25/03/23

Il femminismo in Spagna anticipa l'Italia? Alcune iniziali riflessioni


A Madrid, come l'anno scorso, ci sono state due manifestazioni contrapposte: una cosiddetta del "femminismo classico", in cui è prevalente la posizione riformista classica; l'altra del femminismo, chiamiamolo "moderno", che attrae molte ragazze, e che porta alle estreme conseguenze posizioni presenti anche in Nudm in Italia.
Le posizioni presenti in questo femminismo "moderno" sono importanti da conoscere e da approfondire per la critica/lotta. Esse, molto in sintesi, sono sostenitrici in politica di un femminismo liberale, ma è soprattutto sul fronte ideologico che sono pericolose, esasperando il transfemminismo, il genere, l'individualismo: tutti (sia donne che uomini) possono definirsi femministi/donne (anche solo nel pensiero), celebrano la differenza, l'identita'; tutto va bene se è espressione di soggettivita', dalla prostituzione alla pornografia (quest'ultime posizioni non sono proprio nuove, noi le abbiamo attaccate quando si sono presentate in America), ecc.
Questa tendenza è pericolosa perchè diventa compagna di strada, accompagnamento del moderno fascismo (soprattutto nell'esaltare l'individuo, l'identita'), utilizzata dal moderno fascismo, appunto per presentarsi "moderno".
La Spagna in un certo senso anticipa l'Italia e mostra dove possono portare le posizioni presenti in Nudm.
Per questo è bene conoscerle, anche per approfondire la nostra analisi critica di Nudm, le cui posizioni non sono solo o prevalentemente riformiste (certo, lo sono soprattutto nelle piattaforme e negli sbocchi della lotta; come d'altra parte lo è anche per gli obiettivi del femminismo spagnolo), ma oggi sono pericolose e vanno attaccate appunto per il loro farsi, consapevolmente o inconsapevolmente, compagne di strada del moderno fascismo; per cui, come sta succedendo in Spagna, le forze di "sinistra" ideologicamente sono sulla stessa lunghezza d'onda.
Mentre i comunisti marxistileninisti non sono assolutamente in grado di contrastare questa situazione.
La Spagna dimostra ancora di più come c'è bisogno anche li' di un movimento femminista proletario rivoluzionario, l'unica barriera al "moderno femminismo".
Come c'è bisogno dei comunisti marxisti leninisti maoisti, in grado di combattere sia il riformismo "classico", sia il post modernismo fascisteggiante.
MFPR
Su queste posizioni riprendiamo un paragrafo su "POST-MODERNISMO E FEMMINISMO" dell'opuscolo della comunista Anuradha Ghandy "Tendenze filosofiche nel movimento feminista".
E a seguire una nota da compagni di Madrid.

Da Anuradha Ghandy
"Le critiche rivolte alle femministe dalle donne non bianche hanno portato una sezione di femministe a muoversi nella direzione del multiculturalismo e del postmodernismo. Partendo dalla scrittrice esistenzialista Simone de Beauvoir, ritengono che la donna sia “l’altro” (contrario alla cultura dominante, ad esempio dalit, adivasi, donne, ecc.). Le femministe postmoderniste stanno glorificando la posizione “dell’Altro” perché dovrebbe dare spunti alla cultura dominante di cui non fa parte. Le donne possono quindi essere critiche verso le norme, i valori e le pratiche imposte a tutti dalla cultura dominante. Credono che gli studi dovrebbero essere orientati dai valori di coloro che sono stati studiati, i subalterni, che sono stati dominati. Il postmodernismo è stato popolare tra gli accademici. Credono che non esista alcuna categoria fissa, in questo caso, donna. Il sé è frammentato da varie identità: sesso, classe, casta, comunità etnica, razza. Queste varie identità hanno un valore in se stesse. Quindi questa diventa una forma di relativismo culturale.
Quindi, ad esempio, in realtà non esiste una categoria di sole donne. La donna può essere una delle identità del sé, ce ne sono anche altre. Ci sarà una donna dalit, una prostituta dalit, una donna di casta superiore e cose del genere. Poiché ogni identità ha un valore in sé, non viene dato alcun significato ai valori verso i quali tutti possono lottare. Considerato in questo modo non c’è spazio per trovare un terreno comune per l’attività politica collettiva. La donna concetto, ha contribuito a riunire le donne e ad agire collettivamente. Ma questo tipo di politica dell’identità divide più di quanto unisce. L’unità è sulla base più stretta.
I postmodernisti celebrano la differenza e l’identità e criticano il marxismo per concentrarsi su una “totalità” - la classe. Il postmodernismo inoltre non crede che la lingua (almeno le lingue occidentali) rifletta la realtà. Credono che le identità siano “costruite” attraverso il “discorso”. Quindi, nella loro posizione, il linguaggio costruisce la realtà. Perciò molti di loro si sono concentrati sulla “decostruzione” del linguaggio, con un effetto che lascia una persona senza niente - non esiste una realtà materiale di cui possiamo essere certi. Questa è una forma di soggettivismo estremo. Le femministe postmoderniste si sono concentrate sulla psicologia e sul linguaggio. Il postmodernismo, in accordo con il famoso filosofo francese Foucault, è contro ciò che chiamano “rapporti di potere”. Ma questo concetto di potere è diffuso e non è chiaramente definito. Chi esercita il potere? Secondo Foucault è solo a livello locale, quindi la resistenza al potere non può che essere locale. Non è questa la base del funzionamento delle ONG che unisce le persone contro il potere corrotto locale e apporta aggiustamenti alla potenza di cui sopra, ai governi centrali e statali? In effetti, il postmodernismo è estremamente divisivo perché promuove la frammentazione tra le persone e attribuisce un’importanza relativa alle identità senza alcun quadro teorico per comprendere le ragioni storiche della formazione dell’identità e collegare le varie identità. Quindi possiamo avere un raduno di ONG come il World Social Forum dove tutti celebrano la loro identità - donne, prostitute, gay, lesbiche, tribali, dalits ecc. ecc., Ma non c’è alcuna teoria che li porti ad una comprensione generale, una strategia comune. Ogni gruppo resisterà ai propri oppressori, poiché li percepisce. [come tali n.d.t.] Con una tale argomentazione, logicamente, non può esserci organizzazione, nella migliore delle ipotesi può essere un’organizzazione spontanea a livello locale e coalizioni temporanee. Sostenere un’organizzazione secondo la loro posizione significa riprodurre il potere - gerarchia, oppressione. Essenzialmente lasciano all’individuo la resistenza per se stesso, e sono contro la resistenza organizzata e la resistenza armata.
Carole Stabile, una femminista marxista, ha detto bene: “Il pregiudizio anti-organizzativo è parte integrante del pacchetto post-modernista. Organizzare le coalizioni più provvisorie e spontanee è, per teorici sociali e femministi postmodernisti, riprodurre l’oppressione, le gerarchie e le forme di dominio intrattabile. Il fatto che il capitalismo sia estremamente organizzato fa poca differenza, perché ci si oppone a una forma di potere diffuso e polivalente. Né, come ha sottolineato Joreen più di due decenni fa, sembra importare che la mancanza di struttura produca le proprie forme di tirannia. Così, al posto di qualsiasi politica organizzata, la teoria sociale postmodernista ci offre variazioni sul pluralismo, sull’individualismo, sull’agire individualizzato e, in definitiva, su soluzioni individualizzate che non hanno mai - e non saranno mai in grado di risolvere problemi strutturali “. (1997)
Non sorprende che per i postmodernisti, il capitalismo, l’imperialismo, ecc. non significhi nulla più di una forma di potere in più. Mentre il postmodernismo nella sua forma sviluppata non può essere trovato in una società semi-coloniale come l’India, tuttavia molte femministe borghesi ne sono state influenzate. La loro veemente critica delle organizzazioni rivoluzionarie e revisioniste sulla base della burocrazia e della gerarchia riflette anche l’influenza del postmodernismo negli ultimi tempi."
Da compagni di Madrid
"Sull’ assolutizzazione delle identità individuali (anch’esse per altro mai fisse ma percepite appunto “fluide” da ogni punto di vista persino da quello meramente biologico) negli ultimi anni è entrato come coltello nel burro il neoliberismo: i suoi pensatori (per lo più made in USA e finanziati massicciamente da Partiti e organi federali), le sue organizzazioni locali (che fanno entrismo nei gruppi e movimenti femministi) e le sue ideologhe (tutte donne e appartenenti a classi sociali alte). Sono loro ora spesso ad egemonizzare i movimenti, dettare la linea e imporre agenda e rivendicazioni politiche, se non direttamente, alle spalle. Tutto in realtà allo scopo di deligittimare e criminalizzare il femminismo storico e le pensatrici e attiviste femministe, per svuotare da dentro quel movimento planetario, e infine per tornare a un neopatriarcato neoliberista opportunamente modernizzato affinché le donne - soprattutto le giovani generazioni- lo accettino senza più protestare e addirittura lo appoggino per non riconoscerlo come tale.
Come ottengono questo? Sarebbe da analizzare punto per punto, tutto serve al neoliberismo: il rapporto con i maschi, la prostituzione, la pornografia, l’ideologia queer (snaturata rispetto ai suoi esordi), le teorie transgender, il transumanesimo, il successo degli studi decoloniali, la strumentalizzazione delle rivendicazioni della comunità gay e transessuali, i nuovi costumi sessuali delle giovani generazioni, il pervertimento del pensiero di pensatori classici come Simone de Bouvoir, Zigmund Baumann, Noam Chomsky, l’appropriazione - come in altri campi (in questo il capitalismo è maestro) - di linguaggi, pratiche e stili di vita di sinistra (in primis le stesse parole “femminista” e “patriarcato”, oppure l’uso della piazza e dei social, oppure l’anti-moralismo, oppure la protezione delle “minoranze” e l’appello ai diritti umani). Ovviamente gli scopi sono sempre gli stessi: riportare la condizione della donna indietro, riaffermare la “naturalità” del libero mercato, della proprietà privata e della concorrenza, riorganizzare lo Stato e l’economia sulla base di maggiore dirigismo autoritario e controllo ideologico e disattivare qualsiasi possibilità di presa di coscienza e di unione degli sfruttati. E delle sfruttate.
La cosa più preoccupante è che sviluppatori di questo “femminismo” neoliberista non sono solo le Destre, i Conservatori o i Fascisti ma anche - è a volte più efficacemente - le Sinistre riformiste: Podemos in Spagna, forse la Schlein domani. Consapevolmente o no ma il risultato è lo stesso. La madre-cristiana-donna Meloni può infiammare le militanti di Vox ma difficilmente sono etichette in cui si riconoscono la maggioranza delle giovani donne europee. Ma una transfemminista democratica, lesbica e impegnata nei diritti civili individuali di tutte le nuove identità può arrivare al cuore e alle menti di chi poi scende in piazza l’8 marzo. Come ci arrivano le leader donne di Podemos che hanno qui fatto approvare la c.d. “legge-trans”. In Spagna i gruppi queer attaccano fisicamente, minacciano e ridicolizzano fisicamente i gruppi femministi e le donne che sollevano dubbi su questo presunto nuovo femminismo".

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