermo non ci pagavano perché prima dovevano pagare i lavoratori maschi perché tanto a noi ci camperebbero i mariti… ma gli abbiamo fatto togliere il vizio lottando) ma diamo fastidio anche a maggior ragione oggi a questo governo per cui dovremmo servire solo a fare figli per i loro interessi, diamo fastidio a tanti uomini fino al punto che ci odiano uccidendoci probabilmente perché non accettano la nostra ribellione/autonomia.
Una mia collega e compagna di lotta, Giorgia, ha scritto a fine anno in un post“…mentre alcune di noi si ritrovano a casa familiari, mariti che comprendono la necessità di difendere il posto di lavoro, altre invece si devono scontrare anche con i mariti, con i figli, con chi vive sotto lo stesso tetto, ma anche con altri familiari. A volte quando una parla della lotta magari con orgoglio, perché è un orgoglio lottare per la difesa del posto di lavoro per la difesa dei propri diritti, gli altri quasi quasi ti guardano come per dirti: ma sì, ma dai, ma va a “lavati i piatta” - detto proprio in siciliano - perché è come se non comprendessero la necessità di quello che è giusto fare”
Noi abbiamo quindi tutte le ragioni di portare avanti la nostra rabbia, le nostre lotte e ancor di più oggi in una fase in cui stiamo subendo anche tutti gli effetti indiretti sempre più pesanti di questa guerra in Ucraina maledetta che c’è ormai da un anno, con questo infame governo Meloni che conferma e rafforza la politica di guerra destinando sempre più soldi per le armi e per le spese militari mentre tagliano sulla scuola, sui servizi sociali, nella sanità, attaccano il reddito di cittadinanza, mentre non possiamo più letteralmente campare, non possiamo fare la spesa, pagare le bollette, avere una vita dignitosa…
Abbiamo raccolto firme contro la guerra diffondendo la mozione operaia nelle scuole dove si lavora per ora, non senza difficoltà vista la campagna ideologica quotidiana del governo sulla guerra…
Ci avviamo ora verso l’8 marzo, verso lo sciopero delle donne/lavoratrici in cui porteremo tutte le nostre ragioni di lotta, non siamo tante ancora, ma il nostro contingente di donne proletarie deve crescere perchè oggi sempre più necessario, ma ci siamo! e l'8 marzo saremo in sciopero in collegamento con altre lavoratrici, operaie, precarie che sciopereranno in questo paese, che si crei un collegamento più forte come donne, per la difesa dei nostri diritti, a cominciare dal diritto al lavoro, contro questa guerra, per tutta la nostra vita, contro questo nero governo.
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