07/03/23

Sull'appello do Nudm per lo sciopero dell'8 marzo: alcune note


E’ certamente positivo che il movimento Nudm abbia rilanciato anche per questo 8 marzo lo  sciopero come giornata/azione di lotta in collegamento con la mobilitazione internazionale e auspichiamo che questo nuovo sciopero sia esteso e che in tante scendiamo in lotta nelle piazze, nelle manifestazioni, in una fase in cui il movimento delle donne ha già dimostrato, vedi il 26 novembre a Roma, che può essere un’ importante trincea d’avanguardia a fronte dell’attuale governo reazionario, fascio-sessista Meloni.
Ma sullo “sciopero transfemminista” convocato da Nudm non possiamo non entrare nel merito di alcune questioni.
 “Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dai consumi. La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e nell'impotenza …” si legge nell’appello di convocazione
Certo il sistema sociale capitalistico in cui viviamo è profondamente ingiusto ma non è il lato morale che ne spiega il perché, non si tratta di ingiustizia esistente o di giustizia negata per le donne, per le lavoratrici, le masse popolari, per ogni “soggettività” oppressa… ma si tratta di leggi scientifiche che regolano questo determinato sistema sociale fondato sulla contraddizione Capitale/lavoro salariato, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un sistema che pone come uno dei suoi cardini/base il doppio sfruttamento e la doppia oppressione della maggioranza delle donne.
L’impostazione generale di Nudm, le parole d’ordine/piattaforma, anche radicali e in parte condivisibili, rientrano però di fatto in una logica/linea riformista, che è espressione della direzione ideologica piccolo-borghese del movimento che parla di una "trasformazione radicale del sistema produttivo capitalista", ma non specifica in che cosa consiste questo “radicale” e invece nell’insieme delle rivendicazioni non pone la necessità di rovesciare questo sistema sociale che non può  trasformarsi dall’interno ma che può solo produrre sempre più “violenza di genere,  pandemia,  guerra, disastro ecologico…”
E’ chiaro che nello sciopero dell’8 marzo, che non è riducibile ad uno sciopero di categoria/settore vertenziale, vanno posti i bi/sogni/necessità immediati delle donne, delle lavoratrici…: nell’esperienza che facciamo come Mfpr  le istanze quotidiane che portiamo nelle lotte laddove organizziamo le donne/lavoratrici o che raccogliamo dalle donne, dalle lavoratrici che sono in situazioni di sofferenza o che ancora non lottano, rendono viva e agente la piattaforma dello sciopero delle donne che ne scaturisce, ma questo sciopero deve essere inserito in una visione strategica rivoluzionaria. Tutta la vita delle donne deve davvero cambiare” significa sì lotta di tutti i giorni ma dentro una lotta di lunga durata, significa, a fronte di una condizione di oppressione a 360 gradi in questo sistema sociale capitalista e imperialista, porre la necessità della lotta rivoluzionaria per le donne, con al centro le donne più oppresse e sfruttate, le donne proletarie che non hanno nulla da conservare in questo sistema ma ogni catena di oppressione da spezzare.
Nell’appello/concezione di Nudm questa visione non c’è, lo sciopero delle donne si pone sì come una pratica importante di lotta ma che qui e ora già “trasformerebbe”, che qui e ora sarebbe già totalmente liberante “…Lo sciopero è il processo di liberazione per tuttә, è la rivoluzione dentro e fuori di noi”; non viene, quindi, considerato come una tappa/arma di fase di lotta di un percorso che deve avere come obiettivo il rovesciamento di questo sistema sociale, ma si sostituisce alla più ampia lotta rivoluzionaria necessaria alle donne, e in primis alle donne proletarie, al fine di una vera liberazione sociale, per addirittura “superarlo, reinventarlo insieme…”.
Se da un lato è positiva la questione di porre la necessità di costruire una “forza comune contro” lo sciopero va considerato come un’arma di lotta, una azione di lotta da scagliare contro padroni, governo, questo stato borghese che deve partire dai posti di lavoro per estendersi a tutti gli ambiti che investono la vita della maggioranza delle donne, ma nell’appello di Nudm si palesa nuovamente il rischio di svuotarlo, appunto di “superarlo” della sua essenza di lotta di classe collettiva e organizzata delle donne, di sfida/rottura contro gli oppressori…
Nudm si rivolge in questo sciopero ad un’ampia platea di donne e “soggettività” di cui si enunciano le diverse condizioni di oppressione sociale ma esaltando soprattutto la questione dell’oppressione di genere che in questo modo soffoca la lotta di classe appunto dietro i “generi” e i “ruoli di genere”.
Nudm nel suo appello scrive: “Scioperiamo insieme dai ruoli di genere insieme  perché siamo lesbiche, trans, froce e queer e i nostri desideri contano perchè tuttә le soggettività possano essere liberә e possano affermare il diritto all’autodeterminazione sui propri corpi, contro le violenze, le patologizzazioni e psichiatrizzazioni imposte alle persone trans e intersex. Scioperiamo insieme per affermare diversi modi di fare ed essere famiglia”. Non ci sono, come è propria della matrice ideologica pb di Nudm, le classi e in questo senso resta attuale e si conferma l’analisi riportata nell’opuscolo 360°, prodotto alcuni anni fa dal Mfpr, in cui scrivevamo: “…Allo sciopero “globale” si aggiunge anche “transfemminista”, si parla di sciopero dei e dai generi. Anche questo concetto depotenzia, sottovaluta la lotta di classe, si resta appunto sul piano sovrastrutturale e sul conflitto di genere….
Nudm si rivolge anche alle donne che lavorano, sfruttate, le precarie, quelle senza lavoro ma nella rappresentazione di NUDM non si pone chiaramente lo sciopero concreto sui posti di lavoro, dalle fabbriche a tutti i posti di lavoro.
Infine, la piattaforma, lunghissima, che Nudm propone per lo sciopero, è evidente la prospettiva riformista in cui vengono calate le rivendicazioni. Un esempio è sulla questione del reddito. Nell'appello si scrive: “Scioperiamo insieme per un reddito di autodeterminazione che ci garantisca indipendenza economica e autonomia per sottrarci alla violenza…”; Questa è logica riformista. Una cosa è legare la questione reddito alla questione violenza per le donne che non hanno indipendenza economica, altra cosa illudersi di essere liberate con il “reddito di autodeterminazione” dal giogo/sfruttamento capitale/lavoro in questa società capitalista e poi da dove scaturirebbero le risorse per il reddito, chi, quali donne devono essere sfruttate per produrre plusvalore, di cui una parte sarebbe “redistribuita” in reddito? 
Questo è idealismo/illusione piccolo/borghese, per essere liberate dallo sfruttamento del lavoro salariato sui cui si basa questa società in cui viviamo si deve distruggere la fonte sociale da cui emana quello sfruttamento determinato. 

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