+ 158% malattie professionali, + 110% infortuni sul lavoro. Un’inchiesta dalla Francia conferma che in quel paese, come dappertutto, peggiorano sempre di più le condizioni delle donne che lavorano!
La riforma delle pensioni che é attualmente in discussione penalizzerà in particolar modo le lavoratrici in prima linea: infermiere, aiuto infermiere, badanti e cassiere, le cui condizioni di lavoro hanno gravi ripercussioni sulla loro salute. Una vera e propria piaga sociale ignorata dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione.
Queste categorie di lavoratrici sono vittime di un vertiginoso aumento delle malattie professionali nonché d’incidenti sul lavoro. In cifre: l’aumento delle malattie professionali risulta essere del 158,7% e quello degli incidenti sul lavoro del 41,6%.
Le prime vittime d’infortuni sul lavoro sono le infermiere e aiuto infermiere (che rappresentano il 90% del personale ospedaliero), superando per numero, gli infortuni del settore edilizio considerato comunemente come uno dei più pericolosi!
Per quanto riguarda il personale addetto all’assistenza alla persona l’aumento degli incidenti sul lavoro sarebbe del 110% in 10 anni a causa della precarizzazione propria di questo mestiere, della corsa ai profitti e dei ritmi e carichi di lavoro insopportabili.
E invece molto più difficile rilevare il numero degli incidenti sul lavoro riguardanti le cassiere in quanto alcune catene di supermercati, come la multinazionale LDL, utilizzando il ricatto della valutazione del personale (anche in questo caso principalmente composto da lavoratrici, cioè il 70%), scoraggiano le dipendenti a denunciare gli infortuni sul lavoro.
Ritornando alle malattie professionali a cui sono esposte le lavoratrici del settore ospedaliero va segnalato il fatto che non tutte vengono riconosciute, ad esempio il tumore al seno. La crisi sanitaria conseguente alla pandemia del Covid ha ulteriormente aggravato le loro condizioni di lavoro a causa della riduzione degli addetti (congedi prolungati, assenteismo, etc.) i carichi di lavoro sono diventati infernali con conseguenti ripercussioni sullo stato di salute psicofisico (malattie, sindrome da stress lavorativo, depressione) a tal punto che tra il personale infermieristico sono aumentati i suicidi!
Le lavoratrici che ne hanno subito le conseguenze più brutali sono le badanti in quanto esercitano una professione tra le più soggette alla precarizzazione: contratti a tempo (78% dei contratti), salari pari allo Smic (salario minimo garantito), flessibilità oraria e ricattabilità considerando l’alta percentuale di madri single e di emigrate.
Le badanti in Francia sono circa 550 mila, sono sempre sottoposte a giornate di lavoro interminabili e ritmi insopportabili. Il numero di incidenti sul lavoro denunciati è aumentato del 110% nel decennio preso in esame. (2009-2019). Gli infortuni riguardano in genere le articolazioni, ginocchia, tendiniti, fratture ecc- Tuttavia non sono rari i casi di incidenti mortali. Tra il 2016 e il 2019, in Francia, sono state almeno venti le badanti morti a causa di un incidente sul lavoro.
Le strutture private, le associazioni e le cooperative per cui lavorano, fanno alti profitti sulla loro pelle, nonché su quella degli anziani assistiti, tenendo al minimo il numero del personale per singolo assistito.
Molte hanno deciso d’allertare l’opinione pubblica, postando dei video su Facebook in cui parlavano della loro sofferenza, della loro frustrazione o rabbia di fronte all’indifferenza dei poteri pubblici in particolare.
Altro settore in cui i rischi per la salute delle salariate é molto elevato, come dimostrano le varie inchieste condotte dai sindacati e dall’ispettorato del lavoro, é quello della grande distribuzione.
Negli ultimi anni, per limitare i “tempi morti” queste imprese hanno trasformato il lavoro delle cassiere in personale polivalente, per esempio passare dalle casse ai reparti per riapprovvigionare gli scaffali.
Ciò ha determinato una drastica riduzione delle pause. I gesti ripetitivi e i sovraccarichi di lavoro sono all’origine di traumi muscoloscheletrici che rappresentano la principale malattia professionale di questo settore ma anche un motivo di licenziamento, dichiarando le salariate che ne sono state vittime, inabili al lavoro. Benché si tratti di una tendenza generale, le catene di distribuzione che vi hanno fatto maggior ricorso sono state Casino-Geant e Ldl.
La multinazionale tedesca (Ldl), dove le donne rappresentano il 70% della forza lavoro, ha imposto ritmi di lavoro sfrenati, in nome del massimo rendimento assunto a sistema manageriale, divenuto il “marchio del modello Ldl”, oggetto di tante inchieste e denunce
Nella pratica si traduce in continue vessazioni e ricatti da parte della direzione sottomessa a sua volta ad un sistema di ” controllo qualità”, riduzione del personale, caccia ai tempi morti, ricorso a contratti a tempo parziale, piani modificati all’ultimo momento, etc.
Le conseguenze sulla salute psicofisica delle loro dipendenti sono state disastrose, spingendo alcune di loro al suicidio.
Le lavoratici considerate durante il COVID essenziali ma a lungo ignorate dalle istituzioni e dai media, sono uscite dall’ombra nel corso della lunga “crisi sanitaria” avendone pagato i costi più elevati per la loro salute, fino al decesso
Ma, soprattutto, scendendo in piazza per manifestare rendendo pubblica la loro sofferenza e la loro collera. Nel corso del 2020/2021 in tutto il paese, infermiere, assistenti sanitarie, badanti e cassiere hanno spesso occupato le piazze o incrociato le braccia per rivendicare migliori condizioni di lavoro e un aumento dei salari. Peraltro queste lavoratrici hanno costituito la principale componente femminile del movimento dei gilet gialli.
A cura di O.M.
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